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01.09.2014 - Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - Rito Romano

31/8/2014

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01.09.2014 - Lunedì della XXII settimana del Tempo Ordinario 
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
O Dio, nostro Padre, 
unica fonte di ogni dono perfetto, 
suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, 
perché si sviluppi in noi il germe del bene 
e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 2,1-5)
Vi annunciai Cristo crocifisso

SALMO RESPONSORIALE (Sal 118)
Rit: Quanto amo la tua legge, Signore!

VANGELO (Lc 4,16-30) 
Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio… Nessun profeta è bene accetto nella sua patria 

+ Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Preghiera dei fedeli
Perché il Signore invii sempre nelle nostre comunità uomini ricchi del suo Spirito, per alimentare la nostra speranza nella salvezza. Preghiamo:

Commento
“Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. Gesù si presenta. Egli è l’inviato, il Messia, colui sul quale è lo Spirito, colui che viene per liberare l’uomo. Non è più soltanto il figlio di Giuseppe. Non è un medico o un consolatore qualsiasi. Egli è il Cristo, l’Unto di Dio. È lui il Messia promesso e annunciato. La salvezza è giunta. E, quando Dio si rivela, l’uomo, ogni uomo assume una nuova dimensione. 
“Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi”. L’accoglienza del consacrato dallo Spirito Santo fa sì che l’uomo che accoglie la parola prenda parte a questa consacrazione. La rivelazione di Gesù nel suo ruolo di Messia e di Salvatore è la rivelazione dell’uomo giustificato dallo Spirito. 
L’uomo che accoglie la parola, che crede, diventa, in lui, a sua volta, ciò che egli è. Sì, oggi si è compiuta questa parola della Scrittura che voi avete ascoltato, può compirsi se credete che Gesù di Nazaret è colui che è stato inviato da Dio.
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31.08.14 - XXII DOMNICA del TEMPO ORDINARIO - Anno A - Rito Romano

30/8/2014

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CHI PERDERA' LA PROPRIA VITA PER CAUSA MIA, LA TROVERA'
di Padre Mariano Pellegrini

Dopo la confessione solenne che san Pietro fece della divinità di Gesù Cristo sarebbe sembrato logico che quella grande verità fosse stata divulgata in mezzo al popolo; invece il Redentore comandò ai suoi discepoli di non dire a nessuno che Egli era il Cristo. Il dirlo avrebbe attratto su di essi l'ira degli scribi e dei farisei, la quale, cogliendoli ancora impreparati, li avrebbe travolti. D'altra parte essi in quel momento avrebbero travisato la verità, aspettando, come tutti gli Ebrei, il regno trionfante del Messia ed avrebbero potuto provocare un movimento politico nel popolo per far proclamare re temporale il Redentore. Gesù Cristo volle prepararli a concezioni diametralmente opposte a quelle che essi avevano su di Lui, e cominciò a parlare loro della sua Passione e della sua futura risurrezione. Gli apostoli non badarono tanto all'annunzio della risurrezione, e si sgomentarono della profezia delle lotte e delle pene.

San Pietro, proprio come capo allora allora proclamato, credette di intervenire con autorità e, preso in disparte Gesù, cominciò a rimproverarlo del discorso fatto, e ad annunziargli con una presuntuosa sicurezza che ciò che Egli aveva detto non doveva avverarsi di Lui e non si sarebbe avverato.

Era lo stesso che volere sconvolgere i piani della provvidenza, era lo stesso che voler impedire la redenzione: quelle parole erano una tentazione. Satana indusse Pietro a pronunziarle quasi per vendicarsi della confessione solenne che aveva fatta della divinità del Redentore, e per questo Gesù lo chiamò satana e lo scacciò lontano da sé.

Il suo amore fu immenso nell'annunziare la sua Passione, poiché gli tardava il momento di dare la vita per noi, e le parole inconsiderate di san Pietro gli ferirono il Cuore acceso d'infinita carità.

Non c'era da illudersi con aspirazioni terrene, non c'era d'aspettare un trionfo politico; Egli doveva e voleva immolarsi, e chi avrebbe voluto seguirlo doveva andargli appresso caricato di croce, dopo aver rinnegato se stesso, la propria volontà e le proprie aspirazioni. Non c'era altra via di salvezza e chi avesse voluto salvare la propria vita, cioè conservare le sue false gioie e le sue illusioni, avrebbe perduto la vera, la nuova vita che Egli veniva a dare alle anime. Egli non veniva a restaurare un regno terreno né valori materiali, ma veniva a restaurare il regno dello spirito e i valori soprannaturali. Che cosa, infatti, avrebbe portato di bene all'anima una restaurazione temporale? Anche se avesse portato la prosperità che cosa sarebbe stata questa piccola prosperità di fronte ai supremi ed eterni interessi dell'anima?

La vita passa e viene il giorno nel quale si deve rendere conto di tutto al Giudice eterno; allora nulla varranno onori, ricchezze e piaceri, poiché nulla può darsi in cambio dell'anima.

Nel giorno del giudizio Gesù Cristo verrà nella gloria del Padre suo, cioè nel fulgore della sua divinità, e renderà a ciascuno quello che avrà meritato; il merito non potrà computarsi con la misura che ha il mondo; tutto quello che fa grandi sulla terra sarà nullità in quel giorno, e perciò torna conto di rinnegare se stessi, prendere la croce e camminare in compagnia del Re divino verso l'eterna vita.

Queste parole avrebbero potuto scoraggiare gli apostoli, e forse già si affacciava nel loro cuore una nascosta delusione. Avevano sospirato al regno glorioso del Messia, e sentivano parlare di abnegazione, di croce, avevano sperato una immediata proclamazione del Re, trionfatore dei nemici d'Israele, e sentivano parlare di dover perdere tutto per poter guadagnare un regno invisibile; il loro cuore stava per naufragare nel dubbio e perciò Gesù li confortò annunziando vicino il suo regno, e dicendo che alcuni di quelli che erano presenti avrebbero visto la sua venuta prima di morire.

Venuta di Dio nelle Scritture significa giudizio di Dio e manifestazione della sua potenza (cf Is 3,14; 30,27; 66,15-18; Ab 3,3ss); Gesù, avendo parlato della croce e avendo accennato al giudizio, suprema manifestazione della sua potenza, predice una prima manifestazione di questo giudizio nel castigo che avrebbe avuto Gerusalemme ingrata, castigo che sarebbe stato relativamente a breve scadenza e che alcuni di quelli che lo ascoltavano avrebbero visto. Allora il suo regno si sarebbe dilatato in tutto il mondo e la Chiesa si sarebbe affermata maggiormente. Con questa speranza gli apostoli sentirono che si preparava qualche cosa di grande in un prossimo futuro, e sentirono il coraggio di seguire ancora Gesù Cristo.
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30.08.2014 - Sabato della XXI settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - Rito Romano

29/8/2014

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30.08.2014 - Sabato della XXI settimana del Tempo Ordinario 
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, 
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi 
e desiderare ciò che prometti, 
perché fra le vicende del mondo 
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 1,26-31)
Dio ha scelto quello che è debole per il mondo

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore

VANGELO (Mt 25,14-30) 
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
O Signore, aiuta gli uomini a formare una sola famiglia, nella valorizzazione delle ricchezze proprie di ogni popolo e di ogni cultura. Preghiamo: 

Commento
Dio mi ha concesso la vita, e con la vita, che è un dono, mi ha assegnato un compito: il bene mi è semplicemente affidato, bene di cui sono personalmente responsabile. 
Il primo dei beni che ho davanti a me, sono io stesso. Non sono io il padrone della mia vita, essa mi è stata concessa da Dio, ed egli me ne farà rendere conto, come il padrone del Vangelo che, al ritorno dal suo viaggio, chiamò i suoi servitori affinché rendessero conto dei beni ricevuti da lui. 
Vi sono delle persone che non credono alla vita, che non credono al compito che Dio ha loro assegnato, e sotterrano così il loro talento, la loro vita nella sabbia di un egoismo prudente. Per loro vivere è aspettare la vita. Dio li condanna. 
Altri, più audaci, fanno saggiamente prosperare il dono divino, e lo moltiplicano. Dio mi ha dato la vita, affinché io moltiplichi i beni sulla terra, affinché io trovi, per mezzo di questo lavoro, un senso alla mia vita, e scopra la mia vocazione, cioè il bene che Dio mi dà da compiere. Se non sotterro la mia vita nella sabbia e ho l’audacia di accogliere i doni di Dio, posso nutrire la speranza che egli mi approverà. 
Molte persone non credono in se stesse, perché hanno sotterrato i loro talenti. Soltanto la fede nel Dio vivente ridà all’uomo la fede nella vita, poiché questa fede non è nient’altro che la fede nel bene che Dio mi ha dato da compiere, e che spesso si dimentica. 
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29.8.14 - Martirio di S. Giovanni Battista - Memoria - Rito Romano

28/8/2014

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29.08.2014 - Martirio di San Giovanni Battista
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Rosso

Giovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa, imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo fede decapitare (Mc 6, 17-29). Egli è l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: «Ora la mia gioia è compiuta; egli deve crescere, io invece diminuire» (Gv 3, 29-30). Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore (Gv 1, 35-40). Fin dal sec. V il 29 agosto si celebrava a Gerusalemme una memoria del Precursore del Signore. Il suo nome si trova nel Canone Romano. 

Colletta
O Dio, che a Cristo tuo Figlio 
hai dato come precursore, 
nella nascita e nella morte, san Giovanni Battista, 
concedi anche a noi di impegnarci generosamente 
nella testimonianza del tuo Vangelo, 
come egli immolò la sua vita 
per la verità e la giustizia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ger 1,17-19)
Àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò

SALMO RESPONSORIALE (Sal 70)
Rit: La mia bocca, Signore, racconterà la tua salvezza

VANGELO (Mc 6,17-29) 
Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista

+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Preghiera de fedeli 
Perchè gli ebrei arrivino a riconoscere nel Cristo colui che solo può garantire pienezza di redenzione. Preghiamo: 

Commento
IL MARTIRIO DEL PROFETA RIPORTA IN TESTA IL PRIMATO DI DIO

Quello che viene sminuito, attraverso il martirio viene recuperato.

Sembra assurdo, ma proprio quello che viene ucciso provoca la vita.
Quelle realtà che nella Chiesa anche oggi trovano ostilità, sono le stesse che ne portano in auge il valore e la esaltano.

Quasi quasi, dobbiamo ringraziare i nostri persecutori, verrebbe da dire.

E se non è letteralmente così, però avviene una realtà simile, in quanto ogni segno di contrarietà, di persecuzione e di uccisione anche solo morale, ogni decapitazione delle realtà della fede, provoca la rinnovata esperienza della fede in modo nuovo, rinnovato, rinnovante e efficace più di prima.

La Chiesa, insomma, non va avanti con le forse umane e dei potenti (anche se talvota può sembrare così e si è tentati di farlo), ma attraverso il sangue fisico o morale del martirio, della prova, delle sofferenze che, rivissute in Cristo, in riferimento al progetto di Dio, alla sua misteriosa volontà, ridonano alla forza della fede la piena e autentica potenza: quella dell'amore di Dio presente in quel momento.

* Dio non abbandona mai la nostra storia, ci dice il martirio di Giovanni; e tutte le forze contrarie non prevarranno sulle testimonianze che la Chiesa è invitata a rendere nel mondo e per il mondo.
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28.08.2014 - SANT'AGOSTINO - Memoria - Rito Romano

27/8/2014

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 28.08.2014 - Sant'Agostino
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Decisivo nella vita di Agostino (Tagaste, attuale Song-Ahras, Algeria, 354 – Ippona, attuale Annata, 28 agosto 430), oltre l’influsso della madre, fu l’incontro con il vescovo Ambrogio dal quale ricevette il Battesimo. Dal suo curriculum di studi e di magistero nella scuola pubblica, attraverso un’appassionata ricerca della verità, passò alla totale sequela di Cristo Signore, punto di convergenza della creazione e della storia. In lui si incontrano in rara sintesi il contemplativo, il teologo, il pastore d’anime, il catechista, l’omileta, il mistagogo, il difensore della fede, il promotore di vita comune. E’ autore di una regola monastica che influenzò tutte le successive regole dell’Occidente cristiano. I suoi scritti restano un monumento di straordinaria sapienza e lo qualificano come il maggiore fra i Padri e Dottori della Chiesa latina. 

Antifona d'ingresso
Il Signore gli ha aperto la bocca in mezzo alla sua Chiesa, 
lo ha ricolmato dello Spirito di sapienza e d’intelletto, 
lo ha rivestito di un manto di gloria. (cf. Sir 15,5)

Colletta
Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore, 
lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino, 
perché anche noi, assetati della vera sapienza, 
non ci stanchiamo di cercare te, 
fonte viva dell’eterno amore. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (1Cor 1,1-9)
In Cristo siete stati arricchiti di tutti i doni.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 144)
Rit: Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

VANGELO (Mt 24,42-51) 
Tenetevi pronti. 

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni. 
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Parola del Signore
- O Cristo, che ci aspetti oltre la morte, infondi forza ai moribondi e consolali con la beata speranza dell'incontro con te. Preghiamo: 

Commento
VEGLIARE...
Saper amministrare le realtà di Dio con saggezza.

- Cominciando dalla stessa nostra vita: come la sto amministrando?
- I beni che il Signore mi dà, ogni giorno, come li sto vivendo in me?

Mirare quindi ad essere un saggio amministratore di fronte a Dio.
Non lasciarsi scassinare la casa della vita, come di fronte a un ladro.
Scassinare la casa della vita dalla stoltezza, dalla superficialità.
Questa amministrazione della vita è la prova della nostra saggezza.
Vegliare dunque non tanto nell'attendere il Signore che verrà...anche.
Ma vegliare nelle realtà del presente, dove la saggezza viene provata.
E' qui dove l'amministratore dei beni della vita viene messo alla prova.
La prova della vita quotidiana è esercizio per sperimentare la saggezza.

L' AMMINISTRATORE SAGGIO NELLA PROVA E' SEMPRE PRONTO.
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27.08.14 - Santa Monica - Memoria - Rito Romano

26/8/2014

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27.08.2014 - Santa Monica
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Monica (Tagaste, attuale Song-Ahras, Algeria, c. 331 – Ostia, Roma, 387) con l’assidua fiduciosa preghiera e le sue lacrime di implorazione ottenne la trasformazione spirituale del figlio Agostino. Nel libro delle «Confessioni» è delineata la sua figura di madre cristiana e di contemplativa, attenta ai bisogni degli umili e dei poveri. Il colloquio fra Monica e Agostino ci apre la profondità del suo spirito tutto proteso verso la patria del cielo. 

Colletta
O Dio, consolatore degli afflitti, 
che hai esaudito le pie lacrime di santa Monica 
con la conversione del figlio Agostino, 
per la loro comune preghiera 
donaci una viva contrizione dei nostri peccati, 
perché gustiamo la dolcezza del tuo perdono. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Ts 3,6-10.16-18)
Chi non vuole lavorare, neppure mangi

SALMO RESPONSORIALE (Sal 127)
Rit: Beato chi teme il Signore

VANGELO (Mt 23,27-32) 
Siete figli di chi uccise i profeti

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

Preghiera dei fedeli
- O Cristo, figlio di Davide, guida la nostra comunità verso una vera libertà interiore. Ti onori non tanto con le labbra, ma con il cuore. Preghiamo: 

Commento
Essere sepolcri imbiancati è un modo di dire che varca la soglia del tempo di allora e entra anche nel nostro gergo e nel nostro stile di vita, che noi spesso additiamo sugli altri...mai su di noi.
Imbiancare il sepolcro pieno di ossa e di morte, per renderlo apparentemente luminoso, è azione di ogni giorno, che fa parte del nostro stile di azione nella promozione della figura di noi stessi.

Ma dentro quell'apparire e quel sepolcro, quella figura, quale persona si cela?
Realtà morte che teniamo dentro di noi e non facciamo emergere fuori.
E imbianchiamo...
E imbianchiamo.
Per far apparire tutto come bello e apparentemente a posto.
Ma la morte giace dentro di noi, a rendere il nostro sepolcro ammuffito.

Quante realtà anche nella fede vengono ridotte a religiosità morta, a tradizionalismo senza una vita di tradizione, a ossa aride che hanno bisogno del soffio dello Spirito per rivivere!
Essere sepolcri imbiancati ci riporta all'azione primaria: risorgere.
PER NOI IL RICHIAMO A FAR RISUSCITARE LA VITA CELATA IN NOI
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26.08.2014 - SANT’ALESSANDRO, martire - Patrono della città e diocesi di Bergamo - Solennità - Rito Romano

25/8/2014

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26.08.2014 - SANT’ALESSANDRO, martire
Patrono della città e diocesi di Bergamo
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Grado della celebrazione: Solennità
Colore liturgico: Rosso

Alessandro, secondo la tradizione vessillifero della legione tebea di stanza a Milano, subì il martirio a Bergamo durante la persecuzio­ne di Diocleziano e Massimiano. Sul luogo del suo sepolcro sorse la basilica cattedrale alessandrina. Il suo culto, anche fuori di Bergamo, è attestato con certezza dalla costruzione di una chiesa a lui dedicata a Fara Autarena (Fara d’Adda) nel 585, ad opera del re longobardo Autari. Il sangue sparso da Alessandro fu veramente, per la terra di Bergamo, “seme di cristiani”, ed a lui e alla sua gloriosa testimonian­za si riferiscono da allora i bergamaschi come a modello di coraggio e coerenza di fede.

COLLETTA
O Dio, nostro creatore e redentore,
che nella tua ineffabile bontà ricompensi con abbondanza
la gloriosa passione dei tuoi martiri,
concedi alla tua Chiesa,
che oggi si allieta per il trionfo del santo martire Alessandro,
di essere liberata da ogni macchia di peccato 
e di ottenere quel premio che egli ha meritato
con la suprema testimonianza della fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, 
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (2Ts 2,1-3.13-17)
Mantenete le tradizioni che avete appreso

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Vieni, Signore, a giudicare la terra

VANGELO (Mt 23,23-26) 
Queste erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. 

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: 
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Preghiera dei fedeli
- O Gesù, figlio dell'uomo, aiuta ognuno di noi a rispecchiare te con il nostro comportamento. Rendici capaci di dialogare con il Padre come facevi tu. Preghiamo: 

Commento
Noi ci rallegriamo interiormente quando sentiamo Cristo dileggiare con forza l’eccessivo formalismo rituale dei farisei, e, soprattutto, il loro pretendersi “a posto” di fronte a Dio, per via di gesti puramente esteriori. 
Ma non dimentichiamo la frase-chiave di questo passo: “Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle”. La polemica è cattiva consigliera e l’eccesso di formalismo rituale non deve farci dimenticare la necessità del rito. L’ipocrisia è cosa molto brutta, ma ancora più brutto è non fare sforzo alcuno, né di gesto, né di cuore, per avvicinarsi alla legge di Dio. 
Non si rischia forse, condannandone l’eccesso, di dimenticarsi della pratica del rito? 
Noi abbiamo bisogno sia di una disposizione interiore alla pietà, alla docilità e all’obbedienza, sia di una sua espressione esteriore per mezzo del gesto e del rito. E molto spesso non potremo verificare la disposizione del nostro cuore in altro modo, se non acconsentendo ad un gesto compiuto di fronte a noi, agli altri e a Dio. Dio ci vuole completamente, corpo e anima. Gesù ci chiede di non dimenticarci mai dell’uno, sia pure a profitto dell’altra. 
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25.08.2014 - Lunedì della XXI settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - Rito Romano

24/8/2014

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25.08.2014 - Lunedì della XXI settimana del Tempo Ordinario 
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, 
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi 
e desiderare ciò che prometti, 
perché fra le vicende del mondo 
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Ts 1,1-5.11-12)
Sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore

VANGELO (Mt 23,13-22) 
Guai a voi, guide cieche 
+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: 
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. 
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

Preghiera dei fedeli
- Perché il mondo contemporaneo individui e respinga gli idoli che impediscono di riconoscere e servire Dio, e comprenda che Cristo è venuto a liberarlo da ogni schiavitù. Preghiamo: 
- Perché la Chiesa sia sempre umile e coraggiosa serva della verità: la ricerchi con costanza, la annunzi con zelo e attende con pazienza i frutti. Preghiamo: 
- Perché tutti gli innocenti che soffrono, offrano a Dio il loro dolore per la purificazione e per la salvezza del mondo. Preghiamo: 
- Perché tutti possano riconoscere la presenza reale del Signore nella nostra comunità, dalla gioiosa testimonianza della fede e dalla mutua solidarietà. Preghiamo: 

Commento
Da queste poche righe, noi scopriamo il clima religioso in cui Gesù è cresciuto e, in particolare, le controversie apparentemente meschine a cui è stato posto di fronte. Certo egli, nella sua statura, domina le meschinità che lo circondano. 
Che profonda differenza fra il suo mettersi al servizio del prossimo, fra il suo offrirsi quotidianamente e, ben presto, fra la sua passione... e questi uomini senza religione! 
Gesù “maledice”, cioè non “dice del male”, ma “dice il male”. In questo “Guai a voi” non si deve vedere una semplice protesta, un sospiro d’impotenza di fronte a un comportamento deplorevole. Gesù smaschera il male, cerca di aprire gli occhi agli uomini che, non ancora del tutto induriti, possono essere liberati dallo choc della verità. La forza dell’invettiva è ancora al servizio dell’amore. 
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24.08.14 - XXI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - Anno A - Rito Romano

23/8/2014

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TU SEI PIETRO E SU QUESTA PIETRA EDIFICHERO' LA MIA CHIESA E LE POTENZE DEGLI INFERI NON PREVARRANNO SU DI ESSA di Padre Mariano Pellegrini

Sul brano del Vangelo di oggi si fonda la dottrina del "Primato dell'Apostolo Pietro". Pietro è stato scelto da Gesù come capo visibile della Chiesa, come suo fondamento, e tale primato viene trasmesso a tutti i suoi successori, che sono i Papi, fino ad arrivare all'attuale Pontefice. Gesù usa delle parole molto chiare per esprimere questa verità.

Prima di tutto Egli dice: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). Subito dopo aggiunge: «e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (ivi). Soltanto dove c'è questo saldo fondamento, questa solida roccia di Pietro, le forze del male non potranno trionfare. Dove non c'è Pietro la verità si mescolerà con l'errore e la menzogna, e la purezza del dogma lascerà il posto al veleno dell'eresia. Dove non c'è Pietro la stessa cristianità è messa a repentaglio, e la storia insegna che dove non si è riconosciuto il Papa come fondamento della Chiesa, il Cristianesimo ha ceduto il passo ad altre religioni o, come ai giorni d'oggi, ad un neo-paganesimo. Questo pericolo non lo corrono solo quelli che non riconoscono il Papa, ma anche tutti quelli che, praticamente, rifiutano il suo Magistero.

Alla domanda di Gesù, «ma voi chi dite che io sia?» (Mt 16,15), Pietro rispose a nome di tutti: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Nel dare questa risposta, Pietro fu illuminato dall'Alto, secondo le parole dette da Cristo stesso: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16,17). Oggi come allora, è sempre Pietro, ovvero il Papa, ad essere illuminato sulle verità di fede e ad istruirci. 

Ascoltando lui, non possiamo sbagliare e rimaniamo nella verità insegnata da Gesù Cristo.

Tra le tante opinioni dei vari interlocutori, solo la parola di Pietro risultò secondo la verità. Così, ai giorni d'oggi, tra le tante voci discordi che tendono a prevalere sulle altre, il cristiano deve ascoltare con tutta sicurezza l'insegnamento del Papa: solo lui non può errare quando insegna in materia di fede e di morale.
Inoltre, Gesù dice a Pietro: «A te darò le chiavi del regno dei cieli» (Mt 16,19). Possedere le chiavi di una casa, soprattutto un tempo, significava avere autorità su quella casa. Gesù dà a Pietro le chiavi del Regno dei cieli; ciò significa conferire a Pietro un potere e una autorità particolari, superiori a quelli dati agli altri Apostoli.

Infine, Gesù dice: «tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (ivi). Queste parole, nel linguaggio dei rabbini, significavano proibire o permettere, dichiarare lecito o illecito, e quindi si riferiscono al compito del Papa di insegnare in materia di morale, ovvero di istruire i cristiani su come devono comportarsi e su cosa devono evitare.

Qualcuno potrebbe obiettare che tali prerogative appartenevano solamente a Pietro e non ai suoi successori. Tale obiezione si risolve molto facilmente: se la Chiesa, secondo le parole di Gesù: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), non verrà mai meno, è chiaro che le potenze degli inferi non prevarranno mai, e sino alla fine dei tempi la Chiesa con a capo il Papa sarà difesa contro tutti gli attacchi del maligno, e le prerogative di Pietro saranno estese a tutti i suoi successori. La Chiesa è quella casa fondata sulla roccia di cui parla il Vangelo. Anche se infuria la tempesta della persecuzione, se questa casa è fondata sulla salda roccia di Pietro non potrà vacillare.

Il Vangelo di oggi è un invito a ripensare all'insostituibile e provvidenziale funzione del Magistero ecclesiastico, il quale trasmette fedelmente gli insegnamenti di Gesù Cristo, il suo pensiero e la sua volontà. Onorando il Magistero della Chiesa, onoriamo Cristo Maestro. Solo grazie a tale insegnamento noi possiamo arrivare alla certezza della verità rivelata e all'unità della medesima fede. Tutto quello che noi conosciamo di Gesù e degli altri misteri di fede noi lo conosciamo grazieall'insegnamento della Chiesa. Uno non potrebbe nemmeno appellarsi all'autorità suprema della Sacra Scrittura, dal momento che, in fin dei conti, noi sappiamo quelli che sono i libri ispirati che compongono la Bibbia solo grazie alla Chiesa e al suo costante insegnamento. Tra tanti libri scritti che narravano la vita di Gesù e gli atti degli Apostoli, la Chiesa ne ha scelto solo alcuni indicandoli a tutti come ispirati da Dio. Inoltre, nel comprendere questi libri ispirati che compongono la Sacra Scrittura, noi ci rifacciamo all'interpretazione accolta dalla Chiesa. Se ci manca questa "chiave di lettura" non riusciremo a intenderne il senso voluto da Dio.

Da tutto ciò deriva il dovere di rimanere uniti al Papa, successore di Pietro, nella fede, nell'amore, nell'obbedienza, per costruire insieme il Regno di Dio sulla terra.
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23.08.2014 - Sabato della XX settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - Rito Romano

22/8/2014

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23.08.2014 - Sabato della XX settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili 
per coloro che ti amano, 
infondi in noi la dolcezza del tuo amore, 
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa, 
otteniamo i beni da te promessi, 
che superano ogni desiderio. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ez 43,1-7a)
La gloria del Signore entrò nel tempio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 84)
Rit: La gloria del Signore abiti la nostra terra

VANGELO (Mt 23,1-12) 
Dicono e non fanno

+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. 
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. 
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. 
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Preghiera dei fedeli
Perché i rapporti umani siano vissuti nella verità. 

Commento
Questo brano del Vangelo introduce una serie di rimproveri rivolti agli scribi e ai farisei. E proprio san Paolo, un fariseo, opporrà alla lettera della legge che uccide lo Spirito che invece dà la vita. 
Il principale rimprovero riguarda il cattivo uso del potere, la vanità e l’ipocrisia di coloro che siedono per giudicare, reclamando per sé un’autorità che deriverebbe loro da Mosè (At 23,3). C’era infatti il rischio che la nuova comunità cristiana dimenticasse che i suoi membri erano servitori gli uni degli altri e che cedesse alla sete di onori (Mt 20,24-28). 
“Molti sono coloro che servono Dio a parole, ma che si allontanano da lui nella vita”, dice san Gregorio. Del resto, Matteo ha già ricordato : “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 5,20). 
Ma è proprio perché noi serviamo il nostro Maestro e Signore (Gv 13,13) che vogliamo rispettare per intero la Legge, per mezzo dell’amore per colui che è venuto a portarla a compimento e che continua ad insegnarla attraverso i successori di Pietro e degli apostoli. 
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