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La Liturgia di Domenica 28 Aprile 2024

28/4/2024

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V DOMENICA DI PASQUA - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Rimanere è la conseguenza di una scelta. Non è accettare supinamente qualsiasi cosa, ma volerci essere con tutto se stessi, a qualsiasi costo. A tale proposito mi viene in mente il rimanere di Maria e Giovanni ai piedi di Gesù crocifisso: sono voluti rimanere, sotto quella pioggia di sangue di dolore e di morte, hanno accolto le ultime parole, i rantoli del Signore.
Rimanere è una relazione intima e profonda fra i due, quella che i teologi chiamano inabitazione: si rimane proprio perchè abitati e vissuti da qualcuno, sennò… chi me lo fa fare?
L’amore. Solo l’amore fa stare Maria ritta in piedi di fronte alla morte del Figlio. Solo l’amore sa declinare questo rimanere, sia nei giorni di sole che nei giorni di maltempo, quando tutto è buio, dentro e fuori. Solo l’amore coglie il primo alito di risurrezione, e pur con gli occhi arrossati dalle molte lacrime sa suscitare il canto dell’alleluia di risurrezione.
​
Io sono la vite, voi i tralci. Questa immagine rende concreta e tangibile l’idea che il rimanere non è tanto una scelta obbligata (a nessuno piace sentirsi obbligato, legato), quanto più una risposta d’amore alla vita che fluisce in quella linfa; rimanere è una condizione vitale per il tralcio che non è parassita, ma che trae dalla vite tutto il suo nutrimento, condivide con la pianta madre tutto se stesso, rendendosi servo gioioso per portare frutti squisiti. Sa farsi potare il tralcio (avete mai visto come piange un tralcio potato?), sa farsi condurre dal vignaiolo, che con mani esperte e forti lo coltiva, pregustando la convivialità del vino, da condividere sulla tavola degli affetti più cari. L’anello di congiunzione tra la vite e il frutto è quel tralcio che si affida e si fida totalmente. Quei grappoli che sorreggerà nella stagione della vendemmia saranno la sua ricompensa, la sua consolazione più grande. Lui rimane, e porta frutto.

Senza di me non potete far nulla. Senza la vite cosa può fare un tralcio? Nulla, è inutile raccontarcela: non può fare nulla. Questo nulla ci attanaglia troppo spesso la vita, lo fuggiamo, ci illudiamo di riempirlo con mille oggetti, col denaro, con dipendenze e affetti sbandati… Se solo guardassimo negli occhi questo nulla, ci lasciassimo potare e maltrattare da questo vuoto, allora avremmo la speranza certa di essere nuovamente innestati alla vite: riceveremo nuovamente la sua linfa, la gusteremo infinitamente e piano piano il tralcio germoglierebbe nuova vita. Ma perché usare il condizionale? Basta volerlo: basta rimanere. Non una filosofia, un’idea, una religione, ma Gesù, la vera vite si protende  verso di noi per donarci il suo abbraccio, tutta la sua vita. Rimaniamo in Lui e Lui in noi, reciprocamente abitati, custoditi  e amati.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
porta a compimento in noi il mistero pasquale,
perché quanti ti sei degnato di rinnovare nel Battesimo,
con il tuo paterno aiuto portino frutti abbondanti
e giungano alla gioia della vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, che ci hai inseriti in Cristo
come tralci nella vite vera,
confermaci nel tuo Spirito,
perché, amandoci gli uni gli altri,
diventiamo primizie di un’umanità nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 9,26-31
Bàrnaba raccontò agli apostoli come durante il viaggio Paolo aveva visto il Signore.

In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 21
Rit.  A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre! Rit.

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli. Rit.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere. Rit.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!». Rit.

SECONDA LETTURA - 1Gv 3,18-24
Questo è il suo comandamento: che crediamo e amiamo

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

VANGELO - Gv 15,1-8
Chi rimane in me ed io in lui fa molto frutto

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
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La Liturgia di Domenica 21 Aprile 2024

21/4/2024

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IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Quando nelle pagine della Bibbia troviamo l’immagine del pastore (come nel vangelo di oggi, o ad esempio nel salmo 23), ci sentiamo pervadere da tanta tenerezza, creiamo un quadretto bucolico con il gregge e il pastore, magari su un prato fiorito e un bel tramonto…  Non è così, e chi il pastore lo fa ci può dire tutta la fatica e il sacrificio che questa occupazione comporta. Ma entriamo nel brano di vangelo di questa domenica.

Gesù ripete due volte che Lui è il buon pastore, e sappiamo che ogni parola del vangelo è pesata e misurata; il Signore vuole essere sicuro che abbiamo capito: è una nozione fondamentale per la vita! Perché buono? Perché c’è anche il cattivo pastore, quello che non si prende cura del gregge, quello al quale interessa solo la busta paga a fine mese, quello che non dona la vita per il gregge, come invece fa il buon pastore Gesù. Anche qui la stessa frase è ripetuta due volte: do la mia vita per le pecore.

Stiamo arrivando al nucleo: “conosco le mie pecore”. Nel linguaggio biblico conoscere non è tanto un’azione intellettuale, ma un atteggiamento spirituale che comprende tutto l’essere della persona. Conoscere è amare, amare con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutto il corpo. Conosco le mie pecore con tutto me stesso: che meraviglia! Gesù non risparmia nulla di se stesso per il mio bene, per il bene del suo gregge.

Le mie pecore conoscono me: anche questa è una verità che ci consola. Spesso diciamo che non amiamo abbastanza, che non preghiamo bene, che siamo una nullità e blablabla. Ma pensate: una mamma e un papà si sentono amati dal loro figlio neonato? Sì, indubbiamente. E questo bimbo cosa fa per dimostrare il suo amore? Niente di niente: per il solo fatto di vivere questo figlio è un inno di amore per la sua mamma e il suo papà! Anche tu per Dio sei un meraviglioso inno di amore; Lui sa cogliere nel tuo respiro una carezza per il suo Cuore innamorato, ma tu non ci credi, vorresti fare di più, fare meglio, fare fare fare… e ti perdi per strada, proprio come quella pecora sul dirupo che se non ci fosse un pastore buono perderebbe la vita! Sant’Agostino scrive: “L’amore vince tutto” lasciati amare e lascia che il tuo amore circoli intorno a te, non trattenerlo!

Ho altre pecore: il buon pastore ha mire espansionistiche, non per un guadagno, ma perché altre pecore ribelli possano trovare in Lui pace e riposo. Ecco allora l’evangelizzazione, l’apostolato, il portare la buona notizia del Vangelo: non ti senti chiamato in prima persona?

Per concludere: qualcuno afferma che la metafora del gregge e del pastore non tiene conto della dignità umana… Lui stesso si è definito agnello di Dio, oltre che pastore, Lui ci insegna come si fa ad amare e donare la vita. Mentre noi così attenti a prendere le misure e a filosofeggiare ci perdiamo in mille questioni, perdendo il senso vero delle cose.

Ti auguro allora una buona e bella domenica, e non aver paura di farti abbracciare dal buon pastore. E se beli, bela per amore!
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli
giunga dove lo ha preceduto Cristo, suo pastore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
Dio, nostro Padre,
che in Cristo buon pastore
ti prendi cura delle nostre infermità,
donaci di ascoltare oggi la sua voce,
perché, riuniti in un solo gregge,
gustiamo la gioia di essere tuoi figli.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 4,8-12
In nessun altro c’è salvezza

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)
Rit. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti. Rit.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Rit.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Gv 3,1-2
Vedremo Dio così come egli è

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

VANGELO - Gv 10,11-18
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
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