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La Liturgia di Domenica 30 Aprile 2023

30/4/2023

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IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
DOMENICA DEL BUON PASTORE
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​di Luca Rubin
​Chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’ altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.

Nel recinto delle pecore vi entrano le pecore, il pastore, gli animali predatori (il lupo ad esempio) o i ladri. Non tutti però usano lo stesso ingresso: il pastore e le pecore attraverso la porta, gli altri cercano in vari modi di violare il recinto per appropriarsi delle pecore. Il test è infallibile: dimmi da dove entri e ti dirò chi sei. La porta è ciò che fa la differenza, non il recinto, non le pecore, non il pastore. Posso essere un pessimo pastore o una pecora rognosa, ma entrerò attraverso la porta. Posso essere un lupo coccolone o un ladro sorridente e mi guarderò bene dall'usare la porta, perché è il punto più forte e più visibile di tutto il recinto. La modalità di entrata mi dà un'identità inequivocabile, mi dice chi sono e cosa faccio, meglio di ogni app o microchip, alla faccia di tutte le privacy.

Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei.

Gesù introduce un quinto personaggio: il guardiano, letteralmente il custode della porta, anche lui ha accesso al recinto. Il suo compito è di custodire il gregge, e Gesù spiega molto bene in cosa consiste il suo lavoro: apre la porta, chiama le pecore, le quali lo ascoltano, e le fa uscire, un'uscita forzata, tanto che le spinge fuori, in fretta, perché poi, continua Gesù, con una corsa dovrà mettersi davanti a loro, che lo seguono, perché "conoscono la sua voce". Questa descrizione è lo schema di una relazione:
  • Apertura: se la porta rimane chiusa ci può essere sicurezza, ma a lungo andare diventa una prigione che conduce alla morte. Questa caratteristica è la base di ogni relazione, e non è solo un sinonimo di libertà (che troveremo più sotto): apertura significa possibilità, campo aperto dove potermi esprimere, senza costrizioni, luogo dove poter essere me stesso;
  • Ascolto: senza ascolto non c'è relazione. Posso parlare a un muro, ma non mi relaziono con un muro; posso ascoltare una canzone ma non mi relaziono con essa. Ascoltare significa accogliere l'altro, e permettergli di relazionarsi con me, e io con lui/lei.
  • Chiamare per nome: Numero 62 tocca a lei! Ehi tu... Coso, come ti chiami! Pronto è il signor Pallino? Tutte espressioni che spersonalizzano, e che non mettono in relazione (oppure che permettono uno scambio temporaneo, che svanirà presto nel nulla). Chi mi chiama per nome mi riconosce, dà valore alla mia persona, non a ciò che faccio ma alla mia essenza. Nerina, Bella, Dolly: ogni pecora ha il suo nome, con le sue qualità: non è una tra le migliaia di pecore!
  • Libertà: Quanto è logora questa parola! Il custode della porta conduce fuori, quindi libera le pecore. Senza libertà non c'è relazione ma schiavitù, abuso, violenza. La libertà garantisce che tra me e te c'è rispetto e accoglienza.
  • Guida: Cammina davanti alle pecore, non per supremazia, ma semplicemente perché conosce la strada e sa dove condurle. La relazione è sempre una relazione di aiuto, fosse anche solo una pacca sulla spalla, mi stai guidando sul versante della consolazione e te ne sono grato.
  • Fiducia: alla guida si risponde con la fiducia. Questo atteggiamento però deve essere incarnato in qualcosa di concreto: mi fido e quindi ti seguo, sto a quel che mi dici, accolgo il tuo consiglio. Una fiducia non incarnata è fideismo, il quale non crea relazione, anzi: non crea.
  • Conoscere. Questo è il punto che sintetizza tutti gli altri: ci conosciamo perché possiamo esprimerci, ci ascoltiamo, ci chiamiamo per nome, siamo liberi, viviamo la guida e la fiducia. Conoscere ha bisogno di tutto questo percorso, a volte impegnativo e laborioso, e non lo si può inventare.

Un estraneo non lo seguiranno. Per conoscere qualcuno, i nostri vecchi chiedevano: "a chi appartieni?", ed è proprio il concetto espresso da questo termine: non ti seguo perché non ti appartengo, non ti conosco, e quindi fuggo via da te. La grande difficoltà di oggi è la risposta a questa domanda: a chi appartieni? Di chi sei figlio? Solo rispondendo a queste domande potrai essere custodito e tutelato, altrimenti andrai errando, senza trovare né pascolo, né recinto, né pastore.

Io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.

Io sono la porta delle pecore. Il punto più sicuro del recinto, quello che ladri e lupi evitano, il luogo che permette apertura e libertà ha un nome: Gesù Cristo. Non illudiamoci di scavalcare il recinto, di essere liberi solo perché facciamo di testa nostra: è la porta che permette una relazione, è la porta che dà sicurezza ma anche autonomia, è la porta che permette al gregge una vita serena, erba fresca, pascoli, aria pulita, e una notte al sicuro.

Prendi un foglio e scrivi quanti ladri e briganti hai conosciuto. No, non si tratta di chi ha rubato in casa tua, o ti ha fregato al lavoro: ladri e briganti sono coloro che non ti rispettano, non ti conoscono, ti sfruttano e abusano della tua persona. Davanti alla porta aperta hai preferito talvolta le sbarre di relazioni che schiavizzano, sbarre dorate magari, ma sbarre rimangono. Non preoccuparti se la lista si popola di nomi e di volti: ladri e briganti sono tanti, mentre la porta è una sola.

Gira il foglio ora, e scrivi tutte le volte che non ne hai voluto sapere di quella porta aperta, di quell'invito ad ascoltare, a fidarti, a seguire, a conoscere. Anche in questo caso le situazioni e gli episodi affollano e riempiono il foglio, vero? Anche questo è normale, ma c'è una bella notizia: la porta è lì, aperta davanti a te, disponibile, adesso, puoi entrare e uscire, non temere, non ti lega, non ti incatena, sei il suo amato, la sua amata. Avrà cura di te e in quella porta troverai ristoro e pace. La salvezza offerta da quella porta è proprio la libertà: entrerà e uscirà e troverà pascolo, senza costrizioni, senza forzature, rispettando i tuoi tempi e il tuo appetito (hai mai visto un pastore imboccare una pecora?)

Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’ abbiano in abbondanza».

Ora quel foglio è pieno, di tanti nomi, volti e situazioni. Piegalo, non buttarlo: è la tua storia, o meglio è parte di essa. Su un angolo di questo foglio scrivi il tuo nome, quel nome che è pronunciato con amore da chi ti ha creato e voluto, quel nome che dice chi sei e chi sarai. Proprio quel nome è il tuo ok a entrare e uscire attraverso quella porta, a volte non vedendo l'ora di brucare tanta erba fresca, a volte rincasando triste per un brutto temporale che ti ha colto di sorpresa, ma sempre attraverso quella porta, perché solo così avrai la vita, e l'avrai in abbondanza.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli
giunga dove lo ha preceduto Cristo, suo pastore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A) 
O Dio, nostro Padre,
che hai inviato il tuo Figlio, porta della nostra salvezza,
infondi in noi la sapienza dello Spirito,
perché sappiamo riconoscere la voce di Cristo,
buon pastore, che ci dona la vita in abbondanza.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,14.36-41
Dio lo ha costituito Signore e Cristo

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 22
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 2,20-25
Siete tornati al pastore delle vostre anime

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché
anche Cristo patì per voi,
lasciandovi un esempio,
perché ne seguiate le orme:
egli non commise peccato
e non si trovò inganno sulla sua bocca;
insultato, non rispondeva con insulti,
maltrattato, non minacciava vendetta,
ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo
sul legno della croce, perché,
non vivendo più per il peccato,
vivessimo per la giustizia;
dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore,
ma ora siete stati ricondotti al pastore
e custode delle vostre anime.

VANGELO Gv 10,1-10 
Io sono la porta delle pecore

IIn quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
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La Liturgia di Domenica 23 Aprile 2023

23/4/2023

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III DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​di Luca Rubin
In quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme.

Chi si avvicina e chi si allontana. La resurrezione di Gesù genera spostamenti: chi si avvicina al sepolcro, per onorarlo (Maria di Magdala), chi si avvicina per verificare la situazione (Pietro e Giovanni), chi si allontana, deluso, perché è ormai tutto finito, i due di Emmaus, che oggi ci terranno compagnia.

È tutto finito, inutile raccontarci frottole, siamo al capolinea, e questo viaggio non può proseguire, se non in un ritorno, masticando ricordi amari, piangendo, e pensando al passato come a un sole che inesorabilmente tramonta: non scalda e non illumina più la nostra vita, ed è ormai notte. Un cammino impegnativo, perché 11 km a piedi sono tanti (almeno per me): i due discepoli sono certamente delusi e abbattuti, lo vedremo, ma impegnati in un cammino che richiede loro ancora tanto impegno, esattamente come tanto impegno ha richiesto il cammino di sequela del Maestro.

Conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Il cammino e la comunità accolgono Gesù. Conversavano, letteralmente: parlare con qualcuno per capire insieme, è lo stesso verbo greco da cui deriva 'omelia', ossia quelle parole che ci vengono dette dal celebrante all'interno della celebrazione eucaristica e che riguardano il vangelo (si spera), per coglierne il significato e attualizzare la Parola di Dio nella concretezza del quotidiano. I due camminano e conversano, per comprendere ciò che è successo, e in questo dialogo cercano speranza, come chi cerca acqua nel deserto: speranza per giungere almeno a casa propria, e lì reinventarsi una vita. Fai attenzione quando conversi con qualcuno: potrebbe essere parole determinanti per entrambi. Questo conversare insieme è già comunità: la resurrezione crea cammino e edifica comunità. Se non riusciamo a camminare, oppure se le nostre comunità stentano ad amalgamarsi, verifichiamo se il sepolcro è vuoto...

Occhi impediti a riconoscerlo. Una terza persona si avvicina ai due e cammina con loro: tu lo conosci? No, tu? No! Boh... chissà chi è... Ma come si fa a non riconoscere Gesù? Avete vissuto con Lui, mangiato insieme, conversato, imparato... Niente, non lo riconoscono. Il problema non è la cecità o la miopia, il problema non sono i tratti somatici di Gesù: hai presente quando sei così triste che niente e nessuno ha il potere di consolarti? Esattamente così: i loro occhi non potevano, dice il testo originale, non potevano riconoscerlo. I due hanno ancora bisogno di assimilare tutto il loro dolore, e Gesù cosa fa? Cammina con loro, si avvicina, diventa loro compagno di cammino, si propone, pur rispettando il dolore e attendendo momenti migliori.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?».

Gesù, terzo discepolo. Dopo un tratto di cammino, dopo aver colto in silenzio il dialogo dei due e aver condiviso la strada faticosa della disillusione, il terzo viandante assume le vesti di un discepolo che pone domande: di cosa state parlando? Una persona che non si fa problemi a camminare con sconosciuti, ma che tuttavia non si impone ma chiede il permesso di prendere parte non a una festa, ma al dolore di queste persone.

La domanda di Gesù permette ai due di raccontare e raccontarsi. In questa narrazione loro possono ritrovare se stessi, la loro storia, uscire dalla caverna buia dell'autocommiserazione, alleggerire le loro spalle e alzando lo sguardo, vedere un po' di luce. Questa storia è piena di occhi che vedono e non vedono, occhi cupi e tristi, occhi che vedono il sepolcro vuoto, addirittura angeli, ma Lui no, Lui non l'hanno visto. E neanche loro lo hanno visto, pur camminando e conversando con Lui. La tua storia si svolge in tanti incroci di sguardi, di riconoscimenti e di uscite in incognita, di sguardi tristi, di occhi senza luce, e poi di sguardi risorti, quando l'alba spazza via le tenebre della notte e finalmente ci vedi. Non sei così lontano da Emmaus.

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.

Dopo le parole: la Parola. La tua storia si incontra con la Parola del terzo viandante e discepolo, il quale si manifesta ora come maestro e tesse il tuo vissuto con la Parola di Dio, di modo che colori, forme e disegni prendano il giusto ordine, e tu venga salvato dal caso e dal caos. Questa corsa tra le pagine della Bibbia non è fatta per convincerti della verità di un'idea, neppure per convertirti a una religione, ma per trovare e ritrovare te stesso nel cuore e nella mente di Dio. Solo l'incontro della tua storia con la Parola potrà darti vita nuova, energie nuove; solo la Parola può curare e guarire le tue profonde ferite, e contemporaneamente essa mette nel tuo cuore l'appetito, per avere risorse ed energie sufficienti.

Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.

Il pane di casa. Siamo arrivati, ormai il racconto dei fatti e la Parola hanno permesso la conoscenza dei tre, tanto che, i due propongono al compagno di cammino di prolungare la compagnia. Stanchi, affamati, ma finalmente a casa, e in compagnia. Era già entrato il Maestro nelle loro vite, ora entra nella loro casa, nel loro ambiente: il processo dell'incarnazione è compiuto: cammino, storia personale, Parola, casa. Dopo un lungo cammino (è stato un giorno impegnativo), i tre si siedono a tavola, e come lungo la strada Gesù si mette in cammino con i due, ora, nelle vesti di ospite e invitato spezza il pane, strano, vero? Colui che intesse la tua storia con la storia di Dio, ora ti dona il pane concreto per permetterti di proseguire il tuo cammino accompagnato e sorretto dalla Parola.

Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l'un l'altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Occhi e cuore, o occhi a cuore? Dio lo si riconosce quando sparisce, sembra un'assurdità ma è così. Poiché tanti vorrebbero inscatolare Dio, pesarlo, misurarlo, definirlo, ma Lui agisce e scappa via. Tra le mani ti rimane ciò che Lui ha compiuto, con te, nella tua vita, e tu a bocca aperta adori la Presenza, in silenzio, con gli occhi sgranati. Eh sì, perché ora gli occhi dei due sono belli vispi e aperti: lo hanno riconosciuto! Cammino, storia, Parola e Pane hanno liberato i loro occhi e rianimato le loro vite. Questa full - immersion con il Maestro permette loro di riscattare tutta la loro storia, senza buttare niente, ma anzi, valorizzando e custodendo ogni esperienza. Dio ti accoglie intero, non un pezzettino soltanto!

Il cuore ardeva. Questo è il primo segno di riconoscimento del passaggio di Dio. Bypassando tutto ciò che è cuore-amore e amenità simili, se il cuore si rianima, la vita assume nuovo senso e significato, In realtà questo ardere ha due significati: bruciare, consumare col fuoco, e accendere, illuminare. La luce del Risorto riaccende quelle vite, riapre gli occhi non più tristi, brucia le scorie della delusione e del ripiegamento, illumina la notte della paura, e tutto ciò nella massima semplicità.

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Letteralmente: Risorsero nella stessa ora e tornarono a Gerusalemme. I due discepoli hanno fatto esperienza di resurrezione e sono anch'essi risorti, ma non solo: sono risorti "nella stessa ora" cioè in contemporanea col ritorno a Gerusalemme, la città di Dio.

I due viandanti ci insegnano che Dio ci raggiunge nelle strade che stiamo percorrendo, cammina con noi, potremmo dire in direzione ostinata e contraria, perché senza quel cammino la Parola e la storia non si sarebbero incarnate, senza quel sedersi a mensa non lo avrebbero riconosciuto, senza quel viaggio di ritorno non sarebbero risorti. Emmaus è nella stessa ora il luogo del fallimento e il luogo della rinascita, esattamente come per Gesù è stato il suo sepolcro, vuoto per sempre, perché Lui ha vinto la morte, e tu con Lui.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Esulti sempre il tuo popolo, o Dio,
per la rinnovata giovinezza dello spirito,
e come ora si allieta per la ritrovata dignità filiale,
così attenda nella speranza il giorno glorioso della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Dio, che in questo giorno santo
raduni la tua Chiesa pellegrina nel mondo,
donaci di riconoscere il Cristo crocifisso e risorto
che apre il nostro cuore all’intelligenza delle Scritture
e si rivela a noi nello spezzare il pane.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,14.22-33
Non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: 
«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzareth – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. 
Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, e anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. Mi hai fatto conoscere le vie della vita, mi colmerai di gioia con la tua presenza”.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: “questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione”.
Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 15
Rit. Mostraci, Signore, il sentiero della vita

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. Rit.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 1,17-21 
Foste liberati con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia

Carissimi, se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. 
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia.
Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio.

VANGELO - Lc 24,13-35 
Lo riconobbero nello spezzare il pane

Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. 
Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». 
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. 
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. 
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». 
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
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La Liturgia di Domenica 16 Aprile 2023

16/4/2023

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II DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​di Luca Rubin
La sera di quel giorno venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Il giorno è quello della resurrezione, o meglio la sera. Siamo chiusi in casa, e non si sa se c'è più dolore per il vicinissimo passato o più paura per il futuro che ci attende. Le porte sono ben chiuse, siamo a rischio, e se ci trovano è la fine anche per noi. In un ambiente simile, tre verbi rassicurano i discepoli, ma anche tu che leggi, e chiunque ascolta e riceve la parola santa del vangelo: Venne, stette, disse.
  • Venne. Questo verbo riporta all'incarnazione: E il Verbo si fece carne e  aenne  ad abitare in mezzo a noi (Gv 1,14). Questo è il verbo che dice la vocazione del Figlio di Dio, il Veniente, Colui che cerca sempre nuove strade per raggiungerti e fare comunione con te.
  • Stette. Questo è il verbo della resurrezione: si trova solo negli ultimi due capitoli del vangelo di Giovanni. Sta chi ha compiuto un viaggio, si può fermare, e gioisce di questo fermarsi: Gesù risorto sta, non in un egoistico divano, con tutti i comfort, ma in mezzo ai suoi. Stare in mezzo è spesso identificato come stare al centro dell'attenzione. In realtà stare in mezzo è un luogo molto scomodo: sei guardato da tutti ma non puoi guardare tutti, non puoi farti da parte, sei esposto a 360 gradi
  • Disse. La Parola non può che esprimersi e comunicare. Questo è il verbo che accompagna ogni istante della vita del Signore, non perché fosse un parolaio, tutt'altro, ma perché la sua è Parola che salva, e come tale viene offerta.

Disse "Pace", proprio ciò che manca a questo gruppo di persone sconvolte, proprio ciò che manca oggi, una pace non solo annunciata ma realizzata concretamente, e Gesù mostra i luoghi della pace: le mani bucate e il costato trafitto. Come a Betlemme Dio si è fatto bambino per essere avvicinato da tutti senza timore, dopo la croce e la morte, Dio si mostra vivo, ma non solo: offre alla vista le sue ferite, prezzo della pace che ti è donata, costo del tuo riscatto.

La resurrezione di Gesù è una resurrezione ferita, che si è resa vulnerabile per poter essere l'esperienza di chiunque; tutti siamo feriti e tutti sentiamo una profonda necessità di essere salvati, da noi stessi, dal caso, dal nulla. Gesù risorto e ferito ti viene incontro non solo per salvarti, ma per offrirti un'esperienza di resurrezione, e proprio le tue ferite insieme alle sue, sono la via che permette tale esperienza.

I discepoli gioirono al vedere il Signore. Gioia, grazia, rallegrarsi, eucaristia hanno origine dallo stesso verbo greco, il verbo dell'annunciazione: Rallé grati, piena di grazia (Lc 1,28). I discepoli quella sera con Gesù hanno celebrato la gioia della Pasqua attorno all'altare che è Gesù stesso in mezzo a loro. Venne, stette, disse, mostrò le ferite, gioirono; questi sono gli elementi di ogni preghiera, a maggior ragione dell'Eucaristia: desiderio di comunione, ascolto della Parola, stare alla presenza di Dio, mostrare le proprie ferite, celebrare la presenza del Signore. La pagina del vangelo potrebbe finire così, e invece no...

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Gesù non è sazio della propria resurrezione: desidera che ogni suo amico viva questa esperienza di vita nuova di vita che ritorna, e solo lo Spirito può compiere questa nuova creazione. Il soffio di Gesù apre l'orizzonte e rianima il cuore dei suoi amici, affidando loro una missione umanamente impossibile, ma il Figlio di Dio ha già tracciato la strada. Lui, inviato dal Padre per essere la pace e il perdono, ti affida la sua stessa missione: essere pace e perdono, prima di tutto dentro di noi, per noi stessi, accettando e volendo bene a se stessi, perdonando i propri limiti e difetti, e poi sarà una conseguenza essere pace e perdono per chiunque incontriamo. Le ferite del Risorto diventano le ferite di ogni uomo e donna, bisognose di cura, di tutela, di pace e perdono.

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Non è questa di Tommaso l'esperienza che tu stesso fai quando vorresti essere coinvolto e non lo sei? Assolutamente non ti accontenti di racconti, né di cronache dettagliate: esigi lo stesso trattamento degli altri, perché la gioia, quella vera, non è fotocopiabile. E qual è il SE posto da Tommaso? Vedere e toccare le mani e il costato, immergersi nelle ferite del Maestro. Le comunità cristiane non funzionano se non innescano questo desiderio! Il battesimo rimane un atto formale se non provoca nel cristiano questa sete, questo imperativo esperienziale, un imperativo che Tommaso non sottace, ma anzi proclama chiaramente, di modo che tutta la comunità possa udire bene come lui la pensa. Gesù Cristo non è una nozione da imparare, non è una tradizione da ripetere, non è una formula magica e neppure un'idea: è persona con la quale relazionarsi, credere, vivere, amare: come posso accontentarmi di un passaparola?!

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’ era con loro anche Tommaso. Venne Gesù (...) Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
​

Accontentato. Ci avrà pensato chissà quante volte in quegli otto giorni, Tommaso, forse non è tornato sull'argomento con gli altri, ma il suo pensiero, il suo cuore era lì. Gesù torna, le porte sono ancora sprangate, segno che la paura non ha ancora abbandonato i discepoli (paura e fede coesistono, non fidatevi di chi propone una fede che risolve tutti i problemi). In questa paura giunge Gesù, e come otto giorni prima sta in mezzo, dona pace, e concede a Tommaso l'esperienza delle ferite. Vieni Tommaso, tu, ferito doppiamente dalla paura e dall'assenza, vieni a fare esperienza del Risorto ferito, guarda, toccale queste ferite; e questa comunione che ti offro non è una concessione, e neppure è il tuo SE al credere, ma il mio SÌ alla tua gioia.

Gesù stesso ha desiderato incontrare Tommaso, anche a Lui è mancato quella sera, e ora lo esorta, quasi lo supplica: "non essere incredulo, ma credente". Non è un rimprovero, ma un dono: Tommaso, come gli altri, scava nelle ferite di Gesù risorto e trova se stesso, il vero volto di Tommaso, senza maschere e fingimenti. È sempre così: Dio trova modo e tempo perché tu possa incontrarlo, senza se, ma con le tue ferite che parlano con le sue ferite, si riconoscono, anche loro fanno comunione, diventando guarigione reciproca.

Resurrezione è fare memoria delle ferite proprie e altrui, è metterle in dialogo, è incontrare Gesù vivo oggi. Pace è già il frutto di Pasqua che ti viene offerto.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio di eterna misericordia,
che ogni anno nella festa di Pasqua
ravvivi la fede del tuo popolo santo,
accresci in noi la grazia che ci hai donato,
perché tutti comprendiamo l’inestimabile ricchezza
del Battesimo che ci ha purificati,
dello Spirito che ci ha rigenerati,
del Sangue che ci ha redenti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta  (Anno A)
Signore Dio nostro,
che nella tua grande misericordia
ci hai rigenerati a una speranza viva,
accresci in noi la fede nel Cristo risorto,
perché credendo in lui
abbiamo la vita nel suo nome.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 2,42-47
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune

[Quelli che erano stati battezzati] erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.
Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.
Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 117
Rit. Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre

Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze. Rit.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.

SECONDA LETTURA - 1Pt 1,3-9
Ci ha rigenerati per una speranza viva, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti

Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo.
Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

SEQUENZA [Facoltativa]  

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO - Gv 20,19-31
Otto giorni dopo venne Gesù

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

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La Liturgia di Domenica 9 Aprile 2023

9/4/2023

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DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
MESSA DEL GIORNO DI PASQUA
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
​di Luca Rubin
Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

Non c'è domenica che tenga: se devi fare qualcosa, se il pensiero occupa prepotentemente tutte le tue risorse cerebrali e cardiache, devi lasciargli il passo, assecondarlo, e seguirlo. Era ancora buio, saranno state le 5 di mattina? Più o meno. Fatto sta che era buio, un buio che dura da ore, da giorni, un buio che è oscurità e ha sconvolto la vita di quella donna; ora, dopo aver dormito poco e male, esce di casa, e va là dove il suo pensiero non ha mai cessato di essere: al sepolcro, contenente il corpo del Signore, del Maestro, di Gesù.

Si reca, si sposta da un luogo all'altro, a un passo normale, tanto più che è buio, e deve guardare dove mette i piedi. Questo è il passo di chi ha perso tutto, e procede quasi per inerzia, è il passo di chi vive un dolore che sconquassa la sua intera esistenza, e vive, e muore dentro, ma vive, in qualche maniera.

Ecco l'elemento che dà inizio a un nuovo capitolo: la pietra era stata tolta dal sepolcro. Il primo annuncio ci viene dal regno minerale, da una pietra che doveva custodire un corpo, una pesante pietra con la vocazione di schiacciare, contenere, nascondere e anestetizzare un dolore immenso. Immagina di andare presso la tomba di un tuo familiare e vedere la lapide rimossa: vandali? Ladri? Dispetto? Oltre alla gravità del fatto in se stesso (esiste un reato chiamato "violazione di sepolcro"), quella pietra è l'unica modalità fisica per poter vedere, simbolicamente, i nostri cari defunti. Vedere, appunto. Era ancora buio, e a questa tenebra se ne aggiunge un'altra: il sepolcro è stato manomesso e non è possibile "vedere". Eppure nella notte e senza pietra, Maria vede.

Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!».

Di corsa! Appena si rende conto di questa oscurità raddoppiata, Maria corre: questo verbo fa proprio riferimento al corridore che mette tutto il suo impegno per arrivare primo e vincere la gara. La corsa di Maria raggiunge "Pietro e l'altro discepolo, quello che Gesù amava", Giovanni, autore del vangelo. Quando siamo atterriti da una notizia cerchiamo un amico, una persona cara con la quale condividere il peso della situazione. Maria corre dai suoi amici e amici di Gesù, ai quali non parla di pietra spostata, ma dà la sua interpretazione: sottrazione di cadavere, pur evidenziando che il suo problema principale è "non sappiamo dove l'hanno posto".

Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.

Tutti che corrono. Pietro e Giovanni si dirigono al sepolcro, per vedere, anche loro, e anche loro di corsa. Anche qui assistiamo a una dinamica di gara podistica: Giovanni corre più veloce di Pietro e arriva prima (vince facile Giovanni: era molto più giovane!) Appena Giovanni arriva "si chinò, vide i teli posati là", si china per guardare meglio, per capire cosa è successo. Maria vede e corre, Giovanni vede poi corre e si ferma: come non pensare a questi giorni di lockdown, di quarantena, nei quali siamo chiamati tutti a fermarci?

Giovanni è colui che impersona meglio questa situazione: corro, vedo, mi fermo, e mi fermo per vedere meglio, per cogliere la portata dell'evento. Non entra dentro al sepolcro, Giovanni, qualcuno sostiene che è una forma di rispetto nei confronti di Pietro, più anziano. Non dimentichiamo che Giovanni era l'unico dei Dodici rimasto sotto la croce: ha visto in faccia la morte, non aveva bisogno di perlustrare il sepolcro, vuoto o pieno che fosse.

Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

Maria vede e corre, Giovanni corre, vede e si ferma, Pietro corre, entra e non vede, dice il testo greco, ma osserva, scruta: è la stessa radice da cui deriva 'teatrò: guardare per coglierne un significato, fare discernimento. Pietro oltre ai teli vede anche il sudario: come in uno zoom sempre più dettagliato l'evangelista ci fa entrare nel sepolcro, ed è Pietro, come un attento ricercatore, che raccoglie ogni dettaglio, per poter ricostruire i fatti, le possibili soluzioni, per fare discernimento e cogliere il significato profondo. Pietro, a differenza di Giovanni, ha bisogno di entrare, di toccare, di scrutare e capire: due notti fa lui era sconvolto dalla paura, e in un pianto amarissimo; ora torna sui suoi passi per fare esperienza, ed entra così nel mistero di una vita e di una morte, nella dinamica di un tutto orientato all'amore senza misura.

Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
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Terminato il lockdown, Giovanni entra anche lui nel sepolcro. Mentre prima ha visto fisicamente i teli, ora il testo originale usa un verbo diverso: Giovanni non solo vede fisicamente degli oggetti, e neppure osserva come Pietro, ma guarda con attenzione. Questi tre modi di usare gli occhi (vedere, osservare, guardare) sono il percorso che il discepolo compie, aiutato dalla corsa, dal chinarsi e dallo stare fermo. Non è solo: Pietro e Maria in modo diverso hanno compiuto anch'essi un cammino.

La resurrezione del Signore è esigente tanto quanto la sua passione e morte, perché anch'essa è regolata e normata dalla dura legge dell'incarnazione. Gesù risorto non è il supereroe invincibile circondato da lampi, tuoni e bagliori, bensì è una lampada accesa nel buio della notte, come le torce dei nostri smartphone. Pasqua non è un lieto fine ma è fare esperienza concreta che Dio abita la mia notte e con Lui posso arrivare all'alba del nuovo giorno. Come la primavera, che fiorisce nonostante il corona-virus, Gesù risorge e vive nella tua notte, facendola propria.

Che tu corra come Maria, che tu stia fermo come Giovanni, oppure che tu corra come Pietro, vedi, guarda, osserva, ma soprattutto credi, credi, credi che Dio non ti abbandona, non ti lascia. Sia questo per te Pasqua: la certezza della presenza e dell'amore di Dio per te, oggi.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
​Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.  
“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltanto Dio può procurarci ciò. È la testimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio. 
​

Colletta
O Padre, che in questo giorno,  
per mezzo del tuo unico Figlio,  
hai vinto la morte  
e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,  
concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione,  
di essere rinnovati nel tuo Spirito,  
per rinascere nella luce del Signore risorto.  
Egli è Dio e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA - At 10,34a.37-43
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 117
Rit. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». Rit.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. Rit.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Rit.

SECONDA LETTURA - Col 3,1-4
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo 

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

SEQUENZA
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.
​
VANGELO - Gv 20,1-9 
Egli doveva risuscitare dai morti

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
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La Liturgia di Sabato Notte 8 Marzo 2023

8/4/2023

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DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ BIANCO
Questa notte da ogni altare la Chiesa grida al mondo la notizia più sorprendente, più consolante, più rinnovatrice della storia: "Cristo Signore è risorto!".
Questo messaggio avvera, con una pienezza che sorpassa l'attesa, le speranze dei patriarchi e dei profeti antichi, che abbiamo sentito farsi di secolo in secolo più chiare e vibranti attraverso le letture della veglia santa.
Questo messaggio raccoglie e tramanda soprattutto le esperienze, piene di stupore e di gioia, che testimoni prescelti hanno fatto incontrando colui che era stato crocifisso, addirittura conversando e mangiando con lui.


CRISTO È RISORTO!
Qui c'è il cuore della nostra fede; qui c'è il solco che segna l'unica vera divisione tra gli uomini.
Quelli che accolgono l'annuncio pasquale sanno di non essere più prigionieri di un mondo piccolo e chiuso, oltre il quale non c'è che l'abisso del nulla. È stato aperto un varco dall'amore che è più forte della morte: per questo varco ora anche noi abbiamo libero accesso al Regno e alla casa del Padre, dove Gesù è salito a prepararci un posto.
Risorgere in Cristo e con Cristo è il nostro destino; e vuol dire migrare di là, su una nuova terra dove più non si piange, sotto nuovi cieli dove finalmente abiterà la giustizia.
Se Cristo è risorto, allora ogni sofferenza è transitoria: ciò che passa, alla fine è sempre breve; e, una volta passato, sembra irreale come un sogno. Solo ciò che resta per sempre, ciò che è collocato nel mondo dei risorti, è realtà autentica e piena, senza il turbamento che è inseparabile da ogni cosa che finisce.
La Pasqua è la certezza che il male alla fine è sconfitto. Anche se fa molto chiasso, anche se dissemina molte rovine, anche se può avere un'impressionante successo - che poi è il "successo dei tre giorni", come la vicenda del Signore crocifisso - non prevarrà. Sulla menzogna, sull'ingiustizia, sull'odio, sull'oppressione del debole e dell'innocente, alla fine si affermerà la verità, trionferà la vita, vincerà l'amore.
L'Unigenito del Padre - che si è fatto uomo, indissolubilmente legato alla nostra stirpe e alla nostra sorte - è entrato come primogenito di una moltitudine di fratelli nel Paradiso di Dio, che così è diventato anche nostro.
La sua risurrezione è la caparra sicura e concreta della nostra. Nemmeno su di noi, che pure sembriamo votati a subire il suo oscuro dominio, la morte avrà l'ultima parola. Risorgendo, Cristo ha liberato i nostri giorni "infausti e brevi" dalla paura dell'annientamento e dall'orrore della prospettiva che tutto, nella nostra esistenza, alla fine sia vanificato.


ASPETTO LA RISURREZIONE DEI MORTI
Nella professione di fede noi proclamiamo davanti a tutti: "Aspetto la risurrezione dei morti". Lo diciamo tutti sul serio?
San Paolo, al pensiero che qualche cristiano possa ripetere queste parole senza convincimento intimo e certo, è preso come da un brivido di angoscia e di compassione; ed esclama: Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati... Se abbiamo speranza in Cristo soltanto per questa vita, noi siamo i più miserabili di tutti gli uomini (cf. 1 Cor 15,16-19).
Allora la grazia particolare da chiedere nella celebrazione della Pasqua è appunto di recuperare intera e viva questa persuasione. È la verità che è il centro e il compendio di tutta la nostra fede: deve tornare ad essere il cuore e l'ispirazione di tutta la nostra esistenza.
E c'è una seconda grazia da chiedere: quella di diventare, tutti noi che crediamo, gli evangelizzatori e gli apostoli di questo annuncio pasquale.
Annunciare la risurrezione di Cristo, che è principio e causa della nostra, significa in concreto anche di riaffermare la preziosità dell'uomo in faccia a Dio e la sua dignità. E ci vuole coraggio e tenacia in un mondo come il nostro.
Non è facile far risonare efficacemente la Pasqua in una società dove le aggressioni, gli omicidi, i sequestri si fanno sempre più frequenti e spavaldi; dove gli esseri umani, chiamati alla vita, vengono subito aggrediti atrocemente - e legalmente - perché non ne varchino la soglia; dove la denutrizione e la fame abbattono a milioni i fanciulli; dove l'emarginazione del malato e dell'anziano a volte è aggravata da calcoli ed egoismi spietati [dove sono chiamate civili le unioni che segnano il ritorno alla barbarie, dove si parla di diritti per tutti, tranne che per i bambini che hanno il diritto fondamentale ad avere un babbo e una mamma, N.d.BB].
Ma celebrare la Pasqua vuol dire anche ravvivare la speranza. Proprio perché Gesù di Nazareth è risorto e, risorgendo, è stato costituito Signore dell'universo, noi sappiamo che l'umanità non può andare perduta. Una grande energia di novità e di riscatto sta pervadendo la terra da quel mattino di primavera, quando prima Maria di Magdala e le altre donne, poi Pietro e gli apostoli trovano il sepolcro vuoto. Ciascuno di noi stanotte si impegni a lasciar lavorare questa divina energia nel segreto del suo cuore e nella operosità della sua vita
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​ ​LITURGIA DELLA LUCE, DELLA PAROLA E BATTESIMALE
Veglia della Notte santa – la Madre di tutte le veglie. Così S. Agostino definisce questa celebrazione. Essa si colloca al cuore dell'Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione. Ad essa si preparavano i nuovi cristiani, in essa speravano i peccatori, tutti potevano di nuovo attingere dalla mensa ai «cancelli celesti». Essa rappresenta Totum pasquale sacramentum. Infatti in essa si celebrano non solo i fatti della risurrezione, ma anche quelli della passione di Cristo.

LITURGIA DELLA LUCE 

Benedizione del Fuoco 
Si spengono le luci della chiesa.
In luogo adatto, fuori della chiesa, si prepara un fuoco che divampi. Quando il popolo si è radunato, viene il sacerdote con i ministri, uno dei quali porta il cero pasquale.
Il sacerdote saluta il popolo e quindi tiene una breve esortazione sulla Veglia pasquale con queste parole:


Fratelli, in questa santissima notte, nella quale Gesù Cristo nostro Signore passò dalla morte alla vita, la Chiesa, diffusa su tutta la terra, chiama i suoi figli a vegliare in preghiera.
Rivivremo la Pasqua del Signore nell’ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti; Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre. 
Preghiamo.
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, benedici + questo fuoco nuovo, fa’ che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo, e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno. Per Cristo nostro Signore.

Preparazione del cero 
Il sacerdote incide una croce sul cero pasquale per configurarlo a Gesù Cristo; poi incide l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, per indicare che Cristo è il principio e la fine di tutte le cose; infine incide le cifre dell’anno per significare che Gesù - Signore del tempo e della storia - vive oggi per noi. Nel compiere tali riti il sacerdote dice: 

Il Cristo ieri e oggi:
Principio e Fine, Alfa e Omega.
A lui appartengono il tempo e i secoli.
A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen.
Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose,
ci protegga e ci custodisca il Cristo Signore. Amen.

Al fuoco nuovo il sacerdote accende il cero pasquale, dicendo: 
La luce del Cristo che risorge glorioso

disperda le tenebre del cuore e dello spirito.

Processione 
Il diacono o, in sua assenza, il sacerdote prende il cero pasquale e, tenendolo elevato, da solo canta:

V. Lumen Christi.
Tutti rispondono:
R. Deo grátias.

oppure:
V.Cristo, luce del mondo.
Tutti rispondono:
R. Rendiamo grazie a Dio.

Tutti si avviano verso la chiesa: li precede il diacono (o il sacerdote) con il cero acceso. Se si usa l’incenso, il turiferario con il turibolo fumigante incede davanti al diacono.
Il canto viene ripetuto sulla soglia della chiesa e davanti all’altare. Poi si accendono le luci nella chiesa, non però le candele dell’altare. 


Annunzio Pasquale 
Il sacerdote, giunto all’altare, si reca alla sede. Il diacono pone il cero pasquale sul candelabro, preparato nel mezzo del presbiterio o presso l’ambone.
Il diacono o, in sua assenza, lo stesso sacerdote, dopo aver eventualmente incensato il libro e il cero, proclama il preconio pasquale dall’ambone o dal pulpito: tutti i presenti stanno in piedi e tengono in mano la candela accesa.


Esulti il coro degli angeli,
esulti l’assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore:
la luce del Re eterno
ha vinto le tenebre del mondo.
Gioisca la madre Chiesa,
splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.
[E voi, fratelli carissimi,
qui radunati nella solare chiarezza
di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri,
irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.]

V. Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito.

V. In alto i nostri cuori.
R. Sono rivolti al Signore.

V. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
R. È cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l’esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
Egli ha pagato per noi all’eterno Padre
il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.
Questa è la vera Pasqua,
in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.
Questa è la notte
in cui hai liberato i figli di Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell’Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.
Questa è la notte
in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.
Questa è la notte
che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all’amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.
Questa è la notte
in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.
(Nessun vantaggio per noi essere nati,
se lui non ci avesse redenti.)
O immensità del tuo amore per noi!
O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!
Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa,
che meritò di avere un così grande redentore!
(O notte beata,
tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora
in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Di questa notte è stato scritto:
la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.)
Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe,
restituisce l’innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
(Dissipa l’odio,
piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.)
O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo
e l’uomo al suo creatore!
In questa notte di grazia
accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri,
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.
(Riconosciamo nella colonna dell’Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle
non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l’ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.)
Ti preghiamo dunque, Signore,
che questo cero, offerto in onore del tuo nome
per illuminare l’oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.
Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
Lo trovi acceso la stella del mattino,
quella stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.

LITURGIA DELLA PAROLA 

In questa Veglia, vengono proposte nove letture, cioè sette dall’Antico e due (Epistola e Vangelo) dal Nuovo Testamento.
Se circostanze pastorali lo richiedono, il numero delle letture dell’Antico Testamento può essere ridotto; si abbia tuttavia sempre presente che la lettura della parola di Dio è parte fondamentale della Veglia pasquale.
Si leggono almeno tre letture dell’Antico Testamento; in casi eccezionali, almeno due.
Non si ometta mai la lettura del cap. 14 dell’Esodo.
Spente le candele, tutti seggono. Prima di iniziare la lettura della parola di Dio, il sacerdote si rivolge all’assemblea con queste parole:


Fratelli carissimi,
dopo il solenne inizio della Veglia, ascoltiamo ora in devoto raccoglimento la parola di Dio.
Meditiamo come nell’antica alleanza Dio salvò il suo popolo e, nella pienezza dei tempi, ha inviato il suo Figlio per la nostra redenzione.
Preghiamo perché Dio nostro Padre conduca a compimento quest’opera di salvezza incominciata con la Pasqua. 

PRIMA LETTURA - Gen 1,1 - 2,2
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltìplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò: 
maschio e femmina li creò. 
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 103 
Rit. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto. Rit.

Egli fondò la terra sulle sue basi:
non potrà mai vacillare.
Tu l’hai coperta con l’oceano come una veste;
al di sopra dei monti stavano le acque. Rit.

Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti.
In alto abitano gli uccelli del cielo
e cantano tra le fronde. Rit.

Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l’erba per il bestiame
e le piante che l’uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra. Rit.

Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia. Rit.

Orazione 
Dio onnipotente ed eterno,
ammirabile in tutte le opere del tuo amore,
illumina i figli da te redenti
perché comprendano che, se fu grande all’inizio
la creazione del mondo,
ben più grande, nella pienezza dei tempi,
fu l’opera della nostra redenzione,
nel sacrificio pasquale di Cristo Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

oppure, dopo la lettura breve sulla creazione dell’uomo: 
Orazione
O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine
e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti,
fa’ che resistiamo con la forza dello spirito
alle seduzioni del peccato,
per giungere alla gioia eterna.
Per Cristo nostro Signore. 

SECONDA LETTURA - Gen 22,1-18
Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede 

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. 
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». 
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 
Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere». 
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 15 
Rit. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit.

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit.

Orazione 
O Dio, Padre dei credenti,
che estendendo a tutti gli uomini il dono dell’adozione filiale,
moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,
e nel sacramento pasquale del Battesimo
adempi la promessa fatta ad Abramo
di renderlo padre di tutte le nazioni,
concedi al tuo popolo di rispondere degnamente
alla grazia della tua chiamata.
Per Cristo nostro Signore. 

TERZA LETTURA - Es 14,15- 15,1
Gli Israeliti camminarono sull’asciutto in mezzo al mare

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all’asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
L’angelo di Dio, che precedeva l’accampamento d’Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l’accampamento degli Egiziani e quello d’Israele. La nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d’oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull’asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l’esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l’Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: 

SALMO RESPONSORIALE - Es 15,1-7a.17-18 
Rit. Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria! 

«Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
È il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! Rit.

Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso. Rit.

Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
La tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico. Rit.

Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre!». Rit.

Orazione 
O Dio, anche ai nostri tempi
vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi:
ciò che facesti con la tua mano potente
per liberare un solo popolo dall’oppressione del faraone,
ora lo compi attraverso l’acqua del Battesimo
per la salvezza di tutti i popoli;
concedi che l’umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo
e partecipi alla dignità del popolo eletto.
Per Cristo nostro Signore.

oppure:
Orazione 
O Dio, tu hai rivelato nella luce della nuova alleanza
il significato degli antichi prodigi:
il Mar Rosso è l’immagine del fonte battesimale
e il popolo liberato dalla schiavitù è un simbolo
del popolo cristiano.
Concedi che tutti gli uomini, mediante la fede,
siano fatti partecipi del privilegio del popolo eletto,
e rigenerati dal dono del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore. 

QUARTA LETTURA - Is 54,5-14
Con affetto perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te 

Tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo d’Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.

Come una donna abbandonata
e con l’animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
– dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti raccoglierò con immenso amore.
In un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne
ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.

Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi con te
e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore che ti usa misericordia.

Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.

Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Tieniti lontana dall’oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 29 
Rit. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. Rit.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia. Rit.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. Rit.

Orazione 
O Dio, Padre di tutti gli uomini,
moltiplica a gloria del tuo nome
la discendenza promessa alla fede dei patriarchi,
e aumenta il numero dei tuoi figli,
perché la Chiesa veda pienamente adempiuto
il disegno universale di salvezza,
nel quale i nostri padri avevano fermamente sperato.
Per Cristo nostro Signore. 

QUINTA LETTURA - Is 55,1-11
Venite a me e vivrete; stabilirò per voi un’alleanza eterna 

Così dice il Signore: 
«O voi tutti assetati, venite all’acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.

Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un’alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.

Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d’Israele, che ti onora.

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocàtelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.

Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».

SALMO RESPONSORIALE - Is 12,2-6 
Rit. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. Rit.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. Rit.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.  Rit.

Orazione 
Dio onnipotente ed eterno,
unica speranza del mondo,
tu hai preannunziato con il messaggio dei profeti
i misteri che oggi si compiono;
ravviva la nostra sete di salvezza,
perché soltanto per l’azione del tuo Spirito
possiamo progredire nelle vie della tua giustizia.
Per Cristo nostro Signore. 

SESTA LETTURA - Bar 3,9-15.32 - 4,4
Cammina allo splendore della luce del Signore 

Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l’orecchio per conoscere la prudenza.
Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica
e sei diventato vecchio in terra straniera?
Perché ti sei contaminato con i morti
e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu avessi camminato nella via di Dio,
avresti abitato per sempre nella pace.

Impara dov’è la prudenza,
dov’è la forza, dov’è l’intelligenza,
per comprendere anche dov’è la longevità e la vita,
dov’è la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi tesori?

Ma colui che sa tutto, la conosce
e l’ha scrutata con la sua intelligenza,
colui che ha formato la terra per sempre
e l’ha riempita di quadrupedi,
colui che manda la luce ed essa corre,
l’ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore.
Le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia
e hanno gioito;
egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!»,
e hanno brillato di gioia per colui che le ha create.

Egli è il nostro Dio,
e nessun altro può essere confrontato con lui.
Egli ha scoperto ogni via della sapienza
e l’ha data a Giacobbe, suo servo,
a Israele, suo amato.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio
e la legge che sussiste in eterno;
tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita,
quanti l’abbandonano moriranno.

Ritorna, Giacobbe, e accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare a un altro la tua gloria
né i tuoi privilegi a una nazione straniera.

Beati siamo noi, o Israele,
perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 18 
Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. Rit.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. Rit.

Il timore del Signore è puro, 
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli, 
sono tutti giusti. Rit.

Più preziosi dell’oro, 
di molto oro fino,
più dolci del miele 
e di un favo stillante. Rit.

Orazione 
O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa
chiamando nuovi figli da tutte le genti,
custodisci nella tua protezione
coloro che fai rinascere dall’acqua del Battesimo.
Per Cristo nostro Signore. 

SETTIMA LETTURA - Ez 36,16-17a.18-28
Vi aspergerò con acqua pura e vi darò un cuore nuovo 

Mi fu rivolta questa parola del Signore: 
«Figlio dell’uomo, la casa d’Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l’avevano contaminato. Li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni. 
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: “Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese”. Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d’Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.
Perciò annuncia alla casa d’Israele: “Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio –, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. 
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio”».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 41 
Rit. Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio

L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? Rit.

Avanzavo tra la folla, 
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa. Rit.

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. Rit.

Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. Rit.

oppure (quando si celebra il Battesimo):
SALMO RESPONSORIALE - Is 12, 1-6
Rit. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. Rit.

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. Rit.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele.
giulivi ed esultate, abitanti di Sion,

perché grande in mezzo a voi è il Santo di Israele.  Rit.

Orazione 
O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta,
volgi lo sguardo alla tua Chiesa,
ammirabile sacramento di salvezza,
e compi l’opera predisposta nella tua misericordia:
tutto il mondo veda e riconosca
che ciò che è distrutto si ricostruisce,
ciò che è invecchiato si rinnova
e tutto ritorna alla sua integrità,
per mezzo del Cristo,
che è principio di tutte le cose.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

oppure:
Orazione
O Dio, che nelle pagine dell’Antico e Nuovo Testamento
ci hai preparati a celebrare il mistero pasquale,
fa’ che comprendiamo
l’opera del tuo amore per gli uomini,
perché i doni che oggi riceviamo
confermino in noi la speranza dei beni futuri.
Per Cristo nostro Signore. 

Il sacerdote intona l’inno Gloria a Dio, che viene cantato da tutti. Si suonano le campane, secondo gli usi locali.

Colletta
O Dio, che illumini questa santissima notte  
con la gloria della risurrezione del Signore,  
ravviva nella tua famiglia lo spirito di adozione,  
perché tutti i tuoi figli, rinnovati nel corpo e nell’anima,  
siano sempre fedeli al tuo servizio.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,  
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,  
per tutti i secoli dei secoli.  

EPISTOLA - Rm 6,3-11
Cristo risuscitato dai morti non muore più

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani  
Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?  
Per mezzo del battesimo siamo stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.  
Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione.  
Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è ormai libero dal peccato.  
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui.  
Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora invece per il fatto che egli vive, vive per Dio.  
Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 117 
Rit. Alleluia, alleluia, alleluia

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». 

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. 

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

VANGELO - Mt 28,1-10
È risorto e vi precede in Galilea

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. 

Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 

L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto». 

Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 

Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

LITURGIA BATTESIMALE 
​

Il sacerdote con i ministri si reca al fonte battesimale, se questo è in vista dei fedeli; altrimenti si pone nel presbiterio un bacile con l’acqua.
Se vi sono dei catecumeni adulti, vengono chiamati per nome e presentati poi dai loro padrini; i bambini vengono portati dai genitori e dai padrini alla presenza della comunità riunita.
Il sacerdote rivolge un’esortazione ai presenti con queste parole:

Se ci sono dei battezzandi: 

Carissimi,
accompagniamo con la nostra unanime preghiera questi candidati al Battesimo , perché Dio Padre onnipotente nella sua grande bontà li guidi al fonte della rigenerazione.

Se si benedice il fonte, ma non ci sono battezzandi: 
Fratelli carissimi,
invochiamo la benedizione di Dio Padre onnipotente su questo fonte battesimale, perché tutti quelli che nel Battesimo saranno rigenerati in Cristo, siano accolti nella famiglia di Dio. 

Litanie dei Santi 
Si cantano quindi le litanie nelle quali si possono aggiungere nomi di alcuni santi come ad esempio quelli della Chiesa particolare, del titolare della chiesa, dei patroni del luogo e dei battezzandi. 
Signore, pietà (Kyrie, eleison)     Signore, pietà (Kyrie, eleison) 
Cristo, pietà (Christe, eleison)     Cristo, pietà (Christe, eleison) 
Signore, pietà (Kyrie, eleison)     Signore, pietà (Kyrie, eleison) 
Santa Maria, Madre di Dio     prega per noi 
San Michele     prega per noi 
Santi Angeli di Dio     pregate per noi 
San Giovanni Battista     prega per noi 
San Giuseppe     prega per noi 
Santi Pietro e Paolo     pregate per noi 
Sant'Andrea     prega per noi 
San Giovanni     prega per noi 
Santi Apostoli ed evangelisti     pregate per noi 
Santa Maria Maddalena     prega per noi 
Santi discepoli del Signore     pregate per noi 
Santo Stefano     prega per noi 
Sant'Ignazio d'Antiochia     prega per noi 
San Lorenzo     prega per noi 
Sante Perpetua e Felicita     pregate per noi 
Sant'Agnese     prega per noi 
Santi Martiri di Cristo     pregate per noi 
San Gregorio     prega per noi 
Sant'Agostino     prega per noi 
Sant'Atanasio     prega per noi 
San Basilio     prega per noi 
San Martino     prega per noi 
Santi Cirillo e Metodio     pregate per noi 
San Benedetto     prega per noi 
San Francesco     prega per noi 
San Domenico     prega per noi 
San Francesco Saverio     prega per noi 
San Giovanni Maria     prega per noi 
Santa Caterina da Siena     prega per noi 
Santa Teresa di Gesù     prega per noi 
Voi tutti santi e sante di Dio     pregate per noi 
Nella tua misericordia     salvaci, Signore 
Da ogni male     salvaci, Signore 
Da ogni peccato     salvaci, Signore 
Dalla morte eterna     salvaci, Signore 
Per la tua incarnazione     salvaci, Signore 
Per la tua morte e risurrezione     salvaci, Signore 
Per il dono dello Spirito Santo     salvaci, Signore 
Noi peccatori, ti preghiamo     ascoltaci, Signore 

Se ci sono dei battezzandi: 
Dona la grazia della vita nuova nel Battesimo
a questi tuoi eletti     ascoltaci, Signore 

Se non ci sono battezzandi: 
Benedici e santifica con la grazia del tuo Spirito 
questo fonte battesimale da cui nascono i tuoi figli     ascoltaci, Signore 
Gesù, Figlio del Dio vivente     ascolta la nostra supplica 
Cristo, Figlio del Dio vivente     ascolta la nostra supplica 
Cristo, ascolta     Cristo, ascolta 
Cristo, esaudisci     Cristo, esaudisci 

Se vi sono dei battezzandi, il sacerdote, a mani giunte, dice l’orazione seguente: 
Dio onnipotente ed eterno,
manifesta la tua presenza nei sacramenti del tuo amore,
manda lo spirito di adozione
a suscitare un popolo nuovo dal fonte battesimale,
perché l’azione del nostro umile ministero
sia resa efficace dalla tua potenza.
Per Cristo nostro Signore. 

Benedizione dell'acqua battesimale 
O Dio, per mezzo dei segni sacramentali, tu operi con invisibile potenza le meraviglie della salvezza; e in molti modi, attraverso i tempi, hai preparato l’acqua, tua creatura, ad essere segno del Battesimo.
Fin dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque, perché contenessero in germe la forza di santificare; e anche nel diluvio hai prefigurato il Battesimo, perché, oggi come allora, l’acqua segnasse la fine del peccato e l’inizio della vita nuova.
Tu hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo, facendoli passare illesi attraverso il Mar Rosso, perché fossero immagine del futuro popolo dei battezzati.
Infine, nella pienezza dei tempi, il tuo Figlio, battezzato da Giovanni nell’acqua del Giordano, fu consacrato dallo Spirito Santo; innalzato sulla croce, egli versò dal suo fianco sangue e acqua, e dopo la sua risurrezione comandò ai discepoli: “Andate, annunziate il Vangelo a tutti i popoli, e battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Ora, Padre, guarda con amore la tua Chiesa e fa’ scaturire per lei la sorgente del Battesimo.
Infondi in quest’acqua, per opera dello Spirito Santo, la grazia del tuo unico Figlio, perché con il sacramento del Battesimo l’uomo, fatto a tua immagine, sia lavato dalla macchia del peccato, e dall’acqua e dallo Spirito Santo rinasca come nuova creatura.

Immergendo, secondo l’opportunità, il cero pasquale, una o tre volte, nell’acqua, continua:
Discenda, Padre, in quest’acqua, per opera del tuo Figlio, la potenza dello Spirito Santo.
Tutti coloro che in essa riceveranno il Battesimo, sepolti insieme con Cristo nella morte con lui risorgano alla vita immortale. Per Cristo nostro Signore.

Acclamazione
Sorgenti delle acque, benedite il Signore: lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

Se non ci sono battezzandi, né si deve benedire il fonte battesimale, il sacerdote invita il popolo alla preghiera dicendo:
Fratelli carissimi, preghiamo umilmente il Signore Dio nostro, perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi in ricordo del nostro Battesimo. Il Signore ci rinnovi interiormente, perché siamo sempre fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono.


Tutti pregano per qualche momento in silenzio. Quindi il sacerdote a mani giunte prosegue:
Signore Dio nostro, sii presente in mezzo al tuo popolo, che veglia in preghiera in questa santissima notte, rievocando l’opera ammirabile della nostra creazione e l’opera ancor più ammirabile della nostra salvezza.
Degnati di benedire quest’acqua, che hai creato perché dia fertilità alla terra, freschezza e sollievo ai nostri corpi.
Di questo dono della creazione hai fatto un segno della tua bontà: attraverso l’acqua del Mar Rosso hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù; nel deserto hai fatto scaturire una sorgente per saziare la sua sete; con l’immagine dell’acqua viva i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza che tu intendevi offrire agli uomini.
Infine nell’acqua del Giordano, santificata dal Cristo, hai inaugurato il sacramento della rinascita, che segna l’inizio dell’umanità nuova libera dalla corruzione del peccato.
Ravviva in noi, Signore, nel segno di quest’acqua benedetta, il ricordo del nostro Battesimo, perché possiamo unirci all’assemblea gioiosa di tutti i fratelli, battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. 

Rinnovazione delle promesse battesimali 
Terminato il rito del Battesimo oppure, se questo non ha avuto luogo, dopo la benedizione dell’acqua, tutti, stando in piedi e con in mano la candela accesa, rinnovano le promesse del Battesimo. Il sacerdote si rivolge ai fedeli con queste parole: 
Fratelli carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova.
Ora, al termine del cammino penitenziale della Quaresima, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo, con le quali un giorno abbiamo rinunziato a satana e alle sue opere e ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa cattolica.


V. Rinunziate al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio?
R. Rinunzio.

V. Rinunziate alle seduzioni del male, per non lasciarvi dominare dal peccato?
R. Rinunzio.

V. Rinunziate a satana, origine e causa di ogni peccato?
R. Rinunzio.

Poi il sacerdote prosegue:

V. Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?
R. Credo.

V. Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
R. Credo.

V. Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?
R. Credo.

Dio onnipotente,
Padre del nostro Signore Gesù Cristo,
che ci ha liberati dal peccato
e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo,
ci custodisca con la sua grazia
in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna.
Amen.

Il sacerdote asperge l’assemblea con l’acqua benedetta, mentre tutti cantano questa antifona o un altro canto di carattere battesimale: 
Ecco l’acqua,
che sgorga dal tempio santo di Dio, alleluia;
e a quanti giungerà quest’acqua
porterà salvezza
ed essi canteranno: alleluia, alleluia.

Fatta l’aspersione, il sacerdote ritorna alla sede e guida la preghiera universale, alla quale per la prima volta prendono parte i neofiti. 
Non si dice il Credo. 


La Messa prosegue con la Liturgia Eucaristica
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La Liturgia di Domenica 2 Aprile 2023

2/4/2023

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DOMENICA DELLE PALME - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ ROSSO
COMMENTO AL VANGELO
Questa pagina di vangelo presenta quattro punti di vista della stessa scena. Quattro protagonisti per un unico evento. Anche tu che leggi sei chiamato a vivere un ruolo, un atteggiamento. Puoi provare a essere Gesù, i discepoli, la folla, la città.... ogni ambito ti darà prospettive e contenuti diversi. Non avere paura, andiamo!

Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’ asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”».

Gesù. Come sempre, Dio ha bisogno, Dio vuole avere bisogno. Ogni pagina di Bibbia ci mostra Dio che cerca l'uomo, che stringe alleanze, che chiede collaborazione, un Dio che non ha né scettro né bacchetta magica, ma mani tese e cuore accogliente. Alle porte di Gerusalemme il Figlio di Dio chiede l'aiuto di due discepoli, un aiuto di fondamentale importanza, ed è questa la giustificazione da dare ai proprietari degli animali: "il Signore ne ha bisogno": un bisogno assoluto e irrinunciabile, ci dice il testo greco, non può farne a meno. Interessante che ai discepoli diventati apostoli venga detto di andare in un villaggio, cercare, trovare, slegare e condurre da Gesù e poi riconsegnare: non è proprio questo ciò che Gesù ha fatto nella sua vita? Con l'incarnazione è entrato nel villaggio di fronte, il mondo, ha cercato noi, sue creature, ci ha trovati, eravamo legati e prigionieri, ci ha liberati e riconsegnati a noi stessi attraverso la sua Parola che libera, e poi è tornato al Padre.

Gesù prima di entrare a Gerusalemme ha bisogno. Tra le acclamazioni gloriose, tra i canti e le danze in suo onore, Gesù rimane come sempre, in questo atteggiamento di servo, cavalcando un asino, chiedendo una mano, tacendo.

I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’ asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere.

I discepoli (cioè coloro che imparano), divengono apostoli, (coloro che sono inviati), vivono, in qualche maniera, un rito di passaggio. L'atteggiamento dei discepoli è una totale disponibilità: andarono e fecero, in perfetto silenzio, senza obiettare nulla, senza anteporre un loro pensiero, ma accogliendo in purezza quanto il Maestro richiede loro. In epoca di leoni da tastiera, questo è un meraviglioso atteggiamento di silenzio che custodisce il mistero. Non solo: i discepoli non si accontentano di eseguire fedelmente quanto detto da Gesù: infatti mettono i loro mantelli sugli animali, e Gesù si siede su di essi. Il mantello, nella cultura dell'epoca, aveva una forte simbologia; i discepoli divenuti apostoli si privano dei loro mantelli, e quindi si espongono al freddo, alle intemperie, ma non solo: queste persone si spogliano della loro autorità, del loro ruolo sociale, indicato dal mantello, per onorare il Maestro. Il mantello è la propria vita donata, non più semplice ascolto del Maestro, ma offerta totale di se stessi al Re e Signore.

La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».

La folla. Apparentemente potrebbe sembrare lo stesso gesto fatto dai discepoli, ma il testo originale usa due verbi diversi: mentre i discepoli mettono, poggiano i loro mantelli sugli animali, la folla stende, sparge mantelli e rami sulla strada. Questi verbi dicono due atteggiamenti diversi: mentre i discepoli offrono se stessi, tutta la loro vita, con un gesto semplice e dimesso, la folla usa i propri mantelli come oggetto d'arredo, per ostentare se stessa e ricordare al Messia in quale città sta entrando: una città importante! I rami tagliati e agitati sono tutta una messa in scena, per animare un momento di festa, insieme agli "Osanna" e i "Benedetto".
​
  • Osanna: è un grido di gioia, ma in realtà contiene un'invocazione: salvaci!
  • Benedetto: dire bene, accogliere favorevolmente, elogiare.

Sappiamo bene quanto dureranno queste invocazioni e queste acclamazioni, e come gli osanna diventeranno un "crocifiggilo". La folla non vede il re che entra a Gerusalemme, o meglio non lo riconosce. Essa vede solo se stessa, i propri bisogni primari, alza il volume delle grida solo per zittire il proprio estremo bisogno di salvezza. Chiede salvezza, è vero, ma non ci crede. Stende i suoi mantelli, agita i suoi rami, ma non offre niente, se non un momento di coreografia, una festa che finisce presto, prestissimo, lasciandola in balì a di se stessa, come ieri.

Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nà zaret di Galilea».

La città. Possiamo pensare che folla e città sia la stessa cosa, ma anche qui ci sono dei distinguo: mentre la folla è quella che si riversa sulla strada, e in qualche modo è partecipe dell'evento, la città sono persone non visibili, chiuse tra le loro fredde mura, la città non ha volto, non ha voce, non ha anima. Questa città tuttavia vive un'agitazione così forte che il testo greco usa il verbo del terremoto: la città trema, è scossa profondamente, e in questa situazione fa una domanda ben precisa: Chi è? Chi è che minaccia la mia stabilità? Chi è che scuote le mie antiche e forti mura? La città agitata chiede, e a rispondere è la folla, che mentre vive una messa in scena riesce anche a trovare un'epidermica risposta: è il profeta Gesù, ma è una risposta che non convince la città, e tanto meno la folla. Finita questa sorta di carnevale sarà tutto come prima, eppure l'agitazione permane: chi è costui?

Gesù ha bisogno, i discepoli offrono tutta la loro vita, la folla recita una parte, la città trema. Tu che fai?
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme

Antifona
Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
è il Re d'Israele.
Osanna nell'alto dei cieli. (Mt 21,9)

Il sacerdote dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Quindi rivolge al popolo una breve esortazione, per illustrare il significato del rito e per invitarlo a una partecipazione attiva e consapevole:

Fratelli e sorelle,
fin dall’inizio della Quaresima
abbiamo cominciato a preparare i nostri cuori
attraverso la penitenza e le opere di carità̀.
Oggi siamo qui radunati affinché con tutta la Chiesa
possiamo essere introdotti al mistero pasquale
del nostro Signore Gesù Cristo, il quale,
per dare reale compimento alla propria passione e risurrezione,
entrò nella sua città, Gerusalemme.
Seguiamo perciò̀ il Signore,
facendo memoria del suo ingresso salvifico con fede e devozione,
affinché́, resi partecipi per grazia del mistero della croce,
possiamo aver parte alla risurrezione e alla vita eterna.

Dopo questa monizione, il sacerdote dice a mani allargate una delle orazioni seguenti:

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
benedici questi rami [di ulivo],
e concedi a noi tuoi fedeli,
che seguiamo esultanti Cristo, nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. R. Amen.

oppure:
Preghiamo.
Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te
e concedi a noi tuoi fedeli,
che oggi innalziamo questi rami in onore di Cristo trionfante,
di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone.
Per Cristo nostro Signore. R. Amen.

E senza nulla dire, asperge i rami con l'acqua benedetta.
Segue la proclamazione del Vangelo dell'ingresso del Signore. 


VANGELO (Mt 21,1-11)  
Benedetto colui che viene nel nome del Signore.  

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

Dopo il Vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Per dare l'avvio alla processione, il celebrante, o un altro ministro, può fare un'esortazione con queste parole: 

Imitiamo, fratelli carissimi, le folle di Gerusalemme, che acclamavano Gesù, Re e Signore, e avviamoci in pace.

Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la Messa. Durante la processione, il coro e il popolo eseguono i canti adatti alla celebrazione. 

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.

Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.

Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.

Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 21
Rit. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Rit.

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa. Rit.

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto. Rit.

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele. Rit.

SECONDA LETTURA - Fil 2,6-11 
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

VANGELO - Mt 26,14 - 27,66
La passione del Signore

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

- Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.

- Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.

- Uno di voi mi tradirà
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

- Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue
Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate: questo è il mio corpo». Poi prese il calice, rese grazie e lo diede loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati. Io vi dico che d’ora in poi non berrò di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi, nel regno del Padre mio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

- Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge
Allora Gesù disse loro: «Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo. Sta scritto infatti: “Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge”. Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

Pietro gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità io ti dico: questa notte, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti i discepoli.

- Cominciò a provare tristezza e angoscia
Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: «Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: «Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà». Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

- Misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!». Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!». E lo baciò. E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!». Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire?». In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti». Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono.

- Vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza
Quelli che avevano arrestato Gesù lo condussero dal sommo sacerdote Caifa, presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani. Pietro intanto lo aveva seguito, da lontano, fino al palazzo del sommo sacerdote; entrò e stava seduto fra i servi, per vedere come sarebbe andata a finire.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una falsa testimonianza contro Gesù, per metterlo a morte; ma non la trovarono, sebbene si fossero presentati molti falsi testimoni. Finalmente se ne presentarono due, che affermarono: «Costui ha dichiarato: “Posso distruggere il tempio di Dio e ricostruirlo in tre giorni”». Il sommo sacerdote si alzò e gli disse: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma Gesù taceva. Allora il sommo sacerdote gli disse: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l’hai detto – gli rispose Gesù –; anzi io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo».

Allora il sommo sacerdote si stracciò le vesti dicendo: «Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Ecco, ora avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». E quelli risposero: «È reo di morte!». Allora gli sputarono in faccia e lo percossero; altri lo schiaffeggiarono, dicendo: «Fa’ il profeta per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?».

- Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte
Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una giovane serva gli si avvicinò e disse: «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!». Ma egli negò davanti a tutti dicendo: «Non capisco che cosa dici». Mentre usciva verso l’atrio, lo vide un’altra serva e disse ai presenti: «Costui era con Gesù, il Nazareno». Ma egli negò di nuovo, giurando: «Non conosco quell’uomo!». Dopo un poco, i presenti si avvicinarono e dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei uno di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!». Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quell’uomo!». E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola di Gesù, che aveva detto: «Prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte». E, uscito fuori, pianse amaramente.

- Consegnarono Gesù al governatore Pilato
Venuto il mattino, tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo tennero consiglio contro Gesù per farlo morire. Poi lo misero in catene, lo condussero via e lo consegnarono al governatore Pilato.
Allora Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente». Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!». Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue». Tenuto consiglio, comprarono con esse il “Campo del vasaio” per la sepoltura degli stranieri. Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue” fino al giorno d’oggi. Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: «E presero trenta monete d’argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d’Israele, e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore».

- Sei tu il re dei Giudei?
Gesù intanto comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

- Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».
Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

- Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

- Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

Vi erano là anche molte donne, che osservavano da lontano; esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo. Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

- Giuseppe prese il corpo di Gesù e lo depose nel suo sepolcro nuovo
Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

- Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete
Il giorno seguente, quello dopo la Parascève, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.

oppure:
VANGELO Forma breve - Mt 27, 11-54 
La passione del Signore

Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Matteo

- Sei tu il re dei Giudei?
In quel tempo Gesù comparve davanti al governatore, e il governatore lo interrogò dicendo: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Tu lo dici». E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano, non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse: «Non senti quante testimonianze portano contro di te?». Ma non gli rispose neanche una parola, tanto che il governatore rimase assai stupito. A ogni festa, il governatore era solito rimettere in libertà per la folla un carcerato, a loro scelta. In quel momento avevano un carcerato famoso, di nome Barabba. Perciò, alla gente che si era radunata, Pilato disse: «Chi volete che io rimetta in libertà per voi: Barabba o Gesù, chiamato Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua». Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò loro: «Di questi due, chi volete che io rimetta in libertà per voi?». Quelli risposero: «Barabba!». Chiese loro Pilato: «Ma allora, che farò di Gesù, chiamato Cristo?». Tutti risposero: «Sia crocifisso!». Ed egli disse: «Ma che male ha fatto?». Essi allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».

Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto aumentava, prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo: «Non sono responsabile di questo sangue. Pensateci voi!». E tutto il popolo rispose: «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli». Allora rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Salve, re dei Giudei!
Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la truppa. Lo spogliarono, gli fecero indossare un mantello scarlatto, intrecciarono una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero una canna nella mano destra. Poi, inginocchiandosi davanti a lui, lo deridevano: «Salve, re dei Giudei!». Sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo. Dopo averlo deriso, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo.

- Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

- Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.

- Elì, Elì, lemà sabactàni?
A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!». Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa)

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono. Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione, e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, alla vista del terremoto e di quello che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: «Davvero costui era Figlio di Dio!».

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