V DOMENICA DI PASQUA - B - RITO ROMANO ==================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: BIANCO COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin Rimanere è la conseguenza di una scelta. Non è accettare supinamente qualsiasi cosa, ma volerci essere con tutto se stessi, a qualsiasi costo. A tale proposito mi viene in mente il rimanere di Maria e Giovanni ai piedi di Gesù crocifisso: sono voluti rimanere, sotto quella pioggia di sangue di dolore e di morte, hanno accolto le ultime parole, i rantoli del Signore. Rimanere è una relazione intima e profonda fra i due, quella che i teologi chiamano inabitazione: si rimane proprio perchè abitati e vissuti da qualcuno, sennò… chi me lo fa fare? L’amore. Solo l’amore fa stare Maria ritta in piedi di fronte alla morte del Figlio. Solo l’amore sa declinare questo rimanere, sia nei giorni di sole che nei giorni di maltempo, quando tutto è buio, dentro e fuori. Solo l’amore coglie il primo alito di risurrezione, e pur con gli occhi arrossati dalle molte lacrime sa suscitare il canto dell’alleluia di risurrezione. Io sono la vite, voi i tralci. Questa immagine rende concreta e tangibile l’idea che il rimanere non è tanto una scelta obbligata (a nessuno piace sentirsi obbligato, legato), quanto più una risposta d’amore alla vita che fluisce in quella linfa; rimanere è una condizione vitale per il tralcio che non è parassita, ma che trae dalla vite tutto il suo nutrimento, condivide con la pianta madre tutto se stesso, rendendosi servo gioioso per portare frutti squisiti. Sa farsi potare il tralcio (avete mai visto come piange un tralcio potato?), sa farsi condurre dal vignaiolo, che con mani esperte e forti lo coltiva, pregustando la convivialità del vino, da condividere sulla tavola degli affetti più cari. L’anello di congiunzione tra la vite e il frutto è quel tralcio che si affida e si fida totalmente. Quei grappoli che sorreggerà nella stagione della vendemmia saranno la sua ricompensa, la sua consolazione più grande. Lui rimane, e porta frutto. Senza di me non potete far nulla. Senza la vite cosa può fare un tralcio? Nulla, è inutile raccontarcela: non può fare nulla. Questo nulla ci attanaglia troppo spesso la vita, lo fuggiamo, ci illudiamo di riempirlo con mille oggetti, col denaro, con dipendenze e affetti sbandati… Se solo guardassimo negli occhi questo nulla, ci lasciassimo potare e maltrattare da questo vuoto, allora avremmo la speranza certa di essere nuovamente innestati alla vite: riceveremo nuovamente la sua linfa, la gusteremo infinitamente e piano piano il tralcio germoglierebbe nuova vita. Ma perché usare il condizionale? Basta volerlo: basta rimanere. Non una filosofia, un’idea, una religione, ma Gesù, la vera vite si protende verso di noi per donarci il suo abbraccio, tutta la sua vita. Rimaniamo in Lui e Lui in noi, reciprocamente abitati, custoditi e amati. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente ed eterno, porta a compimento in noi il mistero pasquale, perché quanti ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo, con il tuo paterno aiuto portino frutti abbondanti e giungano alla gioia della vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta (Anno B) O Dio, che ci hai inseriti in Cristo come tralci nella vite vera, confermaci nel tuo Spirito, perché, amandoci gli uni gli altri, diventiamo primizie di un’umanità nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - At 9,26-31 Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore. In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo. Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso. La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero. SALMO RESPONSORIALE - Sal 21 Rit. A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli. I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre! Rit. Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli. Rit. A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere. Rit. Ma io vivrò per lui, lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del Signore alla generazione che viene; annunceranno la sua giustizia; al popolo che nascerà diranno: «Ecco l’opera del Signore!». Rit. SECONDA LETTURA - 1Gv 3,18-24 Questo è il suo comandamento: che crediamo e amiamo Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità. In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato. VANGELO - Gv 15,1-8 Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». |
0 Comments
|
Archivi
Febbraio 2025
|