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La Liturgia di Domenica 28 Febbraio 2021

28/2/2021

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II DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
La seconda domenica di Quaresima ci propone la meditazione del mistero della Trasfigurazione. Gesù conduce alcuni Discepoli sul monte Tabor e, davanti a loro, rivela lo splendore della sua gloria divina. Gli Apostoli vivevano accanto a Gesù, ne ascoltavano la parola, vedevano i miracoli da Lui operati, ma rimanevano ancora deboli ed incerti. Dopo poco tempo, avrebbero dovuto affrontare un'esperienza molto difficile, quella del Calvario, e avevano bisogno di una prova evidente che Gesù era il Figlio di Dio.
E questo avvenne proprio con la Trasfigurazione. La Trasfigurazione di Gesù è stata una manifestazione della sua divinità e una anticipazione della gloria futura. Si udì una voce dal cielo, la voce del Padre che disse: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!» (Mc 9,7). Quell'indimenticabile esperienza fece pregustare agli Apostoli la beatitudine eterna, tanto che Pietro, a nome di tutti, disse: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Mc 9,5). Non riuscivano più a staccarsi da quella visione e desideravano rimanere lì, su quel monte, per sempre. Ma ciò non era possibile. L'Evangelista dice chiaramente che Pietro «non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati» (Mc 9,6). Non si trattava di paura, ma del timore che prende la creatura di fronte alle manifestazioni divine. Quell'esperienza fu importante per fortificare gli Apostoli nell'imminenza della Passione di Gesù.
Il Signore opera con noi in modo simile. Per fortificare il nostro spirito, affinché sia in grado di affrontare le inevitabili prove della vita, Dio invita anche noi sul monte Tabor, il monte della preghiera. Ogni giorno dobbiamo salire questo monte per attingere luce e forza, per poi ridiscendere alle occupazioni di ogni giorno, familiari e lavorative. Senza questa salita al monte Tabor, la nostra vita diventerà molto più faticosa e noi non riusciremo a portare la croce quotidiana dietro al nostro Maestro Divino.
Gesù salì sul monte a pregare. Impariamo da questo quanto sia importante la preghiera. Non se ne può fare a meno. La preghiera è la cosa più necessaria, al punto che i monasteri possono essere considerati come le sorgenti nascoste che danno vita a tutta la Chiesa, mentre i contemplativi si possono definire come i più grandi benefattori dell'umanità.
Nella vita di san Francesco e di santa Chiara si legge un episodio molto bello, riguardante lo splendore delle anime pure che amano Dio con tutto il loro cuore, che già su questa terra sperimentano la trasfigurazione dell'Amore di Dio. Un giorno san Francesco, nei pressi della chiesetta di Santa Maria degli Angeli, parlò a santa Chiara, e ad altri figli spirituali, di Dio e delle realtà celesti. Parlò così devotamente che discese sopra di loro l'abbondanza della divina grazia e tutti furono rapiti in Dio. Gli abitanti di Assisi videro un chiarore e si precipitarono, pensando a un incendio. Quando giunsero, essi si accorsero che non c'era alcun incendio, ma che tutti erano immersi nella contemplazione (cf FF 1844). Gli abitanti di Assisi considerarono allora la presenza di quelle anime sante come una grazia molto grande concessa da Dio alla loro città e come la migliore garanzia di protezione divina.
Il Vangelo di oggi ci insegna inoltre che la Gloria passa per la Croce. Chi vuole entrarvi deve passare attraverso la Croce. Tutti vogliono andare in Paradiso, ma pochi sono quelli disposti a passare per il mistero della Passione.
Il mistero della Croce era già prefigurato nell'Antico Testamento, precisamente nella prima lettura che abbiamo ascoltato. Dio disse ad Abramo: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami [...] e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò» (Gen 22,2). Dal racconto biblico sappiamo che Abramo obbedì alla voce di Dio, che costruì l'altare, collocò la legna e che, con lo strazio nel cuore, stava per immolare il figlio Isacco. Ma l'angelo del Signore lo bloccò; e, al posto di Isacco, Abramo immolò un ariete.
Questo sacrificio preannunciava l'immolazione di Gesù sul Calvario. Egli, il Figlio unigenito del Padre, discendente da Abramo secondo la carne, venne realmente sacrificato sul legno della Croce. Ma da questa morte venne la salvezza per il mondo intero, secondo la promessa che Dio fece al santo Patriarca: «Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra» (Gen 22,18). Questo discendente è Gesù, il Figlio di Maria, il Redentore del mondo.
Il brano del Vangelo odierno si conclude con le parole del Padre Celeste che invita tutti ad ascoltare Gesù. È Lui il nostro Maestro, e noi tutti gli dobbiamo ubbidienza. Gesù ci parla nel suo Vangelo, e noi dobbiamo leggerlo e meditarlo; Gesù ci parla attraverso i suoi rappresentanti qui in terra: il Papa e i vescovi. Ascoltando loro, e in modo particolare il Sommo Pontefice, non potremo sbagliare e saremo certi di ascoltare Gesù
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
O Padre,
che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio,
guidaci con la tua parola,
perché purificati interiormente,
possiamo godere la visione della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta
O Dio, Padre buono,
che hai tanto amato il mondo da dare il tuo Figlio,
rendici saldi nella fede,
perché, seguendo in tutto le sue orme,
siamo con lui trasfigurati
nello splendore della tua luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Gen 22,1-2.9.10-13.15-18)
Il sacrificio del nostro padre Abramo

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 115)
Rit: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.

SECONDA LETTURA (Rm 8,31-34)
Dio non ha risparmiato il proprio Figlio

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

VANGELO (Mc 9,2-10)
Questi è il Figlio mio, l’amato

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
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La Liturgia di Domenica 21 Febbraio 2021

21/2/2021

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I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
Da pochi giorni è iniziata la Quaresima. Il Vangelo di questa prima domenica ci presenta un episodio tra i più misteriosi della vita di Gesù: le tentazioni nel deserto. Il Signore si era ritirato nel deserto per pregare e digiunare, e satana lo tentò. Si trattava, ovviamente di tentazioni esterne, in quanto Gesù è la santità stessa e non poteva avvertire interiormente gli stimoli del male: in Lui era impossibile il peccato.
Per quale motivo Gesù ha permesso che il demonio lo tentasse? Sant'Agostino, con la solita chiarezza, disse che Gesù prese da noi la nostra debolezza, mentre noi prendiamo da Lui la sua vittoria. In poche parole, Gesù ha voluto fare sue le nostre tentazioni per donarci il suo trionfo. Egli permise quella prova per farci comprendere che il demonio esiste, che continuamente tenta gli uomini per allontanarli dalla Volontà di Dio. E, sottoponendosi a quelle tentazioni, Gesù ha dato a noi la forza di resistere e di trionfare sul maligno tentatore.
Il demonio fa di tutto per non essere scoperto, ci fa credere che lui non esiste, per agire indisturbato, ma noi dobbiamo aprire bene gli occhi e difenderci con le armi della preghiera.
Dai passi paralleli degli altri Evangelisti, sappiamo che Gesù fu provato con tre tipi diversi di tentazione, e queste tre tentazioni fanno leva sui tre punti deboli dell'uomo decaduto:
a) la ricerca del benessere materiale. Gesù risponde con queste parole: non di solo pane vive l'uomo;
b) il desiderio di potere terreno, che diventa idolatria. Gesù dice: a Dio solo ti prostrerai, Lui solo adorerai;
c) la presunzione di avere un Dio a nostro capriccio, che faccia la nostra volontà e compia miracoli a nostro piacimento. Questa tentazione arriva al punto di giudicare lo stesso operato di Dio. Gesù risponde con queste parole: non tenterai il Signore tuo Dio, facendoci comprendere che siamo noi a dover fare la Volontà di Dio, e non viceversa.
A differenza di Gesù noi tutti siamo inclinati verso il male e dobbiamo continuamente lottare contro i nostri vizi. Ma, se rimarremo uniti a Gesù, supereremo ogni prova.
Abbiamo tre nemici:
a) il nostro io, cioè l'egoismo. È il nemico più pericoloso che continuamente ci accompagna;
b) il mondo, che oggi come mai è lontano da Dio e trascina verso l'abisso;
c) il demonio, che soffia sul fuoco, ci studia e trova il nostro lato più debole e fa leva su quello per rovinarci.
Come difendersi?
a) Con la preghiera. Chi prega vince il male, chi trascura la preghiera è vinto dal male.
b) Con la prudenza. Il demonio è come un cane furioso legato a una catena. L'importante è non avvicinarsi. Diceva san Filippo Neri che, di fronte al pericolo, di fronte alla tentazione, chi è forte scappa, chi è debole invece non fugge e cade.
c) Con la mortificazione. Non dobbiamo accarezzare troppo "frate asino" (così san Francesco d'Assisi chiamava il suo corpo), altrimenti poi scalpita. Una vita sobria è una difesa contro il male. Mortificazione soprattutto degli occhi, poi della gola, di certi divertimenti pericolosi, della lingua...
d) Con la carità e l'umiltà, che mettono in fuga il demonio. Questa è la più grande difesa. Amare Gesù con tutto il cuore e servirlo nei nostri fratelli.
e) Con la devozione alla Madonna, a Colei che è la Vincitrice del demonio. Il Signore si è servito di Lei per schiacciare la testa al serpente infernale, proprio per la sua profonda umiltà. Ed è sempre grazie a Lei che si vincono le tentazioni. Invochiamola con fiducia.
San Carlo da Sezze, in un certo periodo della sua giovinezza, fu tormentato da un pensiero molto brutto contro la purezza. Lui combatteva, resisteva, ma intanto il pensiero continuava a molestarlo. Pregava tanto, ma quel pensiero non se ne andava; faceva molta penitenza, ma quel fastidio continuava con più insistenza. Non gli rimaneva che un'arma: l'umiltà. Si umiliò manifestando questa tentazione a un amico spirituale e da quel giorno fu liberato da quella ossessione.
Questo episodio ci fa capire l'importanza della Confessione: Dio potrebbe rimettere i peccati anche direttamente, ma si vuole servire del sacerdote perché ama gli umili. Confessare i propri peccati a un sacerdote è infatti un atto di umiltà e nel Magnificat si legge come Dio innalza gli umili e resiste ai superbi. Sia questo il proposito per questa Quaresima: riscoprire la bellezza della Confessione che è l'incontro tra la misericordia di Dio e l'umiltà dell'uomo pentito.
Infine, confessandoci, noi realizzeremo le parole con cui si conclude il Vangelo di oggi: «Convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

​
Colletta
O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta
Dio paziente e misericordioso,
che rinnovi la tua alleanza con tutte le generazioni,
disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola,
perché in questo tempo di grazia
sia luce e guida verso la vera conversione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Gen 9,8-15)
L’alleanza fra Dio e Noè liberato dalle acque del diluvio.

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse:
«Questo è il segno dell’alleanza,
che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi,
per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi,
perché sia il segno dell’alleanza
tra me e la terra.
Quando ammasserò le nubi sulla terra
e apparirà l’arco sulle nubi,
ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e ogni essere che vive in ogni carne,
e non ci saranno più le acque per il diluvio,
per distruggere ogni carne».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 24)
Rit: Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

SECONDA LETTURA (1Pt 3,18-22)
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi.

Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.

VANGELO (Mc 1,12-15)
Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
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La Liturgia di Domenica 14 Febbraio 2021

14/2/2021

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VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Ci sono delle esperienze o delle situazioni che ci isolano dagli altri, che ci fanno piombare in un non richiesto gruppo speciale, condannato ad essere marginalizzato. Come quando perdiamo una persona cara, come quando il dolore fisico irrompe nella nostra vita, come quando un fallimento affettivo resetta la nostra vita.
Allora ci sentiamo estranei alla vita e la gente ci sfugge.
Di cosa parlare? Con chi? Chi vuole accanto a sé qualcuno che è stato azzannato dal demone della sofferenza?
In quel caso, a volte, ci si avvicina a Dio. Solo a volte: più spesso nel dolore e nella solitudine la fede la si perde, altro che storie.
Il lebbroso di oggi ne sa qualcosa.

Lebbroso! Lebbroso!
È una malattia della povertà, la lebbra. Devastante, inarrestabile, immonda, che ti consuma facendoti marcire. Anche Israele, come tutte le civiltà del passato, aveva capito bene la gravità della malattia e del contagio e imposto ai lebbrosi di stare alla larga dai centri abitati, di gridare la propria condizione in caso di incontro con un'altra persona.
Una malattia appesantita dal senso di colpa che tutti riversavano sull'ammalato. La lebbra era la più terribile delle punizioni di Dio. Nessuna pietà per i lebbrosi, nessuna pena, solo fastidio e paura nei loro confronti.
Una malattia che isola, un cancro dell'anima.
Il breve racconto di oggi è un gioiello di sfumature.
Il lebbroso ha fiducia in Gesù, si avvicina a lui con confidenza, con cautela, con umiltà. È l'unico caso, nel vangelo di Marco in cui un ammalato si presenta da solo.
E non chiede la guarigione, ma la purificazione.
In lui è più forte il desiderio del riscatto sociale che del tornare sano. Così per noi: ciò che uccide è la solitudine, non il male fisico. Gesù ha compassione, diversamente da tutti gli altri.
Sente il patire del lebbroso. E lo tocca.

Il nostro Dio
I devoti del tempo (e di oggi) dividevano la realtà in due categorie: nella luce e nella purezza c'era Dio e tutti i bravi ragazzi, far cui loro, ovviamente. Dall'altra parte la tenebra, l'impurità e tutti gli altri.
Che Dio tocchi un lebbroso è fuori da ogni immaginazione. Una provocazione infinita.
Eppure è questa la grande novità, la conversione da accogliere, la follia già espressa nel battesimo, quando il Figlio si è messo in fila con i peccatori.
Dio si sporca le mani. E non è mai il buio che entra in una stanza, ma la luce che esce dalla finestra a rischiarare la notte. E così accade: il puro contagia l'impuro e lo guarisce.
Da ogni male, da ogni solitudine, da ogni peccato, da ogni impurità siamo guariti.
Ma.

Fastidio
Il tono cambia improvvisamente.
Gesù sembra essere un'altra persona: si scalda, ammonisce e intima, è evidentemente infastidito. Deve tacere, il lebbroso, star zitto, andarsene, farsi visitare dai sacerdoti per essere riammesso nella comunità, come previsto dalla Legge che Gesù non ignora né snobba.
Ma il lebbroso disubbidisce, esagera, sbraca. Al punto che Gesù non può più entrare in una città.
Dalla compassione alla rabbia, che cosa è successo?

Guru
Gesù chiede al lebbroso guarito il silenzio.
Non vuole passare come un guaritore, come un santone, come un guru.
Come può invitare la gente ad ascoltare la sua Parola e la novità del Regno se la folla lo cerca solo per risolvere i proprio problemi? Come potrà gestire la folla che chiede a Dio guarigione e non certo conversione? Come potrà far capire alle persone il senso profondo della vita se questi pensano già di conoscerlo e chiedono a Dio, eventualmente, di adeguarsi?
Allora come oggi è questo il dilemma che attanaglia Dio: provare compassione, certo, e intervenire, ma senza diventare il Dio fantoccio che portiamo nel cuore, il Dio a nostro servizio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che hai promesso di essere presente  
in coloro che ti amano  
e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola,  
rendici degni di diventare tua stabile dimora.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:  
Colletta
Risanaci, o Padre, dal peccato che ci divide,  
e dalle discriminazioni che ci avviliscono;  
aiutaci a scorgere anche nel volto del lebbroso  
l’immagine del Cristo sanguinante sulla croce,  
per collaborare all’opera della redenzione  
e narrare ai fratelli la tua misericordia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Lv 13,1-2.45-46)
Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento.

Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: 
«Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”. 
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 31)
Rit: Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.    

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! 

SECONDA LETTURA (1Cor 10,31-11,1) 
Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo. 

Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. 
Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

VANGELO (Mc 1,40-45) 
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. 
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». 
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.


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Con Mercoledi prossimo inizia il TEMPO DI QUARESIMA
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Con il Mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima, il periodo che precede la Pasqua, ed è giorno di digiuno e astinenza dalle carni, astensione che la Chiesa richiede per tutti i venerdì dell’anno ma che negli ultimi decenni è stato ridotta ai soli venerdì di Quaresima. L’altro giorno di digiuno e astinenza è previsto il Venerdì Santo. 


​La Quaresima è un periodo di penitenza che ricorre ogni anno nella vita dei cristiani, in preparazione della Pasqua. Non c’è altro modo per definire la Quaresima: davvero è un momento di preparazione, di riflessione interiore profonda e unica, indispensabile per accostarsi al mistero pasquale. Mai come durante il tempo di Quaresima il fedele è chiamato a purificare il corpo e lo spirito, a pregare per elevarsi, per sentirsi più vicino a Dio, per essere pronto ad accoglierlo in pienezza di fede e grazia.

Si tratta di un momento dell’anno fondamentale per i cristiani, in quanto è il momento in cui ci si prepara alla Pasqua, la festività più solenne e spiritualmente forte per ogni fedele. Per prepararsi a questa celebrazione non basta pregare e seguire i precetti di fede abituali. Occorre purificare il corpo e lo spirito, mettere alla prova la propria fede con digiuni e penitenze, dimostrare la propria misericordia con opere di carità e elemosina. È un rituale di preparazione e purificazione che rimanda a un passato remoto, a riti simili che si sono consumati per millenni nell’ambito di religioni pagane, in ogni parte del mondo. Non a caso, la pratica del digiuno, una delle più importanti che bisogna osservare durante la Quaresima, ricorre ancora oggi in molti altri culti: pensiamo al Ramadan per i mussulmani e al Kippur per gli ebrei.

In passato i precetti che regolavano la vita dei cristiani in tempo di Quaresima erano molto più rigidi e numerosi. Prevedevano, oltre a un digiuno molto più spartano, che si riduceva a alimentarsi solo con pane e acqua per tutto il tempo stabilito, anche l’obbligo di pellegrinaggi spesso estenuanti, attività caritatevoli che rendevano impossibile adempiere al lavoro e ai compiti quotidiani, assorbendo completamente la vita dei fedeli. Oggi i cristiani hanno vita più facile, sebbene le regole da seguire in tempo di Quaresima siano sempre tre: digiuno, elemosina, preghiera.

Digiuno, elemosina, preghiera

Per quanto riguarda il digiuno, al giorno d’oggi non occorre sottoporsi a privazioni eccessive. È sufficiente evitare la carne tutti i venerdì compresi nel periodo, e osservare il digiuno il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Anche in questo caso, poi, il digiuno non è completo: è concesso un pasto al giorno, e l’assunzione di piccole quantità di cibo nell’arco di tutta la giornata. In questa pratica rimane solo un ricordo simbolico delle norme comportamentali che venivano osservate in passato, e che comprendevano non solo il digiuno completo, ma anche l’astensione da ogni altro atto finalizzato a soddisfare la carne. Astinenza dal cibo, dal vino, dal sesso, per purificare il corpo ed elevare l’anima. Il vero spirito del digiuno quaresimale dovrebbe essere sacrificare qualcosa a cui si tiene, per dimostrare che non si ha timore di affrontare privazioni in nome di Dio Padre. Sarebbe bello se ciascuno di noi rinunciasse per questo periodo a qualcosa che gli piace molto, un cibo particolare di cui si è golosi, un passatempo che ci è caro, anche la visione di una serie televisiva a cui si è appassionati o l’uso di un Social. Inutile rinunciare a broccoli e carote, a meno che non siano il nostro piatto preferito. Se non c’è sacrificio non c’è merito.

In passato una condotta di vita sobria e morigerata rendeva ancora più significativa la pratica dell’elemosina, la seconda norma imposta in tempo di Quaresima. Offrire agli altri in un momento in cui si toglieva tanto a se stessi era segno di grande sacrificio e forza spirituale. Il digiuno e l’elemosina si uniscono per aiutarci a distogliere l’attenzione da noi stessi, dalle nostre necessità. Rinunciando a qualcosa e sopportandone la privazione, mentre contemporaneamente offriamo ciò che possiamo agli altri, combattiamo il nostro egoismo e impariamo a riconoscere Dio nel volto di chi ci sta intorno. Anche oggi viene richiesto ai cristiani che osservano il periodo quaresimale di compiere opere di bene, fare beneficenza, elemosina, aiutare i bisognosi a seconda delle proprie possibilità. Anche in questo caso ognuno dovrebbe costruirsi una Quaresima alla propria portata, creando occasioni reali in cui protendersi verso gli altri, offrire il proprio tempo, la propria energia, il proprio amore. Le offerte economiche saranno sicuramente gradite, ma anche in questo caso non possono essere un palliativo, un modo per dare un contentino a Dio e al prossimo, e sentirci in pace. L’amore per Dio diventa l’amore per il prossimo, e viceversa, in un flusso di sentimento e fede che ci arricchisce e ci rende più vicini al Signore.

Infine, il corpo e l’anima purificati dal digiuno e elevati dall’elemosina, sono pronti per la preghiera, che, rafforzata dalle privazioni subite e dalla generosità dimostrata, diviene ancora più efficacie e gradita a Dio. In questo precetto più che mai la dimensione personale deve prendere il sopravvento. La preghiera è un dialogo intimo con Dio, un confronto al quale non è possibile sottrarsi, ma che dovrebbe anche essere cercato con gioia, con aspettativa. Concediamoci il tempo necessario per pregare, concediamoci il silenzio, non solo quello che esclude i rumori del mondo esterno, ma il silenzio interiore, che ci permette di mettere da parte le ansie del quotidiano, gli affanni, le preoccupazioni, per dedicarci solo a Dio, alla Sua contemplazione, al dialogo con Lui. Una sola candela religiosa ad illuminare la stanza.

La Quaresima è l’attesa di qualcosa che abbiamo già, è il reiterarsi di un rituale finalizzato a un incontro con Dio che si rinnova anno dopo anno, più forte, più intenso, più solenne. Un momento speciale, che fa crescere come cristiani, ma soprattutto come persone. La Quaresima ci ricorda quanto sia importante ogni giorno affrancarci dalle cose materiali, da tutto ciò che ci tiene troppo saldamente ancorati al nostro quotidiano, al possesso, a noi stessi, rendendoci più poveri dentro e meno aperti verso Dio e il prossimo.

Digiuno, elemosina e preghiera diventano così manifestazioni del nostro impegno, della nostra volontà di conversione, aiutandoci a vivere sulla nostra pelle in modo più intenso e autentico l’amore di Cristo.

40 giorni di Quaresima

La Quaresima dura 40 giorni, un periodo che richiama i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare a predicare (in realtà sarebbero 44 giorni, perché le domeniche delle quattro settimane che la compongono non si contano). Il numero 40 ha un forte valore simbolico, fin dall’Antico Testamento: il Diluvio universale durò 40 giorni, così come per 40 giorni Mosè si trattenne sul Sinai per raccogliere i Dieci Comandamenti, e per 40 anni gli ebrei vagarono per il deserto alla ricerca della Terra promessa. Sono solo alcuni degli esempi in cui nella Bibbia ricorre il numero 40, numero che segna l’attesa, la ricerca di Dio e la preparazione inevitabile, spesso dolorosa, per accoglierlo con consapevolezza.

Anche nel Nuovo Testamento il numero 40 ricorre sovente. Oltre ai 40 giorni di penitenza di Gesù nel deserto, pensiamo al periodo che intercorse tra la Sua Resurrezione e la Sua Ascesa al cielo, periodo che dedicò a istruire i Suoi discepoli e amici.

Conversione e fragilità umana

La Quaresima inizia il Mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo, giorno che segna anche l’inizio della Pasqua. In occasione del Mercoledì delle Ceneri le palme e i rami di ulivo benedetti la Domenica delle Palme dell’anno prima vengono bruciati, e con le ceneri ottenute, i sacerdoti segnano la fronte dei fedeli, accompagnando il gesto con un’esortazione alla Fede e alla conversione.

Il sacerdote recita le formule: “Convertitevi e credete al Vangelo” o “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. La prima è naturalmente un invito a riprendere in mano le redini della propria esistenza, ad aprire gli occhi e rivolgere i propri passi al bene e a Dio, mentre la seconda è presa dalla citazione biblica: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!” (Gen 3,19). Un monito che ci ricorda la nostra fragilità, il nostro non essere altro che polvere, cenere, ma che, in questo contesto, sottolinea anche quanto la nostra fragilità e pochezza ci renda cari a Dio Padre.

La Quaresima è un momento ideale per riscoprire il valore del Battesimo, il suo averci resi parte della Chiesa, l’averci resi degni della Salvezza in virtù dell’amore di Dio, della Sua fiducia nei nostri confronti. Quella fiducia, che non abbiamo fatto nulla per meritare, perché eravamo troppo piccoli quando siamo stati battezzati.

Dobbiamo dimostrare di meritarla ora, percorrendo il nostro cammino di cristiani, e approfittando di periodi speciali come questo per migliorare noi stessi, per purificarci nello spirito, e poterci così accostare con maggior consapevolezza e dignità al Mistero della morte e resurrezione di Gesù, al miracolo della redenzione che Lui ci offre. La Quaresima è il momento liturgico in cui possiamo percepire con maggiore intensità la Grazia salvifica di Dio, perché ci permette di espiare i nostri peccati, rientrare in noi stessi per guardare in faccia la nostra anima, e migliorarla, dove ci è possibile. Nel momento in cui ci sentiamo più deboli e poveri, più fragili e inermi, siamo più vicini a Dio, alla forza indistruttibile del Suo immenso Amore.
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Il Battesimo ci ha avvicinati al mistero della morte e risurrezione di Cristo. La Quaresima è il percorso che dobbiamo compiere per dimostrare che ne siamo stati degni, che lo siamo ancora.
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INDICAZIONI PRATICHE DEL DIGIUNO E DELL’ASTINENZA
 
- il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo sono giorni di digiuno* dal cibo e di astinenza* dalla carne e dai cibi ricercati o costosi.

- i venerdì di Quaresima sono giorni di astinenza dalla carne e dai cibi ricercati o costosi.

- negli altri venerdì dell’anno, i fedeli possono sostituire l'astinenza dalla carne con altre opere di carattere penitenziale.

ASTINENZA E DIGIUNO: LE DIFFERENZE

- L'astinenza «proibisce l'uso delle carni, non però l'uso delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento anche di grasso di animale» (Paolo VI, Cost. apost. Paenitemini, 17 febbraio 1966).

- Il digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera» (ivi).

CHI DEVE OSSERVARE DIGIUNO E ASTINENZA

Sono tenuti ad osservare il digiuno tutti i maggiorenni fino al 60esimo anno d'età, e a praticare l'astinenza tutti coloro che abbiano compiuto i 14 anni, in tutti i casi fatte salve particolari situazioni personali e di salute.

Chi non rispetta questo precetto commette peccato grave.

NB: anche coloro che non sono tenuti all'osservanza del digiuno, i bambini e i ragazzi, vanno formati al genuino senso della penitenza cristiana.
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La Liturgia di Domenica 7 Febbraio 2021

7/2/2021

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V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
È Marco ad accompagnare, quest'anno, la nostra riflessione.
È lui l primo ad avere scritto un Vangelo, probabilmente dietro la poderosa spinta di Pietro.
Ed ha iniziato, come ricorderete, parlandoci della prima guarigione operata da Gesù: un indemoniato all'interno della sinagoga. Per ricordare alla sua comunità, e a noi, che la prima guarigione che siamo chiamati ad operare si svolge all'interno della Chiesa.
Siamo chiamati a superare una visione demoniaca della fede che considera Gesù un avversario che non c'entra nulla con la nostra vita. Una fede fatta solo di conoscenza e non di esperienza.
Non è sufficiente stare nella sinagoga. Anzi.
Nella nuova logica di Dio è la casa il luogo dell'incontro.

In casa di Simone
Gesù esce dalla sinagoga ed entra nella casa di Simone dove guarisce sua suocera che si mette a servire di discepolo. Dalla sinagoga alla casa: è questo il movimento che sperimenterà la comunità cristiana, la contrapposizione che si crea con la nuova fede.
L'incontro con Dio non avviene più in un luogo sacro, pubblico e solenne in cui matura l'incomprensione ma nel luogo famigliare e intimo che accoglie.
E in questa casa Marco usa due verbi centrali: sorgere e servire.
La suocera di Pietro sorge, ormai guarita.
Un verbo che senz'altro fa riferimento alla resurrezione e insieme indica il cammino che deve compiere il discepolo durante l'assemblea che si fa in una casa: risorgere per mettersi a servizio.
Gesù è colui che fa risorgere, il discepolo è colui che si mette a servizio, dopo essere stato guarito. È la conversione che siamo chiamati ad operare: da una visione della fede "sacrale" ad una quotidiana, da una fede solo di culto ad una di azione e si servizio.
La missione nasce dalla consapevolezza di avere qualcosa da donare, la Chiesa è una comunità di guariti e riconciliati che sanno guarire e riconciliare.

Sulla soglia
Dopo la guarigione della suocera di Pietro, Marco di parla di un Gesù che esce anche di casa, sul cortile, fermandosi sulla soglia. D nuovo un luogo di confine.
È il passaggio che siamo chiamati a fare: dalla sinagoga alla casa che accoglie il Maestro.
Una casa da cui uscire per incontrare il mondo dolente sulla soglia.
Il movimento descritto da Marco è palpabile; sinagoga, casa, soglia.
Su questa soglia si concentra il ministero di Gesù e Marco usa l'iperbole: ora sono tutti gli ammalati e molti indemoniati a venire.
La soglia, il confine, diventa il luogo dell'incontro, il vero luogo dell'evangelizzazione.
Anche noi siamo chiamati ad uscire dalla visione della fede come di un rifugio sicuro per confrontarci col mondo reale.

Di notte
La giornata del Maestro, intensa e frenetica, non è finita: la scena è spostata di notte e Gesù esce a pregare.
La preghiera è il segreto di Gesù; è il prolungato e notturno colloquio col Padre che gli dona la forza di farsi carico di tutta la sofferenza che lo circonda, di affrontare le incomprensioni e le fatiche della sua vita apostolica. Anzi, più la situazione si ingarbuglia, più la sua fama cresce, più gli impegni si moltiplicano e più tempo Gesù dedica a questa preziosa attività.
Purtroppo, però (o per fortuna?) nulla sappiamo della sua segreta preghiera notturna, non un manuale, non un libretto di istruzioni. E allora naufraghiamo, un po' smarriti, un po' amareggiati. Intendiamoci, amici: chi ha una bella vita di preghiera smetta di leggere, non si turbi.
Ma chi, come me, fatica a pregare, si perde appena inizia a recitare una formula, abbia la pazienza di leggere.
La preghiera non è una lista di richieste a Dio, la preghiera non è uno sforzo che ci imponiamo al fine di dirci ancora discepoli, la preghiera non è necessariamente legata la desiderio e alle voglie... La preghiera, ci suggerisce Gesù, è un misterioso e intimo incontro con l'assoluto di Dio, è il silenzio che invade il cuore e ci dona la capacità di leggere la nostra vita e la storia.
All'inizio è difficile, certo: si ha l'impressione di parlare con un muro, ci si sente ridicoli.

Forzature
L'arrivo di Simone ribalta nuovamente la prospettiva, la sua richiesta è un vero e proprio rimprovero, ha una valenza assolutamente negativa.
Simone è scocciato: tutti stanno cercando il Maestro, per quale ragione si fa desiderare?
Gesù non raccoglie la provocazione e rilancia: andranno da un'altra parte.
Se è vero che tutti cercano Gesù, bisogna stare attenti a non chiudere l'orizzonte di riferimento di Dio. Gesù svela la missione che non si chiude a Cafarnao e allarga gli orizzonti.
Il rischio di Pietro e degli abitanti di Cafarnao, e il nostro è quello di possedere Dio per sé, dal chiuderlo nel recinto sacro.
Simone è chiamato a ridefinire la propria missione: non possediamo Dio, mai, non possiamo chiuderlo in un luogo. Egli appartiene al mondo, siamo noi a dover uscire!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Custodisci sempre con paterna bontà  
la tua famiglia, Signore,  
e poiché unico fondamento della nostra speranza  
è la grazia che viene da te  
aiutaci sempre con la tua protezione.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Dio, che nel tuo amore di Padre  
ti accosti alla sofferenza di tutti gli uomini  
e li unisci alla Pasqua del tuo Figlio,  
rendici puri e forti nelle prove,  
perché sull’esempio di Cristo  
impariamo a condividere con i fratelli il mistero del dolore,  
illuminati dalla speranza che ci salva.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gb 7,1-4.6-7)
Notti di affanno mi sono state assegnate.

Giobbe parlò e disse: 
«L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d’illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”.
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
I miei giorni scorrono più veloci d’una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene». 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 146)
Rit: Risanaci, Signore, Dio della vita.

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele.

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome.    

Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi.

SECONDA LETTURA (1Cor 9,16-19.22-23) 
Guai a me se non annuncio il Vangelo. 

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo! 
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

VANGELO (Mc 1,29-39) 
Guarì molti che erano affetti da varie malattie. 

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». 
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
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