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La Liturgia di Domenica 29 Ottobre 2023

29/10/2023

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XXX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?

Te lo chiedi più volte al giorno, anche in modo inconsapevole: cosa devo fare? Qual è la cosa giusta da fare? Qual è il senso della mia vita? Dove punta l'ago della mia bussola? Dove mi sta portando il GPS dei miei giorni? La domanda posta a Gesù per fargli uno sgambetto, è in realtà un grande iceberg con il quale rischiamo una collisione tutti i giorni, più volte al giorno. Questa domanda contiene una limitazione, perché è come se dicesse: "qual è la legge, la regola più importante di tutte?" Un'osservanza formale mi mette al sicuro da multe e sovvenzioni, ma non trasforma la mia esistenza. Osserverò scrupolosamente tutti i precetti e gli obblighi, ma io sarò altrove, chissà dove, a invocare libertà e giustizia.

Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso.

Alla domanda limitata e interessata, il Maestro offre ben due risposte, infinite ed esproprianti. Infinite perché si parla di Dio e si parla di un tutto. Esproprianti perché coinvolgono un'intera vita, conducendola sulle strade del dono e dell'impegno senza misura. Amerai non riguarda un futuro ipotetico, se vorrai, se ti andrà: amerai indica che da quel momento la tua vita è chiamata ad essere amore incarnato, senza inutili ripensamenti sul passato, e proiettati verso il futuro, ma con i piedi ben radicati nel presente.

Amare Dio e il prossimo sono la longitudine e la latitudine dei tuoi giorni, sono le coordinate del tuo viaggio. Un amore esigente, certo, perché esige tutto il tuo cuore, tutta la tua anima, tutta la tua mente. Questo è il tutto che salva te da te stesso, questo è il tutto che ti salva dal ripiegamento e dall'egocentrismo. La risposta del Maestro è anche una terapia alle mille ferite che un amore malato causa in noi stessi e negli altri: il tutto risana anni di buio e di malattia, donandoti nuove energie per quell'"amerai" che ti attende.

Se ami solo Dio, in realtà ti illudi di amare, perchè Dio ha assunto la tua carne, e la carne di ogni uomo e donna nel mondo. Se ami solo gli altri, non avrai le forze necessarie e presto perderai terreno e ti ritroverai fuori strada. L'amore verso Dio e verso il proprio prossimo, creano incontrandosi, una croce, e non a caso: l'amore è fuoco che brucia e purifica, che libera dalle scorie, è luce che ispeziona chi veramente sei, le tue intenzioni più profonde. In quella croce sei invitato a stenderti, cioè a offrire tutto te stesso, in una fedeltà al quotidiano che ti plasma e ti rende icona di speranza e di pace.

In quella croce incontrerai Qualcuno che sarà il tuo esempio: "Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme" (1Pt 2,21). Non sei solo dunque: hai un Maestro e un esempio, che ti illustrerà, passo dopo passo, come l'amore è amore solo se si incarna nella tua vita.

L'amore, questo Grande Sconosciuto verso il quale tutti aspiriamo, ti viene dato oggi come luogo e senso della tua vita. Amerai il Signore, amerai il tuo prossimo. Il futuro è presente: ama.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa' che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre, che per amore
continuamente crei e rinnovi il mondo,
donaci la gioia di un cuore libero e pacificato,
capace di amare te sopra ogni cosa
e il prossimo come noi stessi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Es 22,20-26
Se maltratterete la vedova e l’orfano, la mia ira si accenderà contro di voi

Così dice il Signore:
«Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso»

SALMO RESPONSORIALE - Sal 17
Rit. Ti amo, Signore, mia forza

Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore. Rit. 

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici. Rit. 

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,
sia esaltato il Dio della mia salvezza.
Egli concede al suo re grandi vittorie,
si mostra fedele al suo consacrato. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Ts 1,5-10 
Vi siete convertiti dagli idoli, per servire Dio e attendere il suo Figlio

Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

VANGELO - Mt 22,34-40
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso 

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
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La Liturgia di Domenica 22 Ottobre 2023

22/10/2023

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 XXIX DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.

Dopo aver ascoltato le parabole sul Regno, raccontate da Gesù, i farisei vanno via. Hanno ascoltato il Maestro, ma senza mai abbandonare il loro pensiero, senza uscire da se stessi, ma covando risentimento e disaccordo. Se ne vanno in silenzio, con un piano prestabilito: parlare tra di loro per intrappolare Gesù, e in sostanza, farlo fuori. Questa singola riga di vangelo ci dice come l'ascolto non è sempre positivo, ma può essere contro la stessa persona che ci sta parlando.

I farisei hanno ascoltato le parole di Gesù, e queste parole rimbalzano come l'acqua sulla pietra, infastidendo, generando stress e nervosismo: è il frutto del non ascolto e del rifiuto. Io posso non essere d'accordo con ciò che mi dici, ma prima di esporre il mio punto di vista ti ascolto, ti accolgo, in qualche maniera, e poi potrò dirti la mia; in questo caso no, c'è un rifiuto totale e una condanna che cresce durante l'ascolto. La Parola di Dio "funziona" allo stesso modo: può essere luce, conforto, aiuto, pace, se viene accolta e vissuta, mentre diventa un muro invalicabile se la combatto e la rifiuto.

Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli:

I Farisei agiscono nel buio: ascoltano rifiutando e poi usano i loro discepoli (presumibilmente giovani) e gli erodiani, alleati contro Gesù. La stessa cosa succede quando usiamo degli scudi umani: "chiedo per un amico, mio cugino ha detto che..." Perché non sono andati loro stessi da Gesù? Perché sono troppo occupati a difendere il loro punto di vista, ingarbugliati nella loro ristretta opinione, timorosi di dover cambiare idea e rinunciare al loro piano. Il non ascolto, oltre a creare energie negative i noi, coinvolge chi ci è vicino, abusandone e rendendoli amplificatori del nostro malessere.

«Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno.

Captatio benevolentiae. Chi viene inviato da Gesù fa bene il proprio mestiere, e inizia col cercare di accattivarsi la sua simpatia. Lo fa dicendo cose ovviamente belle e positive, riferendosi in particolar modo alla verità e affermando che il Maestro "non guarda all'apparenza delle persone", (così riporta il testo originale). Questa lode sperticata, in realtà dice ciò che a loro manca: verità, imparzialità, e Dio stesso.

Se fossero stati veri, avrebbero chiesto al diretto interessato, si sarebbero esposti in prima persona; se fossero stati imparziali non si sarebbero fatti nessun problema, e avrebbero accettato un'opinione diversa dalla loro; se conoscessero Dio e la sua via, sarebbero stati luminosi e accoglienti. Vanno dal Maestro, e pensando di circuirlo con belle parole, dico chi sono loro. È questo il beneficio della Parola di Dio: come un farmaco raggiunge la parte malata, porta pulizia e trasparenza, manifestando l'intimo di chi legge. Il passo successivo sarà accogliere questa grazia, ma non è così scontato che ciò avvenga.

Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

La domanda. Riassumendo: i farisei non ascoltano e scappano, inviano al Maestro altre persone che lo lodano e manifestano se stessi. Ora pongono una domanda apparentemente innocua e neutrale, pensando di non scomodare nessuno, e velocemente mettere a KO il Maestro. Pagare le tasse è pesante per tutti, perché, almeno apparentemente, si paga un servizio che non si vede, e anni di cattiva gestione del denaro pubblico pongono molti nella convinzione che le tasse siano un furto legalizzato, da evitare il più possibile. La domanda fatta a Gesù vuole essere uno sgambetto: pensavano richiamasse a qualche valore spirituale e disincarnato, così da prenderlo subito in fallo, accusandolo di essere un ribelle al potere romano. E invece:

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’ iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Li chiama ipocriti, cioè portatori di maschere, finti, bugiardi. Come un bisturi il Maestro incide la loro scorza e taglia corto. Non si perde in grandi discorsi etici e morali, ma, moneta alla mano, chiede di chi sia l'effigie riportata, e quindi di renderla al proprietario. Non dice di dare, ma di rendere, e noi rendiamo ciò che non ci appartiene.

Il Maestro va oltre ai tranelli di questi furbetti, li smaschera, li mette in luce, manifestando la verità della loro povera vita, ma non rimane al loro livello: partendo dalla moneta di Cesare, richiama ognuno a riscoprire in se stesso l'immagine di Dio, forse un'immagine deturpata, coperta, incrostata, eppure un'immagine indelebilmente impressa nel DNA di ogni persona.

Rendere a Dio quello che è di Dio è la tua vocazione. Scoprendo in ogni tua cellula il volto di Colui che ti ha voluto e creato, potrai vivere pienamente chi tu sei: non una maschera, non uno strumento in mani d'altri, ma il vero te stesso, col tuo carattere, con i tuoi tratti somatici, col tuo modo di fare e i tuoi gusti. Rendere a Dio sarà una conseguenza di chi tu sei, di chi tu hai scoperto di essere, leggendo in te stesso il volto del Signore: tu sei suo figlio amato.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
e di servirti con cuore sincero.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre, sul palmo della tua mano
sta scritto il nome di ogni tuo figlio:
fa' che nel misterioso intrecciarsi
delle libere volontà degli uomini
nessuna autorità abusi della propria forza
e ogni potere si ponga sempre
a servizio del bene di tutti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA . Is 45,1.4-6
Ho preso Ciro per la destra per abbattere davanti a lui le nazioni

Dice il Signore del suo eletto, di Ciro:
«Io l’ho preso per la destra,
per abbattere davanti a lui le nazioni,
per sciogliere le cinture ai fianchi dei re,
per aprire davanti a lui i battenti delle porte
e nessun portone rimarrà chiuso.
Per amore di Giacobbe, mio servo,
e d’Israele, mio eletto,
io ti ho chiamato per nome,
ti ho dato un titolo, sebbene tu non mi conosca.
Io sono il Signore e non c’è alcun altro,
fuori di me non c’è dio;
ti renderò pronto all’azione, anche se tu non mi conosci,
perché sappiano dall’oriente e dall’occidente
che non c’è nulla fuori di me.
Io sono il Signore, non ce n’è altri».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 95
Rit. Grande è il Signore e degno di ogni lode

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Rit. 

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli. Rit. 

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri. Rit. 

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Ts 1,1-5
Mèmori della vostra fede, della carità e della speranza

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicési che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione..

VANGELO - Mt 22,15-21
Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

HOLYWIN 2023
i volti più belli dell'umanità: i Santi.
​
Anche quest'anno dalla Vigilia di Tutti i Santi (dal 31 ottobre), nella festa di Tutti i Santi e nei giorni seguenti, sarebbe bellissimo se tutti appendessimo foto di un santo sul balcone, finestra, porta di casa, di ufficio, di chiesa o di oratorio, ma anche mettessimo la foto di un santo come immagine profilo dei nostri Social (facebook, twitter, instagram, whatsapp, telegram, TikTok, Pinterest ecc…). Questo per mostrare al mondo intero i volti più belli dell'umanità: i Santi.
​
Ci saranno volti di Santi su ogni computer e telefonino: piuttosto che le streghe di Halloween diffondiamo la festa di tutti i Santi... noi che ci crediamo!
Se l'idea ti piace...passaparola!
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La Liturgia di Domenica 15 Ottobre 2023

15/10/2023

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XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
A Gesù piace fare festa! Lo dice questo brano di vangelo, ma anche altri, (come ad esempio le nozze di Cana).

Una festa di nozze dove gli invitati rifiutano di partecipare. Il re per ben tre volte invia i suoi servi a chiamare gli invitati. La prima volta semplicemente rifiutano, la seconda volta non solo rifiutano l'invito, ma ognuno va a lavorare, seguendo il proprio interesse. In più quei servi se la vedono brutta: sono insultati e uccisi. Avete mai sentito sia successo qualcosa di simile a chi porta le bomboniere per invitare al proprio matrimonio?

Il re si indignò e  rispose inviando le sue truppe per ucciderli e dare alle fiamme la città...  In mezzo a tutto questo scompiglio al re preme ancora fare questa festa di nozze... ma "gli invitati non erano degni", per cui ecco il terzo invio dei servi; chiunque troviate, buono o cattivo, invitatelo! Questa festa si deve fare, a tutti i costi!

"La sala delle nozze si riempì di commensali". Oh finalmente! Il re sarà contento ora... Eccolo entrare nella sala e inizia a guardare gli invitati. Tra tutti, scorge un uomo che non aveva l'abito nuziale... In ambito ebraico, il re, o comunque chi invitava alle nozze, donava agli invitati l'abito nuziale, bianco. Quell'invitato (che pure era invitato)... si fece piccolo piccolo e non rispose. Gesù non solo lo esclude dalla festa, ma lo fa legare mani e piedi (impossibilità di azione)...

Tutto il brano è una metafora del nostro rapporto con Dio, il Re, e la festa di nozze è quella tra Lui e ciascuno di noi. Non accogliere l'invito significa rifiutare il suo Amore. Insultare e uccidere i servi del re significa esternare tutta la rabbia che viviamo quando ci allontaniamo da Dio, quando al centro mettiamo noi stessi, il nostro io malato... Ce la prendiamo con i servi che ci invitano a nozze con l'amore di Dio, capite il paradosso? Il problema non sono i servi...

L'abito nuziale. Non averlo è un linguaggio non verbale con cui si dice "non m'importa niente essere qui, ma ci sono, non so bene neanche io perché"... ok, allora è meglio che esci: non ci si sposa per caso. E' un brano che ci destabilizza da una fede di facciata, una fede del "si è sempre fatto così", che non ci scomodi troppo, anzi, che ammutolisca per sempre la coscienza. Quell'uomo senza abito nuziale: il vangelo non ci dice se era un buono o un cattivo, perché non è quello il problema. Dio invita tutti, ma proprio tutti. A Lui basta un nostro "ok ci sto" e il matrimonio si realizza, ma quel tuo ok è necessario! Ecco allora il grande messaggio di oggi: "Amore con amore si paga." Non rispondiamo con indifferenza, non rispondiamo con la rabbia, ma con un semplice sì, senza enfatizzare nulla, senza mettere noi in primo piano, ma Dio e il Suo Amore.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore,
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre,
che inviti tutti gli uomini alle nozze del tuo Figlio,
rivestici dell'abito nuziale
e donaci di accogliere sempre le sorprese del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 25,6-10
Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto

Preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande,
un banchetto di vini eccellenti,
di cibi succulenti, di vini raffinati.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,
poiché la mano del Signore si poserà su questo monte».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 22
Rit. Abiterò per sempre nella casa del Signore

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. Rit.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.

SECONDA LETTURA - Fil 4,12-14.19-20
Tutto posso in colui che mi dà forza

Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni.
Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù.
Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO - Mt 22,1-14
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

oppure:
VANGELO Forma breve - Mt 22,1-10
Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze 

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali».
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La Liturgia di Domenica 8 Ottobre 2023

8/10/2023

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XXVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
C’ era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.

Chi vive in ambienti rurali sa bene quanto lavoro dà la cura di una vigna, e questa parabola ne dà un quadro sintetico e intenso. Il padrone di casa pianta una vigna, centro di tutte le azioni, e protagonista di questa pagina di vangelo. La difende con una siepe posta a recinzione, prepara un torchio per lavorare i grappoli e trasformarli in buon vino, edifica una torre per evitare furti. Quando ogni cosa è sistemata, dà la vigna in affitto ai contadini, i quali hanno tutti gli strumenti per coltivare e portare a buoni risultati il terreno. Un dettaglio da non sottovalutare è che il padrone "se ne andò lontano", e il testo originale usa un termine traducibile come "assente dal proprio popolo".

Il padrone ha molto a cuore quella vigna, lo vediamo da tutto il lavoro di cura e protezione che mette in atto; eppure la stima e la fiducia che ripone sugli affittuari lo rendono libero di allontanarsi, certo com'è che quei contadini condivideranno il suo desiderio e il suo progetto. Questo darsi da fare per la vigna e affidarla totalmente ad altri, dice come il padrone viva la sua proprietà: non in modo egoistico ed esclusivo, ma aperto, accogliente, in cerca di collaborazioni (esattamente come quello che cercava operai a tutte le ore). Potrebbe apparire come un sognatore disincarnato dalla realtà, ma il prosieguo della parabola ci dirà ben altro.

Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.

Autunno inoltrato. La vigna è orgogliosa di esporre i suoi grappoli colorati e pieni. Il padrone, pur lontano non si dimentica della vigna, è fiducioso che i contadini abbiamo compiuto il loro lavoro, e manda i suoi servi, non ad avvisare di vendemmiare (lo sanno da se stessi), ma a ritirare il raccolto. Qui avviene qualcosa di inaspettato: quei contadini bastonano, uccidono, lapidano tutti i servi inviati dal padrone: è avvenuto ciò che non doveva, i servi si sono fatti padroni, e cacciano via chiunque metta in discussione il loro egoismo, la loro usurpazione.

Mentre la vigna ha portato frutto, i contadini depositari della fiducia e della stima del padrone, hanno perso diverse possibilità: pensando di diventare padroni, perdono la vigna e ogni possibilità futura di guadagno, perdono la loro dignità, perdono la fiducia, perdono la retribuzione. Maltrattando e uccidendo i servi, in realtà uccidono se stessi, dimostrando più e più volte che il padrone ha mal riposto la sua fiducia. Eppure il padrone non si arrende all'evidenza:

Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’ erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.

Il figlio del padrone è l'estremo e preziosissimo atto di fiducia messo in atto verso i contadini. Al padrone non sembra possibile questa risposta di odio e di ferocia, e invia il figlio, un altro se stesso. Il figlio, in realtà, manifesta ancora più chiaramente il piano escogitato da queste persone: "avremo noi la sua eredità". Non hanno capito che il padrone voleva dar loro molto di più: non un appezzamento di terreno, ma il suo stesso affetto, la sua considerazione.

Oltre a essersi fatti padroni della vigna, e dopo aver privato il padrone di tanti suoi servi, ora giungono a togliergli anche il figlio, l'affetto più profondo, il senso della sua stessa vita. Oltre a rubare cose, si possono rubare anche persone, lacerare rapporti, allontanare, strappare legami, in nome di una proprietà che non è loro, e non lo sarà neppure in avvenire: il male è uno spreco a tutti gli effetti, che richiede tante energie per avere zero risultati.
  • Videro il figlio. Lo conoscono e lo riconoscono, sanno che non è un servo, ma proprio per questo lo vogliono uccidere. Pur vedendo, sono accecati dal proprio egoismo e dalla smania di possedere.
  • Lo presero. Si impadroniscono di una persona, calpestando rispetto e dignità, deturpando la loro umanità.
  • Lo cacciarono fuori dalla vigna. Questo dettaglio non viene menzionato nell'uccisione dei servi. Il figlio viene cacciato via, come indesiderato, e così facendo pensano di spodestarlo e diventare loro i proprietari.
  • Lo uccisero. Tolto di mezzo anche il figlio, pensano di essere loro i padroni, finalmente. Questo piano così surreale viene messo in atto per i servi e per il figlio, non è l'errore, la tentazione, ma una volontà precisa che viene portata avanti nel tempo.

Fermati su questi quattro punti: non ti viene in mente la passione e morte del Signore? Anche Lui è Figlio, visto ma non conosciuto, non accettato; anche Lui è stato preso, legato come un oggetto e portato davanti ai tribunali; anche Lui è stato cacciato fuori dalla città, da Gerusalemme; anche Lui viene ucciso. In tutte e due le situazioni il padre sembra tacere, lontano dal suo popolo. Invece:

Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini? Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».

Certamente il padrone, dopo tutte queste morti e distruzioni, tornerà, e il minimo che può fare sarà di fare giustizia, e come sono vissuti moriranno, ci dice il vangelo: miseramente.

Colpo di scena: nonostante tutto il padrone non si arrende ancora e cerca altri affittuari: quella vigna deve produrre! Certo, il suo cuore è lacerato dal dolore, ma questo non incrina minimamente il suo progetto iniziale, non abbandona il suo sogno. Altri contadini avranno in affidamento la vigna, altri contadini avranno tutta la fiducia del padre, e questi restituiranno i frutti: la restituzione della fiducia è portare frutto, è dare gioia a chi si è fidato.

La vigna e i suoi frutti sono il tema centrale di tutta la parabola: neanche l'usurpazione dei contadini, l'uccisione dei servi e del figlio può interrompere l'impellenza del padrone, che desidera un buon raccolto. Il Padre è sempre disponibile e ha a cuore noi miseri (miseri-cordia).

Se anche tu sogni ad occhi aperti come il Padre, vai nella vigna e porta frutto. Se invece di un sogno vivi un incubo, vai anche tu nella vigna: lavorare insieme è il miglior antidoto a ogni veleno, e insieme troveremo la strada che ci condurrà al Padre, che mai si allontana, se non per scherzo, uno scherzo d'amore.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
oltre ogni desiderio e ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
Padre giusto e misericordioso,
che non abbandoni mai la tua Chiesa,
vigna che la tua destra ha piantato,
custodisci e proteggi ogni suo tralcio,
perché, innestato in Cristo, vite vera,
porti frutti buoni nel tempo e nell'eternità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 5,1-7
La vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele

Voglio cantare per il mio diletto
il mio cantico d’amore per la sua vigna.
Il mio diletto possedeva una vigna
sopra un fertile colle.
Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi
e vi aveva piantato viti pregiate;
in mezzo vi aveva costruito una torre
e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva;
essa produsse, invece, acini acerbi.
E ora, abitanti di Gerusalemme
e uomini di Giuda,
siate voi giudici fra me e la mia vigna.
Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna
che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha prodotto acini acerbi?
Ora voglio farvi conoscere
ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe
e si trasformerà in pascolo;
demolirò il suo muro di cinta
e verrà calpestata.
La renderò un deserto,
non sarà potata né vangata
e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti
è la casa d’Israele;
gli abitanti di Giuda
sono la sua piantagione preferita.
Egli si aspettava giustizia
ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine
ed ecco grida di oppressi.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 79
Rit. La vigna del Signore è la casa d’Israele

Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli. Rit.

Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna. Rit.

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit.

Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Rit.

SECONDA LETTURA - Fil 4,6-9
Mettete in pratica queste cose e il Dio della pace sarà con voi

Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri.
Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

VANGELO - Mt 21,33-43
Darà in affitto la vigna ad altri contadini

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
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La Liturgia di Domenica 1 Ottobre 2023

1/10/2023

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OTTOBRE: MESE DEDICATO ALLA RECITA DEL SANTO ROSARIO

Ottobre è comunemente chiamato il Mese del Rosario perché il giorno 7 viene celebrata la memoria della Beata Maria Vergine del Rosario.        
Il Santo Rosario è chiamato “Salterio della beatissima Vergine Maria”. Questo modo di pregare Dio consiste nel lodare la beatissima Vergine ripetendo il saluto angelico 150 volte, quanti sono i salmi del salterio di David, interponendo ad ogni decina il “Padre nostro” con meditazioni illustranti l’intera vita del Signore nostro Gesù Cristo.     
Sorto all’inizio del secolo XII, il Rosario si è diffuso in tutta la Chiesa arricchito da numerose indulgenze, compagno fedele di tutti i cristiani che vogliono condurre seriamente la loro vita.
Il Beato Giovanni Paolo II ha pubblicamente dichiarato di preferire la preghiera del Santo Rosario a qualunque altra non liturgica. Egli ha anche felicemente arricchito i Misteri tradizionali con quelli della Luce che culminano con il mistero della istituzione dell'Eucaristia. Quanta luce entra nel cuore e nella vita con questo augusto Sacramento!

TU HAI LA CORONA DEL S. ROSARIO? LA RECITI IN FAMIGLIA, O CON L'ASSEMBLEA DEI FIGLI, O ALMENO DA SOLO?
In questo mese, trova un po’ di tempo, meglio se ogni giorno, per pregare il Rosario. Semina, durante la giornata tante “Ave Maria” dovunque ti trovi. Incarica il tuo “Angelo custode” di raccoglierle per farne una corona d’amore per la Regina del cielo e della terra, una catena di salvezza per le anime infelici e sbandate a causa del peccato, una forza di sostegno per i missionari che dedicano la vita alla predicazione del Vangelo nel mondo. Essi lo fanno anche a nome tuo, perché nessun battezzato si può sottrarre alla missione di “annunciare la buona novella di salvezza”.


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XXVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
​Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò.

 Un padre aveva due figli. Questa introduzione colloca tutto l'episodio in un contesto familiare, intimo e senza filtri, almeno si spera. Questo padre parla ai suoi figli; più che un comando che non ammette replica, è un invito accorato, che lascia liberi, ma con una scadenza: oggi, oggi va' a lavorare nella vigna. Oggi è il giorno perfetto, perché di ieri ormai non se ne fa nulla, ma neppure di domani: oggi sei invitato a lavorare, non come servo, non come operaio, ma come figlio. In questo essere figlio risiede la chiave che ti fa vivere oggi.

Uffa... Ok, vado. Questa è la risposta tipica del figlio, che pur sbuffando, perché non ne ha voglia, poi esegue quanto richiesto. Normalmente questi "uffa" sono abbastanza tollerati e prevedibili: il padre sa che chiede una fatica ai figli, e non un passatempo o un divertimento. Non ne ho voglia. Questo primo figlio non fa mistero di quanto non voglia lavorare, ma non si ferma a ciò che sente, e dice il testo originale "si prese cura dopo", ha il coraggio cioè di tornare indietro, di ripensarci, e fare quanto gli viene offerto dal padre. Questa cura guarisce le relazioni e permette di cogliere buoni frutti dalla vigna dell'oggi.

Sissignore! (No, non mi va). La risposta del secondo figlio è davvero entusiastica, e il testo greco riporta: io Signore! Vado io! Eppure questa esplosione di buona volontà si spegne subito, perché "non vi andò". Chiama il padre "signore", certamente un titolo importante. Signore è una persona che esercita  diritti di proprietà assoluta, e chi si rivolge a una persona con questo titolo, intende onorarla grandemente. Non c'è tuttavia intimità in questa risposta, ma solo riconoscere che papà ha potere, forza, risorse, e lo stimo per questo; quell'uomo non ha il mio affetto; gli obbedisco formalmente ma poi mi sento libero di fare il contrario.

Chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Risposero: «Il primo».

Potrebbe sembrare una domanda retorica quella posta da Gesù. Eppure ogni volta caschiamo negli atteggiamenti diametralmente opposti dei figli. Tutto si gioca nell'ambito della relazione: se tu sei per me padre, potrò risponderti male, farti le mie rimostranze, dirti le cose in faccia (e non per questo mancarti di rispetto), ma alla fine prevale la relazione familiare, prevale l'affetto, e pur facendo fatica, cerco di vivere quanto mi viene proposto. Se tu sei per me un signore, un datore di lavoro, formalmente ti rispetto, accetto le tue proposte, ma ciò che dici non diventa parte della mia vita, rimane una regola scritta, non incarnata, e quindi facilmente trascurata e dimenticata.

I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.

Mentre tu, che ti senti giusto e pio, in cammino verso il regno di Dio, tu che onori il Signore e fai mille cose per Lui, ma non ti senti figlio, e quindi non lo riconosci come padre, c'è qualcun altro che, senza dubbio ne ha fatte di cotte e di crude, ma nel momento in cui ha scoperto di avere Dio come padre, si è lanciato senza tentennamenti sulla strada verso casa, e corre così veloce che ti supera. Attenzione però: questa velocità non brucia le tappe, non è l'entusiasmo inconcludente del secondo figlio: è semplicemente una risposta d'amore, e sai bene che l'amore o c'è o non c'è.

Dopo una vita di errori, i pubblicani (cioè i ladri) e le prostitute passano avanti a chi si perde per strada per fare inutili conteggi di meriti e demeriti, di privilegi e candide innocenze. Il padre della parabola, anche lui non ha tempo da perdere: la vigna ha bisogno di cure, oggi è il giorno buono, tu sei il figlio perfetto per quella vigna, tocca a te rispondere con la vita a questa proposta. Corri anche tu, come sei, come puoi, e firma il foglio bianco di Dio, il Signore, ma prima di tutto Padre, Padre che infinitamente ti ama.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza
soprattutto con la misericordia e il perdono,
continua a effondere su di noi la tua grazia,
perché, affrettandoci verso i beni da te promessi,
diventiamo partecipi della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre, che prometti vita e salvezza
a ogni uomo che desiste dall'ingiustizia,
donaci gli stessi sentimenti di Cristo,
perché possiamo donare la nostra vita
e camminare con i fratelli verso il tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ez 18,25-28
Se il malvagio si converte dalla sua malvagità, egli fa vivere se stesso

Così dice il Signore:
«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 24
Rit. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno. Rit. 

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore. Rit. 

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via. Rit. 

SECONDA LETTURA - Fil 2,1-11
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

oppure:
SECONDA LETTURA Forma Breve - Fil 2, 1-5
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù.

VANGELO – Mt 21,28-32
Pentitosi andò. I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
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