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La Liturgia di Domenica 26 Marzo 2023

26/3/2023

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V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Leggendo questa pagina di vangelo mi pare di scorgere dei segnali indicatori, (??) una sorta di percorso a vari livelli, un po' come nei videogiochi, con una differenza: nei videogiochi, più avanzi e più l'azione diventa difficile, mentre qui, nel vangelo, come nella vita, tutto è amalgamato e connesso, senza un apparente legame. 

Lazzaro era malato
Il vangelo si incontra sempre con la vita umana, non è un libro di favole, dove tutto va bene, dove tutto è idealizzato. L'incarnazione è la regola di tutto l'agire di Dio, e in questa concretezza non viene evitato il male, il negativo, la cosa storta. Lazzaro, uno dei più grandi amici di Gesù, era malato. Gesù si muove proprio a causa di questa sofferenza, non è indifferente o insensibile (lo vedremo bene in una prossima tappa). Poiché il vangelo lo stiamo leggendo noi, al posto di Lazzaro mettiamo il nostro nome, inizio io: Luca era malato. Come cambiano le cose! Non è una storiella! Fa piacere notare come Gesù si mette in cammino per me, viene a trovarmi, a visitarmi (non pensare subito al miracolo). Gesù cammina verso di me per essere vicino a me, fisicamente.

Sotto al cartello c'è un'indicazione ulteriore: "Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio. Tutto ciò che vivi non è per la tua distruzione, ma, anche solo a un livello puramente umano, puoi trarne dei benefici, o quantomeno puoi imparare qualcosa. Qui Gesù dice qualcosa di più: il male che stai vivendo sarà il modo per conoscere e riconoscere Dio, perché, ok fai già un cammino, preghi, vai in chiesa, ma è nel momento della prova che le tue braccia si fanno lunghe lunghe verso il cielo, è di notte che cerchi un po' di luce, fosse anche solo un fiammifero. La tua malattia ti farà incontrare col vero te stesso, senza sconto alcuno, e con il vero Dio, non quello precotto che talvolta ci costruiamo. In questo faccia a faccia non c'è posto per la morte, o almeno non per sempre.

Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro
Un elemento che illumina meravigliosamente tutta questa pagina è il clima di amicizia e di affetto nel quale si svolgono gli eventi. Gesù, Figlio di Dio sa amare, vive delle emozioni, prova affetti e sintonie, ed è amato. L'amore non solo è l'irrinunciabile sostegno nelle ore più buie, ma è il senso di ogni vita, è il terreno fecondissimo nel quale qualsiasi seme germoglierà e porterà frutto. Anche qui c'è una conferma al cartello, già molto eloquente: «Guarda come lo amava!» L'amore è concreto, lo puoi constatare, vedere, toccare, e la prova del 9 è la constatazione dall'esterno, una constatazione ottica, visiva, che fanno i Giudei: guarda, guarda come lo amava!

Lazzaro è morto
Davanti alla morte non ci sono tanti discorsi da fare, il silenzio è la ciotola che contiene lo sgomento e il dolore, sempre, a maggior ragione se si tratta di un caro amico. In questo caso, è Gesù a darne la notizia, prima velatamente, attraverso una metafora, poi in modo chiaro e inequivocabile. La morte è una realtà così terribile e temibile che cerchiamo di smorzarne i toni anche nel linguaggio: "è mancato, è spirato, se n'è andato"...

Gesù, pur soffrendo indicibilmente, non fugge dall'incontro con la morte, di Lazzaro, di se stesso, di me e di te. Si mette in cammino per essere presente anche in quel momento dove sembra regnare il nulla. Solo attraversando la valle desolata della morte puoi andare in cerca della vita, per te stesso, per quelle zone di te che rischiano la necrosi, perché non accettate, non amate, non nutrite, non. Gesù viene da te per essere portato proprio là dove tu non vuoi metterci piede. Con Lui puoi farcela, un passo dopo l'altro.

Marta gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa
Ognuno vive in modi diversissimi la stessa situazione, non c'è un modo giusto e uno sbagliato, ma ci sono caratteri e temperamenti diversi che reagiscono in modi altrettanto diversi. Marte esce di casa e corre incontro a Gesù; se ricordi è lei la sorella che si affanna in molti servizi, quando Gesù viene accolto, e sempre lei vive la situazione "di corsa", in modo molto dinamico. Maria invece rimane seduta, in casa.

In questa diversità cogliamo l'attenzione di Gesù, che trova modo e tempi per incontrare ciascuno. Se Marta va incontro a Gesù, Gesù va incontro a Maria, la chiama, e anche lei riceve un'indicazione precisa, da far invidia al navigatore più preciso: "il Maestro è qui e ti chiama". Solo allora Maria si alza e va incontro a Gesù. Pur nella tragicità degli eventi, Dio trova il modo e il tempo per raggiungere ciascuno, rispettoso della sensibilità personale di ognuno.

Tuo fratello risorgerà
Oltre la morte non c'è niente. Questa è l'esperienza della nostra umanità, che arriva al limite invalicabile, oltre al quale non sa andare. Marta risponde a queste parole nello stesso modo nostro, spostando il problema nell'aldilà: sì, ok, in paradiso andrà tutto bene, grazie per aver provato a consolarmi. Gesù in realtà non tira fuori dal frigo una frase fatta, ma inserisce un ingrediente nuovo, perlopiù sconosciuto: la risurrezione. Davanti al freno a mano tirato da Marta, il Signore si manifesta in tutto il suo splendore divino: "Io sono la risurrezione e la vita".

La risurrezione non è (solo) un corpo che era morto e che torna in vita: la risurrezione è una persona, Gesù Cristo Figlio di Dio, e chiunque lo incontra può fare esperienza di vita che ritorna, di tenebre che vengono infrante dalla luce, di speranza che sbarra il passo all'angoscia. Questa promessa di Gesù è al futuro, ma è un futuro prossimo, vicino, un futuro che a breve gusterai, quando la morte se ne andrà dalla tua vita e tu vivrai la luce della Pasqua.

Gesù scoppiò in pianto
Ma come Gesù, hai annunciato che il tuo amico Lazzaro risorgerà e ora scoppi in un pianto dirotto? Eh sì, anche qui la nostra idea di Dio si scontra con la verità di Dio, il quale non fa finta di soffrire, tanto poi risorge, non fa finta di incarnarsi, tanto poi ascende al cielo, non fa finta di essermi vicino, tanto poi Lui è Dio e io no. Gesù è uomo, in tutto e per tutto, ce lo vogliamo ficcare in testa? L'umanità di Gesù è la mia umanità, fatta di alti e bassi, di paure e di gioie, di angosce e tormenti, di amore e di morte.

Gesù che piange è l'immagine da ricordare quando qualcuno ti propone una fede da pronto intervento, quella fede in cui tu credi e Dio in cinque minuti risolve tutto e ti tira fuori da tutti i problemi: non è Gesù Cristo, non è vangelo, non è fede! I singhiozzi di Gesù squarcino il tuo cuore, scuotano il tuo torpore, risveglino ogni tua cellula, e dopo aver pianto ogni lacrima, tu possa ascoltare ciò che hanno udito le donne il mattino di Pasqua: "Non è qui. È risorto" (Mt 28,6).

Se crederai, vedrai la gloria di Dio
Dopo la malattia, l'amore, la morte, l'incontro, la promessa di resurrezione, le lacrime, ecco ora l'ultimo segnale stradale. Attenzione: non è il traguardo, con tante persone che ti accolgono applaudendo, ma è un SE. Se crederai vedrai, e vedrai Dio stesso, Gesù si muove verso Marta e Maria per suscitare in loro la fede, la fiducia, l'affidamento. Gesù piange l'amico Lazzaro per riportarlo in vita. Questo SE è un invito che Dio ti porge in questo tempo così difficile e doloroso. Fede significa relazione con Dio, significa radicare tutto te stesso in Lui, certo che non ti lascia a piedi, se ai suoi piedi hai il coraggio di stare. Vedrai la sua gloria, cioè Dio stesso, non una sua controfigura, ma quel Dio di cui hai una sete estrema: il Maestro è qui e ti chiama.
​Vai.
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso,
perché con la tua grazia possiamo camminare sempre
in quella carità che spinse il tuo Figlio
a consegnarsi alla morte per la vita del mondo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  (Anno A)
Dio dei viventi,
che hai manifestato la tua compassione
nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro,
ascolta con benevolenza il gemito della tua Chiesa,
e chiama a vita nuova
coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ez 37,12-14
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.
 
SALMO RESPONSORIALE - Sal 129
Rit. Il Signore è bontà e misericordia

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. Rit.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore. Rit.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora. Rit.

Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe. Rit.

SECONDA LETTURA - Rm 8,8-11
Lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

VANGELO - Gv 11,1-45 
Io sono la risurrezione e la vita 

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

oppure:
VANGELO Forma breve - Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45
Io sono la risurrezione e la vita 

In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
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La Liturgia di Domenica 19 Marzo 2023

19/3/2023

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IV DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ ROSACEO O VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita
Questa introduzione, apparentemente ovvia, in realtà contiene tanti elementi importanti e diverse luci, che ci permetteranno di percorrere questo brano e cogliere tanti frutti per la nostra vita:
  • Gesù. Tutto l'episodio ha origine da questo nome, da questa persona, ma non solo: ogni parola del vangelo è originata dalla vita di Dio, dalla persona di Gesù.
  • passando. Un verbo denso di significato, visto che Pasqua significa passaggio, è movimento; grazie a questo dinamismo io vengo coinvolto, avvolto dall'amore che salva, dalla provvidenza che accompagna, dalla cura che guarisce. Il passaggio di Gesù è sempre carico di presenza, di attenzione, non è un vagare distratto, è un uscire di casa per andare a cercare, è vivere il buio per accendere una luce, è soffrire il male per donare il bene e la guarigione.
  • vide. Vedere qualcuno significa riconoscerlo, accoglierlo; Gesù vede chi non può vedere. Vedere e credere per l'evangelista Giovanni sono due verbi molto vicini, quasi sinonimi, o almeno conseguenziali: vedendo le opere di Dio, credo in Lui. In questo caso è Dio che vede, Lui crede in te, si mette in cammino, passa attraverso il tuo dolore, e vedendo tutto ciò che sei, si manifesta nella tua vita. La tua fede è conseguenza del suo sguardo.
  • un uomo cieco dalla nascita. Gesù vede un uomo, mettici il tuo nome, sei tu quell'uomo, quella donna che fin dalla nascita ha qualcosa di cui soffre. Non hai mai visto la luce, pur essendo nato, ti porti dietro, ti porti dentro tanta sofferenza. Gesù ti vede: la meraviglia della sua opera ha inizio, e anche la tua storia con Lui.

Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? Né lui ha peccato né i suoi genitori. È perché in lui siano manifestate le opere di Dio
Che barba con 'sto peccato. Siamo talmente fissati nel ricercare un colpevole, che anche tra i bambini le frasi che si sentono maggiormente nel quotidiano sono: "È stato lui! È colpa sua! Non sono stato io!" Ricercare il colpevole è sostenere che qualcosa di sbagliato avviene per colpa, appunto, di qualcuno. I discepoli di Gesù non hanno visto la persona, ma solo la malattia, il peccato, la colpa. Se non è colpa del cieco sarà colpa dei genitori, per forza di cose ci deve essere un responsabile di questa situazione negativa. Nel 2020 lo chiamavano Paziente Zero, il concetto è sempre quello, abbiamo un estremo bisogno di puntare il dito e di condannare qualcuno.

Gesù libera. Passando ha visto, vedendo ha fatto proprio il dolore di quell'uomo; Gesù è diventato il cieco che desidera venire alla luce, è Gesù che necessita di guarigione, non c'è posto per puntare il dito, Dio è già oltre il peccato, è stata abolita la condanna. La risposta di Gesù è di quelle che lascia l'interlocutore senza parole: È perché in lui siano manifestate le opere di Dio. La tua debolezza, il tuo 'difetto di fabbrica' non sono lì a dirti quanto fai schifo; il tuo limite, il tuo peccato non sono condanne senza via di scampo, ma canali attraverso le quali Dio può giungere a te, per darti la luce, per darti alla luce.

Manifestare significa rendere di pubblico dominio che Dio ti ama così tanto che non solo non ti condanna, ma ti salva, ti libera, ti scioglie da ogni catena! Quell'uomo ha conosciuto Dio grazie alla sua cecità, capisci che giro di boa? Solo accettando e accogliendo il mio limite potrò guardare Dio negli occhi, e vedere nei suoi occhi la sua predilezione per me.

Gesù seppe che l’ avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: Tu, credi nel Figlio dell’ uomo? Credo, Signore!
A Gesù non basta aver guarito il cieco nato: quando sa che i Giudei lo cacciano fuori, Lui si mette alla ricerca. Il puntare il dito crea una spaccatura tra me e l'altro, scava un burrone, interrompe la comunicazione, annulla la comunione. Gesù invece, guarisce l'uomo a 360 gradi, lo va a cercare là dove il giudizio e la condanna lo hanno confinato: con-danno, con-fine: mi piace giocare con le parole, ma le parole contengono dei tesori. Gesù elimina il danno, elimina la fine, e con-sola, è con il solo, è compagno, cum-panis, spezza il pane con l'affamato, con chiunque ha bisogno di un sostegno.

Questo cercare di Gesù è lo stesso atteggiamento del pastore che cerca la pecora smarrita, della donna che spazza casa per ritrovare la moneta, del padre che corre verso il figlio che ritorna per abbracciarlo. Cercare e trovare sono i due verbi che definiscono l'opera di Dio: io sono così come sono affinché Dio mi possa cercare e trovare, e questa sua opera sia manifestata! Altro che condanna!

Tu, credi? Quella virgola dopo il tu è il colore di tutto: se non c'è quel TU, posso appartenere a una religione, posso aderire a dei dogmi, a regole e comandamenti, ma io chissà dove sono, e Dio? Boh, in qualche nuvoletta a limarsi le unghie... Quel TU e quella virgola mi chiamano in vita, mi illuminano pienamente, mi convocano alla fede, mi inseriscono tra le preziose fibre di una relazione con Colui che da sempre mi ama, mi vuole, mi desidera.

Credo, Signore! Se l'adesione di fede è sempre libera e spontanea, è anche vero che diventa l'unica strada praticabile dopo aver fatto esperienza. Tu Gesù sei colui che mi ha visto, che è passato in mezzo ai miei guai, mi haI guarito, cercato e ritrovato. A questa intensa faticosa azione di Dio posso solo rispondere con due parole:
  • CREDO: in greco ha la stessa radice di persuadere, sono certo, non dubito;
  • SIGNORE: è il titolo più alto che i vangeli usano nei riguardi di Dio e identifica Gesù Figlio di Dio Salvatore, morto e risorto.

Tra quelle due parole c'è una virgola, è la tua piccola grande vita, come un respiro per dare vigore alla tua fede, come uno spalancare ancora di più gli occhi, non per contenere il mistero, ma per farne parte, finalmente, nella piena luce di Dio. Affidarsi e avere fede sono sinonimi, lo sapevi? Avanti sempre
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
operi mirabilmente la redenzione del genere umano,
concedi al popolo cristiano di affrettarsi
con fede viva e generoso impegno
verso la Pasqua ormai vicina.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  (Anno A)
O Dio, Padre della luce,
che conosci le profondità dei cuori,
apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito,
perché vediamo colui che hai mandato
a illuminare il mondo e crediamo in lui solo:
Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro salvatore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 1Sam 16,1.4.6-7.10-13
Davide è consacrato con l’unzione re d’Israele

In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. 
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». 
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. 
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 22
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Il Signore è il mio pastore: 
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;    
il mio calice trabocca. Rit.    

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 5,8-14
Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti
e Cristo ti illuminerà».

VANGELO - Gv 9,1-41 
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

oppure:
VANGELO Forma breve - Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
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La Liturgia di Domenica 12 Marzo 2023

12/3/2023

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III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Il vangelo di questa strana terza domenica di quaresima non poteva essere più adatto per il tempo che stiamo vivendo: mai dimenticare che la Parola di Dio ha un'intelligenza finissima, e sa come intervenire, in ogni situazione. E proprio la situazione esposta da questa pagina di vangelo non può essere più intricata, negativa, sfavorevole e a tratti incoerente, prima ancora di iniziare, e vediamo perché:
  • Gesù giunse a una città della Samaria. Luogo inospitale, per la vecchia ruggine tra Giudei e Samaritani.
  • Gesù è affaticato per il viaggio. La stanchezza non aiuta, ma neppure la location:
  • sedeva presso il pozzo. Il pozzo nella Bibbia è il luogo dell'incontro, dello scambio, ma non solo: è il luogo dove avvengono i patti, i contratti, i fidanzamenti e i matrimoni... Un po' eccessivo, non credi?
  • Era circa mezzogiorno. L'ora più calda, quella meno adatta per uscire, ancor meno per attingere.
  • Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Appunto. Non solo era una donna, considerata inferiore, per di più samaritana, che va al pozzo in quell'ora improbabile.

Tieniti forte perché questo visto fin qui è solo il preambolo. Tuttavia procediamo, in questa strana pagina di vangelo.

Le dice Gesù: «Dammi da bere»
Non solo si siede presso un pozzo, ma attacca bottone con una donna, chiedendole da bere, gesto che appartiene alla vita familiare, o comunque prevede un ambito di confidenza, in questo caso totalmente assente. La donna, chiaramente, chiede il perché di questa richiesta così strana, impropria, estrema.

Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva"
Bravo, il problema è proprio questo, che io, donna samaritana, non ti conosco, non so neppure come ti chiami, e permettimi, il tuo atteggiamento supera ogni limite e straccia tutte le regole di bon ton. E poi, se proprio devo dirla tutta, io non ho capito cos'hai detto: se io ti conoscessi, ti avrei chiesto io stessa da bere...Chi ha sete sei tu, io non ho sete! E poi, come fai a prendere l'acqua senza un contenitore? No, il tuo discorso non mi torna, io sono venuta ad attingere acqua al pozzo a quest'ora proprio per non incontrare nessuno, e invece chi trovo? Un uomo, ma non basta, un giudeo, ma non basta: un maestro, che mi fa strane richieste: è davvero troppo!

Tuttavia la donna tenta di cavarsela con una risposta tecnica e mettersi in salvo su un terreno neutrale: non hai un secchio e il pozzo è profondo, fine del discorso, ciao. In realtà Gesù sta conducendo pian piano la donna, la quale torna sempre indietro, come chi dimentica sempre qualcosa, come chi è insicuro, come chi ha paura.

Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’ acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’ acqua che zampilla per la vita eterna»
Beh sì, con l'acqua succede sempre così: bevi, ti disseti, ma dopo qualche tempo avrai di nuovo sete e berrai ancora, è normale, no? Gesù ha fretta di concludere, e ora spicca il volo: non avrai più sete in eterno! Ma non basta: tu stesso diventerai sorgente, e chi dice tutto questo? Uno sconosciuto, che ha sete e non ha un secchio. Eppure nonostante la paura, quella donna non scappa, ma prosegue questo dialogo: Signore, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua.

Non è solo Gesù ad essere assetato, non è solo Gesù ad essere affaticato: la donna manifesta la sua sete e la sua fatica, e chiede lei ora a Gesù quest'acqua prodigiosa. Lei ha il secchio ma non ha quell'acqua; Gesù offre l'acqua viva ma non ha il secchio. Solo l'incontro offre la possibilità di dissetare entrambi. Gesù si espone totalmente, in un territorio nemico, presso un pozzo, rivolge la parola a una donna. La donna, pur con fatica, accetta e scopre la verità dell'interlocutore, ma soprattutto la verità di se stessa.

Ecco che Gesù mette il dito sul vivo: «Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui». Recupera i frammenti di una vita, non disperderli, ma raccoglili, perché sono frammenti preziosi, e solo ricomponendo quel puzzle potrai vedere l'opera completa. A Gesù non interessa il passato di quella donna, ma che quella donna non rinneghi il suo passato, non lo nasconda. Ritorna qui con tutti i cocci, non avere paura di mostrarmi tutti i fallimenti, gli errori, le stupidaggini, i peccati. Non mi interessa vedere una bella facciata, ma desidero essere dissetato da una vita che sa accettare il proprio vissuto, integrandolo nel presente.

La donna lascia la difensiva, e dopo la scusa del secchio, dopo aver manifestato la sua sete e il suo passato, ecco giungere al problema di Dio, come lo chiamano gli studiosi. In realtà la samaritana non pone il problema sull'esistenza di Dio, ma sul dove adorare. Dove posso trovare Dio? Dove potrò dissetarmi della presenza di Dio? Dove potrò ad-orare, cioè fare silenzio e lasciare spazio allo stupore?

I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano
La risposta di Gesù coglie tutto ciò che la donna porta al pozzo: il suo secchio vuoto, la sua sete, il suo passato, tutta la sua vita. Adorare il Padre significa riconoscersi figli, e non cellule impazzite generate dal caos primordiale. Adorarlo in spirito: non significa disperdersi nell'etereo e nell'impalpabile, perché il Figlio di Dio si è fatto carne, ed è grazie alla ciccia se arriviamo a Dio! Adorare in spirito significa fare esperienza profonda di Dio, profonda e intima come il respiro, un'esperienza vitale e irrinunciabile, come lo è il respiro. E poi adorarlo in verità: la verità di Dio che svela e risana la mia verità, perché è la verità di me stesso che Lui ama e desidera, è la verità il secchio, è la verità l'acqua che disseta per sempre, è la verità l'abbraccio tra me e Dio.

«So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te»
La donna tenta un'ultima carta: quella di tergiversare e spostare il problema più avanti nel tempo. Anche lei attende il Messia, un salvatore, uno che la salva da se stessa e dai suoi frammenti. Si è rassegnata ad aver sete ancora per un bel pezzo, pur col secchio grondante di acqua fresca, quando cade l'ultimo velo, e Gesù, come un bimbo che non riesce più a nascondere un regalo o una sorpresa, si manifesta: sono io, ma non solo: sono io che parlo con te. A Dio non interessano i dogmi o le definizioni accademiche: sapere che Dio esiste non sazia nessuno, non estingue la sete, sapere che Dio non solo esiste ma mi guarda, mi parla, mi conosce, mi ascolta, questo sì cambia un'intera esistenza!

Non tornare a casa con la tua sete, carico di acqua che ti lascerà ancora a bocca asciutta. Nonostante l'intera situazione giocasse a sfavore, Dio ti ha trovato e tu hai trovato Lui. Il pozzo si conferma luogo dell'incontro e delle nozze, puoi adorare, puoi amare, puoi vivere, finalmente. Questi strani giorni sospesi possono essere il peggio, ma proprio in questo peggio potrai incontrare Dio, che ti dice: «Dammi da bere».
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
O Dio, fonte di misericordia e di ogni bene,
che hai proposto a rimedio dei peccati
il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna,
accogli la confessione della nostra miseria
perché, oppressi dal peso della colpa,
siamo sempre sollevati dalla tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  (Anno A)
O Dio, sorgente della vita,
che offri all’umanità l’acqua viva della tua grazia,
concedi al tuo popolo di confessare
che Gesù è il salvatore del mondo
e di adorarti in spirito e verità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Es 17,3-7
Dacci acqua da bere

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?».
Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!».
Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà».
Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 94
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit. 

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. Rit. 

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». Rit. 

SECONDA LETTURA - Rm 5,1-2.5-8
L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.

VANGELO - Gv 4,5-42 
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

oppure:
VANGELO Forma breve - Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42
Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna
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In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
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La Liturgia di Domenica 5 Marzo 2023

5/3/2023

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II DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte
Prese con sé. 

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Questo verbo indica una volontà forte, un desiderio, un prendere vicino, un'intimità relazionale molto forte. Gesù vive le relazioni in modo deciso: non accetta le mezze misure, il ripiego, l'accontentarsi. Questo stesso verbo si usa (o meglio si usava) nel rito del Matrimonio: "io prendo te come mio sposo, come mia sposa", io desidero condividere con te il resto della mia vita, perché ti riconosco come mio completamento e ti amo, fino a dare la vita per te. Pietro Giacomo e Giovanni saranno nuovamente "presi con sé" da Gesù per un altro monte, quello degli Ulivi, per vivere con il Signore la notte più buia del mondo, dopo l'ultima Cena e il tradimento, prima di morire in croce. L'unione sponsale è più forte di ogni tempesta, supera ogni problema, vive la gioia e il dolore con lo stesso atteggiamento di fiducia e di dono reciproco.

L'intimità necessita di luoghi altri, di solitudine, di pace. Il luogo scelto da Gesù ha queste caratteristiche, più una: è un monte, per di più alto. Il monte nella Bibbia è il luogo abitato da Dio (anche geograficamente è il luogo più vicino al cielo); in questo caso è un monte "alto": lo spazio tra cielo e terra è almeno idealmente annullato. Gesù prende con sé per portare oltre, verso l'alto di Dio, ma Dio non è seduto: cammina per incontrare, e infatti:

Fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. E apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.

Il volto. Il volto di Gesù diventa inguardabile, come è impossibile guardare il sole. Viene in mente un'altra situazione: "Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere" (Is 53,2). Come avviene normalmente, l'abbondanza di luce o il buio pesto impediscono la vista. In questo momento così luminoso e abbagliante, anche le vesti divengono luce.

Trasfigurato. Letteralmente significa "cambiare dopo essere stato con". A volte succede di notare coppie di sposi in là con gli anni, con una somiglianza di fisionomie, oltre ai modi di fare, di ridere, di parlare: lo stare insieme li ha plasmati, anche nel volto, rendendoli simili. Il Figlio di Dio vive una comunione perfetta col Padre e non può che essere luce: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo". (Gv 1,9).

Luce e Parola. In questo scenario così evidente ecco arrivare Mosè ed Elia: Mosè rappresenta i libri storici, mentre Elia i libri profetici. La Parola conversa con la Parola, l'Antico e il Nuovo Testamento si danno la mano e intessono relazioni. La luce permette una lettura a 360 gradi, senza interruzioni o lacune, ma in un continuo che illumina le due parti vicendevolmente. Luce e Parola coincidono, sinonimi e complementari, trovano dimora nel Corpo del Signore, e la sua incarnazione diventa luce per chiunque lo avvicina.

Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia»

Prendendo la parola. Certo, è un altro modo per indicare semplicemente che Pietro inizia a parlare, tuttavia è interessante vedere come, davanti alla Parola dell'Antico e del Nuovo Testamento, Pietro prende, accoglie, assimila la Parola, e lo fa affermando la bellezza, non di ciò che vede, ma la bellezza di essere lì in quel momento, di vivere quell'esperienza. La proposta di Pietro è abitare la bellezza, prendere dimora in essa, incarnarla, di modo che essa sia sempre fruibile, anche nei periodi più difficili (come quello che stiamo vivendo). Quella di Pietro è un'affermazione, è una proposta, ma è anche una professione di fede: Signore, lo chiama, cioè riconosce la presenza di Dio, a Lui riferisce la bellezza (Tu sei bellezza, afferma Francesco d'Assisi), e con Lui desidera vivere e abitare.

Spesso Pietro non ne esce bene dal racconto dei vangeli: irruente, scappa, ritorna, risponde male, poi si pente, eppure il suo cuore è di Dio, il suo desiderio lo riconosce, fa esperienza di bellezza, e desidera abitarlo: grazie Pietro, che ci dimostri come la tua non è una proposta fuori luogo, ma è lo stesso desiderio di Dio nei nostri confronti: stare con noi, abitare i nostri giorni, vivere la bellezza.

Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»

Non è mai una bella cosa quando, nelle comuni conversazioni, qualcuno interrompe l'altro: significa che non ascolta, non rispetta, e ritiene il suo pensiero migliore di quello altrui. In questo caso Dio stesso prende la parola, ma se notiamo lo fa quasi chiedendo permesso, come un bimbo che a scuola alza la mano per intervenire. Dio chiede il permesso di intervenire attraverso l'ombra di una nube luminosa. Sì lo so, ci siamo persi: luce, ombra, nuvola, parola... ma non è forse così quando si ha a che fare con Dio? Dio non lo puoi mettere in tasca, non puoi possederlo, e neppure Lui possiede te, ma ti accoglie nel suo mistero.

Dio non afferma cose diverse da quelle che ha detto Pietro:

Signore (Questi è il Figlio mio)
entrambi affermano la divinità di Gesù;

è bello per noi essere qui! (l'amato )
l'esperienza di bellezza fatta da Pietro è la comunione d'amore con Dio;

Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia (in lui ho posto il mio compiacimento)
Entrambi desiderano abitare: "e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14).

Il Padre conclude con un imperativo che non ammette repliche: Ascoltatelo. Questa è la sintesi di ogni parola: se ascolto farò esperienza di bellezza, se ascolto conoscerò Dio, se ascolto abiterò con Lui. Il silenzio è il sigillo di garanzia: posso essere certo che la strada è quella giusta, e anche se è notte e tira un brutto vento, la voce di Dio mi guida e mi sorregge.

All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
​

Paura. Questo sentimento è molto presente in questi giorni cupi: siamo tutti preoccupati, impauriti, non sappiamo bene cosa fare, non sappiamo come la situazione si evolverà. I tre discepoli vivono qualcosa di molto simile, e il "grande timore" è in realtà una paura estrema, tanto da farli cadere atterriti. Hanno fatto esperienza di bellezza, di luce, hanno professato la loro fede, hanno ascoltato la voce stessa di Dio, tutto ciò li ha superati e sconvolti!

In tutto questo Gesù esprime la sua squisita sensibilità: si avvicina, li tocca, parla con loro. La conclusione è davvero rincuorante: non videro nessuno, se non Gesù solo. In tutto questo sconvolgimento, rimane solo una certezza, essenziale: Gesù solo, e solo Gesù. Quando tutto precipita, Dio rimane il Presente, il Vicino, Colui che ti dice: Non avere paura, io sono con te.
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 ​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figlio,
guidaci con la tua parola,
perché purificati interiormente,
possiamo godere la visione della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  (Anno A)
O Dio, che hai chiamato alla fede i nostri padri
e per mezzo del Vangelo hai fatto risplendere la vita,
aprici all’ascolto del tuo Figlio,
perché, accogliendo in noi il mistero della croce,
possiamo essere con lui trasfigurati nella luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gen 12,1-4
Vocazione di Abramo, padre del popolo di Dio

In quei giorni, il Signore disse ad Abram:
«Vàttene dalla tua terra,
dalla tua parentela
e dalla casa di tuo padre,
verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione
e ti benedirò,
renderò grande il tuo nome
e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno
e coloro che ti malediranno maledirò,
e in te si diranno benedette
tutte le famiglie della terra».
Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 32
Rit. Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. Rit.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. Rit.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. Rit.

SECONDA LETTURA - 2Tm 1,8-10 
Dio ci chiama e ci illumina

Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

VANGELO - Mt 17,1-9 
Il suo volto brillò come il sole 

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
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