II DOMENICA del TEMPO ORDINARIO - C - RITO ROMANO ============================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO Fatelo Venuto a mancare il vino. Quante volte facciamo questa esperienza, nelle nostre vite. Quanto la stiamo facendo, in questi due anni di pandemia. Lo scoraggiamento ha sostituito la paura, avanziamo per abitudine senza sapere cosa ci riserva il futuro. Ma, ad essere onesti, non è stato il Covid a toglierci le gioie della vita, ma la mancanza di senso, di orizzonte. È normale che sia così, succede a tutti. Partiamo, entusiasti, convinti, determinati poi, cammin facendo, viene a mancare il vino. Una sofferenza, un fallimento, un'esperienza negativa ci fanno rendere conto che manca qualcosa di importante nella nostra vita: il vino, simbolo della gioia, della festa, della gratuità. Ve la immaginate una festa di nozze senza vino? No. Esatto. Manca il vino, manca la voglia di vivere, di andare avanti, di fare festa. Allora tutto diventa grigio, faticoso, rancoroso. E cresce la rabbia, l'aggressività, la depressione, il vittimismo. Esattamente quanto ci sta accadendo. Manca il vino alla nostra vita. Manca il vino alla nostra Chiesa. Manca il vino alla nostra società. Oggi, iniziando l'anno nuovo, il vangelo di Giovanni ci richiama all'essenziale: il miracolo numero uno come scrive l'evangelista, quello che sta alla base di ogni altra esperienza di fede, è trasformare l'acqua insipida nel vino nuovo. Perché senza il vino della gioia, la vita e la fede non hanno senso. Fate È la Madre che si accorge della mancanza. Un matrimonio senza vino è destinato al fallimento, con grave danno agli sposi e alla festa. Nelle nozze fra Dio, lo sposo, e Israele, la sposa, è venuta a mancare la gioia dell'amore. E Maria, figlia di Israele, lo sa e chiede al figlio di agire. No, dice Gesù alla madre, non è ancora il momento e, ammonisce, se inizia il tempo dell'annuncio lei lo perderà, non sarà più suo. In questo strano matrimonio in cui mancano gli sposi e protagonisti sono i camerieri e lo sconosciuto Gesù, Maria si rivolge a noi. A me. Sono le uniche parole rivolte ai discepoli in tutto il Vangelo. Maria ha parlato con gli angeli. E con Elisabetta. E con suo figlio, custode del mistero. Ora parla a me. Qualunque cosa vi dirà, fatela. Maria è la prima ad accorgersi della mancanza di gioia nella nostra vita. E ne informa il Figlio. E a noi intima: fate. Non: aspettate. Non: pregate. Non: pazientate. Non: rassegnatevi. Fate. La gioia di costruisce, mica si attende. Si plasma giorno per giorno. Come? Riempire le giare Dobbiamo riempire le giare fino all'orlo. Con l'acqua, non abbiamo altro. Dal poco al tutto. Dall'insignificante al miracolo. Giare di pietra che certamente non erano presenti in quella festa. Ma all'ingresso del tempio di Gerusalemme, contenenti acqua per la purificazione. In pietra e sei, una in meno del numero della perfezione che è sette. Simbolo di una fede stanca, impietrita, trascinata. Come spesso è la nostra. Una fede tutta imperniata sulla purificazione, sull'essere indegni, sul senso di colpa. Una fede simile a quella che si respira nelle nostre comunità. Eppure proprio questa fede va riempita. Non snobbata. Non abbandonata. Ma vissuta con tutto ciò che siamo. La tentazione di fuggire è tanta. Ma i camerieri, ignari della situazione, stupiti della richiesta assurda, obbediscono. Sono loro, insieme a Maria, il simbolo della fede tenace, che attende lo Sposo. Quante altre cose dovevano fare in quel servizio matrimoniale! Con quanto poco entusiasmo avranno riempito d'acqua gli oltre seicento litri quelle giare (senza rubinetto)! E quanti improperi avranno mandato a quel giovane taciturno e bislacco. Quante volte vorrei mollare, anch'io. Quando nella mia comunità ci troviamo i soliti due gatti. Quando aiuto i fratelli riconoscendo in essi il Cristo e vengo insultato dai nuovi razzisti che si sono fatti forza. Ma tengo duro. E riempio le giare, anche se sono di pietra. Sommelier Quell'acqua attinta e servita al sommelier diventa un vino straordinario. Tale da entusiasmare il maestro di tavola che si complimenta con lo sposo. E da servo divento sommelier. Anch'io faccio i complimenti a Cristo, lo sposo, per tutta l'acqua che ho visto trasformarsi in vino. Litri. Ettolitri. Intere botti di ottimo vino. Perché questo matrimonio, questa festa, questo segno numero uno, è la storia d'amore fra lo sposo, Dio, e la sposa, Israele. E dei servi, noi, che partecipano a questa festa. E della madre del Signore, prima fra i discepoli, prima fra i credenti, che discretamente si accorge dell'assenza della gioia. E provvede, spingendo ad agire il Signore. E noi. Numero due Inizia così il nostro anno civile. Annotando, con amarezza, quanto sia faticosa la nostra vita quando manca il vino della gioia. E guardando avanti. Offrendo un percorso. No, non stiamo precipitando nel caos. E nemmeno nella disperazione più cupa. Alcuni aspettano la fine della festa, incuranti di quanto accade. Altri si lamentano dell'imperizia dello sposo e del pessimo servizio catering. A noi è chiesto di riempire le giare fino all'orlo. Anche se solo di acqua. L'incontro con Dio è una festa di nozze. Una grandiosa festa di nozze. Il segno numero uno, diventa per noi, in questa domenica, il segno numero due. E tre. E quattro... Eccomi, Signore. Pronto a riempire le giare. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Dio, grande nell'amore, che nel sangue di Cristo versato sulla croce hai stipulato con il tuo popolo l'alleanza nuova ed eterna, fa' che la Chiesa sia segno del tuo amore fedele, e tutta l'umanità possa bere il vino nuovo nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA (Is 62,1-5) Gioirà lo sposo per la sposa. Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. SALMO RESPONSORIALE (Sal 95) Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore. Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome. R. Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R. Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome. R. Prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra le genti: «Il Signore regna!». Egli giudica i popoli con rettitudine. R. SECONDA LETTURA (1Cor 12,4-11) L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole. Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. VANGELO (Gv 2,1-11) Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù. In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. |
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