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La Liturgia di Domenica 26 Settembre 2021

26/9/2021

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XXVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
C'è una sensazione che può diventare patologia, chiamata agorafobia, letteralmente significa paura della piazza, ed è il disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ampi spazi all'aperto. Questa paura tende al ripiegamento su se stessi, a evitare ogni possibile luogo nuovo, ampio, aperto, a vedere negativamente tutto ciò che c'è là fuori. Questa chiusura ci viene presentata da Giovanni, che sentendosi davvero amico e discepolo di Gesù (l'unico che non è fuggito, ed è stato sotto la croce con la Madre), dice al Maestro di aver bloccato una persona che, pur facendo del bene, non era suo discepolo, non era in regola coi documenti.

Questo atteggiamento non è così lontano dalle nostre parrocchie, dai gruppi religiosi o laici, nei vari luoghi in cui ci troviamo a vivere. Senza entrare nei dettagli, ci sono situazioni simili in ogni ambito umano, proprio perché essendo per natura limitati e finiti, tendiamo a delimitare, a chiudere, a porre dei confini.

Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Ancora una volta, come ogni volta, Gesù ci invita e ci insegna a volare alto, ad allargare i propri confini, fino ad annullarli. Non c'è risposta più chiara: "non glielo impedite". Che cosa brutta impedire di fare il bene! Se io non faccio il bene è un peccato di omissione, ma impedire ad altri una buona azione, è ancora più grave: divento intralcio, danno, sgambetto!

La spiegazione di Gesù è come un cielo aperto, immaginiamolo, limpido, sereno, gioioso: "chi non è contro di noi è per noi": chi fa il bene non fa il male. Sembrerebbe una cosa ovvia, e lo è, ma a volte ce ne dimentichiamo. Accetta, accogli chiunque faccia del bene, anche se non lo conosci, anche se non ha i documenti in regola, anche se l'acqua usata nel suo Battesimo non era alla giusta temperatura: apri, spalanca il tuo cuore e la tua vita all'altro, che è tuo fratello, tuo compagno di viaggio in questo mondo.

Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Semplice come bere un bicchiere d'acqua, bello come donarlo a chi ha sete. Gesù tutela e custodisce ogni azione di bene, anche la più piccola e gratuita, come quella di chi dona un po' d'acqua. Nessuno stima e ha cura dell'essere umano più di Dio, e, senza scomodare i teologi, penso che questa possa essere considerata come una prova che Dio è il creatore: il suo amore per noi è così grande e dirompente perché siamo suoi, siamo usciti dalle sue mani, dalla sua mente, dal suo cuore: "il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso" (Es 34,14). Pensati, amati, creati, salvati...

Siamo così abituati a pensare che per avere grandi premi bisogna fare grande fatica, o avere grande fortuna, che perdiamo per strada le piccole attenzioni, le gentilezze spontanee, i gesti di affetto semplici. A Gesù non interessa la grandezza di un'azione, ma l'azione stessa, o meglio ancora: a Gesù interessa e ha a cuore la persona che compie l'azione, ed è talmente innamorato che valorizza tutto ciò che di buono può nascere nei solchi del nostro terreno umano. Santa Teresa d'Avila nel libro delle Fondazioni scrive: "Dio è buon pagatore; e perciò, benché siano cose molto piccole, non lasciamo noi di fare per amor suo quello che possiamo, che Sua Maestà le pagherà per grandi; perché egli non riguarda se non l'amore con cui le faremo".

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Lo scandalo è impedire il bene, e quindi non operarlo, né in prima, né in terza persona. Non si dà scandalo per sbaglio: qui il "non l'ho fatto apposta" non regge, è una scusa usata dai bimbi, ma molto spesso adottata anche dagli adulti. Lo scandalo va a colpire sempre i più piccoli, cioè i più deboli e fragili, quelli che con una parola rimangono disorientati, quelli che si sono fidati di te, si sono messi nelle tue mani, quelli che, in una parola, sono il tuo prossimo. Ebbene per chi scandalizza, il Signore Gesù usa delle parole durissime: piuttosto che scandalizzare è meglio la morte violenta. Viene in mente uno dei  propositi che San Domenico Savio, alunno di Don Bosco, fece il giorno della sua Prima Comunione: "Gesù e Maria, siate voi sempre gli amici miei! Ma, per pietà, fatemi morire piuttosto che mi accada la disgrazia di commettere un solo peccato." Le parole del vangelo vengono intessute nella vita dei santi, nella vita di chi si innamora di Dio e del Suo Regno, e anche la morte fisica è il male minore rispetto allo scandalo di un piccolo.

Se la tua mano, se il tuo piede, se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via.
A mali estremi, estremi rimedi. L'amputazione viene eseguita in un arto malato, inguaribile, e che comprometterebbe la salute e la vita di tutta la persona. Il male minore è amputare. Questi tagli che Gesù in qualche modo prescrive, sono per il bene della persona, affinché la sua vita, pur menomata, possa proseguire. Anche in questo cogliamo l'amore folle di Dio per noi, che trova tutte le strade affinché noi giungiamo alla felicità, che è Lui. Getta via lo scandalo, l'intralcio, getta via ciò che ti porta fuori strada, e cerca chi per la tua gioia ha donato non una mano, un piede, un occhio, ma tutto se stesso, tutto il suo corpo, tutto il suo sangue, tutta la sua anima e tutta la sua divinità. Questa donazione del Figlio di Dio è la via maestra che conduce al traguardo: le braccia del Padre!

E' meglio per te entrare nel regno di Dio monco,  anziché essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
E' meglio per te entrare (...) anziché essere gettato... In Paradiso ci entri con le tue gambe, con la tua libertà, con la tua dignità, con le tue opere buone, con i tuoi cari, con le preghiere della Vergine Maria e dei Santi,  mentre nella Geenna, una valle vicino a Gerusalemme, discarica di rifiuti, (e Gesù utilizza questo luogo per indicare l'inferno), lì vieni gettato, perché ti sei giocato tutto ai dadi: vita, libertà, dignità, affetti, buone opere. Ormai di te non è rimasto che l'involucro, anche quello consunto dalla vuotezza della tua esistenza. E vieni gettato là a marcire, a dissolverti.

Capisci allora perché è meglio morire piuttosto che dare scandalo, è meglio essere monchi piuttosto che fare del male impedendo il bene? Come sempre l'incontro col Vangelo è molto netto, c'è il sì e c'è il no, o ci stai oppure ciaone, sarà per un'altra volta. Questo taglio così netto, sappilo, è per il tuo bene, perché con maschere e teatrini non si è mai salvato nessuno.

La crudezza di questa pagina di Vangelo faccia affretti i nostri passi, espanda il nostro cuore, faccia tendere le nostre braccia verso il Cielo, che non è mai avaro, che non è mai lontano, che sa amare, sa solo amare.
LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza
soprattutto con la misericordia e il perdono,
continua a effondere su di noi la tua grazia,
perché, affrettandoci verso i beni da te promessi,
diventiamo partecipi della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta 
O Dio,
che in ogni tempo
hai parlato al tuo popolo per bocca dei profeti,
effondi il tuo Spirito,
perché ogni uomo sia ricco del tuo dono,
e a tutti i popoli della terra
siano annunciate le meraviglie del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Num 11,25-29)
Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo!

In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito.
Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento.
Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 18)
Rit: I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. R.
 
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. R.
 
Anche il tuo servo ne è illuminato,
per chi li osserva è grande il profitto.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti. R.
 
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere;
allora sarò irreprensibile,
sarò puro da grave peccato. R.

SECONDA LETTURA (Giac 5,1-6) 
La vostre ricchezze sono marce

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!
Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente.
Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage.
Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

VANGELO (Mc 9,38-43.45.47-48) 
Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».
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La Liturgia di Domenica 19 Settembre 2021

19/9/2021

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XXV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Che fatica diventar piccoli!
Tutto il Vangelo di Marco è un cammino dei discepoli col Maestro che non è un rapporto di alunni col prof., ma un seguire il modo di vivere del Maestro. Camminano con Lui, ma sono ancora molto lontani dal capirlo veramente. Lo seguono con i piedi, ma la testa è altrove .I discepoli erano ancora tributari della mentalità giudaica che aveva una concezione politica del Messia che sarebbe comparso sulle nubi del cielo e avrebbe messo in fuga i nemici, avrebbe fatto piazza pulita dei Romani per fare di Israele un regno libero e potente che avrebbe dominato sugli altri. Ma Gesù voleva instaurare una regalità che era esattamente l'opposto. Non era venuto per mandare a casa i Romani ma per liberarli e liberarci dal nemico delle anime .

Sempre la solita storia!
I Vangeli sono anche storia e non solo annuncio. Abbiamo storici di rilievo che ci tramandano quella situazione politica. Giuseppe Flavio, ebreo e comandante delle truppe ebraiche in Galilea, adottato dall'imperatore romano (da qui il secondo nome Flavio che è romano) scrisse le celebri "Antichità Giudaiche" dove spiega la situazione di allora. E allora capiamo un po' meglio perché in questo vangelo ci vengono narrati i sogni trionfalistici di alcuni apostoli. Ed ecco perché appena giunti a Cafarnao Gesù domanda loro: " Di cosa stavate discutendo lungo la via?" Ed essi tacevano. Per via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Incredibile ma vero! Dopo la grande e tragica rivelazione di Gesù sulla sua fine imminente e cioè che sarebbe stato ucciso e dopo tre giorni sarebbe risorto, i suoi amici più intimi stavano coltivando sogni di grandezza. Ecco di che pasta siamo fatti! La natura umana, lasciata a se stessa, non è proprio capace di grandi voli! Ne facciamo tutti l'esperienza. Solo la grazia fa volare...
E naturalmente, allorché Gesù li interroga su cosa stessero dicendo lungo la via, si guardano bene dal dirglielo!

Smascherati...
Allora sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: " Se uno vuole essere il primo sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti". Ecco smascherati in pieno i loro sogni di grandezza e rivelati i pensieri nascosti nel loro cuore. Risposta che centra in pieno l'obiettivo e non lascia sussistere la minima illusione di "carriera". In un sol colpo il Maestro abbatte tutti i sogni trionfalistici dei Dodici.
"Servire è regnare" diceva già sant'Ireneo di Lione, ma chi la capisce ancora questa lingua? O, perlomeno, chi la parla ancora, anche qualora la capisca? Alzi la mano colui per il quale "servire" è sinonimo di "regnare" e colui che aspira ad arrivare al potere solo per servire!
Questo Vangelo ci mostra dunque due modi di tacere dei Dodici, dettati da due atteggiamenti diversi: prima, quando Gesù annuncia la sua prossima fine, tacciono perché non capiscono e non osano far domande. E forse non le fanno proprio per il timore di capire ciò che non vogliono capire.

Contare fino a zero
Poi, quando Gesù li interroga su cosa stessero dicendo tra di loro, tacciono di nuovo perché evidentemente si vergognano di rivelare quali aspirazioni abitassero i loro cuori, proprio dopo aver udito il grande annuncio della Passione. Aspiravano ad essere grandi, ma Gesù rivela loro che l'unico modo per essere grandi è diventare piccoli: " E preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse: chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me". Gesto sorprendente perché i bambini contavano zero nell'Antico Oriente. Siamo dunque invitati a non voler crescere troppo, o perlomeno a non innalzarci, perché poi sarà sempre più difficile ridiventare piccoli ed essere felici di essere servi di tutti.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che nell'amore verso di te e verso il prossimo
hai posto il fondamento di tutta la legge,
fa' che osservando i tuoi comandamenti
possiamo giungere alla vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  
O Dio, sorgente della vita,
davanti a te il più grande è colui che serve:
donaci la sapienza che viene dall'alto,
perché accogliendo i piccoli e gli ultimi
riconosciamo in loro la misura del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Sap 2,12.17-20)
Condanniamo il giusto a una morte infamante

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.

Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 53)
Rit: Il Signore sostiene la mia vita

Dio, per il tuo nome salvami,
per la tua potenza rendimi giustizia.
Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.

Poiché stranieri contro di me sono insorti
e prepotenti insidiano la mia vita;
non pongono Dio davanti ai loro occhi.

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
Ti offrirò un sacrificio spontaneo,
loderò il tuo nome, Signore, perché è buono.

SECONDA LETTURA (Giac 3,16-4,3) 
Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia

Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.

VANGELO (Mc 9,30-37) 
Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
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La Liturgia di Domenica 12 Settembre 2021

12/9/2021

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XXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Nel vangelo di oggi Gesù domanda ai discepoli: "Chi dite chi io sia?". Pietro è il primo ad avere il coraggio di dire ciò che tutti pensano: "Tu sei il Cristo". È importante che anche noi oggi ci confrontiamo con questa domanda. E' facile rispondere vagamente o prendendo in mano il catechismo; ma chi è Gesù per me? Che cosa posso raccontare del mio incontro con lui? In che misura condiziona la mia vita e la mia giornata? E' importante porsi questa domanda. Personalmente vedo in Gesù un amico sul quale so di poter contare sempre e incondizionatamente.

Poi Gesù comincia a spiegare che è vero che lui è il messia che aspettano, ma è anche vero che non è "come" lo aspettano. Deluderà tutte le aspettative. I discepoli non accettano questo discorso ed è di nuovo Pietro che fa da portavoce. Ma se Gesù mi dicesse: "guarda che anche tu mi fai soffrire, e ancora lo farai abbandonandomi o rifiutandomi", io come reagisco?

O mi ribello e rimprovero anche io Gesù come fece Pietro, o riconosco che non sono capace di ricambiare l'amicizia che lui mi offre. Questo corrisponde al riconoscere che sono peccatore. Scoprire questo è una fortuna, perché più prendo coscienza di quanto io non merito l'amicizia di Gesù, più ho la possibilità di scoprire e contemplare il suo amore infinito e incondizionato. E' il sentirmi amato così che mi permette di prendere la mia croce, cioè la mia incapacità d'amare, d'essere fedele, d'essere cristiano e cominciare a seguirlo, a parlare di lui e non più di me stesso.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, creatore e Signore dell'universo,
volgi a noi il tuo sguardo,
e fa' che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio
per sperimentare la potenza della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  
O Padre, che conforti i poveri e i sofferenti
e tendi l'orecchio ai giusti che ti invocano,
assisti la tua Chiesa che annuncia il Vangelo della croce,
perché creda con il cuore
e confessi con le opere che Gesù è il Messia.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA (Is 50,5-9)
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori

Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?

SALMO RESPONSORIALE (Sal 114)
Rit: Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

SECONDA LETTURA (Giac 2,14-18) 
La fede se non è seguita dalle opere in se stessa è morta

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

VANGELO (Mc 8,27-35) 
Tu sei il Cristo… Il Figlio dell’uomo deve molto soffrire

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
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La Liturgia di Domenica 5 Settembre 2021

5/9/2021

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SETTEMBRE:
MESE DEDICATO AGLI ANGELI

CHI SONO GLI ANGELI
Gli Angeli sono puri spiriti creati da Dio per formare la sua corte celeste ed essere gli esecutori dei suoi ordini. Una parte di essi prevaricò, ribellandosi a Dio e diventarono demoni. Dio affidò agli Angeli buoni la custodia della Chiesa, delle nazioni, della città. Anche ogni anima ha il suo Angelo Custode. Le Milizie celesti ricorrono Cristo come loro Re e Maria Santissima come loro Regina, felici di essere gli esecutori solleciti e fedeli dei loro ordini e di prodigarsi nella difesa e nel soccorso dei loro servi e devoti. Nostri doveri verso di essi.
Dobbiamo venerare tutti gli Angeli come nostri fratelli maggiori e come nostri futuri compagni in Cielo: imitare la loro obbedienza, purezza e amor di Dio. In particolare dobbiamo esser devoti dell'Angelo Custode: di colui alle cui cure la bontà di Dio ci ha affidati. A Lui dobbiamo rispetto per la sua presenza, amore e gratitudine per la sua benevolenza, confidenza, per la cura sapiente, potente, paziente e amorosa che ha di noi.

​INVOCAZIONE AGLI ANGELI CUSTODI
​Assisteteci, Angeli custodi, soccorso nel bisogno, conforto nella disperazione, luce nelle tenebre, protettori nei pericoli, ispiratori di buoni pensieri, intercessori presso Dio, scudi che respingono il nemico malvagio, compagni fedeli, amici verissimi, prudenti consiglieri, specchi d’umiltà e purezza. ​ Assisteteci, Angeli delle nostre famiglie, Angeli dei nostri figli, Angelo della nostra parrocchia, Angelo della nostra città, Angelo del nostro paese, Angeli della Chiesa, Angeli dell’universo.
Amen.


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XXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
​So di essere in genere un po' intollerante e insofferente verso le cose  che non mi garbano, ma se c'è una cosa che faccio veramente fatica a sopportare sono le persone che, invece di parlare, urlano, sia che parlino in privato sia che lo facciano per strada, in piazza, in mezzo a tutti. Certo, ognuno ha il proprio tono di voce; ma pare che qualcuno abbia pure quello degli altri... Si sa, nella maggior parte dei casi, soprattutto se si tratta di persone anziane, è un problema di sordità, e allora non si può che avere tolleranza e comprensione, anche perché prima o dopo, tutti passeremo attraverso quella porta, che ci introduce inesorabilmente nella stanza dell'isolamento e, pian piano, della solitudine e della sofferenza.

Ma la sordità ha mille sfaccettature: non c'è solamente la sordità acustica o fisica, di fronte alla quale possiamo fare poco. Esiste anche una sordità potremmo dire “etica”, comportamentale, che è quella per mezzo della quale si evita di ascoltare, di sentire, di entrare in contatto con gli altri, e in molti casi è una scelta volontaria (come diciamo pure nel proverbio: “Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire”). A volte si evita di sentire perché non si sopportano certi tipi di discorsi, per i più svariati motivi: perché rivangano un passato doloroso da superare, perché danno fastidio, perché sono sempre le solite cose, perché vengono pronunciati da persone sgradite, e via discorrendo. A volte, invece, si tralascia di sentire per evitare di reagire e di creare, così, situazioni ancor più conflittuali. Altre volte ancora si evita di sentire per il solo fatto che si è convinti sempre e comunque di avere ragione, di essere certi delle proprie convinzioni, per cui ascoltare un parere differente - oltre che dar fastidio o fare perdere tempo - potrebbe mandare in crisi certi nostri modi di pensare e di comportarci, e allora ci si tappa le orecchie per evitare qualsiasi disturbo. Ci manca poi che il caotico e frenetico ritmo della vita di ogni giorno, il traffico a volte insopportabile, gli schiamazzi fastidiosi spesso frequenti nelle vie e nelle piazze delle nostre città e dei nostri paesi, contribuiscano a quell'inquinamento acustico a cui veramente tutti quanti siamo soggetti.

E non finisce lì, perché - come accennavo prima - la diretta conseguenza di questa fatica dell'ascolto è il parlare spropositato, a toni alti e frequenti, indice propriamente di una scarsa predisposizione all'ascolto. Non si vuole ascoltare una persona che ci richiama a determinate cose, e allora alziamo la voce; non si vuole proseguire una discussione ascoltando ragionevolmente l'altro, e allora si alza la voce nella speranza di chiuderla lì; ci si vuol far sentire a distanza per evitare di entrare a diretto contatto con una persona e parlargli a tu per tu, e allora si alza la voce da un capo all'altro della strada; si teme che le nostre così importanti parole possano essere sopraffatte dall'inquinamento acustico che ci circonda, e allora si alza la voce riuscendo a emettere dei decibel superiori anche al suono delle campane; si urla per spararla più grossa degli altri, nella speranza che questo serva a darci il titolo di “re della piazza”...e a volte, si parla e si urla anche per prevalere sul più inquietante dei rumori, quello che tocca il profondo dell'anima, e che spesso ci da fastidio più di qualsiasi chiasso o baccano, ed è il rumore del silenzio...In ogni caso, il parlare in maniera forte e spropositata altro non è che un modo di parlare in maniera scorretta, legata, come dicevo, all'incapacità, all'impossibilità, o alla non volontà di ascoltare, di sentire, di udire.

E un'incapacità a parlare correttamente, legata proprio alla sua sordità, era ciò che affliggeva il sordomuto guarito da Gesù nel Vangelo di oggi. Sappiamo bene che se uno è sordo dalla nascita, difficilmente riesce a parlare e a esprimersi in maniera corretta, ed è il caso di questo sordomuto, descritto in realtà dall'evangelista con un termine (“uno che parla con difficoltà” sarebbe la traduzione esatta) che richiama soprattutto la sua incapacità a parlare normalmente, conseguenza ovviamente della sua sordità. Per questo, il soggetto cui Gesù aprirà bocca e orecchi non è uno dei tanti malati guariti miracolosamente da Gesù, ma è simbolo dell'uomo che sbraita, che sbiascica parole, che parla confusamente e senza senso, incapace, insomma, a parlare in maniera normale perché incapace ad ascoltare. E sempre simbolicamente, questo ci porta a riferirci non tanto a quei casi che anche simpaticamente abbiamo descritto all'inizio, ma a ciò di cui essi sono espressione e sintomo: la nostra scarsa - se non addirittura nulla - predisposizione all'ascolto. C'è poco da fare: quell'“Effatà-Apriti” che Gesù pronuncia sul sordomuto, e che la Chiesa pronuncia simbolicamente su ogni cristiano all'inizio della nostra storia di fede nel rito del battesimo, altro non è se non l'invito, l'esortazione, a metterci in ascolto prima ancora di ogni tentativo di parola, perché se non ascoltiamo correttamente non possiamo pretendere di parlare altrettanto correttamente. Se non ascoltiamo gli altri, difficilmente possiamo dire qualcosa di giusto e di buono, a loro e a noi stessi; se ci isoliamo dal resto del mondo convinti di avere ragione, difficilmente le nostre saranno parole vere; se non sappiamo ascoltare la più profonda delle voci, quella del silenzio, è praticamente impossibile che dalla nostra bocca escano parole edificanti. Se un cristiano non è ascolta, innanzitutto, la Parola di Dio, è bene che eviti di proclamarla o di professare pubblicamente la sua fede con sentenze assertive e giudizi taglienti.
​
Pensiamoci, ogni volta che ci viene voglia di alzare la voce o di affermare con forza certe posizioni, convinti di possedere la verità in mano. C'è una sola verità: quella del Dio fatto uomo, l'unico capace di “fare bene ogni cosa”.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Padre, che ci hai liberati dal peccato
e ci hai donato la dignità di figli adottivi,
guarda con benevolenza la tua famiglia,
perché a tutti i credenti in Cristo
sia data la vera libertà e l'eredità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  
O Padre, che scegli i piccoli e i poveri
per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno,
dona coraggio agli smarriti di cuore,
perché conoscano il tuo amore
e cantino con noi le meraviglie che tu hai compiuto.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
​
PRIMA LETTURA (Is 35,4-7)
Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto.

Dite agli smarriti di cuore: 
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto,
perché scaturiranno acque nel deserto,
scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude,
il suolo riarso sorgenti d’acqua.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 145)
Rit: Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.    

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

SECONDA LETTURA (Gc 2,1-5) 
Dio non ha forse scelto i poveri per farli eredi del Regno? 

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. 
Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? 

VANGELO (Mc 7,31-37) 
Fa udire i sordi e fa parlare i muti. 

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. 
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. 
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!»
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