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La Liturgia di Domenica 28 Luglio 2024

28/7/2024

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XVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Ascolta la versione audio del commento
Lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. 

Il primo riferimento è una folla che segue Gesù: la folla lo vede, o per essere più precisi e aderenti al testo, la folla vede i segni da Lui compiuti sui malati, e quindi lo segue. Segni, miracoli, prodigi, guarigioni: non sono sinonimi, men che meno nel quarto vangelo; i segni sono azioni che il Signore compie con lo scopo di rivelare chi Lui è. Ogni segno compiuto da Gesù, riconduce a chi è Gesù e alla sua opera di Salvatore e Riconciliatore. 

La folla è un insieme informe di individui, può avere voce, spesso confusa e non identificabile, ma non ha mai un volto e una storia, la folla non ha identità. Questo grumo di cellule segue Gesù, che è davanti, di spalle. La folla vede i segni e vede Gesù, ma Gesù, almeno per ora, non vede la folla.

Gesù, alzà ti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui. 

Gesù è ora seduto, sta insegnando ai suoi discepoli, e alzando lo sguardo, incontra lo sguardo senza volto e senza nome della folla che lo ha seguito. L'incontro tra due persone è reale se c'è uno scambio di sguardi, se i miei occhi guardano i tuoi. Solo superando i mille schermi dei nostri dispositivi, le videochiamate, le "amicizie" virtuali, gli occhiali da sole e gli sguardi bassi evitanti, potremo incontrare l'altro, e metterci in relazione, fosse anche solo per un sorriso o per tenere la porta aperta a chi ci segue. Gesù vede la folla, entra in relazione con questo ammasso informe, e questo vedere fa scattare in Lui un pensiero, una domanda:

Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare? 

Il primo pensiero del Signore è rispondere al bisogno primario dell'alimentazione, fondamentale per la sopravvivenza. Tuttavia, se andiamo al nostro vissuto più ordinario, le nostre nonne appena giungevamo da loro ci dicevano: "hai mangiato? Hai fame? Vuoi qualcosa?" Gesù fa la stessa cosa con la folla che lo segue: prima la vede, e subito dopo si prende cura, si preoccupa, non che sappiano bene il catechismo, le preghiere o se hanno rispettato il codice della strada, ma del loro stare bene.

 La domanda di Gesù è posta al plurale: "Dove potremo". Dio non agisce mai da solo: in ogni sua attività sono almeno Tre Persone, ma normalmente amano essere almeno quattro, perché desidera collaborare con te, fattivamente. Prima di quella domanda, metti il tuo nome: "Luca, dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?" Non c'è una risposta giusta o sbagliata, c'è una risposta o c'è il silenzio, il vuoto, il nulla. Sentiti chiamato in causa e rispondi, comunque vada sarà un successo.

Rispose Gesù: «Fateli sedere»  

Un panino lo si può mangiare agilmente anche in piedi: oggi è di moda lo street food, il finger food, tuttavia Gesù dà un indicazione precisa: fateli sedere. Si sta seduti quando, dopo un primo sguardo si intende approfondire la conoscenza o si desidera stare insieme, per un pasto, oppure per qualche chiacchiera; si sta seduti per confidarsi, per chiedere aiuto, per sfogarsi, anche in uno studio medico ci si siede… Gesù dà alla folla la possibilità di stare comoda e di poter dire chi è, cosa desidera, cosa soffre. Se ci pensiamo, questa premura è la stessa che noi rivolgiamo ai nostri ospiti: "vieni, non stare alla porta, entra, siediti".

Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. 

Il pasto può avere inizio quando tutti sono seduti, pronti a gustare e a condividere la gioia della mensa. In questa frase possiamo cogliere tutti gli elementi presenti nella celebrazione eucaristica: il pane, il grazie (Eucaristia significa grazie, in greco), il cibarsi. Se pensi all'ultima Messa che hai celebrato (anche i laici celebrano!), puoi ricordare di avere fatto esperienza di cura da parte del Signore? Ti sei seduto a mensa con Lui e con la comunità? Hai reso grazie a Dio? La comunione è stata davvero comunione, comune unione? Non è un interrogatorio, ma un porre l'attenzione sulla ricchezza immensa e infinita che Dio ci dona nell'Eucaristia, troppo spesso ridotta a rito solo esteriore.

 La folla è ancora tale, eppure ha seguito Gesù, lo ha visto, è stata vista da Lui, Gesù si è preso cura, li fa sedere, dà loro da mangiare, rispettando questo anonimato grigio. Ma qualcosa è successo:

Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!» 

La folla non è più folla, ma "gente", più letteralmente potremo tradurre: esseri umani, persone. Il segno compiuto da Gesù ha ottenuto il risultato: rendere quella folla delle persone, uomini e donne con un volto, una voce, una storia. Se Gesù avesse preteso dalla folla di non essere tale, avrebbe perso tutti, ognuno sarebbe tornato a casa propria con la pancia vuota, deluso e stanco per il cammino inutile e per la speranza delusa.

La folla diventa persona: è questo il miracolo più grande e più bello! La moltiplicazione dei pani e dei pesci, per quanto azione prodigiosa, non raggiunge la bellezza di una folla che diventa uomo e donna. La folla non c'è più, ci sono persone che hanno fatto esperienza di Dio, persone che si sono cibate del suo amore, che hanno vissuto la sua premura, persone che si sono sentite accolte e stimate non per la loro bravura, ma per il fatto stesso che esistono.

Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.  

​Gesù si sottrae, perché coloro che fin qui sono giunti, non abbiano a interrompere il loro cammino. La folla ha ritrovato identità personale, e sarebbe davvero triste, proprio ora, tornare a essere folla! Rimani persona, continua a fare esperienza di Dio nella tua vita, non perdere il colore della tua ritrovata umanità, non confondere il segno col traguardo! Gesù si ritira da solo, non c'è più la folla, non ci sono più le persone. La solitudine del Signore è anch'essa un insegnamento a non fermarsi, a proseguire nella ricerca. Solo così il segno ci porterà alla meta: il Segno sarà un uomo steso sulla tua croce, inchiodato al legno del tuo dolore più grande e forse più nascosto. Ecco il Segno più grande: Dio rimane vicino, Dio è dalla tua parte.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, nostra forza e nostra speranza,
senza di te nulla esiste di valido e di santo;
effondi su di noi la tua misericordia
perché, da te sorretti e guidati,
usiamo saggiamente dei beni terreni
nella continua ricerca dei beni eterni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
O Padre, che nella Pasqua domenicale
ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo,
aiutaci a spezzare nella carità di Cristo
anche il pane terreno,
perché sia saziata ogni fame del corpo e dello spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 2Re 4,42-44
Ne mangeranno e ne faranno avanzare

In quei giorni, da Baal Salisà venne un uomo, che portò pane di primizie all’uomo di Dio: venti pani d’orzo e grano novello che aveva nella bisaccia.
Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente». Ma il suo servitore disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Egli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: “Ne mangeranno e ne faranno avanzare”».
Lo pose davanti a quelli, che mangiarono e ne fecero avanzare, secondo la parola del Signore.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 144
Rit. Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza. Rit. 

Gli occhi di tutti a te sono rivolti in attesa
e tu dai loro il cibo a tempo opportuno.
Tu apri la tua mano
e sazi il desiderio di ogni vivente. Rit. 

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità. Rit. 

SECONDA LETTURA - Ef 4,1-6
Un solo corpo, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.

VANGELO - Gv 6,1-15
Distribuì a quelli che erano seduti quanto ne volevano

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

1-2 AGOSTO 2024
INDULGENZA PLENARIA DEL SANTO PERDONO DI ASSISI
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"Ti domando perdono per tutti i miei fratelli peccatori; e tutti coloro i quali, pentiti, varcheranno le soglie di questo luogo, abbiano da te o Signore, che vedi i loro tormenti, il perdono delle colpe commesse".
​(dalle Fonti Francescane)


COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE L'INDULGENZA DEL PERDONO
Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!

Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".

"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".

E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visone avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco:"Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

COME OTTENERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI (Per sè o per i defunti)
Dal mezzogiorno dell'1 agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell'Ordinario (Vescovo della Diocesi), nella domenica precedente o seguente il 2 agosto si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria.

CONDIZIONI RICHIESTE
1 - Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto e recita del Padre nostro (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del Credo (dove si rinnova la professione di fede);
2 - Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti);
3 - Partecipazione alla Messa e Comunione eucaristica;
4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un Padre nostro e un'Ave Maria o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice;
5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato anche veniale.

Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti (8 gg) a quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.

L'INDULGENZA: che cosa è?
I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche ma riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.

La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza. (C.E.l., Catechismo degli adulti, n. 710)

Clicca qui per il sito ufficiale del SANTO PERDONO DI ASSISI

​Clicca qui per il programma del PERDONO 2024
​Clicca qui per per accedere alla webcam della Porziuncola
​
Sarà possibile seguire tutti i principali eventi in diretta mediante la WebTV della Porziuncola, dalla App gratuita “Frati Assisi” e dai Canali social “FratiAssisi” Facebook e Youtube 
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La Liturgia di Domenica 21 Luglio 2024

21/7/2024

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XVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Ascolta la versione audio del commento
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 

I Dodici sono tornati dalla missione e fanno di nuovo gruppo con Gesù. Siediti anche tu con loro. Dopo tanto tempo è bello ritrovarsi tutti, scambiarsi abbracci, condividere esperienze, successi e fallimenti, esplodere in una grande risata per qualche episodio comico. I Dodici stanno con Gesù, intorno a Lui, con il desiderio grande di raccontare, di raccontarsi, di dirgli tutto. Gesù è già l'altare del dono e della condivisione, è già pane spezzato e vino versato per la gioia di chiunque si accosta a Lui.

Anche tu sei in questo cerchio d'amore: dona te stesso e accogli Gesù e gli altri, in uno scambio che porta e riceve vita. Questa immagine ci richiama anche la prima comunità cristiana: "erano perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui." (At 1,14). Gesù è il seme originante la comunità: solo se c'è Lui è possibile edificare insieme.

Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». 

Dopo un primo momento di accoglienza e di festa, Gesù stesso desidera una maggiore intimità, certamente interpretando anche il desiderio degli altri. In questa riga di vangelo c'è un concentrato di vita di fede che sbalordisce.

  1. Venite per entrare in intimità con Gesù c'è bisogno di alzarsi in piedi, decidersi, e fare un percorso, camminare;
  2. in disparte. Chi è in disparte? Colui, colei che lascia tutto per dedicarsi completamente a un'azione ben precisa. Noi spesso ci definiamo ‘multitasking', facciamo tante cose insieme, e così facendo, oltre allo stress, creiamo in noi dispersione e confusione. Stare in disparte significa invece concentrarsi in un'azione specifica, e in quell'azione mettere tutto noi stessi, a tutti i livelli: fisico, psichico, spirituale, morale...
  3. Voi soli. Chi è solo? Chi non ha nessuno con sé, ma anche chi non ha nulla a cui fare riferimento. Il dettaglio della solitudine è fortemente voluto da Gesù, che desidera il cuore, l'essenza, non l'orpello, la ridondanza, l'inutile. Se si è davvero soli si accoglie la Presenza del Signore come la terra assetata riceve la prima pioggia; questa solitudine predispone il cuore all'incontro e quindi al dono.
  4. In un luogo deserto. Ennesima sottolineatura solo apparentemente inutile: il luogo deserto non ha nessuna attrattiva in se stesso, non è un valido diversivo alla noia, anzi: è un luogo da rifuggire, da evitare. Come la solitudine, il luogo deserto è spazio per accogliere, è possibilità di relazione, è il grembo che ci fa nascere.

Questi quattro elementi portano al fine: riposatevi un po'. Gesù ha a cuore il bene dei suoi amici, interpreta i loro sentimenti, vive la loro stanchezza, e si fa loro prossimo, preparando per loro un momento di pausa.

Erano molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 

Ecco qui lo stress, la frenesia, le corse, gli affanni, la paura di non riuscire a fare tutto, l'ansia, a cui le nostre giornate sono troppo frequentemente esposte. "Non mi sono neanche seduto a mangiare" qualche volta diciamo, così travolti dalle cose da fare, e sicuramente non è una bella esperienza. Gesù visita questo stress, lo accoglie e lo riconosce, e dice: riposati un po', torna ad essere uno, e non mille persone. Lascia tutto e ritrova te stesso, ritrovati in Me, ritrovati con Me.

Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 

Si sono staccati da tutto e da tutti, anche dalla terraferma, hanno investito tutto per stare in questo luogo deserto, in disparte, loro soli. Questa ripetizione degli stessi termini non è casuale, ma indica che le disposizioni date da Gesù sono state eseguite integralmente, non per un adempimento solo formale, ma con l'adesione del cuore, della volontà. Lo stesso desiderio iniziale di raccontarsi, ora diventa gioia di obbedire, di essere uno con il desiderio di Dio.

Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. 

Come sempre, la folla non solo non capisce, ma non ha neppure rispetto. A queste persone non interessa minimamente se sei stanco, se sei impegnato, se hai un programma: interessa solo farla franca, capirono, dice il vangelo, capirono come e dove raggiungerli, ma non capirono, non compresero il loro desiderio. Non solo: addirittura li precedettero, i Dodici con Gesù non hanno scampo. Ecco cosa provochiamo quando non accogliamo l'altro, ma mettiamo al centro noi stessi, il nostro insaziabile egoismo. Roviniamo il progetto di Dio, cerchiamo morbosamente la sua attenzione, ma senza offrire un minimo di amore e di comprensione.

Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro. 

L'atteggiamento di Gesù è spiazzante: davanti a chi non lo rispetta Lui ha compassione di loro, li sa accogliere, li comprende, li ama in questa loro morbosità. Spesso invece succede che siamo abilissimi a indicare il peccato, il limite, la mancanza, a disquisire, a condannare, in nome di una presunta verità, addirittura in nome di Dio, e perdiamo completamente di vista la persona, non ci sforziamo neppure di capire e di comprendere, accecati come siamo dalla legge, dalla regola. Dall'odio.

Perché erano come pecore che non hanno pastore.

La compassione di Gesù va oltre all'azione irrispettosa della folla, e giunge al perché di un tale comportamento: questa folla non ha una guida, un pastore. E la guida, oltre a essere esterna, una persona, è interna. Queste persone non sono guidate, e loro stesse sono vuote. Ecco la causa di questo sbandamento, di un tale comportamento. Le pecore senza pastore si disperdono, belano compulsivamente, sono esposte a tutti i pericoli, e presto o tardi qualcuno avrà la meglio su di loro. Ecco dove nasce la compassione di Gesù: è il sentimento del pastore che dà la vita per le pecore, che non risparmia nulla affinché tutte siano salve.

Si mise a insegnare loro molte cose. 

Ecco il pastore che si rimbocca le maniche e mette ordine tra il gregge, richiama quelle più lontane, accarezza le affaticate, fascia le ferite, ha un momento di tenerezza per l'agnellino, e avanza tempo per una carezza al cane pastore. Questo insegnare di Gesù è riempire quel vuoto esistenziale che disorienta, è versare l'olio della guarigione su tanti cuori malati. Non è una lezione accademica, ma è proprio in-segnare, segnare dentro, rimettere ordine nella vita, ridare la giusta priorità.

Tornando all'inizio di questo brano, possiamo affermare che la preparazione, la solitudine, il luogo deserto, pur non avendo prodotto il riposo sperato, ha portato frutto per questa folla: il silenzio, la solitudine, il luogo dell'incontro portano sempre un beneficio, a noi ma anche agli altri. Forse non lo constateremo mai di persona, ma l'opera di Dio è sempre concreta e un domani avremo belle sorprese in Paradiso.

"Il Signore sia sempre con voi, ed Egli faccia che voi siate sempre con Lui" dice santa Chiara d'Assisi: in questo stare c'è la pace e la salvezza, nostra e della folla.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Sii propizio a noi tuoi fedeli, o Signore,
e donaci in abbondanza i tesori della tua grazia,
perché, ardenti di speranza, fede e carità,
restiamo sempre vigilanti nel custodire i tuoi comandamenti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
O Padre, che nella parola e nel pane di vita
offri alla tua Chiesa la confortante presenza
del Signore risorto,
donaci di riconoscere in lui il vero re e pastore,
che rivela agli uomini la tua compassione
e reca il dono della riconciliazione e della pace.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ger 23,1-6
Radunerò il resto delle mie pecore, costituirò sopra di esse pastori

Dice il Signore:
«Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore.
Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore.
Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –
nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,
che regnerà da vero re e sarà saggio
ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato
e Israele vivrà tranquillo,
e lo chiameranno con questo nome:
Signore-nostra-giustizia».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 22
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit. 

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit. 

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit. 

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit. 

SECONDA LETTURA - Ef 2,13-18
Egli è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola

Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace,
colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
eliminando in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani,
e pace a coloro che erano vicini.
Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito.

VANGELO - Mc 6,30-34
Erano come pecore che non hanno pastore

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
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La Liturgia di Domenica 14 Luglio 2024

14/7/2024

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XV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Ascolta la versione audio del commento
Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due. 

Chiamare e mandare: sono due verbi solo apparentemente contrapposti, se ci pensiamo fanno riferimento a quanto di più bello avviene in natura: pensiamo al parto, alle pulsazioni del cuore, allo stesso respiro. Contrazione ed espansione, continuo alternarsi che genera vita. Se fosse solo contrazione, la vita morirebbe di egoismo e chiusura. Se fosse solo espansione, si esaurirebbe come una nuvola nel deserto, destinata a sparire. Questo movimento garantisce dinamismo e forza alla vita, alternando momenti di impegno a momenti di riposo.

Gesù chiama a sé dodici uomini non per indottrinarli, non per privarli della loro distinta personalità e renderli dei robot. Don Tonino Bello scrive: "se ti chiama, vuol dire che ti ama": il motivo profondo di questa chiamata è l'amore, l'amore personalizzato e unico, che desidera il bene della persona, la sua realizzazione massima e la sua gioia. Li chiama ma non li trattiene, non si impossessa di loro (la possessione è sempre demoniaca); Dio è follemente innamorato della libertà umana, e la preserva sempre, non possiede ma dona. Una volta chiamati e amati, li manda: affida loro un compito, un messaggio da consegnare, tuttavia non sono semplici corrieri o postini. Questo messaggio è da vivere fino in fondo, da incarnare e fare proprio, e la consegna non avviene solo tramite le parole, ma attraverso la vita, l'esempio. Ecco perché non vengono mandati da soli ma due a due. Neppure Dio è solo, sono in tre, per significare che l'amore è la chiave di tutto. Anche questi dodici sono chiamati a vivere il bene scambievole, sono chiamati ad accogliere, a perdonare, ad amare, ad aiutare il proprio compagno di missione e di cammino. Il messaggio che portano è preparato da questo scambio reciproco di amore, di modo che essi divengono testimoni credibili e non esecutori di un ordine impartito dall'alto, e quindi svuotato di umanità.

E dava loro potere sugli spiriti impuri. 

Questi dodici uomini chiamati e inviati da Gesù vivono tra loro l'accoglienza e il bene, e già questo li pone in contrapposizione al male che potranno incontrare. Dal greco la traduzione corretta sarebbe "dava loro autorità"; il potere è una facoltà che viene dall'esterno, che non riguarda la persona (tu hai il potere di licenziarmi, per il solo fatto che sei il mio titolare), l'autorità invece richiede il coinvolgimento totale della persona; questa autorità viene comunque data, ma cadrebbe nel vuoto se non c'è qualcuno che la riceve, esattamente come un dono, che necessita di quattro mani, due che donano e due che ricevono.

E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone. 

Chiamati, mandati, autorevoli (non autoritari), hanno con sè solo un bastone, per camminare più agilmente, per sostenere il cammino nei momenti di stanchezza e di fatica. Gesù conosce bene l'uomo, e pur avendo dotato il missionario di una compagnia, gli offre anche un sostegno concreto ai limiti fisici. Questo bastone è tutta la cura di Dio per te, come una mamma che dà al figlio tutti gli strumenti per affrontare la vita; conoscendolo meglio di chiunque altro, sa bene i suoi pregi e i suoi limiti, le sue fatiche, e pur lontana, (anche se solo geograficamente), lo sostiene nel cammino. Tenerezza di Dio per le sue creature! Questi dettagli che cogliamo nelle righe del vangelo sono dei fari nelle notti senza luna che a volte ci prendono alla sprovvista: Dio è vicino, Dio è amore.

Né pane, né sacca, né denaro nella cintura. 

La sacca può essere vista come il nostro zaino, dove mettiamo gli indumenti ma anche qualcosa da mangiare lungo il viaggio, il caricabatterie (!) e altri oggetti per il nostro confort. Appunto: Gesù chiama dodici uomini, ha cura di loro, li ama personalmente, ma chiede loro di essere al 100% dono per gli altri, di fidarsi di Dio e della sua provvidenza. Certamente Gesù non dice loro di essere degli sprovveduti, o peggio ancora dei parassiti (tanto ci pensa Dio, ci pensano gli altri...): no, Gesù va oltre, e chiede ai suoi di vivere totalmente il vangelo (sine glossa direbbe san Francesco, cioè alla lettera).

Al centro della mia vita non ci devono essere i miei bisogni (reali o indotti), e neppure l'ansia o l'angoscia per il mio presente o il mio futuro. Al centro ci devono essere la mia vita e il vangelo di Cristo, due realtà troppo spesso distinte e disgiunte, che invece sono nate per essere amalgamate, giorno dopo giorno, come ci insegnano i santi (canonizzati o meno): la santità non è compiere miracoli e prodigi, ma unire la nostra vita al vangelo, come quando facciamo la pizza: l'acqua il lievito e la farina sono così uniti tra loro che non si possono più distinguere né disgiungere, e ogni ingrediente dona alla ricetta la propria caratteristica, rispettando se stesso e gli altri.

Di calzare sandali e di non portare due tuniche. 

Altra indicazione importante: i sandali permettono di camminare velocemente, rispetto a chi è scalzo. I mandati dal Signore pur non avendo fretta (sempre negativa), tuttavia non perdono tempo, vivendo anch'essi lo stesso desiderio del Signore: vivere e annunciare la bella e buona notizia! I sandali inoltre sono il segno della dignità umana: al figliol prodigo vengono ridati, per indicare la dignità ritrovata dopo aver abbracciato il padre e fatto esperienza profonda di misericordia. Insieme al bastone costituiscono il kit del missionario, bastone e sandali aiutano a camminare meglio, più speditamente, sostenendo la fatica.

Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. 

Il vangelo dove arriva edifica la casa, lo stare insieme, il condividere. Il vangelo è il collante della comunità. Senza di esso ci illudiamo di edificare! I missionari durante il cammino hanno fatto esperienza di fraternità e accoglienza, ora, arrivati in una casa declinano gli stessi sentimenti verso chi li accoglie. Sono già pronti a ricevere e donare amore: non è forse questo il vangelo?

Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro. 

Un'indicazione molto dura, ma è solo la conseguenza di un rifiuto. Se tu mi fai un bel regalo e io non lo accetto, tu che cosa puoi fare? Voltarmi le spalle e riprometterti che non mi farai più alcun regalo, non perché tu sei cattivo, ma perché io non so ricevere il dono (le quattro mani di poc'anzi). Non ti abbattere se rifiutano il tuo messaggio, continua, non ti fermare. Quella polvere che scuoti dai piedi sarà testimonianza e quindi un martirio per loro. Questa testimonianza può lavorare nelle loro vite e prepararli a ricevere nuovamente il dono. Con Dio nulla è mai perduto.

Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano. 

Ecco l'applicazione pratica di quanto detto dal Signore Gesù ai dodici. In pochissime parole cinque azioni dei missionari. Partiti: si sono fidati e sono usciti dal loro territorio; proclamano la conversione, ossia facilitano l'amalgama tra vita e vangelo; scacciavano molti demòni, liberavano cioè i cuori da tutto ciò che è negativo, dissodando e ripulendo il terreno da sassi ed erbe infestanti, in modo da dare al seme del vangelo un terreno fecondo; ungevano con olio molti infermi e li guarivano: la prova del 9 del vangelo è la carità verso chi è più debole e bisognoso, è avere cuore per i miseri, è essere olio di guarigione e vino di gioia per chi è solo.

E tutto questo perché il vangelo non è una filosofia, un'idea, ma vita vissuta, tremendamente incarnata, fino in fondo, fino alle estreme conseguenze. Questo atteggiamento di servizio è lo stesso assunto dal Figlio di Dio. Ascoltando e vivendo la sua Parola, piano piano, giorno dopo giorno, assumeremo i suoi sentimenti, il nostro cuore pulserà in unione al suo, e dove noi andremo là ci sarà anche Lui, ad annunciare, perdonare, accogliere, amare.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità
perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani
di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
O Padre, che chiami tutti gli uomini
a essere tuoi figli in Cristo,
concedi alla tua Chiesa
di confidare solo nella forza dello Spirito
per testimoniare a tutti le ricchezze della tua grazia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Am 7,12-15
Va’, profetizza al mio popolo

In quei giorni, Amasìa, [sacerdote di Betel,] disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».
Amos rispose ad Amasìa e disse:
«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 84
Rit. Mostraci, Signore, la tua misericordia

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace
per il suo popolo, per i suoi fedeli.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra. Rit. 

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo. Rit. 

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino. Rit. 

SECONDA LETTURA - Ef 1,3-14
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.
In lui siamo stati fatti anche eredi,
predestinati – secondo il progetto di colui
che tutto opera secondo la sua volontà –
a essere lode della sua gloria,
noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo.
In lui anche voi,
dopo avere ascoltato la parola della verità,
il Vangelo della vostra salvezza,
e avere in esso creduto,
avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso,
il quale è caparra della nostra eredità,
in attesa della completa redenzione
di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.

oppure:
SECONDA LETTURA Forma breve - Ef 1, 3-10
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
In lui, mediante il suo sangue,
abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe,
secondo la ricchezza della sua grazia.
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi
con ogni sapienza e intelligenza,
facendoci conoscere il mistero della sua volontà,
secondo la benevolenza che in lui si era proposto
per il governo della pienezza dei tempi:
ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose,
quelle nei cieli e quelle sulla terra.

VANGELO - Mc 6,7-13
Prese a mandarli

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.
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La Liturgia di Domenica 7 Luglio 2024

7/7/2024

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LUGLIO:
MESE DEDICATO AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU'

Il mese di Luglio è dedicato alla contemplazione del Preziosissimo Sangue di Cristo, mistero insondabile di Amore e di Misericordia.
Il Sangue di Cristo è la prova inconfutabile dell'amore del Padre celeste per ogni uomo, nessuno escluso.

PREGHIERA ALL'INIZIO DEL MESE
Gesù mio, accetta gli ossequi di questo Mese, in compenso di tante iniquità degli uomini; e mentre il nemico del bene cerca di allontanare il ricordo del tuo amore dalla mente dei tuoi figli, la devozione al Divin Sangue avvicini le anime al tuo Cuore. ​

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XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
 COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Ascolta la versione audio del commento
Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga.

Potremo definire questa pagina di vangelo come un ritorno alle origini: Gesù, insieme ai discepoli, torna a Nazareth, in visita alla sua mamma e ai suoi parenti. Finché è una semplice visita, niente di strano: è bello rivedere qualcuno del proprio paese dopo un periodo di assenza. I problemi nascono il sabato, quando Gesù insegna, e i paesani iniziano a porsi e a porre una serie di domande, che partono da un livello alto (sapienza, prodigi...) fino ad abbassarsi per raschiare il fondo del giorno più ordinario (lavoro e gradi di parentela), creano una sorta di identikit. Come gli abitanti di Nazareth che non riconoscono più il loro compaesano e hanno bisogno di capire, anche chi legge o ascolta la Parola di Dio talvolta può rimanere spiazzato se non interdetto davanti a ciò che Gesù il nazareno insegna.

Da dove gli vengono queste cose?

Da dove: ciò che Gesù insegna è totalmente estraneo alla piccola borgata, quindi ha senso che la prima domanda sia un "dove", per localizzare la persona e capire dove si trova.

E che sapienza è quella che gli è stata data? 

Cosa dice: come fa a sapere queste cose? Noi che siamo dello stesso paese non le sappiamo.... Una sapienza che gli abitanti non riconoscono come la loro, e che reputano sia stata data a Gesù da qualcun altro, magari un vecchio maestro della legge, o un sacerdote. A pensarci bene, qualcosa di simile era già successo, quando Gesù a 12 anni rimase nel tempio, all'insaputa di Giuseppe e Maria. Anche quella volta ci fu una reazione molto simile: "Tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte." (Lc 2,47).

E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani?

Cosa fa: Il riferimento alle mani è un grande indizio sulla concretezza dell'opera di Gesù, che non si limita al sapere (come i greci), ma compie prodigi, dà vita nuova a chi incontra, guarendo, riconciliando e pacificando. Le mani di Gesù sono mani che sanno lavorare duramente, e quelle stesse mani callose e ruvide compiono meraviglie.

Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?».

Uno di noi. Il lavoro identifica la persona, è una categoria che dà uno status sociale. Ancora di più l'appartenenza a una famiglia specifica. Se le domande precedenti possono essere lette in senso positivo, non come illazioni, ma appunto come domande, quest'ultima prende già il sapore acido dell'impossibilità e del "chi si crede di essere". Questa è una di quelle domande che squalifica e annulla la persona.

Ed era per loro motivo di scandalo.

Lo scandalo è il laccio usato dai cacciatori, è l'inciampo di chi sta camminando. I nazaretani inciampano in un laccio teso da loro stessi, ritenendo impossibile che uno di loro, dalle umili origini, possa insegnare, sapere e fare queste cose. Il profeta Isaia, 700 anni prima, aveva previsto una situazione del genere: "Egli sarà insidia e pietra di ostacolo e scoglio d'inciampo per le due case d'Israele, laccio e trabocchetto per gli abitanti di Gerusalemme". (Is 8,14). Quando inciampiamo, il nostro cammino è destinato a fermarsi, in varia misura possiamo barcollare, cadere, ferirci. Gesù è motivo di scandalo, di inciampo, quando non metto in discussione la mia vita, ma mi ancoro a poche idee ben confuse e sfido l'universo a voler cambiare una virgola delle mie convinzioni.

Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua».

Il profeta non è colui che predice il futuro! Le profezie sono parole e azioni comunicate da una persona che in quel momento parla con la voce e con il cuore di Dio. Ti è mai successo che una persona cara ti abbia detto qualcosa e tu l'hai percepita come la cosa migliore da fare, l'atteggiamento migliore da vivere in una data situazione? Il profeta non dice cosa avverrà tra mille anni, ma ti aiuta a vivere l'oggi nel modo migliore possibile. Se questa persona è una vicina di casa, un collega di lavoro, o il proprio parroco, tendiamo a chiudere le orecchie, increduli che questa persona così ordinaria possa aiutarci.

La conclusione di Gesù segue lo stesso schema delle domande precedenti: dal generale al particolare: patria, parenti, casa. Questo zoom sempre più dettagliato fa comprendere come il disprezzo in realtà è una non conoscenza: pur essendo uno di loro, non riconoscono Gesù, lo sminuiscono, lo umiliano, ritenendo impossibile ciò che Lui propone. Il disprezzo sarà portato avanti fino alle estreme conseguenze, quando il Figlio di Dio verrà condannato a morte, fuori dalla città, lontano dalle case, perché non riconosciuto.

Come una medicina, questa pagina di vangelo ci lascia un po' di amaro in bocca. Incontrare Dio e la sua luce anche nei luoghi più ordinari e talvolta banali, nelle relazioni più bistrattate, può suscitare in noi stupore e sorpresa: questi non siano un inciampo, ma piuttosto uno sprone all'ascolto e all'accoglienza: "A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (Gv 1,12). Un figlio di Nazareth ti rende figlio di Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Padre, che nell'umiliazione del tuo Figlio
hai risollevato l'umanità dalla sua caduta,
dona ai tuoi fedeli una gioia santa,
perché, liberati dalla schiavitù del peccato,
godano della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
O Padre, fonte della luce,
vinci l'incredulità dei nostri cuori,
perché riconosciamo la tua gloria nell'umiliazione del tuo Figlio,
e nella nostra debolezza
sperimentiamo la potenza della sua risurrezione.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ez 2,2-5
Sono una genìa di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro

In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 122
Rit. I nostri occhi sono rivolti al Signore

A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni. Rit.

Come gli occhi di una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi. Rit.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi. Rit.

SECONDA LETTURA - 2Cor 12,7-10
Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo

Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte.

VANGELO - Mc 6,1-6
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
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