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La Liturgia di Domenica 25 Febbraio 2024

25/2/2024

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II DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
da Il settimanale di Padre Pio
La seconda domenica di Quaresima ci propone la meditazione del mistero della Trasfigurazione. Gesù conduce alcuni Discepoli sul monte Tabor e, davanti a loro, rivela lo splendore della sua gloria divina. Gli Apostoli vivevano accanto a Gesù, ne ascoltavano la parola, vedevano i miracoli da Lui operati, ma rimanevano ancora deboli ed incerti. Dopo poco tempo, avrebbero dovuto affrontare un'esperienza molto difficile, quella del Calvario, e avevano bisogno di una prova evidente che Gesù era il Figlio di Dio.
E questo avvenne proprio con la Trasfigurazione. La Trasfigurazione di Gesù è stata una manifestazione della sua divinità e una anticipazione della gloria futura. Si udì una voce dal cielo, la voce del Padre che disse: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!» (Mc 9,7). Quell'indimenticabile esperienza fece pregustare agli Apostoli la beatitudine eterna, tanto che Pietro, a nome di tutti, disse: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia» (Mc 9,5). Non riuscivano più a staccarsi da quella visione e desideravano rimanere lì, su quel monte, per sempre. Ma ciò non era possibile. L'Evangelista dice chiaramente che Pietro «non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati» (Mc 9,6). Non si trattava di paura, ma del timore che prende la creatura di fronte alle manifestazioni divine. Quell'esperienza fu importante per fortificare gli Apostoli nell'imminenza della Passione di Gesù.
Il Signore opera con noi in modo simile. Per fortificare il nostro spirito, affinché sia in grado di affrontare le inevitabili prove della vita, Dio invita anche noi sul monte Tabor, il monte della preghiera. Ogni giorno dobbiamo salire questo monte per attingere luce e forza, per poi ridiscendere alle occupazioni di ogni giorno, familiari e lavorative. Senza questa salita al monte Tabor, la nostra vita diventerà molto più faticosa e noi non riusciremo a portare la croce quotidiana dietro al nostro Maestro Divino.
Gesù salì sul monte a pregare. Impariamo da questo quanto sia importante la preghiera. Non se ne può fare a meno. La preghiera è la cosa più necessaria, al punto che i monasteri possono essere considerati come le sorgenti nascoste che danno vita a tutta la Chiesa, mentre i contemplativi si possono definire come i più grandi benefattori dell'umanità.
Nella vita di san Francesco e di santa Chiara si legge un episodio molto bello, riguardante lo splendore delle anime pure che amano Dio con tutto il loro cuore, che già su questa terra sperimentano la trasfigurazione dell'Amore di Dio. Un giorno san Francesco, nei pressi della chiesetta di Santa Maria degli Angeli, parlò a santa Chiara, e ad altri figli spirituali, di Dio e delle realtà celesti. Parlò così devotamente che discese sopra di loro l'abbondanza della divina grazia e tutti furono rapiti in Dio. Gli abitanti di Assisi videro un chiarore e si precipitarono, pensando a un incendio. Quando giunsero, essi si accorsero che non c'era alcun incendio, ma che tutti erano immersi nella contemplazione (cf FF 1844). Gli abitanti di Assisi considerarono allora la presenza di quelle anime sante come una grazia molto grande concessa da Dio alla loro città e come la migliore garanzia di protezione divina.
Il Vangelo di oggi ci insegna inoltre che la Gloria passa per la Croce. Chi vuole entrarvi deve passare attraverso la Croce. Tutti vogliono andare in Paradiso, ma pochi sono quelli disposti a passare per il mistero della Passione.
Il mistero della Croce era già prefigurato nell'Antico Testamento, precisamente nella prima lettura che abbiamo ascoltato. Dio disse ad Abramo: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami [...] e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò» (Gen 22,2). Dal racconto biblico sappiamo che Abramo obbedì alla voce di Dio, che costruì l'altare, collocò la legna e che, con lo strazio nel cuore, stava per immolare il figlio Isacco. Ma l'angelo del Signore lo bloccò; e, al posto di Isacco, Abramo immolò un ariete.
Questo sacrificio preannunciava l'immolazione di Gesù sul Calvario. Egli, il Figlio unigenito del Padre, discendente da Abramo secondo la carne, venne realmente sacrificato sul legno della Croce. Ma da questa morte venne la salvezza per il mondo intero, secondo la promessa che Dio fece al santo Patriarca: «Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra» (Gen 22,18). Questo discendente è Gesù, il Figlio di Maria, il Redentore del mondo.
Il brano del Vangelo odierno si conclude con le parole del Padre Celeste che invita tutti ad ascoltare Gesù. È Lui il nostro Maestro, e noi tutti gli dobbiamo ubbidienza
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
O Padre,
che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio,
guidaci con la tua parola,
perché purificati interiormente,
possiamo godere la visione della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
O Dio, Padre buono,
che hai tanto amato il mondo da dare il tuo Figlio,
rendici saldi nella fede,
perché, seguendo in tutto le sue orme,
siamo con lui trasfigurati
nello splendore della tua luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
Il sacrificio del nostro padre Abramo

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 115
Rit. Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli. Rit. 

Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore. Rit. 

Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme. Rit. 

SECONDA LETTURA - Rm 8,31-34
Dio non ha risparmiato il proprio Figlio

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!

VANGELO - Mc 9,2-10
Questi è il Figlio mio, l’amato

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
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La Liturgia di Domenica 18 Febbraio 2024

18/2/2024

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I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Sr. Marinella op
La prima domenica di Quaresima ci presenta Gesù nel deserto tentato da Satana. In questo anno B leggiamo il racconto di Marco, che è brevissimo, molto diverso dai paralleli di Luca e Matteo. Ma i primi due versetti di oggi sono da leggere con attenzione, perché ci danno indicazioni originali e preziose.

Non lo si vede nel testo che ci presenta la liturgia, ma se prendiamo il Vangelo in mano ci accorgiamo che Marco lega le tentazioni a ciò che le precede, ovvero il battesimo al Giordano, con un’indicazione importante: “E subito lo Spirito…”: se con il battesimo Gesù si è immerso pienamente nella nostra condizione umana, il suo andare nel deserto ne è la conferma immediata. Quel Figlio prediletto del Padre viene spinto dallo Spirito, letteralmente “gettato fuori”, quasi una nascita, un ingresso nella vita che è anche la nostra vita, caratterizzata dalla tentazione. Il modo in cui Marco racconta queste tentazioni è particolarmente significativo: non “dopo” quaranta giorni, ma “per” quaranta giorni, Satana tenta Gesù. I quaranta giorni nel deserto sono un evidente rimando ai quaranta anni del popolo fuggito dalla schiavitù d’Egitto, anni trascorsi nel deserto prima di poter entrare nella terra promessa. Ma il deserto nella Scrittura è anche il luogo dell’incontro d’amore, perché nel silenzio delle parole, il cuore si apre all’ascolto del silenzio; lì Dio parla al nostro cuore. Da una parte, dunque, nel deserto siamo tentati nella nostra condizione di debolezza, dall’altra la tentazione è il segno che stiamo seguendo Gesù, il quale ci invita a metterci in ascolto, perché vuole parlarci e rivelarci la verità del suo amore. Egli ha già vinto per noi ogni genere di tentazione, affrontandole tutte, nella solitudine del deserto, per ricordarci che quando siamo di fronte alla tentazione stiamo edificando il suo regno, se lasciamo che lui vinca con noi. Ecco perché dobbiamo considerare “perfetta letizia” quando subiamo “ogni sorta di prova” (Gc 1,2): con Gesù, il Figlio, sostenuti e sospinti dallo Spirito, anche noi riconosciamo che siamo figli, figli amati! La prova della tentazione è via di purificazione, quindi via di bene e di santità. Guai, se non fossimo tentati, rischieremmo facilmente di cadere nella superbia. Ma attenzione alle tentazioni, perché cedere significa perdere l’opportunità di crescere nel bene per cadere invece nel male.

Gesù non cede, anzi, la scena che Marco ci descrive, con la presenza delle fiere selvatiche e gli angeli che servono il Signore è un rimando all’Eden, al primo Adamo. Gesù, che più volte nel Nuovo Testamento è identificato come Nuovo Adamo, non è in un giardino, ma soprattutto non cede alle lusinghe del divisore. E il deserto fiorisce, diventa giardino… È il Signore, il Messia annunciato dai profeti, che porterà la pace (cfr. Is 11).

Superata la prova nel deserto, Gesù inizia la sua predicazione in Galilea, annunciando l’avvento del Regno e invitando tutti alla conversione. Siamo all’inizio del tempo di grazia della Quaresima. Lasciamoci portare dallo Spirito nel deserto. Non temiamo nell’affrontare le prove della vita, nel nostro quotidiano, non abbiamo paura delle tentazioni, perché sappiamo che ci sono, ma fidiamoci dell’amore di Dio, che ci aiuta a discernere il bene e a sceglierlo. E lasciamoci guidare a riconoscere anche quando cediamo alla tentazione, perché possiamo aprirci alla grazia della conversione e ricominciare a vivere da figli amati. Entriamo nel deserto, là dove Dio parla al nostro cuore, spegnendo ogni altra voce, perché la sua Parola sia la lampada che guida i nostri passi verso la gioia della Pasqua.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

​Colletta
O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
Dio paziente e misericordioso,
che rinnovi la tua alleanza con tutte le generazioni,
disponi i nostri cuori all’ascolto della tua parola,
perché in questo tempo di grazia
sia luce e guida verso la vera conversione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 9,8-15
L’alleanza fra Dio e Noè liberato dalle acque del diluvio

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra. Io stabilisco la mia alleanza con voi: non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».
Dio disse:
«Questo è il segno dell’alleanza,
che io pongo tra me e voi
e ogni essere vivente che è con voi,
per tutte le generazioni future.
Pongo il mio arco sulle nubi,
perché sia il segno dell’alleanza
tra me e la terra.
Quando ammasserò le nubi sulla terra
e apparirà l’arco sulle nubi,
ricorderò la mia alleanza
che è tra me e voi
e ogni essere che vive in ogni carne,
e non ci saranno più le acque per il diluvio,
per distruggere ogni carne».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 24
Rit. Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza. Rit. 

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore. Rit. 

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Pt 3,18-22
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi

Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l’annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell’acqua.
Quest’acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze.

VANGELO - Mc 1,12-15
Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».


Sussidio
PREGHIERA PER RESISTERE ALLE TENTAZIONI 
​

Dio misericordioso e amoroso,
nella tua infinita saggezza e grazia,
ci concedi questo Tempo quaresimale
per meditare sulle tue parole e seguire gli insegnamenti del tuo Figlio Gesù.


Ci uniamo oggi nella preghiera,
riflettendo sulle tentazioni che il Signore ha affrontato nel deserto,
quando, per quaranta giorni, ha resistito agli inganni del maligno
e ha trionfato con la forza della tua Parola.


Con umiltà e devozione, imploriamo il tuo aiuto, o Signore,
affinché possiamo seguire l’esempio di Cristo
e vincere le insidie che il male pone sul nostro cammino.


Concedici la grazia di rafforzare la nostra fede,
di purificare i nostri cuori e di purificare le nostre anime
attraverso il digiuno, la preghiera e la carità.


Guidaci, o Padre celeste, lungo il sentiero della giustizia e della verità,
affinché, celebrando con gioia e devozione il mistero pasquale,
possiamo giungere alla Pasqua eterna,
dove risplenderà la luce della tua gloria per l’eternità.


Ti preghiamo, o Dio misericordioso, di darci la forza
di resistere alle tentazioni e di camminare con fede
lungo il sentiero che conduce alla vita eterna.


Per Cristo nostro Signore.
Amen.


Questa preghiera si basa sul testo del Prefazio di questa Prima Domenica di Quaresima, che riflette sulle tentazioni affrontate da Gesù nel deserto durante i quaranta giorni di digiuno. La preghiera invoca l’aiuto divino per resistere alle tentazioni del male e seguire l’esempio di Cristo nel suo rifiuto delle insidie di Satana.
Nella preghiera, si chiede a Dio di concedere la grazia di rafforzare la fede, purificare i cuori e le anime attraverso le pratiche quaresimali di digiuno, preghiera e carità. Si chiede anche la guida divina lungo il sentiero della giustizia e della verità, affinché i credenti possano celebrare con gioia e devozione il mistero pasquale e raggiungere la Pasqua eterna, dove risplenderà la luce della gloria di Dio per l’eternità.
La preghiera si conclude con la richiesta di forza per resistere alle tentazioni e perseverare nella fede, affidandosi alla misericordia e alla grazia di Dio attraverso Cristo nostro Signore.
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La Liturgia di Domenica 11 Febbraio 2024

11/2/2024

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VI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
​di don Valerio Bersano
A quel povero infermo che gli suggerisce: “Se vuoi puoi sanarmi”, Gesù dice semplicemente: “Lo voglio! sii sanato”.

Dio ci ha mostrato che la misericordia è Gesù all’opera: Lui tratta chiunque soffra con il metro dell’amore. I miracoli sono sempre associati a Gesù e al suo messaggio, per questo attraverso quei segni Lui insegna, annuncia, profetizza e soprattutto invita ad aver fede: nessuna opera di guarigione è mai finalizzata a sé stesso.

Gesù è il Figlio di Dio, il Salvatore che annuncia la novità del Regno e invita alla fiducia: se intima al lebbroso di non dire niente a nessuno, significa che ora è la vita a dover parlare della sua fede in Dio; la riconoscenza deve testimoniare cosa ha operato in noi la Misericordia.


Gesù risana le infermità fisiche per invitare alla conversione, alla fede nel Figlio di Dio e alla lotta contro il peccato. Il peccatore è amato da Dio: qualsiasi mancanza un uomo abbia commesso, è sempre prezioso e unico agli occhi del Signore, il quale non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33, 11).
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che hai promesso di abitare
in coloro che ti amano con cuore retto e sincero,
donaci la grazia di diventare tua degna dimora.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
Padre, che nel tuo Figlio crocifisso
annulli ogni separazione e distanza,
aiutaci a scorgere nel volto di chi soffre
l'immagine stessa di Cristo,
per testimoniare ai fratelli la tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Lv 13,1-2.45-46
Il lebbroso se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento

Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse:
«Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!”.
Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 31
Rit. Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno. Rit.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. Rit.

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! Rit.

SECONDA LETTURA - 1Cor 10,31-11,1
Diventate miei imitatori come io lo sono di Cristo

Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio.
Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.

VANGELO - Mc 1,40-45
La lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

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Con Mercoledi prossimo inizia il TEMPO DI QUARESIMA

Con il Mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima, il periodo che precede la Pasqua, ed è giorno di digiuno e astinenza dalle carni, astensione che la Chiesa richiede per tutti i venerdì dell’anno ma che negli ultimi decenni è stato ridotta ai soli venerdì di Quaresima. L’altro giorno di digiuno e astinenza è previsto il Venerdì Santo. 

​La Quaresima è un periodo di penitenza che ricorre ogni anno nella vita dei cristiani, in preparazione della Pasqua. Non c’è altro modo per definire la Quaresima: davvero è un momento di preparazione, di riflessione interiore profonda e unica, indispensabile per accostarsi al mistero pasquale. Mai come durante il tempo di Quaresima il fedele è chiamato a purificare il corpo e lo spirito, a pregare per elevarsi, per sentirsi più vicino a Dio, per essere pronto ad accoglierlo in pienezza di fede e grazia.

Si tratta di un momento dell’anno fondamentale per i cristiani, in quanto è il momento in cui ci si prepara alla Pasqua, la festività più solenne e spiritualmente forte per ogni fedele. Per prepararsi a questa celebrazione non basta pregare e seguire i precetti di fede abituali. Occorre purificare il corpo e lo spirito, mettere alla prova la propria fede con digiuni e penitenze, dimostrare la propria misericordia con opere di carità e elemosina. È un rituale di preparazione e purificazione che rimanda a un passato remoto, a riti simili che si sono consumati per millenni nell’ambito di religioni pagane, in ogni parte del mondo. Non a caso, la pratica del digiuno, una delle più importanti che bisogna osservare durante la Quaresima, ricorre ancora oggi in molti altri culti: pensiamo al Ramadan per i mussulmani e al Kippur per gli ebrei.

In passato i precetti che regolavano la vita dei cristiani in tempo di Quaresima erano molto più rigidi e numerosi. Prevedevano, oltre a un digiuno molto più spartano, che si riduceva a alimentarsi solo con pane e acqua per tutto il tempo stabilito, anche l’obbligo di pellegrinaggi spesso estenuanti, attività caritatevoli che rendevano impossibile adempiere al lavoro e ai compiti quotidiani, assorbendo completamente la vita dei fedeli. Oggi i cristiani hanno vita più facile, sebbene le regole da seguire in tempo di Quaresima siano sempre tre: digiuno, elemosina, preghiera.

DIGIUNO, ELEMOSINA, PREGHIERA

Per quanto riguarda il digiuno, al giorno d’oggi non occorre sottoporsi a privazioni eccessive. È sufficiente evitare la carne tutti i venerdì compresi nel periodo, e osservare il digiuno il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Anche in questo caso, poi, il digiuno non è completo: è concesso un pasto al giorno, e l’assunzione di piccole quantità di cibo nell’arco di tutta la giornata. In questa pratica rimane solo un ricordo simbolico delle norme comportamentali che venivano osservate in passato, e che comprendevano non solo il digiuno completo, ma anche l’astensione da ogni altro atto finalizzato a soddisfare la carne. Astinenza dal cibo, dal vino, dal sesso, per purificare il corpo ed elevare l’anima. Il vero spirito del digiuno quaresimale dovrebbe essere sacrificare qualcosa a cui si tiene, per dimostrare che non si ha timore di affrontare privazioni in nome di Dio Padre. Sarebbe bello se ciascuno di noi rinunciasse per questo periodo a qualcosa che gli piace molto, un cibo particolare di cui si è golosi, un passatempo che ci è caro, anche la visione di una serie televisiva a cui si è appassionati o l’uso di un Social. Inutile rinunciare a broccoli e carote, a meno che non siano il nostro piatto preferito. Se non c’è sacrificio non c’è merito.

In passato una condotta di vita sobria e morigerata rendeva ancora più significativa la pratica dell’elemosina, la seconda norma imposta in tempo di Quaresima. Offrire agli altri in un momento in cui si toglieva tanto a se stessi era segno di grande sacrificio e forza spirituale. Il digiuno e l’elemosina si uniscono per aiutarci a distogliere l’attenzione da noi stessi, dalle nostre necessità. Rinunciando a qualcosa e sopportandone la privazione, mentre contemporaneamente offriamo ciò che possiamo agli altri, combattiamo il nostro egoismo e impariamo a riconoscere Dio nel volto di chi ci sta intorno. Anche oggi viene richiesto ai cristiani che osservano il periodo quaresimale di compiere opere di bene, fare beneficenza, elemosina, aiutare i bisognosi a seconda delle proprie possibilità. Anche in questo caso ognuno dovrebbe costruirsi una Quaresima alla propria portata, creando occasioni reali in cui protendersi verso gli altri, offrire il proprio tempo, la propria energia, il proprio amore. Le offerte economiche saranno sicuramente gradite, ma anche in questo caso non possono essere un palliativo, un modo per dare un contentino a Dio e al prossimo, e sentirci in pace. L’amore per Dio diventa l’amore per il prossimo, e viceversa, in un flusso di sentimento e fede che ci arricchisce e ci rende più vicini al Signore.

Infine, il corpo e l’anima purificati dal digiuno e elevati dall’elemosina, sono pronti per la preghiera, che, rafforzata dalle privazioni subite e dalla generosità dimostrata, diviene ancora più efficacie e gradita a Dio. In questo precetto più che mai la dimensione personale deve prendere il sopravvento. La preghiera è un dialogo intimo con Dio, un confronto al quale non è possibile sottrarsi, ma che dovrebbe anche essere cercato con gioia, con aspettativa. Concediamoci il tempo necessario per pregare, concediamoci il silenzio, non solo quello che esclude i rumori del mondo esterno, ma il silenzio interiore, che ci permette di mettere da parte le ansie del quotidiano, gli affanni, le preoccupazioni, per dedicarci solo a Dio, alla Sua contemplazione, al dialogo con Lui. Una sola candela religiosa ad illuminare la stanza.

La Quaresima è l’attesa di qualcosa che abbiamo già, è il reiterarsi di un rituale finalizzato a un incontro con Dio che si rinnova anno dopo anno, più forte, più intenso, più solenne. Un momento speciale, che fa crescere come cristiani, ma soprattutto come persone. La Quaresima ci ricorda quanto sia importante ogni giorno affrancarci dalle cose materiali, da tutto ciò che ci tiene troppo saldamente ancorati al nostro quotidiano, al possesso, a noi stessi, rendendoci più poveri dentro e meno aperti verso Dio e il prossimo.

Digiuno, elemosina e preghiera diventano così manifestazioni del nostro impegno, della nostra volontà di conversione, aiutandoci a vivere sulla nostra pelle in modo più intenso e autentico l’amore di Cristo.

40 GIORNI DI QUARESIMA

La Quaresima dura 40 giorni, un periodo che richiama i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare a predicare (in realtà sarebbero 44 giorni, perché le domeniche delle quattro settimane che la compongono non si contano). Il numero 40 ha un forte valore simbolico, fin dall’Antico Testamento: il Diluvio universale durò 40 giorni, così come per 40 giorni Mosè si trattenne sul Sinai per raccogliere i Dieci Comandamenti, e per 40 anni gli ebrei vagarono per il deserto alla ricerca della Terra promessa. Sono solo alcuni degli esempi in cui nella Bibbia ricorre il numero 40, numero che segna l’attesa, la ricerca di Dio e la preparazione inevitabile, spesso dolorosa, per accoglierlo con consapevolezza.

Anche nel Nuovo Testamento il numero 40 ricorre sovente. Oltre ai 40 giorni di penitenza di Gesù nel deserto, pensiamo al periodo che intercorse tra la Sua Resurrezione e la Sua Ascesa al cielo, periodo che dedicò a istruire i Suoi discepoli e amici.

CONVERSIONE E FRAGILITÀ UMANA

La Quaresima inizia il Mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo, giorno che segna anche l’inizio della Pasqua. In occasione del Mercoledì delle Ceneri le palme e i rami di ulivo benedetti la Domenica delle Palme dell’anno prima vengono bruciati, e con le ceneri ottenute, i sacerdoti segnano la fronte dei fedeli, accompagnando il gesto con un’esortazione alla Fede e alla conversione.

Il sacerdote recita le formule: “Convertitevi e credete al Vangelo” o “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. La prima è naturalmente un invito a riprendere in mano le redini della propria esistenza, ad aprire gli occhi e rivolgere i propri passi al bene e a Dio, mentre la seconda è presa dalla citazione biblica: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!” (Gen 3,19). Un monito che ci ricorda la nostra fragilità, il nostro non essere altro che polvere, cenere, ma che, in questo contesto, sottolinea anche quanto la nostra fragilità e pochezza ci renda cari a Dio Padre.

La Quaresima è un momento ideale per riscoprire il valore del Battesimo, il suo averci resi parte della Chiesa, l’averci resi degni della Salvezza in virtù dell’amore di Dio, della Sua fiducia nei nostri confronti. Quella fiducia, che non abbiamo fatto nulla per meritare, perché eravamo troppo piccoli quando siamo stati battezzati.

Dobbiamo dimostrare di meritarla ora, percorrendo il nostro cammino di cristiani, e approfittando di periodi speciali come questo per migliorare noi stessi, per purificarci nello spirito, e poterci così accostare con maggior consapevolezza e dignità al Mistero della morte e resurrezione di Gesù, al miracolo della redenzione che Lui ci offre. La Quaresima è il momento liturgico in cui possiamo percepire con maggiore intensità la Grazia salvifica di Dio, perché ci permette di espiare i nostri peccati, rientrare in noi stessi per guardare in faccia la nostra anima, e migliorarla, dove ci è possibile. Nel momento in cui ci sentiamo più deboli e poveri, più fragili e inermi, siamo più vicini a Dio, alla forza indistruttibile del Suo immenso Amore.
​
Il Battesimo ci ha avvicinati al mistero della morte e risurrezione di Cristo. La Quaresima è il percorso che dobbiamo compiere per dimostrare che ne siamo stati degni, che lo siamo ancora.

INDICAZIONI PRATICHE DEL DIGIUNO E DELL’ASTINENZA
 
- il mercoledì delle ceneri e il venerdì santo sono giorni di digiuno* dal cibo e di astinenza* dalla carne e dai cibi ricercati o costosi.

- i venerdì di Quaresima sono giorni di astinenza dalla carne e dai cibi ricercati o costosi.

- negli altri venerdì dell’anno, i fedeli possono sostituire l'astinenza dalla carne con altre opere di carattere penitenziale.

ASTINENZA E DIGIUNO: LE DIFFERENZE

- L'astinenza «proibisce l'uso delle carni, non però l'uso delle uova, dei latticini e di qualsiasi condimento anche di grasso di animale» (Paolo VI, Cost. apost. Paenitemini, 17 febbraio 1966).

- Il digiuno «obbliga a fare un unico pasto durante la giornata, ma non proibisce di prendere un po' di cibo al mattino e alla sera» (ivi).

CHI DEVE OSSERVARE DIGIUNO E ASTINENZA

Sono tenuti ad osservare il digiuno tutti i maggiorenni fino al 60esimo anno d'età, e a praticare l'astinenza tutti coloro che abbiano compiuto i 14 anni, in tutti i casi fatte salve particolari situazioni personali e di salute.

Chi non rispetta questo precetto commette peccato grave.

NB: anche coloro che non sono tenuti all'osservanza del digiuno, i bambini e i ragazzi, vanno formati al genuino senso della penitenza cristiana.
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La Liturgia di Domenica 4 Febbraio 2024

4/2/2024

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V DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Dalla preghiera alla vita. Gesù esce dalla sinagoga (luogo dell'incontro e della preghiera) e subito si dirige verso una casa per fare visita a una donna malata. Questo tragitto che Gesù compie dalla sinagoga alla casa, suggerisce che la preghiera con la comunità è abitata da un pensiero per chi sta male. La preghiera autentica conduce sempre sulla strada dell'incarnazione e della concretezza, la preghiera vera crea la fraternità che si prodiga praticamente per il bene del singolo, di ogni singolo.

Una casa che ospita un malato non si presta all'ospitalità, tantomeno a una festa, tuttavia Gesù apre la porta di quella casa per tendere la sua mano verso quella donna, per sollevarla, per recare sollievo, per essere vicino, non tanto per compiere il miracolo, ma per amare e accogliere chi non è in grado di poter fare gli onori di casa.

Dalla vita al servizio. Quella donna, guarita dal suo male, avrebbe avuto tutto il diritto di starsene in poltrona, certamente ringraziando, in comodità, e invece no, si rimbocca le maniche e inizia a servire gli ospiti, completando così il cerchio della diaconia: dalla comunità al singolo, dal singolo alla comunità. Questo movimento di misericordia e di servizio dà solidità alla vita di fraternità e colloca ogni membro nell'unico ambito che crea l'uomo: l'amore.

Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demò ni.

Da casa a sinagoga. Senza necessità di tornare in sinagoga, la casa di Pietro diviene luogo dell'incontro e della preghiera, proprio grazie alla guarigione e al servizio di quella donna. Il testo dice che tutta la città era assiepata davanti alla porta di casa, e mi viene in mente un'affermazione fatta da Gesù stesso: "Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo." (Gv 10,9). Gesù accoglie, proprio come una porta, chiunque abbia bisogno di un po' di calore e di comprensione.

Inoltre, questa terza situazione sintetizza le precedenti: in sinagoga Gesù caccia i demoni, in casa Gesù guarisce i malati, alla porta di casa Gesù compie entrambe le azioni, e lo fa al tramonto del sole, quando il buio inizia a estendersi, e i malati sanno bene quanto è lunga una notte insonne tra i dolori del corpo, della mente, dello spirito.

Papa Francesco (il nostro Pietro!) suggerisce: La Chiesa è incoraggiata ad aprire le sue porte, per uscire con il Signore incontro ai figli e alle figlie in cammino, a volte incerti, a volte smarriti, in questi tempi difficili. Le famiglie cristiane, in particolare, sono state incoraggiate ad aprire la porta al Signore che attende di entrare, portando la sua benedizione e la sua amicizia. E se la porta della misericordia di Dio è sempre aperta, anche le porte delle nostre chiese, delle nostre comunità, delle nostre parrocchie, delle nostre istituzioni, delle nostre Diocesi, devono essere aperte, perché così tutti possiamo uscire a portare questa misericordia di Dio". (Udienza Generale, 18/11/2015).

Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava.

Dalla vita alla preghiera. Gesù che prega in solitudine non ha bisogno di spiegazioni. Al termine di questa pagina di vangelo, questo atteggiamento del Signore dice come sia impossibile il dinamismo che abbiamo visto. Senza preghiera: la sinagoga rimane il luogo del culto esteriore e formale, la casa rimane il luogo della sofferenza, la porta rimane chiusa e invalicabile, l'accoglienza non può essere vissuta e il servizio, nella migliore delle ipotesi, diviene un ripiegamento egoistico di autocompiacimento.

La preghiera è il più grande miracolo del Figlio di Dio, che da solo dialoga col Padre, incontra se stesso e trova accoglienza nel cuore di Dio. Se Gesù si ritaglia questi momenti, allora questi momenti sono davvero fondamentali e irrinunciabili, e non solo per Lui: per chi cammini? Per chi lotti? Per chi ti alzi la mattina? Dove sei diretto? Solo la preghiera ridona equilibrio e verità alla tua vita, solo la preghiera è il luogo del miracolo quotidiano.

Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demò ni.

Andiamocene. Gesù è pronto a riprendere il cammino, a ricominciare una giornata di insegnamento, di predicazione, di guarigione e liberazione. In una parola Gesù prosegue accogliendo tutti, ognuno nella sua necessità, e per ciascuno diventa Colui che solleva, Colui che è vicino.

La comunità, la casa, la porta sono le tre parti di ogni giornata. Non c'è una parte più importante delle altre, ma l'equilibrio di tutte e tre è dato dal servizio unito alla preghiera, in casa e fuori casa.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia,
Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza
è la grazia che viene da te
aiutaci sempre con la tua protezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
O Padre, che con amorevole cura
ti accosti all'umanità sofferente
e la unisci alla Pasqua del tuo Figlio,
insegnaci a condividere con i fratelli il mistero del dolore,
per essere con loro partecipi della speranza del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gb 7,1-4.6-7
Notti di affanno mi sono state assegnate

Giobbe parlò e disse:
«L’uomo non compie forse un duro servizio sulla terra
e i suoi giorni non sono come quelli d’un mercenario?
Come lo schiavo sospira l’ombra
e come il mercenario aspetta il suo salario,
così a me sono toccati mesi d’illusione
e notti di affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”.
La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba.
I miei giorni scorrono più veloci d’una spola,
svaniscono senza un filo di speranza.
Ricòrdati che un soffio è la mia vita:
il mio occhio non rivedrà più il bene».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 146
Rit. Risanaci, Signore, Dio della vita

È bello cantare inni al nostro Dio,
è dolce innalzare la lode.
Il Signore ricostruisce Gerusalemme,
raduna i dispersi d’Israele. Rit. 

Risana i cuori affranti
e fascia le loro ferite.
Egli conta il numero delle stelle
e chiama ciascuna per nome. Rit. 

Grande è il Signore nostro,
grande nella sua potenza;
la sua sapienza non si può calcolare.
Il Signore sostiene i poveri,
ma abbassa fino a terra i malvagi. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 9,16-19.22-23
Guai a me se non annuncio il Vangelo

Fratelli, annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di annunciare gratuitamente il Vangelo senza usare il diritto conferitomi dal Vangelo.
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io.

VANGELO - Mc 1,29-39
Guarì molti che erano affetti da varie malattie

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
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