I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A - RITO ROMANO ============================================ Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VIOLA COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Il brano è ambientato nel deserto, un non luogo, una situazione di totale mancanza ed estrema essenzialità. I protagonisti di questa pagina sono due: lo Spirito che conduce, e il diavolo che tenta. Gesù qui non è il personaggio principale (almeno per ora), ma quasi una comparsa, e i due verbi in forma passiva lo confermano. Gesù si lascia condurre dallo Spirito, e non solo ora: fin dal concepimento la vita del Signore è stata condotta dallo Spirito; e poi tentato dal diavolo: la strategia del diavolo è dividere, separare, frammentare, in modo da indebolire e vincere facilmente. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Gesù è condotto nel deserto per essere tentato. Tra queste due azioni a cui il Signore si sottomette, ecco la sua personale scelta: il digiuno, risposta che dice il suo voler essere presente in quella situazione. Se il deserto è il luogo dell'essenzialità, il digiuno è quella disciplina che priva anche dell'essenziale, certamente per un bene maggiore. Il momento di fatica arriva dopo aver lavorato, il dolore muscolare si verifica dopo aver camminato a lungo, dopo un grande impegno viviamo la fatica, la stanchezza, magari anche la delusione, lo sconforto. Gesù ha fame, e questa fame fisica dà inizio alle tentazioni, cioè a quelle modalità che il diavolo usa per dividere, per vincere e per allontanare da Dio. Niente di strano allora, se in certe fasi della mia vita avverto questa fame, questo bisogno di trovare sostegno: il problema non è la fame di Gesù, ma l'uso che il tentatore fa di questa situazione di debolezza e svantaggio. * Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane * Se tu sei Figlio di Dio, gè ttati giù * Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai Spesso ci si sofferma sul contenuto delle tre tentazioni che il diavolo offre a Gesù. Tuttavia è un'unica tentazione, la tentazione del "faccio quello che voglio, comando io, posso fare tutto". Se è vero che il tentatore fa il suo sporco lavoro, la tentazione è una situazione che si verifica nella solitudine della persona, quantomeno una solitudine interiore; la tentazione attinge sempre da un vissuto personale. Se le prime due proposte sono più materiali, la terza cerca di colpire proprio al cuore la divinità di Gesù Cristo, per separarlo definitivamente dal Padre e dallo Spirito., per renderlo servo suo e così sottometterlo. Qualsiasi tipo di tentazione ha sempre questa dinamica: separare da Dio, depredare la persona e schiavizzarla. Nella solitudine totale del deserto, Gesù combatte la tentazione armato di ben quaranta giorni di digiuno, e rispondendo ad ogni tentazione con la Parola di Dio, ecco il terzo protagonista: "sta scritto" è la risposta di Gesù al tentatore. La concretezza del nero su bianco, incancellabile, diventa l'ancora che vincola la nostra vita a Dio, anche nel mezzo della più grande tempesta. Gesù non fa quello che vuole, non vuole farlo, non è questo il suo intento. Nel comune pensiero si è liberi solo quando si può fare tutto ciò che passa per la testa; Gesù esprime la vera libertà vivendo la comunione con Dio Padre e attuando il suo progetto: siamo veramente liberi quando sappiamo amare e ci lasciamo condurre non dall'egoismo (io voglio), ma dall'amore (io sono con). Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano Prima e dopo aver vissuto la tentazione, Gesù non è solo: prima è condotto dallo Spirito, dopo è servito dagli angeli. La tentazione vince su di noi solo se rimaniamo soli, se ci stacchiamo da Dio e dai fratelli; ecco perché proprio nel Padre nostro preghiamo: "non abbandonarci nella tentazione": se Dio è con noi (e se noi siamo con Lui), la tentazione è già superata! Il diavolo lascia Gesù quando ad ogni proposta risponde chiamando e pronunciando il nome di Dio, e chiamare significa essere in compagnia, non essere più soli. Lo Spirito conduce l'uomo nel deserto delle cose e delle relazioni affinché egli faccia verità dentro di sé, e in quel terreno apparentemente arido e infecondo, incontrare la tentazione, rischiare la divisione e invocare il nome di Dio, stare in sua compagnia, e infine vincere, confermando la comunione con il Padre, che mai lo abbandona. La solitudine che offre il tentatore è la morte, il buio, il nulla. La solitudine di chi sta con Dio non è mai solitudine, ma compagnia, comunione, condivisione, partecipazione. La tentazione è un momento di profonda verità, momento di fatica, certamente; è il luogo per confermare il tuo sì a Dio. Lui sarà il Compagno, Lui ti conduce, Lui non ti abbandona mai, neppure nella tentazione. LITURGIA DELLA PAROLA Non si dice il Gloria. Colletta O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta (Anno A) O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato, concedi al tuo popolo di intraprendere con la forza della tua parola il cammino quaresimale, per vincere le tentazioni del maligno e giungere alla Pasqua rigenerato nello Spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA – Gen 2,7-9; 3,1-7 La creazione dei progenitori e il loro peccato Il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. SALMO RESPONSORIALE - Sal. 50 Rit Perdonaci, Signore: abbiamo peccato Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Rit Sì, le mie iniquità io le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. Rit Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non scacciarmi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rit Rendimi la gioia della tua salvezza, sostienimi con uno spirito generoso. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode. Rit SECONDA LETTURA - Rm 5,12-19 Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. oppure: SECONDA LETTURA Forma breve - Rm 5,12.17-19 Dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. VANGELO - Mt 4,1-11 Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. |
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