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La Liturgia di Domenica 27 Agosto 2023

27/8/2023

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XXI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
​Penso che succeda a tutti. Anche a te, amico lettore.
A me succede spesso. Nonostante e forse a causa degli anni che passano e le esperienze che si accumulano, ci sono momenti in cui, con onestà, devi fare i conti con ciò che sei e con ciò che fai.
In quei momenti ti chiedi chi sei veramente. Ti pesi. Ti misuri.
Non chi pensi di essere o come gli altri ti vedono.
Ma come sei tu sul serio, senza esaltarti e senza abbatterti.
E in quei momenti le altre persone ci fanno da specchio, ci aiutano, ci sostengono, ci svelano a noi stessi.
Non parlo delle persone che si avvicinano a noi e ci identificano con un ruolo.
Ma di quelli che frequentiamo, che amiamo, che ci amano. E che, spesso, si fanno un'idea di noi più convincente e precisa di quanto noi stessi riusciamo a fare.
Così, sul finire di questo rovente mese agostano, ritroviamo la bellissima pagina del dialogo di Cesarea di Filippo.
Là dove, dopo alcuni anni di discepolato, Gesù chiede ai suoi, e a noi, di scoprire le carte.
Di dire cosa pensano veramente di lui.
Di non giocare a fare i devoti, ma di aprire il proprio cuore alla verità.
Per passare dal si dice al ti dico.

Bravo Gesù
Pensateci seriamente: non è incredibile che si parli ancora di un ebreo marginale vissuto duemila anni fa? Che milioni di uomini e donne, ogni settimana, si radunino per ascoltare le sue parole? E altri, addirittura, giungano a morire nel suo nome?
Diamo per scontato, forse troppo, che Gesù faccia parte del nostro orizzonte.
Che faccia parte del paesaggio immutabile delle cose.
Ma non è così. Non è detto che la sua presenza permanga per sempre.
Bisogna riconoscerlo, però: ancora si parla di Gesù.
Si spettegola.
E ciò che si dice di lui, a grandi linee, è ciò che riportano gli apostoli.
È un grande uomo, un profeta, un innovatore, un idealista...
Salvo rare eccezioni di Gesù ci si ostina a parlare bene, a difenderlo.
Ad amarlo. Anche chi non si professa suo discepolo.
Per la sua vita, la sua coerenza, la sua forza interiore, la sua spiritualità.
Poi, certo, i cristiani sono un altro paio di maniche. Scucite.

Next level
Solo che, ad un certo punto, se abbiamo il coraggio di lasciarci interrogare, proprio il Signore ci chiede di cambiare livello, di osare, di metterci in gioco.
Non importa cosa gli altri dicono di lui.
A lui importa cosa ne penso io. Proprio io.

Possiamo vivere tutta la vita frequentando messe e sgranando rosario. Senza mai lasciarci scuotere, smuovere, interrogare.
Perché altro è dire di essere credenti, altro credere.
Altro discettere di donne e di uomini, di affetti e conquiste. Altro innamorarsi.
Chi è per me Gesù? Oggi, ora. Qui.
State attenti a non rispondere in fretta. Regalatevi dieci minuti seri.

Cortesie
«Chi sono io, per te?».
Simone il pescatore osa, si schiera.
Gesù è uomo pieno di fascino e di mistero.
Di più. È un profeta.
Di più. È il Messia.
Facile dirlo, per noi. Ma per chi stava lì con lui, con il falegname di Nazareth, è un'affermazione sconcertante. Gesù non era un uomo di cultura, e neppure religioso. E non era neanche tanto devoto, permettendosi di interpretare liberamente la Legge (riportandola all'essenziale, in verità).
Per Simone, dire che Gesù è il Cristo è un salto mortale.
E Gesù gli restituisce il favore.
Simone dice a Gesù: "Tu sei il Cristo", che significa: "Tu sei il Messia che aspettavamo", una professione di fede bella e buona e, decisamente, ardita.
Pietro, riconoscendo nel falegname l'inviato di Dio, fa un salto di qualità determinante nella sua storia, un riconoscimento che gli cambierà la vita.
Gesù gli risponde: "Tu sei Pietro".
Simone non sa di essere Pietro. Sa di essere cocciuto e irruente. Ma, riconoscendo in Gesù il Cristo, scopre il suo nuovo volto, una dimensione a lui sconosciuta, che lo porterà a garantire la saldezza della fede dei suoi fratelli.
Pietro rivela che Gesù è il Cristo, Gesù rivela a Simone che egli è Pietro. Scambio di cortesie.
Quando ci avviciniamo al mistero di Dio, scopriamo il nostro volto; quando ci accostiamo alla Verità di Dio riceviamo in contraccambio la verità su noi stessi.
Confessare l'identità di Cristo ci restituisce la nostra profonda identità
Il Dio di Gesù non è un concorrente alla mia umanità.

Se volete scoprire chi siete veramente, specchiatevi nello sguardo di Dio.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli,
concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi
e desiderare ciò che prometti,
perché tra le vicende del mondo
là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno A)
O Padre, fonte di sapienza,
che sulla solida fede dell'apostolo Pietro
hai posto il fondamento della tua Chiesa,
dona a quanti riconoscono in Gesù di Nazaret
il Figlio del Dio vivente
di diventare pietre vive
per l'edificazione del tuo regno.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 22,19-23
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide

Così dice il Signore a Sebna, maggiordomo del palazzo:
«Ti toglierò la carica,
ti rovescerò dal tuo posto.
In quel giorno avverrà
che io chiamerò il mio servo Eliakìm, figlio di Chelkìa;
lo rivestirò con la tua tunica,
lo cingerò della tua cintura
e metterò il tuo potere nelle sue mani.
Sarà un padre per gli abitanti di Gerusalemme
e per il casato di Giuda.
Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide:
se egli apre, nessuno chiuderà;
se egli chiude, nessuno potrà aprire.
Lo conficcherò come un piolo in luogo solido
e sarà un trono di gloria per la casa di suo padre».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 137
Rit. Signore, il tuo amore è per sempre

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo. Rit. 

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza. Rit. 

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani. Rit. 

SECONDA LETTURA - Rm 11,33-36 
Da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose

O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
Infatti,
chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore?
O chi mai è stato suo consigliere?
O chi gli ha dato qualcosa per primo
tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

VANGELO - Mt 16,13-20 
Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
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La Liturgia di Domenica 20 Agosto 2023

20/8/2023

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XX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO - 1
Ci sono modi di avvicinarci a Dio che, in realtà, ci allontanano da noi stessi. La Cananea del Vangelo di oggi vuole un miracolo dal guru di passaggio e mette in scena la sceneggiata sacra. Ma Gesù la riconduce a verità. E a sé.

La cananea si avvicina a Gesù sbraitando, invocando una guarigone: non gli importa nulla di chi sia veramente Gesù, non è sua discepola, solo vuole il miracolo del guru di turno, le ha provate tutte, perché non tentare anche con la religione? La frase del Signore è uno schiaffo in pieno volto: «Bel cane che sei, non ti interessi di me, non segui la mia Parola, solo vuoi un miracolo. Io, prima, devo occuparmi dei miei discepoli». È esattamente ciò che accade a molti tra noi: viviamo la nostra vita con una vaghissima appartenenza al cristianesimo, ci sentiamo cristiani a Pasqua e a Natale, consideriamo la Chiesa e la comunità una specie di inutile complicazione per chi ha un sacco di tempo da perdere, poi, quando accade qualcosa, una malattia, un lutto, ci rivolgiamo a Dio sbraitando, esigendo, minacciando. Come avremmo reagito noi al posto della cananea? Io mi sarei offeso e me ne sarei andato, annegando nel mio dolore, maledicendo Dio e il suo disinteresse, chiudendo per sempre la porta della fede. La donna cananea no, riflette.La guancia ancora le fa male, mette da parte il suo amor proprio e confessa: «Hai ragione Signore, vengo da te solo ora che ho bisogno. Però, ti prego, fai qualcosa...» Mi vedo il volto duro di Gesù che si scioglie in un accogliente sorriso: «Risposta giusta, questa volta, la tua fede ora produce miracoli». Dio vuole essere trattato da adulto!
COMMENTO AL VANGELO - 2
​Gesù si ritira verso Tiro e Sidone, terra pagana a nord di Israele. Sono due bellissime località balneari che ora corrispondono al martoriato Libano.

Una donna pagana lo Implora:? Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio?. Questa donna riconosce di non avere nessun diritto nei confronti di Gesù. Infatti non dice:? Mi devi aiutare, me lo merito!?. Chiede aiuto, ma Gesù non gli risponde.

I discepoli sono infastiditi da questa donna. Vorrebbero che Gesù facesse qualcosa per liberarsene, come io quando faccio l'elemosina per sentirmi buono, ma sopratutto per liberarmi di chi me la chiede.

Gesù dice:? Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele?, ma la donna insiste prostrandosi e dicendo:?Signore, aiutami!?.
Stupisce questo comportamento di Gesù; e ci scandalizza quando dice:? Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini?. Cani erano i pagani. Come ci rimarrei io se mi si dicesse che non valgo più di un cane?

Eppure questa donna non si offende, riconosce che non può accampare pretese di fronte a Dio. Però ha anche capito una cosa che nessun altro dei presenti ha capito: Dio ama pure lei, anche se è pagana, come i padroni amano i loro cagnolini e li nutrono.

Questo è ciò che Gesù aspettava: voleva fare vedere ai discepoli che una pagana può avere una fede più grande di loro.


La settimana scorsa abbiamo visto Pietro che affondava nel lago per mancanza di fede, oggi vediamo questa donna che ha una grande fiducia in Gesù. Per questo dice:?...anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni?.

Gesù esclama:? Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri?.

Notiamo che ciò che guarisce la figlia è il pane, una briciola di pane, che corrisponde a Gesù e alla sua Parola. Non una parola di esorcismo che deve cacciare il male, ma semplicemente la sua Parola, che ci dice:?Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi!?. Basta questo per mettere ordine nella vita di questa figlia, e questo siamo chiamati a fare e annunciare oggi a chiunque sta male. Una proposta di comunione con l'amore di Dio e con il prossimo.

Ma la prima cosa che è bene che faccia davanti a Dio è riconoscere che se lui mi ama non è perché me lo merito o perché ne ho diritto, magari perché cristiano battezzato, cresimato, o perché vado a messa. Questi sono aiuti che ho ricevuto, ma è bene che riconosca che davanti a Dio sono come un cane, come questa donna. Pertanto lo ringrazio del fatto che mi vuole bene e del pane che mi dà.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che hai preparato beni invisibili
per coloro che ti amano,
infondi nei nostri cuori la dolcezza del tuo amore,
perché, amandoti in ogni cosa e sopra ogni cosa,
otteniamo i beni da te promessi,
che superano ogni desiderio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta (Anno A)
O Padre, che nell'obbedienza del tuo Figlio
hai abbattuto l'inimicizia tra le creature
e degli uomini hai fatto un popolo solo,
rivestici degli stessi sentimenti di Cristo,
affinché diventiamo eco delle sue parole
e riflesso della sua pace.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 56,1.6-7
Condurrò gli stranieri sul mio monte santo

Così dice il Signore:
«Osservate il diritto e praticate la giustizia,
perché la mia salvezza sta per venire,
la mia giustizia sta per rivelarsi.
Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo
e per amare il nome del Signore,
e per essere suoi servi,
quanti si guardano dal profanare il sabato
e restano fermi nella mia alleanza,
li condurrò sul mio monte santo
e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera.
I loro olocausti e i loro sacrifici
saranno graditi sul mio altare,
perché la mia casa si chiamerà
casa di preghiera per tutti i popoli».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 66
Rit. Popoli tutti, lodate il Signore

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. Rit.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. Rit.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. Rit.

SECONDA LETTURA - Rm 11,13-15.29-32
I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili per Israele

Fratelli, a voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?
Infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili!
Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia.
Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!

VANGELO - Mt 15,21-28
Donna, grande è la tua fede!

In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Per fare chiarezza leggi qua:
IL GESÙ ''INDIETRISTA'' CONVERTITO DA UNA DONNA
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La Liturgia di Martedi 15 Agosto 2023

15/8/2023

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ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA IN CIELO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
​L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore.

Maria inizia il suo canto partendo da lei, mettendoci la faccia, dicendo che il contenuto del suo canto non è un copia-incolla, ma lo ha vissuto e lo vive proprio lei, in prima persona. E canta la sua esperienza di Dio: pur essendo solo all'inizio del suo cammino, tutta la sua vita era già stata donata a Dio. Nel suo grembo già stava germogliando il Signore della Vita, la sua anima magnifica, il suo spirito esulta: spirito anima e corpo sono uniti nel dono di se stessa. Maria è una donna tutta d'un pezzo: Lei, Sposa dello Spirito e Madre di Dio non ammette mezze misure.

Il canto di Maria è un canto di gioia, di felicità, Magnificare significa riconoscere la grandezza (è magnifico, esclamiamo davanti a qualcosa di bello). Maria riconosce la grandezza di Dio, e questo atteggiamento dà il titolo al suo canto, il Magnificat: riconosco la grandezza di Dio, la mia anima lo riconosce grande, la mia essenza più intima e profonda lo ha incontrato, e inizio il mio canto con un "oh" di meraviglia e stupore.

Lo stesso stupore lo troviamo disseminato nella Sacra Scrittura: "quale Dio è grande come il nostro Dio?" (Salmo 76,14). Questa esclamazione di Maria è presente anche tra i musulmani: "Allahu akbar" "Dio è il più grande"(gli integralisti usano queste parole in modo del tutto inadeguato e improprio). Un figlio riconosce grandi i propri genitori, dai quali riceve amore e tutela; riconoscere la grandezza di Dio è fidarsi di Lui, che è grande, e arriva dove noi non arriviamo.

Il mio spirito esulta: letteralmente: il mio spirito fa salti di gioia. Ecco perché Maria corre in fretta verso la cugina Elisabetta: perché non sta più nella pelle, deve abbracciare qualcuno e comunicare la grandezza del Signore e ciò che Lui sta facendo in lei. Continuando nel paragone col bambino che riconosce grandi i suoi genitori, lui è felice di essere amato, e manifesta questa gioia saltando, giocando (combinando anche qualche marachella): è l'entusiasmo incontenibile del bambino che canta in Maria. Come il bimbo che corre avanti ai suoi genitori e poi torna indietro, ridendo, cantando, rallegrando il cuore degli adulti, Maria rapisce per sempre il cuore di Dio, che la sceglie come Sua sposa e Madre del Suo Figlio.

Perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

Questa è la fonte da cui sgorga il canto di Maria. Dio si china su Maria e guarda la sua bassezza, la sua ?tapinagginé (questo è il significato del termine greco originale) La sua piccolezza riconosce la grandezza di Dio, la sua povertà riceve tutto da Lui, che la salva da se stessa. Spesso ci dimentichiamo che Maria è un essere umano come noi, fatto di carne ed ossa, con tutti i limiti dell'umanità: l'immacolata è la prima perdonata (redenta in maniera più sublime, secondo l'espressione di Pio IX ).

Maria ha fatto esperienza di Dio proprio perché ha saputo vivere fino in fondo la sua povertà, si riconosce un nulla, e la sua gioia nasce dall'accettazione serena di se stessa: "ha guardato": lo sguardo di Dio ripaga Maria di ogni lacuna, la copre come un manto, e lei vive la sua donazione totale con una fiducia che non verrà mai meno; non ritirerà la sua offerta neppure ai piedi della croce, neanche quando terrà tra le mani il cadavere del Figlio.

Si riconosce misera e serva: misera come chi non ha nulla da offrire; serva come chi si rimbocca le maniche e si rende utile. Tra questi due atteggiamenti c'è tutta la vita di Maria, che non si è fatta scudo della propria indigenza (noi diremmo "vorrei ma non posso"), ma ha reso questa povertà il tesoro nascosto del suo cuore, la perla preziosa da donare al Re ("non posso ma voglio"). Questa volontà coriacea è la bellezza che contempliamo in Maria, una ragazza che ha accettato se stessa, che si è fidata, e che canta la grandezza del Signore, senza nascondere la sua piccolezza.

Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente.

Il cerchio si chiude. Dio è grande? Bene, farà grandi cose anche in me. Le parole del canto di Maria ci dipingono una donna forte e determinata, che conosce se stessa, i propri limiti e sa bene attingere le risorse dal cuore di Dio. La storia d'amore tra Dio e Maria è tutta qui: accettazione, fiducia, amore. Le grandi cose sono la logica conseguenza della grandezza di Dio: è tutto proporzionato. Invece di piangere miseria, Maria canta e salta di gioia, sapendo che Dio fa pazzie per lei.

L'Assunzione: un salto di gioia dalla terra al cielo!

Niente di più naturale che la Serva, Sposa e la Madre raggiungano il Signore, lo Sposo e il Figlio, Il salto di gioia di Maria congiunge la terra al cielo, e la sua umanità diviene caparra del nostro paradiso. Ecco il senso dell'Assunzione di Maria in cielo! Lei ci dice di guardare il cielo, non per fuggire dalle nostre vite, ma per colorare di cielo la nostra terra, talvolta così grigia e tetra. Il Magnificat è il canto che Maria ci insegna, per saper riconoscere miseria e misericordia, piccolezza e grandezza, grigio e blu, facendo con Lei salti di gioia.

Il Magnificat è lo stesso canto di Nadia Toffa: anche lei ci invita a guardare il cielo nonostante tutto; anche Nadia ha fatto l'esperienza di Maria, del proprio limite: "Io ci credo in Dio e non penso sia crudele, non penso voglia vederci soffrire. Da una sfiga si può trovare anche del buono, il Signore ci stimola, vuole insegnarci a vivere". Il cielo amalgamato alla terra: questo ci salva.
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La Liturgia di Domenica 13 Agosto 2023

13/8/2023

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XIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’ altra riva, finché non avesse congedato la folla.

Costringere significa obbligare a fare qualcosa, nel più breve tempo possibile., senza possibilità di ribattere o di opporsi. Viene spesso ripetuto che Gesù invita, lascia liberi, ci dice "Se vuoi...", ecco perché questo costringere deve contenere qualcosa di unico e speciale. La parola greca deriva da "braccio piegato", ed è l'influenza o la pressione esterna esercitata da  qualcuno su un altro: Gesù spinge i suoi, li obbliga con la forza.

Perché tutta questa forza? Non dimentichiamo che la folla sta ancora mangiando i pani e i pesci moltiplicati: i discepoli potevano ricevere lodi e ringraziamenti dalla folla soddisfatta e saziata. Gesù li vuole mettere al sicuro, intende preservare i suoi discepoli ed evitare loro chiacchiere inutile, così li spinge potentemente in barca, perché lo precedano. Gesù stesso dirà, in un'altra occasione: "quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare»" (Lc 17,10).

Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.

La pagina di vangelo che precede, riporta: "Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte". In realtà abbiamo visto che la folla non gli permette né l'isolamento e né la preghiera in solitudine. Ora, dopo che la folla è saziata e i discepoli sono messi al sicuro, Gesù torna al suo progetto iniziale: solitudine e preghiera. Mentre in precedenza l'ambiente è un luogo deserto, ora è il monte: dopo aver incontrato la folla, aver messo da parte il proprio desiderio a favore di quello altrui, il deserto arido e piatto diventa un monte, e il monte è sempre il luogo dove abita Dio, il luogo dell'incontro, il punto dove cielo e terra sono meno distanti.

Gesù sale il monte per stare da solo, dopo tanta fatica e tanto rumore di una folla immensa. La solitudine, quella bella, non è un atto egoistico: Gesù non si mette in pigiama a guardare la TV sul divano (niente di male eh), ma cerca la solitudine e il silenzio, per incontrare e ascoltare, per stare con il Solo, con il Padre.

Il testo ci informa che quella di Gesù è una preghiera prolungata, possiamo pensare diverse ore (la folla aveva mangiato, i discepoli erano ripartiti, per cui dal primo pomeriggio Gesù è rimasto solo). Stare con chi si ama non è questione di tempo o di spazio, ma il tempo e lo spazio diventano, pur fondamentali, accessori secondari, e così un intero pomeriggio è come se durasse cinque minuti.

La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».

I discepoli sono ormai a buon punto della loro traversata, e il testo originale dice due cose interessanti: la barca era torturata, tormentata dalle onde e il respiro, il vento, era ostile, contrario, opposto. Ecco che quelle persone si trovano schiacciati da diverse forze opposte: Gesù che li costringe a salire in barca, le onde che torturano la barca e il vento contrario. Questa è la situazione in cui non si trova scampo, non si sa cosa fare, ci si sente irrimediabilmente perduti e spacciati. Di tutti i dettagli riportati, non ce n'è uno a loro favore: è notte, in mezzo al mare, col vento contrario, il mare in tempesta... non ne va dritta una!

Sul finire della notte Gesù arriva sempre tardi. Sempre il testo greco ci informa che Gesù si avvicina alla barca nella quarta vigilia della notte, cioè l'ultima ora prima dell'alba, cioè circa le 6 del mattino. Tutta la notte i discepoli sono stati stritolati, chissà quanti pensieri, angosce, preoccupazioni. E adesso che inizia a rischiarare, cosa vedono? Un uomo che cammina sul mare, ci mancava solo il fantasma! Le urla di paura sono facilmente immaginabili, dopo una notte assurda questi uomini sono davvero stremati ed esausti.

Ci vuole coraggio. La prima parola di Gesù è "coraggio", sa bene cosa stanno vivendo, e desidera che siano forti anche in quella situazione. Questo coraggio non è una bacchetta magica o un prodigio dall'esterno, ma è suscitato dentro di loro con altre due parole:
  • Sono io: ti sarà capitato quando telefoni o citofoni a un familiare, dire: "sono io", e anche se non ti vede sente la tua voce e ti riconosce, pur non vedendoti. Ecco, Gesù fa la stessa cosa: sono io, apri! Questa parola fa cessare ogni paura, rincuora i discepoli, che possono respirare un po', dopo una notte di vento e di respiro contrario. Sono io, ti dice Dio, non sono un fantasma che vuole spaventarti, ma il tuo Signore che desidera il tuo bene, la tua gioia. Sono io.
  • Non abbiate paura. Dopo il coraggio suscitato dalla presenza di Gesù, è il momento di pensare al futuro: di paura ne hanno avuta tantissima, e chiamarla paura è un eufemismo, eppure ora non devono più averne, proprio perché il coraggio e la presenza aprono strade nuove, nuove possibilità, là dove c'era solo un mare agitato e una barca in balia delle onde. Non è un miracolo, è la vita stessa, e Gesù vuole inchiodarti alla realtà, perché solo vivendola pienamente potrai incontrare Dio, ma prima ancora, te stesso.

Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’ impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

Per Pietro il condizionale è d'obbligo. Vogliamo avere delle prove, come possiamo fidarci a scatola chiusa che sei davvero tu? E allora se sei davvero Dio fa' camminare anche me sulle acque, voglio proprio vedere! E Gesù accetta: "Vieni!", non ha paura di scendere i gradini del nostro dubbio, pur di incontrarci. E tutto sembra andare bene, Pietro cammina sulle acque: funziona! Tuttavia qualcosa si guasta: Pietro vede che il vento è forte: il vento non puoi vederlo, ma solo percepirlo, constatarlo, eppure Pietro lo vede, e questo vedere lo fa ripiombare nella paura, come quella vissuta durante la notte. È la paura a farci affondare, la paura di fallire, di non farcela, la paura del giudizio, della condanna. La paura paralizza la volontà e ci pietrifica, senza possibilità di miglioramento.

Il grido di Pietro: Signore salvami! Questa di Pietro potrebbe essere letta come una meravigliosa e sintetica professione di fede: io credo che tu sei Dio (Signore) e credo che sei il Salvatore (salvami), Ma Gesù non è dello stesso parere, e lo definisce "uomo di poca fede, perché hai dubitato?" Questo a cui Gesù fa riferimento non è il dubbio di chi fa fatica nel cammino di fede, lecito e anche positivo, ma, letteralmente significa "andare in due direzioni", non decidersi, mettere il piede in due scarpe. Così facendo non puoi che cadere! La poca fede di Pietro non è una scarsa adesione ai dogmi di una religione, piuttosto è la mancanza di fiducia: credo, Signore, so che mi salvi, ma voglio anche salvarmi per conto mio, non si sa mai...

La mano tesa di Gesù. Che tu dubiti per la fatica del cammino, o come Pietro vai in due direzioni, la mano di Gesù è sempre tesa verso di te, non per accusarti, non per condannarti, ma per afferrarti e salvarti, e a chi salva non devi insegnare il mestiere: lo sa fare Lui, meglio di te, meglio di chiunque.

Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».

Il vento cessò. Il vento di un'intera notte di paura, il vento che fa barcollare Pietro, il respiro contrario finalmente finisce: è già questa una bella notizia. E ancora sulla barca i discepoli si prostrano, adorano, riconoscono la presenza, vivono il coraggio e non hanno più paura. La conclusione è una professione di fede, che completa quella di Pietro: Signore, Salvatore, Figlio di Dio! Questa diventerà la professione di fede dei cristiani fin dal primo secolo: "Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore". Una notte di paura val bene una vita alla presenza di Dio, la tua barca travolta dalla tempesta trova approdo nella riva della fede, non avere paura, è Lui, adesso.
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La Liturgia di Domenica 6 Agosto 2023

6/8/2023

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TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE - A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Nel cuore dell'estate saliamo sul Tabor, ammiriamo la bellezza di Dio. Perché solo la bellezza salverà il mondo.
La Trasfigurazione non era destinata agli occhi di chiunque. Solo Pietro, Giacomo e Giovanni, cioè i tre discepoli a cui Gesù aveva permesso, in precedenza, di rimanere con lui mentre ridava la vita ad una fanciulla, poterono contemplare lo splendore glorioso di Cristo. Proprio loro stavano per sapere, così, che il Figlio di Dio sarebbe risorto dai morti, proprio loro sarebbero stati scelti, più tardi, da Gesù per essere con lui al Getsemani. Per questi discepoli la luce si infiammò perché fossero tollerabili le tenebre della sofferenza e della morte. Breve fu la loro visione della gloria e appena compresa: non poteva certo essere celebrata e prolungata perché fossero installate le tende! Sono apparsi anche Elia e Mosè, che avevano incontrato Dio su una montagna, a significare il legame dei profeti e della Legge con Gesù.
La gloria e lo splendore di Gesù, visti dai discepoli, provengono dal suo essere ed esprimono chi egli è e quale sarà il suo destino. Non si trattava solo di un manto esterno di splendore! La gloria di Dio aspettava di essere giustificata e pienamente rivelata nell’uomo sofferente che era il Figlio unigenito di Dio.

Siete già saliti sul Tabor nella vostra esperienza di fede? Dio ci dona - a volte - di assistere alla sua gloria. Raptim, diceva il grande Agostino. Fugacemente. Un momento di preghiera che ci ha coinvolto, una messa in cui siamo stati toccati dentro, una giornata in quota in mezzo alla neve con la bellezza della natura che diventa sinfonia e ci mozza il fiato. Attimo, barlumi, in cui sentiamo l'immenso che ci abita. E il sentimento diventa ambiguo: talmente grande da averne paura, talmente infinito da sentircene schiacciati, talmente immenso da restarne travolti. Dovremo forse ricuperare questo aspetto nella nostra vita cristiana, ripartire dalla bellezza. Le nostre periferie sono orrende, orrende le città, orribile l'arte "moderna", orribili le finte-vacanze che ci vengono proposte in mezzo a finti paesaggi immacolati. Orribile il linguaggio e le persone che ci raggiungono dal mondo della politica e dello spettacolo. Orribile la vita caotica e tesa che siamo costretti a vivere. Orribile il dolore che nasce quando l'amore esplode, quando il dolore che ci creiamo e alimentiamo, ci travolge. Abbiamo urgente bisogno di bellezza, della bellezza di Dio che è verità e bene e bontà.
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