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01.2.2015 - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO

31/1/2015

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GIORNATA NAZIONALE PER LA VITA di Padre Mariano Pellegrini

Il popolo ebraico aveva in Mosè il suo maestro che li istruiva sulle vie di Dio. Per mezzo di Mosè, Dio diede al suo popolo la Legge santa, per mezzo della quale gli Ebrei potevano sapere con certezza ciò che piace e ciò che dispiace a Dio. Dio, inoltre, fece questa assicurazione a Mosè, dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a te. A lui darete ascolto» (Dt 18,15). Queste parole si riferivano chiaramente a Gesù, il Figlio stesso di Dio, mandato su questa terra per portare a compimento la Legge data a Mosè, per portarla al suo perfezionamento. «Se qualcuno – continua la profezia – non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto» (Dt 18,19). Così, nella pienezza dei tempi, il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Anche noi dobbiamo ascoltare il Signore, altrimenti dovremo rendere conto di questa nostra chiusura di cuore nei confronti del Vangelo. Il Salmo responsoriale di questa domenica diceva: «Se ascoltaste oggi la sua voce! Non indurite il cuore» (Sal 94,8). 

Ascoltare la voce del Signore significa leggere e meditare il suo Vangelo e, in ultima analisi, ascoltare l'insegnamento della Chiesa. Chi ascolta i Pastori della Chiesa, e in modo particolare il Papa, ascolta Gesù stesso. [...] Esaminiamo seriamente la nostra coscienza e vediamo se anche noi abbiamo indurito il nostro cuore, chiudendoci all'insegnamento di chi nella Chiesa ha il compito di insegnare nel nome del Signore.

Il brano del Vangelo di oggi ci presenta Gesù che entrò di sabato nella sinagoga di Cafarnao, per insegnare e per far comprendere ai suoi interlocutori quella che era la missione a Lui affidata dal Padre. Il suo compito era quello di liberare l'umanità dal potere del maligno per renderci figli di Dio e donarci la salvezza.

Gesù avvalorò il suo insegnamento con un segno della sua potenza, scacciando da un ossesso un demonio che lo tormentava. Lo spirito impuro così disse al Signore: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» (Mc 1,24). Gesù è venuto realmente per distruggere le potenze del male e per allontanare da noi la malefica influenza del demonio. Così, dopo aver comandato allo spirito impuro di andarsene, questi, straziando l'ossesso e gridando forte, uscì da lui.

Questo episodio ci insegna che il demonio esiste e che, anche se non giunge tante volte a possedere qualcuno, tenta tutti gli esseri umani, affinché si allontanino dalla Legge d'amore di Dio e sprofondino con lui nell'inferno. Il cristiano deve tener conto di questa realtà e deve difendersi da queste insidie con una preghiera perseverante. Se saremo uniti a Gesù per mezzo dei Sacramenti e della preghiera, allora non avremo nulla da temere.

L'intento del demonio è quello di passare inosservato, e la sua più grande vittoria è quella di far credere agli uomini che lui non esiste. Egli agisce come un ladro che fa di tutto per non far notare la sua presenza, in modo da depredare indisturbato le nostre anime. Ed è sempre il Signore a farlo fuggire; ma, per essere da Lui protetti, bisogna pregare ogni giorno e ripetere con fede quella bella petizione che ripetiamo nel Padre nostro: «liberaci dal male».
Il cristiano deve anche tenere conto che, quanto più farà il bene, tanto più il tentatore cercherà di ostacolarlo. Non dobbiamo però cadere nell'errore di non impegnarci, altrimenti cadremmo nella più brutta delle tentazioni.

Si racconta un episodio nella storia dei Padri del deserto. Un santo monaco stava camminando per una grande città, ove vedeva che vi erano pochi demoni e per giunta quasi del tutto oziosi; mentre, avvicinandosi al Monastero che si trovava fuori di quella città, vide che vi erano molti demoni e molto indaffarati. Allora, quel monaco ordinò ad un demonio, in Nome di Dio, di spiegargli il motivo di quella differenza. Quel demonio fu costretto a rispondere che in città non c'era poi gran bisogno di tentare gli uomini, perché facevano già tutto da soli; mentre, in quel Monastero essi avevano molto da fare, dal momento che quei monaci facevano molto del bene e, quindi, dovevano essere ostacolati.

Ma chi vive con il Signore non ha nulla da temere. Dio guida e protegge tutti coloro che lo vogliono servire e sconfiggerà sempre il maligno tentatore, servendosi di Maria, l'umile sua serva. Invocandola con fiducia, sperimenteremo sempre la protezione dell'Onnipotente. Facendo risuonare il Santo Nome di Maria, le dense nubi della tentazione saranno spazzate via, e tornerà a splendere il Sole divino.


NOTA:
In tutte le diocesi italiane si celebra la Giornata Nazionale per la Vita.
La Giornata nasce nel 1978 allorquando il segretario generale della CEI Mons. Luigi Maverna, il 19 dicembre, scrisse a tutti i confratelli: "il Consiglio permanente della CEI ha approvato la proposta della Commissione episcopale per la famiglia di celebrare una giornata in difesa della vita". 
Nello stesso testo viene indicato chiaramente anche lo scopo della giornata: "educare all'accoglienza della vita e di combattere l'aborto ed ogni forma di violenza esistente nella società contemporanea... ogni anno, nella prima domenica di febbraio, secondo le modalità che ogni vescovo riterrà più opportune".

E' evidente che la Chiesa ha coscienza del valore della vita come patrimonio desunto dal 'deposito della fede', ma l'istituzione di questa giornata nasce come risposta a un fatto distruttivo per la società italiana: l'approvazione della legge 194 del 1978 che legalizza l'aborto.
La legge ha un titolo accattivante ma dal sapore mortifero: Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza.

Per manifestare pubblicamente l'opposizione a questa legge, ogni anno si svolge a Roma la Marcia Nazionale per la Vita che l'anno scorso ha visto giungere da tutta Italia 40.000 persone per esprimere il loro convinto sì alla vita e no all'aborto.

Per informazioni: www.marciaperlavita.it


PAPA FRANCESCO IN DIFESA DELLA VITA NASCENTE
"Tra questi deboli, di cui la Chiesa vuole prendersi cura con predilezione, ci sono anche i bambini nascituri, che sono i più indifesi e innocenti di tutti, ai quali oggi si vuole negare la dignità umana al fine di poterne fare quello che si vuole, togliendo loro la vita e promuovendo legislazioni in modo che nessuno possa impedirlo.

Frequentemente, per ridicolizzare allegramente la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, si fa in modo di presentare la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore.

Eppure questa difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano. Suppone la convinzione che un essere umano è sempre sacro e inviolabile, in qualunque situazione e in ogni fase del suo sviluppo… 

Proprio perché è una questione che ha a che fare con la coerenza interna del nostro messaggio sul valore della persona umana, non ci si deve attendere che la Chiesa cambi la sua posizione su questa questione. Voglio essere del tutto onesto al riguardo. Questo non è un argomento soggetto a presunte riforme o a modernizzazioni". (Evangelii gaudium, nn. 213/214)

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31.1.2015 - San Giovanni Bosco - Memoria - Rito Romano

30/1/2015

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31.1.2015 - San Giovanni Bosco
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che in san Giovanni Bosco 
hai dato alla tua Chiesa 
un padre e un maestro dei giovani, 
suscita anche in noi la stessa fiamma di carità 
a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 11,1-2.8-19)
Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

SALMO RESPONSORIALE (Lc 1,68-75)
Rit: Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo.

Ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo. 

Salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza. 

Del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

VANGELO (Mc 4,35-41) 
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono? 

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Preghiera dei fedeli
- Per chi è tentato dallo scoraggiamento e si sente oppresso dalla fatica, perché trovi cuori fraterni, disposti all'aiuto e al conforto. Preghiamo:

Commento
La festa di san Giovanni Bosco è un soffio di aria pura e di slancio apostolico perché egli ispirava e comunicava la gioia. 
Già da ragazzo aveva fondato una "società" con il motto "Guerra al peccato": la gioia viene dalla vittoria sul peccato. 
"Rallegratevi nel Signore sempre...". Dio è grande, e noi siamo come bambini bisognosi di tutto davanti a un Padre onnipotente che si occupa amorevolmente di noi. 
E la fiducia in lui che genera la gioia: fiducia e riconoscenza perché da Dio riceviamo tutto. 
Come possono dei bambini essere tristi quando sono colmati di doni? 
Fiducia e riconoscenza ci conducono alla conversione che Gesù chiede come condizione per entrare nel regno dei cieli: diventare come i bambini. 
San Paolo invitava gli educa
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30.1.2015 - Venerdì della III settimana del Tempo Ordinario - Anno dispari - Rito Romano

29/1/2015

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30.1.2015 - Venerdì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde
Colletta

Dio onnipotente ed eterno, 
guida i nostri atti secondo la tua volontà, 
perché nel nome del tuo diletto Figlio 
portiamo frutti generosi di opere buone. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 10,32-39)
Avete dovuto sopportare una lotta grande. Non abbandonate dunque la vostra franchezza.

Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi. 
Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.
Ancora un poco, infatti, un poco appena, 
e colui che deve venire, verrà e non tarderà. 
Il mio giusto per fede vivrà; 
ma se cede, non porrò in lui il mio amore.
Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 36)
Rit: La salvezza dei giusti viene dal Signore.

Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore. 

Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno. 

Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo
e si compiace della sua via.
Se egli cade, non rimane a terra,
perché il Signore sostiene la sua mano. 

La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati.

VANGELO (Mc 4,26-34) 
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. 

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Preghiera dei fedeli
- Perché, pu lodando Dio dei beni materiali e morali ricevuti, ci disponiamo alla rinuncia che purifica il cuore. Preghiamo:

Commento
Il Signore oggi ci dà una lezione di fede e di umiltà, facendoci vedere che la crescita spirituale non dipende da noi, ma dalla parola di Dio che è stata seminata in noi e che può salvare la nostra vita, come dice san Giacomo. Noi siamo preoccupati del nostro progresso e sovente lo siamo in modo troppo naturale, come se tutto dipendesse da noi, dalla nostra buona volontà, dai nostri sforzi, e ci sbagliamo. Facciamo come un agricoltore che volesse far crescere le piante che ha seminato tirandole verso l'alto: non è un buon sistema!
Il Signore ci insegna invece il fiducioso abbandono a Dio. Noi dobbiamo accogliere il seme, come fa la terra, accogliere cioè la parola di Dio. Poi la parola cresce e neppure noi sappiamo come. Quando il seme è gettato subito la terra lo copre, tanto che non lo si distingue più, ma contiene una potenza vitale straordinaria e bisogna lasciarlo tranquillo. Esso cresce spontaneamente, dice il Signore, e chi lo ha seminato può dormire o vegliare: la crescita non dipende da lui, che può soltanto aspettare con fiducia di vedere "prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga".
Anche san Paolo lo dirà: "Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che fa crescere".
San Francesco di Sales era molto severo verso quello che chiamava l'"empressement" la fretta febbrile di vedere i risultati in ogni campo in cui fatichiamo, e anche nella vita spirituale. Egli lavorava molto ma insegnava che bisogna fare tutto pacatamente: agire pacatamente, pregare pacatamente, perfino soffrire pacatamente, lottare pacatamente. Se ci appoggiamo 5ul Signore, constatiamo che davvero egli fa crescere tutto, talvolta più lentamente di quanto noi vorremmo, ma altre volte in modo più bello e anche più rapido di quel che ci aspettavamo. Non siamo noi che abbiamo il metro per misurare la crescita, neppure la nostra. Noi dobbiamo avere fede, fiducia e anche pazienza: il resto, la potenza di far crescere, è di Dio.
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29.1.2015 - Giovedì della III settimana del Tempo Ordinario - Anno dispari - Rito Romano

28/1/2015

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29.1.2015 - Giovedì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

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Dio onnipotente ed eterno, 
guida i nostri atti secondo la tua volontà, 
perché nel nome del tuo diletto Figlio 
portiamo frutti generosi di opere buone. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 10,19-25)
Nella pienezza della fede, manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza per stimolarci a vicenda nella carità.

Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. 
Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso.
Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone. Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda, tanto più che vedete avvicinarsi il giorno del Signore.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit: Noi cerchiamo il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

VANGELO (Mc 4,21-25) 
La lampada viene per essere messa sul candelabro. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. 

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Diceva loro: «Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha».

Preghiera dei fedeli
- A chi è indifferente o distratto, a chi misura a piccole dosi ciò che dona, a chi crede di non valer nulla. Noi ti invochiamo:
- Per coloro che cercano la verità.

Commento
San Marco ci invita ad accogliere il mistero di Gesù, espresso nella parabola del seme che porta frutto. E un mistero che non deve rimanere nascosto, ma essere manifestato. La prima lettura ci fa intravedere come questo mistero ha trasformato la situazione dell'uomo. È il brano che nella lettera agli Ebrei viene subito dopo la grande esposizione del mistero di Cristo, il sacrificio che ha ottenuto la salvezza del mondo, sacrificio gradito a Dio e che ha fatto di Cristo il nostro capo.
In una lunga frase solenne l'autore esprime la sua meraviglia per la trasformazione che esso ha operato. Implicitamente egli paragona la situazione attuale a quella dell'Antico Testamento, quando i rapporti con Dio erano soggetti a limitazioni, a intralci di ogni specie. U popolo non aveva il diritto di entrare nel santuario: era la speciale prerogativa del Sommo Sacerdote e soltanto una volta all'anno. Il popolo non aveva strade per arrivare a Dio e in verità non aveva neppure sacerdoti perfetti, perché anche i Sommi Sacerdoti erano peccatori che avevano bisogno di offrire per se stessi il sacrificio di espiazione, un'espiazione che d'altronde era inefficace e non li rendeva degni di avvicinarsi a Dio.
Noi invece dice l'autore della lettera abbiamo piena libertà di entrare nel santuario "per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne". Attraverso l'umanità di Cristo noi possiamo veramente giungere a Dio, e nel cammino verso Dio abbiamo una guida, "un sacerdote grande sopra la casa di Dio".
Questo testo si addice in modo meraviglioso all'Eucaristia. Noi siamo il popolo che desidera penetrare nel santuario, e per penetrarvi dobbiamo camminare per mezzo del sangue di Cristo, attraverso il velo, in questa via nuova e vivente che egli stesso ha inaugurato. E non possiamo avanzare se non con lui. Per lui, con lui, in lui noi camminiamo verso Dio, e possiamo farlo in piena fiducia, perché Cristo è gradito a Dio.
Le disposizioni che dobbiamo avere per camminare verso Dio come figli che liberamente si avvicinano al Padre sono dice l'autore la fede, la speranza, la carità. "Accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede", una fede totale che ci ottiene il perdono di tutti i peccati nel Battesimo: "il cuore purificato da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura" è un'allusione al Battesimo. Per mezzo della fede, cioè dell'adesione a Cristo che si è offerto in sacrificio, siamo purificati da ogni colpa e diventiamo degni di avvicinarci a Dio. Ma nello stesso tempo abbiamo in noi la speranza, dono teologale: "Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso": sappiamo che la strada, che già ora ci guida a Dio nel sacramento, ci porterà definitivamente a lui al di là della morte. E questa strada infine, non la percorriamo da soli, ma insieme. Dopo la fede, la speranza, ecco la carità a definire la nostra situazione. Dobbiamo essere insieme per celebrare l'Eucaristia: "Non disertiamo le nostre riunioni, ma invece esortiamoci a vicenda, tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina".
Questa è la nostra bellissima condizione attuale, per la quale dobbiamo sempre ringraziare il Signore.
Nello scrivere questo passo l'autore si è ispirato a un testo di Ezechiele, dove Dio faceva tutte queste promesse: "Vi purificherò con acqua pura, metterò il mio Spirito dentro di voi, vi radunerò da tutti i luoghi dove siete stati dispersi". Dio ha mantenuto le sue promesse: ci ha lavati nel Battesimo, ci ha dato il suo Spirito, ci raduna continuamente. E tutto questo lo viviamo nella Messa e dobbiamo viverlo sempre, perché la Messa è il momento in cui ciò che noi siamo si manifesta ed è rafforzato dalla grazia di Cristo.
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28.1.2015 - San Tommaso d'Aquino, sacerdote e dottore della Chiesa - Memoria - Rito Romano

27/1/2015

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28.1.2015 - San Tommaso d'Aquino
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che in san Tommaso d’Aquino 
hai dato alla tua Chiesa 
un modello sublime di santità e di dottrina, 
donaci la luce per comprendere i suoi insegnamenti 
e la forza per imitare i suoi esempi. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 10,11-18)
Ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.

Fratelli, ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. 
A noi lo testimonia anche lo Spirito Santo. Infatti, dopo aver detto:
«Questa è l’alleanza che io stipulerò con loro
dopo quei giorni, dice il Signore:
io porrò le mie leggi nei loro cuori
e le imprimerò nella loro mente»,
dice: «e non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità».
Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 109)
Rit: Tu sei sacerdote per sempre, Cristo Signore.

Oracolo del Signore al mio signore:
«Siedi alla mia destra
finché io ponga i tuoi nemici
a sgabello dei tuoi piedi».

Lo scettro del tuo potere
stende il Signore da Sion:
domina in mezzo ai tuoi nemici!

A te il principato
nel giorno della tua potenza 
tra santi splendori;
dal seno dell’aurora, 
come rugiada, io ti ho generato.

Il Signore ha giurato e non si pente:
«Tu sei sacerdote per sempre
al modo di Melchìsedek».

VANGELO (Mc 4,1-20) 
Il seminatore uscì a seminare. 

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. 
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Preghiera dei fedeli
- Perché la predicazione del vangelo si espanda ovunque come albero rigoglioso e porti molto frutto.
- Perché il dono della parola, che permette agli uomini di comunicare, sia veicolo di autentica comprensione, strumento di lode e di benedizione. 

Commento
La parola di Gesù "Voi siete la luce del mondo" si può applicare a molte vocazioni cristiane ma è particolarmente adatta a un santo come Tommaso d'Aquino i cui scritti illuminano ancora oggi il pensiero cristiano e tutto il pensiero umano 
La prima lettura ci fa intravedere qual è la condizione per poter essere la luce del mondo; non si tratta semplicemente di usare la propria intelligenza per ricercare il segreto delle cose ma prima di tutto di mettere la propria intelligenza in relazione con Dio. "Alla tua luce vedremo la luce" dice un salmo: per vedere la luce presente nella creazione di Dio bisogna essere in rapporto con lui. Ecco perché non esiste vera sapienza senza preghiera. "Pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della sapienza" (Sap 7,7>. 
Tommaso d'Aquino è stato un santo contemplativo: il suo ideale era trasmettere agli altri le cose che egli stesso aveva contemplato, cioè capite nella preghiera, capite nel rapporto con Dio. L'intelligenza da sola può certamente fare molte cose, costruire sistemi di idee, ma sono sistemi che non corrispondono alla sapienza, hanno un effetto devastatore. Qualcuno ha detto che il mondo moderno è completamente disorientato perché gli sono state date idee cristiane impazzite. L'aspirazione alla verità, alla libertà, alla fraternità sono idee cristiane sono aspirazioni evangeliche ma se si cerca di soddisfarle prescindendo dal legame vivo con Dio il risultato è quello di mettere negli uomini una specie di febbre che impedisce di trovare il giusto equilibrio e spinge a tutti gli eccessi: ecco le rivoluzioni violente, i turbamenti continui... 
Invece san Tommaso d'Aquino è sempre rimasto profondamente unito a Dio, ha pregato per ottenere quell'intelligenza vera, dinamica, equilibrata che proviene dal creatore; per questo ha potuto accogliere anche idee pagane. Non ha avuto paura di studiare Aristotele e di cercare nelle sue opere luce per capire meglio il mondo creato da Dio. Lungi dall'essere propagatore di idee cristiane impazzite egli è anzi riuscito a rendere sapienti le idee pagane; è stato aperto in modo straordinario a tutta la creazione di Dio a tutte le idee umane proprio perché viveva intensamente il suo personale rapporto con Dio. "Mi conceda Dio di parlare secondo conoscenza e di pensare in modo degno dei doni ricevuti" dice il Libro della Sapienza (7, 15): il rapporto con Dio non ririipicciolisce il cuore, non rattrappisce l'intelligenza, anzi dà il gusto di penetrare in tutti gli splendori della creazione. 
Nella Chiesa ci sono molte vocazioni. Alcuni sono chiamati ad insistere fino al paradosso sul rifiuto della sapienza umana; san Paolo per esempio ha dei passi addirittura violenti contro la filosofia: la sua vocazione era di insistere sul messaggio cristiano fino a farlo sembrare incompatibile con la filosofia umana. Altri come Tommaso d'Aquino hanno la vocazione di far vedere che tra loro è possibile una profonda conciliazione che avviene quando si è rinunciato all'autonomia umana per darsi tutto a Dio: si è completamente all'unisono con il creatore ed egli ci mette profondamente in accordo con la creazione. 
Domandiamo al Signore che apra il nostro spirito ad accogliere in pieno la sua luce in modo da poter attirare quelli che ne sono in ricerca; che siamo davvero anime viventi del rapporto con Dio e proprio per questo capaci di orientare verso tutte le ricchezze dell'universo.
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27.1.2015 - Martedì della III settimana del Tempo Ordinario - Anno dispari - Rito Romano

26/1/2015

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27.1.2015 - Martedì della III settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Dio onnipotente ed eterno, 
guida i nostri atti secondo la tua volontà, 
perché nel nome del tuo diletto Figlio 
portiamo frutti generosi di opere buone. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 10,1-10)
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.

Fratelli, la Legge, poiché possiede soltanto un’ombra dei beni futuri e non la realtà stessa delle cose, non ha mai il potere di condurre alla perfezione per mezzo di sacrifici – sempre uguali, che si continuano a offrire di anno in anno – coloro che si accostano a Dio. Altrimenti, non si sarebbe forse cessato di offrirli, dal momento che gli offerenti, purificati una volta per tutte, non avrebbero più alcuna coscienza dei peccati? Invece in quei sacrifici si rinnova di anno in anno il ricordo dei peccati. È impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 39)
Rit: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

Ho annunciato la tua giustizia 
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, 
Signore, tu lo sai. 

Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato.
Non ho celato il tuo amore
e la tua fedeltà alla grande assemblea.

VANGELO (Mc 3,31-35) 
Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. 

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Preghiera dei fedeli
- Perché gli abitanti di ogni continente, nel dialogo e nel rispetto reciproco, diventino la famiglia umana voluta da Dio. Preghiamo:
- Perché i legami di parentela e di affetto non impediscano a nessuno di seguire la voce di Dio e della propria coscienza. Preghiamo:

Commento
Le due letture di oggi si illuminano a vicenda. "Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" dice Gesù. E la lettera agli Ebrei: "Cristo, entrando nel mondo, dice: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato... Allora ho detto: Ecco io vengo, per fare, o Dio, la tua volontà"". E continua: "E appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Cristo".
La volontà di Dio è per noi un tesoro inestimabile, preziosissimo, ma è un tesoro che non accettiamo spontaneamente. Perché? Perché non ne abbiamo il concetto esatto. Infatti si parla spesso di volontà di Dio nelle prove, nella sofferenza: "E volontà di Dio!", e si pensa alla rassegnazione. E un primo passo, ma non corrisponde a tutta la verità. La volontà di Dio per Gesù era la risurrezione, non la morte!
La morte era un passaggio, dolorosissimo, ma un passaggio per la trasformazione della natura umana, perciò non dobbiamo fermarci li. La volontà di Dio è la trasformazione, è opera bella, è gioia.
Così, nelle circostanze difficili dobbiamo vivere non solo con rassegnazione, ma con fiducia, con adesione, con speranza: Dio vuol operare una cosa positiva, che sarà la nostra gioia. La sua volontà è la vittoria su tutto ciò che è negativo.
Faccio una seconda riflessione. Queste letture ci fanno capire meglio la Messa e la comunione. La Messa è la "nuova alleanza" che Gesù ha sostituito alla prima col suo sangue, in adesione alla volontà di Dio; la Comunione mette in noi la vittima che ha perfettamente aderito alla volontà di Dio. La Comunione è stata istituita proprio in vista della continua adesione alla volontà di Dio: sono due modi di comunicarsi. Anzi, la comunione sacramentale ha senso proprio in vista da questa seconda comunione esistenziale. La Messa è in dispensabile, ma è ordinata alla comunione concreta nella vita. Chiediamo al Signore che ci faccia entrare in questo mistero e ci aiuti a fare con amore la sua volontà, per essere davvero suo fratello, sorella e madre cioè vivere uniti a lui con la fede, nella vita nuova secondo lo Spirito.

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Oggi Sant'Angela Merici

Angela Merici fondò nel 1535 la Compagnia di Sant'Orsola, congregazione le cui suore sono ovunque note come Orsoline. Le sua idea di aprire scuole per le ragazze era rivoluzionaria per un'epoca in cui l'educazione era privilegio quasi solo maschile. Nata nel 1474 a Desenzano del Garda (Brescia) in una povera famiglia contadina, entrò giovanissima tra le Terziarie francescane. Rimasta orfana di entrambi i genitori a 15 anni, partì per la Terra Santa. Qui avvenne un fatto insolito. Giunta per vedere i luoghi di Gesù, rimase colpita da cecità temporanea. Dentro di sé, però, vide una luce e una scala che saliva in cielo, dove la attendevano schiere di fanciulle. Capì allora la sua missione. Tornata in patria, diede vita alla nuova congregazione, le cui prime aderenti vestivano come le altre ragazze di campagna. La regola venne stampata dopo la morte, avvenuta a Brescia il 27 gennaio del 1540. E' santa dal 1807.
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26.01.2015 - Santi Timoteo e Tito - Memoria - Rito Romano

25/1/2015

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26.01.2015 - Santi Timoteo e Tito
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Timoteo, di padre pagano e di madre ebreo-cristiana, Eunice, fu discepolo e collaboratore di san Paolo e da lui preposto alla comunità ecclesiale di Efeso.
Tito, anch’egli compagno di san Paolo nell’attività missionaria, fu posto alla guida della Chiesa di Creta.
I due discepoli sono destinatari di tre lettere «pastorali» dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa.

Colletta
O Dio, nostro Padre, 
che hai formato alla scuola degli Apostoli 
i santi vescovi Timoteo e Tito, 
concedi anche a noi per loro intercessione 
di vivere in questo mondo 
con giustizia e con amore di figli, 
per giungere alla gloria del tuo regno. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Tm 1,1-8)
Mi ricordo della tua schietta fede.
Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te.
Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. 

oppure:

(Tit 1,1-5) 
A Tito, mio vero figlio nella medesima fede

Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per portare alla fede quelli che Dio ha scelto e per far conoscere la verità, che è conforme a un’autentica religiosità, nella speranza della vita eterna – promessa fin dai secoli eterni da Dio, il quale non mente, e manifestata al tempo stabilito nella sua parola mediante la predicazione, a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore –, a Tito, mio vero figlio nella medesima fede: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.
Per questo ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine in quello che rimane da fare e stabilisca alcuni presbìteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato. 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. 

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. 

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. 

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

VANGELO (Lc 10,1-9) 
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. 

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Preghiera dei fedeli
Per i candidati all'ordine del diaconato e presbiterato: ricevano da Dio uno spirito di forza, coraggio e saggezza. Preghiamo: 

Commento
Oggi, nel Vangelo vediamo la passione di Gesù per salvarci. 
Egli è venuto nel mondo per salvare tutti quanti gli uomini, offrendo la possibilità della vita eterna ad ogni persona. 
Vede davanti a sè la messe del mondo; vede quante persone diventano discepoli e si mettono a coinvolgere i fratelli nella grande avventura della fede. Purtroppo, vede anche tanti che non hanno nessuno che spezza il pane della parola per loro e così rimangono nelle tenebre. Quindi manda i 72 in missione perché la Buona Notizia di salvezza raggiunga un maggiore numero.. E questa missione è più che mai urgente oggi: la missione che nasce dall'amore del Padre per tutti i suoi figli, per tutta l'umanità; è un amore contagioso che poi infiamma il cuore dei missionari del Vangelo. Però, anche questo non basta: ?ogni cristiano' dovrebbe avere un cuore missionario perché ci sono persone fra i nostri familiari, persone con cui studiamo o lavoriamo, che non conoscono Gesù, o potrebbero conoscerlo meglio, con il nostro aiuto e la testimonianza della nostra vita serena e gioiosa con lui.

Signore Gesù, in questo anno della fede ravviva in me l'amore per Te e per i fratelli e susciti in me il desiderio di essere veramente un missionario là dove tu mi chiami. Signore Gesù, mi affido a te!
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San Paolo con i Santi Timoteo e Tito
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25.01.2015 - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO

24/1/2015

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CONVERTITEVI E CREDETE NEL VANGELO di Padre Mariano Pellegrini

Le letture di questa domenica ci invitano a una profonda conversione interiore. Nella prima lettura abbiamo ascoltato l'incarico che Dio diede al profeta Giona di andare a Ninive, una grande città pagana, per predicare e rivolgere a tutti l'appello alla conversione. I niniviti, pur essendo pagani, ascoltarono docilmente le parole di Giona e diedero segni di conversione. «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta» (Gio 3,4), proclamava il profeta, e – continua il testo – «i cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli» (Gio 3,5). Allora «Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia» (Gio 3,10) e non li castigò.

Questo appello alla conversione risuona anche nella predicazione di Gesù. Il Maestro Divino, iniziando la sua predicazione in Galilea, disse con forza: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15). Queste parole sono rivolte a ciascuno di noi, a noi che ogni domenica andiamo alla Messa, che tante volte pensiamo di essere dei buoni cattolici. Ogni giorno possiamo e dobbiamo convertirci. Non ci sarà mai un momento nel quale potremo dire di aver raggiunto il nostro obiettivo: ci sarà sempre da migliorare. Per alcuni sarà una conversione dal peccato alla vita di grazia; per altri, una conversione dalla mediocrità al fervore; per i più generosi si tratterà di una conversione da una vita di fervore alla santità.

La vita cristiana è un po' come risalire la corrente di un fiume: se non si rema si torna inevitabilmente indietro. Alla stesso modo, se non ci si converte continuamente, se non si cerca in tutti i modi di migliorare, inevitabilmente si torna indietro verso la mediocrità e il peccato. Pertanto, le parole di Gesù sono rivolte a tutti noi. Ogni giorno dobbiamo ripetere quelle belle parole del Salmo: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri» (Sal 24,4).

Tante volte noi sentiamo l'ispirazione e il desiderio di migliorare, ma commettiamo il grande errore di rimandare a domani ciò che possiamo fare oggi, e così passano i mesi e gli anni e noi rimaniamo sempre quelli di prima, anzi, torniamo sempre più indietro. San Paolo pertanto ci dice: «Fratelli, il tempo si è fatto breve [...] passa la figura di questo mondo» (1Cor 7,29-31). Con queste parole, l'Apostolo delle genti ci invita a usare con prudenza e moderazione i beni che passano, per non perdere i beni eterni.

Come abbiamo potuto notare, sia nella prima lettura che nel Vangelo, la conversione dei niniviti e la conversione dei primi Discepoli di Gesù è iniziata dall'ascolto della predicazione della Parola di Dio. Non c'è conversione se non vi è ascolto; e non c'è ascolto se non vi è predicazione. La predicazione illumina le menti affinché esse possano conoscere la verità tutta intera, senza menomazioni di sorta. Per questo motivo, san Francesco scrisse nella sua Regola che i frati dovevano predicare semplicemente, parlando dei vizi e delle virtù, della pena e della gloria. Le anime hanno il diritto di conoscere la verità interamente, senza compromessi e accomodazioni. Ai giorni d'oggi, forse, si tende a tacere alcune verità "scomode" come quelle che riguardano i Novissimi, in particolare il Giudizio e l'inferno, per non spaventare i fedeli. San Francesco non era di questo parere e voleva che si annunciasse semplicemente la verità in modo integrale, per il bene di tutti fedeli.

Per questo motivo così egli esortava: «Il piacere è breve: la pena eterna. La sofferenza è poca: la gloria infinita... tutti saremo giudicati. Fratelli, finché abbiamo tempo, operiamo il bene». Il tempo passa e noi ci avviciniamo inesorabilmente al giorno del nostro Giudizio. Viviamo su questa terra senza perdere di vista questa verità che è l'unica cosa certa della nostra vita.

Predicando e invitando tutti alla conversione, Gesù chiamò i suoi primi Discepoli. Chiamò Andrea e suo fratello Simone, e chiamò i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni. La cosa che colpisce in modo particolare è la prontezza di questi uomini nel lasciare tutto per seguire il Signore. Di Andrea e Simone, il Vangelo dice che «subito, lasciarono le reti e lo seguirono» (Mc 1,18); di Giacomo e Giovanni, il testo dice che «essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui» (Mc 1,20). La risposta dei primi Discepoli è stata davvero generosa, e Gesù promette loro qualcosa di molto grande: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 1,17).

Seguire Gesù significa diventare suoi collaboratori nell'opera della Redenzione.

Preghiamo dunque affinché ci siano sempre numerose e sante vocazioni, per la salvezza e il bene delle anime.

Conversione di San Paolo - Festa

La festa liturgica della "conversiti sancti Pauli", che appare già nel VI secolo, è propria della Chiesa latina. Poiché il martirio dell'apostolo delle Genti viene commemorato a giugno, la celebrazione odierna offre l'opportunità di considerare da vicino la poliedrica figura dell'Apostolo per eccellenza, che scrisse di se stesso: "Io ho lavorato più di tutti gli altri apostoli", ma anche: "io sono il minimo fra gli apostoli, un aborto, indegno anche d'essere chiamato apostolo".
Adduce egli stesso le credenziali che gli garantiscono il buon diritto di essere considerato apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò, testimone della risurrezione; egli pure è stato inviato direttamente da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre requisiti che egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia avvenuto sulla via di Damasco, dove Cristo lo costringe a una incondizionata capitolazione, sicché egli grida: "Signore, che vuoi che io faccia?". Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua anima: "Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo". E’ vero che Saulo cercava "in tutte le sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a bestemmiare", ma egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per amore di Dio, il malinteso non può durare a lungo. Affiora l'inquietudine, cioè "il pungolo" della grazia, il guizzo della luce di verità: "Chi sei tu, Signore?"; "Io sono Gesù che tu perseguiti". Questa mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità della inscindibile unità di Cristo con i credenti.
Questa esperienza di Cristo alle porte di Damasco, che egli paragona con l'esperienza pasquale dei Dodici e con il fulgore della prima luce della creazione, sarà il "leit motiv" della sua predicazione orale e scritta. Le quattordici lettere che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide accensioni, ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla via di Damasco, incomprensibile per chi voglia cercarne una spiegazione puramente psicologica, ricorrendo magari all'estasi religiosa o, peggio, all'allucinazione.S. Paolo trarrà dalla sua esperienza questa consolante conclusione: "Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Appunto per questo ho trovato misericordia. In me specialmente ha voluto Gesù Cristo mostrare tutta la sua longanimità, affinché io sia di esempio per coloro che nella fede in Lui otterranno d'ora innanzi la vita eterna”.

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18 gennaio 2015 - 25 gennaio 2015
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

VIII GIORNO

Preghiera
O Dio, sorgente d’acqua viva,
rendici testimoni dell’unità sia con le nostre parole che con la nostra vita.
Aiutaci a comprendere che non siamo noi i padroni del pozzo,
e donaci la saggezza di accogliere la stessa grazia gli uni negli altri.
Trasforma i nostri cuori e le nostre vite
affinché possiamo essere autentici portatori dell’evangelo.
Conducici sempre all’incontro con l’altro, come all’incontro con te.
Te lo chiediamo nel nome del tuo Figlio Gesù Cristo, nell’unità dello Spirito Santo.
Amen!
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24.01.2015 - San Francesco di Sales - Memoria - Rito Romano

23/1/2015

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24.01.2015 - San Francesco di Sales
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, tu hai voluto 
che il santo vescovo Francesco di Sales 
si facesse tutto a tutti nella carità apostolica: 
concedi anche a noi di testimoniare sempre, 
nel servizio dei fratelli, 
la dolcezza del tuo amore. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 9,2-3.11-14)
Cristo entrò una volta per sempre nel santuario in virtù del proprio sangue.

Fratelli, fu costruita una tenda, la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta; essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo, poi, c’era la tenda chiamata Santo dei Santi. 
Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. 
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?

SALMO RESPONSORIALE (Sal 46)
Rit: Ascende Dio tra le acclamazioni.

Popoli tutti, battete le mani! 
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

VANGELO (Mc 3,20-21) 
I suoi dicevano: «E' fuori di sé». 

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. 
Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».

Preghiera dei fedeli
- Guida le famiglie del nostro paese verso rapporti di vero amore, che rafforzi la libertà interiore dei loro componenti. 

Commento
San Francesco di Sales ha reso amabile la Chiesa in un tempo di lotte; è un esempio di dolcezza e ha saputo mostrare che il giogo del Signore è facile da portare e il suo carico leggero, attirando così molte anime. 
E un vero riposo per l'anima contemplare questo santo, leggere i suoi scritti, tale è la carità, la pazienza, l'ottimismo profondo che da essi si sprigiona. Qual è la sorgente di questa dolcezza? Essa viene da una grandissima speranza in Dio. Nella vita di san Francesco di Sales si racconta che nella sua giovinezza visse un periodo di prove terribili in cui si sentiva respinto da Dio e perdeva la speranza di salvarsi. Pregò, fu definitivamente liberato e da allora fu purificato dall'orgoglio e preparato a quella dolcezza che lo contraddistinse. Non faceva conto su di sé: aveva sentito con chiarezza quanto fosse capace di perdersi, come da solo non potesse giungere alla perfezione, all'amore, alla salvezza e questa consapevolezza lo rendeva dolce e accogliente verso tutti. Ma più ancora dell'umiltà quella prova gli insegnò la bontà del Signore, che ci ama, che effonde il suo amore nel nostro cuore. 
San Francesco esultava di gioia al pensiero che tutta la legge si riassume nel comandamento dell'amore e che nell'amare non dobbiamo temere nessun eccesso. Scrisse un lungo Trattato dell'amore di Dio e anche un libro più semplice, ma delizioso: Introduzione alla vita devota. Quest'ultimo lo compose capitolo per capitolo scrivendo lettere ad una giovane donna attirata da Dio. Parlandone a santa Giovanna de Chantal che già conosceva diceva di aver scoperto un'anima che era "tutta d'oro" e che egli cercava di guidare nella vita spirituale. 
E veramente meraviglioso vedere con quale semplicità e anche con quale ricchezza di immagini, di stile, questo vescovo sovraccarico di cure e di preoccupazioni trovava il tempo di esprimersi per rendere amabile la devozione ("La vera devozione diceva non danneggia niente e perfeziona tutto"), per mostrare che Dio non è un padrone duro, ma un Padre pieno di bontà, che quando trova un cuore ben disposto lo riempie di pace, di gioia, di soavità, lo introduce veramente in un paese dove scorrono latte e miele come dice la Scrittura. E proprio l'impressione che si prova leggendo san Francesco di Sales. 
La sua dolcezza non è debolezza, mancanza di energia: egli si donò sempre con vigore straordinario. Prima di essere vescovo aveva già esercitato il ministero nella regione dello Chablais che era tutta passata al protestantesimo ed era riuscito, con fatiche enormi anche fisiche, nei gelidi inverni alpini, superando tutte le difficoltà, a riportare quegli abitanti alla Chiesa cattolica: fu una delle grandi gioie della sua vita. 
Non riuscì però ad estendere il suo apostolato come avrebbe voluto. Non potè mai risiedere a Ginevra sua città episcopale, diventata roccaforte dei calvinisti che gliene proibirono l'accesso sotto pena di morte. Tentò una volta a rischio della vita ma inutilmente. Avrebbe potuto provare dispetto e amarezza di fronte a questo ostacolo insormontabile, ma la sua fiducia e il suo amore lo mantennero nella profonda pace di chi compie l'opera di Dio secondo le proprie possibilità. Anche questo è un trionfo della pazienza e della mitezza: non irrigidirsi, non amareggiarsi davanti a difficoltà che non si riesce a vincere ma continuare a vedere dovunque la grazia del Signore e a rendere amabili le sue vie. 
Domandiamo al Signore che ci faccia assomigliare a questo santo nella sua pazienza, dolcezza, semplicità, fiducia, che lo resero così simile a Gesù mite e umile di cuore.
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18 gennaio 2015 - 25 gennaio 2015
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

VII GIORNO

Preghiera
O Dio della vita, che ti prendi cura di tutta la creazione
e ci chiami alla giustizia e alla pace,
fa’ che la nostra sicurezza non venga dalle armi, ma dal rispetto,
la nostra forza non dalla violenza, ma dall’amore,
la nostra ricchezza non dal denaro, ma dalla condivisione,
il nostro cammino non sia di ambizione, ma di giustizia,
la nostra vittoria non venga dalla vendetta, ma dal perdono,
la nostra unità non dalla sete di potere, ma dalla testimonianza vulnerabile
di compiere la tua volontà.
Fa’ che possiamo, aperti e fiduciosi, difendere la dignità di tutta la creazione,
condividendo, oggi e sempre, il pane della solidarietà, della giustizia e della pace.
Te lo chiediamo nel nome di Gesù, tuo Figlio Santo, nostro fratello,
che, vittima della nostra violenza, anche inchiodato alla croce,
ha donato a tutti noi il perdono.
Amen!

(Testo adattato da una preghiera di un incontro ecumenico in Brasile per far cessare la povertà come primo passo per una pace nella giustizia).
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23.01.2015 - Venerdì della II settimana del Tempo Ordinario - Anno dispari - Rito Romano

22/1/2015

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23.01.2015 - Venerdì della II settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
Dio onnipotente ed eterno, 
che governi il cielo e la terra, 
ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo 
e dona ai nostri giorni la tua pace. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 8,6-13)
Gesù è mediatore di una migliore alleanza.

Fratelli, [Gesù, nostro sommo sacerdote,] ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra. 
Dio infatti, biasimando il suo popolo, dice:
«Ecco: vengono giorni, dice il Signore,
quando io concluderò un’alleanza nuova
con la casa d’Israele e con la casa di Giuda.
Non sarà come l’alleanza che feci con i loro padri,
nel giorno in cui li presi per mano
per farli uscire dalla terra d’Egitto;
poiché essi non rimasero fedeli alla mia alleanza,
anch’io non ebbi più cura di loro, dice il Signore.
E questa è l’alleanza che io stipulerò con la casa d’Israele
dopo quei giorni, dice il Signore:
porrò le mie leggi nella loro mente
e le imprimerò nei loro cuori;
sarò il loro Dio
ed essi saranno il mio popolo.
Né alcuno avrà più da istruire il suo concittadino,
né alcuno il proprio fratello, dicendo:
“Conosci il Signore!”.
Tutti infatti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande di loro.
Perché io perdonerò le loro iniquità
e non mi ricorderò più dei loro peccati».
Dicendo alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima: ma, ciò che diventa antico e invecchia, è prossimo a scomparire.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 84)
Rit: Amore e verità s’incontreranno.

Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

VANGELO (Mc 3,13-19) 
Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui. 

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Preghiera dei fedeli
Dona, Signore, a tutti i cristiani un rapporto personale e profondo con Cristo, perché comunichino con gioia agli altri la propria fede. Noi ti preghiamo

Commento
Oggi la lettera agli Ebrei riporta il bellissimo testo di Geremia sulla "alleanza nuova", una espressione che si trova solo in questi versetti, in tutto l'Antico Testamento, e che annunzia un grande cambiamento: "Non come l'alleanza che feci con i loro padri, dice il Signore". La prima alleanza era un'alleanza che rimaneva all'esterno. Dio aveva dato la legge e condizione dell'alleanza era l'osservanza fedele di essa. Ma, essendo esterna, la legge diventava piuttosto un ostacolo per molti, proprio perché quando viene imposta una legge la prima reazione dell'uomo è di opposizione: è un giogo che non sopportiamo. Gli Ebrei veneravano la legge, ma pochi la osservavano veramente; anzi il profeta Geremia riferisce questa promessa divina in un tempo in cui, per le gravi violazioni della legge, Dio ha castigato duramente il suo popolo: il tempio è distrutto, il popolo esiliato.
Ma quando tutto sembra venuto meno, Dio crea cose nuove, più belle delle antiche. Così fa anche ora:
"Porrò le mie leggi nelle loro menti e le imprimerò nei loro cuori". Vale a dire che gli uomini saranno intimamente d'accordo con Dio, ameranno la sua volontà, avranno desiderio di compierla, avranno anzi la stessa volontà e gli stessi desideri di Dio. "Nessuno avrà più da istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello dicendo: Conosci il Signore! Tutti infatti mi conosceranno": sarà una conoscenza personale, intima, non imposta da un insegnamento, ma detta nel cuore. È l'alleanza istituita da Gesù con il suo sacrificio, è lui stesso che diventa nostra legge nella carità universale. Lo diciamo ad ogni Eucaristia: "Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza". C'è in più la parola "eterna", che non si trova nel Vangelo ma si trova nei profeti ed è esatta, perché questa alleanza è definitiva, perfetta; ci unisce definitivamente con Dio e ci unisce tra noi. Questa è la base e la sorgente dell'unità.
Nel Vangelo odierno troviamo l'altra condizione dell'unità: l'elezione dei Dodici, l'istituzione che esprime la pluralità nell'unità, alla quale si deve aderire per essere uniti a Dio. Tutte le divisioni nella Chiesa sono dovute alla mancanza di fede e di adesione all'autorità; ma se vogliamo vivere davvero nell'unità dobbiamo avere un amore speciale per chi nella Chiesa è posto in autorità. Sono uomini deboli, imperfetti, ma costituiti da Cristo per conservare l'unità e per questo dobbiamo circondarli di affetto, di comprensione: Cristo Gesù è con loro! Chiediamo al Signore, per noi e per tutti gli uomini, la grazia di vivere uniti a lui, nel suo amore, osservando la legge che egli ci ha messo nel cuore e aderendo con fede all'autorità da lui costituita, affinché formiamo tutti un unico corpo.

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SANTA PAOLA ELISABETTA CERIOLI, RELIGIOSA
(Memoria nella Diocesi di Bergamo)

Costanza Cerioli nacque a Soncino (Cremona) il 28 gennaio 1816 da una nobile famiglia che la educò a una solida vita cristiana. A di­ciannove anni andò sposa all’anziano conte Buzzecchi Tassis e si trasferì a Comonte (Bergamo). La vita coniugale fu impegnativa e travaglia­ta: dei quattro figli soltanto il secondogenito Carlo raggiunse i sedici anni. Rimasta vedova, poté realizzare la sua vocazione di dedicarsi a Dio nell’educazione della gioventù e degli orfani, specialmente di famiglie contadine. Per garantire la continuità delle sue opere fon­dò l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia e l’Istituto dei Padri e dei Fratelli della Sacra Famiglia. Morì a Seriate (Bergamo) la vigilia di Natale del 1865. Fu proclamata beata da Pio XII il 19 marzo 1950 e canonizzata da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004.

Orazione
Signore nostro Dio, che nella santa Paola Elisabetta Cerioli ci hai indicato un luminoso esempio di vita familiare e reli­giosa e di ardente amore per i poveri e i fanciulli, donaci di seguire fedelmente la nostra vocazione perseverando nel tuo servizio, perché anche la nostra vita manifesti ai fratelli il tuo amore di Padre. Per il nostro Signore.

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18 gennaio 2015 - 25 gennaio 2015
Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani

VI GIORNO

Preghiera
O Dio Trino,
seguendo l’esempio di Gesù,
rendici testimoni del tuo amore.
Concedici di diventare strumenti di giustizia, pace e solidarietà:
fa’ che il tuo Spirito ci muova a gesti concreti che conducano all’unità.
Fa’ che i muri possano trasformarsi in ponti.
Per questo ti preghiamo, nel nome di Gesù Cristo, nell’unità dello Spirito Santo.
Amen!
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