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La Liturgia di Domenica 31 Dicembre 2023

31/12/2023

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TE DEUM DI FINE ANNO
Te Deum significa "Dio ti lodiamo" ed è un inno cristiano tradizionalmente cantato il 31 dicembre per ringraziare dell’anno appena trascorso.

IN ITALIANO

​Noi ti lodiamo, Dio *
ti proclamiamo  Signore.
O eterno Padre, *
tutta la terra ti adora.
 
A te cantano gli angeli *
e tutte le potenze dei cieli:
Santo, Santo, Santo *
il Signore Dio dell'universo.
 
I cieli e la terra *
sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli apostoli *
e la candida schiera dei martiri;
 
le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; *
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico figlio, *
e lo Spirito Santo Paraclito.
 
O Cristo, re della gloria, *
eterno Figlio del Padre,
tu nascesti dalla Vergine Madre *
per la salvezza dell'uomo.
 
Vincitore della morte, *
hai aperto ai credenti il regno dei cieli.
Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. *
Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi.
 
Soccorri i tuoi figli, Signore, *
che hai redento col tuo sangue prezioso.
Accoglici nella tua gloria *
nell'assemblea dei santi.
 
Salva il tuo popolo, Signore, *
guida e proteggi i tuoi figli.
Ogni giorno ti benediciamo, *
lodiamo il tuo nome per sempre.
 
Degnati oggi, Signore, *
di custodirci senza peccato.
Sia sempre con noi la tua misericordia: *
in te abbiamo sperato.
 
Pietà di noi, Signore, *
pietà di noi.
Tu sei la nostra speranza, *
non saremo confusi in eterno.
IN LATINO

​Te Deum laudámus: * te Dóminum confitémur.

Te ætérnum Patrem, * omnis terra venerátur.
Tibi omnes ángeli, *
tibi cæli et univérsæ potestátes:
tibi chérubim et séraphim *
incessábili voce proclamant:
 
Sanctus, * Sanctus, * Sanctus *
Dóminus Deus Sábaoth.
Pleni sunt cæli et terra * maiestátis glóriæ tuae.
Te gloriósus * Apostolórum chorus,
te prophetárum * laudábilis númerus,
te mártyrum candidátus * laudat exércitus.
Te per orbem terrárum *
sancta confitétur Ecclésia,
Patrem * imménsæ maiestátis;
venerándum tuum verum * et únicum Fílium;
Sanctum quoque * Paráclitum Spíritum.
 
Tu rex glóriæ, * Christe.
Tu Patris * sempitérnus es Filius.
Tu, ad liberándum susceptúrus hóminem, *
non horruísti Virginis úterum.
Tu, devícto mortis acúleo, *
aperuísti credéntibus regna cælórum.
Tu ad déxteram Dei sedes, * in glória Patris.
Iudex créderis * esse ventúrus.
Te ergo, quæsumus, tuis fámulis súbveni, *
quos pretióso sánguine redemísti.
ætérna fac cum sanctis tuis * in glória numerári.
 
Salvum fac pópulum tuum, Dómine, *
et bénedic hereditáti tuæ.
Et rege eos, * et extólle illos usque in ætérnum.
Per síngulos dies * benedícimus te;
et laudámus nomen tuum in sæculum, *
et in sæculum sæculi.
Dignáre, Dómine, die isto *
sine peccáto nos custodíre.
Miserére nostri, Dómine, * miserére nostri.
Fiat misericórdia tua, Dómine, super nos, *
quemádmodum sperávimus in te.
In te, Dómine, sperávi: *
non confúndar in ætérnum

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La Liturgia di Domenica 31 Dicembre 2023

31/12/2023

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SS. FAMIGLIA DI GESU' MARIA E GIUSEPPE - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Quando furono compiuti i giorni
La nascita di un bambino porta con sé un cambiamento sostanziale nella vita di una coppia, accudire ad una nuova vita è un impegno che coinvolge ogni istante della giornata. Agli impegni fisici e biologici si aggiungono quelli sociali e religiosi secondo la propria cultura e gli usi sociali.

Da noi c'è l'abitudine di mettere un fiocco alla porta per dare l'annuncio della nascita, ma è anche vero che la nascita di un bimbo è anche la nascita di una genitorialità tutta nuova fatta di impegni e attenzioni, di responsabilità e di emozioni: è una normalità che ha dello straordinario.

Giuseppe e Maria si mettono in viaggio da Nazareth a Gerusalemme - come è scritto nella legge del Signore - quaranta giorni dopo la nascita; non c'è niente di straordinario, solo l'attenzione alle tradizioni del proprio popolo.

Dobbiamo saper guardare alla quotidiana normalità della famiglia di Nazareth per apprezzare in essa la normale quotidianità delle nostre famiglie.

C'era un uomo
Luca si sofferma nella descrizione di Simeone e di Anna, persone molto avanti negli anni ma che non avevano perso nulla della freschezza della vita. La relazione profonda con lo Spirito Santo e la preghiera avevano fatto di loro degli osservatori dei vasti orizzonti della storia, lanciati nel futuro oltre ogni speranza. Come i loro contemporanei, non si sono rassegnati alla ritualità del tempio o alle lotte per spartirsi il potere che ne derivava, non si sono assuefatti alla realtà politica della occupazione romana né hanno cercato intrighi o strade di violenza. Non si sono accontentati del tempo presente per guardare lontano, diventati simbolo della fedeltà e della speranza lungimirante.

Luca ci racconta di loro perché siano anche per noi, oggi, maestri e profeti.

Il mondo oggi vive da rassegnato alle proprie impressioni e paure più che alla realtà; il nostro sguardo è corto e manca di limpidità, incentrato in una sorta di autoreferenzialità. Le statistiche dicono che la delinquenza è in diminuzione mentre la sensazione di paura è in aumento (TG1 del 28.12.17). Al di là di piccole esperienze positive, e intensi slanci di generosità provocati da situazioni di emergenza, la vita comunitaria offre nella quotidianità un panorama desolante sia sul piano civico ché religioso.

Simeone e Anna sono raccontati da Luca con l'intento esplicito di alimentare la speranza e l'attesa del futuro e rifuggire ogni rassegnazione ad un imprecisato incerto destino. Non hanno seguito chi urlava più forte, né improbabili promesse dei profeti di corte, non hanno seguito le agitazioni della massa, piuttosto hanno guardato ai piccoli segni, alla verità interiore alla presenza dello Spirito. È stata proprio la forza dell'attesa che ha permesso loro di incontrare e riconoscere il bambino tra tanti che in quel giorno erano portati al tempio da altrettanti giovani genitori.

I miei occhi hanno visto
Che cosa è la propria vita davanti ad una prospettiva grande? Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace; per Simeone ciò che conta è davanti ai suoi occhi, il resto ha perso di significato anche la sua stessa vita. Ciò che sembra rimanere è la libertà, trovata in quel bambino tanto da lasciare libero quel servo che nella attesa ha impegnato tutta la sua esistenza.

La prospettiva intravista è enorme e va oltre la sua persona, anche il suo popolo è un passo indietro in una visione universale: preparata da te davanti a tutti i popoli. Tutta la Scrittura ha un respiro universale eppure cozza con una mentalità nazionalistica d'Israele, che ancora riverbera nel pensiero e nel cuore di molti e di molti popoli ancora oggi.

Ma quale salvezza hanno visto gli occhi di Simeone? Solo un neonato di quaranta giorni. Come Mosè che dall'alto del monte Nebo contempla da lontano la terra promessa.

L'uomo di fede scorge nella piccolezza dei segni la grandezza dell'opera di Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
 Dio, che nella santa Famiglia
ci hai dato un vero modello di vita,
fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano
le stesse virtù e lo stesso amore,
perché, riuniti insieme nella tua casa,
possiamo godere la gioia senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
O Dio, nostro creatore e Padre,
tu hai voluto che il tuo Figlio
crescesse in sapienza, età e grazia
nella famiglia di Nazaret;
ravviva in noi la venerazione
per il dono e il mistero della vita,
perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 15,1-6; 21,1-3
Uno nato da te sarà tuo erede

In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede».
Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».
Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 104
Rit. Il Signore è fedele al suo patto

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie. Rit.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto. Rit.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. Rit.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. Rit.

SECONDA LETTURA - Eb 11,8.11-12.17-19
La fede di Abramo, di Sara e di Isacco

Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

VANGELO - Lc 2,22-40
Il bambino cresceva, pieno di sapienza

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
​
oppure:
VANGELO Forma breve - Lc 2,22.39-40
Il bambino cresceva, pieno di sapienza

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
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La Liturgia di Domenica 25 Dicembre 2023

25/12/2023

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Su questa pagina trovi le seguenti liturgie:
​+ SANTO NATALE DEL SIGNORE GESÙ
    - 
MESSA DELL'AURORA
    - MESSA DEL GIORNO DI NATALE
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SANTO NATALE DEL SIGNORE GESU' - RITO ROMANO
MESSA DELL'AURORA
​
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Signore, Dio onnipotente,
che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo,
fa’ che risplenda nelle nostre opere
il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 62,11-12
Ecco, arriva il tuo Salvatore
​

Ecco ciò che il Signore fa sentire
all’estremità della terra:
«Dite alla figlia di Sion:
Ecco, arriva il tuo salvatore;
ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Li chiameranno Popolo santo,
Redenti del Signore.
E tu sarai chiamata Ricercata,
Città non abbandonata».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 96
Rit. Oggi la luce risplende su di noi

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Annunciano i cieli la sua giustizia
e tutti i popoli vedono la sua gloria. Rit.

Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo. Rit.

SECONDA LETTURA - Tt 3,4-7
Ci ha salvati per la sua misericordia

Figlio mio, 
quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, 
e il suo amore per gli uomini, 
egli ci ha salvati, 
non per opere giuste da noi compiute, 
ma per la sua misericordia, 
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, 
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza 
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, 
affinché, giustificati per la sua grazia, 
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

VANGELO - Lc 2,15-20 
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
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SANTO NATALE DEL SIGNORE GESU' - RITO ROMANO
MESSA DEL GIORNO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
3 COMMENTI AL VANGELO
dalla Bibbia francescana
SEMPRE CON NOI
Dio viene in tutta la sua potenza nascendo bambino inerme. Ci dice, senza usare parole, che la sua è una potenza d’amore, che la sua è una potenza umile, è una potenza che sa farsi fragile per amore nostro. Chi di noi non si sente intenerito di fronte a un bimbo appena nato? Chi non prova gioia davanti a un bambino, anche se sconosciuto? Dio che si fa piccolo per dirci e darci tutto il suo amore. Dio si umilia fino al punto più basso per portarci alla gioia più alta. Il Verbo si è fatto carne e non ha più smesso di abitare in mezzo a noi. Questa è la “grande gioia che sarà di tutto il popolo”.

LA GIOIA SI FA CARNE
“Prorompete insieme in canti di gioia” (Is 57,9) ecco il frutto del Santo Natale! Cantare, essere lieti, gioire profondamente: è il dono della scoperta  di essere abitati dal Signore. Lui è venuto ad abitare nel mezzo di noi e  questo è gioia da condividere! C’è una bellezza, una Grazia, una eccellenza  da gustare e adorare, che trasforma profondamente la nostra vita. La  contempliamo nell’annuncio degli angeli che cantano “Gloria” perché  l’Amore di Dio, che squarcia le tenebre, porta definitivamente nel mondo  la pace. La contempliamo nella Parola che, dimorando tra noi, si rivela  come la Vita che salva dalla tristezza e dalla morte. Mistero eccellente,  mistero sublime. Non ci viene donato solo di entrare nella comprensione  di questo mistero, ma di esserne abitati: “E il Verbo si fece carne e venne  ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,1). Lasciamoci abitare dal Signore Gesù e  condividiamo i frutti della Sua gioia. Santo Natale! ​

NÉ TROPPO ALTO, NÉ TROPPO LONTANO!
Il prologo di Giovanni è un testo alto, profondissimo che, nel giorno del Santo Natale, ci annuncia il mistero dell’Incarnazione. Tuttavia questo Vangelo tanto profondo ci dice che Dio si fa carne, carne della nostra carne. Gesù viene in una carne simile alla nostra, perché tra noi e Lui ci sia un incontro vero. È una verità difficile da accogliere: l’Altissimo, l’Onnipotente, tuttavia simile a noi. “Provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato” (Eb 4,15). “Se infatti non fosse della nostra stessa natura” dice Sant’Ippolito ”inutilmente ci avrebbe detto di essere imitatori suoi quale maestro; a noi, nati nella debolezza, inutilmente avrebbe comandato la somiglianza con lui”. Il mistero del Natale ci richiama ad una relazione reale con una persona da amare, da imitare: il Signore Gesù. Dio si fa vicino, presente, vivo accanto a noi. Reale come un piccolo bambino che ha bisogno di essere preso in braccio, accolto, custodito.
LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che in modo mirabile
ci hai creati a tua immagine e in modo più mirabile
ci hai rinnovati e redenti,
fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio,
che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 52,7-10
Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio

Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 97
Rit. Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. Rit.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. Rit.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! Rit.

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.Rit.
​

SECONDA LETTURA - Eb 1,1-6 
Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio

Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? e ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

VANGELO - Gv 1,1-18
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

oppure:
VANGELO Forma breve - Gv 1,1-5.9-14
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
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La Liturgia di Domenica 24 Dicembre 2023

24/12/2023

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Su questa pagina trovi le seguenti liturgie:
​+ IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B
a sera
​+ SANTO NATALE DEL SIGNORE GESÙ
    - 
MESSA VESPERTINA DELLA VIGILIA 
    - 
MESSA DELLA NOTTE di NATALE
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IV DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B - RITO ROMANO
===========================================
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
dal settimanale di Padre Pio
La quarta domenica d'Avvento la possiamo definire come la "Domenica di Maria", in quanto il brano del Vangelo ci fa riflettere sul compito importantissimo svolto dalla Madonna nel mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Quest'anno ci viene presentato il brano dell'evangelista Luca riguardante l'Annunciazione, allorquando l'Angelo Gabriele portò il grande annuncio a Maria, rivelandole il progetto di Dio su di Lei.
San Bernardo, in una sua celebre opera, descrive molto bene questa scena, dicendo che tutto il creato pendeva dalla bocca di questa umile fanciulla: dal suo "sì" dipendevano le sorti di questo mondo, dipendeva la salvezza dell'umanità. Il Signore ha voluto legare il suo progetto d'amore al "sì" di una ragazza, facendoci comprendere che Egli ama servirsi della libera collaborazione delle sue creature. Dunque, il nostro grazie, oltre che a Dio, deve essere rivolto anche a Lei, all'umile Ancella del Signore, la quale, con la sua umiltà e docilità, contribuì alla nostra salvezza.
Il brano evangelico di oggi è molto ricco di spunti per la nostra riflessione. Prima di tutto, colpisce il saluto dell'Angelo: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). San Gabriele indica il nome proprio di Maria: Ella è la "Piena di Grazia", fin dal suo primo istante. Ella è l'Immacolata. Era già "Piena di Grazia", ma, con la discesa dello Spirito Santo e con il dono della Maternità divina Ella ricevette una pienezza ancora più grande.
L'angelo Gabriele disse a Maria: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,31). La Madonna credette alle parole dell'Angelo, ma, umilmente, domandò il modo in cui ciò si poteva realizzare: «Come avverrà questo, perché non conosco uomo?» (Lc 1,34). Da queste parole comprendiamo che la Madonna aveva il fermo proposito di rimanere vergine, e così pure san Giuseppe. Sarebbe stata infatti assurda questa risposta, se Maria e Giuseppe non avessero avuto l'intenzione di vivere verginalmente il loro matrimonio. Quando l'angelo Gabriele portò l'annuncio, Maria era già «promessa sposa» (Lc 1,27). Diversi Padri della Chiesa hanno visto, in questa risposta di Maria all'Angelo, il segno che Lei aveva fatto, fin dalla sua fanciullezza, un vero e proprio voto di verginità.
A questa domanda della Vergine Maria, l'Angelo risponde: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (Lc 1,35). Queste parole ci fanno comprendere che Gesù è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria. Si tratta quindi di un concepimento miracoloso e verginale, al quale è seguito un parto anch'esso verginale, secondo la celebre profezia di Isaia: «La vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 7,14). La Verginità di Maria, prima, durante e dopo il parto, è il segno luminoso – come si esprimono diversi Padri della Chiesa – della divinità di Gesù. Era necessario che il Dio fatto uomo nascesse in questo modo prodigioso.
Il dialogo tra Maria e l'arcangelo Gabriele si conclude con delle stupende parole uscite dalla bocca e soprattutto dal cuore di quella umile fanciulla: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). A queste parole la salvezza entrò nel mondo. L'obbedienza di Maria alle parole dell'Angelo sciolse il nodo provocato dalla disobbedienza di Eva, la quale diede ascolto all'angelo delle tenebre. Maria riscattò Eva e il Redentore del mondo salvò l'umanità peccatrice. Da una donna, Eva, venne la rovina; da un'altra donna, Maria, venne la salvezza. La prima fu ingannata dal serpente tentatore, disobbedì e fu causa della rovina; la seconda ascoltò le parole dell'Angelo buono, obbedì a Dio, e diede al mondo il Salvatore.
Con il "sì" della Vergine Maria ebbero compimento le profezie dell'Antico Testamento, in modo particolare, oltre a quella accennata prima, anche quella riportata nella prima lettura di oggi, ove il profeta Natan disse al re Davide che sarebbe sorto un suo discendente il cui regno durerà per sempre. Questo discendente di Davide, secondo la carne, è proprio Gesù, il Figlio di Dio e Figlio di Maria.
Con il "sì" della Vergine risuonò nel mondo il lieto annuncio della salvezza, e il Vangelo, «avvolto nel silenzio per secoli eterni – come afferma san Paolo nella seconda lettura – fu annunciato a tutte le genti» (Rm 16,25-26).
Sull'esempio della Vergine Maria, anche noi dobbiamo dire il nostro "sì" a Dio, dobbiamo dirlo con gioia e con perseveranza, ogni giorno della nostra vita. La Madonna aderì alla Volontà di Dio in ogni momento, anche sul Golgota, quando vide il suo Figlio morire per noi. Anche noi dobbiamo ripetere il nostro "sì", anche quando ciò comporta sacrificio. Così il Signore, per mezzo della nostra umile collaborazione, realizzerà delle meraviglie, a beneficio di tutta la Chiesa e del mondo intero.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre:
tu, che all’annuncio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione di Cristo tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
Dio grande e misericordioso,
che tra gli umili poni la tua dimora,
concedi alla tua Chiesa la fecondità dello Spirito,
perché, sull’esempio di Maria,
accolga il Verbo della vita
e, come madre gioiosa,
lo consegni all’attesa delle genti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 2Sam 7,1-5.8-12.14.16
Il regno di Davide sarà saldo per sempre davanti al Signore

Il re Davide, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno, disse al profeta Natan: «Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 8
Rit. Canterò per sempre l’amore del Signore

Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà». Rit. 

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». Rit. 

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». Rit. 

SECONDA LETTURA - Rm 16,25-27
Il mistero avvolto nel silenzio per secoli, ora è manifestato

Fratelli,
a colui che ha il potere di confermarvi
nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo,
secondo la rivelazione del mistero,
avvolto nel silenzio per secoli eterni,
ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti,
per ordine dell’eterno Dio,
annunciato a tutte le genti
perché giungano all’obbedienza della fede,
a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo,
la gloria nei secoli. Amen.

VANGELO - Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce
​

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

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a sera
​SANTO NATALE DEL SIGNORE GESU' - RITO ROMANO

MESSA VESPERTINA NELLA VIGILIA
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
 LITURGIA DELLA PAROLA
​Colletta
O Padre, che ci allieti ogni anno
con l’attesa della nostra redenzione,
concedi che possiamo guardare senza timore,
quando verrà come giudice, il tuo unigenito Figlio
che accogliamo in festa come redentore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 62,1-5
Il Signore troverà in te la sua delizia
​
Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 88
Rit. Canterò per sempre l’amore del Signore

«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono». Rit. 

Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia. Rit. 

«Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele». Rit. 

SECONDA LETTURA - At 13,16-17.22-25
Testimonianza di Paolo a Cristo, figlio di Davide

Paolo, [giunto ad Antiòchia di Pisìdia, nella sinagoga,] si alzò e, fatto cenno con la mano, disse: 
«Uomini d’Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. Il Dio di questo popolo d’Israele scelse i nostri padri e rialzò il popolo durante il suo esilio in terra d’Egitto, e con braccio potente li condusse via di là. 
Poi suscitò per loro Davide come re, al quale rese questa testimonianza: “Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore; egli adempirà tutti i miei voleri”.
Dalla discendenza di lui, secondo la promessa, Dio inviò, come salvatore per Israele, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di conversione a tutto il popolo d’Israele. 
Diceva Giovanni sul finire della sua missione: “Io non sono quello che voi pensate! Ma ecco, viene dopo di me uno, al quale io non sono degno di slacciare i sandali”».
​

VANGELO - Mt 1,1-25 
Genealogia di Gesù Cristo, figlio di Davide

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». 
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

oppure: 
VANGELO Forma breve - Mt 1,18-25
Maria darà alla luce un figlio, e tu lo chiamerai Gesù

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». 
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.
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​SANTO NATALE DEL SIGNORE GESU' - RITO ROMANO
MESSA DELLA NOTTE
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia.

Mentre si trovavano in quel luogo. Il tuo luogo, quello che stai vivendo, non quello che vorresti. Il luogo delle tue fatiche relazionali, delle tue sofferenze, il luogo delle piccole e grandi gioie, il luogo dove vivi la noia e la tristezza. Il Figlio di Dio viene ad abitare questo tuo luogo, non un altro: il tuo, adesso.

Si compirono per lei i giorni del parto. Siamo spesso di corsa, con mille cose da fare e da pensare nel tempo minore possibile, e corriamo, ci affanniamo, sbuffiamo. Dio invece, arriva al momento opportuno, non un attimo prima, non uno dopo: lui che ci ha fatto sa quanto dura la gestazione e dopo 9 mesi eccolo lì, pronto a nascere, pronto a vivere.

Seguono tre azioni, che esprimono tutta la tenerezza e la cura di Maria e Giuseppe verso il bimbo che è nato. Maria dà alla luce il Figlio che Dio Padre ha donato, lo fa nascere, gli permette di vivere, di respirare, non lo trattiene egoisticamente per sé. Le fasce sono simbolo delle cura, della dedizione, dell’amore verso il proprio figlio. Le fasce sono anche questa umanità da Lui assunta, che stringono la carne del Verbo, e stringendo costringono Dio a vivere il nostro mondo esattamente come ogni essere umano.

Anche la mangiatoia è un segno di amore: il luogo meno sporco, più riparato, meno in basso… Maria e Giuseppe accolgono il Dio dei cieli in una povero rudere, eppure non smettono di prodigarsi per rendere la sua vita più dignitosa possibile. Sarà proprio questa la vocazione del Figlio: ridare dignità, sollevare, fasciare gli ammalati, dare pace ai cuori straziati. Luce, fasce e mangiatoia sono l’umanità che accoglie il Verbo in modo consapevole, pur nella povertà delle risorse, con una donazione totale.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. L’angelo disse loro: Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.

Stavano lavorando i pastori. Persone povere ed estremamente semplici, vegliavano nel freddo della notte. Loro sono i primi a ricevere l’annuncio della nascita, i primi a vedere il bambino, dopo Maria e Giuseppe. Loro lo vedono nato, avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. Proprio questo è il segno che l’angelo consegna loro. Proprio la santa umanità del Signore è il segno per la nostra fede. Più ci discostiamo dall’umanità, più ci allontaniamo da Dio, che ha scelto, tra infiniti modi a sua disposizione, quello più vicino all’esperienza concreta di tutti gli esseri umani, di qualsiasi luogo e tempo.

Anche l’angelo ribadisce il qui ed ora: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore; non altrove, non domani, ma qui ed ora, perché Dio è presente qui, adesso. Al qui ed ora viene aggiunto “per voi”, per te, non per l’umanità, per il mondo, no: per voi, per te. Dio si relaziona sempre in modo personale e individuale, e a questo vieni chiamato: non preghi un Dio che non sai bene chi sia, dove sia e cosa pensi. Gesù Cristo ti mostra il suo volto, il volto del Padre, ti fa vedere chi è Dio, ti manifesta il suo nome, ti fa entrare nella vita della Trinità..
​
Per questo Natale prego e auguro a tutti noi che si intensifichi la relazione con Dio, che diventi umana, tangibile, concreta e pratica. In fondo è questo il motivo per cui il Verbo si è fatto carne: essere riconosciuto nella tua carne e con la tua carne, con la tua umanità essere il dono più grande per Lui, come Lui lo è per te. Buon Natale del Signore!
LITURGIA DELLA PAROLA
Kalenda
25 dicembre; ottavo giorno prima delle kalende di gennaio.
Luna Tertia Decima.
Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,
quando in principio Dio creò il cielo e la terra
e plasmò l’uomo a sua immagine;
e molti secoli da quando, dopo il diluvio,
l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno,
segno di alleanza e di pace;
ventuno secoli dopo che Abramo, nostro padre nella fede,
migrò da Ur dei Caldei;
tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto
sotto la guida di Mosè;
circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide;
nella 65ª settimana
secondo la profezia di Daniele;
all’epoca della 194ª Olimpiade;
nell’anno 752 dalla fondazione di Roma;
nel 42° anno dell’impero
di Cesare Ottaviano Augusto,
mentre su tutta la terra regnava la pace,
Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,
volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta,
concepito per opera dello Spirito Santo,
trascorsi nove mesi,
nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria,
fatto uomo:
Natale di nostro Signore Gesù Cristo
secondo la carne.

Colletta
O Dio, che hai illuminato questa santissima notte
con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo,
concedi a noi, che sulla terra contempliamo i suoi misteri,
di partecipare alla sua gloria nel cielo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 9,1-6
Ci è stato dato un figlio

Il popolo che camminava nelle tenebre 
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, 
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Màdian.
Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando
e ogni mantello intriso di sangue
saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il potere
e il suo nome sarà:
Consigliere mirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere
e la pace non avrà fine 
sul trono di Davide e sul suo regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 95
Rit. Oggi è nato per noi il Salvatore

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. Rit. 

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Rit. 

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta. Rit. 

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli. Rit. ​

SECONDA LETTURA - Tt 2,11-14 
È apparsa la grazia di Dio per tutti gli uomini

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. 
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.

VANGELO - Lc 2,1-14
Oggi è nato per voi il Salvatore

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. 
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. 
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». 
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
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La Liturgia di Domenica 17 Dicembre 2023

17/12/2023

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III DOMENICA DI AVVENTO (GAUDETE) - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: ROSACEO O VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Di fronte a un evento importante, che può cambiare la vita, anche di una sola persona, si cerca sempre uno o più testimoni, in modo da avvicinarsi il più possibile alla verità. La pagina di vangelo che stiamo leggendo ci dà tre elementi fondamentali:

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui.

Di fronte a un evento importante, che può cambiare la vita, anche di una sola persona, si cerca sempre uno o più testimoni, in modo da avvicinarsi il più possibile alla verità. La pagina di vangelo che stiamo leggendo ci dà tre elementi fondamentali:
  • Giovanni è il testimone per eccellenza, testimone oculare che apre, anzi spalanca le porte del Nuovo Testamento. Lui, Amico dello Sposo, precede di un passo l'incarnazione del Verbo per preparare la via del Signore;
  • Giovanni è testimone della luce: testimoniare la luce potrebbe sembrare facile, è una semplice constatazione., ma non è così. Giovanni testimonia la luce perché lui stesso la accoglie, ne fa esperienza, viene colmato da essa, e pur vivendo nella penombra di uno stile austero, sa trasmettere bellezza e passione per il Signore.
  • Giovanni è testimone per la fede: i beneficiari della testimonianza di Giovanni sono i credenti, coloro che cercano di seguire il vangelo e le sue esigenze. Sei tu, che ti attardi a cogliere un po' di luce da due righe di Bibbia, perché nonostante la grande fatica, percepisci che Dio non solo esiste (sarebbe troppo poco), ma ama, e ama te, proprio te.

I Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levì ti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose.

Tu chi sei? È la classica domanda che si pone a chi vuole deporre una testimonianza: chi sei? Il Vangelo fin dalle sue prime pagine mi pone questa domanda: È una domanda fondamentale perché mi salva dalla fuga della realtà e mi mette davanti a uno specchio, lo specchio della Parola che vuole incarnarsi in me. è una domanda che serve alla mia fede perché sono io il soggetto della fede, colui che crede, e sono chiamato a credere nella concretezza di Dio, non a un'idea, men che meno a una favola, ma a credere in un Dio che si fa carne e che assume la mia carne, ecco perché non posso essere disperso, disorientato, annullato nella mia persona, ma bensì presente, consapevole e cosciente che c'è bisogno di tutta la mia umanità per vivere questo cammino di fede.

Dopo una prima domanda identificativa ne seguono altre tre, alle quali Giovanni risponde negativamente. Questi tre "no" sono anch'essi fondamentali per un cammino di fede. La fede è fatta più di no che di sì, o meglio: i piccoli no preparano un grande Sì.

Le domande poste dai Giudei dicono tutta la fatica di occupare il secondo posto: tutti cerchiamo la riconoscenza e la gratificazione, e anche nei bambini instilliamo questa competitività malata. Questi "no" servono a capire chi siamo noi, e a liberare il campo da ogni fraintendimento.

«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaì a».

Giovanni arriva a identificare se stesso: io sono voce. Questa parola nel testo originale ha la stessa radice di manifestare. Giovanni manifesta il Signore, lo accoglie e lo dona. Dopo aver identificato se stesso Giovanni prosegue con un invito: "Rendete diritta la via del Signore" e il termine fa riferimento non tanto alla superficie della strada, ma alla direzione da prendere; è il verbo utilizzato per timoniere di una nave, è il verbo della guida. Giovanni invita ad andare direttamente a Dio, cercare la sua gloria, la sua presenza, il suo amore. Un uomo che vive nel deserto punta all'essenziale e invita all'essenziale.

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo.

La pagina di vangelo si conclude con un capovolgimento: coloro che chiedono a Giovanni chi egli sia, essi stessi non conoscono Qualcuno a loro molto vicino, almeno geograficamente. Giovanni torna nel suo deserto (in greco deserto si dice eremo, guarda un po'), lasciando una sostanziosa testimonianza e molti strumenti di lavoro: Chi non sono? Chi sono? Conosco il Signore? So relazionarmi nelle giuste proporzioni con Lui?

Le due identità (la mia e quella di Dio) sono le due colonne su cui poggiare tutta una vita, senza comode fughe estreme (umiliandomi o esaltandomi), riconoscendo Dio come il mio Signore, non il destinatario di mille polemiche e sterili ripieganti lamentele, ma "l'altissimo onnipotente bon Signore", come Francesco d'Assisi ci ha insegnato. A queste colonne si aggiunge l'architrave: l'indegnità di Giovanni, la mia indegnità, cioè la semplice constatazione che Dio è Dio e io sono io; confessare che non sono Dio, oltre a essere meravigliosamente liberante, mi pone nella giusta dimensione di creatura, limitata e amata, così tanto amata che dalla mangiatoia alla croce posso contemplare come l'Amore prende carne, la mia, quella che non sopporto, quella che non vorrei, e la rende il centro dell'abbraccio di Dio.
  • Giovanni è il testimone per eccellenza, testimone oculare che apre, anzi spalanca le porte del Nuovo Testamento. Lui, Amico dello Sposo, precede di un passo l'incarnazione del Verbo per preparare la via del Signore;
  • Giovanni è testimone della luce: testimoniare la luce potrebbe sembrare facile, è una semplice constatazione., ma non è così. Giovanni testimonia la luce perché lui stesso la accoglie, ne fa esperienza, viene colmato da essa, e pur vivendo nella penombra di uno stile austero, sa trasmettere bellezza e passione per il Signore.
  • Giovanni è testimone per la fede: i beneficiari della testimonianza di Giovanni sono i credenti, coloro che cercano di seguire il vangelo e le sue esigenze. Sei tu, che ti attardi a cogliere un po' di luce da due righe di Bibbia, perché nonostante la grande fatica, percepisci che Dio non solo esiste (sarebbe troppo poco), ma ama, e ama te, proprio te.

I Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levì ti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose.

Tu chi sei? È la classica domanda che si pone a chi vuole deporre una testimonianza: chi sei? Il Vangelo fin dalle sue prime pagine mi pone questa domanda: È una domanda fondamentale perché mi salva dalla fuga della realtà e mi mette davanti a uno specchio, lo specchio della Parola che vuole incarnarsi in me. è una domanda che serve alla mia fede perché sono io il soggetto della fede, colui che crede, e sono chiamato a credere nella concretezza di Dio, non a un'idea, men che meno a una favola, ma a credere in un Dio che si fa carne e che assume la mia carne, ecco perché non posso essere disperso, disorientato, annullato nella mia persona, ma bensì presente, consapevole e cosciente che c'è bisogno di tutta la mia umanità per vivere questo cammino di fede.

Dopo una prima domanda identificativa ne seguono altre tre, alle quali Giovanni risponde negativamente. Questi tre "no" sono anch'essi fondamentali per un cammino di fede. La fede è fatta più di no che di sì, o meglio: i piccoli no preparano un grande Sì.

Le domande poste dai Giudei dicono tutta la fatica di occupare il secondo posto: tutti cerchiamo la riconoscenza e la gratificazione, e anche nei bambini instilliamo questa competitività malata. Questi "no" servono a capire chi siamo noi, e a liberare il campo da ogni fraintendimento.

«Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaì a».

Giovanni arriva a identificare se stesso: io sono voce. Questa parola nel testo originale ha la stessa radice di manifestare. Giovanni manifesta il Signore, lo accoglie e lo dona. Dopo aver identificato se stesso Giovanni prosegue con un invito: "Rendete diritta la via del Signore" e il termine fa riferimento non tanto alla superficie della strada, ma alla direzione da prendere; è il verbo utilizzato per timoniere di una nave, è il verbo della guida. Giovanni invita ad andare direttamente a Dio, cercare la sua gloria, la sua presenza, il suo amore. Un uomo che vive nel deserto punta all'essenziale e invita all'essenziale.

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo.

La pagina di vangelo si conclude con un capovolgimento: coloro che chiedono a Giovanni chi egli sia, essi stessi non conoscono Qualcuno a loro molto vicino, almeno geograficamente. Giovanni torna nel suo deserto (in greco deserto si dice eremo, guarda un po'), lasciando una sostanziosa testimonianza e molti strumenti di lavoro: Chi non sono? Chi sono? Conosco il Signore? So relazionarmi nelle giuste proporzioni con Lui?

Le due identità (la mia e quella di Dio) sono le due colonne su cui poggiare tutta una vita, senza comode fughe estreme (umiliandomi o esaltandomi), riconoscendo Dio come il mio Signore, non il destinatario di mille polemiche e sterili ripieganti lamentele, ma "l'altissimo onnipotente bon Signore", come Francesco d'Assisi ci ha insegnato. A queste colonne si aggiunge l'architrave: l'indegnità di Giovanni, la mia indegnità, cioè la semplice constatazione che Dio è Dio e io sono io; confessare che non sono Dio, oltre a essere meravigliosamente liberante, mi pone nella giusta dimensione di creatura, limitata e amata, così tanto amata che dalla mangiatoia alla croce posso contemplare come l'Amore prende carne, la mia, quella che non sopporto, quella che non vorrei, e la rende il centro dell'abbraccio di Dio.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria
​
Colletta
Guarda, o Padre, il tuo popolo,
che attende con fede il Natale del Signore,
e fa’ che giunga a celebrare con rinnovata esultanza
il grande mistero della salvezza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, 
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, 
per tutti i secoli dei secoli. 

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, che chiami gli umili e i poveri
a entrare nel tuo regno di pace,
fa’ germogliare tra noi la tua giustizia,
perché viviamo nella gioia
l’attesa del Salvatore che viene.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 61,1-2.10-11
Gioisco pienamente nel Signore

Lo spirito del Signore Dio è su di me,
perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione;
mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,
la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
e la lode davanti a tutte le genti.

SALMO RESPONSORIALE - Lc 1
Rit. La mia anima esulta nel mio Dio

L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Rit. 

Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono. Rit. 

Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia. Rit. 

SECONDA LETTURA -1Ts 5,16-24
Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore

Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

VANGELO - Gv 1,6-8.19-28
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete

Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
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La Liturgia di Domenica 10 Dicembre 2023

10/12/2023

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II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

Potrebbe sembrare una semplice introduzione che l'evangelista ha posto all'inizio del suo Vangelo, eppure contiene tutti gli ingredienti necessari alla tua vita. Inizio: questa parola ci riporta all'inizio della creazione, quando Dio plasma la terra, la riempie delle sue creature, la affida all'uomo perché ne abbia cura. Questo inizio è anche l'inizio del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Verbo" (Gv 1,1). Ogni inizio è entusiasmante, perché davanti a noi è come se avessimo un foglio bianco, pulito, che può contenere progetti, desideri, realizzazioni.

Questo foglio bianco conterrà macchie, cancellature, abrasioni, e la tentazione è quella di appallottolarlo e buttarlo via. Il Signore oggi ti chiama a un inizio, senza rinnegare tutto ciò che è avvenuto, il tuo vissuto, la tua storia vengono invece tutelati e valorizzati dal presente di Dio. L'inizio del vangelo è l'inizio di una buona notizia che dal vangelo si trasferisce nella tua vita: a te viene data e la penna con cui continuare a scrivere la bella notizia che Dio è presente nella tua vita, qualsiasi cosa succeda.

Come sta scritto nel profeta Isaia: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto.

L'evangelista Marco inizia il suo testo richiamando qualche versetto del profeta Isaia, e così facendo si pone in continuità con l'Antico Testamento. Questo passaggio necessita di una via di comunicazione, ed ecco che compare un messaggero, il quale ha un ruolo fondamentale, poiché non solo ha con sé un annuncio, ma ha anche il compito di creare una strada, la costruirà, così riporta il testo originale, seguendo un progetto affidatogli. Oltre a creare una strada e a portare un messaggio, questa persona grida, chiama qualcuno con forza, potremmo dire che invoca. Il messaggio è così importante che non può essere confuso o rischiare il fraintendimento: ha bisogno di una strada, che viene creata ex novo, ha bisogno di un messaggio che viene portato, ha bisogno di chi lo riceve. Siamo pronti per ascoltare il messaggio, quasi come un vocale su WhatsApp:

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri.

Al messaggero è chiesto di costruire una strada; i destinatari del messaggio sono invece invitati a sistemare una strada già esistente. La strada un po' dissestata è quella dove poggiano i tuoi piedi ogni giorno, quella che percorri ormai a occhi chiusi: casa, lavoro, negozi, uffici, in una parola: vita. Questa strada è da sistemare non perché tu sia brutto e cattivo (vale anche per le signore eh), ma perché le strade, come tutto ciò che ci circonda, sono soggette al trascorrere del tempo e al degrado. Sistemare questa strada significa rendersi conto di cosa è migliorabile, di cosa proprio non va bene, e i punti di forza da consolidare.

I sentieri da raddrizzare fanno parte del lavoro: perché piegare a destra e a sinistra quando puoi percorrere una via dritta e sicura che ti porta alla meta? Il senso è quello di puntare al traguardo: non stai vagando, ma sei diretto verso una meta che ti sei prefissato. Se così non fosse, a maggior ragione ci sarebbe bisogno di un restauro (sì, perché sei un'opera d'arte).

Vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati. Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Giovanni, il messaggero. Ci viene presentato chi è questa persona e ci viene detto cosa fa: battezza e annuncia che Dio ama. Ecco che davanti a te si disegna una strada che ti permette di camminare e di respirare: Dio è amore, e questo amore ti conduce, passo dopo passo verso la meta. Il battesimo di Giovanni è riconoscere chi siamo: confessare significa essere d'accordo con la verità di noi stessi, nel bene e nel male. Questa chiarezza di prospettiva ci permette una nuovo inizio, un riscatto dal senso di colpa, una liberazione da tante oppressioni culturali, morali, ideologiche. L'amore di Dio ti raggiunge per dirti di non avere paura di te stesso, di non avere paura di Dio, ma di lasciarti amare e amarti.

Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».

Il costruttore di strade annuncia l'arrivo di Qualcuno definito "più forte", la fortezza richiamata da Giovanni non è quella fisica, ma è la fortezza invincibile di chi salva: "forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura per sempre" (Sal 117,2). Penso che ti sia successo sia in prima persona o riferito a chi ti è caro, di aver bisogno di un supplemento di forza, per resistere nella tempesta, per supportare e sopportare una situazione. Non è una forza da integratori vitaminici o chissà da quale bravura personale; anche la tanto decantata resilienza se non è appoggiata da qualche parte non può reggere. Solo l'amore salva, e Giovanni annuncia che la strada sarà percorsa da colui che è l'Amore in persona: Gesù Cristo Figlio di Dio.

Giovanni fa un passo indietro. La strada è pronta e brulica di persone, il messaggio è stato consegnato. "Non sono degno" non è un atto di falsa umiltà, ma riconoscere (confessare) che lui, Giovanni "non arriva", non è all'altezza, non è adatto neppure a sciogliere i sandali del Salvatore. Giovanni Servo della Parola e Amico dello Sposo risplende grazie al suo sapersi mettere da parte, dopo aver compiuto la sua missione di precursore.

Non è che un inizio, ma nel seme c'è tutta la pianta coi fiori e coi frutti. La strada è pronta e tu puoi percorrerla, con questo germoglio di speranza che è spuntato dal vangelo. Dio è l'amore della tua vita, non hai nulla da temere. Questa pagina di vangelo è la base necessaria per una vita che si rinnova nell'amore ricevuto e donato.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
Dio grande e misericordioso,
fa' che il nostro impegno nel mondo
non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio,
ma la sapienza che viene dal cielo
ci guidi alla comunione
con il Cristo, nostro Salvatore.
Egli è Dio e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, Padre di ogni consolazione,
che all’umanità pellegrina nel tempo
hai promesso nuovi cieli e terra nuova,
parla oggi al cuore del tuo popolo,
perché, in purezza di fede e santità di vita,
possa camminare verso il giorno
in cui ti manifesterai pienamente
e ogni uomo vedrà la tua salvezza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 40,1-5.9-11
Preparate la via al Signore

«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 84
Rit. Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. Rit. 

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo. Rit. 

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. Rit. 

SECONDA LETTURA - 2Pt 3,8-14
Aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova

Una cosa non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un solo giorno è come mille anni e mille anni come un solo giorno. Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.
Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta.
Dato che tutte queste cose dovranno finire in questo modo, quale deve essere la vostra vita nella santità della condotta e nelle preghiere, mentre aspettate e affrettate la venuta del giorno di Dio, nel quale i cieli in fiamme si dissolveranno e gli elementi incendiati fonderanno! Noi infatti, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali abita la giustizia.
Perciò, carissimi, nell’attesa di questi eventi, fate di tutto perché Dio vi trovi in pace, senza colpa e senza macchia.

VANGELO - Mc 1,1-8
Raddrizzate le vie del Signore

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.
Come sta scritto nel profeta Isaìa:
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
egli preparerà la tua via.
Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri»,
vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
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La Liturgia di Venerdi 8 Dicembre 2023

8/12/2023

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IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA B.V. MARIA - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA' DI PRECETTO
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
dal settimanale di Padre Pio
Oggi celebriamo una festa molto bella, quella dell'Immacolata Concezione di Maria. Dire che la Vergine Santissima è l'Immacolata significa dire che Ella è la Piena di Grazia fin dal primo istante della sua esistenza, quando fu concepita dai suoi genitori, i santi Gioacchino ed Anna. Tutti noi, quando abbiamo cominciato ad esistere nel grembo delle nostre madri eravamo privi della Grazia di Dio. Questo dono ci è stato dato con il sacramento del Battesimo. Vi è un'unica eccezione: l'Immacolata. Ella doveva essere la Piena di Grazia, fin dal suo concepimento, perché Ella doveva diventare la Madre di Dio. Dunque non era conveniente che la Madre di Dio fosse stata, anche solo per un istante, sotto il dominio del peccato originale.
La Madonna ha ricevuto questa grazia, la prima e la più grande, in vista dei meriti di Gesù in Croce. Anche Lei è stata redenta da Gesù, ma nel modo più perfetto: Ella non è stata liberata dal peccato, ma è stata preservata dal peccato. Il peccato non l'ha nemmeno sfiorata. Pertanto, l'Immacolata è la creatura più perfetta, il Capolavoro uscito dalle mani e dal Cuore di Dio.
Il mistero dell'Immacolata è prefigurato già nelle prime pagine della Sacra Scrittura, precisamente nella prima lettura della Messa di oggi. In seguito al peccato di Adamo e di Eva, Dio disse al serpente tentatore: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen 3,15). Questa donna di cui parla il testo della Genesi è l'Immacolata. Ella è la nemica del demonio; e, affinché questa inimicizia potesse essere piena, era necessario che la Madonna fosse stata la "Piena di Grazia" fin dall'inizio. Se, per assurdo, Ella fosse stata, anche per poco tempo, con il peccato d'origine, non poteva chiamarsi a pieno titolo la nemica del demonio.
Gesù è il Redentore del genere umano. Egli è la "stirpe" di cui parla la lettura della Genesi, il Figlio della donna che schiaccia la testa al serpente infernale. Ma, unita a Gesù, vi è pure la Vergine Immacolata, la Corredentrice. Insieme a Gesù, anche Lei schiaccia la testa al serpente, collaborando alla Redenzione dell'umanità, alla salvezza di tutti i figli a Lei affidati da Gesù dall'alto della Croce e rappresentati dal fedele discepolo Giovanni. Per questo motivo, tante volte la Madonna è raffigurata nell'atteggiamento di schiacciare la testa al serpente, in base alle apparizioni mariane avute da santa Caterina Labouré. Questa donna, l'Immacolata, è la vera «Madre di tutti i viventi» (Gen 3,20), di cui Eva era solo un abbozzo iniziale.
Nel Vangelo, la Madonna è salutata dall'Arcangelo Gabriele con queste parole: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28). Queste parole indicano il nome proprio di Maria: Ella è la "Piena di Grazia", Ella è l'Immacolata. Con la preghiera dell'"Ave Maria" noi ripetiamo continuamente questo saluto, arrecando al Cuore materno di Maria una gioia indicibile. Scriveva san Luigi di Montfort che, come la salvezza del mondo iniziò con un'"Ave Maria", ovvero con il saluto dell'Arcangelo Gabriele, allorquando avvenne l'Incarnazione del Verbo ed ebbe inizio la Redenzione; così la salvezza di ogni anima in particolare inizia con la recita devota di questa bella preghiera. Pregando la Madonna, Ella ci colmerà della grazia di Dio di cui è ripiena; e, prima di tutto, Ella vorrà donarci la grazia più importante, quella della Salvezza, grazia ottenuta da Gesù in Croce e custodita nel suo Cuore materno. Pregando con assiduità la Madonna, riceveremo certamente questa grazia.
Se la Madre è Immacolata, anche i figli devono essere immacolati, ovvero devono assomigliare quanto più è possibile alla Madonna. Tutto questo lo possiamo comprendere dalla seconda lettura di oggi. San Paolo, rivolgendosi agli Efesini, afferma che, in Cristo, il Padre «ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità» (Ef 1,4). La Volontà del Padre Celeste è proprio questa: che noi diveniamo santi e immacolati nella carità, che diveniamo anche noi, per quanto è possibile, "pieni di grazia", che, in poche parole, diveniamo simili all'Immacolata. Esaminiamo dunque la nostra vita, e vediamo se concretamente tendiamo a questo ideale, o se ci facciamo vincere dalle nostre passioni disordinate.
Se veramente vogliamo bene alla Madonna, sforziamoci di piacere sempre di più al Signore. Non possiamo dire di amare la Madonna se poi, a Lei e al Signore, preferiamo il peccato. Essere devoti dell'Immacolata significherà lavorare instancabilmente dentro di noi. Un giorno incontrai un pellegrino che veniva da molto lontano, forse non era nemmeno cattolico. Comunque gli feci questa domanda: «Tu credi che la Madonna è Immacolata?». Mi diede una bellissima risposta che dimostrava quanto egli era molto più avanti di me. Mi disse infatti: «Non solo ci credo, ma lo vivo!». Fu una vera e propria lezione di teologia. In poche parole aveva detto tutto, mi aveva fatto comprendere che è vero teologo non colui che sa molte cose, ma colui che mette in pratica ciò che apprende con la mente.
Se amiamo l'Immacolata cercheremo di uniformare la nostra vita sempre di più a questo sublime modello. Sia questo anche il nostro proposito.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
​
O Padre, che nell’Immacolata Concezione della Vergine
hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio,
e in previsione della morte di lui
l’hai preservata da ogni macchia di peccato,
concedi anche a noi, per sua intercessione,
di venire incontro a te in santità e purezza di spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 3,9-15.20
Porrò inimicizia tra la tua stirpe e la stirpe della donna

[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 97
Rit. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. Rit. 

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele. Rit. 

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! Rit. 

SECONDA LETTURA - Ef 1,3-6.11-12
In Cristo Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.

VANGELO - Lc 1,26-38
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
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La Liturgia di Domenica 3 Dicembre 2023

3/12/2023

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I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO B - RITO ROMANO
INIZIO NUOVO ANNO LITURGICO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
A me non piace vegliare. Veglio se sono insonne, se non sto bene io o un mio caro, veglio se un grosso problema attanaglia la mia mente, veglio se… Questi ed altri sono tutti ostacoli al sonno, al riposo, e detto tra noi, il pensiero di non poter riposare non mi diverte così tanto.

Eppure il vangelo di oggi ci dice ben quattro volte “Vegliate”.  La veglia a cui Gesù allude non è quella notturna, non ci sta dicendo di privarci del sonno: il “fate attenzione” ci aiuta nella comprensione. La veglia è quella del cuore e della mente, che cercano la via migliore per fare le cose, il modo più bello e più vero per vivere la propria vita di esseri umani e cristiani. Questo tipo di veglia non esaurisce le forze, anzi: corrobora lo spirito e lo rende pronto a vivere ogni situazione non improvvisando, ma avendo ben chiaro davanti a sè tutto il bene possibile da compiere.
​
Gesù sa bene di che pasta siamo fatti (Lui è dei nostri, chi meglio di Lui può saperlo?), e ci suggerisce di vegliare, di essere vigili, desti, svegli pronti. Perché spesso succede, che dopo un primo momento di entusiasmo ci lasciamo andare, abbandonando i bei propositi, dimenticando la primitiva intenzione, e arrestando ogni cammino, ogni percorso, e questo succede a tutti i livelli, sempre. La veglia è l’integratore naturale che ci permette un cammino più regolare facendo attenzione a chi seguiamo.

Voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà. Gesù ci dice che non sappiamo, e come risposta adeguata a questo non sapere è bene vegliare. Noi non sappiamo quando il padrone di casa ritornerà, cioè quando saremo chiamati a trasferirci a casa di Papà Dio per sempre, ma neppure sappiamo se tra cinque minuti saremo chiamati a un atto di amore, a un’attenzione verso il nostro prossimo. Non sappiamo se ci verrà chiesta una collaborazione, non sappiamo se una mano si tenderà verso di noi e ci chiederà qualcosa, non sappiamo se un amico verrà da noi col cuore gonfio a raccontarci la sua vita. La veglia ci permette di essere pronti a qualsiasi evenienza, a dire sì invece che no, ad accogliere invece di rifiutare, ad amare invece di essere indifferenti.

Questa veglia si tinge di un caldo color viola, poiché oggi inizia l’Avvento, tempo di attesa, di speranza, di gioia! La gioia che ci viene dal sapere che il Figlio di Dio, Gesù, si fa in tutto uno di noi. Attesa e veglia siano gli ingredienti principali del Natale ormai vicino. Solo così Giuseppe e Maria potranno darci il Bimbo in braccio da cullare, da amare.

Buona domenica, buon Avvento!
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
O Dio, nostro Padre,
suscita in noi la volontà
di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene,
perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria
a possedere il regno dei cieli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, nostro Padre,
nella tua fedeltà ricordati di noi, opera delle tue mani,
e donaci l’aiuto della tua grazia,
perché, resi forti nello spirito,
attendiamo vigilanti
la gloriosa venuta di Cristo tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 63,16-17.19; 64,2-7
Se tu squarciassi i cieli e scendessi

Tu, Signore, sei nostro padre,
da sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, cosi che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità.
Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo,
tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da tempi lontani,
orecchio non ha sentito,
occhio non ha visto
che un Dio, fuori di te,
abbia fatto tanto per chi confida in lui.
Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia
e si ricordano delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato
contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti come una cosa impura,
e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia;
tutti siamo avvizziti come foglie,
le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento.
Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te;
perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto,
ci avevi messo in balìa della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei nostro padre;
noi siamo argilla e tu colui che ci plasma,
tutti noi siamo opera delle tue mani.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 79
Rit. Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi

Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit. ​

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit. 

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 1,3-9
Aspettiamo la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!
Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza.
La testimonianza di Cristo si è stabilita tra voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi sino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!

VANGELO - Mc 13,33-37
Vegliate: non sapete quando il padrone di casa ritornerà

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
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Inizio Anno Liturgico 2023 - 2024 (B)

2/12/2023

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Le feste di precetto stabilite per la Chiesa Latina oltre alla domenica, le altre feste di precetto prescritte per tutta la Chiesa Latina sono (l'elenco è ordinato partendo dall'Avvento):
  • Solennità fisse:
    • la Solennità dell'Immacolata Concezione, 8 dicembre
    • la Solennità del Natale, 25 dicembre
    • la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio, 1º gennaio. Il Rito Ambrosiano celebra questa solennità la VI domenica di Avvento, mentre il 1° gennaio celebra la solennità della Circoncisione del Signore sempre di precetto
    • la Solennità dell'Epifania, 6 gennaio
    • la Solennità di San Giuseppe, 19 marzo
    • la Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 29 giugno
    • la Solennità dell'Assunzione di Maria, 15 agosto
    • la Solennità di tutti i Santi, 1º novembre
  • Solennità mobili:
    • la Solennità dell'Ascensione del Signore, il quarantesimo giorno del Tempo di Pasqua
    • la Solennità del Corpus Domini, il giovedì dopo la Solennità di Pentecoste.

Non sono di precetto, ancorché feste civili, i seguenti giorni:
  • Santo Stefano, 26 dicembre
  • Lunedì dell'Angelo, il giorno seguente al giorno della Pasqua
  • la festa del santo patrono nelle singole località

Le Conferenze Episcopali possono, con l'approvazione della Sede Apostolica, abolire o trasferire alla domenica alcuni giorni festivi di precetto.
Le Conferenze Episcopali e i vescovi diocesani possono inoltre stabilire altre feste di precetto per i fedeli a loro soggetti.
Le feste di precetto in ItaliaIn Italia la Conferenza Episcopale ha abolito il carattere di festa di precetto di due solennità:
  • San Giuseppe;
  • i Santi Pietro e Paolo.
La ragione di ciò risiede nel fatto che una legge civile del 1977 ne ha soppresso il carattere festivo civile.
La stessa legge ha tolto il carattere festivo ad altre due solennità:
  • l'Ascensione del Signore;
  • il Corpus Domini.
Esse sono state pertanto trasferite alla domenica seguente, ad eccezione del Rito Ambrosiano che le mantiene invariate al giorno proprio, sebbene non di precetto.
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