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La Liturgia di Domenica 29 Gennaio 2023

29/1/2023

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IV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
​Per essere felici
L'agnello che porta il peccato del mondo, il Figlio di Dio che ci viene incontro, che porta l'annuncio nelle periferie della Storia, là dove nessuno vuole stare, che ci invita ad andare dietro di lui, a pescare tutta l'umanità che abita nei nostri cuori e nei cuori altrui, oggi parla ai nostri cuori, riassume tutta la logica di Dio in un'unica, memorabile pagina.
Una pagina talmente destabilizzante da essere insostenibile, dall'essere sconosciuta alla maggior parte dei cristiani.
Forse perché troppo difficile o, comunque, non applicabile. Forse perché i predicatori stessi l'hanno stravolta, riducendola ad una sorta di illusorio elenco di buoni propositi etici.
Eppure la pagina delle beatitudini è fuoco che divampa, a saperla leggere.
Perché racconta cosa pensa Dio della felicità. E come si fa a raggiungerla.
Perché descrive, più di ogni altra pagina del Vangelo, la profonda identità di Gesù.
Dire che vale la pena leggere con attenzione.

Elogio della sfiga
Forse la ragione per cui questa pagina è così colpevolmente ignorata da noi cristiani è che, ad una prima lettura superficiale, elogia la sfortuna, esalta la sfiga. Gesù definisce beati, cioè felici, coloro che sono poveri, che piangono, che sono perseguitati.
Ma scherziamo? Chi vive nella povertà o nel pianto, chi è perseguitato non è felice. È nella tristezza più cupa. E il rischio, decisamente diffuso, è che, leggendola, molti pensino che il cristianesimo esalti il dolore, ci inviti alla sofferenza, alla sopportazione. Come se Gesù ci chiedesse di piegare la testa, di andare avanti, sopportando ogni nefandezza, quasi che la rassegnazione piacesse a Dio.
Non è così. Dio non ama il dolore, né ci invita alla rassegnazione.
E quando Gesù parla di felicità, usa il verbo futuro. Perché è verso il futuro che dobbiamo guardare per essere felici.
Non ci aspetta una ricompensa per avere sopportato il dolore. Ma vivere in una certa logica, anche se costa dolore, è la direzione giusta per entrare nella felicità di Dio.

Beati
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sperimentano il proprio limite senza ignorarlo, minimizzarlo, enfatizzarlo. Beati coloro che sanno che le risposte alle tante domande che sorgono dal nostro cuore non sono dentro di noi ma fuori di noi, in Dio. Beati coloro che non vivono nell'apparenza, facendo finta di essere migliori di ciò che sono, ma che hanno il coraggio di accogliere anche le ombre, di sperimentare la povertà interiore, perché quella è l'unica strada per lasciar spazio a Dio.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati coloro che non si piangono addosso, che non passano il tempo a lamentarsi, che non si sentono perseguitati da Dio o dagli altri, che non vivono passivamente il dolore. Beati coloro che si lasciano consolare, non compatire. Che sanno mettersi in relazione con gli altri per non stare da soli. Che guardano oltre alla sofferenza che sperimentano. Beato chi scopre che la vita è preziosa agli occhi di Dio, che nessun uomo, mai, è solo e abbandonato, che anche i capelli del nostro capo sono contati (Mt 10,30) e le lacrime raccolte (Sal 56,9), perché il Dio di Gesù protegge i passeri che si vendono per due spiccioli (Lc 12,6). La sofferenza, allora, non è la parola definitiva della vita. Di nessuna vita.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che vedono sempre il lato buono delle cose, e usano parole e pensieri di luce, di pace, di mitezza. Senza essere svaporati, senza essere degli illusi, senza essere delle vittime passive. Beati coloro che cercano sempre di cucire, non di strappare, di gettare ponti, non di erigere muri, perché la terra è loro eredità, un terra abitata, non un cimitero deserto.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati quelli che non cedono alle tante ingiustizie che nascono dall'animo umano incline alla tenebra. Beati quelli che non commettono ingiustizia e cercano di essere retti davanti a Dio e agli uomini. Beati quelli che ancora desiderano perché il loro desiderio sarà colmato.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati quelli che, come Dio, guardano alla miseria col cuore, che non giudicano sé e gli altri impietosamente, che chiedono responsabilità e coerenza ma che non fanno della giustizia un idolo. Se giudicano gli altri con verità e compassione troveranno verità e compassione per loro stessi.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati quelli che non vedono il male ovunque, che non usano malizia nei loro giudizi, che non vivono nell'inganno. Per vedere Dio necessitiamo di un cuore trasparente e puro, come il suo. Uno sguardo torbido non vede mai lo sguardo di Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati quelli che non cedono all'odio e alla violenza, che costruiscono la pace a partire dal proprio cuore, che non si lasciano divorare dalla rabbia. Sono chiamati e sono figli di Dio anche se appartengono ad altre fedi, ad altre convinzioni, perché solo il vero volto di Dio suscita desideri di pace nel cuore delle persone.
​
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.
Beati quelli che si assumono le proprie responsabilità, che non scaricano sugli altri, che hanno il coraggio di pagare fino in fondo le proprie scelte, e anche i propri errori. Beati i discepoli che non rinnegano la loro fede per paura.

Urca
Ecco, così ha vissuto Gesù, lo sappiamo.
È morto perché ha vissuto fino all'ultimo queste beatitudini.
E ora tocca a noi, se vogliamo. Giorno per giorno, un pezzo di beatitudine alla volta, per cambiare il nostro cuore, per convertire noi stessi e il mondo.
Noi poveri, che non ci fermiamo al pianto, miti, assetati di giustizia, misericordiosi, trasparenti, pacificati, disposti a portare le conseguenze delle nostre scelte.
La sfida è lanciata. O Gesù è un folle senza speranza, o ha ragione.
Allora vale la pena di rischiare.
E di seguirlo.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Signore Dio nostro,
concedi a noi tuoi fedeli
di adorarti con tutta l’anima
e di amare tutti gli uomini con la carità di Cristo.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta
O Dio, che hai promesso ai poveri e agli umili
la gioia del tuo regno,
dona alla tua Chiesa
di seguire con fiducia il suo Maestro e Signore
sulla via delle beatitudini evangeliche.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Sof 2,3; 3,12-13
Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero

Cercate il Signore
voi tutti, poveri della terra,
che eseguite i suoi ordini,
cercate la giustizia,
cercate l’umiltà;
forse potrete trovarvi al riparo
nel giorno dell’ira del Signore.
«Lascerò in mezzo a te
un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore
il resto d’Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 145
Rit. Beati i poveri in spirito

Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. Rit. 

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. Rit. 

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 1,26-31
Dio ha scelto ciò che è debole per il mondo

Considerate la vostra chiamata, fratelli: non ci sono fra voi molti sapienti dal punto di vista umano, né molti potenti, né molti nobili.
Ma quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo, quello che è nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio.
Grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale per noi è diventato sapienza per opera di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché, come sta scritto, chi si vanta, si vanti nel Signore.

VANGELO - Mt 5,1-12
Beati i poveri in spirito

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
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La Liturgia di Domenica 22 Gennaio 2023

22/1/2023

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Nella terza domenica del tempo ordinario la Chiesa celebra la “Domenica della Parola di Dio”. Papa Francesco l'ha istituita per “far crescere nel popolo di Dio la familiarità religiosa e assidua con la Sacra Scrittura”.
III DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzareth e andò ad abitare a Cafàrnao.

Capolinea. C'è sempre nella vita di ciascuno un momento in cui si avverte quasi fisicamente che quella strada percorsa finora è definitivamente chiusa, il navigatore tenta di rassicurarti, sussurrando "ricalcolo del percorso", ma tu sai perfettamente che è tempo di fare le valigie e ripensare una vita. Nelle nostre bilance taroccate, il passato pesa più del futuro, l'esperienza ha più ragioni dell'entusiasmo, il freno vince sull'acceleratore. Anche Gesù, uomo come noi, vive delle dinamiche molto simili: si rende conto della fine di un periodo, ma prima di andare a Cafarnao, sua nuova sede, indugia sulla declinazione di svariati verbi: seppe, si ritirò, lasciò, e solo dopo andò, a Nazaret.

Nazareth. Un paio di viuzze, che a chiamarlo villaggio pare un'esagerazione, è il luogo che ha accolto nel silenzio dell'universo, la vita umana del figlio di Dio, dove Gesù è cresciuto, è andato a scuola, ha lavorato con Giuseppe, accudito dalla sua mamma. Nazaret significa custodire, e questo è stato per Gesù: una custodia discreta e riservata del grande mistero dell'incarnazione, custodia della Presenza di Dio nella carne del suo Figlio.

Cafarnao. Una città molto animata e affollata, crocevia di persone e di commerci, sulle rive del Mar di Galilea, il suo significato è "villaggio della consolazione", e sembra voler indicare, già dal nome, quale sarà la missione del Signore: consolare, essere con il solo, anche in mezzo alla folla, essere il Vicino, essere colui che ti saluta, che ti dice un grazie, che ricambia al sorriso. La custodia si è aperta e il tesoro viene offerto al mondo, un mondo di soli, un mondo a cui viene donata la consolazione, un mondo non più solo.

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»

Un vicino sconvolgente. Questa vicinanza ci sconvolge sempre, già da quella notte a Betlemme, ma anche prima, quando Maria riceve l'annuncio, proprio a Nazaret. Non so chi, non so come, ma siamo abituati, o ci fa comodo, collocare Dio in una nuvoletta, lontano, un Dio cattivo, e giudice, che lancia i fulmini, una sorta di Zeus. La vicinanza è invece molto scomoda a dire il vero, perché ti interpella, può suonare al tuo citofono (non me ne vogliate!), può chiederti una mano, può camminare con te, essere vicino appunto. E questa vicinanza chiede una conversione, un cambiamento, un ricalcolo del percorso, appunto. Il regno dei cieli: cos'è? Si mangia? Si, si mangia anche, ma andiamo con calma. Il regno dei cieli è la presenza di Dio qui oggi accanto a te, Questa presenza chiede una collaborazione e quindi una conversione.

Vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».
Vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedè o, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò.

Due coppie di fratelli e uno strike. Due stanno pescando, e due stanno riparando i danni. Gesù chiama tutti, in qualsiasi situazione si trovino. Stai lavorando e sei in piena attività? Segui Gesù. Stai riparando il riparabile e stai raccogliendo il risultato di un fallimento? Seguilo. A te è chiesto di non fermarti, a te è chiesto di essere, in ogni tempo, la risposta al desiderio di Dio. Colui che è custodito ora si fa compagno, consolazione e compagnia.

Diamo un nome a questa scena: vocazione, chiamata, missione... NAH! Non è affatto vero. Chiamiamolo desiderio, passione, compagnia: chi consola non vuole essere solo, ma coinvolge, rende prossimo, avvicina. Non è un quadretto da seminario, che non mi riguarda! Questa realtà è la mia, di ogni giorno, è il faticoso lunedì mattina, sono gli orari da rispettare, le incombenze, le scocciature, il collega pesante, le cose da fare, ma anche i momenti belli, le soddisfazioni, i buoni risultati raggiunti.

Dio si fa vicino, uno scomodo vicino, ti importuna, ti fa lasciare il divano e la TV e ti mette ai fornelli per preparare qualcosa di decente da mettere sotto i denti, insieme a Lui. Altre volte è Lui che ti invita a cena fuori, ma comunque vada ti sconvolge i piani, o meglio ancora: li porta a compimento. Quel piano in cui hai investito tanto, tutto, e poi sei rimasto a bocca asciutta, amareggiato e solo, è proprio lì che Dio ti aspetta, non per accusarti eh! Ma per riparare le reti e pescare ancora, per essere tuo compagno nella fatica, per condividere con te il tutto e il niente, i successi e i fallimenti, per essere il con-solo, e tu il mai-solo.

Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.


Fast & easy. Le risposte di questi quattro uomini sono velocissime: subito, nonostante tutto ciò che volontariamente lasciano (le reti, le barche, il loro papà) corrono veloci, e seguono Gesù, uno sconosciuto, non un amicone, compagno di serate e di avventure: Gesù è uno sconosciuto che chiama, e loro, Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, lo seguono. Questo sconosciuto sarà il Maestro, l'Amico, il commensale, il Compagno di cammino, il Signore che muore e risorge. Tutto nasce da un incontro, e si sviluppa nel corso dei giorni. Più abbiamo il coraggio di investire tempo ed energie, più questo sconosciuto avrà un volto, e come per quei quattro sarà per noi Colui che ci insegna a vivere, a morire, a risorgere, a essere il meglio per noi stessi, per chi ci sta intorno, per Dio stesso.

Cambiare, convertirsi, lasciare, seguire. Tutto è pronto, in qualsiasi fase tu ti possa trovare. Tutto è pronto e giungerà a compimento. Dio diventa Colui che realizza i suoi piani, e tu il suo collaboratore di fiducia, una fiducia che sarà compagna e sposa fino all'ultimo giorno. Lui è vicino, aspetta solo il tuo sì.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
guida le nostre azioni secondo la tua volontà,
perché nel nome del tuo diletto Figlio
portiamo frutti generosi di opere buone.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:  
Colletta
O Dio, che hai fondato la tua Chiesa sulla fede degli apostoli,
fa' che le nostre comunità, illuminate dalla tua parola
e unite nel vincolo del tuo amore,
diventino segno di salvezza e di speranza
per coloro che dalle tenebre anelano alla luce.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 8,23-9,3
Nella Galilea delle genti, il popolo vide una grande luce

In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. 
Il popolo che camminava nelle tenebre 
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, 
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si esulta quando si divide la preda.
Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva,
la sbarra sulle sue spalle,
e il bastone del suo aguzzino,
come nel giorno di Mádian.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)
Rit. Il Signore è mia luce e mia salvezza

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? Rit.

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. Rit.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Cor 1,10-13.17 
Siate tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi

Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. 
Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». 
È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? 
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo.

VANGELO - Mt 4,12-23
Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

oppure:
VANGELO Forma breve - Mt 4,12-17
Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino»

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Dal 18 al 25 Gennaio 2023
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
 
L'UNITA' E' POSSIBILE SOLO NELLA VERITA'
 
La Chiesa sta vivendo una situazione di crisi che non credo abbia precedenti nella sua bimillenaria storia, perché non stiamo assistendo solo ad eventi riprovevoli, se non scandalosi, frutto della debolezza dell’uomo – che è peccatore, non scordiamocelo – ma addirittura vediamo messi in discussione gli stessi principi fondamentali, e la casa costruita sulla roccia sembra sempre più costruita sulla sabbia. Una pastorale sempre più confusa, un’ansia di “apertura al mondo” portano inevitabilmente anche alla confusione sulle basi dottrinali. Il solo porsi determinate domande (un esempio per tutti: la Comunione ai divorziati risposati) è già un segnale gravissimo, perché non si possono porre domande su ciò che è per sua natura indiscutibile.

Sul fronte pro-life non da oggi si scontrano due posizioni: quella della difesa della Vita “senza compromessi” e quella di chi afferma, e si presume e si spera che lo faccia in buona fede, la possibilità di aperture, collaborazione, dialogo con un mondo che ha già dimostrato nei fatti la feroce avversione alla vita. Già mesi fa mi capitava di scrivere un articolo sulla confusione che poteva nascere da certe “classificazioni” dell’abortismo (libertario, umanitario, ecc.), laddove l’abortismo, se anche teorizzasse l’uccisione di un solo innocente, è una dottrina perversa, né è possibile alcun dialogo con chi la professa.

Una posizione di difesa della vita “senza compromessi” comporta ovviamente anche una capacità di riconoscimento della realtà, per quanto ciò possa risultare sgradevole. E la realtà ci dice che, purtroppo, non solo da parte di politici (che pur si dichiarano cattolici) ma anche da parte di tanti Pastori non ci si può aspettare un vero aiuto. Anzi, spesso è accaduto di trovare in essi dei veri ostacoli.

La Provvidenza però non abbandona mai e giustamente si è da più parti sottolineato che il “Popolo della Vita”, quello che è stato protagonista della grande crescita, anno per anno, di iniziative come la Marcia Nazionale per la Vita, è nato “dal basso”, ossia dal risveglio di quei sani sentimenti popolari che, ringraziando il Signore, non muoiono nemmeno nei tempi più bui della Storia. Molte volte nella Storia il popolo si è mostrato custode fermo e sicuro di ciò che i Pastori stessi sembravano aver dimenticato.

In questa situazione di oggettiva difficoltà, di Chiesa allo sbando, di messaggi contradditori, è naturale che sorgano discussioni sulle modalità, sulle strategie, su ciò che insomma sia meglio fare per affermare e difendere i principi non negoziabili. Discussioni sulle modalità, sulle azioni, che divengono molto pericolose se scivolano sul piano inclinato delle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi che si devono affermare e difendere. Per tornare all’esempio di prima, se io metto in discussione il fatto di consentire o meno a un divorziato risposato di ricevere la S. Comunione (e magari lo faccio per un malinteso spirito di “carità), metto in discussione la stessa Dottrina della chiesa sul matrimonio indissolubile.

Per tornare al fronte pro-life, è naturale, ma anche doveroso, che io esprima il mio dissenso verso quelle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi fondamentali, ossia la difesa assoluta della Vita, senza alcun compromesso. La più piccola smagliatura nella rete porta prima o poi allo sfascio della rete.

Discussione sui metodi, quindi. Doverosa e utile per individuare, con spirito fraterno, le strategie migliori per lottare contro un mondo il cui principe, non scordiamocelo, lavora per la distruzione. Ma se di fatto si mettono in discussione anche i principi, se lo spirito fraterno viene meno, se la discussione scade nello scontro personale, è allora altrettanto inevitabile e doveroso assumere posizioni chiare e nette e, ove necessario, dissociarsi da chi oltretutto fa attacchi personali. Perché, parliamoci chiaro, lo stesso fatto di far cadere la discussione negli attacchi personali dimostra che la difesa dei principi non negoziabili è comunque in secondo piano rispetto alle proprie ambizioni, ai risentimenti, alla vanità.

In questa situazione, per tornare al titolo di questo articolo, le esortazioni all’unità, alla concordia, sono tanto belle quanto fuori luogo, perché solo nella Verità, ovvero nel non transigere mai sui principi, si possono esercitare la carità e lo spirito fraterno. Esiste una gerarchia dei valori; se la capovolgiamo ci mettiamo sulla strada rovinosa di un umanitarismo senza basi. Diventiamo come quella tale casa costruita sulla sabbia.

Nella gran confusione in cui si vive, una delle parole il cui significato è stato di più stravolto è senza dubbio la parola “ecumenismo”. Il falso spirito ecumenico ci porta alla rovina, perché ci illude. La Verità per sua natura è una sola,e solo aderendo ad essa si può arrivare poi al dialogo, al confronto, alla discussione costruttiva.

Per concludere, cerchiamo di essere il più chiari possibile: tra i fedeli deve senza dubbio regnare la concordia; senza dubbio la divisione è opera del demonio. Ma la concordia è possibile solo nella Verità. 

Altrimenti si usano parole di contrabbando, si predicano atteggiamenti che non sarebbero più di carità, bensì di remissività, di resa al mondo.

Ci sono fatti e atteggiamento che è impossibile non vedere. Di fronte ad essi la critica severa non è “divisiva” (parola venuta di gran moda). È semplicemente doverosa.
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La Liturgia di Domenica 15 Gennaio 2023

15/1/2023

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II DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’ agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!

Ti sarà capitato che, vedendo arrivare un amico, o una persona cara, esclami un "carissimo!" Oppure spalanchi le braccia e fai un bel sorriso, magari ti scappa anche una lacrima per l'emozione. In quel momento sei trasportato dall'onda di ricordi, esperienze, vissuti. Qualcosa di simile deve aver vissuto Giovanni, quando vede Gesù: non lo chiama per nome, ma usa un'immagine, per esprimere tutto ciò che sta vivendo.
  • L'agnello. Il piccolo del gregge, l'ultimo nato, cerca la mamma, chiede tutela e difesa. Il cucciolo di pecora è anche speranza nel futuro, speranza per il pastore, che ingrandisce il suo gregge, speranza per le altre pecore, sempre più numerose, e quindi un po' più forti.
  • L'agnello di Dio. Colui che è diventato fragilità dell'Onnipotente e piccolezza dell'Altissimo, carne dello Spirito. Giovanni coglie e sintetizza l'incarnazione del Verbo nei suoi due estremi: l'agnello di Dio è la dimostrazione concreta e tangibile che Dio è uno di noi, non solo a Natale, non solo nelle grandi occasioni. L'umano e il divino sono ormai un'unica e inscindibile realtà in Gesù di Nazareth.
  • Colui che toglie il peccato del mondo. Il cosmo è ordine, bellezza, precisione, tutto risponde a un progetto il cui equilibrio desta stupore e meraviglia. In questo ordine interviene un disordine, il caos nel cosmo, il brutto nel bello. L'equilibrio viene smarrito, si cade, ci si fa male, si perde l'orientamento, è buio e non riconosciamo più il volto di chi ci è fratello; in questo disordine anche il volto di Dio è offuscato, la sua voce dispersa tra gli urli e i lamenti, rumori di angoscia e di morte. L'agnello, il piccolo del gregge, riporterà ordine, dal caos al cosmo, dalle tenebre alla luce, Lui ristabilirà quell'equilibrio da tutti desiderato, e darà vita nuova alle nostre morti, gioia nei nostri volti, e Dio sarà il Padre che accoglie. Il debole diventa forte, il piccolo diventa grande. No, non è un incantesimo, e neppure un miracolo. La vita del Figlio è una vita fortemente umana, concreta, pratica, e per togliere il peccato del mondo non pronuncia una formula magica, ma vive fino in fondo la realtà umana, la nostra, mettendosi sotto i piedi di tutti, cosicché quando si ergerà, solleverà anche noi con Lui, portandoci in salvo.

Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell'acqua, perché egli fosse manifestato a Israele.

Io non lo conoscevo. Inizia sempre così una storia, una relazione, un'amicizia. Ci si incontra, si scoprono affinità e diversità, si costruisce qualcosa, ci si scontra e incontra di nuovo. Pur non conoscendolo, Giovanni battezza, non per convertire gli altri, non per essere un bravo e zelante missionario: Giovanni battezza perché Gesù fosse manifestato a Israele, e quindi anche a lui. Tante volte ci facciamo mille problemi su come fare a credere, a pregare, a sperare. Ebbene, questo proposto da Giovanni è un ottimo punto di partenza: non aver paura di dire "io non lo conosco", sarà come trovare il bandolo della matassa, e iniziare a creare il gomitolo.

Perché egli fosse manifestato. Questo perché è la chiave dell'equilibrio ritrovato: manifestazione è sinonimo di conoscenza, se conosco posso amare, se amo creo e diffondo bellezza. Giovanni predica e amministra un battesimo di penitenza, con la speranza di aprire i propri e gli altrui occhi, in modo da vedere Colui che riporta ordine e bellezza.

Io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio.

Giovanni ora non usa più immagini e metafore: l'agnello è il Figlio di Dio, inequivocabilmente Lui, Gesù Cristo, Verbo del Padre, nato da Maria. La non conoscenza diviene conoscenza, manifestazione, visione, testimonianza. Non lo conosco, accetto di non sapere chi sia, mi rassegno a non avere tutte le risposte, tuttavia non rimango fermo ma cammino, mi muovo, finché quel volto senza nome e senza storia diventa un volto amico, un volto amato, un volto che si manifesta, io l'ho visto, l'ho riconosciuto, e ora non posso fare altro che testimoniarlo, con la mia vita sgangherata e inadeguata. Testimoniare significa rendere la mia vita un riflesso della Sua, come i rami degli alberi in inverno, che lasciano passare i raggi del sole: non possono fare altrimenti.

La bellezza viene ristabilita da un agnello, che non teme di non essere riconosciuto; il suo belato riconduce a casa chi è disperso. Gli occhi di Giovanni si aprono e la sua vita rende testimonianza. Il suo perché ha raggiunto la meta, la bellezza è posta nelle tue mani: ora tocca a te.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che governi il cielo e la terra,
ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo
e dona ai nostri giorni la tua pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è
per tutti i secoli dei secoli.

oppure: 
Colletta 
O Padre,
che per mezzo di Cristo,
Agnello pasquale e luce delle genti,
chiami tutti gli uomini
a formare il popolo della nuova alleanza,
conferma in noi la grazia del Battesimo,
perché con la forza del tuo Spirito
proclamiamo il lieto annuncio del Vangelo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 49,3.5-6
Ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza

Il Signore mi ha detto:
«Mio servo tu sei, Israele,
sul quale manifesterò la mia gloria».
Ora ha parlato il Signore,
che mi ha plasmato suo servo dal seno materno
per ricondurre a lui Giacobbe
e a lui riunire Israele
– poiché ero stato onorato dal Signore
e Dio era stato la mia forza – 
e ha detto: «È troppo poco che tu sia mio servo
per restaurare le tribù di Giacobbe
e ricondurre i superstiti d’Israele.
Io ti renderò luce delle nazioni,
perché porti la mia salvezza
fino all’estremità della terra».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 39
Rit. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio. R.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo». R.

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo». R.

Ho annunciato la tua giustizia 
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, 
Signore, tu lo sai. R.

SECONDA LETTURA - 1Cor 1,1-3
Grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo

Paolo, chiamato a essere apostolo di Cristo Gesù per volontà di Dio, e il fratello Sòstene, alla Chiesa di Dio che è a Corinto, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, santi per chiamata, insieme a tutti quelli che in ogni luogo invocano il nome del Signore nostro Gesù Cristo, Signore nostro e loro: grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!

VANGELO - Gv 1,29-34
Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». 
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

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Dal 18 al 25 Gennaio 2023
SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI
 
L'UNITA' E' POSSIBILE SOLO NELLA VERITA'
 
La Chiesa sta vivendo una situazione di crisi che non credo abbia precedenti nella sua bimillenaria storia, perché non stiamo assistendo solo ad eventi riprovevoli, se non scandalosi, frutto della debolezza dell’uomo – che è peccatore, non scordiamocelo – ma addirittura vediamo messi in discussione gli stessi principi fondamentali, e la casa costruita sulla roccia sembra sempre più costruita sulla sabbia. Una pastorale sempre più confusa, un’ansia di “apertura al mondo” portano inevitabilmente anche alla confusione sulle basi dottrinali. Il solo porsi determinate domande (un esempio per tutti: la Comunione ai divorziati risposati) è già un segnale gravissimo, perché non si possono porre domande su ciò che è per sua natura indiscutibile.

Sul fronte pro-life non da oggi si scontrano due posizioni: quella della difesa della Vita “senza compromessi” e quella di chi afferma, e si presume e si spera che lo faccia in buona fede, la possibilità di aperture, collaborazione, dialogo con un mondo che ha già dimostrato nei fatti la feroce avversione alla vita. Già mesi fa mi capitava di scrivere un articolo sulla confusione che poteva nascere da certe “classificazioni” dell’abortismo (libertario, umanitario, ecc.), laddove l’abortismo, se anche teorizzasse l’uccisione di un solo innocente, è una dottrina perversa, né è possibile alcun dialogo con chi la professa.

Una posizione di difesa della vita “senza compromessi” comporta ovviamente anche una capacità di riconoscimento della realtà, per quanto ciò possa risultare sgradevole. E la realtà ci dice che, purtroppo, non solo da parte di politici (che pur si dichiarano cattolici) ma anche da parte di tanti Pastori non ci si può aspettare un vero aiuto. Anzi, spesso è accaduto di trovare in essi dei veri ostacoli.

La Provvidenza però non abbandona mai e giustamente si è da più parti sottolineato che il “Popolo della Vita”, quello che è stato protagonista della grande crescita, anno per anno, di iniziative come la Marcia Nazionale per la Vita, è nato “dal basso”, ossia dal risveglio di quei sani sentimenti popolari che, ringraziando il Signore, non muoiono nemmeno nei tempi più bui della Storia. Molte volte nella Storia il popolo si è mostrato custode fermo e sicuro di ciò che i Pastori stessi sembravano aver dimenticato.

In questa situazione di oggettiva difficoltà, di Chiesa allo sbando, di messaggi contradditori, è naturale che sorgano discussioni sulle modalità, sulle strategie, su ciò che insomma sia meglio fare per affermare e difendere i principi non negoziabili. Discussioni sulle modalità, sulle azioni, che divengono molto pericolose se scivolano sul piano inclinato delle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi che si devono affermare e difendere. Per tornare all’esempio di prima, se io metto in discussione il fatto di consentire o meno a un divorziato risposato di ricevere la S. Comunione (e magari lo faccio per un malinteso spirito di “carità), metto in discussione la stessa Dottrina della chiesa sul matrimonio indissolubile.

Per tornare al fronte pro-life, è naturale, ma anche doveroso, che io esprima il mio dissenso verso quelle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi fondamentali, ossia la difesa assoluta della Vita, senza alcun compromesso. La più piccola smagliatura nella rete porta prima o poi allo sfascio della rete.

Discussione sui metodi, quindi. Doverosa e utile per individuare, con spirito fraterno, le strategie migliori per lottare contro un mondo il cui principe, non scordiamocelo, lavora per la distruzione. Ma se di fatto si mettono in discussione anche i principi, se lo spirito fraterno viene meno, se la discussione scade nello scontro personale, è allora altrettanto inevitabile e doveroso assumere posizioni chiare e nette e, ove necessario, dissociarsi da chi oltretutto fa attacchi personali. Perché, parliamoci chiaro, lo stesso fatto di far cadere la discussione negli attacchi personali dimostra che la difesa dei principi non negoziabili è comunque in secondo piano rispetto alle proprie ambizioni, ai risentimenti, alla vanità.

In questa situazione, per tornare al titolo di questo articolo, le esortazioni all’unità, alla concordia, sono tanto belle quanto fuori luogo, perché solo nella Verità, ovvero nel non transigere mai sui principi, si possono esercitare la carità e lo spirito fraterno. Esiste una gerarchia dei valori; se la capovolgiamo ci mettiamo sulla strada rovinosa di un umanitarismo senza basi. Diventiamo come quella tale casa costruita sulla sabbia.

Nella gran confusione in cui si vive, una delle parole il cui significato è stato di più stravolto è senza dubbio la parola “ecumenismo”. Il falso spirito ecumenico ci porta alla rovina, perché ci illude. La Verità per sua natura è una sola,e solo aderendo ad essa si può arrivare poi al dialogo, al confronto, alla discussione costruttiva.

Per concludere, cerchiamo di essere il più chiari possibile: tra i fedeli deve senza dubbio regnare la concordia; senza dubbio la divisione è opera del demonio. Ma la concordia è possibile solo nella Verità. 

Altrimenti si usano parole di contrabbando, si predicano atteggiamenti che non sarebbero più di carità, bensì di remissività, di resa al mondo.

Ci sono fatti e atteggiamento che è impossibile non vedere. Di fronte ad essi la critica severa non è “divisiva” (parola venuta di gran moda). È semplicemente doverosa.
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La Liturgia di Domenica 8 Gennaio 2023

8/1/2023

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BATTESIMO DEL SIGNORE - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: FESTA (+)
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
​Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.

Gesù cammina verso un obiettivo. In molti ambienti parrocchiali si parla di percorso prebattesimale, catechesi in preparazione al battesimo, cammino di riscoperta del proprio battesimo, ecc. Anche Gesù cammina verso il suo battesimo, e lo fa coi suoi piedi, circa 50 km. Il Figlio di Dio sceglie ancora una volta l'incarnazione come regola di tutta la sua vita, e modalità del suo agire. Cammina verso il fiume Giordano, perché desidera, anche lui, farsi battezzare: Dio si rivolge a una creatura, si mette nelle sue mani per essere fatto: Dio non si propone come un prodotto finito, pronto da consumare, ma si mette nelle tue mani, accetta di essere più piccolo di te per essere da te accolto e assimilato nella tua vita. Per essere immerso (questo significa la parola battesimo) in ciò che tu vivi, Gesù si incammina, e Lui, il Figlio, il Santo, si fa solidale coi peccatori. Perché non è vero che Dio non ama i peccatori, perché non è vero che Dio non ama gli imperfetti: se ti avesse voluto perfetto, bravo e impeccabile ti avrebbe creato così, e Dio, e avrebbe potuto farlo. Evidentemente gli vai bene così, ma non solo: Lui il Santo si fa peccato, il Potente si fa debole, il Grande si fa piccolo, di modo che qualsiasi tua magagna trova collocazione nella vita del Cristo, e le tue tenebre vengono rischiarate e riscaldate dalla presenza di Dio.

A Giovanni tutto questo non va bene. Gesù, ma ti rendi conto che non ha senso? Io sono la creatura e Tu il Creatore, e poi Tu non hai bisogno di battesimo, sei perfetto così... Giovanni è la parte razionale che trasborda dai nostri modi di essere e di agire, è il buon senso invocato ad ogni passo, Giovanni incarna la fatica dell'uomo ad accogliere e vivere la vicinanza con Dio, che non solo è vicino: è intimo, tocca le corde più profonde della nostra essenza, e questo ci sconcerta. Diciamo spesso che Dio è uno di noi, ma poi, quando lo è veramente, ne rimaniamo quasi scandalizzati, scioccati.

Lascia fare. Ora il Creatore torna a rimboccarsi le maniche e chiede alla creatura di lasciare fare. Quando non capisci, quando è troppo buio per leggere, quando la tua mente è stanca e non comprendi, quando il male supera il bene, quando tutto ciò che potevi fare lo hai fatto, lascia fare. Ben lontano da certi atteggiamenti di delega, Gesù invita Giovanni non a incrociare le braccia e attendere chissà quale prodigio. Gesù si fa battezzare da Giovanni, tocca a lui versare l'acqua sulla testa e sul corpo del Signore! Lascia fare è gustare della compagnia di Dio, è accettare che la tua vita è Sua, e la Sua vita è tua. Lascia fare è stringere le mani di Dio, è saper piangere sulla sua spalla, è saper gioire del suo amore, è saper camminare con Lui, in ogni tempo.

Appena battezzato, Gesù uscì dall’ acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’ amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Si aprirono per lui i cieli. Sarebbe stato strano il contrario. Gesù è uno con il Padre e lo Spirito e quando si vive una relazione, essa si manifesta, direttamente e indirettamente. I cieli si aprirono in quella fredda notte a Betlemme, quando angeli annunciano la nascita del Salvatore. I cieli si aprono ora, quando Gesù esce dall'acqua, nel momento in cui Lui si fa uno di noi; i cieli si aprono, perché è proprio questo il desiderio di Dio: essere uno con te. E come in una relazione vera, in certi momenti si arriva a toccare il cielo con un dito, ugualmente con Dio, il cielo si mette nelle tue mani, perché tu lo possa accogliere, e profumare di Lui ogni tuo pensiero, ogni tua azione.

Questi è il Figlio mio, l’ amato. La voce del Padre sigilla il cammino del Figlio, conferma il lasciar fare di Giovanni, completa la totale immersione del cielo sulla terra. E cosa può esprimere il Padre se non l'amore per il Figlio? Ma attenzione: la loro non è una relazione che esclude, anzi: essendo noi figli nel Figlio, queste parole dicono anche di noi. Spesso ci piangiamo addosso, ci sentiamo inadeguati, non idonei, incapaci... Il Padre ti dice: Tu sei il figlio mio, l'amato. Il cammino è lungo, nessuno è arrivato, ma già da ora Dio professa per te il suo smisurato amore, per te che grondi ancora miseria e imperfezione c'è l'abbraccio di chi ti ha creato e voluto, c'è il volo dello Spirito che viene in tuo aiuto. Tutto il cielo si muove per accoglierti in famiglia, e creare con te una relazione, una vita donata e ricevuta, a vicenda.

Un battesimo per due. Gesù si immerge nel tuo vissuto, e ti immerge nella vita del cielo. La Trinità ti accoglie in famiglia, e il Padre ti consacra figlio amato, per sempre.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che dopo il battesimo nel fiume Giordano
proclamasti il Cristo tuo amato Figlio
mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo,
concedi ai tuoi figli di adozione,
rinati dall’acqua e dallo Spirito,
di vivere sempre nel tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
O Padre, il tuo Figlio unigenito
si è manifestato nella nostra carne mortale: concedi a noi,
che lo abbiamo conosciuto come vero uomo,
di essere interiormente rinnovati a sua immagine.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
Padre santo,
che nel battesimo del tuo amato Figlio
hai manifestato la tua bontà per gli uomini,
concedi a coloro che sono stati rigenerati
nell’acqua e nello Spirito
di vivere con pietà e giustizia in questo mondo
per ricevere in eredità la vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 42,1-4.6-7
Ecco il mio servo di cui mi compiaccio

Così dice il Signore:
«Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
Non verrà meno e non si abbatterà,
finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento.
Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 28
Rit. Il Signore benedirà il suo popolo con la pace

Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. R.

La voce del Signore è sopra le acque,
il Signore sulle grandi acque.
La voce del Signore è forza,
la voce del Signore è potenza. R.

Tuona il Dio della gloria,
nel suo tempio tutti dicono: «Gloria!».
Il Signore è seduto sull’oceano del cielo,
il Signore siede re per sempre. R.

SECONDA LETTURA - At 10,34-38
Dio consacrò in Spirito Santo Gesù di Nazareth

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga.
Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d’Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.
Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzareth, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui».

VANGELO - Mt 3,13-17
Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui


In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

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Oggi termina il TEMPO DI NATALE
Domani inizia il TEMPO ORDINARIO - ANNO DISPARI

Inizia il Tempo Ordinario dell’anno liturgico. Esso è diviso in due periodi:
- dal giorno seguente la celebrazione della festa del Battesimo di Gesù fino al Mercoledì delle ceneri;
- dal giorno dopo la Pentecoste fino ai primi vespri dell'Avvento. 
Il Tempo Ordinario rappresenta il pellegrinaggio del cristiano verso la meta finale. Questo ci aiuta ad assimilare e meditare i misteri della vita di Gesù attraverso la lettura progressiva e quasi continua che ogni domenica si fa della sua Parola. È per questo che i vangeli del tempo ordinario riprendono volta per volta ciascuno degli Scritti Sinottici per meditare la vita di Cristo e il suo messaggio, alla luce di ciascuno degli evangelisti e nella loro propria prospettiva.

Nello scorrere della vita di ogni giorno il cristiano è invitato a verificare la sua esistenza sulla parola di Dio. Nella prima parte del Tempo Ordinario ogni battezzato è chiamato a rispondere all'invito del Signore Gesù "Vieni e segui me!"; nella seconda parte e a scoprire che cosa vuole Dio da lui.  A ben vedere il tempo per annum è il tempo per eccellenza della sequela e del discepolato, sulle orme di Gesù verso il compimento della storia. 
Il Tempo Ordinario è così definito non nel senso che si tratti di un tempo di scarsa importanza, ma inteso come il tempo in cui si ricorda la missione ordinaria del Signore, esclusi i grandi misteri come l’Incarnazione del Figlio di Dio preceduto dall’Avvento, il Mistero pasquale, preceduto dal tempo forte della Quaresima. Il Tempo Ordinario ha una sua personalità propria, una specifica valenza liturgica, riferita sempre – come del resto gli altri periodi dell’Anno liturgico – al mistero di Cristo e alla vita della Chiesa.
Il Tempo Ordinario non è segnato da grandi feste, ma scorre regolare, ritmato soltanto dalla festa settimanale della Domenica come celebrazione della Pasqua settimanale. La domenica, infatti, «festa primordiale» dei cristiani (SC 106), nasce il mattino del giorno della risurrezione, il primo giorno dopo il sabato e occupa un suo ruolo fondamentale durante tutto l’anno liturgico. In questo giorno la Chiesa celebra la fonte della sua vita e la meta del suo cammino e il Prefazio X per le domeniche del tempo ordinario canta: «Oggi la tua famiglia, riunita nell’ascolto della tua Parola e nella comunione dell’unico pane spezzato fa memoria del Signore risorto nell’attesa della domenica senza tramonto, quando l’umanità intera entrerà nel tuo riposo».
Il ciclo domenicale ordinario rappresenta, pertanto, la più antica celebrazione della Pasqua del Signore ed è anteriore alla formazione dei cicli  e “Avvento-Natale-Epifania” e “Quaresima-Pasqua-Pentecoste” .
Sacrosanctum Concilium al numero 106 afferma che il giorno del Signore «è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico». 

Il Tempo Ordinario è un periodo di attesa e di speranza; da qui la scelta del colore liturgico verde. Fra le diverse domeniche si pongono alcune grandi festività: il mistero della Trinità, ... quello dell'Eucaristia – il Corpus Domini - , quello dell'amore del Cuore di Gesù. Importanti anche le grandi feste dei santi: san Giovanni Battista, santi Pietro e Paolo, gli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e, soprattutto, la Vergine Maria nelle sue grandi solennità. Questo tempo liturgico sfocia nella celebrazione della Chiesa trionfante nella festività di Tutti i Santi, della Chiesa militante nella festa della Dedicazione, e si prega per la Chiesa sofferente (i fedeli defunti); si celebra quindi Cristo Re che conclude il Tempo Ordinario.
Il Tempo Ordinario richiama l’attenzione al quotidiano, alla ferialità, alla vita; aiuta ad entrare nei meandri di ogni esperienza personale e familiare, sociale ed ecclesiale del credente. Nulla può restare fuori dalla grazia trasformante di Cristo: affetti e doti, beni e scelte, lavoro e festa, gioie e fatiche, malattia e morte. Tutto ne viene segnato profondamente. L’adesione al Risorto abbisogna di un percorso costante e progressivo per arrivare a rivestirsi di Lui.
Questo tempo è quello “ordinario”: occorrono tempo lunghi e varie mediazioni per accoglierlo come regola di vita e criterio di giudizio, forza d’azione e certezza di futuro, speranza beata.
Sintetizza molto sapientemente il testo delle Norme generali per l'ordinamento dell'anno liturgico e del calendario al numero 43: «Oltre i tempi che hanno proprie caratteristiche, ci sono trentatré o trentaquattro settimane durante il corso dell'anno, le quali sono destinate non a celebrare un particolare aspetto del mistero di Cristo, ma nelle quali tale mistero viene piuttosto venerato nella sua globalità, specialmente nelle domeniche. Questo periodo si chiama Tempo Ordinario».
Il Tempo “durante l’anno” è il tempo in cui la vita nello Spirito è destinata ad approfondirsi, a concretizzarsi, al fine di condurre i cristiani ad una esistenza matura e consapevole. E’ il tempo della assimilazione dei doni dello Spirito e della crescita da essi provocata.
Questo nuovo tempo liturgico riserverà per ciascuno alcuni aiuti per procedere nel cammino di una vita cristiana degna di questo nome:
 
- La Parola quotidiana sarà luce al nostro cammino.
- La “frazione del pane” e il memoriale del sacrificio della Croce è dono e offerta permanente del Signore alla sua Chiesa. L’Eucarestia è il pane degli angeli, l’alimento dei figli di Dio. Sant’Ignazio d’Antiochia, i martiri di Abitene dicevano che senza la domenica non potevano vivere.
- La Domenica è il giorno dell’incontro settimanale con il Signore risorto. Giorno che ritma l’anno liturgico e ci richiama con forza a un rapporto equilibrato tra lavoro e riposo; giorno in cui salvaguardare in mezzo a tutto il nostro “fare” uno spazio di gratuità per celebrare l’amore di Dio che ci salva.
- L’aiuto e il sostegno della misericordia di Dio nel sacramento della Riconciliazione è conforto pregno d’amore che consente di ricominciare nuovamente ogni giorno senza il penso dei peccati.
- La preghiera offre l’opportunità di respirare e di vivere come credenti la relazione con Gesù amico.
- La comunità di fede, soprattutto la comunità parrocchiale è un punto di riferimento necessario nelle intemperie della solitudine.
Ovviamente il Tempo Ordinario ha quale fulcro e il suo senso dalla celebrazione del dies domini, la domenica, che lo scandisce e che rinnova ogni settimana la Pasqua del Signore. La domenica è vista come primo giorno e come Pasqua settimanale.
Il Tempo Ordinario si presenta come un tempo di crescita e di maturazione, un tempo in cui il mistero di Cristo è chiamato a penetrare progressivamente nella storia fino alla ricapitolazione di tutto in Cristo. Questo culmine è rappresentato dalla solennità di Cristo Re dell’universo verso il quale tutta la storia è protesa. 
Assumere il mistero di Cristo nel Tempo Ordinario significa prendere sul serio l’essere discepoli, ascoltare e seguire il Maestro nel vissuto quotidiano, non per mettere fra parentesi la vita ordinaria ma per sottolinearla come momento salvifico.
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La Liturgia di Venedi 6 Gennaio 2023

6/1/2023

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​EPIFANIA DEL SIGNORE - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo.

Una domanda che fa uscire di casa. Il cammino dei Santi Magi ha inizio grazie a un punto interrogativo che li mette in strada, li fa uscire dal loro territorio alla ricerca di qualcuno. Seguono una stella: certo un segno romantico e poetico, ma la concretezza di una mappa con punto di partenza e di arrivo è un'altra cosa. Eppure questi uomini escono di casa, si accordano per affrontare questo viaggio così lungo e senza alcuna garanzia di riuscita: partono. La stella l'hanno vista sorgere, prima molto debolmente, poi sempre più chiara e splendente, impossibile resisterle.

La domanda in realtà non chiede "se" è nato il bambino, e tanto meno "come",: loro ne sono certi, non hanno bisogno di conferme esterne; chiedono il dove, per raggiungerlo e per adorarlo. Sono uomini del silenzio, poiché adorare significa mettere la mano davanti alla bocca per lo stupore di ciò che si vede, uno stupore che lascia senza parole e apre la porta alla contemplazione.

La tua vita è animata da una domanda. Se rivisiti i polverosi archivi della tua vita, potrai constatare che all'origine di una scelta, alla base di un grande cambiamento o sconvolgimento, c'è sempre stata una domanda. Potrebbe essere stata una domanda di senso, quel grande punto interrogativo che ti scuote profondamente, oppure una domanda di curiosità, o ancora una domanda retorica: in questo caso sai già la risposta ma tergiversi... In ogni caso è sempre una domanda che, come per i Magi, ti mette in cammino, alla ricerca di una risposta.

Come la stella, anche questa tua domanda è cresciuta con te, prima impercettibile e poi sempre più grande, fin quando la sua mole ha chiesto la priorità assoluta nella tua vita. Ti sei messo in cammino senza garanzia alcuna, con timore e tremore hai affrontato situazioni personali e familiari per la conseguenza di questa scelta. Come i Magi anche tu chiedevi il silenzio e il rispetto della tua vita: sono sempre domande che coinvolgono la sfera più intima e personale.

Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme.

Una domanda indiscreta. In questa ricerca, i Magi sono convocati, loro malgrado, dal re Erode, il quale li usa per i suoi loschi fini. Li chiama segretamente, quindi sa che il suo piano è cattivo, li spreme come un limone e li invia alla ricerca, non si interessa minimamente della loro vita, della domanda che li anima: niente, Erode vede solo se stesso. Lui non ha visto sorgere la stella, ma chiede quando sia "apparsa", è questo il verbo dell'Epifania: portare alla luce, manifestare, illuminare! Erode, per quanto brutto e cattivo, diventa strumento di manifestazione e di rivelazione.

Chiama i Magi, quindi li fa procedere più velocemente, casomai la stella si fosse nascosta, come riportano gli apocrifi; inoltre permette ai Magi di raccontare e quindi di raccontarsi: com'è importante in una ricerca analizzare i dati in proprio possesso! Altro elemento fondamentale: i Magi, grazie a Erode, ottengono la risposta al loro "dove": Betlemme è il loro traguardo, ed Erode là li invia.

Torniamo ai tuoi archivi. Una domanda abita i tuoi giorni, stai cercando la risposta, ed ecco, succede che un signor Nessuno invade egoisticamente il tuo tempo e il tuo spazio; so bene come ci si possa sentire, eppure l'Erode di turno apporta enormi benefici. La tua domanda ti fa camminare in direzioni spesso contrarie o quantomeno tortuose, eppure proprio ciò che tu non vorresti diventa lo strumento per farti raggiungere la meta che tu desideri.

La stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.

Una stella con le gambe. Il testo del vangelo non dice se la stella dei Magi avesse la coda, ma sicuramente avrà avuto le gambe, perché li precede, raggiunge la meta e si ferma. Una stella che accompagna il cammino di questi uomini, li precede, e precedendoli li porta avanti, sempre più avanti. Che sia stella o punto interrogativo, la vita di ogni persona viene condotta verso un miglioramento, non siamo mine vaganti, né cellule impazzite di un sistema. Solo chi si fida si lascia condurre per strade che non conosce. Questa stella giunge alla meta e si ferma: andare oltre significherebbe disperdersi nuovamente e inutilmente.

Questa stella viene ben dipinta da san Giovanni Paolo II: "La Rivelazione cristiana è la vera stella di orientamento per l'uomo che avanza tra i condizionamenti della mentalità immanentistica e le strettoie di una logica tecnocratica; è l'ultima possibilità che viene offerta da Dio per ritrovare in pienezza il progetto originario di amore, iniziato con la creazione. All'uomo desideroso di conoscere il vero, se ancora è capace di guardare oltre se stesso e di innalzare lo sguardo al di là dei propri progetti, è data la possibilità di recuperare il genuino rapporto con la sua vita, seguendo la strada della verità." (Fides et Ratio n. 15).

La gioia dei Santi Magi. Quando un cerchio si chiude, o meglio ancora quando giunge il compimento e la realizzazione, non possiamo che gioire. Quella stella, osservata più e più volte, ora diventa fonte di gioia, di grandissima gioia, dice il testo, perché non si erano sbagliati, e la fedeltà del cammino li ha portati a destinazione. Prima ancora di vedere con i loro occhi il bambino, gioiscono della premura di Dio, che brilla in una stella con le gambe.

Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.

La stella si è fermata e anche i passi di quei misteriosi uomini si fermano alla porta di una casa sconosciuta. Entrano, e vedono ciò che hanno tanto cercato e desiderato di vedere. Vedono anch'esi ciò che hanno visto i pastori quella notte: un bambino con la sua mamma. Ora possono davvero prostrarsi, cioè interrompere definitivamente il viaggio, perché sono arrivati, e inizia l'adorazione, il silenzio che contempla l'indicibile, la gioia che diventa stupore, lo stupore che diventa lode e giubilo. Non dicono parole i Magi, ma si prostrano, adorano e donano.

La tua domanda ha avuto risposta, ora non non puoi fare altro che donare tutto te stesso e vivere di conseguenza. I Magi hanno visto la stella, hanno cercato il dove, hanno ascoltato Erode e senza cadere nella sua trappola hanno raggiunto la meta. Questa stella brilla nella tua vita più di quanto tu possa pensare: i santi Magi siano i compagni del tuo dono, per offrire al bambino di Betlemme l'oro della tua vita, l'incenso della tua preghiera, la mirra del tuo dolore. Tutto avrà senso e giusta collocazione. Fidarsi come i Magi, questa è la chiave, questa è Epifania: manifestazione di nostro Signore Gesù Cristo, adesso.
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​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta (nella Messa della Vigilia)
Lo splendore della tua gloria illumini, o Signore,

i nostri cuori, perché possiamo attraversare
le tenebre di questo mondo
e giungere alla patria della luce senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.

Colletta  (nella Messa del Giorno)
O Dio, che in questo giorno,
hai rivelato alle genti il tuo Figlio unigenito,
conduci benigno anche noi,
che già ti abbiamo conosciuto per la fede,
a contemplare la bellezza della tua gloria.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA – Is 60,1-6
La gloria del Signore brilla sopra di te

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 71
Rit. Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra. R.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti. R.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri. R.

SECONDA LETTURA - Ef 3,2-3.5-6
Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero. 
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

VANGELO - Mt 2,1-12
Siamo venuti dall’oriente per adorare il re

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Sequenza (nella Messa del Giorno)
ANNUNZIO DEL GIORNO DELLA PASQUA 
Dopo la proclamazione del Vangelo, il diacono o il sacerdote o un altro ministro idoneo può dare l’annunzio del giorno della Pasqua. 

Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 9 aprile.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 22 febbraio.
L’Ascensione del Signore, il 21 maggio.
La Pentecoste, il 28 maggio.
La prima domenica di Avvento, il 3 dicembre.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.

A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli.
Amen.
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La Liturgia di Domenica 1 Gennaio 2023

1/1/2023

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GENNAIO, mese dedicato al SANTISSIMO NOME DI GESU'...
«Dopo otto giorni dalla nascita, al termine dei quali doveva essere circonciso, venne imposto al bambino il nome di Gesù com’era stato chiamato dall’angelo prima ancora che fosse concepito nel seno materno». (Lc 2,21)
Per questo la Chiesa celebra, otto giorni dopo il Natale, la festa del Santissimo Nome di Gesù.
Per via delle feste che appartengono all’infanzia di Cristo, il mese di gennaio è diventato anche quello dedicato alla Santa Infanzia di Gesù​.
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MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO
Così benedirete gli Israeliti.
L'ordine dato da Dio a Mosè e Aronne è perentorio e senza possibilità di interpretazione. I due liberatori, i due condottieri, i due profeti fratelli sono chiamati a benedire il popolo, a dire del bene.
L'invito che il Signore rivolge a ciascuno di noi all'inizio di questo nuovo anno è semplice e lineare: siamo chiamati a benedire tutti coloro che incontreremo.
Benedire, cioè dire del bene.
Abituati come siamo a dire del male, a vedere il male, a scrutare, diffidenti, ogni affermazione, a cogliere in fallo chiunque, a sguazzare nelle dietrologie erette a sistema politico ed esacerbate dalle nuove tecnologie.
Tutti arrabbiati, tutti armati, tutti rabbiosi, tutti pugnaci, tutti arroganti.
È così difficile vivere in questo mondo di scontenti! Così terribile adeguarsi a questo fine impero! Così triste vedere tutti guardarsi attorno, pronti ad azzannarsi senza pietà...
È così disarmante e folle l'invito di Dio: Così benedirete gli Israeliti.
E così mi invito a fare. E vi invito a fare.
A dire del bene, a partire da oggi, a partire da questo capodanno.
Sarà questo il modo di cambiare il mondo? Cominciare ad amarlo?
Amarlo perché amati? Amarlo per eccedenza d'amore ricevuto? Amarlo come solo sa amarlo questo Dio che si fa bambino inerme?

Possa tu vedere
Che sia questa la soluzione semplice per cambiare le nostre vite irrisolte ed irrequiete? Cambiare il nostro modo di vedere le cose?
Ma non nel senso illusorio di far finta che le cose cambino, non per un generico ottimismo fondato sul nulla. Vedere oltre l'apparenza e dire del bene perché il mondo è cambiato, è stato fecondato dalla nascita di Dio.
Iniziare un anno sotto il segno della benedizione significa dare spazio all'anima, fare una gerarchia delle priorità all'interno delle nostre vite, delle nostre giornate. Se Dio è raggiungibile, se è presente, se è disposto a portare la luce a ciò che facciamo e viviamo allora tutto cambia.
Perché cambia il cuore e il modo di vedere la realtà.
I pastori tornano al loro miserrimo lavoro cantando ed esultando perché hanno visto la salvezza raggiungerli nel luogo della loro fatica.
Maria medita l'iniziativa di Dio, la sua savia follia, la sua contagiosa euforia e va oltre la piccola casupola che la accoglie. Vede nello sguardo dei pastori la benedizione che Gesù è venuto ad inaugurare.

La luce del suo volto
Così benedirete gli Israeliti.
Possa tu vedere la luce del volto di Dio, lo splendore del suo volto.
Far splendere il volto indica il sorriso di una persona: quando sorridiamo il nostro volto si illumina. Così oggi vi benedico: qualunque cosa accada in questi mesi, possiate cogliere il volto sorridente di Dio nella vostra vita, nelle vostre vicende, anche nelle vostre fatiche.
Dio sorride, ovvio. Chi ama, anche nelle avversità, sorride.
Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.
Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante, né innervosito.
Dio sorride, sempre. Il problema, semmai, siamo noi.
Nei momenti di fatica e di dolore non guardiamo verso Dio, ma verso noi stessi, verso il dolore, verso la parte oscura della realtà; siamo travolti dall'emozione, non riconosciamo in Dio nessun sorriso.
Non aspettatevi che Dio vi risolva io problemi, né che vi appiani la vita o ve la semplifichi.
La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata e al discepolo la sofferenza non è evitata.
Ma se Dio vi sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vedo, una ragione che ignoro, un orizzonte oltre, alto, altro, e allora mi fido.
Qualunque succeda nella tua vita, quest'anno, che Dio ti sorrida, fratello, sorella.

Fare ordine
Per accorgersi del sorriso di Dio occorre imitare l'adolescente Maria.
Maria, che festeggiamo con il titolo di “Madre di Dio”, è turbata dai troppi eventi che hanno caratterizzato l'ultima settimana: il parto in solitudine, l'essere lontana dalla sua casa, la sistemazione più che provvisoria, la visita dei loschi pastori.
E in mezzo a tante emozioni cosa fa?
Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Letteralmente Luca scrive che “prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli”.
Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta. Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere tutte le cose per metterle ad asciugare.
Questo centro unificatore, che è la fede, ci è prezioso.
Perché non assumerci l'impegno in questo anno che inizia, di ripartire da Dio, di mettere l'ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?
Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.
Se qualcuno vi stima, se dice del bene su di voi, se vi fa sentire il suo affetto, vi sputano le ali.
E diventate capaci di fare qualunque cosa. Di scalare le montagne, di scendere negli abissi più profondi.
Io vi benedico, amici e amiche. E vi chiedo di benedirvi gli uni gli altri, di dire del bene. Di dire del bene, senza cedere alla lamentazione o allo scoraggiamento. Di dire e di fare del bene senza avere paura della fiducia.
Dio dice del bene e fa del bene, è in mezzo a noi in tutta la sua disarmante bellezza, la sua nudità assoluta, la sua luce che tutto illumina.
Vivete da benedetti, perché amati.
Benedite, perché amate.
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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che nella verginità feconda di Maria
hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna,
fa’che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Gesù Cristo, tuo Figlio.
Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Nm 6, 22-27
Porranno il mio nome sugli Israeliti, e io li benedirò

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo voltone ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

SALMO RESPONSORIALE - Sal 66
Rit. Dio abbia pietà di noi e ci benedica.

Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. R.

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. R.

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. R.

SECONDA LETTURA - Gal 4,4-7
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. 
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

VANGELO - Lc 2,16-21
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
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