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La Liturgia di Domenica 19 Marzo 2023

19/3/2023

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IV DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A - RITO ROMANO
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Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico:​ ROSACEO O VIOLA
COMMENTO AL VANGELO
di Luca Rubin
Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita
Questa introduzione, apparentemente ovvia, in realtà contiene tanti elementi importanti e diverse luci, che ci permetteranno di percorrere questo brano e cogliere tanti frutti per la nostra vita:
  • Gesù. Tutto l'episodio ha origine da questo nome, da questa persona, ma non solo: ogni parola del vangelo è originata dalla vita di Dio, dalla persona di Gesù.
  • passando. Un verbo denso di significato, visto che Pasqua significa passaggio, è movimento; grazie a questo dinamismo io vengo coinvolto, avvolto dall'amore che salva, dalla provvidenza che accompagna, dalla cura che guarisce. Il passaggio di Gesù è sempre carico di presenza, di attenzione, non è un vagare distratto, è un uscire di casa per andare a cercare, è vivere il buio per accendere una luce, è soffrire il male per donare il bene e la guarigione.
  • vide. Vedere qualcuno significa riconoscerlo, accoglierlo; Gesù vede chi non può vedere. Vedere e credere per l'evangelista Giovanni sono due verbi molto vicini, quasi sinonimi, o almeno conseguenziali: vedendo le opere di Dio, credo in Lui. In questo caso è Dio che vede, Lui crede in te, si mette in cammino, passa attraverso il tuo dolore, e vedendo tutto ciò che sei, si manifesta nella tua vita. La tua fede è conseguenza del suo sguardo.
  • un uomo cieco dalla nascita. Gesù vede un uomo, mettici il tuo nome, sei tu quell'uomo, quella donna che fin dalla nascita ha qualcosa di cui soffre. Non hai mai visto la luce, pur essendo nato, ti porti dietro, ti porti dentro tanta sofferenza. Gesù ti vede: la meraviglia della sua opera ha inizio, e anche la tua storia con Lui.

Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? Né lui ha peccato né i suoi genitori. È perché in lui siano manifestate le opere di Dio
Che barba con 'sto peccato. Siamo talmente fissati nel ricercare un colpevole, che anche tra i bambini le frasi che si sentono maggiormente nel quotidiano sono: "È stato lui! È colpa sua! Non sono stato io!" Ricercare il colpevole è sostenere che qualcosa di sbagliato avviene per colpa, appunto, di qualcuno. I discepoli di Gesù non hanno visto la persona, ma solo la malattia, il peccato, la colpa. Se non è colpa del cieco sarà colpa dei genitori, per forza di cose ci deve essere un responsabile di questa situazione negativa. Nel 2020 lo chiamavano Paziente Zero, il concetto è sempre quello, abbiamo un estremo bisogno di puntare il dito e di condannare qualcuno.

Gesù libera. Passando ha visto, vedendo ha fatto proprio il dolore di quell'uomo; Gesù è diventato il cieco che desidera venire alla luce, è Gesù che necessita di guarigione, non c'è posto per puntare il dito, Dio è già oltre il peccato, è stata abolita la condanna. La risposta di Gesù è di quelle che lascia l'interlocutore senza parole: È perché in lui siano manifestate le opere di Dio. La tua debolezza, il tuo 'difetto di fabbrica' non sono lì a dirti quanto fai schifo; il tuo limite, il tuo peccato non sono condanne senza via di scampo, ma canali attraverso le quali Dio può giungere a te, per darti la luce, per darti alla luce.

Manifestare significa rendere di pubblico dominio che Dio ti ama così tanto che non solo non ti condanna, ma ti salva, ti libera, ti scioglie da ogni catena! Quell'uomo ha conosciuto Dio grazie alla sua cecità, capisci che giro di boa? Solo accettando e accogliendo il mio limite potrò guardare Dio negli occhi, e vedere nei suoi occhi la sua predilezione per me.

Gesù seppe che l’ avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: Tu, credi nel Figlio dell’ uomo? Credo, Signore!
A Gesù non basta aver guarito il cieco nato: quando sa che i Giudei lo cacciano fuori, Lui si mette alla ricerca. Il puntare il dito crea una spaccatura tra me e l'altro, scava un burrone, interrompe la comunicazione, annulla la comunione. Gesù invece, guarisce l'uomo a 360 gradi, lo va a cercare là dove il giudizio e la condanna lo hanno confinato: con-danno, con-fine: mi piace giocare con le parole, ma le parole contengono dei tesori. Gesù elimina il danno, elimina la fine, e con-sola, è con il solo, è compagno, cum-panis, spezza il pane con l'affamato, con chiunque ha bisogno di un sostegno.

Questo cercare di Gesù è lo stesso atteggiamento del pastore che cerca la pecora smarrita, della donna che spazza casa per ritrovare la moneta, del padre che corre verso il figlio che ritorna per abbracciarlo. Cercare e trovare sono i due verbi che definiscono l'opera di Dio: io sono così come sono affinché Dio mi possa cercare e trovare, e questa sua opera sia manifestata! Altro che condanna!

Tu, credi? Quella virgola dopo il tu è il colore di tutto: se non c'è quel TU, posso appartenere a una religione, posso aderire a dei dogmi, a regole e comandamenti, ma io chissà dove sono, e Dio? Boh, in qualche nuvoletta a limarsi le unghie... Quel TU e quella virgola mi chiamano in vita, mi illuminano pienamente, mi convocano alla fede, mi inseriscono tra le preziose fibre di una relazione con Colui che da sempre mi ama, mi vuole, mi desidera.

Credo, Signore! Se l'adesione di fede è sempre libera e spontanea, è anche vero che diventa l'unica strada praticabile dopo aver fatto esperienza. Tu Gesù sei colui che mi ha visto, che è passato in mezzo ai miei guai, mi haI guarito, cercato e ritrovato. A questa intensa faticosa azione di Dio posso solo rispondere con due parole:
  • CREDO: in greco ha la stessa radice di persuadere, sono certo, non dubito;
  • SIGNORE: è il titolo più alto che i vangeli usano nei riguardi di Dio e identifica Gesù Figlio di Dio Salvatore, morto e risorto.

Tra quelle due parole c'è una virgola, è la tua piccola grande vita, come un respiro per dare vigore alla tua fede, come uno spalancare ancora di più gli occhi, non per contenere il mistero, ma per farne parte, finalmente, nella piena luce di Dio. Affidarsi e avere fede sono sinonimi, lo sapevi? Avanti sempre
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​ ​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria.

Colletta
O Padre, che per mezzo del tuo Figlio
operi mirabilmente la redenzione del genere umano,
concedi al popolo cristiano di affrettarsi
con fede viva e generoso impegno
verso la Pasqua ormai vicina.
Per il nostro Signore Gesù Cristo,
tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta  (Anno A)
O Dio, Padre della luce,
che conosci le profondità dei cuori,
apri i nostri occhi con la grazia del tuo Spirito,
perché vediamo colui che hai mandato
a illuminare il mondo e crediamo in lui solo:
Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro salvatore.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - 1Sam 16,1.4.6-7.10-13
Davide è consacrato con l’unzione re d’Israele

In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. 
Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». 
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. 
Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

SALMO RESPONSORIALE - Sal 22
Rit. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla

Il Signore è il mio pastore: 
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. Rit.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. Rit.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;    
il mio calice trabocca. Rit.    

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. Rit.

SECONDA LETTURA - Ef 5,8-14
Risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. 
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto:
«Svégliati, tu che dormi,
risorgi dai morti
e Cristo ti illuminerà».

VANGELO - Gv 9,1-41 
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

oppure:
VANGELO Forma breve - Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38
Andò, si lavò e tornò che ci vedeva

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
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