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La Liturgia di Domenica 31 Marzo 2024

31/3/2024

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PASQUA DEL SIGNORE - B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
"Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci e in esso esultiamo". 

Chi ha la fortuna di celebrare la Pasqua, e di celebrarla non come un appuntamento immancabile del calendario di cui non si coglie più il senso e l'origine; chi ha la fortuna di celebrare la pasqua nella sua verità sostanziale, come la vittoria del Figlio di Dio, morto in croce per noi, che risorge; chi ha la fortuna di celebrare la Pasqua come il riconoscimento che c'è ed è vivo un Signore dell'universo e dei cuori, riscopre che nel mondo - oltre la dura scorza delle nostre paure e delle nostre tristezze - c'è una sorgente inesauribile di speranza e di gioia. 

Pasqua è l'inizio del Regno di vita e di libertà, instaurato con il sacrificio e la gloria di Cristo. Al tempo stesso è la festa del nostro ingresso in questo Regno, mediante la rinascita battesimale che ci ha fatti "uomini nuovi". Perché il destino del Signore è anche il nostro. 

Anche la comunità ecclesiale come tale è chiamata costantemente a risorgere e a vincere le potenze mondane, le quali a ogni epoca cercano, con vario metodo e vario successo, di racchiuderla nello spazio irrespirabile di una tomba. 

Vedete con quanta cura le autorità di Gerusalemme si preoccupano di estromettere definitivamente Gesù dalla loro esistenza. 

Non contenti di averlo condotto a una morte atroce, "andarono - dice il vangelo di Matteo - e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi le guardie (Mt 27,66). 

Per una sepoltura dignitosa non hanno lesinato i permessi: hanno consentito che fosse un sepolcro nuovo, di lusso, circondato da un giardino (Gv 19,41). Tutti gli onori funebri dunque sono concessi; purché quel defunto resti defunto e non torni a inquietare con la sua parola di fuoco: "assicurarono il sepolcro", con una sollecitudine che tocca la comicità. 

Ma, a ben guardare, così avviene anche alla Chiesa, che è il "Cristo totale" che cammina nella storia. 

Molti ossequi, purché non disturbi e non interferisca con la sua pretesa di dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato; molta attenzione e molta stima, se si limita a custodire il patrimonio artistico dei suoi templi e si accontenta di organizzare dei bei concerti di musica sacra. Tutto a condizione che il suo insegnamento non susciti contrasti e la sua azione non incida più. 

Ci sono epoche e luoghi in cui alla Chiesa è fatto persino divieto di esistere; o, tollerandone l'esistenza, la si opprime con persecuzioni aperte che arrivano anche a imprigionare e a uccidere. 

Il nostro secolo ha conosciuto - forse con un'abbondanza senza precedenti - queste situazioni di ostilità violenta nei confronti delle comunità cristiane, nei paesi dell'Est - noi lo sappiamo, anche se pare che ci siamo affrettati tutti a dimenticarlo - questa stagione dei martiri è finita da poco. 

E ci sono epoche e luoghi dove, senza leggi esplicitamente vessatorie, si arriva "culturalmente" a soffocare il "Christus hodie" (il "Cristo totale", che è la Chiesa) con la riduzione progressiva della sua voce nella società e nei mezzi di comunicazione (quasi interamente appaltati agli imbonitori di frivolezze e ai maestri del niente), con l'alterazione della verità storica e la tendenziosità dell'informazione, con le complicazioni burocratiche e i capestri finanziari che non consentono più di vivere alle istituzioni cattoliche. Eccetera. 

Il sinedrio e gli scribi di turno sono sempre irritati verso il Signore Gesù che non si rassegna a restare quieto e inerte nel suo bel sepolcro. Ma questo Crocifisso, che nessuna tomba riesce più a rinserrare, non è fatto per lasciare tranquilli coloro che pensano di aver risolto col suo seppellimento i problemi della loro licenza di sragionare. 

In ogni epoca e in ogni luogo Gesù prosegue, nonostante tutto, la sua missione di unico e necessario Salvatore degli uomini. 

La grazia specifica da chiedere nella giornata di oggi è quella di capire, con persuasione più limpida e cuore ringiovanito, che la fede è la scoperta e la lieta sorpresa che Gesù Cristo è vivo: la scoperta e la lieta sorpresa del mattino di Pasqua, che si rinnova ogni giorno sino alla fine del mondo. 

Ancora oggi, dopo quasi duemila anni, ci deve prendere lo stesso entusiasmo degli apostoli quando si sono resi conto che il loro Maestro amato era risorto: "Gioirono i discepoli al vedere il Signore" (Gv 20,20). 

Per la sua nuova condizione di gloria, che gli consente di eccedere i limiti dello spazio e del tempo, Gesù adesso è sempre con noi. E noi ne sentiamo la benedetta presenza, quando ci apriamo con animo semplice all'autenticità e alla integralità della vita ecclesiale. 

La percepiamo, questa presenza, nel Vangelo - messaggio di luce e viatico di coraggio - che continua a guidarci e a consolarci, mentre siamo frammisti a un'umanità troppo spesso intristita e persa. 

La percepiamo nel dono stupendo dell'Eucaristia, che ci coinvolge nell'offerta del sacrificio del Calvario, principio di ogni salvezza, e che colma e anima le nostre chiese con la realtà della divina presenza di colui che è il nostro redentore e il nostro non deludente amico. 

La percepiamo nei santi, in cui egli rivive e agisce efficacemente in mezzo a noi. Palesi o nascosti, i santi non mancano mai tra i credenti: ci sono sempre, a ogni svolta del cammino del popolo di Dio. Con la loro testimonianza essi ci richiamano fortemente al Signore Gesù: sono il profumo e la trasparenza della sua obbedienza al Padre e della sua dedizione ai fratelli. 

Cristo risuscitato dai morti non muore più: la morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9). Questo è il fondamento di ogni nostra fiducia, questa è la vera ragione dell'esultanza di questo giorno.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Padre, che in questo giorno,
per mezzo del tuo Figlio unigenito,
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore,
di rinascere nella luce della vita,
rinnovati dal tuo Spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - At 10,34a.37-43
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 117
Rit. Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». Rit. 

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. Rit. 

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Rit. 

SECONDA LETTURA - Col 3,1-4
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

SEQUENZA
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge,
l’Innocente ha riconciliato
noi peccatori col Padre.

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello.
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni,
il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea».

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO - Gv 20,1-9
Egli doveva risuscitare dai morti

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
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La Liturgia di Sabato 30 Marzo 2024

30/3/2024

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Il Sabato Santo la Chiesa sosta presso il sepolcro del Signore, meditando la sua passione e la sua morte, nonché la discesa agli inferi, e aspettando la sua risurrezione, nella preghiera e nel digiuno.
Spogliata la sacra mensa, la Chiesa si astiene dal sacrificio della Messa fino alla solenne Veglia o attesa notturna della risurrezione. L’attesa allora lascia il posto alla gioia pasquale, che nella sua pienezza si protrae per cinquanta giorni.

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​VEGLIA E MESSA DI PASQUA DEL SIGNORE - B - RITO ROMANO

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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
Veglia della Notte santa – la Madre di tutte le veglie. Così S. Agostino definisce questa celebrazione. Essa si colloca al cuore dell'Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione. Ad essa si preparavano i nuovi cristiani, in essa speravano i peccatori, tutti potevano di nuovo attingere dalla mensa ai «cancelli celesti». Essa rappresenta Totum pasquale sacramentum. Infatti in essa si celebrano non solo i fatti della risurrezione, ma anche quelli della passione di Cristo.
COMMENTO AL VANGELO
Questa è la notte dell'evento più determinante dell'intera storia umana. 

È la notte del "passaggio" del nostro Capo - il Figlio di Dio fatto uomo - dalla morte alla vita, dall'umiliazione alla vittoria, dalla tomba al Regno. È la notte del rinnovamento dell'universo - decaduto e contaminato fin dall'origine - che si riconcilia con il suo Creatore e riceve le premesse della gloria futura. 

Ed è altresì la notte della nostra personale rinascita dall'acqua e dallo Spirito Santo: noi tutti riviviamo questa nostra fortuna con animo grato, attraverso le letture e le preghiere di questa veglia, e più ancora attraverso la commossa attenzione che presteremo all'esperienza battesimale di alcuni nostri fratelli. 

Gesù sulla croce davanti a tutti si era congedato dalla vita terrena con un "alto grido" (cf Mt 27,50); voce di tutta l'angoscia umana ed espressione del veemente appello dei figli di Adamo a Dio Padre che sembra averli abbandonati. 

Risorge invece nell'oscurità e nel silenzio: non ci sono testimoni dell'ora in cui egli "mise il potente anèlito della seconda vita". 

Ma la sorprendente notizia che il profeta di Nazaret si è ridestato, trapela, si diffonde e a poco a poco si impone. 

Dapprima c'è lo sconcerto e l'ansia strana davanti al sepolcro vuoto, coi lini funebri ripiegati con ordine. Poi l'inquietudine diventa bisbiglio di donne che, "piene di timore e di spavento" (cf Mc 16,8) raccontano di aver ricevuto il giubilante messaggio di un angelo. Infine è Gesù stesso vivo e splendente - con la verità e l'integrità del suo essere, autenticato dalle cicatrici delle sue piaghe - a mostrarsi e a parlare a Maria di Magdala, a Pietro, a Giacomo, ai due viandanti di Emmaus, agli apostoli e a più di cinquecento discepoli. 

"Il Signore è risorto"; l'annuncio di quei giorni non si è più spento: si è diffuso di cuore in cuore, di generazione in generazione, ha attraversato i secoli, ha varcato gli oceani. E noi questa notte l'abbiamo ancora una volta proclamato con la gioiosa consapevolezza che questa risurrezione è anche principio della nostra, che il trionfo di Cristo sulla morte è primizia e causa del nostro trionfo, che il suo risveglio a un'esistenza trasfigurata e imperitura è premessa della nostra interiore giustificazione e del nostro possesso dell'eredità di Dio. 

Un giorno Gesù aveva chiesto agli incauti figli di Zebedeo, che speravano di fare con lui una bella carriera nel mondo: "Potete bere il calice che io bevo e ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?" (Mc 10,38), rivelando così che il suo più vero battesimo sarebbe stato proprio la sua vicenda pasquale di passione, di morte e di risurrezione. 

La vita cristiana, che comincia dal lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo (cf Tt 3,5), è dunque sostanzialmente un inserimento nel "battesimo" di Cristo, cioè nella sua Pasqua. 

Il "Primogenito dei risorti" ha voluto che fossimo tutti coinvolti in quel suo felice "passaggio". Egli, ormai libero da ogni miseria e da ogni condizionamento terrestre, ha disposto che per mezzo del battesimo noi potessimo camminare nel mondo godendo di una libertà che è riverbero della sua: libertà dal buio dell'errore e dalle nebbie del dubbio, libertà dalla paura di una fine annientatrice, libertà dalle colpe commesse, libertà dalla nostra debolezza congenita di fronte alle forze del male. 
San Paolo ce lo ha insegnato poco fa con molta chiarezza: "Per mezzo del battesimo siamo sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova" (Rm 6,4). Dunque "anche noi condiseriamoci morti al peccato, ma viventi per Dio in Cristo Gesù" (Rm 6,12). 

In questa lunga veglia - scandita dal succedersi di molte significative pagine del Libro di Dio, dai nostri salmi responsoriali, dalle orazioni del vescovo - noi abbiamo celebrato appunto la nostra libertà: nessun uomo è più libero di chi è stato riscattato dal sacrificio di Cristo, di chi è stato integralmente riplasmato dalla sua risurrezione, di chi si lascia ogni giorno guidare dalla luce e dall'energia dello Spirito inviatoci dal Signore che siede alla destra del padre. 

Le più vere oppressioni non stanno fuori di noi. Le radici di ogni alienazione sono nel nostro mondo interiore. Su quelle radici lo Spirito, che ci è elargito nel battesimo, fa scendere la sua affilatissima scure per abbattere tutte le possibili tirannìe che ne possono derivare: quella dei sensi, che incatena al piacere sregolato e senza finalità; quella dell'avidità per i beni economici, che induce troppe volte all'imbroglio, al sopruso, alla durezza di cuore; quella dell'aspirazione al potere e dell'orgoglio, che spinge a sostituirsi a Dio e a spadroneggiare sugli altri. 

Questa della Pasqua è la sola festa incontestabile e universale della liberazione dell'uomo. 

Il Signore ci aiuti a non perdere mai questa certezza: una liberazione che non nasca dalla purificazione della coscienza - compiuta nel fuoco dello Spirito (cf Mt 3,11) - non approda mai a una piena e non illusoria libertà. 
Solo chi è purificato e liberato nell'intimo, in virtù della rinascita battesimale e della vita di grazia che dal battesimo si sviluppa, porta in sé un vigore che da nessuna coazione esterna può venire mai soffocata; un vigore che consente all'uomo di spendersi coraggiosamente per ogni giusta causa a favore della verità, della giustizia, dell'autentico bene dell'uomo. ​
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LITURGIA DELLA LUCE
Benedizione del Fuoco 
Si spengono le luci della chiesa.
In luogo adatto, fuori della chiesa, si prepara un fuoco che divampi. Quando il popolo si è radunato, viene il sacerdote con i ministri, uno dei quali porta il cero pasquale.
Il sacerdote saluta il popolo e quindi tiene una breve esortazione sulla Veglia pasquale con queste parole:


Fratelli e sorelle, in questa santissima notte,
nella quale il Signore nostro Gesù Cristo
è passato dalla morte alla vita,
la Chiesa invita i suoi figli sparsi nel mondo a raccogliersi
per vegliare e pregare.
Rivivremo la Pasqua del Signore
nell'ascolto della Parola e nella partecipazione ai Sacramenti:
Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare
alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre.

Quindi, con le braccia allargate, benedice il fuoco, dicendo::

Preghiamo.

O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
ci hai comunicato la fiamma viva del tuo fulgore,
benedici + questo fuoco nuovo
e, mediante le feste pasquali,
accendi in noi il desiderio del cielo,
perché, rinnovati nello spirito,
possiamo giungere alla festa dello splendore eterno.
Per Cristo nostro Signore. 

Preparazione del cero 
Il sacerdote incide una croce sul cero pasquale per configurarlo a Gesù Cristo; poi incide l’alfa e l’omega, prima e ultima lettera dell’alfabeto greco, per indicare che Cristo è il principio e la fine di tutte le cose; infine incide le cifre dell’anno per significare che Gesù - Signore del tempo e della storia - vive oggi per noi. Nel compiere tali riti il sacerdote dice: 

Cristo ieri e oggi:
Principio e Fine, Alfa e Omega.
A lui appartengono il tempo e i secoli.
A lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen.
Per mezzo delle sue sante piaghe gloriose,
ci protegga e ci custodisca Cristo Signore.

Al fuoco nuovo il sacerdote accende il cero pasquale, dicendo: 

la luce del Cristo che risorge glorioso
disperda le tenebre del cuore e dello spirito.

Processione 
Il diacono o, in sua assenza, il sacerdote prende il cero pasquale e, tenendolo elevato, da solo canta:

La luce di Cristo

Tutti rispondono:
Rendiamo grazie a Dio

oppure:
Cristo, luce del mondo

Tutti rispondono:
Rendiamo grazie a Dio

Tutti si avviano verso la chiesa: li precede il diacono (o il sacerdote) con il cero acceso. Se si usa l’incenso, il turiferario con il turibolo fumigante incede davanti al diacono.
Il canto viene ripetuto sulla soglia della chiesa e davanti all’altare. Poi si accendono le luci nella chiesa, non però le candele dell’altare. 


Annunzio Pasquale 
Il sacerdote, giunto all’altare, si reca alla sede. Il diacono pone il cero pasquale sul candelabro, preparato nel mezzo del presbiterio o presso l’ambone.
Il diacono o, in sua assenza, lo stesso sacerdote, dopo aver eventualmente incensato il libro e il cero, proclama il preconio pasquale dall’ambone o dal pulpito: tutti i presenti stanno in piedi e tengono in mano la candela accesa.


Esulti il coro degli angeli,
esulti l'assemblea celeste:
un inno di gloria saluti il trionfo del Signore risorto.
Gioisca la terra inondata da così grande splendore:
la luce del Re eterno
ha vinto le tenebre del mondo.
Gioisca la madre Chiesa,
splendente della gloria del suo Signore,
e questo tempio tutto risuoni
per le acclamazioni del popolo in festa.

[E voi, fratelli carissimi,
qui radunati nella solare chiarezza di questa nuova luce,
invocate con me la misericordia di Dio onnipotente.
Egli che mi ha chiamato, senza alcun merito,
nel numero dei suoi ministri, irradi il suo mirabile fulgore,
perché sia piena e perfetta la lode di questo cero.

V. Il Signore sia con voi.
R. E con il tuo spirito,]

V. In alto i nostri cuori.
R. Sono rivolti al Signore.

V. Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.
R. È cosa buona e giusta.

È veramente cosa buona e giusta
esprimere con il canto l'esultanza dello spirito,
e inneggiare al Dio invisibile, Padre onnipotente,
e al suo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
Egli ha pagato per noi all'eterno Padre il debito di Adamo,
e con il sangue sparso per la nostra salvezza
ha cancellato la condanna della colpa antica.

Questa è la vera Pasqua, in cui è ucciso il vero Agnello,
che con il suo sangue consacra le case dei fedeli.
Questa è la notte in cui hai liberato i figli d'Israele, nostri padri,
dalla schiavitù dell'Egitto,
e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso.

Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato
con lo splendore della colonna di fuoco.
Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo
dall'oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo,
li consacra all'amore del Padre
e li unisce nella comunione dei santi.
Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte,
risorge vincitore dal sepolcro.

Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse redenti.
O immensità del tuo amore per noi!
O inestimabile segno di bontà:
per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!
Davvero era necessario il peccato di Adamo,
che è stato distrutto con la morte del Cristo.
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!

O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere
il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi.
Di questa notte è stato scritto:
la notte splenderà come il giorno,
e sarà fonte di luce per la mia delizia.

Il santo mistero di questa notte sconfigge il male,
lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori,
la gioia agli afflitti.
Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti,
promuove la concordia e la pace.
O notte veramente gloriosa,
che ricongiunge la terra al cielo e l'uomo al suo creatore!

In questa notte di grazia accogli, Padre santo, il sacrificio di lode,
che la Chiesa ti offre per mano dei suoi ministri
nella solenne liturgia del cero,
frutto del lavoro delle api, simbolo della nuova luce.

Riconosciamo nella colonna dell'Esodo
gli antichi presagi di questo lume pasquale,
che un fuoco ardente ha acceso in onore di Dio.
Pur diviso in tante fiammelle non estingue il suo vivo splendore,
ma si accresce nel consumarsi della cera
che l'ape madre ha prodotto
per alimentare questa preziosa lampada.

Ti preghiamo, dunque, o Signore, che questo cero,
offerto in onore del tuo nome
per illuminare l'oscurità di questa notte,
risplenda di luce che mai si spegne.

Salga a te come profumo soave,
si confonda con le stelle del cielo.
lo trovi acceso la stella del mattino,
quella stella che non conosce tramonto:
Cristo, tuo Figlio, che risuscitato dai morti
fa risplendere sugli uomini la sua luce serena
e vive e regna nei secoli dei secoli.
Amen.
LITURGIA DELLA PAROLA
In questa Veglia, vengono proposte nove letture, cioè sette dall’Antico e due (Epistola e Vangelo) dal Nuovo Testamento.
Se circostanze pastorali lo richiedono, il numero delle letture dell’Antico Testamento può essere ridotto; si abbia tuttavia sempre presente che la lettura della parola di Dio è parte fondamentale della Veglia pasquale.
Si leggono almeno tre letture dell’Antico Testamento; in casi eccezionali, almeno due.
Non si ometta mai la lettura del cap. 14 dell’Esodo.
Spente le candele, tutti seggono. Prima di iniziare la lettura della parola di Dio, il sacerdote si rivolge all’assemblea con queste parole:


Fratelli e sorelle, dopo il solenne inizio della Veglia,
ascoltiamo con cuore sereno la parola di Dio.
Meditiamo come nell'antica alleanza Dio ha salvato il suo popolo
e nella pienezza dei tempi ha mandato a noi
il suo Figlio come redentore.
Preghiamo perché Dio, nostro Padre, porti a compimento
quest'opera di salvezza realizzata nella Pasqua.

PRIMA LETTURA - Gen 1,1 - 2,2
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona

In principio Dio creò il cielo e la terra. la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «la terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «le acque brùlichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brùlicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltìplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «la terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto.

oppure:
PRIMA LETTURA - Gen 1, 1.26-31
Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona

In principio Dio creò il cielo e la terra.
Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».
E Dio creò l'uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò:
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e Dio disse loro:
«Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra e soggiogatela,
dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 103 
Rit. Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto. Rit. 

Egli fondò la terra sulle sue basi:
non potrà mai vacillare.
Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste;
al di sopra dei monti stavano le acque. Rit. 

Tu mandi nelle valli acque sorgive
perché scorrano tra i monti.
In alto abitano gli uccelli del cielo
e cantano tra le fronde. Rit. 

Dalle tue dimore tu irrighi i monti,
e con il frutto delle tue opere si sazia la terra.
Tu fai crescere l'erba per il bestiame
e le piante che l'uomo coltiva
per trarre cibo dalla terra. Rit. 

Quante sono le tue opere, Signore!
le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Benedici il Signore, anima mia. Rit. 

Orazione 
Tutti si alzano in piedi e il sacerdote dice:
Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
ammirabile in tutte le opere del tuo amore,
illumina i figli da te redenti
perché comprendano che,
se fu grande all'inizio la creazione del mondo,
ben più grande, nella pienezza dei tempi,
fu l'opera della nostra redenzione,
nel sacrificio pasquale di Cristo Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. 

oppure, dopo la lettura breve sono una creazione dell'uomo:
Preghiamo.
O Dio, che in modo mirabile
ci hai creati a tua immagine
e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti,
fa' che resistiamo con la forza dello Spirito
alle seduzioni del peccato,
per giungere alla gioia eterna.
Per Cristo nostro Signore.

SECONDA LETTURA - Gen 22,1-18
Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede 

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme. Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». l'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

oppure:
SECONDA LETTURA - Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
Il sacrificio di Abramo, nostro padre nella fede 

In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». l'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 15 
Rit. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit. 

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit. 

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. Rit. 

Orazione 
Tutti si alzano in piedi e il sacerdote dice:
Preghiamo.
O Dio, Padre dei credenti,
che estendendo a tutti gli uomini il dono dell'adozione filiale
moltiplichi in tutta la terra i tuoi figli,
e nel sacramento pasquale del Battesimo
adempi la promessa fatta ad Abramo
di renderlo padre di tutte le nazioni,
concedi al tuo popolo di rispondere degnamente
alla grazia della tua chiamata.
Per Cristo nostro Signore.

TERZA LETTURA - Es 14,15- 15,1
Gli Israeliti camminarono sull’asciutto in mezzo al mare.

In quei giorni, il Signore disse a Mosè: «Perché gridi verso di me? Ordina agli Israeliti di riprendere il cammino. Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto. Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri».
L'angelo di Dio, che precedeva l'accampamento d'Israele, cambiò posto e passò indietro. Anche la colonna di nube si mosse e dal davanti passò dietro. Andò a porsi tra l'accampamento degli Egiziani e quello d'Israele. la nube era tenebrosa per gli uni, mentre per gli altri illuminava la notte; così gli uni non poterono avvicinarsi agli altri durante tutta la notte.
Allora Mosè stese la mano sul mare. E il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero. Gli Israeliti entrarono nel mare sull'asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra. Gli Egiziani li inseguirono, e tutti i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri entrarono dietro di loro in mezzo al mare.
Ma alla veglia del mattino il Signore, dalla colonna di fuoco e di nube, gettò uno sguardo sul campo degli Egiziani e lo mise in rotta. Frenò le ruote dei loro carri, così che a stento riuscivano a spingerle. Allora gli Egiziani dissero: «Fuggiamo di fronte a Israele, perché il Signore combatte per loro contro gli Egiziani!».
Il Signore disse a Mosè: «Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri». Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro. Il Signore li travolse così in mezzo al mare. le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra.
In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani, e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto, e il popolo temette il Signore e credette in lui e in Mosè suo servo.
Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero:

SALMO RESPONSORIALE - Es 15,1-7a.17-18 
Rit. Cantiamo al Signore: stupenda è la sua vittoria! 

«Voglio cantare al Signore,
perché ha mirabilmente trionfato:
cavallo e cavaliere
ha gettato nel mare.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
è il mio Dio: lo voglio lodare,
il Dio di mio padre: lo voglio esaltare! Rit. 

Il Signore è un guerriero,
Signore è il suo nome.
I carri del faraone e il suo esercito
li ha scagliati nel mare;
i suoi combattenti scelti
furono sommersi nel Mar Rosso. Rit. 

Gli abissi li ricoprirono,
sprofondarono come pietra.
la tua destra, Signore,
è gloriosa per la potenza,
la tua destra, Signore,
annienta il nemico. Rit. 

Tu lo fai entrare e lo pianti
sul monte della tua eredità,
luogo che per tua dimora,
Signore, hai preparato,
santuario che le tue mani,
Signore, hanno fondato.
Il Signore regni
in eterno e per sempre!». Rit. 

Orazione 
Tutti si alzano in piedi e il sacerdote dice:
Preghiamo.
O Dio, anche ai nostri giorni
vediamo risplendere i tuoi antichi prodigi:
ciò che hai fatto con la tua mano potente
per liberare un solo popolo dall'oppressione del faraone,
ora lo compi attraverso l'acqua del Battesimo
per la salvezza di tutti i popoli;
concedi che l'umanità intera sia accolta tra i figli di Abramo
e partecipi alla dignità del popolo eletto.
Per Cristo nostro Signore.

oppure:
Orazione 
O Dio, che hai rivelato nella luce della nuova alleanza
il significato degli antichi prodigi
così che il Mar Rosso fosse l'immagine del fonte battesimale
e il popolo liberato dalla schiavitù
prefigurasse il popolo cristiano,
concedi che tutti gli uomini,
mediante la fede,
siano resi partecipi del privilegio dei figli d'Israele
e siano rigenerati dal dono del tuo Spirito.
Per Cristo nostro Signore.

QUARTA LETTURA - Is 54,5-14
Con affetto perenne il Signore, tuo redentore, ha avuto pietà di te 

Tuo sposo è il tuo creatore,
Signore degli eserciti è il suo nome;
tuo redentore è il Santo d'Israele,
è chiamato Dio di tutta la terra.
Come una donna abbandonata
e con l'animo afflitto, ti ha richiamata il Signore.
Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù?
- dice il tuo Dio.
Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti raccoglierò con immenso amore.
In un impeto di collera
ti ho nascosto per un poco il mio volto;
ma con affetto perenne
ho avuto pietà di te,
dice il tuo redentore, il Signore.
Ora è per me come ai giorni di Noè,
quando giurai che non avrei più riversato
le acque di Noè sulla terra;
così ora giuro di non più adirarmi con te
e di non più minacciarti.
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore che ti usa misericordia.
Afflitta, percossa dal turbine, sconsolata,
ecco io pongo sullo stibio le tue pietre
e sugli zaffìri pongo le tue fondamenta.
Farò di rubini la tua merlatura,
le tue porte saranno di berilli,
tutta la tua cinta sarà di pietre preziose.
Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore,
grande sarà la prosperità dei tuoi figli;
sarai fondata sulla giustizia.
Tieniti lontana dall'oppressione, perché non dovrai temere,
dallo spavento, perché non ti si accosterà.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 29
Rit. Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. Rit. 

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia. Rit. 

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza;
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. Rit. 

Orazione 
Tutti si alzano in piedi e il sacerdote dice:
Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, moltiplica a gloria del tuo nome
la discendenza promessa alla fede dei patriarchi
e aumenta il numero dei tuoi figli,
perché la Chiesa veda realizzato il disegno universale di salvezza,
nel quale i nostri padri avevano fermamente sperato.
Per Cristo nostro Signore.

QUINTA LETTURA - Is 55,1-11
Venite a me e vivrete; stabilirò per voi un’alleanza eterna 

Così dice il Signore:
«O voi tutti assetati, venite all'acqua,
voi che non avete denaro, venite;
comprate e mangiate; venite, comprate
senza denaro, senza pagare, vino e latte.
Perché spendete denaro per ciò che non è pane,
il vostro guadagno per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.
Porgete l'orecchio e venite a me,
ascoltate e vivrete.
Io stabilirò per voi un'alleanza eterna,
i favori assicurati a Davide.
Ecco, l'ho costituito testimone fra i popoli,
principe e sovrano sulle nazioni.
Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi;
accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano
a causa del Signore, tuo Dio,
del Santo d'Israele, che ti onora.
Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocàtelo, mentre è vicino.
l'empio abbandoni la sua via
e l'uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo
e non vi ritornano senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme a chi semina
e il pane a chi mangia,
così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata».

SALMO RESPONSORIALE - Is 12,2-6 
Rit. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. Rit. 

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. Rit. 

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. Rit. 

Orazione 
Tutti si alzano in piedi e il sacerdote dice:
Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, unica speranza del mondo,
che mediante l'annuncio dei profeti
hai rivelato i misteri che oggi celebriamo,
ravviva la nostra sete di te,
perché soltanto con l'azione del tuo Spirito
possiamo progredire nelle vie del bene.
Per Cristo nostro Signore.

SESTA LETTURA - Bar 3,9-15.32 - 4,4
Cammina allo splendore della luce del Signore 

Ascolta, Israele, i comandamenti della vita,
porgi l'orecchio per conoscere la prudenza.
Perché, Israele? Perché ti trovi in terra nemica
e sei diventato vecchio in terra straniera?
Perché ti sei contaminato con i morti
e sei nel numero di quelli che scendono negli inferi?
Tu hai abbandonato la fonte della sapienza!
Se tu avessi camminato nella via di Dio,
avresti abitato per sempre nella pace.
Impara dov'è la prudenza,
dov'è la forza, dov'è l'intelligenza,
per comprendere anche dov'è la longevità e la vita,
dov'è la luce degli occhi e la pace.
Ma chi ha scoperto la sua dimora,
chi è penetrato nei suoi tesori?
Ma colui che sa tutto, la conosce
e l'ha scrutata con la sua intelligenza,
colui che ha formato la terra per sempre
e l'ha riempita di quadrupedi,
colui che manda la luce ed essa corre,
l'ha chiamata, ed essa gli ha obbedito con tremore.
le stelle hanno brillato nei loro posti di guardia
e hanno gioito;
egli le ha chiamate ed hanno risposto: «Eccoci!»,
e hanno brillato di gioia per colui che le ha create.
Egli è il nostro Dio,
e nessun altro può essere confrontato con lui.
Egli ha scoperto ogni via della sapienza
e l'ha data a Giacobbe, suo servo,
a Israele, suo amato.
Per questo è apparsa sulla terra
e ha vissuto fra gli uomini.
Essa è il libro dei decreti di Dio
e la legge che sussiste in eterno;
tutti coloro che si attengono ad essa avranno la vita,
quanti l'abbandonano moriranno.
Ritorna, Giacobbe, e accoglila,
cammina allo splendore della sua luce.
Non dare a un altro la tua gloria
né i tuoi privilegi a una nazione straniera.
Beati siamo noi, o Israele,
perché ciò che piace a Dio è da noi conosciuto.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 18
Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l'anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. Rit. 

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. Rit. 

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. Rit. 

Più preziosi dell'oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante. Rit. 

Orazione 
Tutti si alzano in piedi e il sacerdote dice:
Preghiamo.
O Dio, che accresci sempre la tua Chiesa
chiamando nuovi figli da tutte le genti,
custodisci nella tua protezione
coloro che fai rinascere dall'acqua del Battesimo.
Per Cristo nostro Signore

SETTIMA LETTURA - Ez 36,16-17a.18-28
Vi aspergerò con acqua pura e vi darò un cuore nuovo 

Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Figlio dell'uomo, la casa d'Israele, quando abitava la sua terra, la rese impura con la sua condotta e le sue azioni. Perciò ho riversato su di loro la mia ira per il sangue che avevano sparso nel paese e per gli idoli con i quali l'avevano contaminato. li ho dispersi fra le nazioni e sono stati dispersi in altri territori: li ho giudicati secondo la loro condotta e le loro azioni.
Giunsero fra le nazioni dove erano stati spinti e profanarono il mio nome santo, perché di loro si diceva: "Costoro sono il popolo del Signore e tuttavia sono stati scacciati dal suo paese". Ma io ho avuto riguardo del mio nome santo, che la casa d'Israele aveva profanato fra le nazioni presso le quali era giunta.
Perciò annuncia alla casa d'Israele: "Così dice il Signore Dio: Io agisco non per riguardo a voi, casa d'Israele, ma per amore del mio nome santo, che voi avete profanato fra le nazioni presso le quali siete giunti. Santificherò il mio nome grande, profanato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore - oracolo del Signore Dio -, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi.
Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da ogni terra e vi condurrò sul vostro suolo. Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme. Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro Dio».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 41
Rit. Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio

L'anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? Rit. 

Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa. Rit. 

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. Rit. 

Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. Rit. 

oppure (quando si celebra il Battesimo):
SALMO RESPONSORIALE - Is 12, 1-6
Rit. Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza

Ecco, Dio è la mia salvezza;
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è il Signore;
egli è stato la mia salvezza. Rit. 

Attingerete acqua con gioia
alle sorgenti della salvezza.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere,
fate ricordare che il suo nome è sublime. Rit. 

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,
le conosca tutta la terra.
Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,
perché grande in mezzo a te è il Santo d'Israele. Rit. 

Orazione 
Tutti si alzano in piedi e il sacerdote dice:
Preghiamo.
O Dio, potenza immutabile e luce che non tramonta,
guarda con amore al mirabile sacramento di tutta la Chiesa
e compi nella pace l'opera dell'umana salvezza
secondo il tuo disegno eterno;
tutto il mondo riconosca e veda
che quanto è distrutto si ricostruisce,
quanto è invecchiato si rinnova,
e tutto ritorna alla sua integrità,
per mezzo di Cristo, che è principio di ogni cosa.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

oppure:
Orazione
Preghiamo.
O Dio, che nelle pagine dell'Antico e Nuovo Testamento
ci insegni a celebrare il mistero pasquale,
fa' che comprendiamo l'opera della tua misericordia,
perché i doni che oggi riceviamo
confermino in noi la speranza dei beni futuri.
Per Cristo nostro Signore.

Il sacerdote intona l’inno Gloria a Dio, che viene cantato da tutti. Si suonano le campane, secondo gli usi locali.

Colletta
Preghiamo.
O Dio, che illumini questa santissima notte
con la gloria della risurrezione del Signore,
ravviva nella tua Chiesa lo spirito di adozione filiale,
perché, rinnovati nel corpo e nell'anima,
siamo sempre fedeli al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

EPISTOLA - Rm 6,3-11
Cristo risuscitato dai morti non muore più

Fratelli, non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte?
Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se infatti siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte, lo saremo anche a somiglianza della sua risurrezione.
Lo sappiamo: l'uomo vecchio che è in noi è stato crocifisso con lui, affinché fosse reso inefficace questo corpo di peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato. Infatti chi è morto, è liberato dal peccato.
Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui. Infatti egli morì, e morì per il peccato una volta per tutte; ora invece vive, e vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 117
Rit. Alleluia, alleluia, alleluia

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». Rit.

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. Rit.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d'angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Rit.

VANGELO - Mc 16,1-7
Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto


Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salòme comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole.
Dicevano tra loro: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall'ingresso del sepolcro?». Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande.
Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. è risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: "Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"».
LITURGIA BATTESIMALE ​
Il sacerdote con i ministri si reca al fonte battesimale, se questo è in vista dei fedeli; altrimenti si pone nel presbiterio un bacile con l’acqua.
Se vi sono dei catecumeni adulti, vengono chiamati per nome e presentati poi dai loro padrini; i bambini vengono portati dai genitori e dai padrini alla presenza della comunità riunita.
Il sacerdote rivolge un’esortazione ai presenti con queste parole:

Se ci sono dei battezzandi: 

Fratelli e sorelle,
accompagniamo con preghiera unanime
la gioiosa speranza dei nostri catecumeni,
perché Dio Padre onnipotente nella sua grande misericordia
li guidi al fonte della rigenerazione.

Se si benedice il fonte, ma non ci sono battezzandi: 
Fratelli e sorelle,
invochiamo la benedizione di Dio Padre onnipotente
su questo fonte battesimale,
perché coloro che da esso rinasceranno
siano resi in Cristo figli adottivi.

Litanie dei Santi 
Si cantano quindi le litanie nelle quali si possono aggiungere nomi di alcuni santi come ad esempio quelli della Chiesa particolare, del titolare della chiesa, dei patroni del luogo e dei battezzandi. 


Kyrie, eleison (​Signore, pietà) ... Kyrie, eleison (​Signore, pietà) 
Christe, eleison (Cristo, pietà) ... Christe, eleison (Cristo, pietà)
Kyrie, eleison (​Signore, pietà) ... Kyrie, eleison (​Signore, pietà)

Santa Maria, Madre di Dio ... prega per noi 
San Michele ... prega per noi 
Santi Angeli di Dio ... pregate per noi 
San Giovanni Battista ... prega per noi 
San Giuseppe ... prega per noi 
Santi Pietro e Paolo ... pregate per noi 
Sant'Andrea ... prega per noi 
San Giovanni ... prega per noi 
Santi Apostoli ed evangelisti ... pregate per noi 
Santa Maria Maddalena ... prega per noi 
Santi discepoli del Signore ... pregate per noi 
Santo Stefano ... prega per noi 
Sant'Ignazio d'Antiochia ... prega per noi 
San Lorenzo ... prega per noi 
Sante Perpetua e Felicita ... pregate per noi 
Sant'Agnese ... prega per noi  
Santi Martiri di Cristo ... pregate per noi 
San Gregorio ... prega per noi 
Sant'Agostino ... prega per noi 
Sant'Atanasio ... prega per noi 
San Basilio ... prega per noi 
San Martino ... prega per noi 
Santi Cirillo e Metodio ... pregate per noi 
San Benedetto ... prega per noi 
San Francesco ... prega per noi 
San Domenico ... prega per noi 
San Francesco Saverio ... prega per noi 
San Giovanni Maria ... prega per noi 
Santa Caterina da Siena ... prega per noi 
Santa Teresa di Gesù ... prega per noi 
Voi tutti santi e sante di Dio ... pregate per noi 

Nella tua misericordia ... salvaci, Signore 
Da ogni male ... salvaci, Signore
Da ogni peccato ... salvaci, Signore
Dalla morte eterna ... salvaci, Signore
Per la tua incarnazione ... salvaci, Signore
Per la tua morte e risurrezione ... salvaci, Signore
Per il dono dello Spirito Santo ... salvaci, Signore

Noi peccatori, ti preghiamo ... ascoltaci, Signore 

Se ci sono dei battezzandi: 
Dona la grazia della vita nuova nel Battesimo 
a questi tuoi eletti ... ascoltaci, Signore 

Se non ci sono battezzandi: 
Benedici e santifica con la grazia del tuo Spirito
questo fonte battesimale da cui nascono i tuoi figli ... ascoltaci, Signore 

Gesù, Figlio del Dio vivente ... ascolta la nostra supplica 
Gesù, Figlio del Dio vivente ... ascolta la nostra supplica 

Se vi sono dei battezzandi, il sacerdote, a mani giunte, dice l’orazione seguente: 
Dio onnipotente ed eterno,
manifesta la tua presenza nei sacramenti del tuo grande amore
e manda lo Spirito di adozione
a ricreare nuovi figli dal fonte battesimale,
perché l’azione del nostro umile ministero
sia resa efficace dalla tua potenza.
Per Cristo nostro Signore. 

Benedizione dell'acqua battesimale 
O Dio,
per mezzo dei segni sacramentali
tu operi con invisibile potenza
le meraviglie della salvezza,
e in molti modi, attraverso i tempi,
hai preparato l'acqua, tua creatura,
a essere segno del Battesimo.

Fin dalle origini il tuo Spirito si librava sulle acque
perché contenessero in germe la forza di santificare;
e anche nel diluvio hai prefigurato il Battesimo,
perché, oggi come allora,
l'acqua segnasse la fine del peccato
e l'inizio della vita nuova.

Tu hai liberato dalla schiavitù i figli di Abramo,
facendoli passare illesi attraverso il Mar Rosso,
perché fossero immagine
del futuro popolo dei battezzati.

Infine, nella pienezza dei tempi,
il tuo Figlio, battezzato da Giovanni
nell'acqua del Giordano,
fu consacrato dallo Spirito Santo;
innalzato sulla croce,
egli versò dal suo fianco sangue e acqua,
e, dopo la sua risurrezione, comandò ai discepoli:
«Andate, annunciate il Vangelo a tutti i popoli,
e battezzateli nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo».

Ora, Padre,
guarda con amore la tua Chiesa
e fa' scaturire per lei
la sorgente del Battesimo.

Infondi in quest'acqua, per opera dello Spirito Santo,
la grazia del tuo unico Figlio,
perché con il sacramento del Battesimo
l'uomo, fatto a tua immagine,
sia lavato dalla macchia del peccato,
e dall'acqua e dallo Spirito Santo
rinasca come nuova creatura.

Immergendo il cero pasquale, una o tre volte, nell’acqua, continua:
Discenda, Padre, in quest'acqua,
per opera del tuo Figlio,
la potenza dello Spirito Santo.

Tutti coloro che in essa riceveranno il Battesimo,
sepolti insieme con Cristo nella morte,
con lui risorgano alla vita immortale.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

Acclamazione
Sorgenti delle acque, benedite il Signore:
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.

Benedizione dell'acqua lustrale. Se non ci sono battezzandi, né si deve benedire il fonte battesimale, il sacerdote invita il popolo alla preghiera dicendo:
Fratelli e sorelle,
supplichiamo il Signore Dio nostro
perché benedica quest'acqua da lui creata,
con la quale saremo aspersi in memoria del nostro Battesimo.
Il Signore ci rinnovi interiormente,
per essere sempre fedeli allo Spirito Santo
che ci è stato dato in dono.

Tutti pregano per qualche momento in silenzio. Quindi il sacerdote a mani giunte prosegue:
Signore Dio nostro,
sii presente in mezzo al tuo popolo
che veglia in preghiera in questa santissima notte:
memori dell'opera mirabile della nostra creazione
e dell'opera ancor più mirabile della nostra salvezza,
ti preghiamo di benedire + quest'acqua.
Tu l'hai creata perché donasse fecondità alla terra
e offrisse sollievo e freschezza ai nostri corpi.

Di questo dono della creazione
hai fatto un segno della tua misericordia:
attraverso l'acqua del Mar Rosso
hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù
e nel deserto hai placato la sua sete con acqua dalla roccia.

Con l'immagine dell'acqua viva
i profeti hanno preannunciato la nuova alleanza
che tu intendevi offrire agli uomini.
Infine con l'acqua, santificata da Cristo nel Giordano,
hai rinnovato la nostra umanità peccatrice nel lavacro battesimale.

Ravviva in noi, o Signore,
nel segno di quest'acqua benedetta,
il ricordo del nostro Battesimo
e donaci di essere uniti nella gioia ai nostri fratelli
che sono stati battezzati nella Pasqua di Cristo Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. 

Rinnovazione delle promesse battesimali 
Terminato il rito del Battesimo oppure, se questo non ha avuto luogo, dopo la benedizione dell’acqua, tutti, stando in piedi e con in mano la candela accesa, rinnovano le promesse del Battesimo. Il sacerdote si rivolge ai fedeli con queste parole: 
Fratelli e sorelle, per la grazia del mistero pasquale
siamo stati sepolti insieme con Cristo nel Battesimo,
per camminare con lui in una vita nuova.
Ora, portato a termine il cammino quaresimale,
rinnoviamo le promesse del santo Battesimo,
con le quali un giorno abbiamo rinunciato a satana e alle sue opere,
e ci siamo impegnati a servire Dio nella santa Chiesa cattolica.

V. Rinunziate al peccato, per vivere nella libertà dei figli di Dio?
R. Rinunzio.

V. Rinunziate alle seduzioni del male, per non lasciarvi dominare dal peccato?
R. Rinunzio.

V. Rinunziate a satana, origine e causa di ogni peccato?
R. Rinunzio.

oppure:
V. Rinunciate al peccato,
per vivere nella libertà dei figli di Dio? R. Rinuncio.
Rinunciate alle seduzioni del male,
per non lasciarvi dominare dal peccato? R. Rinuncio.
Rinunciate a satana, origine e causa di ogni peccato?
R. Rinuncio.

Poi il sacerdote prosegue:
V. Credete in Dio, Padre onnipotente,
​creatore del cielo e della terra?
R. Credo.

V. Credete in Gesù Cristo,
suo unico Figlio, nostro Signore,
che nacque da Maria Vergine,
morì e fu sepolto,
è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?
R. Credo.

V. Credete nello Spirito Santo,
la santa Chiesa cattolica,
la comunione dei santi,
la remissione dei peccati,
la risurrezione della carne e la vita eterna?
R. Credo.

Il sacerdote conclude:
Dio onnipotente,
Padre del nostro Signore Gesù Cristo,
che ci ha liberati dal peccato
e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo,
ci custodisca con la sua grazia
in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna.
Amen.

Il sacerdote asperge l’assemblea con l’acqua benedetta, mentre tutti cantano questa antifona o un altro canto di carattere battesimale: 
Ecco l’acqua,
che sgorga dal tempio santo di Dio, alleluia;
e a quanti giungerà quest’acqua
porterà salvezza
ed essi canteranno: alleluia, alleluia.

Fatta l’aspersione, il sacerdote ritorna alla sede e guida la preghiera universale, alla quale per la prima volta prendono parte i neofiti. 

Non si dice il Credo. 


La Messa prosegue con la Liturgia Eucaristica
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TRIDUO PASQUALE 2024

28/3/2024

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'E’ difficile, in questa epoca, parlare e fare riferimento alla Croce di Cristo, ai suoi patimenti, alla sua morte da abietto.

Ancora più difficile se, poi, ci si riferisce al perdono.

In verità, sono due elementi che non si elidono, ma si integrano, si fondono nella certezza della speranza.

Tuttavia, è molto proibitivo, per noi umani, sia pure cristiani e cattolici. sopportare il peso della croce, dei dispiaceri, dei lutti, dei dolori, delle privazioni, delle mortificazioni corporali e spirituali.

Altrettanto problematico, se non impossibile, è chiedere il perdono per le offese rivolte ai nostri fratelli, per quelle ricevute; per le offese e le colpe di cui ci siamo macchiati o siamo stati fatti segno e bersaglio, giustamente o ingiustamente, dai nostri fratelli.

In queste giornate più intense del triduo pasquale, abbiamo bisogno di ritrovare il punto di partenza di tutto il discorso che è Dio, autore del Piano di salvezza riservato ad ogni individuo.

Abbiamo bisogno di ritrovarci in Cristo, coautore dello stesso Piano, ma strumento nelle mani di Dio, esecutore di quella volontà paterna che si chiama redenzione, riscatto, riabilitazione alla vita nuova fatta, possibilmente, di più luce e di meno ombre.

Purtroppo, queste verità ci scomodano, guastano i nostri piani, anche se siamo in un momento di difficoltà, anche se siamo caduti e non sappiamo facilmente rialzarci, pur se vittime della disperazione.

Non capiamo il valore della sofferenza, che è grazia.

Ci facciamo facilmente abbagliare e accecare dall’odio, dalla vendetta, dal senso di rivincita e di rivalsa, da quel falso senso di giustizia divina, riponendo tutto nelle mani di quella umana, o magari, personale.

Dalla Croce scende un messaggio.

Bisogna saperlo cogliere. Cristo, “il Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”, compie il miracolo della morte, prima che quello della vita o della resurrezione, perché accetta volontariamente di offrirsi al Padre. “Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito”.

E’ vero, nell’orto del Getsemani aveva provato e chiesto al Padre se fosse possibile non bere quel calice, ma poi disse: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta”. In questa frase c’è tutto il Cristo umano, uguale a noi, ma, diversamente da noi, senza alcuna rassegnazione o indebolimento del suo modo di essere, perchè non cede ma accetta volontariamente e coscientemente ciò a cui sta andando incontro.

Quando tutto questo sta per consumarsi, emerge la divinità del Salvatore, quella a cui dovremmo fare riferimento.

“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” è la sintesi dell’amore che Egli manifesta all’umanità che lo ha oltraggiato, offeso, tradito, umiliato e abbandonato, a cominciare dai suoi, dei quali solo uno si trovò al momento del trapasso: Giovanni.

Questa lezione impone delle serie riflessioni sul senso e sul giudizio che, frettolosamente, a volte diamo sulla Chiesa.

Questa è la vera Chiesa.

Quella della fedeltà, fino allo spargimento del sangue.

Questa è la Chiesa a cui dovremmo più spesso guardare, piuttosto che perderci nel giudicare gli altri: gli infedeli, i disonesti, i traditori.

San Giovanni è il vero simbolo e modello di Chiesa. 

Imitiamo lui, perché il resto non conta, anche se Cristo è morto pure per quella parte di Chiesa che non lo segue, che travisa il suo messaggio, che lo interpreta distorcendone il linguaggio.

Ecco, allora, come croce e perdono si incontrano, si incrociano sulla stessa via per dimostrare che tutte e due provengono da Dio per noi.

Sì, per noi che non sappiamo perdonare; che, forse, non siamo tenuti a concedere il perdono, ma quantomeno a chiederlo per gli altri, per coloro che noi vorremmo vedere castigati alle pene dell’inferno e per i quali l’amore disarmante di Cristo è capace di dire: “Oggi sarai con me in Paradiso”.
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La Liturgia di Domenica 24 Marzo 2024

24/3/2024

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DOMENICA DELLE PALME - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: ROSSO
COMMENTO AL VANGELO
da Cercare la Fede
Se vuoi entrare nella città Santa, nella città di Dio, in Gerusalemme, se vuoi entrare nella passione e nella resurrezione, devi entrare come Gesù. A cavallo di un asino.  Quell’asino rappresenta l’umiltà. Gesù sta cavalcando l’umiltà, la semplicità. La povertà.  È quella umiltà il trono della sua regalità. È quella povertà, la forza della sua regalità. È quella semplicità, la ricchezza della sua regalità.

Gesù ti dice come fare,  vai a cercarla. Vai a cercare una umiltà  vera, quella che ti apre all’altro, che ti abbassa al livello dell’altro. L’umiltà vera che ti fa perdonare l’altro e anche te stesso.

Vai a cercarla dove ti indica Lui, vai a trovare quello che ti indica lui. Una povertà,  una semplicità, una umiltà, sulla quale non è mai salito nessuno.  Non  usata, non dominata, non soggiogata a nessuno.  Una umiltà che devi slegare da tutto ciò che la blocca, che devi liberare da tutto ciò che la incatena.  E la devi portare al Signore, la devi mettere nelle sue mani.

Si, perché il Signore ne ha bisogno. Il Signore ha bisogno della tua umiltà, della tua povertà, del tuo niente. Ha bisogno della tua precarietà, della tua fatica, del tuo dolore, della tua malattia. Ne ha bisogno perché senza di quella, non passa, non entra nella tua vita e non entra nella vita degli altri. Senza di quella,  gli altri non lo riconoscono e non lo possono lodare.

Quando la trovi, getta il tuo mantello sopra a quella umiltà del cuore, punta tutto su quella umiltà del cuore, perché possa portare il Signore.

Ecco, allora,  il Signore entra, inizia, viene a salvarti. Entra in Gerusalemme, nella sua passione e nella tua passione. Viene a realizzare il progetto di Dio di ricongiungere  con la sua croce la terra con il cielo.

Allora anche tu, di fronte a Lui, esulta, canta, danza, loda, benedici Colui che viene nel nome del Signore, il Benedetto di Dio, il Figlio di Dio.

Di fronte a  Lui  tutto il creato, i fiori, le piante, e i rami frondosi, ondeggiano  e anche le pietre gridano di gioia. Tutto quello che è intorno, grida di gioia, pulsa, vibra, risuona, si espande,  si eleva, si  innalza  verso Dio.

Tutto il creato, la terra e il cielo insieme, canta e grida di gioia, per la gioia, nella gioia di Dio.

Perché sta per essere liberato.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Commemorazione dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme

ANTIFONA
Osanna al Figlio di Davide.
Benedetto colui che viene nel nome del Signore:
è il Re d'Israele.
Osanna nell'alto dei cieli. (Mt 21,9)

Il sacerdote dice:

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Quindi il sacerdote rivolge al popolo una breve esortazione, per illustrare il significato del rito e per invitarlo a una partecipazione attiva e consapevole:

Fratelli e sorelle,
fin dall’inizio della Quaresima
abbiamo cominciato a preparare i nostri cuori
attraverso la penitenza e le opere di carità̀.
Oggi siamo qui radunati affinché con tutta la Chiesa
possiamo essere introdotti al mistero pasquale
del nostro Signore Gesù Cristo, il quale,
per dare reale compimento alla propria passione e risurrezione,
entrò nella sua città, Gerusalemme.
Seguiamo perciò̀ il Signore,
facendo memoria del suo ingresso salvifico con fede e devozione,
affinché́, resi partecipi per grazia del mistero della croce,
possiamo aver parte alla risurrezione e alla vita eterna.

Dopo questa mozione, il sacerdote dice a mani allargate una delle orazioni seguenti:

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
benedici questi rami [di ulivo],
e concedi a noi tuoi fedeli,
che seguiamo esultanti Cristo, nostro Re e Signore,
di giungere con lui alla Gerusalemme del cielo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.
R. Amen.

oppure:
Preghiamo.
Accresci, o Dio, la fede di chi spera in te
e concedi a noi tuoi fedeli,
che oggi innalziamo questi rami in onore di Cristo trionfante,
di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.

E senza nulla dire, asperge i rami con l'acqua benedetta.

Segue la proclamazione del Vangelo dell'ingresso del Signore. 


VANGELO - Mc 11,1-10  
Benedetto colui che viene nel nome del Signore

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”».
Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare.
Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!
Osanna nel più alto dei cieli!».

Dopo il Vangelo si può fare, secondo le circostanze, una breve omelia. Per dare l'avvio alla processione, il celebrante, o un altro ministro, può fare un'esortazione con queste parole: 

Imitiamo, fratelli e sorelle, le folle che acclamavano Gesù̀, e procediamo in pace.

Ha quindi inizio la processione verso la chiesa, nella quale si celebra la Messa. Durante la processione, il coro e il popolo eseguono i canti adatti alla celebrazione. 

Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 50,4-7
Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso

Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo,
perché io sappia indirizzare
una parola allo sfiduciato.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perché io ascolti come i discepoli.
Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 21
Rit. Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo porti in salvo, se davvero lo ama!». Rit. 

Un branco di cani mi circonda,
mi accerchia una banda di malfattori;
hanno scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso contare tutte le mie ossa. Rit. 

Si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto. Rit. 

Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
gli dia gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo tema tutta la discendenza d’Israele. Rit. 

SECONDA LETTURA - Fil 2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò

Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

VANGELO - Mc 14,1-15,47
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

- Cercavano il modo di impadronirsi di lui per ucciderlo
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».

- Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».

- Promisero a Giuda Iscariota di dargli denaro
Allora Giuda Iscariota, uno dei Dodici, si recò dai capi dei sacerdoti per consegnare loro Gesù. Quelli, all’udirlo, si rallegrarono e promisero di dargli del denaro. Ed egli cercava come consegnarlo al momento opportuno.

- Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?
IIl primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

- Uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà
Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. Ora, mentre erano a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: uno di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

- Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue dell’alleanza
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

- Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:
“Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse”.
Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

- Cominciò a sentire paura e angoscia
Giunsero a un podere chiamato Getsèmani, ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

- Arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta
E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un brigante siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno ero in mezzo a voi nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonarono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrarono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo.

- Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?
Condussero Gesù dal sommo sacerdote, e là si riunirono tutti i capi dei sacerdoti, gli anziani e gli scribi. Pietro lo aveva seguito da lontano, fin dentro il cortile del palazzo del sommo sacerdote, e se ne stava seduto tra i servi, scaldandosi al fuoco. I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano. Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi. Alcuni si alzarono a testimoniare il falso contro di lui, dicendo: «Lo abbiamo udito mentre diceva: “Io distruggerò questo tempio, fatto da mani d’uomo, e in tre giorni ne costruirò un altro, non fatto da mani d’uomo”». Ma nemmeno così la loro testimonianza era concorde. Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all’assemblea, interrogò Gesù dicendo: «Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te?». Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù rispose: «Io lo sono!
E vedrete il Figlio dell’uomo
seduto alla destra della Potenza
e venire con le nubi del cielo».
Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: «Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?». Tutti sentenziarono che era reo di morte. Alcuni si misero a sputargli addosso, a bendargli il volto, a percuoterlo e a dirgli: «Fa’ il profeta!». E i servi lo schiaffeggiavano.

- Non conosco quest’uomo di cui parlate
Mentre Pietro era giù nel cortile, venne una delle giovani serve del sommo sacerdote e, vedendo Pietro che stava a scaldarsi, lo guardò in faccia e gli disse: «Anche tu eri con il Nazareno, con Gesù». Ma egli negò, dicendo: «Non so e non capisco che cosa dici». Poi uscì fuori verso l’ingresso e un gallo cantò. E la serva, vedendolo, ricominciò a dire ai presenti: «Costui è uno di loro». Ma egli di nuovo negava. Poco dopo i presenti dicevano di nuovo a Pietro: «È vero, tu certo sei uno di loro; infatti sei Galileo». Ma egli cominciò a imprecare e a giurare: «Non conosco quest’uomo di cui parlate». E subito, per la seconda volta, un gallo cantò. E Pietro si ricordò della parola che Gesù gli aveva detto: «Prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». E scoppiò in pianto.

- Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
E subito, al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

- Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

- Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

(Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.

- Giuseppe fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro
Venuta ormai la sera, poiché era la Parascève, cioè la vigilia del sabato, Giuseppe d’Arimatèa, membro autorevole del sinedrio, che aspettava anch’egli il regno di Dio, con coraggio andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto e, chiamato il centurione, gli domandò se era morto da tempo. Informato dal centurione, concesse la salma a Giuseppe. Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto.
​
oppure:
VANGELO Forma breve - Mc 15,1-39 
Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Marco

- Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?
Al mattino, i capi dei sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo portarono via e lo consegnarono a Pilato. Pilato gli domandò: «Tu sei il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». I capi dei sacerdoti lo accusavano di molte cose. Pilato lo interrogò di nuovo dicendo: «Non rispondi nulla? Vedi di quante cose ti accusano!». Ma Gesù non rispose più nulla, tanto che Pilato rimase stupito.
A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

- Intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo
Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio, e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora, intrecciarono una corona di spine e gliela misero attorno al capo. Poi presero a salutarlo: «Salve, re dei Giudei!». E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano davanti a lui. Dopo essersi fatti beffe di lui, lo spogliarono della porpora e gli fecero indossare le sue vesti, poi lo condussero fuori per crocifiggerlo.

- Condussero Gesù al luogo del Gòlgota
Costrinsero a portare la croce di lui un tale che passava, un certo Simone di Cirene, che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e di Rufo. Condussero Gesù al luogo del Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», e gli davano vino mescolato con mirra, ma egli non ne prese.

- Con lui crocifissero anche due ladroni
Poi lo crocifissero e si divisero le sue vesti, tirando a sorte su di esse ciò che ognuno avrebbe preso. Erano le nove del mattino quando lo crocifissero. La scritta con il motivo della sua condanna diceva: «Il re dei Giudei». Con lui crocifissero anche due ladroni, uno a destra e uno alla sua sinistra.

- Ha salvato altri e non può salvare se stesso!
Quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Ehi, tu che distruggi il tempio e lo ricostruisci in tre giorni, salva te stesso scendendo dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi, fra loro si facevano beffe di lui e dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! Il Cristo, il re d’Israele, scenda ora dalla croce, perché vediamo e crediamo!». E anche quelli che erano stati crocifissi con lui lo insultavano.

- Gesù, dando un forte grido, spirò
Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò.

(Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa)

Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
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La Liturgia di Domenica 17 Marzo 2024

17/3/2024

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V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
da Il settimanale di Padre Pio
Nel Vangelo di questa domenica, la quinta di Quaresima, Gesù annunzia ai suoi discepoli che ormai è giunta la sua ora. Di quale ora si tratta? Di quella di essere glorificato per mezzo della sua morte in Croce e della sua Risurrezione. Gesù, nella sua umanità, avverte tutta l'angoscia di questo momento. Nel Getsemani Egli pregherà il Padre che si allontani, se possibile, questo calice amaro della sofferenza; tuttavia, sia fatta la volontà del Padre. Ai suoi discepoli dice: «Adesso la mia anima è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest'ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest'ora!» (Gv 12,27).
Gesù avverte questa angoscia, ma aderisce pienamente alla volontà del Padre e va incontro alla morte con il desiderio di donarci la vita. E così, per insegnare ai suoi discepoli la necessità di questa morte, Gesù usa il bel paragone del chicco di grano che morendo porta molto frutto: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Gv 12,24).
Con questo paragone Gesù ci insegna la grande legge dell'amore che è quella del dono di sé: solo donando la nostra vita noi saremo felici. Per imprimere nel cuore e nella mente dei suoi discepoli questa verità, Gesù adopera delle parole molto forti, che devono essere rettamente intese. Egli dice: «Chi ama la propria vita la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna» (Gv 12,25).
Non dobbiamo prendere queste parole alla lettera. Gesù non ci insegna a odiare e a disprezzare la vita, che è un suo dono, ma ci vuol far comprendere che solo donando la nostra vita potremo dire di amare davvero. E amare significa sapersi sacrificare.
Così ha fatto Gesù e così hanno fatto i suoi fedeli discepoli. Con queste parole il nostro Maestro Divino non vuole solamente insegnarci quella che è stata la sua vita, ma ci vuole indicare come deve essere la vita di tutti quelli che vogliono essere cristiani e desiderano seguire la sua via. Per questo Egli afferma: «Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore» (Gv 12,26). Se realmente vogliamo essere cristiani, dobbiamo seguire Gesù fin sul Calvario, e anche noi un giorno saremo glorificati.
Per esprimere ancora la fecondità della sua morte in Croce, Gesù pronuncia questa frase: «Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Il significato di queste parole è chiaro: quando sarà innalzato in Croce, Gesù donerà la vita al mondo intero e diverrà «causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8-9), come dice la seconda lettura di oggi.
Anche per noi giungerà un giorno "l'ora del dolore" che sarà l'ora della suprema testimonianza d'amore. Forse per qualcuno di noi quest'ora è già suonata e dura da molto tempo. Dobbiamo però sapere una cosa: Gesù non ci abbandonerà in questa ora così difficile; non ci toglierà la croce, ma ci aiuterà a portarla, facendoci comprendere che sarà proprio per mezzo di questa croce che noi saremo come quel chicco di grano che morendo porta molto frutto.
I Martiri hanno guardato a quest'ora come all'ora suprema della loro glorificazione. Tra tutte, è molto bella la testimonianza di sant'Ignazio di Antiochia, che era un vescovo dei primi secoli. Egli fu condannato ad essere sbranato dalle belve feroci, e si paragonò a del buon grano che doveva essere macinato dai denti di quelle fiere per poter divenire pane di vita. Così egli scrisse ai cristiani di Roma che cercavano in tutti i modi di salvarlo: «Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore».
In quell'ora suprema del martirio, sant'Ignazio sentiva la vicinanza di Gesù e andava fiducioso incontro alla difficile prova.
Anche noi, come Gesù e come tutti i Martiri, sentiremo l'angoscia e la paura; ma, per farci coraggio, dobbiamo pensare che quanto più saremo vicini alla croce, tanto più saremo uniti a Gesù, e che da un apparente fallimento scaturirà la più grande vittoria.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
Vieni in nostro aiuto, Padre misericordioso,
perché con la tua grazia possiamo camminare sempre
in quella carità che spinse il tuo Figlio
a consegnarsi alla morte per la vita del mondo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Padre,
che hai ascoltato il grido del tuo Figlio,
obbediente fino alla morte di croce,
dona a noi, che nelle prove della vita
partecipiamo alla sua passione,
la fecondità del seme che muore,
per essere un giorno accolti
come messe buona nella tua casa.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ger 31,31-34
Concluderò un’alleanza nuova e non ricorderò più il peccato

Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –, nei quali con la casa d’Israele e con la casa di Giuda concluderò un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d’Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore.
Questa sarà l’alleanza che concluderò con la casa d’Israele dopo quei giorni – oracolo del Signore –: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l’un l’altro, dicendo: «Conoscete il Signore», perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande – oracolo del Signore –, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 50
Rit. Crea in me, o Dio, un cuore puro

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro. Rit.

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. Rit.

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. Rit.

SECONDA LETTURA - Eb 5,7-9
Imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza eterna

Cristo, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito.
Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.

VANGELO - Gv 12,20-33
Se il chicco di grano caduto in terra muore, produce molto frutto

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.
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La Liturgia di Domenica 10 Marzo 2024

10/3/2024

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IV DOMENICA DI QUARESIMA o DOMENICA LAETARE
ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: ROSACEO o VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
da Il settimanale di Padre Pio
Le letture di questa quarta domenica di Quaresima ci fanno riflettere sull'infinito amore di Dio per l'uomo. Una volta, la beata Giuliana da Norwich chiese al Signore una grazia particolare: quella di comprendere tutta la grandezza dell'amore di Dio per l'umanità. Fu accontentata, ma la Beata dovette subito interrompere quella contemplazione perché si avvide che stava letteralmente per impazzire alla vista dell'infinito amore di Dio.
Il Vangelo di oggi dice che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Il Padre ha tanto amato l'umanità da mandare il Figlio suo su questa terra. Egli, il Figlio unigenito, si è fatto uomo, ha condiviso la nostra condizione in tutto fuorché nel peccato. Già questo ci deve far comprendere la grandezza del suo amore. Ma, non contento di questo, il Padre ha voluto che il Figlio morisse per noi sul legno della croce, per la nostra salvezza. Gesù ha fatto sua questa Volontà del Padre e ha dato la sua vita per noi con infinito amore. E, non pago di tanto amore, Egli ha voluto rimanere con noi tutti i giorni della nostra vita, sino alla fine del mondo, nel sacramento dell'Eucaristia, per essere il nostro sostegno e il nostro nutrimento.
L'amore si misura con il dolore. Quanto più si ama, tanto più si è disposti a soffrire per la persona amata. Il dolore diventa come la prova inconfutabile del vero amore. Diversamente ci si illude di amare, ma, in realtà, si cerca solo il nostro tornaconto.
Nel Vangelo di oggi si parla della Croce. Non poteva mancare questo riferimento proprio ora che siamo nel cuore della Quaresima e ci prepariamo a celebrare la Passione e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nicodemo, dottore della legge mosaica, si reca di notte da Gesù per ascoltare il suo insegnamento. Gesù porta il discorso sul tema centrale: il mistero della Croce. Per far questo, Gesù prende spunto da un episodio dell'Antico Testamento. Egli dice: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna» (Gv 3,15).
Durante l'esodo attraverso il deserto, gli Ebrei si resero infedeli a Dio, e allora essi furono puniti con l'invasione di serpenti velenosi i quali penetrarono nell'accampamento e un gran numero di israeliti morì. Il popolo supplicò Mosè di intercedere. Allora, Mosè innalzò un serpente di bronzo su di un palo e tutti quelli che venivano morsi dai serpenti, se guardavano al serpente di bronzo, avevano salva la vita.
Questo episodio nasconde un significato molto profondo. Il serpente, che con il suo morso uccide il corpo, simboleggia il peccato che dà morte all'anima. E il serpente di bronzo innalzato sull'asta, in modo misterioso, simboleggia Gesù, il quale per nostro amore si è addossato tutti i nostri peccati ed è stato appeso al legno della croce, fino a versare tutto il suo Sangue per la nostra salvezza. Chiunque guarda a Gesù, ovvero chi crede in Lui, sarà salvato e avrà la Vita eterna.
Il Vangelo di oggi ci parla inoltre del Giudizio. Verremo giudicati e il nostro Giudice sarà Gesù stesso. Il testo dice: «Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio» (Gv 3,18). Non si tratta certamente di una fede astratta e sterile, ma di una piena adesione a quanto Dio ci ha rivelato. Dunque, per conseguire la salvezza, noi dobbiamo mettere in pratica quanto abbiamo conosciuto per mezzo della fede.
Concretamente, dobbiamo rinnegare le opere delle tenebre, ovvero il peccato, e operare secondo quanto Gesù ci ha insegnato nel suo Vangelo. Egli dice: «Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque fa il male odia la luce» (Gv 3,20).
Se opereremo sempre il bene, non avremo nulla da temere nel giorno del nostro Giudizio. Abbiamo inoltre a nostra disposizione il sacramento della Confessione: per suo mezzo renderemo luminose le nostre anime, allontanando le tenebre del peccato.
All'insegnamento del Vangelo fa eco la seconda lettura di oggi. San Paolo, scrivendo agli Efesini, così esclama: «Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo nelle colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati» (Ef 2,4-5).
E sarà proprio per mezzo del sacramento della Confessione che noi sperimenteremo tutta la ricchezza della Misericordia divina, e l'anima, umile e pentita, ritroverà la luce della vita
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
operi mirabilmente la redenzione del genere umano,
concedi al popolo cristiano di affrettarsi
con fede viva e generoso impegno
verso la Pasqua ormai vicina.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B)
O Dio, ricco di misericordia,
che nel tuo Figlio, innalzato sulla croce,
ci guarisci dalle ferite del male,
donaci la luce della tua grazia,
perché, rinnovati nello spirito,
possiamo corrispondere al tuo amore di Padre.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 2Cr 36,14-16.19-23
Con l’esilio e la liberazione del popolo si manifesta l’ira e la misericordia del Signore

In quei giorni, tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio, che il Signore si era consacrato a Gerusalemme.
Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio. Quindi [i suoi nemici] incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
Il re [dei Caldèi] deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremìa: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremìa, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».

SALMO RSPONSORIALE - Sal 136
Rit. Il ricordo di te, Signore, è la nostra gioia

Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre. Rit.

Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!». Rit.

Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra. Rit.

Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 2,4-10
Morti per le colpe, siamo stati salvati per grazia

Fratelli, Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.
Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
Per grazia infatti siete salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone, che Dio ha preparato perché in esse camminassimo.

VANGELO - Gv 3,14-21
Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio»
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La Liturgia di Domenica 3 Marzo 2024

3/3/2024

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III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO B - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di don Gianni Feltrin
“Si avvicinava la Pasqua dei giudei”: la festa  che Israele celebrava ogni anno nel plenilunio di primavera, come memoriale dell’Esodo dall’Egitto, l’intervento di Dio che ha creato il suo popolo santo. Gesù, salito a Gerusalemme in occasione di questa festa, entra nel tempio, il luogo dell’incontro con Dio, della sua Presenza, ma constata che da luogo di culto a Dio, è diventato luogo commerciale, mercato dove regna l’idolo del denaro. Il luogo riservato ai “gentili”, perché potessero avvicinarsi e cercare il Dio vivente, era diventato luogo per arricchirsi economicamente da parte di Caifa, dei sacerdoti e degli inservienti del tempio, dalle offerte dei fedeli e dall’acquisto delle vittime per i sacrifici (buoi per i ricchi, pecore, colombe per i poveri). Com’era possibile tale perversione? 

Come avevano fatto i profeti, Gesù denuncia il culto perverso con un gesto fortemente polemico, non certo per abolirlo, ma per purificarlo. Era, infatti diventato un culto non gradito a Dio, in quanto opprimeva i poveri. I profeti avevano ricordato continuamente che il culto non è solo adorazione, è anche missione e conversione. L’elemento essenziale del culto al tempio era l’ascolto della Parola, e questa impegna la vita. Nel tempio si incontra il Dio vivente: non un Dio chiuso nel tempio e preoccupato di sé, ma un Dio interessato a ciò che succede fuori.

L’evangelista, parlando della situazione vigente nell’Antica Alleanza, dà il senso del nuovo che ha come centro Gesù, “nuovo tempio”, cioè nuovo luogo d’incontro con Dio. Il tempio deve ritornare ad essere la casa del Padre. Per la prima volta Gesù si presenta come il “Figlio” che sostiene e difende i diritti di Dio suo Padre. Quel luogo di mercato deve essere distrutto e rifatto, per diventare la casa del Padre.

La tenerezza e la dolcezza di Gesù si trasformano in determinazione, forza, coraggio. Gesù si prepara una frusta e attraversa la spianata del tempio come un torrente impetuoso, travolgendo uomini, animali, tavoli, monete e gridando che Dio vuole misericordia e non sacrifici. Ora è il sacrificio di Dio all’uomo che prende il posto dei tanti sacrifici degli uomini a Dio. Il gesto di Gesù interroga anche tutti noi a non fare mercato della fede. Con Dio non esiste la legge scadente della compravendita, la logica del baratto dove diamo a Dio qualcosa (una Messa, un’offerta, una candela, una preghiera, una rinuncia), perché Lui dia qualcosa a noi: qualche favore in cambio. Se facciamo così, se crediamo di coinvolgere Dio in questo gioco mercantile, siamo solo dei cambiamonete. E Gesù rovescia anche il nostro tavolo: Dio non si compra e non si vende, è di tutti.   Noi siamo salvi perché riceviamo. È offensivo nei confronti di Dio pensare: io ti do preghiere e offerte, tu mi dai lunga vita, fortuna e salute. Purtroppo respiriamo le leggi dell’economia dove il bene il male è determinato dal denaro: più denaro è bene, meno denaro è male.

È solo nel dare e ricevere amore che si pesa la felicità della vita. Ai Giudei che gli domandano quale segno ci mostri, per fare così? Gesù risponde che la vera casa di Dio è il suo corpo: Lui morto e risorto. Gesù è il vero tempio: luogo dell’incontro con Dio e luogo dell’incontro delle persone. In Gesù possiamo fare un’autentica esperienza di Dio e in Gesù possiamo fare un’autentica esperienza di fraternità. Ogni corpo di uomo e di donna è tempio di Dio: fragile, bellissimo e infinito. E se una vita vale poco, niente e comunque vale quanto una vita, perché con un bacio Dio le ha trasmesso il suo respiro eterno. Non fare mercato di te stesso, vendendo la tua dignità e la tua onestà per briciole di potere o di profitto.

Guardiamo con attenzione al nuovo tempio. “Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. “Tutti” dice l’universalità più completa. “Attirare” : non dice una forza che ti costringe, ma una bellezza che ti affascina. Il Crocifisso innalzato svela che l’amore, che tante volte appare sconfitto, è in realtà vittorioso, capace di vincere persino la morte.

Allora, quelli che erano al tempio, che dovevano riconoscere in Gesù, il Signore che prendeva possesso della casa del Padre, non lo hanno riconosciuto e non lo hanno accolto. E subito dopo, è ripresa di nuovo l’attività commerciale, come se Gesù non avesse compiuto quel gesto.

Anche per i discepoli quelle parole di Gesù rimasero incomprensibili. Solo la luce della Pasqua, illuminata da Gesù risorto e guidata dallo Spirito Santo, li porterà a vedere tutto chiaro. Gesù risorge per virtù propria ed è il nuovo e definitivo santuario di Dio, dove i figli incontrano il Padre e da Lui sono visti nel Figlio.

“Gesù non si fidava di loro”.  C’è tensione tra Gesù e i “molti che credettero in Lui”. Gesù aveva una conoscenza esperienziale immediata delle persone. Da una parte bisogna ricordarsi che solo Lui può rivelarci il vero volto di Dio, dall’altra la fede fondata solo sui “segni”, sulle “opere”, non è sufficiente. Il miracolo, il prodigioso, è sempre qualcosa di passeggero. Il passaggio da una fede imperfetta ad una vera fede lo realizziamo ascoltando Gesù e lasciandoci trasformare dallo Spirito Santo.

Chiediamo a Dio che conosce cosa c’è di ansie, di paura, di forza, di tenebra nei nostri cuori, Lui che ci ha fatti così, non solo di farci toccare con mano che siamo deboli e che cediamo facilmente, ma di non dimenticare che siamo sempre tempio di Dio, che in noi c’è il bene più forte del male, c’è il bene più antico del male, e l’amore di domani.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
O Dio, fonte di misericordia e di ogni bene,
che hai proposto a rimedio dei peccati
il digiuno, la preghiera e le opere di carità fraterna,
accogli la confessione della nostra miseria
perché, oppressi dal peso della colpa,
siamo sempre sollevati dalla tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno B) 
Signore nostro Dio,
che riconduci i cuori dei tuoi fedeli
all’accoglienza di tutte le tue parole,
donaci la sapienza della croce,
perché in Cristo tuo Figlio
diventiamo tempio vivo del tuo amore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Es 20,1-17
La legge fu data per mezzo di Mosè

In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

oppure:
PRIMA LETTURA Forma breve - Es 20, 1-3.7-8.12-17
La legge fu data per mezzo di Mosè

In quei giorni, Dio pronunciò tutte queste parole: «Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
Non avrai altri dèi di fronte a me.
Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo.
Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.
Non ucciderai.
Non commetterai adulterio.
Non ruberai.
Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 18
Rit. Signore, tu hai parole di vita eterna

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice. Rit. 

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi. Rit. 

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti. Rit. 

Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 1,22-25
Annunciamo Cristo crocifisso, scandalo per gli uomini, ma, per coloro che sono chiamati, sapienza di Dio

Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio.
Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.

VANGELO - Gv 2,13-25
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
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