SS. FAMIGLIA DI GESU' MARIA E GIUSEPPE - B - RITO ROMANO ================================================= Grado della Celebrazione: FESTA Colore liturgico: BIANCO COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin Quando furono compiuti i giorni La nascita di un bambino porta con sé un cambiamento sostanziale nella vita di una coppia, accudire ad una nuova vita è un impegno che coinvolge ogni istante della giornata. Agli impegni fisici e biologici si aggiungono quelli sociali e religiosi secondo la propria cultura e gli usi sociali. Da noi c'è l'abitudine di mettere un fiocco alla porta per dare l'annuncio della nascita, ma è anche vero che la nascita di un bimbo è anche la nascita di una genitorialità tutta nuova fatta di impegni e attenzioni, di responsabilità e di emozioni: è una normalità che ha dello straordinario. Giuseppe e Maria si mettono in viaggio da Nazareth a Gerusalemme - come è scritto nella legge del Signore - quaranta giorni dopo la nascita; non c'è niente di straordinario, solo l'attenzione alle tradizioni del proprio popolo. Dobbiamo saper guardare alla quotidiana normalità della famiglia di Nazareth per apprezzare in essa la normale quotidianità delle nostre famiglie. C'era un uomo Luca si sofferma nella descrizione di Simeone e di Anna, persone molto avanti negli anni ma che non avevano perso nulla della freschezza della vita. La relazione profonda con lo Spirito Santo e la preghiera avevano fatto di loro degli osservatori dei vasti orizzonti della storia, lanciati nel futuro oltre ogni speranza. Come i loro contemporanei, non si sono rassegnati alla ritualità del tempio o alle lotte per spartirsi il potere che ne derivava, non si sono assuefatti alla realtà politica della occupazione romana né hanno cercato intrighi o strade di violenza. Non si sono accontentati del tempo presente per guardare lontano, diventati simbolo della fedeltà e della speranza lungimirante. Luca ci racconta di loro perché siano anche per noi, oggi, maestri e profeti. Il mondo oggi vive da rassegnato alle proprie impressioni e paure più che alla realtà; il nostro sguardo è corto e manca di limpidità, incentrato in una sorta di autoreferenzialità. Le statistiche dicono che la delinquenza è in diminuzione mentre la sensazione di paura è in aumento (TG1 del 28.12.17). Al di là di piccole esperienze positive, e intensi slanci di generosità provocati da situazioni di emergenza, la vita comunitaria offre nella quotidianità un panorama desolante sia sul piano civico ché religioso. Simeone e Anna sono raccontati da Luca con l'intento esplicito di alimentare la speranza e l'attesa del futuro e rifuggire ogni rassegnazione ad un imprecisato incerto destino. Non hanno seguito chi urlava più forte, né improbabili promesse dei profeti di corte, non hanno seguito le agitazioni della massa, piuttosto hanno guardato ai piccoli segni, alla verità interiore alla presenza dello Spirito. È stata proprio la forza dell'attesa che ha permesso loro di incontrare e riconoscere il bambino tra tanti che in quel giorno erano portati al tempio da altrettanti giovani genitori. I miei occhi hanno visto Che cosa è la propria vita davanti ad una prospettiva grande? Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace; per Simeone ciò che conta è davanti ai suoi occhi, il resto ha perso di significato anche la sua stessa vita. Ciò che sembra rimanere è la libertà, trovata in quel bambino tanto da lasciare libero quel servo che nella attesa ha impegnato tutta la sua esistenza. La prospettiva intravista è enorme e va oltre la sua persona, anche il suo popolo è un passo indietro in una visione universale: preparata da te davanti a tutti i popoli. Tutta la Scrittura ha un respiro universale eppure cozza con una mentalità nazionalistica d'Israele, che ancora riverbera nel pensiero e nel cuore di molti e di molti popoli ancora oggi. Ma quale salvezza hanno visto gli occhi di Simeone? Solo un neonato di quaranta giorni. Come Mosè che dall'alto del monte Nebo contempla da lontano la terra promessa. L'uomo di fede scorge nella piccolezza dei segni la grandezza dell'opera di Dio. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio crescesse in sapienza, età e grazia nella famiglia di Nazaret; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Gen 15,1-6; 21,1-3 Uno nato da te sarà tuo erede In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. SALMO RESPONSORIALE - Sal 104 Rit. Il Signore è fedele al suo patto Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. Rit. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. Rit. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. Rit. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco. Rit. SECONDA LETTURA - Eb 11,8.11-12.17-19 La fede di Abramo, di Sara e di Isacco Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo. VANGELO - Lc 2,22-40 Il bambino cresceva, pieno di sapienza Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. oppure: VANGELO Forma breve - Lc 2,22.39-40 Il bambino cresceva, pieno di sapienza Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. |
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