III DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - C - RITO ROMANO ============================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO Le letture di oggi ci danno degli insegnamenti molto importanti per la nostra vita cristiana. Fin dalla prima lettura si parla del dovere dell'evangelizzazione. Il popolo di Israele era appena tornato dall'esilio di Babilonia ed era giunto il tempo di restaurare la Nazione dalle fondamenta. Più urgente della restaurazione materiale era quella spirituale. Quindi il sacerdote Esdra portò la Legge davanti all'assemblea e, dallo spuntar della luce fino a mezzogiorno, fu proclamata e spiegata la Parola di Dio. Il brano del Vangelo presenta Gesù che nella sinagoga di Nazareth illustra la sua Missione di salvezza. Egli si alzò a leggere e gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Egli lo aprì e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio» (Lc 4,18). Terminata la lettura del passo, Egli proclamò: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 4,21). Gesù è venuto su questa terra per proclamare a tutti il lieto annunzio della salvezza e questa Missione è continuata dalla Chiesa che deve diffonderlo fino agli estremi confini della terra. Oggi come allora c'è questa necessità dell'evangelizzazione. San Papa Giovanni Paolo II parlava di nuova evangelizzazione, il che vuol dire che siamo tornati indietro, da una società cristiana a un mondo ormai pagano nel cuore e nella mente. Gli stessi cristiani tante volte sono paurosamente ignoranti per quanto riguarda le verità eterne. All'interno della Chiesa vi sono quei cristiani chiamati in un modo particolare a quest'opera evangelizzatrice. San Paolo, nella seconda lettura di oggi, scrivendo ai Corinzi, ci ricorda che tutti noi siamo membra del Corpo Mistico di Cristo, ciascuno secondo la propria missione. Per cui alcuni sono apostoli, altri sono profeti, altri ancora maestri, altri hanno il compito di governare la Chiesa, di assistere i bisognosi, e così via (cf 1Cor 12,27-30). Chi è chiamato all'evangelizzazione deve svolgere questa missione pienamente consapevole che essa è un compito di cui dovrà rendere conto a Dio. Per questo motivo, san Giovanni Maria Vianney si preparava le prediche con notti intere di preghiera e di studio. Il suo intento era quello di essere semplice, così che tutti potessero comprendere. Un giorno una donna chiese al Santo: «Perché quando pregate parlate tanto piano, mentre invece predicate tanto forte?». E il Santo rispose bonariamente: «È perché quando predico, parlo a gente sorda o addormentata, mentre quando prego parlo al Signore, che non è sordo». Uno dei più grandi predicatori che abbia percorso gran parte dell'Italia fu certamente san Bernardino da Siena, il quale dal 1419 portò di paese in paese, come predicatore itinerante, la Parola del Vangelo. L'Italia, a quell'epoca, come pure oggi, offriva un quadro ben poco consolante. La fede del popolo era particolarmente scossa per la presenza di molti nemici della Chiesa. Conseguenze ne furono l'indifferenza religiosa e la depravazione dei costumi. Era l'epoca dell'umanesimo e del rinascimento, durante i quali ci fu un ritorno al paganesimo, a un lusso sfrenato e a una vita gaudente e, se ciò non bastasse, vi erano molte discordie nella società. L'unico rimedio a questi mali san Bernardino lo vide in un ritorno al Vangelo e allora per venticinque anni attraversò l'Italia in tutti i sensi, portando, in una predicazione sostanziosa e ardente, viva di fresca naturalezza e di nobile popolarità, il lieto messaggio di Cristo. Nelle sue prediche flagellava con coraggio i vizi dominanti dell'epoca e alla fine ordinava al popolo di inginocchiarsi e di domandar perdono al Salvatore promettendogli conversione e fedeltà. San Bernardino era e rimarrà il grande Santo missionario popolare che ridiede un volto cristiano all'Italia immersa in un nuovo paganesimo. Altro grande predicatore fu san Giacomo della Marca, il quale percorse l'Europa intera predicando il Vangelo. Egli paragonava la predicazione alla semina di un contadino. I cuori dei fedeli sono il terreno che deve accogliere questa semente. Tante volte purtroppo questo terreno è sassoso e spinoso, per cui non ci sono frutti di conversione. E così diceva: «O preziosa e santissima Parola di Dio! Tu illumini i cuori dei fedeli, tu strappi le anime dalla bocca del diavolo, giustifichi gli empi e da terreni li trasformi in celesti. O santa predicazione, più preziosa di ogni tesoro! Beati coloro che volentieri ti ascoltano, perché tu sei la grande luce che illumina il mondo». Oggi come allora c'è bisogno di questa nuova evangelizzazione e, se da una parte dobbiamo pregare il Padrone della messe perché mandi santi predicatori per ridare un volto cristiano ai nostri paesi, dall'altra parte abbiamo il dovere di istruirci nella fede, meditando assiduamente il Vangelo e studiando seriamente il Catechismo. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente ed eterno, guida le nostre azioni secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Dio, che in questo giorno a te consacrato convochi la Chiesa santa alla tua presenza perché il tuo Figlio annunci ancora il suo Vangelo, fa' che teniamo i nostri occhi fissi su di lui, e oggi si compirà in noi la parola di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA (Ne 8,2-4.5-6.8-10) Leggevano il libro della legge e ne spiegavano il senso. In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». SALMO RESPONSORIALE (Sal 18) Rit: Le tue parole, Signore, sono spirito e vita. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. R. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. R. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. R. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore. R. SECONDA LETTURA (1Cor 12,12-30) Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe parte del corpo. Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l’udito? Se tutto fosse udito, dove sarebbe l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo. Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; oppure la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi proprio le membra del corpo che sembrano più deboli sono le più necessarie; e le parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggiore rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggiore decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che non ne ha, perché nel corpo non vi sia divisione, ma anzi le varie membra abbiano cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri; poi ci sono i miracoli, quindi il dono delle guarigioni, di assistere, di governare, di parlare varie lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? Tutti fanno miracoli? Tutti possiedono il dono delle guarigioni? Tutti parlano lingue? Tutti le interpretano? oppure SECONDA LETTURA Forma breve (1Cor 12, 12-14.27) Voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte. Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. VANGELO (Lc 1,1-4; 4,14-21) Oggi si è compiuta questa Scrittura. Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». |
Oggi si fa memoria dello SPOSALIZIO DELLA B.V. MARIA E SAN GIUSEPPE Celebrando la Messa votiva del matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe, contempliamo nuovamente il grande mistero dell'amore incommensurabile ed incessante di Dio per noi. Nel breve racconto del Vangelo di san Matteo, vediamo come Dio provvede che il suo Figlio unigenito sia incarnato nel seno immacolato della Vergine Maria e, allo stesso tempo, con la sua incarnazione, diventiamo parte della famiglia di Giuseppe e Maria. In altre parole, anche se San Giuseppe e la Vergine Maria si erano sposati prima del concepimento verginale di Dio-Figlio nel grembo di Maria, lo hanno fatto con pieno rispetto per la consacrazione della verginità di Maria a Dio dalla sua giovinezza, l'offerta a Dio della sua verginità consacrata. Ed ancora, San Giuseppe aveva sposato Maria con l'intenzione di onorare, nel corso del loro matrimonio, la verginità consacrata. Dal testo del Vangelo secondo San Matteo, è chiaro che Maria era già sposata con San Giuseppe, al momento della Annunciazione, ma che San Giuseppe ancora non l'aveva portata nella sua casa. Per questo motivo, dopo aver appreso della sua gravidanza, San Giuseppe, per decenza, ha pensato di divorziare da lei nel modo più discreto possibile. Per essere chiari, la parola "Promessi Sposi" non è giustamente intesa come "impegnati", ma piuttosto come "sposati" o "maritati", come chiarisce il resto del linguaggio testuale. Qui, è importante ricordare il Rito ebraico del Matrimonio, che la Vergine Maria e San Giuseppe, come ebrei devoti, hanno osservato fedelmente. Il rito consisteva in due fasi: una prima fase con la quale il contratto di matrimonio è stato sigillato, rendendo le parti veramente marito e moglie, e una seconda fase con il quale il matrimonio è stato consumato dall'atto con cui la moglie è «portata» nella casa di suo marito. Nella sua Esortazione apostolica Redemptoris Custos, Papa San Giovanni Paolo II, ha descritto l'osservanza della pratica del matrimonio ebraico dalla Vergine Maria e San Giuseppe con queste parole: Secondo l'usanza ebraica, il matrimonio si è svolto in due fasi: in primo luogo, il matrimonio legale, o vero è stato celebrato, e poi, solo dopo un certo periodo di tempo, il marito ha portato la moglie in casa sua. Così, prima di vivere insieme con Maria, Giuseppe era già suo marito. Maria è infatti la sposa di San Giuseppe e, di conseguenza, il Divino Bambino concepito nel suo grembo sotto l'ombra dello Spirito Santo è un membro della famiglia di Giuseppe e Maria, e gode della divina maternità della Vergine Maria e della paternità-adottiva o tutela di San Giuseppe. Padre René Laurentin, riferendosi alla decisione di Maria fin dalla sua giovinezza "di non appartenere a nessun uomo, ma solo a Dio", descrive così il suo stato civile al momento dell'Annunciazione: La Bibbia traduce inesattamente "impegnata", mentre Maria è veramente sposata con Giuseppe in linea con le due fasi del matrimonio ebraico: il consenso ( qidushin) prima dell'Annunciazione, e la seconda fase, l'introduzione della moglie nella casa del marito ( nissuin ), in accordo con l'accordo di Giuseppe per un matrimonio verginale (non consumato). - ( Marie, fonte directe de l'Évangile de l'Enfance ). Padre Laurentin continua a spiegare come Maria, in ragione della sua condizione di moglie in un matrimonio verginale, credeva di aver rinunciato alla possibilità della maternità del Messia. Di conseguenza, al momento dell'annunciazione, ha chiesto l'Arcangelo Gabriele: «Come potrà accadere questo, dal momento che non conosco uomo». L'Arcangelo poi chiarisce che è proprio la sua verginità, che l'ha preparata ad essere la Madre di Dio. Padre Laurentin, riferendosi al suo voto di verginità, scrive: Ma questo voto ha portato, al contrario, l'unico mezzo per raggiungere questo privilegio unico. Tali sono i paradossi dell'Altissimo. Ella riceve, poi, la risposta che tutto rende nuovo e chiarisce. (Ibid.) La Chiesa, infatti, ha visto nel testo sulla sapienza eterna di Dio dal Libro dei Proverbi un'immagine della Vergine Maria, che Dio aveva scelto, fin dall'inizio, di essere la Madre del Redentore: "Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, fin d’allora." Il testo ispirato ci introduce in una più profonda riflessione sul matrimonio di Maria con Giuseppe e la sua Divina Maternità nel grande mistero della fede, il mistero della nostra salvezza eterna. Cercando il suo significato più profondo, si comprende la verità dei versi finali: Infatti chi trova me trova la vita e ottiene favore dal Signore; Ma chi pecca contro di me danneggia se stesso; quanti mi odiano amano la morte. Contemplando il matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe, vediamo come, proprio all'inizio dell'opera di salvezza, Dio Padre ha cura che la concezione del suo unigenito Figlio nella nostra carne umana sia verginale, come in effetti deve essere, ma, allo stesso tempo, del tutto legittima, in modo che manifesti pienamente la verità, bellezza e bontà di Dio. Dio-Figlio è verginalmente concepito nel grembo di Maria, moglie di San Giuseppe. Il Vangelo secondo Matteo è segnato, in particolare, dall'attenzione alla natura giuridica della nostra fede e della sua pratica, presentando Cristo come il nuovo Mosè, il nuovo legislatore, più eminentemente nel Discorso della Montagna. È inconcepibile che Dio-Figlio, nella sua Incarnazione, non rispetti pienamente, anzi non abbia portato alla perfezione, sia la verginità della Beata Vergine Maria che la santità del suo matrimonio con San Giuseppe. La comprensione piena dello stato coniugale di San Giuseppe e della Vergine Maria, è importante per la nostra conoscenza più piena e per l'amore del Mistero della fede, ma è anche importante per evitare una confusione e un errore che sono comuni oggi. Alla grave situazione fa riferimento Padre John A. Hardon, SJ nell'edizione riveduta Corso base del Catechismo Cattolico. Sarà utile citare una parte della sua trattazione del tema: Il fatto che Gesù sia stato concepito e nato verginalmente dopo il matrimonio di Maria e Giuseppe significa che Gesù è stato concepito e nato nel matrimonio. Ciò è contrario a quello che tanti, anche i preti, hanno da dire al momento, cioè, che Gesù è nato fuori dal matrimonio, come i bambini di tante donne non sposate di oggi, e dunque questa non è una situazione "anomala". La gravidanza di una ragazza-madre si dice che sia, secondo queste persone, nella stessa condizione di Maria, che essi sostengono fosse anch'essa una ragazza-madre al momento in cui ha concepito Gesù. Questo è falso; è davvero una menzogna molto grave, perché mina la santità del matrimonio e le ragioni di questa santità. I difensori di questa posizione dicono che Gesù è stato concepito dopo che Maria e Giuseppe si sono impegnati, ma non ancora sposati. (Padre John A. Hardon, SJ Corso base di Catechismo Cattolico, Manuale, edizione riveduta, ed. cardinale Raymond Leo Burke ). La posizione erronea sopra descritta viene assunta solo da coloro che consapevolmente dissentono dal costante insegnamento della Chiesa, ma anche da molte persone che semplicemente sono mal catechizzate e quindi cadono preda di tale falso insegnamento. L'importanza della chiarezza per quanto riguarda il matrimonio della Beata Vergine maria con San Giuseppe è anche più significativa per le discussioni sul matrimonio intrapresa nel Sinodo dei Vescovi. Mentre il Sinodo dei Vescovi è chiamato a sostenere la bellezza del matrimonio, come Dio ha stabilito fin dall'inizio, vi è un forte tentativo di introdurre discussioni circa i cosiddetti "elementi positivi" nella convivenza di un uomo e di una donna, come marito e moglie, senza rispetto per il sacramento del santo matrimonio. Vediamo nel matrimonio di Maria e Giuseppe, in un modo più notevole, la bellezza del matrimonio, stabilito da Dio alla creazione e restituito alla sua perfezione originale dal Dio-Figlio incarnato per la Redenzione. Contemplando il matrimonio di Maria e Giuseppe, comprendiamo più pienamente e con più profonda fedeltà le parole di Cristo stesso, quando i farisei lo interrogano sulla verità della indissolubilità del matrimonio: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi» (sul Matteo 19, 4-6) L'insegnamento di Cristo sul santo matrimonio brilla con particolare splendore nel matrimonio di sua madre Maria e del suo padre adottivo Giuseppe. Stiamo per assistere alla grande vittoria della Croce, la grande opera di Dio Figlio che ha preso la nostra natura umana nel grembo immacolato della Vergine Maria. Cristo offre ora sacramentalmente il sacrificio del Calvario. Egli ci dà il frutto impareggiabile del suo sacrificio: il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Egli ci dà la medicina celeste e il Cibo con cui vincere il peccato nella nostra vita e vivere nella vera libertà per amore di Dio e del prossimo. Possa la nostra contemplazione del mistero della fede nel matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe ispirarci ad insegnare, a celebrare e vivere la verità sul santo matrimonio, come Dio lo ha stabilito fin dall'inizio e redento attraverso la sua passione salvifica, morte e risurrezione. Possiamo cercare sempre nel Mistero eucaristico la grazia per così insegnare, celebrare, e vivere. Cardinale Raymond Leo BURKE Messa votiva del matrimonio della Beata Vergine Maria con San Giuseppe LITURGIA DELLA PAROLA - PRIMA LETTURA (Isaia 61,9-11) - SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 112) Rit. Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre. - SECONDA LETTURA (Galati 4,4-7) - VANGELO (Dal vangelo secondo Matteo 1,18-21.24-25) |
Dal 18 al 25 Gennaio SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI L'UNITA' E' POSSIBILE SOLO NELLA VERITA' La Chiesa sta vivendo una situazione di crisi che non credo abbia precedenti nella sua bimillenaria storia, perché non stiamo assistendo solo ad eventi riprovevoli, se non scandalosi, frutto della debolezza dell’uomo – che è peccatore, non scordiamocelo – ma addirittura vediamo messi in discussione gli stessi principi fondamentali, e la casa costruita sulla roccia sembra sempre più costruita sulla sabbia. Una pastorale sempre più confusa, un’ansia di “apertura al mondo” portano inevitabilmente anche alla confusione sulle basi dottrinali. Il solo porsi determinate domande (un esempio per tutti: la Comunione ai divorziati risposati) è già un segnale gravissimo, perché non si possono porre domande su ciò che è per sua natura indiscutibile. Sul fronte pro-life non da oggi si scontrano due posizioni: quella della difesa della Vita “senza compromessi” e quella di chi afferma, e si presume e si spera che lo faccia in buona fede, la possibilità di aperture, collaborazione, dialogo con un mondo che ha già dimostrato nei fatti la feroce avversione alla vita. Già mesi fa mi capitava di scrivere un articolo sulla confusione che poteva nascere da certe “classificazioni” dell’abortismo (libertario, umanitario, ecc.), laddove l’abortismo, se anche teorizzasse l’uccisione di un solo innocente, è una dottrina perversa, né è possibile alcun dialogo con chi la professa. Una posizione di difesa della vita “senza compromessi” comporta ovviamente anche una capacità di riconoscimento della realtà, per quanto ciò possa risultare sgradevole. E la realtà ci dice che, purtroppo, non solo da parte di politici (che pur si dichiarano cattolici) ma anche da parte di tanti Pastori non ci si può aspettare un vero aiuto. Anzi, spesso è accaduto di trovare in essi dei veri ostacoli. La Provvidenza però non abbandona mai e giustamente si è da più parti sottolineato che il “Popolo della Vita”, quello che è stato protagonista della grande crescita, anno per anno, di iniziative come la Marcia Nazionale per la Vita, è nato “dal basso”, ossia dal risveglio di quei sani sentimenti popolari che, ringraziando il Signore, non muoiono nemmeno nei tempi più bui della Storia. Molte volte nella Storia il popolo si è mostrato custode fermo e sicuro di ciò che i Pastori stessi sembravano aver dimenticato. In questa situazione di oggettiva difficoltà, di Chiesa allo sbando, di messaggi contradditori, è naturale che sorgano discussioni sulle modalità, sulle strategie, su ciò che insomma sia meglio fare per affermare e difendere i principi non negoziabili. Discussioni sulle modalità, sulle azioni, che divengono molto pericolose se scivolano sul piano inclinato delle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi che si devono affermare e difendere. Per tornare all’esempio di prima, se io metto in discussione il fatto di consentire o meno a un divorziato risposato di ricevere la S. Comunione (e magari lo faccio per un malinteso spirito di “carità), metto in discussione la stessa Dottrina della chiesa sul matrimonio indissolubile. Per tornare al fronte pro-life, è naturale, ma anche doveroso, che io esprima il mio dissenso verso quelle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi fondamentali, ossia la difesa assoluta della Vita, senza alcun compromesso. La più piccola smagliatura nella rete porta prima o poi allo sfascio della rete. Discussione sui metodi, quindi. Doverosa e utile per individuare, con spirito fraterno, le strategie migliori per lottare contro un mondo il cui principe, non scordiamocelo, lavora per la distruzione. Ma se di fatto si mettono in discussione anche i principi, se lo spirito fraterno viene meno, se la discussione scade nello scontro personale, è allora altrettanto inevitabile e doveroso assumere posizioni chiare e nette e, ove necessario, dissociarsi da chi oltretutto fa attacchi personali. Perché, parliamoci chiaro, lo stesso fatto di far cadere la discussione negli attacchi personali dimostra che la difesa dei principi non negoziabili è comunque in secondo piano rispetto alle proprie ambizioni, ai risentimenti, alla vanità. In questa situazione, per tornare al titolo di questo articolo, le esortazioni all’unità, alla concordia, sono tanto belle quanto fuori luogo, perché solo nella Verità, ovvero nel non transigere mai sui principi, si possono esercitare la carità e lo spirito fraterno. Esiste una gerarchia dei valori; se la capovolgiamo ci mettiamo sulla strada rovinosa di un umanitarismo senza basi. Diventiamo come quella tale casa costruita sulla sabbia. Nella gran confusione in cui si vive, una delle parole il cui significato è stato di più stravolto è senza dubbio la parola “ecumenismo”. Il falso spirito ecumenico ci porta alla rovina, perché ci illude. La Verità per sua natura è una sola,e solo aderendo ad essa si può arrivare poi al dialogo, al confronto, alla discussione costruttiva. Per concludere, cerchiamo di essere il più chiari possibile: tra i fedeli deve senza dubbio regnare la concordia; senza dubbio la divisione è opera del demonio. Ma la concordia è possibile solo nella Verità. Altrimenti si usano parole di contrabbando, si predicano atteggiamenti che non sarebbero più di carità, bensì di remissività, di resa al mondo. Ci sono fatti e atteggiamento che è impossibile non vedere. Di fronte ad essi la critica severa non è “divisiva” (parola venuta di gran moda). È semplicemente doverosa. |