III DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO ================================================= Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzareth e andò ad abitare a Cafàrnao. Capolinea. C'è sempre nella vita di ciascuno un momento in cui si avverte quasi fisicamente che quella strada percorsa finora è definitivamente chiusa, il navigatore tenta di rassicurarti, sussurrando "ricalcolo del percorso", ma tu sai perfettamente che è tempo di fare le valigie e ripensare una vita. Nelle nostre bilance taroccate, il passato pesa più del futuro, l'esperienza ha più ragioni dell'entusiasmo, il freno vince sull'acceleratore. Anche Gesù, uomo come noi, vive delle dinamiche molto simili: si rende conto della fine di un periodo, ma prima di andare a Cafarnao, sua nuova sede, indugia sulla declinazione di svariati verbi: seppe, si ritirò, lasciò, e solo dopo andò, a Nazaret. Nazareth. Un paio di viuzze, che a chiamarlo villaggio pare un'esagerazione, è il luogo che ha accolto nel silenzio dell'universo, la vita umana del figlio di Dio, dove Gesù è cresciuto, è andato a scuola, ha lavorato con Giuseppe, accudito dalla sua mamma. Nazaret significa custodire, e questo è stato per Gesù: una custodia discreta e riservata del grande mistero dell'incarnazione, custodia della Presenza di Dio nella carne del suo Figlio. Cafarnao. Una città molto animata e affollata, crocevia di persone e di commerci, sulle rive del Mar di Galilea, il suo significato è "villaggio della consolazione", e sembra voler indicare, già dal nome, quale sarà la missione del Signore: consolare, essere con il solo, anche in mezzo alla folla, essere il Vicino, essere colui che ti saluta, che ti dice un grazie, che ricambia al sorriso. La custodia si è aperta e il tesoro viene offerto al mondo, un mondo di soli, un mondo a cui viene donata la consolazione, un mondo non più solo. Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» Un vicino sconvolgente. Questa vicinanza ci sconvolge sempre, già da quella notte a Betlemme, ma anche prima, quando Maria riceve l'annuncio, proprio a Nazaret. Non so chi, non so come, ma siamo abituati, o ci fa comodo, collocare Dio in una nuvoletta, lontano, un Dio cattivo, e giudice, che lancia i fulmini, una sorta di Zeus. La vicinanza è invece molto scomoda a dire il vero, perché ti interpella, può suonare al tuo citofono (non me ne vogliate!), può chiederti una mano, può camminare con te, essere vicino appunto. E questa vicinanza chiede una conversione, un cambiamento, un ricalcolo del percorso, appunto. Il regno dei cieli: cos'è? Si mangia? Si, si mangia anche, ma andiamo con calma. Il regno dei cieli è la presenza di Dio qui oggi accanto a te, Questa presenza chiede una collaborazione e quindi una conversione. Vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedè o, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Due coppie di fratelli e uno strike. Due stanno pescando, e due stanno riparando i danni. Gesù chiama tutti, in qualsiasi situazione si trovino. Stai lavorando e sei in piena attività? Segui Gesù. Stai riparando il riparabile e stai raccogliendo il risultato di un fallimento? Seguilo. A te è chiesto di non fermarti, a te è chiesto di essere, in ogni tempo, la risposta al desiderio di Dio. Colui che è custodito ora si fa compagno, consolazione e compagnia. Diamo un nome a questa scena: vocazione, chiamata, missione... NAH! Non è affatto vero. Chiamiamolo desiderio, passione, compagnia: chi consola non vuole essere solo, ma coinvolge, rende prossimo, avvicina. Non è un quadretto da seminario, che non mi riguarda! Questa realtà è la mia, di ogni giorno, è il faticoso lunedì mattina, sono gli orari da rispettare, le incombenze, le scocciature, il collega pesante, le cose da fare, ma anche i momenti belli, le soddisfazioni, i buoni risultati raggiunti. Dio si fa vicino, uno scomodo vicino, ti importuna, ti fa lasciare il divano e la TV e ti mette ai fornelli per preparare qualcosa di decente da mettere sotto i denti, insieme a Lui. Altre volte è Lui che ti invita a cena fuori, ma comunque vada ti sconvolge i piani, o meglio ancora: li porta a compimento. Quel piano in cui hai investito tanto, tutto, e poi sei rimasto a bocca asciutta, amareggiato e solo, è proprio lì che Dio ti aspetta, non per accusarti eh! Ma per riparare le reti e pescare ancora, per essere tuo compagno nella fatica, per condividere con te il tutto e il niente, i successi e i fallimenti, per essere il con-solo, e tu il mai-solo. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Fast & easy. Le risposte di questi quattro uomini sono velocissime: subito, nonostante tutto ciò che volontariamente lasciano (le reti, le barche, il loro papà) corrono veloci, e seguono Gesù, uno sconosciuto, non un amicone, compagno di serate e di avventure: Gesù è uno sconosciuto che chiama, e loro, Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, lo seguono. Questo sconosciuto sarà il Maestro, l'Amico, il commensale, il Compagno di cammino, il Signore che muore e risorge. Tutto nasce da un incontro, e si sviluppa nel corso dei giorni. Più abbiamo il coraggio di investire tempo ed energie, più questo sconosciuto avrà un volto, e come per quei quattro sarà per noi Colui che ci insegna a vivere, a morire, a risorgere, a essere il meglio per noi stessi, per chi ci sta intorno, per Dio stesso. Cambiare, convertirsi, lasciare, seguire. Tutto è pronto, in qualsiasi fase tu ti possa trovare. Tutto è pronto e giungerà a compimento. Dio diventa Colui che realizza i suoi piani, e tu il suo collaboratore di fiducia, una fiducia che sarà compagna e sposa fino all'ultimo giorno. Lui è vicino, aspetta solo il tuo sì. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente ed eterno, guida le nostre azioni secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Dio, che hai fondato la tua Chiesa sulla fede degli apostoli, fa' che le nostre comunità, illuminate dalla tua parola e unite nel vincolo del tuo amore, diventino segno di salvezza e di speranza per coloro che dalle tenebre anelano alla luce. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Is 8,23-9,3 Nella Galilea delle genti, il popolo vide una grande luce In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Mádian. SALMO RESPONSORIALE (Sal 26) Rit. Il Signore è mia luce e mia salvezza Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Rit. Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza del Signore e ammirare il suo santuario. Rit. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. Rit. SECONDA LETTURA - 1Cor 1,10-13.17 Siate tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi Vi esorto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra voi vi sono discordie. Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «Io invece di Cefa», «E io di Cristo». È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. VANGELO - Mt 4,12-23 Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. oppure: VANGELO Forma breve - Mt 4,12-17 Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» |
Dal 18 al 25 Gennaio 2023 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI L'UNITA' E' POSSIBILE SOLO NELLA VERITA' La Chiesa sta vivendo una situazione di crisi che non credo abbia precedenti nella sua bimillenaria storia, perché non stiamo assistendo solo ad eventi riprovevoli, se non scandalosi, frutto della debolezza dell’uomo – che è peccatore, non scordiamocelo – ma addirittura vediamo messi in discussione gli stessi principi fondamentali, e la casa costruita sulla roccia sembra sempre più costruita sulla sabbia. Una pastorale sempre più confusa, un’ansia di “apertura al mondo” portano inevitabilmente anche alla confusione sulle basi dottrinali. Il solo porsi determinate domande (un esempio per tutti: la Comunione ai divorziati risposati) è già un segnale gravissimo, perché non si possono porre domande su ciò che è per sua natura indiscutibile. Sul fronte pro-life non da oggi si scontrano due posizioni: quella della difesa della Vita “senza compromessi” e quella di chi afferma, e si presume e si spera che lo faccia in buona fede, la possibilità di aperture, collaborazione, dialogo con un mondo che ha già dimostrato nei fatti la feroce avversione alla vita. Già mesi fa mi capitava di scrivere un articolo sulla confusione che poteva nascere da certe “classificazioni” dell’abortismo (libertario, umanitario, ecc.), laddove l’abortismo, se anche teorizzasse l’uccisione di un solo innocente, è una dottrina perversa, né è possibile alcun dialogo con chi la professa. Una posizione di difesa della vita “senza compromessi” comporta ovviamente anche una capacità di riconoscimento della realtà, per quanto ciò possa risultare sgradevole. E la realtà ci dice che, purtroppo, non solo da parte di politici (che pur si dichiarano cattolici) ma anche da parte di tanti Pastori non ci si può aspettare un vero aiuto. Anzi, spesso è accaduto di trovare in essi dei veri ostacoli. La Provvidenza però non abbandona mai e giustamente si è da più parti sottolineato che il “Popolo della Vita”, quello che è stato protagonista della grande crescita, anno per anno, di iniziative come la Marcia Nazionale per la Vita, è nato “dal basso”, ossia dal risveglio di quei sani sentimenti popolari che, ringraziando il Signore, non muoiono nemmeno nei tempi più bui della Storia. Molte volte nella Storia il popolo si è mostrato custode fermo e sicuro di ciò che i Pastori stessi sembravano aver dimenticato. In questa situazione di oggettiva difficoltà, di Chiesa allo sbando, di messaggi contradditori, è naturale che sorgano discussioni sulle modalità, sulle strategie, su ciò che insomma sia meglio fare per affermare e difendere i principi non negoziabili. Discussioni sulle modalità, sulle azioni, che divengono molto pericolose se scivolano sul piano inclinato delle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi che si devono affermare e difendere. Per tornare all’esempio di prima, se io metto in discussione il fatto di consentire o meno a un divorziato risposato di ricevere la S. Comunione (e magari lo faccio per un malinteso spirito di “carità), metto in discussione la stessa Dottrina della chiesa sul matrimonio indissolubile. Per tornare al fronte pro-life, è naturale, ma anche doveroso, che io esprima il mio dissenso verso quelle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi fondamentali, ossia la difesa assoluta della Vita, senza alcun compromesso. La più piccola smagliatura nella rete porta prima o poi allo sfascio della rete. Discussione sui metodi, quindi. Doverosa e utile per individuare, con spirito fraterno, le strategie migliori per lottare contro un mondo il cui principe, non scordiamocelo, lavora per la distruzione. Ma se di fatto si mettono in discussione anche i principi, se lo spirito fraterno viene meno, se la discussione scade nello scontro personale, è allora altrettanto inevitabile e doveroso assumere posizioni chiare e nette e, ove necessario, dissociarsi da chi oltretutto fa attacchi personali. Perché, parliamoci chiaro, lo stesso fatto di far cadere la discussione negli attacchi personali dimostra che la difesa dei principi non negoziabili è comunque in secondo piano rispetto alle proprie ambizioni, ai risentimenti, alla vanità. In questa situazione, per tornare al titolo di questo articolo, le esortazioni all’unità, alla concordia, sono tanto belle quanto fuori luogo, perché solo nella Verità, ovvero nel non transigere mai sui principi, si possono esercitare la carità e lo spirito fraterno. Esiste una gerarchia dei valori; se la capovolgiamo ci mettiamo sulla strada rovinosa di un umanitarismo senza basi. Diventiamo come quella tale casa costruita sulla sabbia. Nella gran confusione in cui si vive, una delle parole il cui significato è stato di più stravolto è senza dubbio la parola “ecumenismo”. Il falso spirito ecumenico ci porta alla rovina, perché ci illude. La Verità per sua natura è una sola,e solo aderendo ad essa si può arrivare poi al dialogo, al confronto, alla discussione costruttiva. Per concludere, cerchiamo di essere il più chiari possibile: tra i fedeli deve senza dubbio regnare la concordia; senza dubbio la divisione è opera del demonio. Ma la concordia è possibile solo nella Verità. Altrimenti si usano parole di contrabbando, si predicano atteggiamenti che non sarebbero più di carità, bensì di remissività, di resa al mondo. Ci sono fatti e atteggiamento che è impossibile non vedere. Di fronte ad essi la critica severa non è “divisiva” (parola venuta di gran moda). È semplicemente doverosa. |