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La Liturgia di Venerdi 01 Novembre 2019

31/10/2019

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1 NOVEMBRE
SOLENNITA' DI TUTTI I SANTI - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: Solennità di precetto
Colore liturgico: Bianco
COMMENTO AL VANGELO
FARE L'ORDINARIO IN MODO STRAORDINARIO
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È bello oltre che importante che la festa di "tutti i santi" si stringa stretta stretta, con quella dei morti quasi senza che ci siano confini.
Dovrebbe davvero metterci gioia e speranza nel cuore questo passaggio che ci chiede di guardare, ringraziare e pregare tutte quelle sante persone che abbiamo messo nelle chiese, nelle nicchie, nei dipinti, nei reliquiari, sugli altari.
Ma ancora di più dovrebbe metterci dentro speranza e riconoscenza, il ricordo di tutte quelle sante persone, donne e uomini, che ci hanno regalato vita e bellezza; quelle persone che in questo ci hanno messo dentro Dio, che ce l’hanno donato;
quelle sante persone che hanno fatto miracoli nella nostra vita, nella vita di tanti e noi abbiamo potuto vedere e riconoscere questi grandi miracoli.
Penso a chi è stato capace di sorridere sempre, di una speranza che non muore mai, di quella cura straordinaria con chi sta male, di chi ha fatto crescere generazioni di piccoli tenendoli con se tutti quanti come figli, penso a chi è stato capace di parole buone sempre e a chi ha sempre scelto di stare dalla parte del bene anche dentro ad un male grande.
Penso alle mamme ed ai papà che danno la vita ogni giorno per i loro figli e a tutti quelli che in mille modi sono stati capaci del dono della vita...
Quanti esempi dovremmo fare; ciascuno ne avrebbe davvero tanti; tantissimi santi di una santità anonima, la santità che si mescola ai giorni ed alle stagioni, nei giorni e nelle notti di ciascuno.
Gente comune, gente vestita normalmente, gente in case normali, in lavori comuni, in situazioni a volte belle e a volte complicate, gente del nostro paese o città.
Ecco, oggi è anzitutto festa di riconoscenza;
tanta riconoscenza per tutto quello che da sempre è accadere di Dio nel tempo e nella storia attraverso le persone che sono con noi, che Dio mette sul nostro cammino.

Bisogna riconoscere per essere riconoscenti, per avere una vita piena di gratitudine.
Lo ripeto spesso questo, ma ne sento proprio il bisogno perché mi accorgo che il peccato della lamentazione è sempre li’ pronto a saltar fuori.

Mi accorgo di come siamo bravi a vedere quanto le persone sono brutte, cattive , non ci vanno bene e non riconosciamo più la brava gente che ci passa accanto e fa del bene a noi e agli altri.
Mi accorgo che il male che abbiamo addosso ci porta via tutto il bene che ci passa accanto e quello che potrebbe nascere domani se lo permettiamo.
Ci penso alla santità.
Penso ai grandi santi ed alle loro storie che noi abbiamo reso così esemplari e spirituali da farle essere innocue e irraggiungibili tanto da permetterci di non sentirci coinvolti, invitati.

Provo a mettermi dentro alle loro giornate, alle fatiche ed alle lacrime, ai tentativi falliti e alle grandi conquiste raggiunte mettendo un pezzettino dopo l’altro senza fermarsi mai, con pazienza, un giorno alla volta senza magari vedere bene come sarebbe andata a finire.
Penso a quei santi di tutti i giorni che hanno fatto e stanno facendo la stessa cosa.

Mi accorgo pensando a me che a volte mi perdo alla ricerca dello straordinario.
Ci piace e ci affascina essere straordinari.
Sono convinto che dobbiamo aspirare ad essere straordinari non dimenticano però che la santità non sta nella straordinarietà della vita e forse nemmeno nella straordinarietà dei miracoli.
Mi tornano alla mente le parole del Vangelo Dove alcuni dicono a Gesù : "Non abbiamo forse fatto miracoli nel tuo nome", ed altri che gli diranno di aver predicato nel suo nome, e Lui risponderà: "Via da me voi operatori di iniquità".

La santità non sta nella straordinarietà che celebra me stesso, che
se-duce verso le mie opere i miei desideri.

Abbiamo bisogno di ritornare alle beatitudini per ridirci i confini della santità …
Tutte si portano dentro bellezza e assieme concretezza del vivere, non sono belle paroline o visioni evanescenti.
Le sento come parole e indicazioni di passione per la vita.
Sento che sono per me, che sono per tutti.

Se torno a quello che dicevo poco prima, a volte mi sembra di ascoltare le beatitudini, di vederle dal vivo, dalle immagini che mi rimanda la vita.
Le beatitudini ci parlano di ciò che da cuore e anima sa diventare gesti, modo di stare con gli altri, di incontrarli, di vivere con loro non da padroni.
Gesù chiama beato chi sta in mezzo agli altri desiderando di essere utile a qualcuno, di servire la vita degli altri, diverso da chi invece si serve, sfrutta, si approfitta della vita e degli altri.
Beati sono quelli che piangono ma non disperano e cioè non smettono di essere uomini di speranza e coloro che scelgono di accogliere con il bene invece che ripagare con il male ricevuto.
Coloro che credono che solo amare cambia il cuore delle persone e la storia, coloro che fanno propria la giustizia più grande che non è quella del “chi sbaglia paga”, ma del “ a chi sbaglia dono un'altra possibilità”.
Beati sono coloro che non smettono di credere nella giustizia e nella pace anche quando subiscono ingiustizie e hanno chi gli mette il bastone tra le ruote…
La ricompensa è quella santità di chi sperimenta il cielo dentro di se…
La più grande ricompensa.
Il grande desiderio di tutti, ciò che alimenta il fuoco della vita senza permettergli di spegnersi mai.

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa  
la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi,  
concedi al tuo popolo,  
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,  
l’abbondanza della tua misericordia.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Ap 7,2-4.9-14)
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo:
centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

SECONDA LETTURA (1Gv 3,1-3)
Vedremo Dio così come egli è.

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. 
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

VANGELO (Mt 5,1-12)
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

+ Dal Vangelo secondo Matteo
​
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

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MESE di NOVEMBRE 
dedicato alle ANIME dei DEFUNTI

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La pietà cristiana dedica questo mese al ricordo dei defunti. Un mese intero per ricordare e rinsaldare il legame di solidarietà che esiste tra chi è ancora pellegrino sulla terra e chi ci ha preceduti nella vita eterna.

Un mese intero in cui devono essere più numerose le azioni di suffragio per i nostri cari defunti. Ma anche per tutti i defunti indistintamente, compresi quelli che nessuno più ricorda, ma che da Dio sono amati e conosciuti per nome.

Un mese intero per meditare che cos'è il peccato, che ha portato la morte nel mondo. E per pensare che su questa terra siamo solo dei viandanti senza borsa e senza sandali, che non hanno paura della morte, perché sentono nostalgia della vera patria, più grande e più bella di questo mondo, e vivono in modo da poterla raggiungere.

Oggi come forse mai, i non credenti sono protesi verso la ricerca del piacere, e tanti credenti sono animati da una sorta di ottimismo spensierato, come se tutto alla fine dovesse finire bene, come in certi tipi di films. Allora il mese di novembre viene a richiamarci a quelle sobrie verità che i nostri ragionamenti non potranno mai cambiare. In tal modo le verità circa la sorte dell'uomo dopo la morte, rivelataci da Cristo, spazzano via tutte le tenebre, tutte le perplessità, tutti i nostri dubbi per far luce alle sue parole: «Io sono la via, la verità, la vita».

ESEMPIO: Racconta il padre Lacordaire che un celebre principe polacco stava scrivendo un libro contro l'immortalità dell'anima. Un giorno, mentre il principe passeggiava nel suo giardino, gli si avvicinò una povera donna, che, tutta afflitta, gli chiese un'elemosina per far celebrare una messa in suffragio di suo marito defunto. Il principe, benché miscredente, prese di tasca una moneta e la consegnò alla donna. Passano alcuni giorni, e una sera il principe era inténto a ritoccare il suo manoscritto quando a un certo punto alza gli occhi e vede davanti a sé un uomo, che gli dice: «principe, io sono il marito di quella donna a cui avete regalato una moneta per una messa in mio suffragio. Vengo dal purgatorio per ringraziarvi della carità che avete fatto a mia moglie e a me, e a ricambiarvela col dirvi: c'è un'altra vita».

FIORETTO: Raccomandiamo a s. Giuseppe, patrono dei moribondi, chi oggi è in fin di vita.

GIACULATORIA: Confido in te Signore e nell'immenso tuo amore.

PREGHIERA: O Dio onnipotente ed eterno, Signore dei vivi e dei morti, pieno di misericordia verso tutte le tue creature, concedi il perdono e la pace a tutti i nostri fratelli defunti, perché immersi nella tua beatitudine ti lodino senza fine. Amen! 


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La Liturgia di Domenica 27 Ottobre 2019

26/10/2019

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XXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA' DOMENICALE
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Chi di voi non ha mai avuto la presunzione di essere dalla parte della ragione e non ha mai disprezzato gli altri?
Penso che tutti noi, in qualche momento della nostra vita, ci siamo trovati a vivere questo atteggiamento...
Quante volte papa Francesco ci dice che il Signore non vuole che giudichiamo, che critichiamo, che pensiamo di essere sempre i migliori, che umiliamo chi ci sta vicino!
Il papa dice addirittura che parlare male di qualcuno è come "uccidere"...
Ecco... la parabola che Gesù oggi ci racconta, allora, è davvero per tutti.
Ci sono due uomini che vanno a pregare nel Tempio.
Il Tempio di Gerusalemme era la cosa più sacra al mondo, il luogo in cui abita Dio.
Chi entrava lo faceva con molta devozione perché sapeva che proprio lì poteva parlare con Lui.
I due uomini che entrano a pregare sono un fariseo ed un pubblicano.
Cerchiamo prima di capire che cosa significano questi due termini.
I farisei facevano parte di un gruppo religioso che osservava scrupolosamente la Legge che Dio aveva dato a Mosè sul monte Sinai, ma lo facevano solo con gesti esterni per farsi vedere, per farsi lodare perché erano pieni di se stessi, di orgoglio, ma avevano il cuore vuoto di tutto ciò che fa bella una persona.
I pubblicani erano agenti delle imposte, cioè uomini che avevano accettato di lavorare per gli invasori romani per cui queste persone erano considerate dei traditori, degli ebrei imbroglioni che si erano venduti al potere di Roma.
Queste due persone sono nel Tempio che pregano: il fariseo in piedi, bello diritto, pieno di sé, inizia bene la sua preghiera:"O Dio, ti ringrazio", ma subito dopo cade di tono:"perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri, che non digiunano, che non pagano le tasse... e non sono neppure come questo pubblicano..."
Vi sembra una preghiera, questa?
E' come se voi pregaste in questo modo:" Signore, ti ringrazio perché io sono il più bravo a scuola, nello sport, perché sono intelligente e non sono come quel mio compagno che non fa i compiti, che è escluso da tutti perché ha un caratteraccio, che ha bisogno di aiuto perché non si impegna, che ne combina sempre di tutti i colori...
Io sono certamente migliore."
Credo che il Signore, dopo una preghiera così, vi farebbe questa domanda:"E tu, che cosa fai per aiutare quel tuo compagno?".
Se questa fosse la nostra preghiera significherebbe che nel nostro cuore non c'è nemmeno un posticino per accogliere Gesù. Un cuore pieno del nostro "io".
Sono certa che per voi non è così, ma nel presentarci la figura di questo fariseo Gesù ci vuole far capire che la preghiera non è un elencare le nostre capacità!
Il Signore non ha bisogno che gli diciamo tutto quello che facciamo o quanto bravi siamo perché lui conosce tutto di noi...
Cos'è la preghiera?
E' metterci davanti a Gesù con il cuore disponibile ad accogliere il suo amore, proprio come ha fatto il pubblicano che, in fondo alla chiesa, non osa nemmeno alzare gli occhi al cielo. Egli si rende conto che la sua vita non è proprio come il Signore vorrebbe, ed è per questo che si batte il petto chiedendo perdono a Dio e chiedendogli pure aiuto per cambiare il suo modo di vivere!
Per questo Dio apprezza la preghiera di questo uomo che, cosciente dei suoi errori, chiede con umiltà e sincerità di essere perdonato!
Il pubblicano non ha il cuore pieno di se stesso, delle sue capacità ma ha il cuore libero e, proprio lì, Dio può andare ad abitare.
Voi capite bene che, quando Dio abita in noi, la vita cambia...
La nostra vita è cambiata a partire dal nostro Battesimo: Dio ha piantato la sua tenda dentro di noi e non ci abbandona più.
Certo che Lo dobbiamo accogliere... Lui continua a bussare alla porta del nostro cuore e non si stancherà mai di farlo, ma noi gli dobbiamo aprire!
Sappiamo bene tutti che Gesù è morto in croce per noi ed è risorto affinché possiamo un giorno essere con lui in Paradiso.
Un Dio che ci ha amato così tanto non vi fa venire la voglia di ricambiare a questo suo amore così grande?
Come lo possiamo fare?
Ascoltando la sua Parola, innanzi tutto.
Una bella preghiera da fare ogni giorno è leggere un pezzetto di Vangelo.
Qui il Signore ci parla. Noi non sentiamo la sua voce ma la sua Parola è scritta proprio lì: è in questo modo che noi lo possiamo ascoltare, proprio come un amico che ci vuole un bene "da morire".
Non so se voi avete amici lontani. Io sì, e non li posso vedere spesso e, a volte, nemmeno sentire al telefono, ma ci scriviamo qualche e-mail... quando le leggo mi sembra che loro siano proprio qui con me, mi sembra di sentirne respiro, di vedere i loro occhi...
Ecco, il Vangelo è la lettera che Gesù ha lasciato ad ognuno di noi affinché lo possiamo conoscere, sentire vicino, amare.
L'altro modo per ricambiare il suo amore, conseguenza dell'ascolto, è imitarlo, cioè mettere in pratica quello che abbiamo ascoltato.
Calandoci nella realtà di tutti i giorni, ad esempio, non servirebbe a niente ascoltare quello che ci dice un allenatore di calcio se poi, nel campo, non mettiamo in pratica gli insegnamenti che ci ha dato! La partita sarebbe persa in partenza...
Ecco, la preghiera è un insieme di ascolto e di vita vissuta con amore.
In ogni momento della nostra giornata possiamo pregare...
Lo possiamo fare in chiesa, o a catechismo quando recitiamo le preghiere, oppure quando ci rivolgiamo a Gesù nel modo in cui ci suggerisce il nostro cuore, ma è preghiera anche comportarci bene, ascoltare buoni consigli... pregare cioè è vivere secondo il cuore di Dio.
Gesù conclude la parabola dicendo:"Io vi dico: il pubblicano tornò a casa sua giustificato a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato".
Sapete perché il pubblicano ha avuto il perdono del Signore? Sapete perché il Signore lo ha santificato facendolo diventare uomo nuovo?
Perché ha riconosciuto la sua piccolezza davanti alla grandezza di Dio e si è affidato a Lui: si è riconosciuto "creatura" bisognosa dell'aiuto, della vicinanza, dell'amore del Padre Creatore.
Questa è l'umiltà.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,  
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,  
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,  
fa’ che amiamo ciò che comandi.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Dio, tu non fai preferenze di persone  
e ci dai la certezza  
che la preghiera dell’umile penetra le nubi;  
guarda anche a noi come al pubblicano pentito,  
e fa’ che ci apriamo  
alla confidenza nella tua misericordia  
per essere giustificati nel tuo nome.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA - Sir 35,15-17.20-22
La preghiera del povero attraversa le nubi.

Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 33
Rit. Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

SECONDA LETTURA - 2Tm 4,6-8.16-18
Mi resta soltanto la corona di giustizia.

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone. 
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

VANGELO - Lc 18,9-14
Il pubblicano tornò a casa giustificato, a differenza del fariseo.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

ESEGESI di Padre Michelini
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La Liturgia di Domenica 20 Ottobre 2019

19/10/2019

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XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA' DOMENICALE
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
ATTRAVERSO LA DISONESTA' SI PUO' AVERE LA GIUSTIZIA...
Strano, ma vero, secondo il Vangelo: un giudice disonesto, dietro insistenza ripetuta, fa giustizia alla vedova che chiede e ottiene da lui.

L'importante è combattere non l'ingiustizia, ma per la giustizia.
Noi non otteniamo perché combattiamo contro le ingiustizie, ma non chiediamo per ottenere giustizia.
Invece, il buon esito dell'insistenza si fonda non sull'andare contro, ma sul vivere per, sul combattere quindi per la giustizia.
Essere giustizieri nel mondo di oggi è facile, ma non porta ai valori.
E non ci fornisce alcuna giustizia, ma ci gratifica soltanto al momento.

Combattere per la giustizia.
Perché su di noi - ci dice indirettamente la vedova del Vangelo - avvenga il Regno di Giustizia.
E questo atteggiamento cambia anche chi è ingiusto e si fa beffa di tutto e di tutti: anche il giudice disonesto pone in atto strumenti per far ottenere giustizia.
Mai disprezzare la disonestà e chi secondo noi è disonesto.
Trasformarli con un atteggiamento nuovo e rinnovante: quello dello spirito della giustizia che con tutta l'anima, la mente e il cuore vogliamo su di noi.
Quella giustizia come fontana sarà sorgente benefica per tutti gli altri...

​
Don Luciano Sanvito
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,  
crea in noi un cuore generoso e fedele,  
perché possiamo sempre servirti con lealtà  
e purezza di spirito.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:  
Colletta
O Dio, che per le mani alzate del tuo servo Mosè  
hai dato la vittoria al tuo popolo,  
guarda la Chiesa raccolta in preghiera;  
fa’ che il nuovo Israele cresca nel servizio del bene  
e vinca il male che minaccia il mondo,  
nell’attesa dell’ora  
in cui farai giustizia ai tuoi eletti,  
che gridano giorno e notte verso di te.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA - Es 17,8-13
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva.

In quei giorni, Amalèk venne a combattere contro Israele a Refidìm. 
Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalèk. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalèk, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. 
Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalèk. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. 
Giosuè sconfisse Amalèk e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 120
Rit: Il mio aiuto viene dal Signore.

Alzo gli occhi verso i monti:
da dove mi verrà l’aiuto?
Il mio aiuto viene dal Signore:
egli ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno
il custode d’Israele.

Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra
e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole,
né la luna di notte.

Il Signore ti custodirà da ogni male:
egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.

SECONDA LETTURA - 2Tm 3,14-4,2
L’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. 

Figlio mio, tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e conosci le sacre Scritture fin dall’infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene mediante la fede in Cristo Gesù. 
Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento.

VANGELO - Lc 18,1-8
Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui. 

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”. 
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”». 
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»

ESEGESI di Padre Michelini
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La Liturgia di Domenica 13 Ottobre 2019

12/10/2019

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XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
La lebbra è una malattia terribile e devastante, che marcisce il corpo, lo spirito e le relazioni. Dei dieci uno è straniero, nemico, un samaritano. Ma la malattia e il dolore accomunano ogni uomo, senza distinzioni di religione o di etnia.

Essere guariti non significa essere salvati. I nove ingrati sono la perfetta icona di un cristianesimo molto diffuso, che ricorre a Dio come ad un potente guaritore da invocare nei momenti di difficoltà. I nove sono guariti: hanno ottenuto ciò che chiedevano, ma non sono salvati. Rimasti chiusi nella loro parziale e distorta visione di Dio, guariti dalla lebbra sulla pelle, non vedono neppure la lebbra che hanno nel cuore. Il Dio che hanno invocato è il Dio dei rimedi impossibili, non il Tempio in cui abitare, il Potente da corrompere e convincere, non il Dio che, nella guarigione, testimonia che è arrivato il tempo messianico. Che triste idea di Dio hanno questi lebbrosi! Una visione della fede superstiziosa e magica, che accusa Dio delle nostre malattie, che mette Dio alla sbarra, accusandolo. La malattia e la morte ricordano al nostro mondo contemporaneo, perso nel delirio di onnipotenza, che siamo creature fragili, che, come gli alberi e gli uccelli del cielo, viviamo la nostra vita come un soffio, che il nostro corpo è mortale. Davanti alla sofferenza, come i due ladroni sulla croce, possiamo bestemmiare Dio accusandolo di indifferenza. O accorgerci che sta morendo accanto a noi. Cadere nella disperazione. O cadere ai piedi della croce.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia,  
Signore,  
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,  
non ci stanchiamo mai di operare il bene.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:
Colletta  
O Dio, fonte della vita temporale ed eterna,  
fa’ che nessuno di noi  
ti cerchi solo per la salute del corpo:  
ogni fratello in questo giorno santo  
torni a renderti gloria per il dono della fede,  
e la Chiesa intera sia testimone della salvezza  
che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio.  
Egli è Dio, e vive e regna con te…

PRIMA LETTURA - 2Re 5,14-17
Tornato Naamàn dall’uomo di Dio, confessò il Signore.

In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. 
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 97
Rit: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!

SECONDA LETTURA - 2Tm 2,8-13
Se perseveriamo, con lui anche regneremo.

Figlio mio,  
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. 
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; 
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso

VANGELO - Lc 17,11-19
Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. 
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. 
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. 
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

ESEGESI di Padre Michelini
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La Liturgia di Domenica 6 Ottobre 2019

4/10/2019

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XXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
Il Dio di Israele chiede fiducia, il Dio che ha camminato nel deserto e sofferto, il Dio che - esausto - è diventato uomo (fragilità, stanchezza, sudore, decisione, rischio) per raccontarsi chiede fiducia, non uno qualsiasi. Il Dio che ha dimostrato milioni di volte quanto dolorosamente ama.
​

Fidatevi almeno quanto un granellino di senapa, dice il Maestro. Amico: abbandonati nelle braccia di Dio; ma sul serio, non per finta. Conosco persone che - con l'acqua alla gola - mettono alla prova Dio. Si fidano a parole ma non si staccano dalla riva per prendere il largo. A volte la nostra vita è irrequieta e piena di dubbi ma non ce ne stacchiamo, invochiamo Dio, senza poi lasciargli la possibilità di agire e di salvarci; invochiamo Dio, sì, spiegandogli, però, cosa deve fare. Vuoi essere discepolo? Metti la tua vita e la tua volontà nelle mani del Maestro: davvero, sul serio. Occhio però: normalmente Dio ascolta, spesso in maniera così eclatante che ti viene da sorridere. L'unico serio rischio della preghiera è che Dio ci ascolti, l'unica controindicazione dell'abbandonarsi in Dio è che poi rischiamo pericolosamente la santità. Seconda provocazione: siamo servi inutili. Cioè il mondo è già salvo, non dobbiamo salvarlo noi. A noi è chiesto di vivere da salvati, a guardare oltre, al di là e al di dentro. A noi Gesù chiede di vivere come uomini di fede, a camminare nel nostro cammino con un cuore compassionevole e gravido di pace, fecondo e accogliente. Con leggerezza. Per il resto lasciamo fare a Dio il suo mestiere.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, fonte di ogni bene,  
che esaudisci le preghiere del tuo popolo  
al di là di ogni desiderio e di ogni merito,  
effondi su di noi la tua misericordia:  
perdona ciò che la coscienza teme  
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

oppure:  
Colletta
O Padre, che ci ascolti se abbiamo fede  
quanto un granello di senapa,  
donaci l’umiltà del cuore,  
perché, cooperando con tutte le nostre forze  
alla crescita del tuo regno,  
ci riconosciamo servi inutili,  
che tu hai chiamato a rivelare le meraviglie del tuo amore.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA - Ab 1,2-3;2,2-4
Il giusto vivrà per la sua fede.

Fino a quando, Signore, implorerò aiuto
e non ascolti,
a te alzerò il grido: «Violenza!»
e non salvi?
Perché mi fai vedere l’iniquità
e resti spettatore dell’oppressione?
Ho davanti a me rapina e violenza
e ci sono liti e si muovono contese. 
Il Signore rispose e mi disse:
«Scrivi la visione
e incidila bene sulle tavolette,
perché la si legga speditamente.
È una visione che attesta un termine,
parla di una scadenza e non mentisce;
se indugia, attendila,
perché certo verrà e non tarderà.
Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua fede».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 94
Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

SECONDA LETTURA - 2Tm 1,6-8.13-14
Non vergognarti di dare testimonianza al Signore nostro.

Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. 
Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. 
Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.

VANGELO - Lc 17,5-10
Se aveste fede!

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». 
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

ESEGESI di Padre Michelini
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