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01.05.14 - San Giuseppe Lavoratore - anno a - rito romano 

30/4/2014

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01.05.2014
San Giuseppe Lavoratore
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Grado della Celebrazione: Memoria facoltativa
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che nella tua provvidenza 
hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro 
al disegno della creazione, 
fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe 
siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, 
e riceviamo la ricompensa che ci prometti. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Gen 1,26-2,3)
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona

Oppure (Col 3, 14-15.17.23-24) Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini

SALMO RESPONSORIALE (Sal 89)
Rit: Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani

VANGELO (Mt 13,54-58) 
Non è costui il figlio del falegname? 

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Preghiera dei fedeli
Signore, che hai nobilitato l'opera delle mani dell'uomo facendoti tu stesso lavoratore, fà che non diventiamo mai schiavi del lavoro e del guadagno, ma ce ne serviamo come mezzo di liberazione a gloria del tuo nome. Preghiamo

Commento
La reazione della gente di Nazaret a proposito della sapienza di Gesù fa pensare al capitolo del Siracide, che contrappone il lavoro manuale e la legge. La gente del popolo (operai, contadini) dice il Siracide, mette tutta la sua attenzione nelle cose materiali; lo scriba invece ha pensieri profondi, cerca le cose importanti e può essere consultato per il buon andamento della città. 
La gente di Nazaret si domanda: "Da dove mai viene a costui questa sapienza? Non è il figlio del carpentiere?", che non ha studiato e non può avere cultura? 
È chiaro: la sapienza di Gesù è sapienza divina ed egli ha insistito varie volte sul mistero di Dio che viene rivelato ai piccoli, ai semplici e nascosto ai sapienti ed ha criticato gli scribi "che dicono e non fanno". 
D'altra parte il Vangelo insiste anche sulla parola: è necessario accogliere la parola di Dio E soltanto se ispirato alla parola di Dio il lavoro vale. "Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre". 
"Tutto quello che fate", siano lavori materiali, siano discorsi. Il Vangelo inculca il servizio sincero, umile, la disponibilità nella carità, per essere uniti a Gesù, figlio del carpentiere, che ha dichiarato di essere venuto a servire. 
La vera dignità consiste nel servizio dei fratelli, secondo le proprie capacità, in unione con Gesù, Figlio di Dio. 
Verifichiamo la nostra scala di valori, per renderla sempre più aderente ai pensieri di Dio. 
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30.4.14 - Mercoledì della II settimana di Pasqua - anno a - rito romano

29/4/2014

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30.4.2014
Mercoledì della II settimana di Pasqua
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Padre, che nella Pasqua del tuo Figlio 
hai ristabilito l’uomo nella dignità perduta 
e gli hai dato la speranza della risurrezione, 
fa’ che accogliamo e viviamo nell’amore 
il mistero celebrato ogni anno nella fede. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 5,17-26)
Ecco, gli uomini che avete messo in carcere si trovano nel tempio a insegnare al popolo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 33)
Rit: Il povero grida e il Signore lo ascolta.

VANGELO (Gv 3,16-21) 
Dio ha mandato il Figlio nel mondo, perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Commento
Il Dio di cui parla il nostro testo di oggi non ha niente di comune con gli antichi dei. Dio ha effettivamente amato il mondo. E non solamente il mondo ebraico, ma tutto il mondo. In san Giovanni, il concetto di “mondo” ingloba l’insieme delle creature. L’amore di Dio si è quindi giustamente rivolto verso coloro che non appaiono in nulla come membri della sua comunità. Tra di loro, ci sono anche quegli uomini che resistono al bene. È il mondo nella sua completa secolarizzazione, tale quale lo si può osservare oggi. Ed è certo anche il mondo del tempo di Gesù, con le sue implicazioni morali, politiche e religiose, un mondo che allontana Gesù dalla sua sfera di influenza, perché non sopporta che Dio si impicci dei suoi affari. San Giovanni dice che Dio ha amato molto tutti coloro che facevano il male. Dio non si limita quindi a rendere migliori coloro che sono già buoni. Dio non prende le distanze nei confronti del male. Non osserva dall’alto tutte le cose così poco appetitose che sono nel mondo. Dio si identifica assolutamente con il mondo cattivo! 
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 29.4.14 - SANTA CATERINA DA SIENA - anno a - rito romano

28/4/2014

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29.4.2014 - 
SANTA CATERINA DA SIENA
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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che in santa Caterina da Siena, 
ardente del tuo spirito di amore, 
hai unito la contemplazione di Cristo crocifisso 
e il servizio della Chiesa, 
per sua intercessione concedi a noi tuoi fedeli, 
partecipi del mistero di Cristo, 
di esultare nella rivelazione della sua gloria. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Gv 1,5-2,2)
Il sangue di Gesù ci purifica da ogni peccato.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 102)
Rit: Benedici il Signore, anima mia.

VANGELO (Mt 11,25-30) 
Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse: 
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Preghiera dei fedeli
- Per la nostra nazione, perchè vi siano incrementate le libertà fondamentali dell'uomo e la ricerca della giustizia e della pace. Preghiamo: 

Commento
Non è nostra intenzione indugiare nel porre in rilievo come nella vita e nell’attività esterna di Caterina le beatitudini evangeliche abbiano avuto un modello di superlativa verità e bellezza. Tutti voi, del resto, ricordate quanto sia stata libera nello spirito da ogni terrena cupidigia; quanto abbia amato la verginità consacrata al celeste sposo, Cristo Gesù; quanto sia stata affamata di giustizia e colma di viscere di misericordia nel cercare di riportare la pace in seno alle famiglie e alle città, dilaniate da rivalità e da odi atroci; quanto si sia prodigata per riconciliare la repubblica di Firenze con il Sommo Pontefice Gregorio IX, fino ad esporre alla vendetta dei ribelli la propria vita. 
[...] Caterina da Siena offre nei suoi scritti uno dei più fulgidi modelli di quei carismi di esortazione, di parola di sapienza e di parola di scienza, che san Paolo mostrò operanti in alcuni fedeli presso le primitive comunità cristiane. [...] Ed invero, quanti raggi di sovrumana sapienza, quanti urgenti richiami all’imitazione di Cristo in tutti i misteri della sua vita e della sua Passione, quanti efficaci ammaestramenti per la pratica delle virtù, proprie dei vari stati di vita, sono sparsi nelle opere della Santa! Le sue Lettere sono come altrettante scintille di un fuoco misterioso, acceso nel suo cuore ardente dall’Amore Infinito, ch’è lo Spirito Santo. [...] Caterina fu la mistica del Verbo Incarnato, e soprattutto di Cristo crocifisso; essa fu l’esaltatrice della virtù redentiva del Sangue adorabile del Figliolo di Dio, effuso sul legno della croce con larghezza di amore per la salvezza di tutte le umane generazioni. Questo Sangue del Salvatore, la Santa lo vede fluire continuamente nel Sacrificio della Messa e nei Sacramenti, grazie al ministero dei sacri ministri, a purificazione e abbellimento dell’intero Corpo mistico di Cristo. Caterina perciò potremmo dirla la “mistica del Corpo mistico” di Cristo, cioè della Chiesa. 
D’altra parte la Chiesa è per lei autentica madre, a cui è doveroso sottomettersi, prestare riverenza ed assistenza. Quale non fu perciò l’ossequio e l’amore appassionato che la Santa nutrì per il Romano Pontefice! Ella contempla in lui “il dolce Cristo in terra”, a cui si deve filiale affetto e obbedienza. 
[...] Il messaggio di una fede purissima, di un amore ardente, di una dedizione umile e generosa alla Chiesa cattolica, quale Corpo mistico e Sposa del Redentore divino: questo è il messaggio tipico di santa Caterina. 
PAOLO VI, 4 ottobre 1970 
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28.4.14 - Lunedì della II settimana di Pasqua - anno a - rito romano

27/4/2014

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28.4.2014
Lunedì della II settimana di Pasqua
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
Dio onnipotente ed eterno, 
che ci dai il privilegio di chiamarti Padre, 
fa’ crescere in noi lo spirito di figli adottivi, 
perché possiamo entrare 
nell’eredità che ci hai promesso. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 4,23-31)
Terminata la preghiera, tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 2)
Rit: Beato chi si rifugia in te, Signore.
VANGELO (Gv 3,1-8) 
Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».

Commento
Nicodemo, uno dei notabili ebrei, si reca una notte da Gesù; vuole parlare con lui della salvezza. Bisogna quindi supporre che Gesù abbia anche dei simpatizzanti tra i farisei. In fondo, qualsiasi uomo è toccato dalla questione della salvezza; tutti si pongono delle domande sul senso ultimo della vita. Gesù va oltre la domanda fatta; l’offerta di Dio è posta a tutt’altro livello della sola aspirazione umana, che resta in definitiva nel campo dell’effimero e del terrestre. La salvezza dell’uomo riguarda la sua partecipazione alla vita del mondo che verrà. Bisogna per questo nascere “di nuovo”. 
Chiaramente, il notabile ebreo conosce anche religioni non ebree, dove si può spesso riscontrare un’idea di rinascita. In altri scritti del Nuovo Testamento, si qualifica chiaramente come rinascita il battesimo cristiano (per esempio nella lettera a Tito o nella prima lettera di Pietro). Gesù mette in rilievo che questa nascita non è più nell’ambito delle possibilità umane: nascere “di nuovo”, è nascere “dall’acqua e dallo Spirito”. Lo Spirito è il dono che il Signore resuscitato fa alla sua comunità. 
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27.04.14 - ii domenica di pasqua - anno a - rito romano

26/4/2014

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NAZARETH IN FESTA del 27.4.2014 - ANNO A - RITO ROMANO
- II DOMENICA DI PASQUA (DOMENICA IN ALBIS) 
- DOMENICA DELLA DIVINA MISERICORDIA
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''LA DIVINA MISERICORDIA''
DALL'OMELIA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO Il°: UN CAPOLAVORO E UN PUNTO DI RIFERIMENTO OMILETICO

1. «Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia» (Sal 118, 1). Così canta la Chiesa nell'Ottava di Pasqua, quasi raccogliendo, dalle labbra di Cristo queste parole del Salmo; dalle labbra di Cristo risorto, che nel Cenacolo porta il grande annuncio della misericordia divina e ne affida agli apostoli il ministero: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi... Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20, 21-23).

Prima di pronunciare queste parole, Gesù mostra le mani e il costato. Addita cioè le ferite della Passione, soprattutto la ferita del cuore, sorgente da cui scaturisce la grande onda di misericordia che si riversa sull'umanità. Da quel cuore suor Faustina Kowalska, la beata che d'ora in poi chiameremo San­ta, vedrà partire due fasci di luce che illuminano il mondo: «I due raggi - le spiegò un giorno Gesù stesso - rappresentano il sangue e l'acqua» (Diario, Libreria Editrice Vaticana, p. 132).

2. Sangue ed acqua! Il pensiero corre alla testimonianza dell'evangelista Giovanni che, quando un soldato sul Calvario colpì con la lancia il costato di Cristo, vide uscirne «sangue ed acqua» (cfr. Gv 19, 34). E se il sangue evoca il sacrificio della croce e il dono eucaristico, l'acqua, nella simbologia giovannea, ricorda non solo il battesimo, ma anche il dono dello Spirito Santo (cfr. Gv 3, 5; 4, 14; 7, 37-39).

Attraverso il cuore di Cristo crocifisso la misericordia divina raggiunge gli uomini: «Figlia mia, dì che sono l'Amore e la Misericordia in persona», chiederà Gesù a Suor Faustina (Diario, 374). Questa misericordia Cristo effonde sull'umanità mediante l'invio dello Spirito che, nella Trinità, è la Persona - Amore. E non è forse la misericordia un «secondo nome» dell'amore (cfr. Dives ín niíserícordía, 7), colto nel suo aspetto più profondo e tenero, nella sua attitudine a farsi carico di ogni bisogno, soprattutto nella sua immensa capacità di perdono?

È davvero grande oggi la mia gioia, nel proporre a tutta la Chiesa, quasi dono di Dio per il nostro tempo, la vita e la testimonianza di Suor Faustína Kowalska. Dalla divina Provvi­denza la vita di questa umile figlia della Polonia è stata comple­tamente legata alla storia del ventesimo secolo, il secolo che ci siamo appena lasciati alle spalle. È, infatti, tra la prima e la seconda guerra mondiale che Cristo le ha affidato il suo mes­saggio di misericordia. Coloro che ricordano, che furono testi­moni e partecipi degli eventi di quegli anni e delle orribili sofferenze che ne derivarono per milioni di uomini, sanno bene quanto il messaggio della misericordia fosse necessario.

Disse Gesù a Suor Faustina: «L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla divina misericordia» (Diario, p. 132). Attraverso l'opera della religiosa polacca, que­sto messaggio si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo millennio. Non è un messaggio nuovo, ma si può ritenere un dono di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensa­mente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo.

3. Che cosa ci porteranno gli anni che sono davanti a noi? Come sarà l'avvenire dell'uomo sulla terra? A noi non è dato di saperlo. È certo tuttavia che accanto a nuovi progressi non mancheranno, purtroppo, esperienze dolorose. Ma la luce del­la divina misericordia, che il Signore ha voluto quasi riconse­gnare al mondo attraverso il carisma di suor Faustina, illumi­nerà il cammino degli uomini del terzo millennio.

Come gli Apostoli un tempo, è necessario però che anche l'umanità di oggi accolga nel cenacolo della storia Cristo risor­to, che mostra le ferite della sua crocifissione e ripete: Pace a voi!

Occorre che l'umanità si lasci raggiungere e pervadere dallo Spirito che Cristo risorto le dona. È lo Spirito che risana le ferite del cuore, abbatte le barriere che ci distaccano da Dio e ci dividono tra di noi, restituisce insieme la gioia dell'amore del Padre e quella dell'unità fraterna.

4. È importante allora che raccogliamo per intero il mes­saggio che ci viene dalla parola di Dio in questa seconda Domenica di Pasqua, che d'ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di «Domenica della Divina Misericordia». Nelle diverse letture la liturgia sembra disegnare il cammino della misericordia che, mentre ricostruisce il rapporto di ciascuno con Dio, suscita anche tra gli uomini nuovi rapporti di fraterna solidarietà. Cristo ci ha insegnato che «l'uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio, ma è pure chiama­to a «usar misericordia» verso gli altri: beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7) (Dives in misericordia, 14). Egli ci ha poi indicato le molteplici vie della misericordia, che non perdona soltanto i peccati, ma viene anche incontro a tutte le necessità degli uomini. Gesù si è chinato su ogni miseria umana, materiale e spirituale.

Il suo messaggio di misericordia continua a raggiungerci attraverso il gesto delle sue mani tese verso l'uomo che soffre. È così che lo ha visto e lo ha annunciato agli uomini di tutti i continenti suor Faustina, che nascosta nel suo convento di Lagiewniki, in Cracovia, ha fatto della sua esistenza un canto alla misericordia: Misericordias Domini in aeternum cantabo.

5. La canonizzazione di Suor Faustina ha un'eloquenza particolare: mediante questo atto intendo oggi trasmettere questo messaggio al nuovo millennio. Lo trasmetto a tutti gli uomini perché imparino a conoscere sempre meglio al vero volto di Dio e al vero volto dei fratelli. Amore di Dio e amore dei fratelli sono infatti indissociabili, come ci ha ricordato la prima Lettera di Giovanni: «Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti» (5, 2). L'Aposto­lo qui ci richiama alla verità dell'amore, additandocene nell'os­servanza dei comandamenti la misura ed il criterio.

Non è facile, infatti, amare di un amore profondo, fatto di autentico dono di sé. Questo amore si apprende solo alla scuola di Dio, al calore della sua carità. Fissando lo sguardo su di Lui, sintonizzandoci col suo cuore di Padre, diventiamo capaci di guardare ai fratelli con occhi nuovi, in atteggiamento di gratui­tà e di condivisione, di generosità e di perdono. Tutto questo è míserícordía.

Nella misura in cui l'umanità saprà apprendere il segreto di questo sguardo misericordioso, si rivela prospettiva realizzabile il quadro ideale proposto nella prima lettura: «La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune» (At 4, 32). Qui la misericordia del cuore è divenuta anche stile di rap­porti, progetto di comunità, condivisione di beni. Qui sono fiorite le «opere della misericordia», spirituali e corporali. Qui la misericordia è divenuta concreto farsi «prossimo» verso i fratelli più indigenti.

6. Suor Faustina ha lasciato scritto nel suo Diario: «Provo un dolore tremendo quando osservo le sofferenze del prossimo. Tutti i dolori del prossimo si ripercuotono nel mio cuore; porto nel mio cuore le loro angosce, in modo tale che mi annientano anche fisicamente. Desidererei che tutti i dolori ricadessero su di me, per portare sollievo al prossimo» (Díarío, p. 365). Ecco a quale punto di condivisione conduce l'amore quando è misurato sull'amore di Dio!

È a questo amore che l'umanità di oggi deve ispirarsi per affrontare la crisi di senso, le sfide dei più diversi bisogni, soprattutto l'esigenza di salvaguardare la dignità di ciascuna persona umana. Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l'accesso alla sua intimità.

7. Questo messaggio consolante si rivolge soprattutto a chi, afflitto da una prova particolarmente dura o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha smarrito ogni fiducia nella vita ed è tentato di cedere alla disperazione. A lui si presenta il volto dolce di Cristo, su di lui arrivano quei raggi che partono dal suo cuore e illuminano, riscaldano, indicano il cammino e infondono speranza. Quante anime ha già consolato l'invoca­zione «Gesù, confido in Te!» che la Provvidenza ha suggerito attraverso Suor Faustina! Questo semplice atto di abbandono a Gesù squarcia le nubi più dense e fa passare un raggio di luce nella vita di ciascuno.

8. Misericordias Domini in aeternum cantabo (Sal 88[89], 2). Alla voce di Maria Santissima, la «Madre della misericordia», alla voce di questa nuova Santa, che nella Gerusalemme celeste canta la misericordia insieme con tutti gli amici di Dio, uniamo anche noi, Chiesa pellegrinante, la nostra voce.

E tu, Faustina, dono di Dio al nostro tempo, dono di Polonia a tutta la Chiesa, ottienici di percepire la profondità della divina misericordia, aiutaci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli. Il tuo messaggio di luce e di speranza si diffonda in tutto il mondo, spinga alla conversione i peccato­ri, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità. Noi oggi, fissando lo sguardo con Te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: Gesù, confido in Te!
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26.4.14 - Sabato fra l'Ottava di Pasqua - anno a - rito romano

25/4/2014

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26.4.2014
Sabato fra l'Ottava di Pasqua
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Padre, che nella tua immensa bontà 
estendi a tutti i popoli il dono della fede, 
guarda i tuoi figli di elezione, 
perché coloro che sono rinati nel Battesimo 
ricevano la veste candida della vita immortale. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 4,13-21)
Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato.ù

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)
Rit: Ti rendo grazie, Signore, perché mi hai risposto.

SEQUENZA
[Facoltativa] 

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO (Mc 16,9-15) 
Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo. 

+ Dal Vangelo secondo Marco
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».

Commento
Il Vangelo di san Marco termina con una catechesi sulla fiducia che meritano gli undici apostoli, la cui testimonianza è il fondamento della fede della Chiesa: Gesù stesso li ha chiamati per andare dalla Galilea a Gerusalemme. 
Dopo il Venerdì santo, delusi e senza speranza, restano in città. Maria di Magdala che - secondo questo racconto, che fa fede - è stata la prima alla quale il Signore è apparso, spiega loro di che cosa l’ha incaricata il Cristo risuscitato. I due discepoli che il Signore accompagna lungo il cammino verso Emmaus rientrano a Gerusalemme. Tuttavia, essi non li ascoltano, né credono loro. Né la testimonianza della donna, né quella dei due discepoli fa uscire gli apostoli dalla loro afflizione e dai loro lamenti. 
È soltanto quando Gesù stesso è vicino a loro e rimprovera loro la mancanza di fiducia nella parola dei suoi testimoni, che i loro cuori e i loro occhi si aprono. 
Vedendolo, capiscono che il vangelo di Dio che Gesù aveva predicato, e che diventa la loro missione, ha un avvenire senza fine. Capiscono che la loro missione comprende “il mondo intero” e “la creazione intera”, tutta la comunità dei viventi. 
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 25.4.14 - Venerdì fra l'Ottava di Pasqua - ANNO A - RITO ROMANO --- SAN MARCO EVANGELISTA

24/4/2014

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25.4.2014
Venerdì fra l'Ottava di Pasqua
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
Dio onnipotente ed eterno, 
che nella Pasqua del tuo Figlio 
hai offerto agli uomini 
il patto della riconciliazione e della pace, 
donaci di testimoniare nella vita 
il mistero che celebriamo nella fede. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 4,1-12)
In nessun altro c’è salvezza.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)
Rit: La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

SEQUENZA
[Facoltativa] 

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO (Gv 21,1-14) 
Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Commento
Il Vangelo di san Giovanni termina con la descrizione di un incontro ricco di simboli: Pietro e altri sei discepoli sono sulle rive del lago di Tiberiade. Là dove si trovavano prima che Gesù li chiamasse per seguirlo e diventare pescatori di uomini. Pietro decide: “Io vado a pescare” - ma senza pensare agli uomini. Gli altri si uniscono a lui. 
Nella notte - propizia ai pescatori - vanno sul lago. La mattina, rientrano con le reti vuote. E, sulla riva, qualcuno domanda loro un po’ di pesce. 
Ma non hanno pescato nulla, niente per loro stessi, niente che possano dividere. Fidandosi di una sua parola - che non hanno riconosciuto - gettano le loro reti e pescano molti pesci (anche se il mattino non è il momento migliore per la pesca). Allora il cuore del discepolo che Gesù amava si apre. “È il Signore!”, esclama. In modo conforme alla sua posizione nella comunità, Giovanni è il primo a riconoscere Gesù; e Pietro è il primo a raggiungerlo. Gli altri seguono con la barca e le reti, piene di centocinquantatrè grossi pesci, una quantità inaudita. 
L’incontro sulla riva è colmo di una strana paura. Nessuno osa domandare: “Chi sei?”. Essi lo sanno, ma tuttavia provano un’impressione di estraneità e di cambiamento. Questa volta, Gesù non mangia. Prende il pane e i pesci. Li dà a loro ed essi li prendono dalle sue mani: il pane e la vita. 
Immagine
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25.4.2014
San Marco Evangelista
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Grado della Celebrazione: Festa
Colore liturgico: Bianco


Colletta
O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione apostolica, fa' che alla scuola del Vangelo, impariamo anche noi a seguire fedelmente il Cristo Signore. Egli è Dio...


Prima Lettura  1 Pt 5, 5-14
Vi saluta Marco, figlio mio.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 88 
Canterò in eterno l’amore del Signore.

Vangelo Mc 16, 15-20
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

+ Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. 
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Commento
L’evangelista Marco, o Giovanni-Marco (Atti 12,12.25; 15,37) apparteneva ad una famiglia ellenizzata di Gerusalemme, che mise la sua casa a disposizione dei primi cristiani (Atti 12,12-16). E’ possibile che questa casa fosse aperta a Cristo e ai suoi apostoli e che si sia svolta in tale ambiente l’ultima Cena. Marco accompagnò Paolo nel suo primo viaggio missionario (Atti 12,25; 13,5), ma pare che non abbia partecipato all’entusiasmo dell’Apostolo; rientrò da solo a Gerusalemme (Atti13,13); a suo riguardo ci fu una viva discussione fra Paolo e Barnaba in occasione della organizzazione del secondo viaggio apostolico di Paolo (Atti 15,39-40). Seguì poi Pietro a Roma e si mise ai suo servizio durante la prigionia dei capo degli apostoli (Col 4,10), e infine si pose di nuovo a disposizione di Paolo durante la prigionia di quest’ultimo (2 Tim 4,11). Marco ci presenta Gesù, scoperto attraverso l’esperienza stessa dei suoi discepoli e apostoli. Una domanda ricorre per presentare ancor oggi Gesù al mondo: «Chi è costui?». 

E’ un vangelo concepito in una visuale tutta speciale: quella del contrasto doloroso tra il Cristo rivestito delle prerogative di guarigione (1,31), di perdono (2,10) e di vittoria sui demoni (1,24-27; 1,34; 3,11.23; 5,7), e gli uomini che si beffano di lui (5,40; 6,2; 15,29-32) e vogliono la sua rovina (3,6; 12,13; 14,1). Quando si presenta l’occasione, Marco non esita a mostrare questa stessa opposizione all’interno dei gruppo dei discepoli (4,13) e della famiglia di Cristo (3,20-35). Egli spiega questo «scandaloso» contrasto con lo stesso mistero pasquale (Mc 16), facendo inoltre vedere che in esso si compie una profonda legge del piano di Dio (8,31; 9,31; 10,33) che si ritrova in tutta la vocazione cristiana (8,34; 9,35; 10,24-39; 13,9-13). Vangelo dei Messia umiliato e osteggiato, sofferente e crocifisso, conduce alla professione di fede del centurione: «Costui era veramente il Figlio di Dio ».
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24.4.14 - Giovedì fra l'Ottava di Pasqua - anno a -  rito romano

23/4/2014

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24.4.2014
Giovedì fra l'Ottava di Pasqua
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Padre, che da ogni parte della terra 
hai riunito i popoli per lodare il tuo nome, 
concedi che tutti i tuoi figli, 
nati a nuova vita nelle acque del Battesimo 
e animati dall’unica fede, 
esprimano nelle opere l’unico amore. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 3,11-26)
Avete ucciso l’autore della vita, ma Dio l’ha risuscitato dai morti.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 8)
Rit: O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!

SEQUENZA
[Facoltativa] 

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO (Lc 24,35-48) 
Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno. 

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Commento
Gli uomini e le donne che hanno conosciuto Gesù testimoniano la sua risurrezione. Dicono che è venuto vivo verso di loro, che si è offerto ai loro occhi. 
Siccome la risurrezione oltrepassa tutti i limiti dell’esperienza terrena, non esistono termini né frasi fatte per ritrasmettere la realtà che tocca queste persone. I discepoli di Gesù cercano delle parole e delle immagini (già pensando alle domande che verranno poste) per esprimere l’inesprimibile. 
Succede la stessa cosa per l’ultimo incontro pasquale con il quale termina il Vangelo secondo san Luca. 
L’apparizione di Gesù agli apostoli è strana e tuttavia familiare. Dice loro: “Pace a voi!”. Ma essi sono colti dalla paura e pensano - come tanti tra coloro che hanno bisogno di una spiegazione - che si tratti di uno “spirito”. Allora, egli fa toccare loro il suo corpo, e mangia davanti ai loro occhi. 
Perché, siccome la fede nella morte e nella risurrezione di Gesù è il fondamento di tutta la predicazione, questa non tollera alcun dubbio. 
Gerusalemme, città della morte e della risurrezione, diventa la città dove gli apostoli ricevono lo Spirito promesso e, con lui, la onnipotenza, che fa di loro dei testimoni per tutti i popoli della terra. 
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23.4.14 - Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua - ANNO A - RITO ROMANO

22/4/2014

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23.4.2014
Mercoledì fra l'Ottava di Pasqua
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che nella liturgia pasquale 
ci dai la gioia di rivivere ogni anno 
la risurrezione del Signore, 
fa’ che l’esultanza di questi giorni 
raggiunga la sua pienezza nella Pasqua del cielo. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 3,1-10)
Quello che ho te lo do: nel nome di Gesù, àlzati e cammina!
SALMO RESPONSORIALE (Sal 104)
Rit: Gioisca il cuore di chi cerca il Signore.

SEQUENZA
[Facoltativa] 

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO (Lc 24,13-35) 
Riconobbero Gesù nello spezzare il pane. 

+ Dal Vangelo secondo Luca
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto.
Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».
Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui.
Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».
Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.

Commento
Gi evangelisti ci consegnano, condensata in un racconto, l’esperienza pasquale che porta una risposta sempre nuova a coloro che si interrogano. 
San Luca racconta dei due discepoli in cammino il giorno di Pasqua: lontano da Gerusalemme e dalla comunità degli altri. Essi vogliono lasciare dietro di sé il passato che li lega a Gesù, ma non possono impedirsi di parlare senza sosta del peso che hanno sul cuore: Gesù è stato condannato, è morto sulla croce... non può essere lui il Salvatore promesso. Tutti e due, immersi in se stessi, non riconoscono colui che li accompagna sul loro cammino di desolazione. La fede nella potenza di Dio non basta loro per superare la morte. Ed è per questo che non capiscono cosa egli vuole dire quando fa allusione a Mosè e ai profeti. 
È a sera, nell’ora della cena, mentre egli loda il Signore spezzando e dividendo il pane, che i loro occhi e i loro cuori si aprono. Anche se non vedono più Gesù, sono sicuri che è rimasto là, vivo; che lo si può incontrare attraverso la parola, e le cene. Con questa certezza, fanno marcia indietro per ritornare a Gerusalemme, nella comunità dei discepoli. È qui che si riuniscono e discutono gli avvenimenti di Pasqua, sui quali si basano i principi della fede. “È risuscitato e apparso a Simone” (il primo degli apostoli): ecco una delle frasi nelle quali si inserisce l’incontro pasquale dei due discepoli di Emmaus. 
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22.4.14 - Martedì fra l'Ottava di Pasqua - ANNO A - RITO ROMANO

21/4/2014

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22.4.2014
Martedì fra l'Ottava di Pasqua
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Bianco

Colletta
O Dio, che nei sacramenti pasquali 
hai dato al tuo popolo la salvezza, 
effondi su di noi l’abbondanza dei tuoi doni, 
perché raggiungiamo il bene della perfetta libertà 
e abbiamo in cielo quella gioia 
che ora pregustiamo sulla terra. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 2,36-41)
Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Dell’amore del Signore è piena la terra.
SEQUENZA
[Facoltativa] 

Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO (Gv 20,11-18) 
Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose. 

+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Commento
Il quarto evangelista racconta a modo suo l’esperienza pasquale di Maria di Magdala, che ha vissuto con i discepoli il dolore della separazione e dell’esclusione quando Gesù si è ritrovato solo con le sue sofferenze e con la morte. La sera del venerdì santo, le autorità restituiscono il suo corpo morto. Giuseppe di Arimatea e Nicodemo lo portano alla tomba. 
Se la sua tomba e il suo corpo dovessero essere tutto quello che resta ai discepoli, potrebbero diventare il pegno del ricordo, il luogo della commemorazione e il centro di una comunità legata a una reliquia. 
E Maria è in lacrime vicino alla tomba. Non sente nulla dell’esultanza pasquale, né della risurrezione. Gli angeli seduti, uno al posto della testa e l’altro al posto dei piedi di Gesù, li nota appena. Essa non vede che lo spazio vuoto tra i messaggeri di Dio: “Hanno portato via il mio Signore...”, ecco la sua pena. Vuole sapere dove lo hanno messo, assicurarsene, tenerlo e restare vicino a lui... Questo futuro che lei si è immaginata distrugge Maria nel momento di lasciare la tomba. 
È in questo momento che i suoi occhi si aprono. Che sente il timbro di quella voce familiare: che lo riconosce vivo. Egli non le parla del loro passato comune, ma del suo avvenire, che sarà anche l’avvenire dei discepoli che hanno fede. Le dice che va verso Dio, suo Padre, che è anche nostro Dio e nostro Padre. 
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