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La Liturgia di Domenica 28 Maggio 2023

28/5/2023

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PENTECOSTE - ANNO A - RITO ROMANO
MESSA DELLA VIGILIA
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ ROSSO
COMMENTO AL VANGELO
Lo Spirito Santo è lo Spirito di Cristo ed è la Persona divina che diffonde nel mondo la possibilità di imitare Cristo, dando Cristo al mondo e facendolo vivere in noi. 
Nell’insegnamento e nell’opera di Cristo, nulla è più essenziale del perdono. Egli ha proclamato il regno futuro del Padre come regno dell’amore misericordioso. Sulla croce, col suo sacrificio perfetto, ha espiato i nostri peccati, facendo così trionfare la misericordia e l’amore mediante - e non contro - la giustizia e l’ordine. Nella sua vittoria pasquale, egli ha portato a compimento ogni cosa. Per questo il Padre si compiace di effondere, per mezzo del Figlio, lo Spirito di perdono. Nella Chiesa degli apostoli il perdono viene offerto attraverso i sacramenti del battesimo e della riconciliazione e nei gesti della vita cristiana. 
Dio ha conferito al suo popolo una grande autorità stabilendo che la salvezza fosse concessa agli uomini per mezzo della Chiesa! 
Ma questa autorità, per essere conforme al senso della Pentecoste, deve sempre essere esercitata con misericordia e con gioia, che sono le caratteristiche di Cristo, che ha sofferto ed è risorto, e che esulta eternamente nello Spirito Santo.
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua
nel tempo sacro dei cinquanta giorni,
rinnova il prodigio della Pentecoste:
fa’ che i popoli dispersi si raccolgano insieme
e le diverse lingue si uniscano
a proclamare la gloria del tuo nome.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta
Rifulga su di noi, Dio onnipotente,
lo splendore della tua gloria, Gesù Cristo, luce della tua luce,
e confermi con il dono dello Spirito Santo
i cuori di coloro che per tua grazia sono rinati a vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 11,1-9
La si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono.
Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra».
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro».
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 32
Rit. Su tutti i popoli regna il Signore

Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Rit. 

Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. Rit. 

Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. Rit. ​

SECONDA LETTURA - Rm 8,22-27
Lo Spirito intercede con gemiti inesprimibili

Fratelli, sappiamo che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Allo stesso modo anche lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.

VANGELO - Gv 7,37-39 
Sgorgheranno fiumi di acqua viva

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva».
Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato
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PENTECOSTE - ANNO A - RITO ROMANO
MESSA DEL GIORNO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ ROSSO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».

Gesù risorto trova il mondo peggio di come lo ha lasciato, altro che resurrezione come il lieto fine della favola! Hai presente quando va tutto storto? Siamo sempre nel giorno della resurrezione, e nonostante questo, non c'è niente che vada per il verso giusto, e l'evangelista lo evidenzia indiscutibilmente: prima di tutto è già sera, è ormai tardi per dare una svolta alla giornata (sera e tardi in greco hanno la stessa origine). Gesù arriva tardi, come quella volta, quando Maria, sorella di Lazzaro gli disse: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!" (Gv 11,21).

Oltre a essere tardi, è anche il primo giorno della settimana: gli Ebrei dedicano il sabato a Dio e alla preghiera, quindi quel giorno può essere paragonato a un giorno feriale, come il nostro lunedì: c'è qualcosa di più pesante del lunedì? Ma non basta ancora: le porte di casa sono chiuse per la paura. La chiusura non permette comunicazione, è un grande NO all'altro; i discepoli si sono chiusi in casa per paura, hanno interrotto tutto: le esperienze col Maestro, i miracoli, gli insegnamenti, l'intimità col Signore e le confidenze tra amici, tutto è stato bloccato dalla paura, unico sentimento a dettare legge.

Venne Gesù. Queste due parole sono la sintesi mirabile di tutta l'azione di Dio. La sera di Pasqua è come la notte di Natale, o come quel giorno in cui Maria di Nazareth ha detto il suo Eccomi: Dio si fa carne e Gesù Figlio di Dio diviene per sempre Figlio dell'uomo. Anche in quel contesto sfavorevole, Gesù fa il primo passo, e diviene il Presente, presenza di Dio e Dono di vita.

Stette in mezzo. Sta chi si ferma, e si ferma chi è arrivato. Gesù Figlio di Dio ha camminato per tutta la sua vita, di villaggio in villaggio, lungo il fiume o nei monti, nella grande città e nella piccola borgata. Ogni suo passo è orientato all'incontro della persona; ora sta, si ferma, perché, direbbe Paolo apostolo: "Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede." (2Tm 4,7). Gesù sta, e sta in mezzo alla comunità, e da quel stare in mezzo favorisce la comunione con Dio Padre e con i fratelli e le sorelle. Non a caso l'Eucaristia si chiama "comunione".

Disse loro: «Pace a voi! Non è solo un augurio, ma è la carne risorta del Signore a offrire la pace, è la concretezza di chi ha vinto il male e la morte a consegnarti il trofeo della pace. Gesù Cristo ha vinto per te, si è offerto e ha sofferto per te, affinché tu possa respirare aria di resurrezione anche nelle tue notti, e il fetore di morte se ne vada per sempre.

Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù mostra le sue ferite e i discepoli gioiscono perché vedono il Signore. Questo percorso in tre tappe (ferite - vedere - gioia) in realtà è molto articolato e difficoltoso. Spesso ci fermiamo alle ferite, al dolore, all'ingiustizia del dolore, ai perché insolubili del dolore e della morte. E come i chiodi che hanno fissato il corpo del Signore in croce, facciamo del male, a noi stessi e a chi ci sta vicino. Il Signore ti mostra le ferite, le tue, le sue, le ferite del mondo, perché tu attraverso di esse possa vedere il suo volto, attraverso di quelle ferite possa fare esperienza dell'amore che va oltre al male, all'odio, alla morte.

Il salto tra la realtà delle cose e la giustizia così tanto invocata viene riempito da chi si è offerto per amore al dolore e alla morte. Vedi ancora le ferite, sono ancora lì, ben visibili, eppure gioisci, perché hai saputo passare oltre, cioè hai fatto Pasqua: "È la Pasqua del Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio" (Es 12,11.13). La gioia della Pasqua è attraversare quelle ferite ed essere trasformati, plasmati da quell'esperienza di morte e resurrezione.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».

Ogni dono di Dio non è mai fine a se stesso: anche la pace è così concreta da invadere i tuoi spazi e innescare un dinamismo, lo stesso che ha vissuto Dio nell'incarnazione e che continua a vivere tutt'oggi. Come il Padre: quel come è il test di ciò che vivi, quel come è la mappa del tesoro. COME IL PADRE è la password da non dimenticare, che apre l'account di Dio nella tua vita.

La pace è il passaporto che Dio ti dà per oltrepassare tutti i confini e le dogane di questo e dell'altro mondo; non è un paio di tappi per le orecchie che ti fanno dormire tranquillo, piuttosto è un caffè energetico che ti scuote dal torpore e ti coinvolge in prima persona, così che diventi il protagonista della resurrezione, e non lo spettatore, non la comparsa.

Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
​

Lo Spirito Santo è una Persona, è Dio, il quale vive e agisce nella più grande semplicità e umiltà. Gesù risorto dopo aver donato la pace che smuove dalle proprie statiche comodità, ora dona lo Spirito attraverso il soffio, alito di vita, ma attenzione: insieme allo Spirito associa un altro dono, il perdono. Niente piccioni infuocati e persone che si sbracciano: lo Spirito del Signore ti prende per mano, e ti conduce a vivere la Pasqua proprio là dove di Pasqua c'è bisogno. Come il Padre manda Gesù a essere il Signore della Vita, Gesù manda te, a essere il figlio della resurrezione e donatore di pace e di perdono.

Non è cambiato niente eppure è cambiato tutto. Non è cambiato niente: il vangelo rimane quello, l'esempio di Gesù che muore e risorge è sotto i tuoi occhi, è dentro il tuo cuore. È cambiato tutto, e tutto diventa possibile, grazie allo Spirito di Dio, quell'alito di vento che abita la tua vita, l'anima della tua anima, che ti sostiene, che ti consola, che ti permette di essere anche tu dono, come Lui lo è, con il Padre e con il Figlio. Tocca a te: vai (con Dio!).
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA 
​Colletta
O Dio, che nel mistero della Pentecoste
santifichi la tua Chiesa
in ogni popolo e nazione,
diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo,
e rinnova anche oggi nel cuore dei credenti
i prodigi che nella tua bontà
hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,1-11
Tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotàmia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 103
Rit. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature. Rit. 

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. Rit. 

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 12,3-7.12-13
Noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo

Fratelli, nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo.
Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.
Come infatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.

SEQUENZA
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna.

VANGELO - Gv 20,19-23
Come il Padre ha mandato me anch’io mando voi

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

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CON IL TERMINE DEL TEMPO PASQUALE 
DOMANI 29.5.23 RIPRENDE IL TEMPO ORDINARIO


Il "Tempo Ordinario" in gergo liturgico è detto "Tempo per annum". È il tempo dedicato al "cammino" della Chiesa nella quotidianità della vita. Con la Chiesa e alla sua scuola, il cristiano si lascia condurre dalla parola di Dio per dare un significato profondo alle realtà ordinarie del lavoro, della famiglia, dell'impegno sociale. Sostenuto dallo Spirito Santo, conformerà la sua vita a quella di Cristo; con lui si consegnerà al Padre giorno per giorno fino all'approdo nel regno dei cieli dove Gesù ci ha preceduti e ci invita al banchetto delle sue nozze. Ma per realizzare tutto questo ci vuole perseveranza, santità di vita e il non aver mai perso di vista la meta definitiva. Lo Spirito sostiene, verifica e incoraggia.
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La Liturgia di Domenica 21 Maggio 2023

21/5/2023

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ASCENSIONE DEL. SIGNORE GESU' - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​di Luca Rubin
​Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.

La pagina del vangelo in questione è la stessa pagina della resurrezione. Ho cercato in lungo e in largo nei quattro vangeli, e sai che ti dico? Che Gesù non ha indicato nessun monte agli undici discepoli. Meno male che qualcuno si è posto il problema, e ne ha dato una possibile soluzione: effettivamente non c'è alcuna indicazione del monte da parte del Signore, e la frase andrebbe meglio tradotta: "andarono in Galilea, sul monte dove Gesù li aveva istituiti".

Un cambiamento importante, una svolta radicale deve sempre costituire un ritorno alle radici, ripercorrendo la propria storia non con le vesti logore del fallimento, della tristezza e della paura, ma alla luce della prima volta, quando "Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demò ni" (Mt 3,14-15). Stare con Lui, annunciare, liberare: ogni chiamata, ogni vocazione avviene pronunciando un nome e guardando un volto, solo allora puoi pronunciare il tuo Eccomi. Eccoli ora, spaesati e disorientati, uno di loro assente, tornano sul monte, il monte delle origini, non per un nostalgico revival, ma per dare solidità e stabilità a quella chiamata.

Il monte è il luogo di Dio, è il luogo dove Gesù li ha costituiti comunità, è il luogo della propria identità e vocazione: proprio là devi tornare quando necessiti di fare chiarezza, quando sei perso e disperso.

Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.

Prostrarsi: letteralmente significa "baciare la terra", ed è descritto come il bacio tra il credente (la Sposa) e Cristo (lo Sposo). Per baciare la terra devi stenderti, in un abbassamento totale, è la modalità corporea più profonda: ci si prostra solo davanti a Dio, e il mio corpo steso a terra esprime la mia fede. Gli undici appena vedono Gesù, si prostrano, lo adorano, ma non solo: accolgono tutta l'umanità di Dio e la loro stessa umanità, e questo bacio sigilla l'amore tra terra e cielo. Il mio Eccomi prevede proprio questo: accettare me stesso, la mia storia, la mia natura, e sposare Dio e il suo progetto.
Dubitare. Questa parola, nel testo originale, significa "doppia scelta", ed esprime indecisione. Un nostro proverbio dice molto bene questo atteggiamento: "mettere il piede in due scarpe". Gli undici non sono convinti, si prostrano (e quindi credono), ma contemporaneamente dubitano, vogliono e non vogliono, fanno fatica.

Nel nostro modo di ragionare, contrapponiamo la fede e il dubbio, come il giorno e la notte, il bianco e il nero, il buono e il cattivo); in realtà fede e dubbio non sono contrari ma sinonimi, e camminano insieme: la fede è il piede ben appoggiato, che dà stabilità e sicurezza, mentre il dubbio è il piede sollevato, che si sposta, perde l'equilibrio per un attimo e permette il movimento. Un solo piede non può camminare: la sola fede mi immobilizza in uno scenario sempre uguale, stabile, sicuro, ma fermo, senza vita; il solo dubbio è estenuante, mi tiene sospeso in un dirupo, mi ferisce e indebolisce; anche in questo caso pur muovendomi tanto rimango fermo sempre sullo stesso punto.

Gesù si avvicinò e disse loro: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Un passo dopo l'altro, (fede dubbio fede dubbio fede dubbio), ecco che Gesù si avvicina. Se sfidi l'immobilità, cammini, e se cammini da qualche parte arrivi. Gesù si avvicina e tu, tra una prostrazione e un dubbio, lo incontri. Gesù mette subito le cose in chiaro, e riconcilia i due opposti: Lui ha il potere in cielo e sulla terra. Il bacio della prostrazione è dato dal Figlio di Dio, che nell'incarnazione si è abbassato e ha sposato la nostra carne, Ecco perché quando mi prostro, quando cioè vivo nella fede e nella verità di me stesso, incontro Dio, non lassù nei cieli, tra cori di angeli e orchestre di violini, ma quaggiù, in basso, nel temuto quotidiano.

Il concetto di potere, spesso identificato da un muscoloso bicipite ???? è quanto di più lontano ci possa essere dal potere di cui Gesù parla, Lui che con l'incarnazione ha voluto e potuto abbassarsi, si è chinato a terra, con la sua morte l'ha baciata intimamente, e risorgendo l'ha riconciliata con il cielo, cosicché non c'è più terra e cielo, fede e dubbio, notte e giorno, ma Cristo Signore è la presenza di Dio in ogni situazione.: "quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti". (1Cor 15,28).

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.
​
  • Andate. Letteralmente: passate, quindi fate Pasqua di dolore, morte e resurrezione, esattamente come Gesù. Solo se c'è quest'esperienza pasquale ci potrà essere tutto il resto che segue, sennò sarà un teatrino, una facciata senza contenuti.
  • Fate discepoli. Un altro modo per esprimere l'insegnamento, non di nozioni, ma trasmettere quella pasqua che tu stesso hai vissuto in prima persona.
  • Battezzandoli. Appunto: io insegno non con le (sole) parole, ma con l'esempio. Questa full immersion esprime perfettamente cos'è il battesimo: un'immersione in Dio,
  • Insegnando loro. Offrire indicazioni pratiche, di modo che il vangelo sia vivibile anche da chi si avvicina ad esso, e anche qui tramite l'esempio.
  • A osservare. Non un'applicazione sterile di una legge, ma vivere il vangelo, farlo diventare vita, non morte. Osserva non l'osservante scrupoloso, ma il vivente, chi si immerge, chi fa pasqua e vive in Dio.

Gesù non parla di convertire le masse e i popoli, strano eh? Forse qualcuno aveva già afferrato il secchiello dell'acqua santa per un battesimo intercontinentale... Ebbene no: ti viene chiesto di essere esempio per il mondo di come si vive in Dio e di Dio. Sì, terribilmente più complesso, ma anche molto più bello, vuoi mettere?!

Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Quest'ultimo versetto scrivilo in un foglietto e mettilo in tasca o nel portafoglio. Quella di Gesù non è solo la compagnia di un amico, per quanto gradita, ma è un essere con te in ogni tua situazione, è un pedalare con te, per raggiungere la meta. Lo stesso termine tradotto "fine del mondo", fa riferimento al mondo dell'economia, possiamo dirlo cosi: "io sarò con te fino all'estinzione del tuo debito, del tuo mutuo": Lui è disposto a pagare con te, si indebita per te, perché senza di te non sa e non vuole stare.
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Alla Messa della vigilia:
Colletta
O Padre, il tuo Figlio oggi è asceso alla tua destra
sotto gli occhi degli apostoli:
donaci, secondo la sua promessa,
di godere sempre della sua presenza accanto a noi sulla terra
e di vivere con lui in cielo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Alla Messa della giorno:
Colletta
Esulti di santa gioia la tua Chiesa, o Padre,
per il mistero che celebra in questa liturgia di lode,
poiché nel tuo Figlio asceso al cielo
la nostra umanità è innalzata accanto a te,
e noi, membra del suo corpo,
viviamo nella speranza di raggiungere Cristo,
nostro capo, nella gloria.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta 
Dio onnipotente,
concedi che i nostri cuori dimorino nei cieli,
dove noi crediamo che oggi è asceso
il tuo Unigenito, nostro redentore.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A) 
Padre santo,
che nell’ora della croce hai glorificato il tuo Figlio,
concedi alla tua Chiesa,
che attende il dono dello Spirito,
di gustare la beatitudine
promessa a coloro che partecipano
alle sofferenze di Cristo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 1,1-11
Fu elevato in alto sotto i loro occhi

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assu

SALMO RESPONSORIALE - Sal 46
Rit. Ascende il Signore tra canti di gioia

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra. Rit.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni. Rit.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 1,17-23
Lo fece sedere alla sua destra nei cieli

Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi, che crediamo, secondo l’efficacia della sua forza e del suo vigore.
Egli la manifestò in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti
e lo fece sedere alla sua destra nei cieli,
al di sopra di ogni Principato e Potenza,
al di sopra di ogni Forza e Dominazione
e di ogni nome che viene nominato
non solo nel tempo presente ma anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla Chiesa come capo su tutte le cose:
essa è il corpo di lui,
la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

VANGELO - Mt 28,16-20
A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
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La Liturgia di Domenica 14 Maggio 2023

14/5/2023

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VI DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
==========================================
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​di Luca Rubin
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Parà clito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce.

Siamo nella notte più brutta del mondo, l'ultima chiacchierata di Gesù con gli amici prosegue, a tavola. Dopo aver parlato di meta e di indirizzo, Gesù va al cuore, e parla di amore, anteponendo un se: l'amore è sempre condizionale, poiché prevede un tuo sì, una tua risposta. Il se consiste nella decisione di osservare i suoi comandamenti, un osservare di chi fa la guardia, ben attento a non farsi rubare un tesoro prezioso. Chi osserva è custode, e intende mantenere intatto ciò che ritiene importante.

L'amore è la risorsa fondamentale e insostituibile: quelle che chiamiamo pazzie d'amore sono gesti che vanno oltre ogni logica e il buon senso, ma fatti per amore di qualcuno. Se ami, non sarà la fatica a fermarti, e neanche il buon nome o il rispetto umano: ti esponi a colossali figuracce in nome dell'amore! Gesù ci regala una chiave fondamentale per vivere il vangelo: l'amore.

Qualche volta però, succede che le parole del vangelo vengano rimescolate, e quindi il suo insegnamento è stravolto. Anche in questo caso specifico: "se mi amate osserverete i miei comandamenti" diventa "se osserverete i comandamenti mi amate": il dovere congela tutte le forze, spegne la passione, intorpidisce i muscoli, e i comandamenti diventano una cosa pesante, improponibile, noiosa. Il vangelo conserva la sua forza propulsiva se viene osservato e custodito nella sua forma originale, (in purezza, direbbe l'enologo), mentre se viene manipolato per usarne e abusarne a sproposito, diventa un mattone, o nella migliore delle ipotesi una favola moralistica.

Un altro Paraclito. Questo termine greco, ricchissimo di significati, viene associato unicamente (ed erroneamente) allo Spirito Santo. Paraclito è colui che è vicino, il difensore, il consolatore, colui che intercede. Gesù stesso parla di "un altro Paraclito", per indicare che questo titolo è anche il suo. Da una veloce consultazione, sulla carta d'identità di Dio troviamo scritto: Professione: Paraclito. Dalla prima all'ultima pagina della Bibbia, Dio non è altro che il vicino, il consolatore, il difensore, Colui che sta dalla mia parte, sempre. Ma non basta ancora: anche nelle pagine della tua Bibbia, quelle scritte da te, e quelle ancora da scrivere, le pagine della tua vita, i paragrafi della tua quotidianità, Dio continua a essere Paraclito. Ed essendo tre, si danno il cambio, per assicurare a noi, piccole creature, di non lasciarci soli un attimo.

Se Dio è il Paraclito, perché è così difficile ammettere la sua presenza? I filosofi parlano del problema di Dio, i teologi si arrovellano per provare e confermare la sua esistenza. Gesù taglia corto, come sempre, e afferma che il mondo non può ricevere Dio. Questo verbo, nel testo originale greco, ci può aiutare tantissimo, perché ha tanti possibili significati:
  • Catturare, afferrare. Dio non è trattenibile, non ci sta nelle piccole caselle degli schemi mentali, e appena te lo vuoi mettere in tasca, ecco che le tue mani stringono il nulla. La tua conclusione: Dio non esiste.
  • Determinare. Simile al significato precedente: non ti è permesso dire a Dio chi deve essere e cosa deve fare, lo capisci vero?
  • Scegliere, sposare. Normalmente, e meno male, non ci si sposa tra sconosciuti. La relazione presuppone una scelta, un volere, un desiderare. Il mondo non sceglie Dio, non lo sposa (se ne guarda bene, ahimè).
  • Ricevere. Accogliere qualcuno o qualcosa: un dono lo si riceve, un ospite, un amico...

Gesù fornisce anche il doppio motivo di questa mancata ricezione: non lo vede e non lo conosce. A ben vedere (è proprio il caso di dirlo), le due motivazioni sono una la conseguenza dell'altra: la vista è uno dei sensi che mi permette di conoscere, è il primo modo: vedi un volto, lo riconosci, lo saluti. Se non lo vedi, non lo riconosci, non lo saluti, la connessione non avviene.

Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.

Voi lo conoscete. Tu sai bene cos'è la sete, fai esperienza di cosa sia una gola riarsa e desideri un bicchiere d'acqua fresca, conosci le sue proprietà dissetanti e per questo la desideri. Anche se per te Dio può rimanere un problema irrisolvibile, è la sete a guidarti, perché conosci e desideri. Questa conoscenza esperienziale non avviene sui libri, ma nella vita, nel concreto dei tuoi giorni, tra i piatti da lavare e i letti da fare, in mezzo al tuo "lavoro agile" e tra i bambini o gli anziani da accudire.

Tu lo conosci, e lo conosci perché Lui rimane, e anche qui con più significati: rimane chi non va via, e rimane chi non cambia, chi rimane se stesso. Dio non va via (che Paraclito sarebbe se andasse via?), e Dio rimane se stesso, fedele alla sua Parola e alla sua identità. Una persona che rimane e che non cambia, diventa una di noi, appunto. Ma non solo rimane e non cambia: Lui, ci dice Gesù, sarà in voi, un'esperienza di profonda e inseparabile intimità e unità: questa è l'esperienza di chi ama profondamente!

Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Cogliamo in queste parole tutta la sensibilità e l'attenzione del Signore nei nostri confronti. Altre volte si è paragonato a una chioccia coi suoi pulcini (Mt 23,37): siamo i suoi fratellini e sorelline, i piccoli di casa, e Lui si prende cura di noi, non ci lascia senza Padre. Lui è l'immagine del Padre, e lo Spirito continuerà a essere questa via di comunicazione verso il cuore di Dio. Questo "ancora un poco" è davvero questione di minuti (ricordiamo che finito di parlare Gesù andrà nel giardino degli ulivi, dove verrà arrestato). Ancora un poco è tutta la tua vita, come due amici che si salutano ma non riescono a separarsi, e allora stanno insieme ancora un poco. Ancora un poco è il tempo che ti è dato per esprimere chi sei nella modalità dell'amore e del dono. Ancora un poco.

Ancora un poco che continua. Gesù parla di vita, per chi lo ha scelto, conosciuto e ricevuto. Come un maestro, torna sugli stessi concetti, con intensità diverse, per far comprendere ai suoi amici, profondamente turbati e sconvolti, che Dio rimane, e anche loro parteciperanno della Vita che non finisce. Gesù illustra come avviene la comunione, cioè la comune-unione tra Dio e noi, una comunione in tre step: Gesù col Padre, noi con Gesù, Gesù in noi.

  1. Io sono nel Padre mio: il Figlio è in comunione profonda col Padre, tanto che: "io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10,30).
  2. Voi in me: noi siamo l'amore di Cristo Gesù, prendiamone coscienza! Un amore che accoglie e unisce profondamente.
  3. Io in voi: potrebbe sembrare una ripetizione del secondo step, e invece no: non si ama per delega, non si ama a percentuale. Noi siamo l'amore di Gesù Cristo (step 2), e Lui è il nostro amore (step 3).

In questi tre punti c'è tutta la tua realizzazione, tutta la tua felicità, il tuo passato, il tuo presente il tuo futuro. Qui l'ancora un poco si incarna e chiede di diventare amore che riceve e che dona.

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

Il brano si conclude con un'affermazione apparentemente contraria: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama.

In realtà Gesù, da buon maestro, chiude la lezione sintetizzando il concetto principale. Abbiamo detto che è l'amore che ci permette di accendere il motore delle possibilità, e andare oltre la mia fatica. Ora, in conclusione, Gesù afferma che chi fa la guardia ai comandamenti e li accoglie, cioè li tiene con sé, li trattiene, sta con essi, lo può fare perché ama. Sia in partenza che in arrivo, è l'amore che permette di vivere il vangelo, non l'obbligo, non il dovere morale, ma l'amore. Si respira meglio vero? Ma non hai ancora visto niente:

Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui.

Tre amori e una dichiarazione. L'amore è sempre circolare, non trattiene ma libera se stesso e libera chi incontra. Potrebbe sembrare eccessivo, ma tutto parte dal tuo sì all'amore. Se ci pensi, tutto il Nuovo Testamento si è realizzato grazie al sì di una ragazzina: "Eccomi, sono la serva del Signore" (Lc 1,38). Gesù ti dice che il tuo sì permetterà l'incarnazione dell'amore: non un amore tutto cuoricini e fuffa, ma un amore concreto, di carne, la carne del Figlio di Dio, la tua carne, una carne salvata da chi ti ha a cuore, da chi ti riceve, da chi tiene a te, da chi desidera il tuo amore. La dichiarazione: Dio non è il problema, e neanche la soluzione: Dio è Dio, il Paraclito, il vicino, Colui che vive in te e tu in Lui. Se vuoi.
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente,
fa’ che viviamo con intenso amore questi giorni di letizia
in onore del Signore risorto,
per testimoniare nelle opere il mistero che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta (Anno A) 
O Padre, che per la preghiera del tuo Figlio
ci hai donato lo Spirito della verità,
ravviva in noi con la sua potenza
il ricordo delle parole di Gesù,
perché siamo pronti a rispondere
a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 8,5-8.14-17
Imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo

In quei giorni, Filippo, sceso in una città della Samarìa, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva. Infatti da molti indemoniati uscivano spiriti impuri, emettendo alte grida, e molti paralitici e storpi furono guariti. E vi fu grande gioia in quella città.
Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e inviarono a loro Pietro e Giovanni. Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 65
Rit. Acclamate Dio, voi tutti della terra

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere! Rit. 

A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. Rit. 

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. Rit. 

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Pt 3,15-18
Messo a morte nella carne, ma reso vivo nello spirito

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo.
Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

VANGELO - Gv 14,15-21
Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi.
Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi.
Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».
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La Liturgia di Domenica 7 Maggio 2023

7/5/2023

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V DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​di Luca Rubin
Non sia turbato il vostro cuore.
Una pagina di vangelo non è mai una frase trovata in un cioccolatino, o un aforisma, ma fa parte di un prima e di un dopo, è lo spaccato di un vissuto: rispettiamo profondamente la Parola e cogliamo in quale situazione è nato l'episodio che ci viene trasmesso. Nella pagina in questione siamo tra le mura del cenacolo, in un momento terribile: la condanna a morte di Gesù avverrà tra poche ore, Giuda ha già attuato il suo piano di tradimento ed è già uscito; non basta: Gesù annuncia anche il rinnegamento di Pietro.

Gesù avrà guardato il volto degli undici rimasti, e dice: "Non sia turbato il vostro cuore", una parola che ha una grande valenza in tutta la Bibbia (lo stesso termine greco traduce dall'ebraico 46 tipi di turbamento!), e 'turbato' tuttavia, non rende il significato originario: scompiglio, sconcerto, confusione, disturbo, agitazione, rimescolio. C'è in natura un fiore che ha lo stesso nome: il tarassaco, comunemente chiamato soffione: il sentimento è quello dello sconvolgimento e della dispersione, esattamente come il tarassaco, quando viene scompigliato dal vento.

Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via.
La situazione è ormai degenerata, e Gesù, pur coinvolto in prima persona, pone due rimedi allo sconvolgimento dei suoi amici:

  • Abbiate fede. È il primo rimedio al turbamento e al precipitare degli eventi. La fede ti viene richiesta non quando va tutto bene, ma proprio quando tutto crolla: affidamento, fiducia, fede sono tutti sinonimi dello stesso atteggiamento. Fede non è (solo) adesione a una religione, credere in un Dio, ma credere che Dio è dalla mia parte, Dio con me.
  • Casa. La fede ha bisogno di una casa, o meglio ancora di una dimora stabile, così ci suggerisce la parola greca utilizzata da Gesù. Ci sono tante dimore ma una sola casa, quella del Padre. Non pensare subito al Paradiso (non so tu, ma io non ho fretta di andarci). La dimora sei tu, e il Padre ci viene ad abitare; la casa è del Padre e tu sei invitato ad abitarla, sempre, ma specialmente quando vivi la paura, lo sconcerto, la fatica.

Un posto da preparare. Che sia la casa del Padre o la dimora dentro di te, è comunque un cantiere aperto, non esiste (ancora) il prodotto finito, e la formula "chiavi in mano" non è contemplata. Chi è il manovale: Il Figlio, che è andato a "prepararci un posto". Il rimedio al turbamento è una casa e una dimora, un luogo verso cui dirigersi, in mezzo alla tempesta. Certamente un luogo in costruzione, perché tu stesso sei "work in progress", fino all'ultimo respiro.

Questo luogo necessita di tutto il tuo affidamento, e prevede una relazione: un hotel, per quanto bello e confortevole non sarà mai né casa né dimora, e una casa non sarà solo un insieme di mattoni e cemento, ma una rete di affetti, relazioni, ricordi, vissuti, esperienze. Preparare un posto esige dedizione, fatica, lavoro, ma anche soddisfazioni, perché quello è e sarà il luogo dell'incontro con le persone che ami, Dio compreso.

L'indirizzo. Gesù in quel momento di massimo dolore (tradito e rinnegato, prossimo a morire), fa progetti con i suoi amici, come farebbe un papà di famiglia: vado, preparo tutto, poi torno e staremo sempre insieme. L'indirizzo di questo luogo è la fede del Figlio di Dio, è il desiderio di stare col Padre e con tutti gli altri figli. Questo indirizzo ci conduce a casa, anzi, Gesù stesso ci porterà con Lui, impossibile perdersi!

Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».
Ecco che il turbamento si fa voce, attraverso Tommaso, lui sempre così vicino a chi desidera credere, pur con tanta fatica, lui che come noi brancola nel buio della fede, e che pur riconosce, in un bagliore di luce, la presenza del Risorto: "mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). Ora Tommaso è preso dallo sconforto, non riesce a capire cosa sta succedendo, non sa come andranno le cose, non ha né casa, né dimora, né indirizzo. Tommaso è nella valle della paura e là eleva il suo grido, lancia il suo SOS.

Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
La risposta non si fa attendere, ed è di quelle che lasciano a bocca aperta, e manifesta chiaramente l'identità di Gesù Cristo. Ogni immagine è seguita da una didascalia:

  1. Io sono la via. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Gesù non è una delle tante vie, ma la via, l'unica. Gesù si è anche definito la porta delle pecore , l'unica porta; la teologia parla dell'unica mediazione di Cristo, nel quale: "Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che è la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola e non ha più nulla da dire" (san Giovanni della Croce. La Via è il tutto da ricercare, è il tutto da percorrere.
  2. Io sono la verità. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio. Non è sufficiente un indirizzo: è necessario che l'indirizzo sia corretto e completo. Gesù Cristo è la verità che si fa conoscere e riconoscere, è la verità conduce a Dio Padre in persona (neppure Gesù Figlio di Dio accentra su se stesso l'attenzione: quanto dobbiamo diffidare da chi lo fa!). La casa è abitata, e sei chiamato a riconoscere la verità del Padre che ti chiama per nome.
  3. Io sono la vita. Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto. Dopo l'indirizzo, dopo la casa e i suoi abitanti, non rimane altro da fare che vivere! Spesso è proprio questo il punto che ci vede "imbranati": vivere concretamente ciò che si è cercato e desiderato. La Parola salva solo se diventa carne, la tua, altrimenti rimane un libro, sacro quanto vuoi, ma sempre di carta. Fin da ora viviamo nel desiderio che i lavori di preparazione della dimora progrediscano.

Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?
È bello essere fatti partecipi di questi scambi a tavola tra Gesù e i suoi: a un passo dalla morte il Signore dona ai suoi amici il rimedio allo scompiglio e al turbamento. Filippo cerca una soluzione immediata e indolore, esattamente come noi quando diciamo dov'è Dio in quel terremoto, o in quella tragedia. Gesù si stupisce di questa domanda, e ancora una volta chiede di fare un percorso: non semplicemente vedere il Padre, magari in una visione gloriosa, ma incarnarlo, proprio come il Figlio. La presenza di Dio nel mondo non avviene in modo autonomo o magico, ma passa attraverso di te, attraverso ciò che sei e che fai.

Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Letteralmente, la voce di Gesù è la voce udibile del Padre: il Padre dimora in Gesù, e opera con Lui. Siamo poco inclini a pensare alla comunione intima e profonda tra Gesù e il Padre, eppure è proprio questa la chiave che ci permette la relazione con Dio. Il Padre e il Figlio sono l'esempio concreto della relazione tra me e Dio: guardando alla loro unione e comunione, potrò progredire nella mia comunione e unione col Padre.

Chi crede in me, anch'egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».
Credere è realizzare opere, concretamente, praticamente. La dimora di cui la fede ha bisogno è il tuo giorno, il tuo tempo, la tua vita, contenitori di cose belle e meno belle da mettere in relazione con il cuore di Dio, una dimora abitata dalla speranza, una dimora luminosa che sfida le tenebre, una dimora calda che difende dal gelo di questo mondo e permette l'intimità con Dio. Alcune volte sarà semplice vedere le impronte digitali della mano del Padre, altre volte Dio apparirà lontano e irraggiungibile: non importa, il tuo navigatore è impostato verso Casa, la dimora è in costruzione, la comunione è già in atto e va verso la pienezza.

Il tarassaco, idealmente incontrato all'inizio di questa pagina di vangelo, ci insegna che proprio nel momento di massima confusione e scompiglio avviene un'esplosione di vita: i suoi semi vengono condotti dal vento e germineranno ancora e ancora. La Vita è dolorosamente inarrestabile, la Verità ci è offerta e la Via ci è indicata. Non sia turbato il tuo cuore!
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
porta a compimento in noi il mistero pasquale,
perché quanti ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo,
con il tuo paterno aiuto portino frutti abbondanti
e giungano alla gioia della vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta (Anno A) 
O Padre, che in Cristo, via, verità e vita,
riveli a noi il tuo volto,
fa’ che aderendo a lui, pietra viva,
veniamo edificati come tempio della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 6,1-7
Scelsero sette uomini pieni di Spirito Santo

In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove.
Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola».
Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 32
Rit. Il tuo amore, Signore, sia su di noi: in te speriamo

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Rit.

Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. Rit.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 2,4-9
Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale

Carissimi, avvicinandovi al Signore, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra d’angolo, scelta, preziosa, e chi crede in essa non resterà deluso».
Onore dunque a voi che credete; ma per quelli che non credono la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata pietra d’angolo e sasso d’inciampo, pietra di scandalo.
Essi v’inciampano perché non obbediscono alla Parola. A questo erano destinati. Voi invece siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa.

VANGELO - Gv 14,1-12
Io sono la via, la verità e la vita

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere.
Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

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