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La Liturgia di Domenica 23 Gennaio 2022

23/1/2022

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Oggi si fa memoria dello SPOSALIZIO DELLA B.V. MARIA E SAN GIUSEPPE (Riflessione a fondo pagina)
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18-25 GENNAIO 2022 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI (Riflessione a fondo pagina)
III DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Le letture di oggi ci danno degli insegnamenti molto importanti per la nostra vita cristiana. Fin dalla prima lettura si parla del dovere dell'evangelizzazione. Il popolo di Israele era appena tornato dall'esilio di Babilonia ed era giunto il tempo di restaurare la Nazione dalle fondamenta. Più urgente della restaurazione materiale era quella spirituale. Quindi il sacerdote Esdra portò la Legge davanti all'assemblea e, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, fu proclamata e spiegata la Parola di Dio.
Il brano del Vangelo presenta Gesù che nella sinagoga di Nazareth illustra la sua Missione di salvezza. Egli si alzò a leggere e gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Egli lo aprì e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio» (Lc 4,18). Terminata la lettura del passo, Egli proclamò: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). Gesù è venuto su questa terra per proclamare a tutti il lieto annunzio della salvezza e questa Missione è continuata dalla Chiesa che deve diffonderlo fino agli estremi confini della terra.
Oggi come allora c'è questa necessità dell'evangelizzazione. San Papa Giovanni Paolo II parlava di nuova evangelizzazione, il che vuol dire che siamo tornati indietro, da una società cristiana a un mondo ormai pagano nel cuore e nella mente. Gli stessi cristiani tante volte sono paurosamente ignoranti per quanto riguarda le verità eterne.
All'interno della Chiesa vi sono quei cristiani chiamati in un modo particolare a quest'opera evangelizzatrice. San Paolo, nella seconda lettura di oggi, scrivendo ai Corinzi, ci ricorda che tutti noi siamo membra del Corpo Mistico di Cristo, ciascuno secondo la propria missione. Per cui alcuni sono apostoli, altri sono profeti, altri ancora maestri, altri hanno il compito di governare la Chiesa, di assistere i bisognosi, e così via (cf 1Cor 12,27-30).
Chi è chiamato all'evangelizzazione deve svolgere questa missione pienamente consapevole che essa è un compito di cui dovrà rendere conto a Dio. Per questo motivo, san Giovanni Maria Vianney si preparava le prediche con notti intere di preghiera e di studio. Il suo intento era quello di essere semplice, così che tutti potessero comprendere. Un giorno una donna chiese al Santo: «Perché quando pregate parlate tanto piano, mentre invece predicate tanto forte?». E il Santo rispose bonariamente: «È perché quando predico, parlo a gente sorda o addormentata, mentre quando prego parlo al Signore, che non è sordo».
Uno dei più grandi predicatori che abbia percorso gran parte dell'Italia fu certamente san Bernardino da Siena, il quale dal 1419 portò di paese in paese, come predicatore itinerante, la Parola del Vangelo. L'Italia, a quell'epoca, come pure oggi, offriva un quadro ben poco consolante. La fede del popolo era particolarmente scossa per la presenza di molti nemici della Chiesa. Conseguenze ne furono l'indifferenza religiosa e la depravazione dei costumi. Era l'epoca dell'umanesimo e del rinascimento, durante i quali ci fu un ritorno al paganesimo, a un lusso sfrenato e a una vita gaudente e, se ciò non bastasse, vi erano molte discordie nella società. L'unico rimedio a questi mali san Bernardino lo vide in un ritorno al Vangelo e allora per venticinque anni attraversò l'Italia in tutti i sensi, portando, in una predicazione sostanziosa e ardente, viva di fresca naturalezza e di nobile popolarità, il lieto messaggio di Cristo. Nelle sue prediche flagellava con coraggio i vizi dominanti dell'epoca e alla fine ordinava al popolo di inginocchiarsi e di domandar perdono al Salvatore promettendogli conversione e fedeltà. San Bernardino era e rimarrà il grande Santo missionario popolare che ridiede un volto cristiano all'Italia immersa in un nuovo paganesimo.
Altro grande predicatore fu san Giacomo della Marca, il quale percorse l'Europa intera predicando il Vangelo. Egli paragonava la predicazione alla semina di un contadino. I cuori dei fedeli sono il terreno che deve accogliere questa semente. Tante volte purtroppo questo terreno è sassoso e spinoso, per cui non ci sono frutti di conversione. E così diceva: «O preziosa e santissima Parola di Dio! Tu illumini i cuori dei fedeli, tu strappi le anime dalla bocca del diavolo, giustifichi gli empi e da terreni li trasformi in celesti. O santa predicazione, più preziosa di ogni tesoro! Beati coloro che volentieri ti ascoltano, perché tu sei la grande luce che illumina il mondo».
Oggi come allora c'è bisogno di questa nuova evangelizzazione e, se da una parte dobbiamo pregare il Padrone della messe perché mandi santi predicatori per ridare un volto cristiano ai nostri paesi, dall'altra parte abbiamo il dovere di istruirci nella fede, meditando assiduamente il Vangelo e studiando seriamente il Catechismo.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guida le nostre azioni secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  
O Dio, che in questo giorno a te consacrato
convochi la Chiesa santa alla tua presenza
perché il tuo Figlio annunci ancora il suo Vangelo,
fa' che teniamo i nostri occhi fissi su di lui,
e oggi si compirà in noi la parola di salvezza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Ne 8,2-4.5-6.8-10)
Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso.

In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere.
Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza.
Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura.
Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge.
Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore. R.

SECONDA LETTURA (1Cor 12,12-30) 
Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. 

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato?
Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano?

oppure
SECONDA LETTURA Forma breve (1Cor 12, 12-14.27)
Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. 

Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo.
Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito.
E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra.
Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra.

VANGELO (Lc 1,1-4; 4,14-21) 
Oggi si è compiuta questa Scrittura. 

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

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Oggi si fa memoria dello
SPOSALIZIO DELLA B.V. MARIA E SAN GIUSEPPE

​Celebrando la Messa votiva del matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe, contempliamo nuovamente il grande mistero dell'amore incommensurabile ed incessante di Dio per noi. Nel breve racconto del Vangelo di san Matteo, vediamo come Dio provvede che il suo Figlio unigenito sia incarnato nel seno immacolato della Vergine Maria e, allo stesso tempo, con la sua incarnazione, diventiamo parte della famiglia di Giuseppe e Maria. In altre parole, anche se San Giuseppe e la Vergine Maria si erano sposati prima del concepimento verginale di Dio-Figlio nel grembo di Maria, lo hanno fatto con pieno rispetto per la consacrazione della verginità di Maria a Dio dalla sua giovinezza, l'offerta a Dio della sua verginità consacrata. Ed ancora, San Giuseppe aveva sposato Maria con l'intenzione di onorare, nel corso del loro matrimonio, la verginità consacrata. Dal testo del Vangelo secondo San Matteo, è chiaro che Maria era già sposata con San Giuseppe, al momento della Annunciazione, ma che San Giuseppe ancora non l'aveva portata nella sua casa. Per questo motivo, dopo aver appreso della sua gravidanza, San Giuseppe, per decenza, ha pensato di divorziare da lei nel modo più discreto possibile. Per essere chiari, la parola "Promessi Sposi" non è giustamente intesa come "impegnati", ma piuttosto come "sposati" o "maritati", come chiarisce il resto del linguaggio testuale. Qui, è importante ricordare il Rito ebraico del Matrimonio, che la Vergine Maria e San Giuseppe, come ebrei devoti, hanno osservato fedelmente. Il rito consisteva in due fasi: una prima fase con la quale il contratto di matrimonio è stato sigillato, rendendo le parti veramente marito e moglie, e una seconda fase con il quale il matrimonio è stato consumato dall'atto con cui la moglie è «portata» nella casa di suo marito. Nella sua Esortazione apostolica Redemptoris Custos, Papa San Giovanni Paolo II, ha descritto l'osservanza della pratica del matrimonio ebraico dalla Vergine Maria e San Giuseppe con queste parole: Secondo l'usanza ebraica, il matrimonio si è svolto in due fasi: in primo luogo, il matrimonio legale, o vero è stato celebrato, e poi, solo dopo un certo periodo di tempo, il marito ha portato la moglie in casa sua. Così, prima di vivere insieme con Maria, Giuseppe era già suo marito. Maria è infatti la sposa di San Giuseppe e, di conseguenza, il Divino Bambino concepito nel suo grembo sotto l'ombra dello Spirito Santo è un membro della famiglia di Giuseppe e Maria, e gode della divina maternità della Vergine Maria e della paternità-adottiva o tutela di San Giuseppe. Padre René Laurentin, riferendosi alla decisione di Maria fin dalla sua giovinezza "di non appartenere a nessun uomo, ma solo a Dio", descrive così il suo stato civile al momento dell'Annunciazione: La Bibbia traduce inesattamente "impegnata", mentre Maria è veramente sposata con Giuseppe in linea con le due fasi del matrimonio ebraico: il consenso ( qidushin) prima dell'Annunciazione, e la seconda fase, l'introduzione della moglie nella casa del marito ( nissuin ), in accordo con l'accordo di Giuseppe per un matrimonio verginale (non consumato). - ( Marie, fonte directe de l'Évangile de l'Enfance ). Padre Laurentin continua a spiegare come Maria, in ragione della sua condizione di moglie in un matrimonio verginale, credeva di aver rinunciato alla possibilità della maternità del Messia. Di conseguenza, al momento dell'annunciazione, ha chiesto l'Arcangelo Gabriele: «Come potrà accadere questo, dal momento che non conosco uomo». L'Arcangelo poi chiarisce che è proprio la sua verginità, che l'ha preparata ad essere la Madre di Dio. Padre Laurentin, riferendosi al suo voto di verginità, scrive: Ma questo voto ha portato, al contrario, l'unico mezzo per raggiungere questo privilegio unico. Tali sono i paradossi dell'Altissimo. Ella riceve, poi, la risposta che tutto rende nuovo e chiarisce. (Ibid.) La Chiesa, infatti, ha visto nel testo sulla sapienza eterna di Dio dal Libro dei Proverbi un'immagine della Vergine Maria, che Dio aveva scelto, fin dall'inizio, di essere la Madre del Redentore: "Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora." Il testo ispirato ci introduce in una più profonda riflessione sul matrimonio di Maria con Giuseppe e la sua Divina Maternità nel grande mistero della fede, il mistero della nostra salvezza eterna. Cercando il suo significato più profondo, si comprende la verità dei versi finali: Infatti chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore; Ma chi pecca contro di me danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte. Contemplando il matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe, vediamo come, proprio all'inizio dell'opera di salvezza, Dio Padre ha cura che la concezione del suo unigenito Figlio nella nostra carne umana sia verginale, come in effetti deve essere, ma, allo stesso tempo, del tutto legittima, in modo che manifesti pienamente la verità, bellezza e bontà di Dio. Dio-Figlio è verginalmente concepito nel grembo di Maria, moglie di San Giuseppe. Il Vangelo secondo Matteo è segnato, in particolare, dall'attenzione alla natura giuridica della nostra fede e della sua pratica, presentando Cristo come il nuovo Mosè, il nuovo legislatore, più eminentemente nel Discorso della Montagna. È inconcepibile che Dio-Figlio, nella sua Incarnazione, non rispetti pienamente, anzi non abbia portato alla perfezione, sia la verginità della Beata Vergine Maria che la santità del suo matrimonio con San Giuseppe. La comprensione piena dello stato coniugale di San Giuseppe e della Vergine Maria, è importante per la nostra conoscenza più piena e per l'amore del Mistero della fede, ma è anche importante per evitare una confusione e un errore che sono comuni oggi. Alla grave situazione fa riferimento Padre John A. Hardon, SJ nell'edizione riveduta Corso base del Catechismo Cattolico. Sarà utile citare una parte della sua trattazione del tema: Il fatto che Gesù sia stato concepito e nato verginalmente dopo il matrimonio di Maria e Giuseppe significa che Gesù è stato concepito e nato nel matrimonio. Ciò è contrario a quello che tanti, anche i preti, hanno da dire al momento, cioè, che Gesù è nato fuori dal matrimonio, come i bambini di tante donne non sposate di oggi, e dunque questa non è una situazione "anomala". La gravidanza di una ragazza-madre si dice che sia, secondo queste persone, nella stessa condizione di Maria, che essi sostengono fosse anch'essa una ragazza-madre al momento in cui ha concepito Gesù. Questo è falso; è davvero una menzogna molto grave, perché mina la santità del matrimonio e le ragioni di questa santità. I difensori di questa posizione dicono che Gesù è stato concepito dopo che Maria e Giuseppe si sono impegnati, ma non ancora sposati. (Padre John A. Hardon, SJ Corso base di Catechismo Cattolico, Manuale, edizione riveduta, ed. cardinale Raymond Leo Burke ). La posizione erronea sopra descritta viene assunta solo da coloro che consapevolmente dissentono dal costante insegnamento della Chiesa, ma anche da molte persone che semplicemente sono mal catechizzate e quindi cadono preda di tale falso insegnamento. L'importanza della chiarezza per quanto riguarda il matrimonio della Beata Vergine maria con San Giuseppe è anche più significativa per le discussioni sul matrimonio intrapresa nel Sinodo dei Vescovi. Mentre il Sinodo dei Vescovi è chiamato a sostenere la bellezza del matrimonio, come Dio ha stabilito fin dall'inizio, vi è un forte tentativo di introdurre discussioni circa i cosiddetti "elementi positivi" nella convivenza di un uomo e di una donna, come marito e moglie, senza rispetto per il sacramento del santo matrimonio. Vediamo nel matrimonio di Maria e Giuseppe, in un modo più notevole, la bellezza del matrimonio, stabilito da Dio alla creazione e restituito alla sua perfezione originale dal Dio-Figlio incarnato per la Redenzione. Contemplando il matrimonio di Maria e Giuseppe, comprendiamo più pienamente e con più profonda fedeltà le parole di Cristo stesso, quando i farisei lo interrogano sulla verità della indissolubilità del matrimonio: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi» (sul Matteo 19, 4-6) L'insegnamento di Cristo sul santo matrimonio brilla con particolare splendore nel matrimonio di sua madre Maria e del suo padre adottivo Giuseppe. Stiamo per assistere alla grande vittoria della Croce, la grande opera di Dio Figlio che ha preso la nostra natura umana nel grembo immacolato della Vergine Maria. Cristo offre ora sacramentalmente il sacrificio del Calvario. Egli ci dà il frutto impareggiabile del suo sacrificio: il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Egli ci dà la medicina celeste e il Cibo con cui vincere il peccato nella nostra vita e vivere nella vera libertà per amore di Dio e del prossimo. Possa la nostra contemplazione del mistero della fede nel matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe ispirarci ad insegnare, a celebrare e vivere la verità sul santo matrimonio, come Dio lo ha stabilito fin dall'inizio e redento attraverso la sua passione salvifica, morte e risurrezione. Possiamo cercare sempre nel Mistero eucaristico la grazia per così insegnare, celebrare, e vivere.

Cardinale Raymond Leo BURKE
Messa votiva del matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe

LITURGIA DELLA PAROLA
- PRIMA LETTURA (Isaia 61,9-11)
- SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 112)
   Rit. Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre.
- SECONDA LETTURA (Galati 4,4-7)
​- VANGELO (Dal vangelo secondo Matteo 1,18-21.24-25)

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Dal 18 al 25 Gennaio
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI

L'UNITA' E' POSSIBILE SOLO NELLA VERITA'
La Chiesa sta vivendo una situazione di crisi che non credo abbia precedenti nella sua bimillenaria storia, perché non stiamo assistendo solo ad eventi riprovevoli, se non scandalosi, frutto della debolezza dell’uomo – che è peccatore, non scordiamocelo – ma addirittura vediamo messi in discussione gli stessi principi fondamentali, e la casa costruita sulla roccia sembra sempre più costruita sulla sabbia. Una pastorale sempre più confusa, un’ansia di “apertura al mondo” portano inevitabilmente anche alla confusione sulle basi dottrinali. Il solo porsi determinate domande (un esempio per tutti: la Comunione ai divorziati risposati) è già un segnale gravissimo, perché non si possono porre domande su ciò che è per sua natura indiscutibile.

Sul fronte pro-life non da oggi si scontrano due posizioni: quella della difesa della Vita “senza compromessi” e quella di chi afferma, e si presume e si spera che lo faccia in buona fede, la possibilità di aperture, collaborazione, dialogo con un mondo che ha già dimostrato nei fatti la feroce avversione alla vita. Già mesi fa mi capitava di scrivere un articolo sulla confusione che poteva nascere da certe “classificazioni” dell’abortismo (libertario, umanitario, ecc.), laddove l’abortismo, se anche teorizzasse l’uccisione di un solo innocente, è una dottrina perversa, né è possibile alcun dialogo con chi la professa.

Una posizione di difesa della vita “senza compromessi” comporta ovviamente anche una capacità di riconoscimento della realtà, per quanto ciò possa risultare sgradevole. E la realtà ci dice che, purtroppo, non solo da parte di politici (che pur si dichiarano cattolici) ma anche da parte di tanti Pastori non ci si può aspettare un vero aiuto. Anzi, spesso è accaduto di trovare in essi dei veri ostacoli.

La Provvidenza però non abbandona mai e giustamente si è da più parti sottolineato che il “Popolo della Vita”, quello che è stato protagonista della grande crescita, anno per anno, di iniziative come la Marcia Nazionale per la Vita, è nato “dal basso”, ossia dal risveglio di quei sani sentimenti popolari che, ringraziando il Signore, non muoiono nemmeno nei tempi più bui della Storia. Molte volte nella Storia il popolo si è mostrato custode fermo e sicuro di ciò che i Pastori stessi sembravano aver dimenticato.

In questa situazione di oggettiva difficoltà, di Chiesa allo sbando, di messaggi contradditori, è naturale che sorgano discussioni sulle modalità, sulle strategie, su ciò che insomma sia meglio fare per affermare e difendere i principi non negoziabili. Discussioni sulle modalità, sulle azioni, che divengono molto pericolose se scivolano sul piano inclinato delle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi che si devono affermare e difendere. Per tornare all’esempio di prima, se io metto in discussione il fatto di consentire o meno a un divorziato risposato di ricevere la S. Comunione (e magari lo faccio per un malinteso spirito di “carità), metto in discussione la stessa Dottrina della chiesa sul matrimonio indissolubile.

Per tornare al fronte pro-life, è naturale, ma anche doveroso, che io esprima il mio dissenso verso quelle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi fondamentali, ossia la difesa assoluta della Vita, senza alcun compromesso. La più piccola smagliatura nella rete porta prima o poi allo sfascio della rete.

Discussione sui metodi, quindi. Doverosa e utile per individuare, con spirito fraterno, le strategie migliori per lottare contro un mondo il cui principe, non scordiamocelo, lavora per la distruzione. Ma se di fatto si mettono in discussione anche i principi, se lo spirito fraterno viene meno, se la discussione scade nello scontro personale, è allora altrettanto inevitabile e doveroso assumere posizioni chiare e nette e, ove necessario, dissociarsi da chi oltretutto fa attacchi personali. Perché, parliamoci chiaro, lo stesso fatto di far cadere la discussione negli attacchi personali dimostra che la difesa dei principi non negoziabili è comunque in secondo piano rispetto alle proprie ambizioni, ai risentimenti, alla vanità.

In questa situazione, per tornare al titolo di questo articolo, le esortazioni all’unità, alla concordia, sono tanto belle quanto fuori luogo, perché solo nella Verità, ovvero nel non transigere mai sui principi, si possono esercitare la carità e lo spirito fraterno. Esiste una gerarchia dei valori; se la capovolgiamo ci mettiamo sulla strada rovinosa di un umanitarismo senza basi. Diventiamo come quella tale casa costruita sulla sabbia.

Nella gran confusione in cui si vive, una delle parole il cui significato è stato di più stravolto è senza dubbio la parola “ecumenismo”. Il falso spirito ecumenico ci porta alla rovina, perché ci illude. La Verità per sua natura è una sola,e solo aderendo ad essa si può arrivare poi al dialogo, al confronto, alla discussione costruttiva.

Per concludere, cerchiamo di essere il più chiari possibile: tra i fedeli deve senza dubbio regnare la concordia; senza dubbio la divisione è opera del demonio. Ma la concordia è possibile solo nella Verità. 

Altrimenti si usano parole di contrabbando, si predicano atteggiamenti che non sarebbero più di carità, bensì di remissività, di resa al mondo.

Ci sono fatti e atteggiamento che è impossibile non vedere. Di fronte ad essi la critica severa non è “divisiva” (parola venuta di gran moda).
È semplicemente doverosa.
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La Liturgia di Domenica 16 Gennaio 2022

16/1/2022

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II DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Fatelo
Venuto a mancare il vino.
Quante volte facciamo questa esperienza, nelle nostre vite.
Quanto la stiamo facendo, in questi due anni di pandemia.
Lo scoraggiamento ha sostituito la paura, avanziamo per abitudine senza sapere cosa ci riserva il futuro. Ma, ad essere onesti, non è stato il Covid a toglierci le gioie della vita, ma la mancanza di senso, di orizzonte. È normale che sia così, succede a tutti.
Partiamo, entusiasti, convinti, determinati poi, cammin facendo, viene a mancare il vino.
Una sofferenza, un fallimento, un'esperienza negativa ci fanno rendere conto che manca qualcosa di importante nella nostra vita: il vino, simbolo della gioia, della festa, della gratuità.
Ve la immaginate una festa di nozze senza vino? No. Esatto.
Manca il vino, manca la voglia di vivere, di andare avanti, di fare festa.
Allora tutto diventa grigio, faticoso, rancoroso.
E cresce la rabbia, l'aggressività, la depressione, il vittimismo. Esattamente quanto ci sta accadendo.
Manca il vino alla nostra vita. Manca il vino alla nostra Chiesa. Manca il vino alla nostra società.
Oggi, iniziando l'anno nuovo, il vangelo di Giovanni ci richiama all'essenziale: il miracolo numero uno come scrive l'evangelista, quello che sta alla base di ogni altra esperienza di fede, è trasformare l'acqua insipida nel vino nuovo.
Perché senza il vino della gioia, la vita e la fede non hanno senso.

Fate
È la Madre che si accorge della mancanza.
Un matrimonio senza vino è destinato al fallimento, con grave danno agli sposi e alla festa.
Nelle nozze fra Dio, lo sposo, e Israele, la sposa, è venuta a mancare la gioia dell'amore.
E Maria, figlia di Israele, lo sa e chiede al figlio di agire. No, dice Gesù alla madre, non è ancora il momento e, ammonisce, se inizia il tempo dell'annuncio lei lo perderà, non sarà più suo.
In questo strano matrimonio in cui mancano gli sposi e protagonisti sono i camerieri e lo sconosciuto Gesù, Maria si rivolge a noi. A me.
Sono le uniche parole rivolte ai discepoli in tutto il Vangelo.
Maria ha parlato con gli angeli. E con Elisabetta. E con suo figlio, custode del mistero.
Ora parla a me.
Qualunque cosa vi dirà, fatela.
Maria è la prima ad accorgersi della mancanza di gioia nella nostra vita. E ne informa il Figlio.
E a noi intima: fate. Non: aspettate. Non: pregate. Non: pazientate. Non: rassegnatevi.
Fate.
La gioia di costruisce, mica si attende. Si plasma giorno per giorno.
Come?

Riempire le giare
Dobbiamo riempire le giare fino all'orlo. Con l'acqua, non abbiamo altro.
Dal poco al tutto. Dall'insignificante al miracolo.
Giare di pietra che certamente non erano presenti in quella festa. Ma all'ingresso del tempio di Gerusalemme, contenenti acqua per la purificazione.
In pietra e sei, una in meno del numero della perfezione che è sette.
Simbolo di una fede stanca, impietrita, trascinata. Come spesso è la nostra. Una fede tutta imperniata sulla purificazione, sull'essere indegni, sul senso di colpa. Una fede simile a quella che si respira nelle nostre comunità.
Eppure proprio questa fede va riempita. Non snobbata. Non abbandonata.
Ma vissuta con tutto ciò che siamo.
La tentazione di fuggire è tanta. Ma i camerieri, ignari della situazione, stupiti della richiesta assurda, obbediscono. Sono loro, insieme a Maria, il simbolo della fede tenace, che attende lo Sposo.
Quante altre cose dovevano fare in quel servizio matrimoniale! Con quanto poco entusiasmo avranno riempito d'acqua gli oltre seicento litri quelle giare (senza rubinetto)! E quanti improperi avranno mandato a quel giovane taciturno e bislacco.
Quante volte vorrei mollare, anch'io.
Quando nella mia comunità ci troviamo i soliti due gatti. Quando aiuto i fratelli riconoscendo in essi il Cristo e vengo insultato dai nuovi razzisti che si sono fatti forza.
Ma tengo duro. E riempio le giare, anche se sono di pietra.

Sommelier
Quell'acqua attinta e servita al sommelier diventa un vino straordinario.
Tale da entusiasmare il maestro di tavola che si complimenta con lo sposo.
E da servo divento sommelier.
Anch'io faccio i complimenti a Cristo, lo sposo, per tutta l'acqua che ho visto trasformarsi in vino. Litri. Ettolitri. Intere botti di ottimo vino.
Perché questo matrimonio, questa festa, questo segno numero uno, è la storia d'amore fra lo sposo, Dio, e la sposa, Israele. E dei servi, noi, che partecipano a questa festa.
E della madre del Signore, prima fra i discepoli, prima fra i credenti, che discretamente si accorge dell'assenza della gioia. E provvede, spingendo ad agire il Signore. E noi.

Numero due
Inizia così il nostro anno civile.
Annotando, con amarezza, quanto sia faticosa la nostra vita quando manca il vino della gioia.
E guardando avanti. Offrendo un percorso.

No, non stiamo precipitando nel caos. E nemmeno nella disperazione più cupa.
Alcuni aspettano la fine della festa, incuranti di quanto accade.
Altri si lamentano dell'imperizia dello sposo e del pessimo servizio catering.
A noi è chiesto di riempire le giare fino all'orlo. Anche se solo di acqua.
L'incontro con Dio è una festa di nozze. Una grandiosa festa di nozze.
Il segno numero uno, diventa per noi, in questa domenica, il segno numero due. E tre. E quattro...
Eccomi, Signore.
Pronto a riempire le giare.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che governi il cielo e la terra,
ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo
e dona ai nostri giorni la tua pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta 
O Dio, grande nell'amore,
che nel sangue di Cristo versato sulla croce
hai stipulato con il tuo popolo l'alleanza nuova ed eterna,
fa' che la Chiesa sia segno del tuo amore fedele,
e tutta l'umanità possa bere il vino nuovo nel tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Is 62,1-5)
Gioirà lo sposo per la sposa.

Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. R.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. R.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. R.

SECONDA LETTURA (1Cor 12,4-11) 
L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole. 

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti.
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue.
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

VANGELO (Gv 2,1-11) 
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù. 

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
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La Liturgia di Domenica 9 Gennaio 2022

9/1/2022

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BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: FESTA (+)
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Il tempo liturgico di Natale si conclude con la festa del Battesimo del Signore: il Dio che è nato a Betlemme nasce nel cuore di ogni discepolo che si fa battezzare.

Tu sei il Figlio mio

Il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo.

Attesa e ricerca sono i due atteggiamenti del popolo. Chi attende è in ricerca di una soluzione, chi si pone domande attende risposte. Questa attesa e questa ricerca possono essere pericolose e fonte di fraintendimenti. Ti è mai successo di attendere un mezzo pubblico? Lo vedi in lontananza, pensi che sia quello giusto ma poi, quando si avvicina, capisci che non è il bus che stavi aspettando.

Il popolo attende il Cristo, cioè l'unto, il consacrato del Signore; i profeti avevano lavorato bene nel corso dei secoli, e tutti vivevano questa attesa, questo desiderio. Oggi: attendiamo ancora? Oppure siamo tutti spenti, delusi e disillusi? Ormai cataloghiamo tutto come favola, mito, siamo guardinghi e in continua difensiva. In questa modalità la vita diventa un baratro, e quello da cui vorremmo difenderci sarà il nostro destino: vivremo una vita inconcludente e vuota, perché non attendiamo, non ricerchiamo, non desideriamo.

Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».

Giovanni mette subito in chiaro che non è lui la persona che il popolo attende, ma aggiunge dei dettagli molto importanti che invitano chi ascolta a continuare la ricerca, a perseverare nell'attesa, a nutrire il desiderio. Parla di battesimi, uno di acqua e uno di fuoco, dicendo che il Cristo è più forte di lui, come il fuoco è più forte dell'acqua. Tra i due battesimi ci mette un paio di sandali da slegare; tutti questi simboli e metafore sono usati da Giovanni per dire che lui è strada, non traguardo, servo, non padrone, preparazione, non compimento.

Un popolo che attende, ricerca, desidera, è aiutato da Giovanni, che diviene sia per il popolo che per Gesù stesso il servo umile che accompagna e indica il cammino. Come è bello non sentirsi Dio, sempre stressati da missioni impossibili e poi atterriti dalla nostra impotenza, dal nostro limite creaturale. Com'è liberante essere semplici creature, servi della gioia, senza stress, senza ansie che rendono la vita una gabbia senza uscita.

Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba.

L'attesa del popolo viene innaffiata dal battesimo di Giovanni, il quale immerge ognuno nell'acqua pulita di una vita che desidera Dio, e a Dio conduce. Gesù stesso desidera riceverlo. Spesso oggi moduliamo le nostre vite sulla ricerca dello sconto, del bonus e dell'esonero, giocando sul meno, non investendo energie e risorse. Gesù, con questa scelta di ricevere il battesimo d'acqua di Giovanni, ci dice non solo la sua vicinanza alla nostra vita, ma la sua volontà precisa e forte; Lui VUOLE essere uno con te e per te.

Il Figlio di Dio vive questo battesimo nella dimensione della preghiera. Il vangelo ci fa vedere Gesù che prega, Gesù che sa trovare i suoi tempi per stare con Dio. Queste foto sono una lezione di vita su come vivere la relazione con Dio, non una relazione formale e giuridica, ma una necessità vitale e irrinunciabile. una relazione affettiva, forte, passionale, che trasforma la tua vita. Questa preghiera del Signore diventa un cielo che si apre (in contrapposizione alle gabbie di tanti nostri giorni); la preghiera apre il cielo, e questo non è un miracolo, un prodigio, ma una semplice conseguenza: se mi relaziono con qualcuno, le nostre vite si aprono all'altro, ricevendo e donando ciò che si è.

Dio dona se stesso il suo soffio vitale, la sua presenza. Ecco perché la preghiera è trasformante: attraverso di essa ci poniamo nelle mani del Creatore, che ci plasma e ci rinnova, e il Creatore si pone nelle nostre mani, per essere accolto, amato, e sì, anche coccolato. Scrive santa Teresa d'Avila: "Per me l'orazione non è altro se non un rapporto d'amicizia, un trovarsi frequentemente da soli a soli con chi sappiamo che ci ama!" (Teresa d'Avila, Libro della Vita)

Venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Lascia per un attimo il vangelo, e vai davanti a uno specchio. Guardati e sentiti dire queste parole: Tu sei il figlio mio, non mio figlio, possessivo, ma il figlio mio, donativo, affettivo. Tu sei l'amato. Mentre ti guardi allo specchio medita su questo essere il figlio suo, il centro del suo amore. Tu non sei frutto del caso, o peggio ancora della colpa. Tu sei stato voluto, e ancora oggi Dio ti vuole, ti desidera, fa pazzie per te.

In Te ho posto il mio compiacimento: la voce del Padre ribadisce il suo amore per il Figlio. Gesù è il Figlio, ma anche tu lo sei, grazie a Lui. Spesso la gente ti fa sentire sbagliato, fuori posto, inadatto, non idoneo. Altrettante volte tu stesso vivi questa emozione negativa, e questa ombra si stende sui tuoi giorni, sui tuoi anni, rendendo tutto opaco e spento.

Sei sempre davanti allo specchio? Bene. Ora ascolta cosa ti dice il Padre: tu sei la mia gioia, la mia delizia, mi compiaccio di te, ti amo follemente. Mi vai bene così, sennò ti avrei fatto in modo diverso. Lascia che io viva in te, accetta di vivere in me, staremo bene insieme, ne sono sicuro. Ti amo.

Lascia che questi pensieri ti invadano, e si trasformino in un abbraccio di Dio per te, vivi questo momento bello di intimità e guarigione profonda, stai con Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che dopo il battesimo nel fiume Giordano
proclamasti il Cristo tuo amato Figlio
mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo,
concedi ai tuoi figli di adozione,
rinati dall’acqua e dallo Spirito,
di vivere sempre nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
O Padre, il tuo Figlio unigenito
si è manifestato nella nostra carne mortale: concedi a noi,
che lo abbiamo conosciuto come vero uomo,
di essere interiormente rinnovati a sua immagine.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
Padre santo,
che nel battesimo del tuo amato Figlio
hai manifestato la tua bontà per gli uomini,
concedi a coloro che sono stati rigenerati
nell’acqua e nello Spirito
di vivere con pietà e giustizia in questo mondo
per ricevere in eredità la vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Is 40,1-5.9-11)
Si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini la vedranno.

«Consolate, consolate il mio popolo –
dice il vostro Dio.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida:
«Nel deserto preparate la via al Signore,
spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata,
ogni monte e ogni colle siano abbassati;
il terreno accidentato si trasformi in piano
e quello scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte,
tu che annunci liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza,
tu che annunci liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto
e conduce dolcemente le pecore madri».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 103)
Rit: Benedici il Signore, anima mia.

Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda. R.

Costruisci sulle acque le tue alte dimore,
fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri
e dei fulmini i tuoi ministri. R.

Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero,
animali piccoli e grandi. R.

Tutti da te aspettano
che tu dia loro cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni. R.

Nascondi il tuo volto: li assale il terrore;
togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. R.

SECONDA LETTURA (Tt 2,11-14;3,4-7) 
Il Signore ci ha salvato con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo. 

Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone.
Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.

VANGELO (Lc 3,15-16.21-22) 
Mentre Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì. 

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».


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Oggi termina il TEMPO DI NATALE
Domani inizia il TEMPO ORDINARIO - ANNO PARI
Inizia il Tempo Ordinario dell’anno liturgico. Esso è diviso in due periodi:
- dal giorno seguente la celebrazione della festa del Battesimo di Gesù fino al Mercoledì delle ceneri;
- dal giorno dopo la Pentecoste fino ai primi vespri dell'Avvento. 
Il Tempo Ordinario rappresenta il pellegrinaggio del cristiano verso la meta finale. Questo ci aiuta ad assimilare e meditare i misteri della vita di Gesù attraverso la lettura progressiva e quasi continua che ogni domenica si fa della sua Parola. È per questo che i vangeli del tempo ordinario riprendono volta per volta ciascuno degli Scritti Sinottici per meditare la vita di Cristo e il suo messaggio, alla luce di ciascuno degli evangelisti e nella loro propria prospettiva.

Nello scorrere della vita di ogni giorno il cristiano è invitato a verificare la sua esistenza sulla parola di Dio. Nella prima parte del Tempo Ordinario ogni battezzato è chiamato a rispondere all'invito del Signore Gesù "Vieni e segui me!"; nella seconda parte e a scoprire che cosa vuole Dio da lui.  A ben vedere il tempo per annum è il tempo per eccellenza della sequela e del discepolato, sulle orme di Gesù verso il compimento della storia. 
Il Tempo Ordinario è così definito non nel senso che si tratti di un tempo di scarsa importanza, ma inteso come il tempo in cui si ricorda la missione ordinaria del Signore, esclusi i grandi misteri come l’Incarnazione del Figlio di Dio preceduto dall’Avvento, il Mistero pasquale, preceduto dal tempo forte della Quaresima. Il Tempo Ordinario ha una sua personalità propria, una specifica valenza liturgica, riferita sempre – come del resto gli altri periodi dell’Anno liturgico – al mistero di Cristo e alla vita della Chiesa.
Il Tempo Ordinario non è segnato da grandi feste, ma scorre regolare, ritmato soltanto dalla festa settimanale della Domenica come celebrazione della Pasqua settimanale. La domenica, infatti, «festa primordiale» dei cristiani (SC 106), nasce il mattino del giorno della risurrezione, il primo giorno dopo il sabato e occupa un suo ruolo fondamentale durante tutto l’anno liturgico. In questo giorno la Chiesa celebra la fonte della sua vita e la meta del suo cammino e il Prefazio X per le domeniche del tempo ordinario canta: «Oggi la tua famiglia, riunita nell’ascolto della tua Parola e nella comunione dell’unico pane spezzato fa memoria del Signore risorto nell’attesa della domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel tuo riposo».
Il ciclo domenicale ordinario rappresenta, pertanto, la più antica celebrazione della Pasqua del Signore ed è anteriore alla formazione dei cicli  e “Avvento-Natale-Epifania” e “Quaresima-Pasqua-Pentecoste” .
Sacrosanctum Concilium al numero 106 afferma che il giorno del Signore «è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico». 

Il Tempo Ordinario è un periodo di attesa e di speranza; da qui la scelta del colore liturgico verde. Fra le diverse domeniche si pongono alcune grandi festività: il mistero della Trinità, ... quello dell'Eucaristia – il Corpus Domini - , quello dell'amore del Cuore di Gesù. Importanti anche le grandi feste dei santi: san Giovanni Battista, santi Pietro e Paolo, gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e, soprattutto, la Vergine Maria nelle sue grandi solennità. Questo tempo liturgico sfocia nella celebrazione della Chiesa trionfante nella festività di Tutti i Santi, della Chiesa militante nella festa della Dedicazione, e si prega per la Chiesa sofferente (i fedeli defunti); si celebra quindi Cristo Re che conclude il Tempo Ordinario.
Il Tempo Ordinario richiama l’attenzione al quotidiano, alla ferialità, alla vita; aiuta ad entrare nei meandri di ogni esperienza personale e familiare, sociale ed ecclesiale del credente. Nulla può restare fuori dalla grazia trasformante di Cristo: affetti e doti, beni e scelte, lavoro e festa, gioie e fatiche, malattia e morte. Tutto ne viene segnato profondamente. L’adesione al Risorto abbisogna di un percorso costante e progressivo per arrivare a rivestirsi di Lui.
Questo tempo è quello “ordinario”: occorrono tempo lunghi e varie mediazioni per accoglierlo come regola di vita e criterio di giudizio, forza d’azione e certezza di futuro, speranza beata.
Sintetizza molto sapientemente il testo delle Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario al numero 43: «Oltre i tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono trentatré o trentaquattro settimane durante il corso dell'anno, le quali sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama Tempo Ordinario».
Il Tempo “durante l’anno” è il tempo in cui la vita nello Spirito è destinata ad approfondirsi, a concretizzarsi, al fine di condurre i cristiani ad una esistenza matura e consapevole. E’ il tempo della assimilazione dei doni dello Spirito e della crescita da essi provocata.
Questo nuovo tempo liturgico riserverà per ciascuno alcuni aiuti per procedere nel cammino di una vita cristiana degna di questo nome:
 
- La Parola quotidiana sarà luce al nostro cammino.
- La “frazione del pane” e il memoriale del sacrificio della Croce è dono e offerta permanente del Signore alla sua Chiesa. L’Eucarestia è il pane degli angeli, l’alimento dei figli di Dio. Sant’Ignazio d’Antiochia, i martiri di Abitene dicevano che senza la domenica non potevano vivere.
- La Domenica è il giorno dell’incontro settimanale con il Signore risorto. Giorno che ritma l’anno liturgico e ci richiama con forza a un rapporto equilibrato tra lavoro e riposo; giorno in cui salvaguardare in mezzo a tutto il nostro “fare” uno spazio di gratuità per celebrare l’amore di Dio che ci salva.
- L’aiuto e il sostegno della misericordia di Dio nel sacramento della Riconciliazione è conforto pregno d’amore che consente di ricominciare nuovamente ogni giorno senza il penso dei peccati.
- La preghiera offre l’opportunità di respirare e di vivere come credenti la relazione con Gesù amico.
- La comunità di fede, soprattutto la comunità parrocchiale è un punto di riferimento necessario nelle intemperie della solitudine.
Ovviamente il Tempo Ordinario ha quale fulcro e il suo senso dalla celebrazione del dies domini, la domenica, che lo scandisce e che rinnova ogni settimana la Pasqua del Signore. La domenica è vista come primo giorno e come Pasqua settimanale.
Il Tempo Ordinario si presenta come un tempo di crescita e di maturazione, un tempo in cui il mistero di Cristo è chiamato a penetrare progressivamente nella storia fino alla ricapitolazione di tutto in Cristo. Questo culmine è rappresentato dalla solennità di Cristo Re dell’universo verso il quale tutta la storia è protesa. 
Assumere il mistero di Cristo nel Tempo Ordinario significa prendere sul serio l’essere discepoli, ascoltare e seguire il Maestro nel vissuto quotidiano, non per mettere fra parentesi la vita ordinaria ma per sottolinearla come momento salvifico.
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La Liturgia di Giovedi 6 Gennaio 2022

6/1/2022

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EPIFANIA DEL SIGNORE - RITO ROMANO
MESSA VESPERTINA NELLA VIGILIA
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Lo splendore della tua gloria illumini, o Signore,
i nostri cuori, perché possiamo attraversare
le tenebre di questo mondo
e giungere alla patria della luce senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

PRIMA LETTURA (Is 60,1-6)
La gloria del Signore brilla sopra di te.
​

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 71)
Rit. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

SECONDA LETTURA (Ef 3,2-3.5-6)
Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. 
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

VANGELO (Mt 2,1-12)
Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese
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EPIFANIA DEL SIGNORE - RITO ROMANO
MESSA DEL GIORNO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Dov'è Colui che è nato?
Vuoi una sintesi dell'Incarnazione e delle sue conseguenze? Leggi questo brano del vangelo. Se la stella (cometa?) è un elemento irrinunciabile in ogni presepe che si rispetti, nell'episodio dei Magi vi sono tutti gli ingredienti per vivere il Natale del Signore come il punto di inizio di un cammino, umano e cristiano insieme.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea...:
è un dato storico, incancellabile: Gesù è davvero nato, c'è, vive. Questo "nato" è un verbo che dà luce e movimento a tutto il vangelo, a tutta la storia della salvezza. Nato è l'occhio del ciclone creativo che trasforma tutto l'universo e che rende Dio vicino, toccabile, partecipe. Da questa azione precisa e puntuale avranno origine tutte le altre, contenute in questa pagina di vangelo.

Alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: Dov'è colui che è nato?
Questo evento coinvolge i personaggi che il vangelo avvolge nel mistero, e che la tradizione ha cercato di svelare, numerandoli e nominandoli. E invece no: alcuni: è un termine che lascia aperte tutte le possibilità di partecipazione, e allora possiamo metterci anche io e te tra loro. Per essere uno di loro si deve camminare, molto, camminare, ricercare, chiedere, sperare, rimanere delusi e sperare ancora. La domanda dei magi è "Dov'è", non "Chi è": questi uomini desiderano fare esperienza, incontrare, sentire il vagito di quel bimbo, vivere sulla loro pelle il freddo, le privazioni, la mancanza.

Il frutto più bello dell'Incarnazione del Verbo è questo atteggiamento di Dio che rende partecipi per poter vivere con Lui questa esperienza unica e irripetibile. Ecco perché il Natale è solo il primo passo di un lungo cammino, che non avrà più fine: la nascita del Signore è il perché di tutta la fede che si dispiega nei secoli, nei millenni, in tutte le sue forme.

A Betlemme di Giudea.
Ecco il dove, la meta, ma non il traguardo. In quella piccola e insignificante borgata ti attende Dio e tutta la sua fantasia. Dio si fa piccola creatura in un piccolo luogo. Lui ti attende là dove mai avresti pensato, là, il luogo della miseria, della vergogna, là è quel luogo della tua vita che tu non riesci neppure a nominare, quel luogo che tu eviti, ignori, tenti di cancellare. Dio abita proprio quel luogo, e la sua luce ti invita, ti prende per mano: "Vieni, vieni con me, ci andiamo insieme nella stalla di Betlemme, non temere".

La stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.
Una della antifone maggiori dell'Avvento, quella del 21 dicembre, così ci fa pregare:

O astro che sorgi,
splendore di luce eterna,
e sole di giustizia:
vieni ed illumina
coloro che siedono nelle tenebre,
e nell'ombra della morte.


La stella vista dai magi è Gesù Cristo stesso, che precede e guida coloro che lo ricercano, i pellegrini del dove. Questa stella è anche metafora della tua fede, che può vacillare, la nuvola della stanchezza e del dolore può nasconderla, ma è una stella che rimane per sempre nel tuo cielo. E' notte, il cammino è più faticoso, ma quella stella davanti ai tuoi passi ti rincuora e ti incoraggia: avanti, procedi nel cammino, Dio è fedele!

Videro il bambino con Maria sua madre.
Il dove tanto ricercato è ora raggiunto, i magi vedono, fanno esperienza fisica dell'evento, e divengono così testimoni oculari. Videro il bambino e sua madre, videro la vita! Dio ti accompagna sempre in un luogo di vita, mai di morte. "Se anche camminassi in una valle oscura tu sei con me" prega il Salmo 22: la fatica, il dolore, la morte è solo una tappa verso la vita, e se tieni stretta la mano di Dio, Lui ti condurrà, come ha condotto i magi.

Si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni.
Si inginocchia colui che non intende andare oltre, e si ferma in stupita adorazione. I magi non solo si inginocchiano, ma si prostrano: il dove dona loro il chi, il lungo cammino dona loro la presenza del cielo sulla terra. Essi vivono il silenzio di Betlemme, divengono loro stessi custodi del silenzio, adoratori del progetto di Dio, Dio stesso divenuto realtà davanti ai loro occhi.

Poi aprirono i loro scrigni.
Gesù bambino a s. Angela da Foligno disse: "Chi non mi ha visto piccolo, non può vedermi neanche grande. Sono venuto a donarmi a te, donati anche tu a Me!" I doni dei magi sono la metafora di una vita donata alla ricerca, alla contemplazione, all'adorazione del Signore. Il tuo scrigno contiene tutto te stesso: regalalo a quel bimbo, sii il suo giocattolo, la sua gioia, sii il generatore del sorriso di Dio, porta quel sorriso nella tua e altrui vita, sii tu stesso incarnazione dell'amore.

Per un'altra strada fecero ritorno.
L'incontro con il dove di Dio ti cambia, sempre. E se la razionalità ti vorrebbe condurre per le solite strade, ormai l'esperienza che hai vissuto ti indica strade nuove, inesplorate, strade che non conducono al palazzo del potente Erode, ma che ti avvicinano a chi ha fiducia in Dio, a chi continua a sperare nonostante tutto. Questa strada ?altrà ti donerà ogni giorno mille occasioni per vivere il vangelo di Betlemme: umiltà, accoglienza, povertà, gioia, luce... E il Verbo si fece carne, e continua ad abitare in mezzo a noi.
LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che in questo giorno,
con la guida della stella,
hai rivelato alle genti il tuo Figlio unigenito,
conduci benigno anche noi,
che già ti abbiamo conosciuto per la fede,
a contemplare la bellezza della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Is 60,1-6)
La gloria del Signore brilla sopra di te.

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 71)
Rit. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

SECONDA LETTURA (Ef 3,2-3.5-6)
Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. 
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

VANGELO (Mt 2,1-12)
Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Sequenza
ANNUNZIO DEL GIORNO DELLA PASQUA 

Dopo la proclamazione del Vangelo, il diacono o il sacerdote o un altro ministro idoneo può dare l’annunzio del giorno della Pasqua. 

Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 17 aprile.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 2 marzo.
L’Ascensione del Signore, il 29 maggio.
La Pentecoste, il 5 giugno.
La prima domenica di Avvento, il 27 novembre.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.

A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. 
Amen.
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La Liturgia di Domenica 2 Gennaio 2022

2/1/2022

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II DOMENICA DOPO NATALE - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
"Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto;
ma a quanti però lo hanno accolto,
ha dato il potere

di diventare figli di Dio" (Giovanni 1, 11-12)

È l'inno dell'amore di Dio per noi, un inno all'ottimismo, il sì di Dio sull'umanità, su questa umanità che Dio ha fatto sua.

In principio era il verbo
In principio tu sei Signore, prima del tempo, prima dello spazio, prima dell'inizio di tutte le cose, perché tu sei. La tua Parola ci introduce nel tuo mistero divino, del non tempo, del non spazio, dove tu sei principio. Principio del tempo e dello spazio, della nostra vita, della nostra stessa esistenza come uomini nella terra che tu, Parola eterna, hai creato.

E il verbo si è fatto carne
Sei entrato nel tempo, che tu ci hai donato, e ti sei fatto storia; sei entrato nello spazio che tu ci hai donato, e ti sei fatto uomo, o Signore! Compagno del nostro cammino.
Hai posto la tua tenda tra di noi, non una casa o un palazzo, non un tempio o un santuario. Solo una tenda per parlarci di semplicità, di provvisorietà, di precarietà, di mobilità... di qualcosa da smontare e rimontare perché sia sempre nuova.

Ma i suoi non l'hanno accolto
Signore, volevamo accoglierti con tutti gli onori, e ti abbiamo cercato inutilmente: ti aspettavamo potente e ti abbiamo cercato tra i potenti, ti aspettavamo forte e ti abbiamo cercato tra i forti, ti aspettavamo ricco e ti abbiamo cercato tra i ricchi.
Non ti abbiamo riconosciuto e non ti abbiamo accolto.
Signore, aspettavamo grandi cose segni potenti, gesti poderosi, qualcosa di celeste e di regale...
Non ti abbiamo riconosciuto e ti abbiamo rifiutato come il peggiore degli uomini: ingiuriato, percosso, umiliato, torturato, condannato a morte, ammazzato! Come il peggiore degli uomini, quelli che tutti i giorni rifiutiamo: perché sono diversi da noi, non sanno parlare, non si fanno capire, sono solo di passaggio, clandestini, sporchi, poveri, bugiardi. Gente inutile: intralciano le nostre strade, ci portano via tutto, ci tolgono la libertà, inquinano la nostra cultura.

Diventare figli di Dio
La tua Parola, o Signore, è incredibile, ci parla di un amore insensato, totale, gratuito: verso i nemici, coloro che dicono male di noi, coloro che ci fanno del male. Ci dice di fare del bene a chi ci odia, di regalare a chi ci ruba, di prestare a chi non restituisce, di accompagnare chi cammina. E tu Signore ci hai dato l'esempio: hai accolto i pubblicani e le prostitute, sei stato amico dei disperati e dei rifiutati, hai perdonato i tuoi aguzzini. A chi ti riconosce perché ama di questo tuo stesso amore, capace di rendere nuovi, hai dato il potere di diventare figli di Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
luce dei credenti,
riempi della tua gloria il mondo intero,
e rivelati a tutti i popoli
nello splendore della tua luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta
O Dio, nostro Padre,
che nel Verbo venuto ad abitare in mezzo a noi
riveli al mondo la tua gloria,
illumina gli occhi del nostro cuore,
perché, credendo nel tuo Figlio unigenito,
gustiamo la gioia di essere tuoi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Sir 24,1-4.12-16)
La sapienza di Dio è venuta ad abitare nel popolo eletto.

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 147)
Rit. Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

SECONDA LETTURA (Ef 1,3-6.15-18)
Mediante Gesù, Dio ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi.

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

VANGELO (Gv 1,1-18)
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

oppure:
VANGELO Forma breve (Gv 1,1-5.9-14)
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
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La Liturgia di Sabato 1 Gennaio 2022

1/1/2022

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GENNAIO, mese dedicato al SANTISSIMO NOME DI GESU'...
«Dopo otto giorni dalla nascita, al termine dei quali doveva essere circonciso, venne imposto al bambino il nome di Gesù com’era stato chiamato dall’angelo prima ancora che fosse concepito nel seno materno». (Lc 2,21)
Per questo la Chiesa celebra, otto giorni dopo il Natale, la festa del Santissimo Nome di Gesù.
Per via delle feste che appartengono all’infanzia di Cristo, il mese di gennaio è diventato anche quello dedicato alla Santa Infanzia di Gesù​

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MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
AUGURI
Un anno nuovo, con le sue speranze e le sue contraddizioni. La Chiesa osa proporre come modello di vita la figura di Maria, la prima fra i discepoli, colei che ha fatto del tempo donatole un capolavoro.

Maria ha rappresentato un importante punto di riferimento nel percorso dei cristiani lungo la storia. Prima ad avere accolto la Parola, che in lei si è fatta volto in Cristo, da madre è dovuta diventare discepola del Figlio. Per prima ha iniziato un percorso che l'ha fatta crescere, da Nazareth a Gerusalemme, fino a diventare la referente della primitiva comunità. Ancora lei, oggi, ci viene proposta come compagna di viaggio e modello e, in particolare, siamo invitati ad imitarne l'atteggiamento silenzioso di riflessione e meditazione. Maria, davanti agli eventi della nascita di Gesù, dell'arrivo dei pastori e dei magi, medita tutte queste cose conservandole nel suo cuore. Letteralmente, come scrive Luca, mette insieme i pezzi, fa unità degli eventi. L'anno appena arrivato sarà, come ogni anno, pieno di luci e di ombre, di eventi positivi e di grandi fatiche. Ma se sapremo, come ha saputo fare Maria, tenere insieme i pezzi alla luce del grande progetto che Dio ha su ciascuno di noi, allora sarà un tempo di grazia, giorni colmi della silenziosa ed intensa ricerca di Dio e della felicità.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che nella verginità feconda di Maria
hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna,
fa’che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Gesù Cristo, tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Nm 6, 22-27)
Porranno il mio nome sugli Israeliti, e io li benedirò.

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 66)
Rit. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.

SECONDA LETTURA (Gal 4,4-7)
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. 
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

VANGELO (Lc 2,16-21)
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
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