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La Liturgia di Giovedi 01 Febbraio 2018

31/1/2018

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FEBBRAIO
Mese dedicato allo Spirito Santo


Lo Spirito Santo è Dio, è l'Amore del Padre e del Figlio, è la terza persona della Santissima Trinità, è il dono più prezioso che possiamo chiedere al Padre. Quando lo Spirito Santo scende in un'anima e la mette in preghiera, questa si riempie di pace e gioia ineffabili.

" Senza lo Spirito Santo siamo come una pietra della strada. Prendete una spugna imbevuta d'acqua e nell'altra un sasso; premeteli ugualmente; dal sasso uscirà niente e dalla spugna si vedrà uscire acqua in abbondanza. La spugna è l'anima riempita di Spirito Santo, e la pietra è il cuore freddo e duro dove non abita lo Spirito Santo".  S. Giovanni Maria Vianney
1.2.2018 - Giovedì della IV settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Dio grande e misericordioso,  
concedi a noi tuoi fedeli  
di adorarti con tutta l’anima  
e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo.  
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (1Re 2,1-4.10-12)
Io me ne vado per la strada di ogni uomo sulla terra. Tu, Salomone, sii forte e mòstrati uomo.

I giorni di Davide si erano avvicinati alla morte, ed egli ordinò a Salomone, suo figlio: «Io me ne vado per la strada di ogni uomo sulla terra. Tu sii forte e móstrati uomo. Osserva la legge del Signore, tuo Dio, procedendo nelle sue vie ed eseguendo le sue leggi, i suoi comandi, le sue norme e le sue istruzioni, come sta scritto nella legge di Mosè, perché tu riesca in tutto quello che farai e dovunque ti volgerai, perché il Signore compia la promessa che mi ha fatto dicendo: “Se i tuoi figli nella loro condotta si cureranno di camminare davanti a me con fedeltà, con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima, non ti sarà tolto un discendente dal trono d’Israele”».
Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella Città di Davide. La durata del regno di Davide su Israele fu di quarant’anni: a Ebron regnò sette anni e a Gerusalemme regnò trentatré anni.
Salomone sedette sul trono di Davide, suo padre, e il suo regno si consolidò molto.

SALMO RESPONSORIALE (1Cr 29,10-12)
Rit: Tu, o Signore, dòmini tutto!

Benedetto sei tu, Signore,
Dio d’Israele, nostro padre,
ora e per sempre. 

Tua, Signore, è la grandezza, la potenza,
lo splendore, la gloria e la maestà:
perché tutto, nei cieli e sulla terra, è tuo. 

Tuo è il regno, Signore:
ti innalzi sovrano sopra ogni cosa.
Da te provengono la ricchezza e la gloria. 

Tu dòmini tutto;
nella tua mano c’è forza e potenza,
con la tua mano dai a tutti ricchezza e potere.

VANGELO (Mc 6,7-13) 
Prese a mandarli. 

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. 
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». 
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Commento
È essenziale l'annuncio del Vangelo. Non ha bisogno di grandi mezzi o di complesse organizzazioni. Non ha bisogno di professionisti o di manager, di grandi strutture o di eserciti di lavoranti. Ha bisogno di donne e uomini convinti e coinvolti, che sappiano fare comunione, che sappiano stare con le persone, che sappiano guarirle interiormente indicando loro Cristo. Leggendo questa pagina sento una fitta al cuore, quando vedo che la struttura che nel recente passato la Chiesa si era data è diventata semplicemente insostenibile... Forse il Signore ci vuole ammonire e invitare a tornare all'essenziale. Forse il Signore vuole che ogni cristiano, non solo i preti e le suore, tornino ad impossessarsi dell'annuncio, lo traducano con linguaggi nuovi, accessibili, convincenti. Forse tutta questa crisi è salutare, se ci obbliga a tornare a quanto oggi ci dice il Signore. È lui che annuncia: a noi il compito, semplicemente, di diventare sua trasparenza.
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La Liturgia di Mercoledi 31 Gennaio 2018

30/1/2018

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31.1.2018 - San Giovanni Bosco
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Grande apostolo dei giovani, fu loro padre e guida alla salvezza con il metodo della persuasione, della religiosità autentica, dell’amore teso sempre a prevenire anziché a reprimere. Sul modello di san Francesco di Sales il suo metodo educativo e apostolico si ispira ad un umanesimo cristiano che attinge motivazioni ed energie alle fonti della sapienza evangelica. Fondò i Salesiani, la Pia Unione dei cooperatori salesiani e, insieme a santa Maria Mazzarello, le Figlie di Maria Ausiliatrice. Tra i più bei frutti della sua pedagogia, san Domenico Savio, quindicenne, che aveva capito la sua lezione: “Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell’adempimento perfetto dei nostri doveri”. Giovanni Bosco fu proclamato Santo alla chiusura dell’anno della Redenzione, il giorno di Pasqua del 1934. Il 31 gennaio 1988 Giovanni Paolo II lo dichiarò Padre e Maestro della gioventù, “stabilendo che con tale titolo egli sia onorato e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali”.

Colletta
O Dio, che in san Giovanni Bosco  
hai dato alla tua Chiesa  
un padre e un maestro dei giovani,  
suscita anche in noi la stessa fiamma di carità  
a servizio della tua gloria per la salvezza dei fratelli.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Sam 24,2.9-17)
Io ho peccato facendo il censimento; ma queste pecore che hanno fatto?

In quei giorni, il re Davide disse a Ioab, capo dell’esercito a lui affidato: «Percorri tutte le tribù d’Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento del popolo, perché io conosca il numero della popolazione».
Ioab consegnò al re il totale del censimento del popolo: c’erano in Israele ottocentomila uomini abili in grado di maneggiare la spada; in Giuda cinquecentomila.
Ma dopo che ebbe contato il popolo, il cuore di Davide gli fece sentire il rimorso ed egli disse al Signore: «Ho peccato molto per quanto ho fatto; ti prego, Signore, togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza». 
Al mattino, quando Davide si alzò, fu rivolta questa parola del Signore al profeta Gad, veggente di Davide: «Va’ a riferire a Davide: Così dice il Signore: “Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò”». Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi che vengano sette anni di carestia nella tua terra o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegue o tre giorni di peste nella tua terra? Ora rifletti e vedi che cosa io debba riferire a chi mi ha mandato». Davide rispose a Gad: «Sono in grande angustia! Ebbene, cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!». 
Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono tra il popolo settantamila persone. E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per devastarla, il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo devastatore del popolo: «Ora basta! Ritira la mano!».
L’angelo del Signore si trovava presso l’aia di Araunà, il Gebuseo. Davide, vedendo l’angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: «Io ho peccato, io ho agito male; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre!».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 31)
Rit: Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato.

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno. 

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato. 

Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo. 

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia.

VANGELO (Mc 6,1-6) 
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria. 

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. 
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. 
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Commento
Sono increduli, i concittadini di Gesù. Allibiti dal falegname che si è fatto profeta. come può parlare, visto che non ha studiato? Come fa a fare il profeta, visto che conosciamo tutti i suoi famigliari? Gesù, come spesso accade, smonta le nostre pretese, delude le nostre aspettative. Gesù è poco "spirituale" per i suoi concittadini, non è come si sarebbero aspettati il Messia. In casa molti hanno un tavolo costruito da suo padre o uno sgabello costruito da lui, giovane figlio. Perché si vende come profeta? E lo stupore e l'incredulità dei famigliari diventano stupore di Gesù che non capisce proprio la loro diffidenza. A volte anche noi facciamo così: ci aspettiamo che Dio si manifesti in maniera eclatante, straordinaria, con grande trambusto. Non capiamo, invece, l'agire dimesso di Dio che ci raggiunge nelle cose di tutti i giorni, nelle piccole gioie che sperimentiamo. Sta a noi scrollarci di dosso l'incredulità, per individuare, nelle vicende di tutti i giorni, il volto impercettibile e discreto di Dio che ancora si affaccia sulle nostre solitudini. Accogliamo la profezia, anche quando proviene da persone banali e affatto spirituali, che Dio usa per raggiungerci là dove viviamo.
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La Liturgia di Martedi 30 Gennaio 2018

29/1/2018

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30.1.2018 - Martedì della IV settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Dio grande e misericordioso,  
concedi a noi tuoi fedeli  
di adorarti con tutta l’anima  
e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo.  
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (2Sam 18,9-10.14.24-25.30;19,1-4)
Figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te!

In quei giorni, Assalonne s’imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre. Un uomo lo vide e venne a riferire a Ioab: «Ho visto Assalonne appeso a una quercia». Allora Ioab prese in mano tre dardi e li ficcò nel cuore di Assalonne, che era ancora vivo nel folto della quercia. Poi Ioab disse all’Etìope: «Va’ e riferisci al re quello che hai visto».
Davide stava seduto fra le due porte; la sentinella salì sul tetto della porta sopra le mura, alzò gli occhi, guardò, ed ecco vide un uomo correre tutto solo. La sentinella gridò e l’annunciò al re. Il re disse: «Se è solo, ha in bocca una bella notizia».
Il re gli disse: «Mettiti là, da parte». Quegli si mise da parte e aspettò. Ed ecco arrivare l’Etìope che disse: «Si rallegri per la notizia il re, mio signore! Il Signore ti ha liberato oggi da quanti erano insorti contro di te». Il re disse all’Etìope: «Il giovane Assalonne sta bene?». L’Etìope rispose: «Diventino come quel giovane i nemici del re, mio signore, e quanti insorgono contro di te per farti del male!».
Allora il re fu scosso da un tremito, salì al piano di sopra della porta e pianse; diceva andandosene: «Figlio mio Assalonne! Figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!». Fu riferito a Ioab: «Ecco il re piange e fa lutto per Assalonne». La vittoria in quel giorno si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: «Il re è desolato a causa del figlio».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 85)
Rit: Signore, tendi l’orecchio, rispondimi.

Signore, tendi l’orecchio, rispondimi,
perché io sono povero e misero.
Custodiscimi perché sono fedele;
tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida. 

Pietà di me, Signore,
a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo,
perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia. 

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.
Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera
e sii attento alla voce delle mie suppliche.

VANGELO (Mc 5,21-43) 
Fanciulla, io ti dico: Alzati!. 

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. 
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Commento
Due dolori incrociano oggi i passi del Maestro Gesù: la disperazione di Giairo che sta perdendo la figlia adolescente e la paura della donna emorroissa che da anni cerca di guarire dalle sue perdite. Due dolori diversi si sovrappongono: il dolore di chi viene investito dalla durezza della vita e dal mistero della morte e il dolore di chi è vittima del pregiudizio culturale e religioso. A causa di una primitiva concezione della natura, si pensava che il principio vitale fosse contenuto nel sangue, perciò si evitava di entrare a contatto col sangue. Una donna era impura durante il suo ciclo mestruale: la donna in questione da dodici anni ha delle perdite. Dodici anni senza contatto fisico, senza un abbraccio, nulla. Se tocca Gesù vìola una precisa norma. Ma lo fa. Gesù si accorge che qualcosa è accaduto, chiede spiegazione ai suoi discepoli scettici. Possiamo avvicinarci a Gesù mille volte, ma solo se abbiamo fede ne usciamo cambiati. Così la figlia di Giairo ritorna in vita ed è restituita alla gioia della sua famiglia. Chiediamo al Signore, oggi, di guarirci da ogni malattia, di risvegliare in noi l'adolescente entusiasta e affidiamogli chi è nel dolore del lutto, nella fatica della malattia.
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La Liturgia di Lunedi 29 Gennaio 2018

28/1/2018

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29.1.2018 - Lunedì della IV settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

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Dio grande e misericordioso,  
concedi a noi tuoi fedeli  
di adorarti con tutta l’anima  
e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo.  
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (2Sam 15,13-14.30; 16,5-13)
Fuggiamo dalle mani di Assalonne. Lasciate che Simei maledica, poiché glielo ha ordinato il Signore.

In quei giorni, arrivò un informatore da Davide e disse: «Il cuore degli Israeliti è con Assalonne». Allora Davide disse a tutti i suoi servi che erano con lui a Gerusalemme: «Alzatevi, fuggiamo; altrimenti nessuno di noi scamperà dalle mani di Assalonne. Partite in fretta, perché non si affretti lui a raggiungerci e faccia cadere su di noi la rovina e passi la città a fil di spada».
Davide saliva l’erta degli Ulivi, saliva piangendo e camminava con il capo coperto e a piedi scalzi; tutta la gente che era con lui aveva il capo coperto e, salendo, piangeva.
Quando poi il re Davide fu giunto a Bacurìm, ecco uscire di là un uomo della famiglia della casa di Saul, chiamato Simei, figlio di Ghera. Egli usciva imprecando e gettava sassi contro Davide e contro tutti i servi del re Davide, mentre tutto il popolo e tutti i prodi stavano alla sua destra e alla sua sinistra. Così diceva Simei, maledicendo Davide: «Vattene, vattene, sanguinario, malvagio! Il Signore ha fatto ricadere sul tuo capo tutto il sangue della casa di Saul, al posto del quale regni; il Signore ha messo il regno nelle mani di Assalonne, tuo figlio, ed eccoti nella tua rovina, perché sei un sanguinario». 
Allora Abisài, figlio di Seruià, disse al re: «Perché questo cane morto dovrà maledire il re, mio signore? Lascia che io vada e gli tagli la testa!». Ma il re rispose: «Che ho io in comune con voi, figli di Seruià? Se maledice, è perché il Signore gli ha detto: “Maledici Davide!”. E chi potrà dire: “Perché fai così?”». 
Poi Davide disse ad Abisài e a tutti i suoi servi: «Ecco, il figlio uscito dalle mie viscere cerca di togliermi la vita: e allora, questo Beniaminita, lasciatelo maledire, poiché glielo ha ordinato il Signore. Forse il Signore guarderà la mia afflizione e mi renderà il bene in cambio della maledizione di oggi». 
Davide e la sua gente continuarono il cammino.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 3)
Rit: Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio!

Signore, quanti sono i miei avversari!
Molti contro di me insorgono.
Molti dicono della mia vita:
«Per lui non c’è salvezza in Dio!». 

Ma tu sei mio scudo, Signore,
sei la mia gloria e tieni alta la mia testa.
A gran voce grido al Signore
ed egli mi risponde dalla sua santa montagna.

Io mi corico, mi addormento e mi risveglio:
il Signore mi sostiene.
Non temo la folla numerosa
che intorno a me si è accampata.

VANGELO (Mc 5,1-20) 
Esci, spirito impuro, da quest’uomo. 

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. 
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. 
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. 
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Commento
Questo episodio misterioso della liberazione di un posseduto è una parabola vivente che ci porta a riflettere sul posto che diamo ai beni materiali nella nostra vita.  
In questo passo del Vangelo, per tre volte, incontriamo il verbo “supplicare” usato nel rivolgersi a Gesù. In primo luogo sono gli spiriti malvagi - essi sono molte legioni - a supplicare Gesù di non cacciarli via da quella regione. In effetti, nel paese dei Geraseni, paese pagano, essi regnano padroni. Supplicano dunque Gesù di mandarli via sotto le sembianze di un branco di porci. E Cristo li esaudisce, perché per lui la liberazione di una persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, è molto più preziosa dell’eventuale perdita di un branco. Duemila porci si precipitano nel mare: una tragedia per i Geraseni.  
Essi inviano dunque una delegazione a supplicare Gesù di andarsene dalla loro regione. Essi non sono disposti a sacrificare i loro beni materiali come riscatto per la liberazione di un uomo. Gesù, che predica che non si possono servire due padroni - Dio e il denaro -, è per loro un guastafeste. Essi preferiscono i loro beni a Gesù: lo supplicano di lasciare il loro paese. È triste vedere Gesù messo alla porta. Molto educatamente, ma messo alla porta. È vero che essi hanno una scusa: non sanno ciò che fanno, poiché sono pagani. È ancora più triste vedere oggi Gesù messo alla porta in un paese “cristiano”, da famiglie “cristiane”, da persone che si dicono cristiane, ma che non sono disposte ad amare Dio più delle ricchezze. Noi siamo tra queste?  
Alla fine è il posseduto, una volta guarito, a supplicare: egli chiede a Gesù di poterlo seguire. Ma il Signore non accetta; lo manda in missione, a casa sua. Poiché non tutti coloro che hanno incontrato Cristo hanno la stessa vocazione. Ma tutti devono annunciare la misericordia del Signore.
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La Liturgia di Domenica 28 Gennaio 2018

26/1/2018

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IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: Domenica
Colore liturgico: Verde
COMMENTO AL VANGELO
DEMONI E MAESTRI

Lasciamo le reti, diventiamo pescatori di umanità, allora.
Facciamolo non nel chiuso delle sacrestie ma presso i confini, sulle spiagge che separano la terra certa dal mare tempestoso perché il nostro è il Dio dei confini che inizia la sua predicazione quando tutti dicono di smettere.
Facciamolo sul serio, seguendo il Cristo.
Impariamo a diventare discepoli abbandonando le lentezze, rinnovando le abitudini, risvegliando l'entusiasmo.
Facciamolo in compagnia del Pietro. E, oggi, il primo Pietro, attraverso la penna del suo discepolo Marco evangelista, inizia il racconto della predicazione di Gesù con la più provocante delle provocazioni.
Il primo miracolo dello sconosciuto rabbì avviene a Cafarnao. Guarisce un indemoniato.
Dentro la sinagoga.

Indemoniati
Oggi si parla male e a sproposito del demonio, anche in casa cattolica.
È diventato una specie di eroe romantico, esaltato da alcuni, temuto da altri.
Una figura tragica che suscita curiosità e interesse, innalzato a struggente modello negativo da una forte corrente di pensiero che fa presa soprattutto sugli adolescenti. Spaventa, attira, inquieta.
E tranquillizza le coscienze.
Sì, avete capito bene: l'eccessiva attenzione al demonio paradossalmente lo favorisce e, quel che è peggio, stravolge la visione biblica sulla tentazione. Caricando di eccessiva importanza il male a scapito del bene, rischiamo di deresponsabilizzare la coscienza e la scelta personale.
L'opera del Maligno (che esiste ed è meno goffo e caricaturale di come ce lo immaginiamo) consiste esattamente nell'intorbidire le acque, nel girare la frittata, nell'ingigantire il particolare a scapito della visione d'insieme, nello sminuire o offuscare le conseguenze catastrofiche delle nostre scelte.
Il demonio ci fa credere di essere peggiori di come possiamo essere veramente.
E che tutto ciò sia inevitabile.

Che c'entri con noi?
Uno dei presenti, che fino ad allora non ha dato alcun segno di stranezza, dà in escandescenze e inizia ad urlare. E ciò che dice è la sintesi di come non deve diventare la fede.
Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno?
Cosa c'entra Gesù con l'economia? La politica? Il lavoro? Gli affetti?
Quante persone sento ragionare in questo modo! "Dio c'è ma non mi riguarda, non mi interessa. Se proprio devo, indosso i panni del credente in occasione delle feste grandi, ma lì finisce."
E questo ragionamento, purtroppo, lo sento in bocca non agli atei convinti, ma ai credenti deboli.
A quelli che vogliono sentirsi "a posto" perché non si sa mai.
L'indemoniato frequenta la sinagoga, partecipa alla messa domenicale, col vestito buono, in fondo alla chiesa.
È presente a tutti funerali del paese, fa parte di una antica confraternita e porta la statua del santo a spalle il giorno del santo patrono, destina l' 8x1000 dei propri redditi alla Chiesa.
Ma non vuole avere nulla a che fare con Gesù.

Sei venuto a rovinarci?
Ecco la ragione di tanta lontananza: molti sono convinti che Dio sia un concorrente dell'uomo, un avversario pronto a rovinarci la festa, uno a cui dover rendere conto, mannaggia.
La vita è bella soprattutto se è trasgressiva, godereccia, esagerata, eccessiva, folle.
E Dio, invece, chiede ordine, serietà, senso della misura...
Credere è giusto e doveroso, certo. Ma mortalmente noioso. No: il Dio di Gesù non viene a rovinarci, ma a redimerci. La redenzione, certo, passa attraverso la conversione e la capacità di cogliere cosa ci costruisce e cosa ci distrugge. Ma questo è un passo successivo.
La prima verità che dobbiamo urlare dai tetti delle nostra case è che Dio è un alleato dell'uomo, non un concorrente.

Io so chi tu sei: il Santo di Dio!
L'indemoniato "sa", conosce.
L'arroganza e la supponenza ci tengono lontani dalla verità perché pensiamo di averne a sufficienza in tasca, senza avere bisogno di nessuno.
Oggi circolano molte informazioni, ma pochissime idee.
Molti pensano di conoscere la fede dopo ben tre lunghi anni di catechismo con la suora dell'oratorio! Cosa c'è altro da sapere? E di poter esprimere giudizi dopo aver letto l'ultimo saggio scandalistico sul Vaticano (oggi vende molto sparlare di chiunque).
Non c'è bisogno di sapere altro, non c'è bisogno di informarsi, e ci mancherebbe.
E, così facendo, chiudono gli occhi e si turano gli orecchi.
E se, invece, ci fosse altro, molto altro da sapere? Perché non tentare?
Argutamente sant'Agostino commenta questa pagina: non vantarti della fede, non ti distingui ancora dai demoni.

Autorevole
È demoniaca una fede che tiene il Signore lontano dalla quotidianità, che lo relega nel sacro, che sorride benevola alle pie esortazioni, senza calarle nella dura quotidianità.
È demoniaca una fede che vede in Dio un concorrente e che contrappone la piena riuscita della vita e la fede: se Dio esiste io sono castrato, non posso realizzare i miei desideri.
È demoniaca una fede che resta alle parole: il demone riconosce in Gesù il santo di Dio ma non aderisce al suo vangelo.

Liberiamoci da una fede così piccina.
Diamo retta all'unico che ha autorevolezza perché parla di cose che conosce.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio grande e misericordioso,  
concedi a noi tuoi fedeli  
di adorarti con tutta l’anima  
e di amare i nostri fratelli nella carità del Cristo.  
Egli è Dio, e vive e regna con te...  

oppure:  
Colletta
O Padre, che nel Cristo tuo Figlio  
ci hai dato l’unico maestro di sapienza  
e il liberatore dalle potenze del male,  
rendici forti nella professione della fede,  
perché in parole e opere  
proclamiamo la verità  
e testimoniamo la beatitudine  
di coloro che a te si affidano.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Dt 18,15-20)
Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.

Mosè parlò al popolo dicendo: 
«Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. 
Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull’Oreb, il giorno dell’assemblea, dicendo: “Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia”. 
Il Signore mi rispose: “Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire”».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 94)
Rit: Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.    

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

SECONDA LETTURA (1Cor 7,32-35) 
La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa. 

Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso! 
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere al marito.
Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

VANGELO (Mc 1,21-28) 
Insegnava loro come uno che ha autorità. 

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Preghiera dei fedeli
Gesù è venuto a portare la sua Parola, insegnando con autorità. Preghiamo perché ci aiuti a non chiudere il nostro cuore all'ascolto, anche quando il suo messaggio è impegnativo. 
Preghiamo insieme dicendo: Ascoltaci, o Signore! 

1. Per la Chiesa nel mondo intero: trasmetta con fedeltà e coraggio a tutti gli uomini la Parola di salvezza, preghiamo. 
2. Per coloro che vivono il ministero della Parola: si preparino con cura a leggere e meditare la Bibbia e la trasmettano con entusiasmo e sapienza, preghiamo. 
3. Per chi è sposato e per chi è celibe: in ogni stato di vita si sappia vivere con animo indiviso l'amore di Dio, senza disimpegni o distrazioni, preghiamo. 
4. Per tutti coloro che vivono il sacramento del matrimonio: sappiano rendere grazie per il dono ricevuto e lo alimentino di giorno in giorno, preghiamo. 
5. Per le nostre comunità: la condivisione dell'unico pane eucaristico ci spinga a portare a tutti il messaggio profetico di pace e di liberazione dal male, preghiamo.

Padre, Dio potente e misericordioso, metti a tacere le potenze del male che si agitano nel mondo e donaci un cuore attento e pronto ad ascoltare la voce di Gesù, tuo Figlio e nostro fratello e Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
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La Liturgia di Sabato 27 Gennaio 2018

26/1/2018

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27.1.2018 - Sabato della III settimana del Tempo Ordinario 
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Dio onnipotente ed eterno,  
guida i nostri atti secondo la tua volontà,  
perché nel nome del tuo diletto Figlio  
portiamo frutti generosi di opere buone.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Sam 12,1-7.10-17)
Ho peccato contro il Signore.

In quei giorni, il Signore mandò il profeta Natan a Davide, e Natan andò da lui e gli disse: «Due uomini erano nella stessa città, uno ricco e l’altro povero. Il ricco aveva bestiame minuto e grosso in gran numero, mentre il povero non aveva nulla, se non una sola pecorella piccina, che egli aveva comprato. Essa era vissuta e cresciuta insieme con lui e con i figli, mangiando del suo pane, bevendo alla sua coppa e dormendo sul suo seno. Era per lui come una figlia. Un viandante arrivò dall’uomo ricco e questi, evitando di prendere dal suo bestiame minuto e grosso quanto era da servire al viaggiatore che era venuto da lui, prese la pecorella di quell’uomo povero e la servì all’uomo che era venuto da lui».
Davide si adirò contro quell’uomo e disse a Natan: «Per la vita del Signore, chi ha fatto questo è degno di morte. Pagherà quattro volte il valore della pecora, per aver fatto una tal cosa e non averla evitata». Allora Natan disse a Davide: «Tu sei quell’uomo! Così dice il Signore, Dio d’Israele: “La spada non si allontanerà mai dalla tua casa, poiché tu mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita”. Così dice il Signore: “Ecco, io sto per suscitare contro di te il male dalla tua stessa casa; prenderò le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un altro, che giacerà con loro alla luce di questo sole. Poiché tu l’hai fatto in segreto, ma io farò questo davanti a tutto Israele e alla luce del sole”».
Allora Davide disse a Natan: «Ho peccato contro il Signore!». Natan rispose a Davide: «Il Signore ha rimosso il tuo peccato: tu non morirai. Tuttavia, poiché con quest’azione tu hai insultato il Signore, il figlio che ti è nato dovrà morire». Natan tornò a casa.
Il Signore dunque colpì il bambino che la moglie di Urìa aveva partorito a Davide e il bambino si ammalò gravemente. Davide allora fece suppliche a Dio per il bambino, si mise a digiunare e, quando rientrava per passare la notte, dormiva per terra. Gli anziani della sua casa insistevano presso di lui perché si alzasse da terra, ma egli non volle e non prese cibo con loro.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 50)
Rit: Crea in me, o Dio, un cuore puro.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. 

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. 

Liberami dal sangue, o Dio, Dio mia salvezza:
la mia lingua esalterà la tua giustizia.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode.

VANGELO (Mc 4,35-41) 
Chi è costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono? 

In quel medesimo giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. 
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». 
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Commento
"Passiamo all'altra riva": esiste forse un modo migliore per descrivere la nostra vita? Sappiamo tutti che la nostra vita è un viaggio, un passare, un andare altrove vivendo con gioia e serenità ogni passo che facciamo. E in questo viaggio siamo invitati a prendere Gesù sulla nostra barca, "così com'è", senza cioè gettargli addosso una maschera, senza aspettarci che egli sia secondo i nostri desideri, senza vedere in lui una specie di assicurazione contro i guai. E' difficile, me ne rendo conto, avvicinarci a Gesù senza aspettative, eppure è condizione essenziale per fare davvero esperienza di lui e – insieme a lui – per fare esperienza di noi stessi; vorremmo, lo sappiamo, che durante il viaggio Dio si manifestasse, almeno nei momenti più difficili, che intervenisse in qualche modo; invece no, ci sono momenti in cui Dio dorme, tranquillo e sereno e abbiamo la tragica e destabilizzante impressione che a Dio, di noi, proprio non importi nulla, che sia distratto o rivolto altrove. 
Uomini di poca fede, gli apostoli e noi, uomini piccoli e ancora da crescere, loro e noi; no, Signore, ancora non abbiamo fede, fino a quando non ti riconosciamo presente sulla nostra barca in mezzo alla tempesta; la tua presenza non è garanzia di bonaccia, o di un viaggio tranquillo, non sei – ancora una volta – il Dio delle soluzioni semplici, dei problemi risolti: tu vuoi che siamo noi a condurre la barca della nostra vita, ci inviti a non avere paura durante le tempeste e a vedere, soprattutto, che tu sei sempre il presente tra di noi e anche noi ci chiediamo: "chi è dunque costui?" Sei sempre diverso da ciò che ci aspettiamo, sempre più autentico e libero, sempre più grande e adulto rispetto a quello che nella nostra infantile fede vorremmo... 
Nel lungo viaggio della vita alla scoperta del tesoro che è nascosto dentro di noi, tu ci accompagni Signore, sali in barca con noi, anche se a noi lasci il compito di condurre; lode a te, Dio potente che mai ci abbandoni, ma che mai ci sostituisci nel nostro mestiere del vivere!

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a sera
MESSA PREFESTIVA della
IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
ANNO B - RITO ROMANO
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La Liturgia di Venerdi 26 Gennaio 2018

25/1/2018

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26.1.2018 - Santi Timoteo e Tito
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Timoteo, di padre pagano e di madre ebreo-cristiana, Eunice, fu discepolo e collaboratore di san Paolo e da lui preposto alla comunità ecclesiale di Efeso.
Tito, anch’egli compagno di san Paolo nell’attività missionaria, fu posto alla guida della Chiesa di Creta.
I due discepoli sono destinatari di tre lettere «pastorali» dell’apostolo, che fanno intravedere i primi lineamenti dei ministeri nella Chiesa.


Colletta
O Dio, nostro Padre,  
che hai formato alla scuola degli Apostoli  
i santi vescovi Timoteo e Tito,  
concedi anche a noi per loro intercessione  
di vivere in questo mondo  
con giustizia e con amore di figli,  
per giungere alla gloria del tuo regno.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Tm 1,1-8)
Mi ricordo della tua schietta fede.

Paolo, apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio e secondo la promessa della vita che è in Cristo Gesù, a Timòteo, figlio carissimo: grazia, misericordia e pace da parte di Dio Padre e di Cristo Gesù Signore nostro.
Rendo grazie a Dio che io servo, come i miei antenati, con coscienza pura, ricordandomi di te nelle mie preghiere sempre, notte e giorno. Mi tornano alla mente le tue lacrime e sento la nostalgia di rivederti per essere pieno di gioia. Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te.
Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza. Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. 

oppure:
PRIMA LETTURA (Tit 1,1-5) 
A Tito, mio vero figlio nella medesima fede

Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per portare alla fede quelli che Dio ha scelto e per far conoscere la verità, che è conforme a un’autentica religiosità, nella speranza della vita eterna – promessa fin dai secoli eterni da Dio, il quale non mente, e manifestata al tempo stabilito nella sua parola mediante la predicazione, a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore –, a Tito, mio vero figlio nella medesima fede: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.
Per questo ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine in quello che rimane da fare e stabilisca alcuni presbìteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato. 

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome. 

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie. 

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome. 

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine.

VANGELO (Lc 10,1-9) 
La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai. 

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Commento
Timoteo e Tito, collaboratori della prima ora di Paolo, sono destinatari di tre lettere pastorali dell'apostolo delle genti, primi di una lunga serie di vescovi, incaricati di annunciare il vangelo degli apostoli.

Ieri abbiamo celebrato la conversione di Paolo, oggi la conversione e la vita nuova in Cristo di due suoi preziosi collaboratori: Timoteo e Tito. Come se la Chiesa, nella sua saggezza, volesse darci un messaggio di speranza: la conversione di uno suscita la conversione di tanti. È proprio così: il "sì" detto da Paolo al Dio che credeva di conoscere e che invece perseguitava, è diventato fecondo e ha suscitato una innumerevole moltitudine di altri "sì". Come una catena i cui anelli sono legati indissolubilmente gli uni agli altri, la fede si trasmette da bocca ad orecchio, da persona a persona, da cuore a cuore. Nessuno si converte per posta o si convince alla fede dopo avere letto un libro. Solo la testimonianza schietta, credibile, affascinante di un credente suscita la fede. Se io, Paolo, sono credente, se il Vangelo ha radicalmente trasformato la mia vita, nonostante i miei limiti, è perché altri, prima di me hanno creduto. E se altri, dopo di noi, crederanno, è solo perché questa catena non viene interrotta. La grande gioia che abbiamo ricevuto accogliendo il Signore, la possiamo trasmettere affidando il nostro "sì", in questa giornata, alla grazia di Dio.
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La Liturgia di Giovedi 25 Gennaio 2018

24/1/2018

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18-25 GENNAIO 2018 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
25.1.2018 - CONVERSIONE DI SAN PAOLO APOSTOLO
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Grado della Celebrazione: Festa
Colore liturgico: Bianco

Oggi vediamo la potenza di Dio in san Paolo, divenuto da persecutore Apostolo che ha accolto la fede in Cristo e l'ha diffusa, con una fecondità apostolica straordinaria, che non è ancora cessata.  
Ma poiché siamo ancora nella settimana dell'unità, riflettiamo su alcuni aspetti della conversione di Paolo che si possono mettere in relazione con l'unità.  
San Paolo si preoccupava al massimo dell'unità del popolo di Dio. Fu proprio questo il motivo che lo spingeva a perseguitare i cristiani: egli non tollerava neppure il pensiero che degli uomini del suo popolo si staccassero dalla tradizione antica, lui che era stato educato, come egli stesso dice, alla esatta osservanza della Legge dei Padri ed era pieno di zelo per Dio. Ai Giudei che lo ascoltano dopo il suo arresto egli paragona appunto il suo zelo al loro: "... pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi".  
E dunque possibile essere pieni di zelo per Dio, ma in modo sbagliato. San Paolo stesso lo dice nella lettera ai Romani: "Essi hanno molto zelo, ma non è uno zelo secondo Dio", è uno zelo per Dio, ma concepito secondo gli uomini (cfr. Rm 10,2).  
Ora, mentre Paolo, pieno di zelo per Dio, usava tutti i mezzi e in particolare quelli violenti per mantenere l'unità del popolo di Dio, Dio lo ha completamente "convertito", rivolgendogli quelle parole che rivelano chiaramente quale sia la vera unità. "Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". Nelle tre narrazioni della conversione di Paolo molti dettagli cambiano: alcuni vengono aggiunti, altri scompaiono, ma queste parole si trovano sempre, perché sono veramente centrali. Paolo evidentemente non aveva coscienza di perseguitare Gesù, caricando di catene i cristiani, ma il Signore in questo momento gli rivela l'unità profonda esistente fra lui e i suoi discepoli: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti". Forse proprio allora Paolo ebbe la prima rivelazione del corpo di Cristo, del quale ha parlato poi nelle sue lettere. Tutti siamo membra di Cristo per la fede in lui: in questo consiste la nostra unità.  
Gesù stesso fonda la sua Chiesa visibile. "Che devo fare, Signore" chiede Paolo, e il Signore non gli risponde direttamente: "Prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia". Lo manda dunque alla Chiesa, non vuole per il suo Apostolo una conversione individualistica, senza alcun rapporto con gli altri discepoli. Egli deve inserirsi nella Chiesa, Corpo di Cristo, al quale deve aderire per vivere nella vera fede.  
Dopo la sua conversione Paolo ha conservato in cuore il desiderio di essere unito al popolo di Israele. Lo scrive nella lettera ai Romani con parole che non si possono leggere senza profonda commozione: "Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo: ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli".  
Ogni cristiano dovrebbe avere questa tristezza continua, che non impedisce di essere gioiosi in Cristo, perché è una tristezza secondo Dio, che ci unisce al cuore di Cristo. E la sofferenza per il popolo di Israele che non riconosce Cristo, per i cristiani che sono divisi e non giungono all'unità che il Signore vuole. 


Colletta
O Dio, che hai illuminato tutte le genti  
con la parola dell’apostolo Paolo,  
concedi anche a noi,  
che oggi ricordiamo la sua conversione,  
di essere testimoni della tua verità  
e di camminare sempre nella via del Vangelo.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (At 22,3-16)
Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il nome di Gesù.

In quei giorni, Paolo disse al popolo: 
«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nell’osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: “Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?”. Io risposi: “Chi sei, o Signore?”. Mi disse: “Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: “Che devo fare, Signore?”. E il Signore mi disse: “Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia”. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
Un certo Ananìa, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: “Saulo, fratello, torna a vedere!”. E in quell’istante lo vidi. Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome”».

oppure:
PRIMA LETTURA (At 9,1-22)
Ti sarà detto ciò che devi fare

In quei giorni, Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. 
E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?». Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». 
Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra, ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.
C’era a Damasco un discepolo di nome Ananìa. Il Signore in una visione gli disse: «Ananìa!». Rispose: «Eccomi, Signore!». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando, e ha visto in visione un uomo, di nome Ananìa, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Ananìa: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli di Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». 
Allora Ananìa andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato, poi prese cibo e le forze gli ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che erano a Damasco, e subito nelle sinagoghe annunciava che Gesù è il Figlio di Dio. E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Non è lui che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocavano questo nome ed era venuto qui precisamente per condurli in catene ai capi dei sacerdoti?».
Saulo frattanto si rinfrancava sempre di più e gettava confusione tra i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il Cristo.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 116)
Rit: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

VANGELO (Mc 16,15-18) 
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. 

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: 
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. 
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Commento
Paolo è l'unico discepolo di cui non celebriamo solo la nascita o la morte, ma anche la conversione. Una conversione talmente importante per la Chiesa che i discepoli hanno deciso di porre a modello dell'inattesa e imprevedibile azione di Dio.

Quanto è inafferrabile Dio! Quanto sono distanti le sue vie dalle nostre! Quanto inattese le sue iniziative! Con una sola conversione è riuscito a cambiare il corso della storia e della Chiesa. L'idea geniale di convertire un fariseo zelante e teologicamente preparato come Paolo ha scardinato in un solo colpo molti pregiudizi: quelli dei farisei che continuavano a combattere i seguaci del Nazoreno che si fece Messia e quelli della nascente Chiesa che pensava, Giacomo in testa, di essere l'unica autorizzata a stabilire la strategia dell'annuncio. Paolo irrompe nel ridente e idilliaco quadro della Chiesa nascente come un elefante in una cristalleria. Sarà lui a forzare la mano dei pavidi apostoli, a spalancare il recinto asfittico e limitato del popolo di Israele per far diventare l'annuncio di Gesù una buona notizia per ogni uomo. Sarà lui a porre la discussione sulle prassi ebraiche confluite intatte nelle primitive comunità. Sarà lui a confrontarsi, anche aspramente, contro coloro che si arrogavano il diritto di essere gli unici depositari della verità di fede del vangelo. Ringraziamo il Signore per tanto senso dell'ironia e chiediamogli di inviarci ancora discepoli così destabilizzanti!
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La Liturgia di Mercoledi 24 Gennaio 2018

23/1/2018

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18-25 GENNAIO 2018 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
24.1.2018 - San Francesco di Sales
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Grado della Celebrazione: Memoria
Colore liturgico: Bianco

Vescovo di Ginevra, fu uno dei grandi maestri di spiritualità degli ultimi secoli. Scrisse l’Introduzione alla vita devota (Filotea) e altre opere ascetico-mistiche, dove propone una via di santità accessibile a tutte le condizioni sociali, fondata interamente sull’amore di Dio, compendio di ogni perfezione (Teotimo). Fondò con santa Giovanna Fremyot de Chantal l’Ordine della Visitazione. Con la sua saggezza pastorale e la sua dolcezza seppe attirare all’unità della Chiesa molti calvinisti.

Colletta
O Dio, tu hai voluto  
che il santo vescovo Francesco di Sales  
si facesse tutto a tutti nella carità apostolica:  
concedi anche a noi di testimoniare sempre,  
nel servizio dei fratelli,  
la dolcezza del tuo amore.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Sam 7,4-17)
Io susciterò un tuo discendente dopo di te e renderò stabile il suo regno.

In quei giorni, fu rivolta a Natan questa parola del Signore: «Va’ e di’ al mio servo Davide: Così dice il Signore: “Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d'Israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?”.
Ora dunque dirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: “Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi capo del mio popolo Israele. Sono stato con te dovunque sei andato, ho distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra. 
Fisserò un luogo per Israele, mio popolo, e ve lo pianterò perché vi abiti e non tremi più e i malfattori non lo opprimano come in passato e come dal giorno in cui avevo stabilito dei giudici sul mio popolo Israele. Ti darò riposo da tutti i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che farà a te una casa.
Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso di fronte a te. La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre”».
Natan parlò a Davide secondo tutte queste parole e secondo tutta questa visione.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 88)
Rit: La bontà del Signore dura in eterno.

Tu hai detto, Signore:
«Ho stretto un’alleanza con il mio eletto,
ho giurato a Davide, mio servo.
Stabilirò per sempre la tua discendenza,
di generazione in generazione edificherò il tuo trono. 

Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Io farò di lui il mio primogenito,
il più alto fra i re della terra. 

Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele.
Stabilirò per sempre la sua discendenza,
il suo trono come i giorni del cielo».

VANGELO (Mc 4,1-20) 
Il seminatore uscì a seminare. 

In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. 
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Commento
Che ruolo ha la Parola di Dio nella nostra vita? È lampada ai passi e luce sul nostro cammino? Quanto è difficile, oggi, accogliere la Parola! Mille altre parole si sovrappongono e ci confondono le idee, diventano opinioni, vuoto discutere, farsi vedere... Nel mondo della comunicazione e del villaggio globale abbiamo la fortuna di poter parlare con molte persone. In teoria. Per molti, invece, la realtà è una vita passata nella solitudine assoluta. Certo: si comunica, si parla, in ufficio, a casa, ma mancano le parole per esprimere i sentimenti e le emozioni, per rispondere alle domande che nemmeno riusciamo a ben definire nei nostri cuori, per raccontare di Dio. Così, oggi, Gesù ci chiede di ascoltare la sua, di Parola. Con entusiasmo, ma senza dimenticare la costanza. Con sorpresa, ma senza scoraggiarci davanti alle inevitabili difficoltà del mondo. Accogliere con verità la Parola di Dio, giorno per giorno, lasciando che ci metta in discussione può concretamente cambiare la nostra vita, offrirle un orizzonte diverso, farci scoprire una consapevolezza diversa. La nostra giornata sia terreno buono, affinché il seme della Parola porti frutto…
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La Liturgia di Martedi 23 Gennaio 2018

22/1/2018

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18-25 GENNAIO 2018 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
23.1.2018 - Martedì della III settimana del Tempo Ordinario
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Dio onnipotente ed eterno, 
guida i nostri atti secondo la tua volontà, 
perché nel nome del tuo diletto Figlio 
portiamo frutti generosi di opere buone. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (2Sam 6,12-15.17-19)
Davide e tutta la casa d’Israele facevano salire l’arca del Signore con gioia.

In quei giorni, Davide andò e fece salire l’arca di Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città di Davide, con gioia. Quando quelli che portavano l’arca del Signore ebbero fatto sei passi, egli immolò un giovenco e un ariete grasso. Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod di lino. Così Davide e tutta la casa d’Israele facevano salire l’arca del Signore con grida e al suono del corno.
Introdussero dunque l’arca del Signore e la collocarono al suo posto, al centro della tenda che Davide aveva piantato per essa; Davide offrì olocausti e sacrifici di comunione davanti al Signore. 
Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d’Israele, uomini e donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne arrostita e una schiacciata di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 23)
Rit: Grande in mezzo a noi è il re della gloria.

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. 

Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia. 

Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria. 

Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

VANGELO (Mc 3,31-35) 
Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre.

In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. 
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». 
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

Commento
Il Signore Gesù ci rende suoi famigliari, ci rende suoi intimi, ci chiama fratelli e amici. E non lo fa per propaganda, non è un imbonitore, vive ciò che afferma, lo realizza. Gesù supera il modello famigliare del clan, del legame di sangue, del rapporto fra genitori e figli: seguire il Vangelo coinvolge anche le emozioni e gli affetti, crea nuovi legami che superano quelli di sangue. Quanto è vero! Molti, fra noi, hanno rapporti di complicità e di intesa con fratelli nella fede molto più fecondi e intensi di quelli che hanno con i fratelli di sangue! Ma, attenzione, creare relazioni nella comunità richiede fatica e impegno, senza prendere scorciatoie. Quante volte nella comunità arrivano persone che non hanno ricevuto affetto e che pensano di trovarlo a buon prezzo fra i cristiani! Certo: l'amore caratterizza (o potrebbe) le comunità cristiane ma, per viverlo da adulti, occorre impegno e franchezza, costanza ed equilibrio. Come i raggi di una ruota di carro, avvicinandoci al mozzo centrale ci avviciniamo gli uni agli altri. Se ci avviciniamo a Cristo ci scopriamo vicini e diventiamo capaci di amarci gli uni gli altri al di là delle simpatie, ma dell'amore che Dio riversa nei nostri cuori.

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18-25 GENNAIO 2018 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
Oggi
Sposalizio della Beata Vergine Maria e di San Giuseppe
Memoria facoltativa

La celebrazione liturgica della Festa dello Sposalizio di Maria e Giuseppe risale al XV secolo, come espressione della fede del popolo di Dio, che ha visto in questo matrimonio un evento fondamentale nella storia della salvezza. La festa della santa Famiglia si affianca a questa festa; qui è la celebrazione delle nozze, l'altra, consecutiva, quella della famiglia. Due aspetti interdipendenti, ma distinti e complementari, sia nella vita degli uomini, sia nel progetto di salvezza della Trinità. Uno mette in risalto l’amore sponsale, l’altro il nucleo familiare.

Orazione
O Dio, Padre Santo,
che hai unito con vincolo di amore sponsale e verginale la Vergine Maria, Madre del tuo Figlio,
e l'uomo giusto San Giuseppe,
perché insieme fossero fedeli collaboratori
del mistero del Verbo Incarnato:
fa' che noi,
a Te legati col vincolo battesimale,
viviamo più intimamente la nostra unione con Cristo
e camminiamo gioiosamente nella via dell'amore.
Per il nostro Signore…

Liturgia della parola
- PRIMA LETTURA (Isaia 61,9-11)
- SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 112)
   Rit. Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre.
- SECONDA LETTURA (Galati 4,4-7)
VANGELO (Dal vangelo secondo Matteo 1,18-21.24-25)

Commento
Giuseppe si fida.
E la fiducia si fonda sul messaggio di Dio.
Il messaggio che avviene nel sogno e nelle promesse.

E' sempre una scommessa quella della fede, che non trova il solido riscontro subito, se non nei propri dubbi.
Ma se scrutiamo i segni che Dio pone sul nostro cammino, ecco che appare una ulteriore spinta alla decisione per Lui.
Ogni segno che Dio pone sul nostro cammino e che noi accogliamo da Lui è un progresso nel nostro atto di fede in Lui.

Essere tentati da Dio o da noi stessi: ecco il dilemma che ripercorre la nostra storia, come lo è stato per Giuseppe allora.

Avere la fede del sì non significa trovare certezze, ma aiuti a procedere.
Nella storia della fede ogni dubbio non è chiarito, ma illuminato.
E più dubbi sono orientati alla fede, più appare la possibilità di illuminazione del cuore, della mente e dell'anima.

Quello che è avvenuto nel disegno della volontà di Dio su Giuseppe è lo stesso mistero che si ripropone a noi ogni giorno, nel cammino della vita quotidiana.

Essere accanto a Maria per Giuseppe è dono misterioso, come il loro essere accanto a ciascuno di noi: ma nella fede il dubbio è illuminato.
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18-25 GENNAIO 2018 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
Oggi nella Diocesi di Bergamo
Santa Paola Elisabetta Cerioli, religiosa
Memoria

Costanza Cerioli nacque a Soncino (Cremona) il 28 gennaio 1816 da una nobile famiglia che la educò a una solida vita cristiana. A di­ciannove anni andò sposa all’anziano conte Buzzecchi Tassis e si trasferì a Comonte (Bergamo). La vita coniugale fu impegnativa e travaglia­ta: dei quattro figli soltanto il secondogenito Carlo raggiunse i sedici anni. Rimasta vedova, poté realizzare la sua vocazione di dedicarsi a Dio nell’educazione della gioventù e degli orfani, specialmente di famiglie contadine. Per garantire la continuità delle sue opere fon­dò l’Istituto delle Suore della Sacra Famiglia e l’Istituto dei Padri e dei Fratelli della Sacra Famiglia. Morì a Seriate (Bergamo) la vigilia di Natale del 1865. Fu proclamata beata da Pio XII il 19 marzo 1950 e canonizzata da Giovanni Paolo II il 16 maggio 2004.

Orazione
Signore nostro Dio, che nella santa Paola Elisabetta Cerioli ci hai indicato un luminoso esempio di vita familiare e reli­giosa e di ardente amore per i poveri e i fanciulli, donaci di seguire fedelmente la nostra vocazione perseverando nel tuo servizio, perché anche la nostra vita manifesti ai fratelli il tuo amore di Padre. Per il nostro Signore. 

Liturgia della Parola
- PRIMA LETTURA (Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo 3, 14-18)
- SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 33)
- Rit. Beati i misericordiosi: troveranno misericordia.
VANGELO (Dal vangelo secondo Luca 6, 27-38)

Commento
Luca, diversamente da Matteo, non entra nelle dispute accademiche degli ebrei: a lui non importa se la Legge orale, ossia gli oltre seicento precetti aggiunti alle parole di Mosè e considerate dai farisei parola divina e da Gesù tradizione umana, sia autentica o meno. Il suo uditorio è composto in gran parte da pagani e, proprio per questo, inserisce la disputa di Gesù in un altro contesto, quello dell'imitazione della misericordia divina. Chiede ascolto, il Signore: il discepolo che lo segue non si adatta al basso profilo, non fa cose scontate, sa bene che non c'è nulla di speciale nell'amare chi ti ama e nel perdonare chi ti perdona! La logica che vuole proporre il vangelo è altra: la misura senza misura. Dare tanto non significa ricevere tanto in premio, ma avere ricevuto tanto in acconto. Perciò il discepolo vive con generosità, perché ha ricevuto amore senza misura! Il paradosso evangelico è possibile solo come eccedenza di un amore ricevuto e, perciò, donato. Gesù non chiede ai suoi amici uno sforzo eroico e sovrumano, ma la continuazione della misericordia che Dio dona a chi ha il coraggio di ascoltare la sua buona notizia.
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