NOSTRO SIGNORE GESU' CRISTO RE DELL'UNIVERSO XXXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO ULTIMA DELL'ANNO LITURGICO =============================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: BIANCO COMMENTO AL VANGELO di Don Massimo Tellan “Alla sera della vita, saremo esaminati sull’amore” (cfr. S. Giovanni della Croce) è stato scritto, Signore, quasi a voler riassumere efficacemente questa pagina evangelica! Quanto avremo amato e come lo avremo fatto? Ci chiederai alla “sera della vita”. E per non giungervi impreparati, ci inviti a chiedercelo al termina di questo anno liturgico, come al termine di ogni singolo giorno. Tuttavia come non scivolare in una tranquillizzante filantropia, da un lato, o in un riduttivo pauperismo, dall’altro, nel quale i poveri e gli ultimi sono “sfruttati” per sentirci a posto con la coscienza o peggio per “meritarci il Paradiso”? La risposta è tutta in questa pericope del giudizio finale. Sia i giusti che gli empi non ebbero a riconoscerti nelle diverse “categorie” di ultimi che tu, Signore Gesù, enumeri oggi. Ma i primi, nonostante questo, se ne presero cura, i secondi assolutamente no. Perché? Cosa videro i giusti se non videro te, tanto da amare senza riserve gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ignudi, i malati o i carcerati? Non ti riconobbero ma li amarono, amando te, senza strumentalizzare loro. Perché? Credo perché l’amore si trasmette per contagio e si vive per emulazione. Contagiati da chi se non tu, Signore? Emulare chi altri se non te, o Maestro? Non sei tu, infatti, il Pastore bello che si prende cura di noi, pecore del gregge, venendoci a cercare nelle terre disperse nelle quali questo tempo dispersivo ci relega? Non sei tu il Pastore buono che ci raduna quando i tempi “nuvolosi e di caligine” – come quelli di questa storia umana – ci percuotono e ci mettono in fuga con la verga della paura e dell’incertezza? Non sei tu il Pastore premuroso che ci conduce a quei pascoli in cui trovare il cibo che nutre davvero, salvandoci dall’affanno di cercare ciò che non sazia e non appaga? Si, Signore Gesù, sei tu che sei venuto a cercarci per riportarci a Casa, dando significato alla nostra esistenza altrimenti votata allo smarrimento; sei tu che hai fasciato le ferite inferteci dal male e curato la malattia del nostro peccato; sei tu che non hai fatto discriminazione neppure tra “la grassa e la forte” a vantaggio della debole e della smunta. (Cfr. Ez 34,11-12.15-17). Tu hai cura di tutto, Signore amante della vita, e tutto vuoi ricondurre sotto la tua cura perché – alla fine di tutto – Dio sia tutto in tutti (1Cor 15,28)! Se tu hai fatto così con noi, come potremmo noi non fare altrettanto con chi ci poni accanto? Amore con amor si paga! Questa la giustizia da compiere per esser trovati giusti… Dare da mangiare agli affamati ricordando che tu, Signore, ci hai sfamato con un cibo che nutre per la vita eterna. Dare da bene agli assetati, nella consapevolezza che tu hai abbeverato la sete dell’anima nostra, come “cerva ai corsi d’acqua” (Sam 41/42). Accogliere lo straniero, non dimenticando che siamo tutti stranieri in questo mondo e ancor più alle realtà del Cielo se tu non ci avessi reso “concittadini dei santi e familiari di Dio” (cfr. Ef 2,19). Vestire chi è nudo, sentendo che la pelle dell’umana fragilità è stata rivestita dalla tua misericordia nel momento in cui hai voluto assumerla col farti uno di noi. Visitare gli ammalati, ricordando che tu hai curato ogni nostro tipo di infermità, nel corpo e nello spirito, col bere fino in fondo – sull’alto della croce – il calice amaro del male perché noi potessimo gustare la dolcezza della tua compassione. Andare a trovare chi è carcerato, facendo memoria che noi tutti, pure, eravamo sotto la schiavitù del peccato e della morte, prigionieri della paura e dell’angoscia, finché tu “non sei risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (1Cor 15,20). In altre parole, sentendoci salvati, diventare portatori di salvezza; amati che amano. Pur senza saperlo, avremo fatto ogni cosa a te, Cristo Gesù. E perché lo avremo fatto? Per corrispondere al tuo amore! Infatti, “gratuitamente abbiamo ricevuto” e per questo gratuitamente vogliamo dare (cfr. Mt 10,8). E perché gli “empi” non lo avranno a fare? Perché, accecati dalla propria autosufficienza, non sono capaci di vedere il bene ricevuto, scordando di corrispondergli col dono di sé. Donaci, Signore, di far sempre memoria del tuo dono cosicché, “gratuitamente amati”, amiamo! LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto ricapitolare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re dell'universo, fa' che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta (Anno A) O Padre, che hai costituito il tuo Figlio pastore e re dell'universo, donaci di riconoscerlo nel più piccolo dei fratelli, perché, quando egli verrà nella gloria ci accolga nel suo regno di risurrezione e di vita. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Ez 34,11-12.15-17 Voi siete mio gregge, io giudicherò tra pecora e pecora Così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. SALMO RESPONSORIALE - Sal 22 Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare. Ad acque tranquille mi conduce. Rit. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome. Rit. Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca. Rit. Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni. Rit. SECONDA LETTURA - 1Cor 15,20-26.28 Consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch’egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. VANGELO - Mt 25,31-46 Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna» |
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NOVEMBRE: MESE DEDICATO ALLE ANIME dei DEFUNTI La pietà cristiana dedica questo mese al ricordo dei defunti. Un mese intero per ricordare e rinsaldare il legame di solidarietà che esiste tra chi è ancora pellegrino sulla terra e chi ci ha preceduti nella vita eterna. Un mese intero in cui devono essere più numerose le azioni di suffragio per i nostri cari defunti. Ma anche per tutti i defunti indistintamente, compresi quelli che nessuno più ricorda, ma che da Dio sono amati e conosciuti per nome. Un mese intero per meditare che cos'è il peccato, che ha portato la morte nel mondo. E per pensare che su questa terra siamo solo dei viandanti senza borsa e senza sandali, che non hanno paura della morte, perché sentono nostalgia della vera patria, più grande e più bella di questo mondo, e vivono in modo da poterla raggiungere. Oggi come forse mai, i non credenti sono protesi verso la ricerca del piacere, e tanti credenti sono animati da una sorta di ottimismo spensierato, come se tutto alla fine dovesse finire bene, come in certi tipi di films. Allora il mese di novembre viene a richiamarci a quelle sobrie verità che i nostri ragionamenti non potranno mai cambiare. In tal modo le verità circa la sorte dell'uomo dopo la morte, rivelataci da Cristo, spazzano via tutte le tenebre, tutte le perplessità, tutti i nostri dubbi per far luce alle sue parole: «Io sono la via, la verità, la vita».
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