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La Liturgia di Domenica 31 Luglio 2022

31/7/2022

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XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Possiedi o sei posseduto?

A causa di una lettura superficiale e a interpretazioni errate proposte lungo i secoli, il vangelo è ritenuto dai più una guida non attendibile riguardo al denaro e al suo investimento, anzi, è relegato a una vita più o meno spirituale, eterea, senza alcun riferimento alla vita reale in questo mondo. Ebbene, non c'è niente di più falso, e questa pagina ce lo dimostra.

Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede.

Gesù usa ben due verbi: guardate (fate attenzione) e custoditevi (tenetevi lontani). Un verbo riguarda il pericolo fuori di noi, da guardare per essere consapevoli che esiste; l'altro verbo riguarda noi stessi, e fa riferimento a un altro livello di consapevolezza. Il pericolo è la fuori, guardalo in faccia, dagli un nome e un cognome. Tu invece sei il soggetto vulnerabile da custodire e proteggere. Guardate e custoditevi: da chi? Da che cosa? Dall'avere di più, sempre di più, un di più che divora la tua vita, che la svuota, rendendola un'inutile corsa verso il possesso, la bramosia, l'avarizia, l'avidità.

Gesù Cristo non ha mai detto che denaro e proprietà siano un male, ha invitato a pagare le tasse, a essere corretti e generosi. Tuttavia nella pagina che stiamo leggendo il Signore evidenzia fortemente questo pericolo del "di più" e dice chiaramente anche il perché: ipotizzando che tu abbia questo di più, la tua vita non dipende da ciò che hai.

Il problema non è ciò che possiedi: il problema è quando identifichi la tua vita con le tue proprietà, col tuo denaro. Ecco perché la vita eterna è un problema talvolta insormontabile: perché il "di più" per cui tanto ci affanniamo è destinato a essere abbandonato, anche dalle mani che lo stringono con veemenza e avidità. Il richiamo di Gesù non è tanto quello di non possedere, ma quanto più quello di non essere posseduti. Povero o ricco, la tua vita viaggia su un altro binario, e se tu non viaggi nella giusta direzione vieni travolto, stravolto, perché di uno strumento e un mezzo ne hai fatto il fine, il traguardo di una corsa affannata che ha distrutto tutto, anche te stesso, e che ti lascia con le mani vuote, il cuore a pezzi, e tanta tanta fatica inutile.

Dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!".

Questo è quanto ci viene propinato come legge suprema anche oggi: divertiti, rilassati, ridi, mangia, bevi, pensa a te stesso, non cambiare mai. I social network sono stracolmi di queste "perle". Queste sono le parole di un uomo al quale gli affari stanno andando benissimo, i conti tornano e anche molto bene, quindi si appresta a vivere (o a sopravvivere) solo in funzione di se stesso, e usa quattro verbi che mirano a un beneficio esclusivamente materiale; in questa scelta c'è almeno un po' di coerenza da parte di chi per una vita ha pensato solo all'accumulo, al di più. Questo pover'uomo (nonostante sia tanto ricco), è così egoista che parla a se stesso: non ha nessuno con cui condividere il risultato, è profondamente solo, perché in questa sua corsa ha perso ogni relazione.

Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?"
La risposta di Dio è una domanda, preceduta da un titolo: "Stolto", o meglio ancora, nel suo significato letterale: "senza mente". Quest'uomo posseduto dai suoi averi è in realtà un contenitore vuoto, il suo unico pensiero è il possedere, il bramare, il desiderare smodatamente. Dopo averlo definito, Dio gli comunica che il tempo a disposizione è finito: time out. Interessante notare che la vita di quest'uomo finisca di notte, nel buio, nella solitudine negativa di chi ha vissuto solo per se stesso, di chi non ha mai gustato un'alba o un tramonto, di chi non ha mai donato un sorriso: è sempre stato buio pesto nella sua vita, e i suoi occhi sempre ottenebrati dalle cose che lo possiedono.

"Quello che hai preparato, di chi sarà?" Questa domanda è un esame di coscienza, sempre attuale e utile a tutti: per chi stai vivendo? Dove ti stai dirigendo? Per chi o per cosa ti affatichi? Il vangelo non riporta la risposta di quest'uomo, anche perché risposte non ne ha, nessuno ha popolato la sua vita, neppure se stesso. Riposati, mangia, bevi, divertiti sono quattro verbi (positivi se ben intesi), che quest'uomo non ha vissuto e non potrà vivere.

Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio.
Questa conclusione da parte di Gesù contiene il vero insegnamento di tutta questa pagina. Così accadrà a chi accumula tesori (il risparmiatore) e non si arricchisce presso Dio. Il risparmiatore è colui che "mette in tasca", tiene stretto il suo tesoro, sempre quello, un tesoro statico, che né aumenta né diminuisce. Chi si arricchisce invece espande il suo tesoro, lo amplia, è un tesoro sempre più grande. Presso Dio: questa precisazione è fondamentale, perché indica che non è la proprietà il traguardo, ma Dio.

Posso possedere tanto, essere ricco, espandere il mio tesoro, ma la mia meta è Dio, là sono diretto, e quando mi verrà posta la fatidica domanda "quello che hai preparato, di chi sarà?" saprò rispondere con un grande grazie al Signore, perché è Dio il senso della mia vita, non il denaro, non le cose. Se mi sono arricchito presso Dio, il mio cuore è pieno di gioia, di pace, di riconoscenza! Non è notte: il sole splende e la mia vita viene messa nelle mani di Dio, anzi è sempre stata in quelle mani. Le mani di chi si è arricchito presso Dio hanno gestito denaro e proprietà senza mai farsi possedere.

La risposta può essere quella del salmista che esclama: "Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita." (Salmo 16,5) Le mani di Dio sono la più grande ricchezza, in questa e nell'altra vita.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Mostra la tua continua benevolenza, o Padre,
e assisti il tuo popolo,
che ti riconosce creatore e guida;
rinnova l'opera della tua creazione
e custodisci ciò che hai rinnovato.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta
O Dio, fonte della carità,
che in Cristo tuo Figlio
ci chiami a condividere la gioia del Regno,
donaci di lavorare con impegno in questo mondo,
affinché, liberi da ogni cupidigia,
ricerchiamo il vero bene della sapienza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Qo 1,2;2,21-23)
Quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica?

Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
vanità delle vanità: tutto è vanità.
Chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare la sua parte a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e un grande male.
Infatti, quale profitto viene all’uomo da tutta la sua fatica e dalle preoccupazioni del suo cuore, con cui si affanna sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa. Anche questo è vanità!

SALMO RESPONSORIALE (Sal 89)
Rit: Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione.

Tu fai ritornare l’uomo in polvere,
quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo».
Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte. R.

Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l’erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca. R.

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi! R.

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda. R.

SECONDA LETTURA (Col 3,1-5.9-11) 
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.
Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria.
Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato.
Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

​Vangelo (Mt 5,3) 
Alleluia, alleluia.
Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.

VANGELO (Lc 12,13-21) 
Quello che hai preparato, di chi sarà?

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».


1-2 Agosto 2022
S
OLENNITA' DEL SANTO PERDONO DI ASSISI

COME SAN FRANCESCO CHIESE ED OTTENNE L'INDULGENZA DEL PERDONO

Una notte dell'anno del Signore 1216, Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò nella chiesina una vivissima luce e Francesco vide sopra l'altare il Cristo rivestito di luce e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore!

Gli chiesero allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco fu immediata: "Santissimo Padre, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".

"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".

E Francesco si presentò subito al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visone avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: "Per quanti anni vuoi questa indulgenza?". Francesco scattando rispose: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: "Come, non vuoi nessun documento?". E Francesco:"Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l'opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni". E qualche giorno più tardi insieme ai Vescovi dell'Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

COME OTTENERE L'INDULGENZA PLENARIA DEL PERDONO DI ASSISI
(Per sè o per i defunti)


Dal mezzogiorno dell'1 agosto alla mezzanotte del giorno seguente (2 agosto), oppure, col permesso dell'Ordinario (Vescovo della Diocesi), nella domenica precedente o seguente il 2 agosto si può lucrare una volta sola l'indulgenza plenaria.

CONDIZIONI RICHIESTE

1 - Visita, entro il tempo prescritto, a una chiesa Cattedrale o Parrocchiale o ad altra che ne abbia l'indulto e recita del Padre nostro (per riaffermare la propria dignità di figli di Dio, ricevuta nel Battesimo) e del Credo (dove si rinnova la professione di fede);

2 - Confessione sacramentale per essere in grazia di Dio (negli otto giorni precedenti o seguenti);

3 - Partecipazione alla Messa e Comunione eucaristica;

4 - Una preghiera secondo le intenzioni del Papa (almeno un Padre nostro e un'Ave Maria o altre preghiere a scelta), per riaffermare la propria appartenenza alla Chiesa, il cui fondamento e centro visibile di unità è il Romano Pontefice;

5 - Disposizione d'animo che escluda ogni affetto al peccato anche veniale.

Le condizioni di cui ai nn. 2, 3 e 4 possono essere adempiute anche nei giorni precedenti o seguenti (8 gg) a quello in cui si visita la chiesa; tuttavia è conveniente che la Santa Comunione e la preghiera secondo le intenzioni del Papa siano fatte nello stesso giorno in cui si compie la visita.

L'INDULGENZA: che cosa è?

I peccati non solo distruggono o feriscono la comunione con Dio, ma compromettono anche l'equilibrio interiore della persona e il suo ordinato rapporto con le creature. Per un risanamento totale, non occorrono solo il pentimento e la remissione delle colpe, ma anche ma riparazione del disordine provocato, che di solito continua a sussistere. In questo impegno di purificazione il penitente non è isolato. Si trova inserito in un mistero di solidarietà, per cui la santità di Cristo e dei santi giova anche a lui. Dio gli comunica le grazie da altri meritate con l'immenso valore della loro esistenza, per rendere più rapida ed efficace la sua riparazione.

La Chiesa ha sempre esortato i fedeli a offrire preghiere, opere buone e sofferenze come intercessione per i peccatori e suffragio per i defunti. Nei primi secoli i vescovi riducevano ai penitenti la durata e il rigore della penitenza pubblica per intercessione dei testimoni della fede sopravvissuti ai supplizi. Progressivamente è cresciuta la consapevolezza che il potere di legare e sciogliere, ricevuto dal Signore, include la facoltà di liberare i penitenti anche dei residui lasciati dai peccati già perdonati, applicando loro i meriti di Cristo e dei santi, in modo da ottenere la grazia di una fervente carità. I pastori concedono tale beneficio a chi ha le dovute disposizioni interiori e compie alcuni atti prescritti. Questo loro intervento nel cammino penitenziale è la concessione dell'indulgenza. (C.E.l., Catechismo degli adulti, n. 710)

Clicca qui per il sito ufficiale del SANTO PERDONO DI ASSISI
Clicca qui per il programma del SANTO PERDONO 2022
​
Clicca qui per per accedere alla webcam della Porziuncola

Sarà possibile seguire tutti i principali eventi in diretta mediante la WebTV della Porziuncola, dalla App gratuita “Frati Assisi” e dai Canali social “FratiAssisi” Facebook e Youtube 
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La Liturgia di Domenica 24 Luglio 2022

24/7/2022

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XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Gesù si trovava in un luogo a pregare.
Niente di più normale, così ordinario da sembrare banale. Tuttavia fermati un attimo su questa riga di vangelo e fai due conti. Gesù si trovava in un luogo: Dio sceglie l'incarnazione per essere vicino, accanto, compagno di ogni uomo e di ogni donna; questo trovarsi in un luogo rende il Figlio di Dio uno di noi, di noi che spesso invochiamo la bilocazione e il teletrasporto. Lui sceglie un luogo, certamente con delle coordinate geografiche, con una storia e una tradizione, con i suoi abitanti, ma non basta: Gesù si trovava in un luogo a pregare. Gesù in quanto persona fisica è in un luogo, e in questo luogo prega. Sia il greco che il latino usano il participio presente: era in un luogo "pregante", e anche la scelta del verbo ci insegna che Gesù non è in un luogo a fare qualcosa, a dire qualche preghiera, ma a essere preghiera.

Spesso si indica un santuario, una chiesa, un eremo come "luogo di preghiera", e questo perché qualcuno è stato in quel luogo "pregante", ha dedicato cioè molte ore del suo tempo alla preghiera, e quella preghiera ha trasformato tutta la sua vita, il suo essere e il suo agire fino a renderlo un esempio per tutti, fino a essere santo (pensiamo alla Porziuncola per Francesco d'Assisi). Gesù vive quel luogo pregando e il luogo stesso diventa impregnato di preghiera. Il Figlio di Dio pregante ci svela il suo "segreto" ci dona il tesoro più grande di tutto l'universo: la relazione con Dio!  

Signore, insegnaci a pregare.
Quando un bambino (o anche un adulto) ti dice "Mi insegni?" significa che qualcosa di te lo ha colpito, dalla torta squisita che hai fatto (passami la ricetta!), a un lavoro di cucito (come hai fatto a farlo?), a una riparazione: il tuo operato è bello, è buono, ha conquistato qualcun altro, che desidera anche lui realizzarlo, ma non sa come fare e allora ti chiede di insegnarglielo. I discepoli vedono il Maestro pregante (prova a immaginare la scena): solo in un angolo, in un atteggiamento di serenità e pace, gli occhi socchiusi, tutto teso al colloquio interiore che comunemente chiamiamo preghiera. Capiscono che sta pregando, cioè è in relazione con Dio: parola, silenzio, ascolto, sguardo, ispirazioni, desideri, tutto è preghiera.

Essendo alunni desiderano avere qualche indicazione pratica da mettere in atto, una formula universale da applicare. Interessante notare che chiedono a Gesù di insegnargli a pregare, tuttavia non lo chiamano Maestro, ma Signore: il Maestro trasmette una nozione, il Signore trasmette un esempio e un'azione concreta. Normalmente ciò che manca a chi studia è la pratica, e i discepoli di Gesù chiedono che sia loro trasmessa questa esperienza concreta; infatti non dicono "insegnaci preghiere" ma "insegnaci a pregare".  

Quando pregate, dite Padre.
La risposta di Gesù al desiderio dei suoi discepoli è sintetizzabile in una sola parola: Padre. Ed è bello cogliere nella risposta del Signore non una formula, un insieme di parole, ma un atteggiamento, lo stesso atteggiamento di Gesù, che mai smette di essere Figlio di Dio. Pregare è rivolgersi al Padre, e quindi riconoscersi figli. Le parole e le formule aiutano e arricchiscono la preghiera, ma tutto è frutto di questa relazione tra il Padre e i suoi figli. Gesù pregante è il Figlio per eccellenza; ciascuna persona pregante vive questa figliolanza, e in ogni incontro orante con il Padre è come se venisse data nuovamente alla luce, in una generazione che non finirà mai.

Se facciamo attenzione, Gesù prima di consegnare un modello di preghiera (questo è il Padre Nostro), dice: "Quando pregate": quando già sei in unione profonda con il Padre, quando le tue mani stringono le sue e già vi guardate negli occhi, solo allora fai passare nel tuo cuore queste parole, come una strada che ti fa giungere in un luogo sicuro: il cuore del Padre. La tua preghiera è stare col Padre, vivere il tuo essere figlio, figlia fin nelle fibre più profonde della tua vita. La tua preghiera è ricevere tutto dalle mani grandi del Padre, e tutto ridonare a Lui.

Pensa alla preghiera di Gesù in croce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito " (Lc 23,46): anche nel dolore più profondo la relazione col Padre salva il Figlio, non dal dolore, non dalla morte, ma dalla disperazione, dal ripiegamento egoistico, tanto che muore affidando tutto se stesso al Padre.

Il Padre è la chiave di tutta la preghiera, il Padre e nessun altro. E solo il Figlio può insegnarci a pregare, cioè a essere davvero figli, coscienti di avere un Padre che ama e che dona tutto se stesso per amore.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, nostra forza e nostra speranza,
senza di te nulla esiste di valido e di santo;
effondi su di noi la tua misericordia
perché, da te sorretti e guidati,
usiamo saggiamente dei beni terreni
nella continua ricerca dei beni eterni.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta
Signore e creatore del mondo,
Cristo tuo Figlio
ci ha insegnato a chiamarti Padre:
invia su di noi lo Spirito Santo, tuo dono,
perché ogni nostra preghiera sia esaudita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Gen 18,20-32)
Non si adiri il mio Signore, se parlo

​In quei giorni, disse il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!».
Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore.
Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo».
Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque».
Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 137)
Rit: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. R.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. R.

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Se cammino in mezzo al pericolo, tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano. R.

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. R.

SECONDA LETTURA (Col 2,12-14) 
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, perdonando tutte le colpe

Fratelli, con Cristo sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce.
​
Canto al Vangelo (Rm 8,15) 
Alleluia, alleluia.
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: Abbà! Padre!
Alleluia.

VANGELO (Lc 11,1-13) 
Chiedete e vi sarà dato
​

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
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La Liturgia di Domenica 17 Luglio 2022

17/7/2022

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XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Questa è una delle pagine più conosciute del vangelo, eppure ogni volta che la incontriamo ha il potere di scombussolarci, forse a causa di tante (troppe?) interpretazioni, che rendono ostiche e incomprensibili parole tanto semplici, pur così profonde e dense.

Marta
È la padrona di casa, (non per niente Marta significa signora), è lei che ospita Gesù, e lo fa sentire a casa, in famiglia, senza nascondergli il malumore e i problemi organizzativi tra le due sorelle.

Marta era distolta per i molti servizi.  
Avere ospiti in casa arreca sempre un aumento di lavoro e di preoccupazioni: il desiderio che l'ospite stia bene, possa vivere ore e giorni sereni sotto il proprio tetto, preparare per lui un luogo accogliente e pulito, del cibo, ma non solo: è nostro ospite perché gli vogliamo bene, lo conosciamo, e proprio per questo desideriamo stare con lui, parlargli, visitare la città, vivere bei momenti con lui.

Marta ha accolto Gesù, è contenta di averlo in casa, gli vuole bene, e tutto ciò che fa lo fa più che volentieri. Tuttavia (e qui il testo greco, come sempre ci illumina), Marta è "frammentata", divisa, spezzettata. Succede anche a te, quando hai una lista di cose da fare e poco tempo per farle. Inizi ad affannarti, a correre, a pensare, poi ti dimentichi un appuntamento (riaffiorerà mezz'ora dopo l'orario stabilito), e più il tempo scorre, inesorabile, più tu vivi questa frammentazione sempre più invasiva e distruttiva. Ti senti un oggetto tra altri oggetti, un robot che deve fare delle cose nel minor tempo possibile, e mentre fai una cosa pensi alle altre mille che incombono. In tutta questa giostra vedi le altre persone che vivono serenamente, e ti chiedi come fanno: lo stress aumenta, e tu ti senti un mucchietto di polvere, che vola via al primo alito di vento. Il problema di Marta non sono le cose da fare. Il grande problema di Marta è vivere un insieme di cose, di situazioni e relazioni senza un ordine, una priorità.

Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose. 
A Marta Gesù non rimprovera il molto lavoro (di lì a poco anche Lui si siederà a tavola e gusterà il cibo delizioso preparato da Marta). Gesù constata che Marta è frammentata e glielo dice, senza mezzi termini: tu sei strattonata in tante direzioni (questo riporta il testo originale). E la chiama due volte, forse per farsi sentire, immersa com'è nel caos delle cose da fare. Quel "ti agiti" in realtà è ben più grave: "tu sei nel panico", Marta è profondamente turbata, non è la normale agitazione. Vivere frammentati, dispersi, disorientati, porta a situazioni sempre più insostenibili, che possono sfociare nella patologia. L'essenza più profonda della persona è l'unità, è l'unità che permette l'identità, la conoscenza, la relazione. Un carico di cose da fare può, se gestito male, annullare questa unità, e quindi un'intera esistenza.

Maria
Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.  
Verrebbe facile incolpare Maria della poca collaborazione: una sorella senza cuore, pigra e indolente! Abbiamo già detto però, che il problema di Marta non sono le cose da fare (le fa volentieri), ma come lei vive tutto questo. Maria ci dà subito un'immagine di pace, di serenità, di unità: non fa mille cose insieme, è tutta lì, rannicchiata ai piedi del Signore, e ascolta ciò che il Maestro le dice. Maria in realtà sta servendo anch'essa Gesù, lo ascolta, gli fa compagnia (sarebbe brutto lasciare l'ospite da solo in soggiorno mentre entrambe le sorelle spadellano in cucina). In realtà la grande differenza tra Marta e Maria è l'atteggiamento di fondo che anima ciascuna di loro, che distrugge Marta disperdendola e tutela Maria, tutta intenta ad essere presente in ciò che sta facendo.

Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta. 

Il pranzo è pronto! Eh sì, perché Gesù parla di "buona porzione" (prova a cercare ?????? su Google). Mentre Marta è spezzettata, Maria sceglie (vuole, è decisa) la porzione buona, che non è non fare nulla, a dispetto della sorella così indaffarata: la buona porzione è invece essere presente a se stessa, attenta a non farsi portare via dagli eventi. La buona porzione è anche bella (lo stesso termine greco viene usato per indicare bontà e bellezza): Maria ai piedi del Signore sceglie e quindi manifesta bontà e bellezza; è indicata a Marta come esempio da seguire. Questa buona porzione non le sarà tolta, perché è frutto del suo essere più profondo, e per nulla al mondo Maria si alzerà da quel posto, se non per seguire il Signore ed essere tutta presente dove Lui vorrà.

Marta e Maria sono le due possibilità che ogni giorno possiamo vivere: dispersione, panico, frustrazione, oppure unità, presenza, bontà, bellezza. Anche Marta, come Maria, desidera stare ai piedi di Gesù, e anche per lei è pronta una buona porzione, gustosa e nutriente, che la ristorerà da tanta fatica. Il Signore rimane l'Ospite che desidera condividere con te la bontà e la bellezza di un amore senza limiti.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Sii propizio a noi tuoi fedeli, o Signore,
e donaci in abbondanza i tesori della tua grazia,
perché, ardenti di speranza, fede e carità,
restiamo sempre vigilanti nel custodire i tuoi comandamenti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta
O Padre,
nella casa di Betania tuo Figlio Gesù
ha conosciuto il premuroso servizio di Marta
e l'adorante silenzio di Maria:
fa' che nulla anteponiamo all'ascolto della sua parola.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Gn 18,1-10)
Signore, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo

​In quei giorni, il Signore apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno.
Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure come hai detto».
Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce». All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.
Poi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda». Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 14)
Rit: Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda

Colui che cammina senza colpa,
pratica la giustizia
e dice la verità che ha nel cuore,
non sparge calunnie con la sua lingua. R.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulti al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,
ma onora chi teme il Signore. R.

Non presta il suo denaro a usura
e non accetta doni contro l’innocente.
Colui che agisce in questo modo
resterà saldo per sempre. R.

SECONDA LETTURA (Col 1,24-28) 
Il mistero nascosto da secoli, ora è manifestato ai santi

Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa.
Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi.
A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo.
​
Canto al Vangelo (Lc 8,15) 
Alleluia, alleluia.
Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono,
e producono frutto con perseveranza.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,38-42) 
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
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La Liturgia di Domenica 10 Luglio 2022

10/7/2022

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XV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?
È la domanda di tutti, nessuno escluso: cosa devo fare affinché la mia vita abbia senso? Come posso migliorare me stesso e lasciare un mondo migliore? In sintesi: cosa devo fare per non morire? Chi pone questa domanda è un dottore della legge, e Gesù gli risponde con un'altra domanda: "che cosa sta scritto nella Legge?" Gesù ti riconduce sempre a te stesso, alla tua identità. Attenzione a chi ti porta lontano da te, fuori, altrove: costui sta violando la tua dignità e la tua persona, non ha rispetto di te e della tua storia. Gesù ti incontra a casa tua, e ti dà tutti gli strumenti per ereditare, cioè avere in dono, la vita eterna.

E chi è mio prossimo?
La legge, risponde l'esperto, prescrive di amare Dio e il prossimo come se stessi. La domanda che viene posta a Gesù è lecita anche se un po' birbona; è la stessa domanda che noi poniamo quando non vogliamo grane, quando ne abbiamo a sufficienza dei nostri problemi e nutriamo l'egoismo, sempre così rigoglioso. Gesù tuttavia non si ferma e risponde raccontando un fatto di cronaca.

Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 
Un uomo (non viene specificato chi, potrebbe essere chiunque, anche te stesso o un tuo caro) è in viaggio e i briganti gli portano via tutto, lo spogliano, lo feriscono così tanto quasi da togliergli la vita. Quest'uomo vive una situazione gravissima, lontano da casa, senza risorse, nudo e in fin di vita. Non ha più nulla da sperare, e se è ancora cosciente lo sa anche lui. Chi lo ha ridotto in quello stato se ne va via, e lo lascia solo, in mezzo alla strada.

Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre.
Un sacerdote (i sacerdoti erano persone religiose che svolgevano il loro ministero nel tempio a Gerusalemme) sta percorrendo la stessa strada, vive gli stessi pericoli, la stessa fatica, gli stessi imprevisti. Vede quest'uomo così mal ridotto e non solo va oltre, ma, specifica meglio il testo greco: lo vede e passa oltre dal lato opposto. Non vuole saperne, se ne allontana quasi di corsa, non se ne cura, è totalmente insensibile e procede per la sua strada, e per mettere più spazio tra lui e il malcapitato, attraversa la strada.

Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre.
I levìti (appartenenti alla tribù di Levi), erano i custodi del tempio e collaboravano con i sacerdoti. Forse questo secondo passante non ha fatto la stessa strada ma giunge per altre vie; anche lui vede l'uomo depredato e passa oltre dal lato opposto. Sia il sacerdote che il levita non si sentono coinvolti, e se ne guardano bene dall'offrire un aiuto.

Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione.
I samaritani sono delle brutte persone, o meglio: così erano considerati dagli ebrei, perché non osservavano la legge e le tradizioni. Questo samaritano era in viaggio, aveva una meta precisa. Come il sacerdote e il levìta vede, ma ha un atteggiamento diametralmente opposto: gli passa accanto, ne ha compassione, vive cioè il suo dolore, lo fa proprio. La compassione è la chiave di tutta la parabola, chiave che salva la vita fisica di quell'uomo e libera il samaritano dal ripiegamento egoistico. Egli compie diverse azioni, che diventano una sorta di libretto di istruzioni per chiunque voglia vivere il bene:

Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all'albergatore, dicendo: "Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno". 
Si avvicina, lo tocca, si macchia del suo sangue, disinfetta le ferite col vino e le unge con l'olio, lo fascia e lo prende tra le sue braccia, lo carica sul suo cavallo, (o asino che fosse), e lo porta in un albergo. Mentre i due precedenti si allontanano dal lato opposto, il samaritano si immerge totalmente nella situazione e mette in atto un piano di salvataggio. Queste azioni, così semplici, ma così necessarie, continuano anche il giorno dopo (pensiamo a quanto tempo investe), e paga di tasca sua l'albergatore e tutte le cure necessarie. Sa bene che quei due denari non saranno sufficienti, e per questo promette di rimborsarlo al suo ritorno.

Risultato: l'uomo aggredito è portato in salvo, potrà avere tutte le cure necessarie e tornare in salute, perché qualcuno ha saputo non allontanarsi ma avvicinarsi, essere la persona giusta al momento giusto. Prossimo non è la persona che mi è vicina: prossimo sono io che non mi allontano, che accetto di essere non solo un passante, ma compagno di viaggio, amico, fratello, con tutto ciò che questa scelta di vita comporta.

«Va' e anche tu fa' così».
La conclusione di Gesù è il messaggio di tutta questa parabola: fai esattamente così, non c'è altro da aggiungere. Le azioni del samaritano sono il modello delle tue azioni. Le fasce, l'olio e il vino sono gli ingredienti da tenere sempre in tasca, pronti a intervenire là dove qualcuno ha bisogno. Ma prima ancora delle azioni: sii tu il prossimo che vorresti incontrare. Non pensare di dover compiere chissà quale grande azione: dona un sorriso, un "come stai?", un grazie: sono una cura miracolosa per chi è in un momento nero della sua vita, sono piccoli gesti che ti aiuteranno a non scappare, ma a vivere fino in fondo l'Amore, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente. (Dt 6,5).
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità
perché possano tornare sulla retta via,
concedi a tutti coloro che si professano cristiani
di respingere ciò che è contrario a questo nome
e di seguire ciò che gli è conforme.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta
Padre misericordioso,
che nel comandamento dell'amore
hai portato a compimento la legge e i profeti,
donaci un cuore capace di misericordia
affinché, a immagine del tuo Figlio,
ci prendiamo cura dei fratelli
che sono nel bisogno e nella sofferenza.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Dt 30,10-14)
Questa parola è molto vicina a te, perché tu la metta in pratica

​Mosè parlò al popolo dicendo:
«Obbedirai alla voce del Signore, tuo Dio, osservando i suoi comandi e i suoi decreti, scritti in questo libro della legge, e ti convertirai al Signore, tuo Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima.
Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te, né troppo lontano da te. Non è nel cielo, perché tu dica: “Chi salirà per noi in cielo, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Non è di là dal mare, perché tu dica: “Chi attraverserà per noi il mare, per prendercelo e farcelo udire, affinché possiamo eseguirlo?”. Anzi, questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: I precetti del Signore fanno gioire il cuore

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. R.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante R.

SECONDA LETTURA (Col 1,15-20) 
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui

Cristo Gesù è immagine del Dio invisibile,
primogenito di tutta la creazione,
perché in lui furono create tutte le cose
nei cieli e sulla terra,
quelle visibili e quelle invisibili:
Troni, Dominazioni,
Principati e Potenze.
Tutte le cose sono state create
per mezzo di lui e in vista di lui.
Egli è prima di tutte le cose
e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa.
Egli è principio,
primogenito di quelli che risorgono dai morti,
perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose.
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui
siano riconciliate tutte le cose,
avendo pacificato con il sangue della sua croce
sia le cose che stanno sulla terra,
sia quelle che stanno nei cieli.
​
Canto al Vangelo (Gv 6,63.68​) 
Alleluia, alleluia.
Le tue parole, Signore, sono spirito e vita;
tu hai parole di vita eterna.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,25-37) 
Chi è il mio prossimo?

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
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La Liturgia di Domenica 3 Luglio 2022

3/7/2022

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LUGLIO:
MESE DEDICATO AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU'

Il mese di Luglio è dedicato alla contemplazione del Preziosissimo Sangue di Cristo, mistero insondabile di Amore e di Misericordia.
Il Sangue di Cristo è la prova inconfutabile dell'amore del Padre celeste per ogni uomo, nessuno escluso.

PREGHIERA ALL'INIZIO DEL MESE
Gesù mio, accetta gli ossequi di questo Mese, in compenso di tante iniquità degli uomini; e mentre il nemico del bene cerca di allontanare il ricordo del tuo amore dalla mente dei tuoi figli, la devozione al Divin Sangue avvicini le anime al tuo Cuore.

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XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Gesù cerca persone che sappiano toccare il cuore.
Non in senso sentimentale e smielato, ma in senso pratico.

Toccare il cuore significa saperlo far battere non con le emozioni delle parole, ma con la praticità di chi opera. Un'operaio può operare senza intenzione e ciò che fa lo fa male, oppure ci può mettere passione e il suo operato sarà memorabile e profondo perché non ha agito solo per dovere, ma ha amato mentre faceva il suo dovere. È così che si presenta Gesù oggi: attraverso coloro che generosamente e amorevolmente si mettono a disposizione.

Il Signore cerca operai che facciano battere il cuore: molto spesso vediamo ministri burberi e disinteressati che anziché farci sperimentare la bellezza della fede ce ne fanno sperimentare la pesantezza, ma vediamo anche cristiani musoni, polemici, o che non credono veramente, o che non sanno chi è Gesù. Come possono questi dare una bella testimonianza della fede?

Non basta dirsi cristiani, ma bisogna vivere il cristianesimo!
Il cuore è fonte della vita, così come i granai sono fonte di vita, perché donano il frutto utile per il nutrimento e la sussistenza dell'uomo. Ma se nessuno se ne prende cura, il grano va sciupato e non potrà essere più impiegato per cibare e far vivere gli uomini.

Così i cuori: se non vengono coltivati e riempiti di Eternità, non potranno mai crescere come cuori nobili capaci di amare e di fare amare...

Gesù vuole darci la vita eterna, ma la vita è un campo che va coltivato con l'amore vivificante e con lo Spirito divinizzante.

Io come ho deciso di aiutare il Signore nella sua messe?
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Padre, che nell'umiliazione del tuo Figlio
hai risollevato l'umanità dalla sua caduta,
dona ai tuoi fedeli una gioia santa,
perché, liberati dalla schiavitù del peccato,
godano della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta
Dio di consolazione e di pace,
che chiami alla comunione con te tutti i viventi,
fa' che la Chiesa annunci la venuta del tuo regno
confidando solo nella forza del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Is 66,10-14)
Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace

​Rallegratevi con Gerusalemme,
esultate per essa tutti voi che l’amate.
Sfavillate con essa di gioia
tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati e vi sazierete
al seno delle sue consolazioni;
succhierete e vi delizierete
al petto della sua gloria.
Perché così dice il Signore:
«Ecco, io farò scorrere verso di essa,
come un fiume, la pace;
come un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e portati in braccio,
e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola un figlio,
così io vi consolerò;
a Gerusalemme sarete consolati.
Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore,
le vostre ossa saranno rigogliose come l’erba.
La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 65)
Rit: Acclamate Dio, voi tutti della terra

Acclamate Dio, voi tutti della terra,
cantate la gloria del suo nome,
dategli gloria con la lode.
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!». R.

«A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini. R.

Egli cambiò il mare in terraferma;
passarono a piedi il fiume:
per questo in lui esultiamo di gioia.
Con la sua forza domina in eterno. R.

Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio,
e narrerò quanto per me ha fatto.
Sia benedetto Dio,
che non ha respinto la mia preghiera,
non mi ha negato la sua misericordia. R.

SECONDA LETTURA (Gal 6,14-18) 
Porto le stigmate di Gesù sul mio corpo

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

Canto al Vangelo (Col 3,15.16​) 
Alleluia, alleluia.
La pace di Cristo regni nei vostri cuori;
la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza.
Alleluia.

VANGELO (Lc 10,1-12.17-20) 
La vostra pace scenderà su di lui

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

oppure: 
VANGELO - Forma breve (Lc 10,1-9) 
La vostra pace scenderà su di lui

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi quelli che vi lavorano! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi chi lavori nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
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