III DOMENICA DI PASQUA - A - RITO ROMANO ===================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: BIANCO COMMENTO AL VANGELO Sanno che Gesù è risorto: glielo hanno detto alcune discepole. Ma, si sa, sono donne, emotivamente instabili, facilmente suggestionabili. E la notizia dell'assenza del cadavere del Maestro è stata confermata da alcuni apostoli. Ma, si sa, loro sono stati talmente travolti dagli eventi che, probabilmente, vedono lucciole per lanterne. Tornano ai loro affari, i due discepoli. Alle loro occupazioni: hanno pensato che il Nazareno fosse il Messia, quello che avrebbe regnato per mille anni su Israele sbaragliando i suoi nemici. Invece è morto, nel peggiore dei modi. Si allontanano dalla comunità, come fanno molti di noi, delusi da Dio. Di uno di loro sappiamo il nome, Cleopa, un personaggio conosciuto nella primitiva comunità. L'altro, invece, non ha nome: ognuno metta il suo. Sono tristi, i discepoli, e parlano delle loro disgrazie. Tristi, e si caricano a vicenda, facendo a gara a chi si butta più giù, come si fa', a volte, fra persone scoraggiate. Come se ci fosse un premio da vincere: lo sfortunato del mese. Il loro cammino è di reciproca lamentazione, di progressivo affossamento. Sconcertante. È terribile avere a che fare con persone che, quando vedono che sei afflitto, invece di incoraggiarti iniziano anch'esse a fare l'elenco delle loro disgrazie. Mal comune non fa mai mezzo gaudio. Spesso, fa doppia tristezza. Compagno di viaggio Gesù si avvicina e cammina con loro. Non se ne accorgono, come potrebbero? Non alzano lo sguardo da loro stessi per incrociare lo sguardo del Signore. Sono talmente pieni del loro santo dolore da non accorgersi che la ragione della loro sofferenza non esiste più! Sono incapaci di uscire dalla gabbia che si sono creati. E li prende per il naso. Perché quella faccia? Maleducato Sono offesi, ora, i discepoli. Da dove viene questo buzzurro? Non si vede a sufficienza che sono tristi? Non hanno il volto sufficientemente disperato? Come si permette questo sciocco straniero di interrompere le loro lamentazioni? Non sa della situazione mondiale? Del terrorismo? Della crisi economica? Ci rassicura, il dolore, ci dona identità, ci identifica. A volte, purtroppo, in un percorso insalubre e folle, finiamo col coltivare questa identità. Finiamo col coltivare il dolore. Ho perso un figlio. Sono un esodato. Mio marito mi ha lasciata. Ho avuto un'infanzia terribile. Diventiamo il nostro dolore. Questi diventa il nostro segno di riconoscimento: così ci presentiamo, così vogliamo che ci riconoscano, sperando, magari, in un cenno di benevolenza, in un gesto di compassione. Illusi. Quando capiremo che la gente fugge il dolore come la peste? È da abbandonare, il sepolcro, da superare, non da usare come segno di riconoscimento. Sono offesi, i discepoli restati orfani. Cosa è successo? Chiede il risorto. Parlano della sua croce, e Gesù nemmeno se ne ricorda. E pronunciano la frase più triste dell'intero vangelo. Noi speravamo. Tristezza La speranza è sempre rivolta al futuro. Declinarla al passato significa ammetterne il totale fallimento. È difficile accettare il fallimento di un progetto, di un'azienda, di un gruppo parrocchiale. Il fallimento della speranza porta alla morte interiore. Noi speravamo: che sciocchi siamo stati a seguire il Nazareno, a credere che fosse lui il Messia! Che ingenui! Noi speravamo: ci siamo illusi, siamo stati degli idioti abissali, non abbiamo giustificazioni! La speranza è morta su quella maledetta croce. È morta e sepolta con Gesù, nel sepolcro regalato da Giuseppe di Arimatea. Quanti ne conosco di discepoli così, tristi e rassegnati! Noi speravamo, dicono i discepoli. E intanto il Signore che credono morto cammina con loro. Rimbrotti divini Descrivono con dovizia di particolari le vicende che riguardano il Maestro, i discepoli restati orfani. Si aspettano comprensione, compassione. Ottengono uno schiaffo in pieno volto. Sciocchi e tardi, dice loro lo straniero. La sua provocazione li scuote, li costringe ad alzare lo sguardo. Cosa sta dicendo questo maleducato? Come si permette? Sciocchi a tardi nel credere, insiste. Gesù spiega il senso di quella sofferenza, della sua sofferenza, e li aiuta a rileggere tutti gli eventi in una chiave diversa, più ampia, a leggere il dolore alla luce del grande disegno di Dio. Sono fermi alla croce, i discepoli del risorto. Possiamo continuare a fissare il bruco, senza accorgerci che sta per diventare una farfalla. Non sempre chi ti dà una carezza ti vuole bene. Non sempre chi ti dà uno schiaffo ti vuole del male. A volte una bella scrollata ci distoglie dal dolore e ci aiuta a vedere le cose in maniera diversa. Arde, ora, il cuore dei discepoli. Il loro dolore inutile, paradossalmente gratificante, è spazzato via dalla Parola che riscalda e illumina. Tutto acquista senso, una dimensione nuova. La loro vita, riletta alla luce del grande progetto di Dio, assume un colore completamente diverso. Ancora Buona Pasqua, cercatori di Dio. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Esulti sempre il tuo popolo, o Padre, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come oggi si allieta per il dono della dignità filiale, così pregusti nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo... oppure: Colletta O Dio, che in questo giorno memoriale della Pasqua raccogli la tua Chiesa pellegrina nel mondo, donaci il tuo Spirito, perché nella celebrazione del mistero eucaristico riconosciamo il Cristo crocifisso e risorto, che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture, e si rivela a noi nell’atto di spezzare il pane. Egli è Dio, e vive e regna con te... PRIMA LETTURA (At 2,14.22-33) Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere. [Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”. Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire». SALMO RESPONSORIALE (Sal 15) Rit: Mostraci, Signore, il sentiero della vita. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu». Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. Benedico il Signore che mi ha dato consiglio; anche di notte il mio animo mi istruisce. Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Per questo gioisce il mio cuore ed esulta la mia anima; anche il mio corpo riposa al sicuro, perché non abbandonerai la mia vita negli inferi, né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. SECONDA LETTURA (1Pt 1,17-21) Foste liberati con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio. VANGELO (Lc 24,13-35) Lo riconobbero nello spezzare il pane. Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane. |
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Con la Messa serale del Giovedì Santo inizia il Triduo pasquale, e si ricorda in modo particolare l'Istituzione dell'Eucaristia e del Sacerdozio. La prima lettura ci presenta il racconto della Pasqua ebraica. Per celebrare la Pasqua, gli ebrei dovevano procurarsi un agnello «senza difetto» (Es 12,5). Quell'agnello che veniva sacrificato simboleggia Gesù, immolato sull'altare della Croce. Dal suo Sangue tutti noi siamo redenti e, se corrisponderemo alla grazia di Dio, non andremo perduti in eterno. La seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi, ci riporta il racconto dell'Istituzione dell'Eucaristia. L'Eucaristia è l'Agnello immolato che si fa nostro nutrimento. La Santa Messa è lo stesso Sacrifico del Calvario. Non sono due avvenimenti diversi, ma è l'unico Sacrifico di Gesù. È come se anche noi fossimo sotto la Croce, ai piedi del Crocifisso. Si capisce allora come dovrebbe essere la nostra partecipazione durante la Messa: dovremmo avere le stesse disposizioni che la Madonna ebbe quando assisteva con dolore alla morte del Figlio e si univa alla sua sofferenza. Durante l'Ultima Cena, Gesù ha istituito anche il Sacerdozio. Quando il sacerdote celebra la Messa è Gesù che è presente sull'altare. È sempre Lui che, nella persona del suo Ministro, compie il gesto consacratorio. Il sacerdote non dice «questo è il corpo di Gesù, questo è il suo sangue», ma dice «questo è il mio corpo, questo è il calice del mio sangue». In quel momento è Gesù che agisce, servendosi delle mani e delle labbra del suo Ministro. Il sacerdote è l'uomo dell'Eucaristia e non c'è azione, per quanto nobile possa essere, che eguagli il valore di una celebrazione della Messa. L'Eucaristia l'abbiamo grazie al sacerdote. Se non ci fosse lui, noi rimarremo privi di un bene così grande. Nel sacerdote dobbiamo vedere Gesù. Quando il sacerdote celebra la Messa, è Gesù che si immola per noi sull'altare; quando il sacerdote ci assolve dai nostri peccati, è Gesù che ci perdona di tutte le nostre colpe; quando il sacerdote amministra il Battesimo, è Gesù che purifica una creatura dal peccato originale e la rende figlia di Dio. E così per tutti i Sacramenti: è Gesù che agisce per mezzo dei suoi sacerdoti. Un giorno, una figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina si accusò in Confessione di aver criticato alcuni sacerdoti per certi loro comportamenti non buoni, e sentì rispondersi da Padre Pio con voce forte e decisa: «Invece di criticarli, pensa a pregare per loro!». Con le critiche si ottiene poco o niente; con la preghiera si riceve tutto. Santa Teresina pregava perché i sacerdoti all'altare celebrassero la Messa con la stessa purezza e delicatezza della Vergine Santissima. Dobbiamo pregare per i sacerdoti, non solo per la loro santificazione, affinché siano sempre all'altezza della missione loro affidata da Gesù, ma anche perché ve ne siano tanti. La mancanza di sacerdoti, e di santi sacerdoti, è la sciagura più grande che possa capitare ad un paese. Diceva san Giovanni Maria Vianney: «Lasciate un paese senza sacerdote per vent'anni e alla fine la gente finirà con l'adorare le bestie». Preghiamo dunque per le vocazioni sacerdotali, affinché vi siano sempre numerosi e santi sacerdoti nella Chiesa di Cristo. Quasi all'inizio del brano del Vangelo di oggi c'è una frase che colpisce in un modo particolare: «Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Con l'Eucaristia, Gesù ci ha amati «fino alla fine». Con l'Eucaristia, Gesù ci ha dato il dono supremo, ci ha donato tutto se stesso nelle umili sembianze di un po' di pane e un po' di vino.
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Novembre 2024
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