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La Liturgia di Domenica 24 Settembre 2023

24/9/2023

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XXV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna.

Un padre di famiglia. Il primo protagonista di questa parabola viene identificato come "padrone di casa, capofamiglia". Forse era più normale se chi ha scritto il vangelo lo avesse definito fin da subito "padrone della vigna" (verrà chiarito in seguito). Tuttavia questo uomo è un papà, che lavora per il bene della sua famiglia. Il suo lavoro principale è quello di uscire per cercare e assumere lavoratori.

Possiamo notare una compulsività in questo padrone che esce in tanti momenti diversi della giornata, perché la vigna ne ha bisogno, ma ancora prima, lui è il padre di famiglia che sa cosa vuol dire non arrivare a fine mese, e si prende cura di chi vive la stessa difficoltà. Definisce anche il trattamento economico: un denaro, che per l'epoca dei fatti corrispondeva a una giusta retribuzione a un giorno di lavoro. Oltre che padrone di casa (capofamiglia) è anche un uomo giusto e onesto.

Esce all'alba, e prende i lavoratori, coloro che si danno da fare e si alzano presto per cercare lavoro a giornata. Questa prima uscita è la più facile e sicura, poiché incontra persone motivate, disposte a faticare e a lavorare sodo. Eppure proprio loro creeranno problemi alla chiusura dei conti... Il primo gruppo di operai sono i lavoratori, che vogliono lavorare e per farlo sono già in piazza all'alba, quando è ancora buio.

Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: «Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò». Ed essi andarono. 

Quelli del bar. Verso le nove del mattino: è l'orario giusto per un caffè al bar, tanto più che non lavoro... Questo secondo gruppo è costituito dai disoccupati, esattamente come i lavoratori assunti all'alba, ma con una differenza sostanziale: questi sono disoccupati che non cercano lavoro. Senza pensarci due volte li invia nella vigna con la garanzia della giusta ricompensa. Ed essi andarono, ci disse il testo. Non erano motivati, ma l'invito e la promessa di una ricompensa allettante li sveglia dal loro torpore.

Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto.

Continua a uscire. Queste due uscite credo siano state le più difficoltose, visto l'orario. L'azione di assumere lavoratori è la stessa, ma il testo non identifica chi siano queste persone: possiamo chiamarli gli anonimi, persone senza volto, senza nome, senza categoria sociale. E il vangelo non ci dice neppure la reazione di costoro: viene evidenziata solo l'azione di chi assume, è lui il centro di tutto l'episodio, è lui il cuore di questa parabola. Un padre di famiglia che esce continuamente per diffondere nuove possibilità, per riscattare vite e sollevarle dal vuoto e dal non senso di giornate vissute invano.

Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: «Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?». Gli risposero: «Perché nessuno ci ha presi a giornata». Ed egli disse loro: «Andate anche voi nella vigna».

Gli oziosi. Alle cinque la giornata di lavoro è praticamente al termine, eppure esce ancora, e trova un gruppo di sfaccendati oziosi, e prima di assumerli li rimprovera, come se avesse a cuore la loro vita. Nessuna persona incontrata da quest'uomo è per lui indifferente, ognuna trova accoglienza nella sua casa, ognuna trova nuova dignità e valore, anche a fine giornata. Quest'ultimo gruppo avrebbe voluto lavorare ma, a quanto dicono, nessuno li ha assunti. Il padrone taglia corto e li manda nella vigna. Non promette loro che domani lavoreranno, ma li manda subito, anche se tardi, non può aspettare domani chi ha fame di pane e dignità.

Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: «Chiama i lavoratori e da' loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi».

Normalmente è di pensiero comune agire dal più al meno, dal più meritevole in giù, da chi ha lavorato più ore (più merito) a chi ha lavorato un'ora soltanto (meno merito), da chi si comporta bene a chi si comporta male... Qui invece il padre di famiglia opera una rivoluzione: certamente ha a cuore che il lavoro sia fatto bene e che la sua vigna produca buoni e tanti frutti, ma prima del fare c'è l'essere, prima del merito o demerito c'è la persona, la sua dignità, la sua sacralità: ognuno è stato pensato dalla mente di Dio, amato dal suo cuore, plasmato dalle sue mani. Salvando la persona, tutto sarà una conseguenza: la giusta paga, una bella soddisfazione per chi ha lavorato e torna, stanco ma sereno, alla propria casa, dai suoi cari.

Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.

Un'altra rivoluzione. Chi ha lavorato un'ora percepisce lo stesso stipendio di chi ne ha lavorate otto: qualcosa non quadra, si sarà sbagliato... No, non si è sbagliato. Il capofamiglia ha concordato un denaro con ogni operaio, anche con quelli del tardo pomeriggio, a lui va bene così. Non paga solo in base al lavoro svolto, ma investe nel futuro di quelle persone, cercando di portare pace nel loro passato, e un po' di consolazione nel presente è la medicina giusta che agisce in entrambe le direzioni.

A qualcuno non sta bene. Ci sembra di sentire il coro degli indignati: non è giusto! Chi si lamenta declina sempre due verbi: pensarono e mormoravano. Il pensiero scava dentro di noi il bene e il male, plasma meraviglie o distrugge creando voragini. Conseguentemente la mormorazione è esternare e dare voce a quel pensiero distorto. Chi mormora non ha a cuore né la dignità né la necessità della persona, vede solo se stesso, vivendo la religione dell'egoismo, e incarnando l'egocentrismo come stile di vita.

Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?

Amico? Non proprio. La risposta del padrone di casa e della vigna non si fa attendere. Lo chiama amico, ma il termine greco dà più luce alla scena, e lo traduce anche come compagno, colui che mangia con me il pane, che condivide con me qualcosa, ma lo fa esclusivamente per un interesse personale. Il termine si trova solo tre volte nel Nuovo Testamento, solo nel vangelo di Matteo: nella parabola che stiamo leggendo, indica chi mormora; durante il tradimento, Giuda viene così chiamato, e nella parabola del banchetto di nozze, a chi non è rivestito dell'abito nuziale. In tutti e tre i casi, questo termine indica chi se ne approfitta.

Oltre a ricordare le clausole del contratto di assunzione, il padrone pone due domande, molto profonde: non posso fare quello che voglio? In altre parole: cosa vuoi da me? E poi, una domanda che è una risposta, come uno specchio per l'interlocutore: sei invidioso perché io sono buono? Padrone è per definizione colui che ha potere su ciò che possiede. Chi si lamenta vorrebbe gestire a suo piacimento dei beni altrui, ma ciò, ovviamente non è né possibile, né corretto.

L'invidia non porta da nessuna parte, anzi sì: porta alla rovina se stessi e gli altri. Il capofamiglia ha a cuore chiunque incontra, anche l'invidioso riceve, oltre al salario, anche una giusta terapia e con due domande tenta di riportarlo in carreggiata.

Gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi.

Ecco qui, la rivoluzione è portata a compimento e viene espressa dal capofamiglia, che conclude la sua giornata e le sue scorribande in cerca di operai con questa formula. Il rovesciamento delle liste di attesa, e delle piramidi gerarchiche è sempre un momento delicato, ma necessario: solo così facendo potremo vedere nell'altro non un antagonista che sta prima o dopo di me, quindi qualcuno da superare e da schiacciare, ma un fratello, che come me, esattamente come me, ha estremo bisogno di dignità, di rispetto, di amore.

Il capofamiglia si siede a tavola con i suoi, e avrà raccontato il contenuto di quella giornata. Tante altre famiglie condivideranno la gioia e lo stupore di chi sa andare oltre al giusto, al merito e al dovere, per incontrare il volto di chi mi è vicino.
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 LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che nell'amore verso di te e verso il prossimo
hai posto il fondamento di tutta la legge,
fa' che osservando i tuoi comandamenti
possiamo giungere alla vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre, le tue vie sovrastano le nostre vie
quanto il cielo sovrasta la terra:
concedi a noi la gioia semplice
di essere operai della tua vigna
senza contare meriti e fatiche,
lieti solo di portare frutti buoni
per la speranza del mondo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 55,6-9
I miei pensieri non sono i vostri pensieri

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 144
Rit. Il Signore è vicino a chi lo invoca

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza. Rit.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Rit.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.  Rit.

SECONDA LETTURA - Fil 1,20-24.27
Per me vivere è Cristo

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

VANGELO - Mt 20,1-16
Sei invidioso perché io sono buono?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi»
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La Liturgia di Domenica 17 Settembre 2023

17/9/2023

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XXIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
​Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?

Pensava di essere generoso Pietro: perdonare sette volte è davvero indice di grande pazienza. Eppure usa un verbo che dice tutta la fatica: dovere, come una tassa da pagare controvoglia. Le relazioni sono sempre molto complesse, sia in famiglia che all'esterno, e spesso succede che qualcuno "commette colpe contro di me", non un'azione involontaria o una distrazione, ma una cosa premeditata, voluta.

Diamo i numeri! Pietro chiede se deve perdonare sette volte, e non è un numero casuale. 7 è il numero della pienezza, del tutto. Devo perdonare tutto, proprio tutto? Forse Pietro non intende riferirsi alla quantità del perdono, ma alla qualità. Succede anche a noi, quando qualcuno ce la fa troppo grossa e non intendiamo passarci sopra.
​
E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Al 7 di Pietro, Gesù risponde con il 70, numero di tutte le nazioni al tempo conosciute. Al tutto di Pietro Gesù risponde con il tutti. Tradotto potrebbe essere "perdona tutto a tutti, sempre". In questa prospettiva così larga e accogliente, cadono tutti i muri, e il perdono diventa il vero regnante. Gesù sta parlando del Regno di Dio, ebbene il perdono è proprio la chiave e lo scettro di questo regno.

Ma se perdono tutto a tutti cosa succede? Si sente il bisogno, talvolta, di porre dei confini, dei muri invalicabili, di modo che l'altro non invada i miei spazi e sia sempre controllabile da me. Questo atteggiamento viene spesso giustificato appellandosi ai valori umani e civili, alla buona educazione, alla morale cristiana. In realtà questa non è altro che la fatica terribile di accogliere il diverso da me.

Perdonare tutto è più difficile di perdonare tutti. Eppure il 7 insieme al 70 realizza quello che succede giocando a nascondino: "libero me, libero tutti". Questo perdono a 360 gradi da sud a nord, da est a ovest abbraccia il mondo intero, ma prima ancora abbraccia me stesso, mi guarisce, mi libera dalle vie anguste del risentimento, dalla paura di essere ferito.

Adesso tocca a te. Prendi un foglietto, e scrivi tutti i tuoi conti aperti, le persone che ti hanno combinato qualcosa, chi ti ha offeso e mancato di rispetto, chi ti ha schiacciato. Scrivi i loro nomi o se sei bravo disegna i loro volti. Gira il foglietto ora e scrivi o disegna i tuoi limiti, il tuo carattere appuntito, le tue debolezze, tutto ciò che nella tua vita può essere considerato un difetto.

Perdona tutto. Il perdono è un per-dono, è un regalo, e il regalo non richiede meriti, è un dono gratuito (Amazon mi fa tanti regali ma li pago tutti: secondo te sono regali?). Se il perdono esigesse un contraccambio, non sarebbe un dono, ma un acquisto. Chi ha sbagliato nei tuoi confronti, ha bisogno del tuo regalo, non perchè se lo merita, non perchè è bravo, ma perchè il tuo perdono.

La sera dell'ultima cena Gesù sapeva bene chi erano i suoi commensali: un traditore, un rinnegatore e gli altri che di lì a poco sarebbero scappati, lasciandolo solo; proprio in un contesto di demerito totale Gesù spezza il pane e versa il vino, offre tutto se stesso, tutta la sua vita e la sua morte, e li offre perchè chi lo riceve possa stare bene, in salute, in salvezza. L'Eucaristia è il farmaco, e la medicina la si dà ai malati perchè guariscano. Ugualmente il perdono lo si offre a chi ne ha estremo bisogno.

Perdona tutti. Il tuo perdono sia una tavola imbandita, dove chiunque può trovare un posto, dove ognuno può sentirsi accolto e atteso. Quel foglietto pieno di nomi, di volti e situazioni è la garanzia che siamo tutti affamati di perdono: è il perdono che sostiene i nostri giorni, è il perdono che ci permette di alzarci la mattina, è il perdono che ci fa vivere, perchè perdonare è sinonimo di amore. Prendi quel foglietto e scrivi sotto: PER-DONATO, su tutti e due i lati.

Sette, settanta, tutto e tutti: hai le coordinate per consegnare il tuo per-dono, ma non pensare di fare chissà quanti km: il perdono nasce dentro di te, e spanderà il suo profumo quando tu lo lascerai traboccare. Il primo a beneficiarne sarai tu stesso.
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  LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, creatore e Signore dell'universo,
volgi a noi il tuo sguardo,
e fa' che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio
per sperimentare la potenza della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Dio, che ami la giustizia e ci avvolgi di perdono,
crea in noi un cuore puro a immagine del tuo Figlio,
un cuore più grande di ogni offesa,
più luminoso di ogni ombra,
per ricordare al mondo il tuo amore senza misura.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Sir 27,33-28,9
Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.

Rancore e ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.
Un uomo che resta in collera verso un altro uomo,
come può chiedere la guarigione al Signore?
Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile,
come può supplicare per i propri peccati?
Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore,
come può ottenere il perdono di Dio?
Chi espierà per i suoi peccati?
Ricòrdati della fine e smetti di odiare,
della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti.
Ricorda i precetti e non odiare il prossimo,
l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 102
Rit. Il Signore è buono e grande nell’amore.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.

Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia. Rit.

Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe. Rit.

SECONDA LETTURA - Rm 14,7-9
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore

Fratelli, nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore.
Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

VANGELO - Mt 18,21-35
Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
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La Liturgia di Domenica 10 Settembre 2023

10/9/2023

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XXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello.

Siamo alle solite. Qualcuno ti ha mancato di rispetto, ti ha ferito, offeso, infangato, denigrato, e tu sei su tutte le furie, adesso ti farai sentire e lo caricherai di improperi, perché, ovviamente, tu hai ragione e lui o lei ha torto, e che non si permetta mai più!

Gesù è Dio, nulla da obiettare, ma è anche pienamente essere umano, ecco perché parla il nostro linguaggio, e constata la possibilità di screzi e difficoltà relazionali. Ebbene, Gesù è un uomo di poche parole, è un uomo di Parola, è la Parola di Dio incarnata. In questo brano c'è una sillaba che può salvare te stesso e il tuo fegato: VA'. Va' e ammoniscilo. Mentre tu sei concentrato sul secondo verbo, (ammoniscilo), ti perdi una sconvolgente rivoluzione messa in atto da Dio.

Va' non è salire sul carrarmato e asfaltare chiunque incontri sul tuo tragitto. Va' significa letteralmente "andare sotto", mettersi a servizio di chi ti ha offeso. Va' significa anteporre un cammino personale prima di correggere qualcun altro. Pensi di avere tutte le ragioni, e giustifichi tutta la tua rabbia e le emozioni negative che vivi, ma non ti accorgi di fare peggio e di uccidere chi ti ha in qualche modo ucciso. Va' è il riscatto della vita, la tua vita, ma anche la vita di chi ha sbagliato nei tuoi confronti. Ci può essere un colpevole e un danneggiato, ma la vita di entrambi è il valore assoluto e imprescindibile: questa è da salvare, a ogni costo, questa è il valore che riscatta dalla colpa e dalla rabbia.

Ok, ammoniscilo. Ora che hai fatto un percorso, hai vissuto il va', hai rivestito il grembiule del servo, è il momento di ammonire. Questo verbo nasconde due significati: rimproverare e convincere. Chi ha sbagliato, ovviamente ha bisogno di essere guidato e illuminato, non con la rabbia, non con la violenza (che fanno male a te e a lui). San Paolo scrive a Timoteo: "Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia". (2Tm 3,16). La Parola di Dio, il vangelo servono proprio ad ammonire, a convincere, a correggere, perché nessuno è nato imparato e nessuno è impeccabile. L'ammonizione parte da un desiderio di aiutare l'altro, non di schiacciarlo e condannarlo, ma per con-vincere: vincere insieme. Questa opera di convincimento avvenga tra te e lui solo, in un ambito intimo. Non stai sfogando la tua ira, ma aiutando qualcuno a vivere meglio, ricordalo.

Se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni.

Se non ascolterà. Sarebbe troppo facile se il "malcapitato" ascoltasse la tua correzione. Anche qui è semplice comprendere come chi sbaglia lo faccia a ragion veduta: è proprio convinto! Se l'incontro personale non ha sortito alcun effetto, fatti aiutare dalla parola di uno o due testimoni. Il testimone è qualcuno che ha visto (testimone oculare), o quantomeno è informato sui fatti. Inoltre chi testimonia ha un coinvolgimento inferiore e può essere più obiettivo nel districare la questione.

Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità.

Niente da fare, non ascolta. Non ha ascoltato te, e non ha ascoltato i testimoni. Questa volta Gesù cambia verbo e ne usa uno che significa "sentire in modo contrario", cioè non voler ascoltare. La persona non vuole saperne della tua correzione.

Qui entra in gioco un terzo elemento, quello che determinerà la riuscita o il fallimento: la comunità. Il vangelo usa la parola "?κκλησ??", la chiesa. Lo so, hai pensato subito alla chiesa di mattoni, oppure al Vaticano. Eppure questo termine indica qualcosa di più grande e profondo: la chiesa è la comunità, l'insieme dei chiamati (anche una riunione condominiale è chiesa!). Chiesa è la comunità, quella che facciamo così fatica a vivere, presi dal nostro orticello. Dopo aver parlato in privato, dopo aver chiesto l'aiuto dei testimoni, è il momento della comunità, anche qui non per lapidare ma per salvare, per vincere insieme.

Se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.

Negativo, Watson. Non ascolta proprio nessuno. Questo è il momento di lasciar andare chi non ascolta, chi non vuole ascoltare, chi non intende vivere la comunità. Questa persona sia considerata come un pagano e pubblicano. Il pagano è chi è fuori dall'alleanza con Dio (chi non ascolta la comunità non ascolta neanche Dio). Il pubblicano è l'esattore delle tasse, ma qui usato da Gesù come sinonimo di ladro. Chi non ascolta è fuori da ogni alleanza ed è un ladro di dignità propria e altrui. Cosa fare in questo caso? Niente, hai fatto tutto il possibile, non puoi fare altro.

Fallimento? Proprio no! Hai fatto un cammino, sei uscito da te stesso, hai cercato testimoni, hai vissuto la comunità. Non ti sei limitato a vivere la rabbia e il turbamento (comprensibili). Se anche la persona non vuole ascoltare, non vuole cambiare, tu non sei più lo stesso. Non è cambiato lui, sei cambiato tu. La rabbia ha lasciato posto al cambiamento, la convinzione è diventata conversione. Hai vinto, e non poco...

In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.

Sembra che Gesù cambi discorso, ma non è così: in realtà il Maestro esorta a vivere un'unità tra cielo e terra, tra ideale e reale, Legare e sciogliere sono due comportamenti opposti, che condizionano la nostra vita passata, presente e futura. Se leghi oggi, troverai legato domani, se liberi oggi, troverai libertà domani. Apparentemente ovvio, questo atteggiamento di prigione e libertà è molto difficile da vivere. Chi non ascolta vive la prigione dell'incomunicabilità, chi non perdona vive la prigione dell'ira, entrambe sono destinati all'isolamento e alla sconfitta. Sei chiamato a vivere la libertà di chi ascolta e perdona, la libertà di chi vive la terra e il cielo come un'unica realtà.

In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.

E per finire, un concerto! Mettersi d'accordo è una meravigliosa sinfonia, questa è la parola originale, e la sinfonia nasce quando si ha il coraggio di suonare insieme, mettendo da parte il "secondo me" e trovando spartiti e note comuni. Solo così la comunità potrà vivere la sua vocazione e i chiamati saranno riuniti, cioè, letteralmente "condotti insieme" dal nome del Signore.

Una pagina di vangelo contiene una sfida e un invito. Questa pagina in particolare può risultare indigesta e faticosa: lo è, perché contiene tutta la tua vita e la tua morte, le tue vittorie e le tue sconfitte. La sfida è avere il coraggio di leggere e incarnare la Parola, solo così con-vincerai, non da solo, ma insieme.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Padre, che ci hai liberati dal peccato
e ci hai donato la dignità di figli adottivi,
guarda con benevolenza la tua famiglia,
perché a tutti i credenti in Cristo
sia data la vera libertà e l'eredità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre, che gioisci nell'esaudire
la preghiera concorde dei tuoi figli,
metti in noi un cuore e uno spirito nuovi,
perché sentiamo la vita come il dono più grande
e diventiamo custodi attenti di ogni fratello,
nell'amore che è pienezza di tutta la legge.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ez 33,1.7-9
Se tu non parli al malvagio, della sua morte domanderò conto a te

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia.
Se io dico al malvagio: “Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te.
Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 94
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit. 

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. Rit. 

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere». Rit. 

SECONDA LETTURA - Rm 13,8-10
Pienezza della Legge è la carità

Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge.
Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso».
La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.

VANGELO - Mt 18,15-20
Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano.
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
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La Liturgia di Domenica 3 Settembre 2023

3/9/2023

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​SETTEMBRE:
MESE DEDICATO AGLI ANGELI

CHI SONO GLI ANGELI
Gli Angeli sono puri spiriti creati da Dio per formare la sua corte celeste ed essere gli esecutori dei suoi ordini. Una parte di essi prevaricò, ribellandosi a Dio e diventarono demoni. Dio affidò agli Angeli buoni la custodia della Chiesa, delle nazioni, della città. Anche ogni anima ha il suo Angelo Custode. Le Milizie celesti ricorrono Cristo come loro Re e Maria Santissima come loro Regina, felici di essere gli esecutori solleciti e fedeli dei loro ordini e di prodigarsi nella difesa e nel soccorso dei loro servi e devoti. Nostri doveri verso di essi.
Dobbiamo venerare tutti gli Angeli come nostri fratelli maggiori e come nostri futuri compagni in Cielo: imitare la loro obbedienza, purezza e amor di Dio. In particolare dobbiamo esser devoti dell'Angelo Custode: di colui alle cui cure la bontà di Dio ci ha affidati. A Lui dobbiamo rispetto per la sua presenza, amore e gratitudine per la sua benevolenza, confidenza, per la cura sapiente, potente, paziente e amorosa che ha di noi.

​INVOCAZIONE AGLI ANGELI CUSTODI
​Assisteteci, Angeli custodi, soccorso nel bisogno, conforto nella disperazione, luce nelle tenebre, protettori nei pericoli, ispiratori di buoni pensieri, intercessori presso Dio, scudi che respingono il nemico malvagio, compagni fedeli, amici verissimi, prudenti consiglieri, specchi d’umiltà e purezza. ​ Assisteteci, Angeli delle nostre famiglie, Angeli dei nostri figli, Angelo della nostra parrocchia, Angelo della nostra città, Angelo del nostro paese, Angeli della Chiesa, Angeli dell’universo.
Amen.


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XXII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
​Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Dopo tante lezioni, ne inizia una davvero difficile, anzi, la più difficile che sia mai esistita. In realtà il testo greco non mette Gesù in cattedra a spiegare, bensì afferma che "iniziò a mostrare", a svelare, a rivelare. Non si tratta di una spiegazione nozionistica, e non è neppure il passaggio di un contenuto morale o di una regola di vita. La durissima lezione che Gesù inizia è più profonda e coinvolgente, soprattutto è una lezione terribilmente concreta, fatta di carne e di sangue, di scontro, di dolore, di morte.

Tutto parte da un viaggio, o meglio il suo punto di arrivo: Gerusalemme, dove il Maestro DEVE andare. Se altre volte ha evitato lo scontro, questa volta gli va incontro, cercando di dire ai suoi discepoli l'indicibile, mettendosi in viaggio e affrontando l'indesiderato.

Soffrire molto: anche qui il testo originale riporta un concetto più profondo: Gesù va a Gerusalemme, dove "sarà molto sensibile", altro modo per indicare il dolore. Gesù è vulnerabile, a tutti i livelli, esattamente come lo è ogni essere umano. Questa vulnerabilità diventerà totale abbassamento, e il Figlio di Dio ne rimarrà schiacciato e annullato. Gesù parla anche di resurrezione, ma possiamo ben immaginare come l'attenzione dei suoi sia sul mistero del dolore e della morte, e infatti Pietro reagisce subito in malo modo:

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Gesù a proprio uso e consumo. A Pietro non importa nulla della lezione di Gesù, e lo prende in disparte, cioè lo vuole portare sulla strada che lui, Pietro reputa giusta, in sintesi: lo vuole far rinsavire, perché questa lezione non ha proprio senso, non collima con l'idea che Pietro ha in testa, e allora la combatte. Infatti, il rimprovero di Pietro ha, in origine, il significato di "attribuire il giusto peso", pesare bene, stabilire qual è la cosa migliore da fare; chi rimprovera desidera correggere qualcuno, perché evidentemente sbaglia.

Pietro non accoglie ma impone la sua idea, e usa un'espressione estrema: "Dio non lo voglia", uno scongiuro usato solo due volte in tutta la Bibbia, ma con due significati opposti: in questa situazione Pietro impone a Gesù di stare lontano da una possibilità simile, mentre nella lettera agli Ebrei viene detto: "Perché io perdonerò le loro iniquità", (Eb 8,12), Dio che si fa vicino e prossimo. La parola è la stessa, dipende come viene usata, abusandone oppure accogliendo anche ciò che non capisco.

Anche Gesù si oppone. Per svegliarlo, Gesù chiama Pietro "Satana", cioè divisore. Pietro divide il Figlio dal Padre, lo rende orfano. Inoltre questo atteggiamento di Pietro fa inciampare Gesù: lo scandalo è un ostacolo al cammino, e Pietro vuole proprio fare questo, deviare il cammino di Gesù e impedirgli di recarsi a Gerusalemme. Ma c'è dell'altro: Gesù dice a Pietro che "non pensi secondo Dio": non è solo avere un'idea in testa, il pensiero a cui Gesù fa riferimento è un'opinione personale che si concretizza in azione. Pietro divide, impedisce il cammino, pensa solo a se stesso. Questa risposta di Gesù a Pietro è un ottimo esame di coscienza, per capire dove sono diretto, per fare un test al mio pensiero e alle azioni conseguenti, perché trovarsi fuori strada, come Pietro, è un attimo.

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Alle tre azioni di Pietro, Gesù contrappone le tre azioni di chi desidera seguirlo:
  • Rinneghi se stesso: è il primo passo fondamentale: rifiutare fortemente, ripudiare, divorziare da me stesso, per poter essere libero dai miei pensieri, dalle mie idee, da tutto ciò che mi imprigiona. Ovvio, ho le mie idee e i miei pensieri, ma non sono loro schiavo. Chi è innamorato sul serio, rinnega se stesso, e vede nell'altro/a tutta la sua gioia. Solo divorziando da me stesso potrò amare, in caso contrario sarò come Pietro, che vuole piegare Dio alle sue idee, e non viceversa.
  • prenda la sua croce: dopo aver divorziato da me, mi accolgo in modo nuovo e pulito, accolgo quella parte di me che più non sopporto, la parte debole e malata del mio io, la accolgo, e diventa croce, cioè salvezza, redenzione, vita. Prendere la croce significa elevarla, innalzarla da terra,
  • mi segua: Dopo il divorzio e il ricongiungimento con me stesso, c'è un altro matrimonio: seguire nella Bibbia è sinonimo di sposare, e seguire Gesù significa sposarlo, accoglierlo, vivere per Lui,

Il Figlio dell’ uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

La conclusione sfocia nel mistero di Dio, e possiamo cogliere due luci: Gesù restituisce, paga, non è un sostenitore del "volontariato per non avere spese". Gesù paga e paga bene, e lo fa con un criterio: paga secondo le azioni, non quelle della Borsa ovviamente. Le azioni sono riportate nel testo greco come la prassi, nella concretezza della vita di ogni giorno. Vuoi sapere come paga Dio? Guarda cosa passa nella tua mente e nel tuo cuore, ma ancora di più guarda cosa fanno le tue mani, cosa trattengono, cosa donano, come accolgono, come amano.

Una lezione difficile contiene la password della tua realizzazione e quindi la tua felicità. Conviene fortemente tuffarsi in questa impresa: i risultati non si faranno attendere.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente,
unica fonte di ogni dono perfetto,
infondi nei nostri cuori l'amore per il tuo nome,
accresci la nostra dedizione a te,
fa' maturare ogni germe di bene
e custodiscilo con vigile cura.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.ù

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre, che guardi con amore ai tuoi figli,
ispiraci pensieri secondo il tuo cuore,
perché non ci conformiamo
alla mentalità di questo mondo,
ma, seguendo le orme di Cristo,
scegliamo sempre le vie che accrescono la vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ger 20,7-9
La parola del Signore è diventata per me causa di vergogna

Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto violenza e hai prevalso.
Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno;
ognuno si beffa di me.
Quando parlo, devo gridare,
devo urlare: «Violenza! Oppressione!».
Così la parola del Signore è diventata per me
causa di vergogna e di scherno tutto il giorno.
Mi dicevo: «Non penserò più a lui,
non parlerò più nel suo nome!».
Ma nel mio cuore c’era come un fuoco ardente,
trattenuto nelle mie ossa;
mi sforzavo di contenerlo,
ma non potevo.
​
SALMO RESPONSORIALE - Sal 62
Rit. Ha sete di te, Signore, l’anima mia

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua. Rit. 
 
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode. Rit. 

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Rit. 

Quando penso a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.
A te si stringe l’anima mia:
la tua destra mi sostiene. Rit. 

SECONDA LETTURA - Rm 12,1-2
Offrite i vostri corpi come sacrificio vivente

Fratelli, vi esorto, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.
Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.

VANGELO - Mt 16,21-27 
Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».
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