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La Liturgia di Domenica 9 Novembre 2025

9/11/2025

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DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO di padre Paul Devreux
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»
.
In realtà, Gesù non è arrabbiato con i mercanti ma con la religiosità del tempio, perché dava una pessima immagine di Dio. Infatti i fedeli vi andavano per pregare, ringraziare e chiedere, ma praticamente era tutto a pagamento perché dovevano offrire degli animali che venivano sacrificati sull'altare del tempio, e dovevano comperarli nel tempio a prezzi maggiorati. Era un grande business tant'è vero che il tempio era ricchissimo. Gesù punta a distruggere queste usanze perché lui presenta un Dio che è padre e che ama i suoi figli gratuitamente. Un Dio che, come Gesù, viene per dare e non ha bisogno di ricevere nulla, per cui non va pagato e non ha bisogno dei nostri sacrifici.
​
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. 
​Oggi, per fortuna il tempio non c'è più, e noi possiamo pregare Dio ovunque, ma la convinzione che se voglio ottenere qualcosa da Dio devo in qualche modo meritarlo e quindi praticamente pagare con offerte o sacrifici, è dura a morire. Nel nostro mondo la gratuità c'è solo in Dio, e se da una parte lo consideriamo ovvio, perché altrimenti non sarebbe un padre, dall'altra, quando siamo nel bisogno, facciamo fatica a crederci. Solo contemplando la morte e risurrezione di Gesù, a cui accenna parlando di tre giorni, capiamo quanto è grande e veramente gratuito l'amore di Dio.

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che con pietre vive e scelte
prepari una dimora eterna per la tua gloria,
continua a effondere sulla Chiesa
la grazia che le hai donato,
perché il popolo dei credenti
progredisca sempre nell’edificazione
della Gerusalemme del cielo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta 
O Dio, tu hai voluto chiamare tua sposa la Chiesa:
fa’ che il popolo consacrato al servizio del tuo nome
ti adori, ti ami, ti segua
e, sotto la tua guida, giunga ai beni promessi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ez 47,1-2.8-9.12
Vidi l’acqua che usciva dal tempio, e a quanti giungeva quest’acqua portò salvezza

Dal libro del profeta Ezechièle

In quei giorni, [un uomo, il cui aspetto era come di bronzo,] mi condusse all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro.
Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Àraba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 45
Rit. Un fiume rallegra la città di Dio

Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare. Rit. 

Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo a essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba. Rit. 

Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Cor 3,9-11.16-17
Voi siete il tempio di Dio

​Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, voi siete edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo.
Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi.

Parola di Dio

VANGELO - Gv 2,13-22
Parlava del tempio del suo corpo

Dal Vangelo secondo Giovanni

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.

Parola del Signore
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La Liturgia di Domenica 2 Novembre 2025

2/11/2025

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COMMEMORAZIONE DI TUTTI I FEDELI DEFUNTI
RITO ROMANO

Grado della Celebrazione: COMMEMORAZIONE
Colore liturgico: VIOLA o NERO
COMMENTO AL VANGELO
Solo nella luminosa presenza dei santi possiamo riflettere serenamente sul destino dei nostri cari defunti e sul nostro proprio destino di fronte alla morte. Solo grazie alla speranza che ci deriva dal vangelo osiamo credere.

Siamo immortali dal giorno del nostro concepimento. In noi abita la presenza stessa di Dio, brandello della sua essenza, eccedenza che riempie il nostro cuore e che scatena il noi il desiderio di assoluto che così faticosamente riconosciamo e assecondiamo.
Tutta la nostra vita diventa la scoperta del senso della stessa vita, l'accoglienza del vangelo e dello straordinario volto di Dio raccontato da Gesù.
La nostra esistenza è una caccia al tesoro e quando scopriamo lo splendore del Padre scopriamo la nostra anima e ne assecondiamo i sussulti.

​Quando sorella morte bussa alla nostra porta la nostra anima raggiunge Dio per essere accolta, se pronta, o per un periodo di preparazione. Dio accetta anche che rifiutiamo risolutamente la sua salvezza e, nella nostra libertà, dolorosamente accetta anche la nostra scelta distruttrice.

La preghiera di intercessione che facciamo per i nostri defunti fa loro sentire vicino il nostro affetto e li incoraggia sulla via della purificazione.
Alla pienezza dei tempi le nostre anime torneranno a ricongiungersi ai nostri corpi trasfigurati.

​Con questa speranza, oggi, visitiamo i cimiteri (cioè i dormitori) dove i corpi dei defunti attendono la resurrezione finale e preghiamo per le loro anime.

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MESSA I
​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta

Nella tua bontà, o Padre,
ascolta le preghiere che ti rivolgiamo,
perché cresca la nostra fede nel Figlio tuo risorto dai morti
e si rafforzi la speranza che i tuoi fedeli
risorgeranno a vita nuova.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Gb 19,1.23-27
Io lo so che il mio redentore è vivo

Dal libro di Giobbe

Rispondendo Giobbe prese a dire:
«Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s’incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 26
Rit. Sono certo di contemplare la bontà del Sgnore nella terra dei viventi

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura? Rit. 

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario. Rit. 

Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto. Rit. 

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore. Rit. 

SECONDA LETTURA - Rm 5,5-11
Giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di Lui

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.

Parola di Dio

VANGELO - Gv 6,37-40
Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
​
Parola del Signore


MESSA II
​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

​
Colletta
O Dio, gloria dei credenti e vita dei giusti,
che ci hai salvati con la morte
e la risurrezione del tuo Figlio,
sii misericordioso con i tuoi fedeli defunti;
a loro, che hanno creduto nel mistero
della nostra risurrezione,
dona la gioia della beatitudine eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Is 25,6.7-9
Il Signore eliminerà la morte per sempre

Dal libro del profeta Isaìa

In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti
per tutti i popoli, su questo monte,
un banchetto di grasse vivande.
Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre distesa su tutte le nazioni.
Eliminerà la morte per sempre.
Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto,
l’ignominia del suo popolo
farà scomparire da tutta la terra,
poiché il Signore ha parlato.
E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio;
in lui abbiamo sperato perché ci salvasse.
Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;
rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza».
​
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 24
Rit. Chi spera in te,  Signore,  non resta deluso

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
Ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore. Rit. 

Allarga il mio cuore angosciato,
liberami dagli affanni.
Vedi la mia povertà e la mia fatica
e perdona tutti i miei peccati. Rit. 

Proteggimi, portami in salvo;
che io non resti deluso,
perché in te mi sono rifugiato.
Mi proteggano integrità e rettitudine,
perché in te ho sperato. Rit. ​

SECONDA LETTURA - Rm 8,14-23
Aspettiamo la redenzione del nostro corpo

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
​
Parola di Dio

VANGELO - Mt 25,31-46
Venite benedetti del Padre mio

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».
​
Parola del Signore


MESSA III
​LITURGIA DELLA PAROLA
Non si dice il Gloria

Colletta
O Dio, che hai fatto passare alla gloria del cielo
il tuo Figlio unigenito, vincitore della morte,
concedi ai tuoi fedeli defunti che, vinta la condizione mortale,
possano contemplarti in eterno creatore e redentore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Sap 3,1-9
Il Signore li ha graditi come l’offerta di un olocausto

Dal libro della Sapienza

Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
li ha saggiati come oro nel crogiolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
​
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 41
Rit. L'anima mia ha sete del Dio vivente

Come la cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio. Rit. 

L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio? Rit. 

Avanzavo tra la folla,
la precedevo fino alla casa di Dio,
fra canti di gioia e di lode
di una moltitudine in festa. Rit. 

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. Rit. 

Verrò all’altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. Rit. 

Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio. Rit. 

SECONDA LETTURA - Ap 21,1-5.6-7
Non vi sarà più la morte

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c’era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
E Colui che sedeva sul trono disse:
«Ecco, io faccio nuove tutte le cose.
Io sono l’Alfa e l’Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell’acqua della vita.
Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio».
​
Parola di Dio

VANGELO - Mt 5,1-12
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
​
Parola del Signore
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La Liturgia di Sabato 1 Novembre 2025

1/11/2025

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TUTTI I SANTI - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: SOLENNITA'
Colore liturgico: BIANCO
COMMENTO AL VANGELO​
È bello oltre che importante che la festa di "tutti i santi" si stringa stretta stretta, con quella dei morti quasi senza che ci siano confini.
Dovrebbe davvero metterci gioia e speranza nel cuore questo passaggio che ci chiede di guardare, ringraziare e pregare tutte quelle sante persone che abbiamo messo nelle chiese, nelle nicchie, nei dipinti, nei reliquiari, sugli altari.
Ma ancora di più dovrebbe metterci dentro speranza e riconoscenza, il ricordo di tutte quelle sante persone, donne e uomini, che ci hanno regalato vita e bellezza; quelle persone che in questo ci hanno messo dentro Dio, che ce l’hanno donato;
quelle sante persone che hanno fatto miracoli nella nostra vita, nella vita di tanti e noi abbiamo potuto vedere e riconoscere questi grandi miracoli.
Penso a chi è stato capace di sorridere sempre, di una speranza che non muore mai, di quella cura straordinaria con chi sta male, di chi ha fatto crescere generazioni di piccoli tenendoli con se tutti quanti come figli, penso a chi è stato capace di parole buone sempre e a chi ha sempre scelto di stare dalla parte del bene anche dentro ad un male grande.
Penso alle mamme ed ai papà che danno la vita ogni giorno per i loro figli e a tutti quelli che in mille modi sono stati capaci del dono della vita...
Quanti esempi dovremmo fare; ciascuno ne avrebbe davvero tanti; tantissimi santi di una santità anonima, la santità che si mescola ai giorni ed alle stagioni, nei giorni e nelle notti di ciascuno.
Gente comune, gente vestita normalmente, gente in case normali, in lavori comuni, in situazioni a volte belle e a volte complicate, gente del nostro paese o città.
Ecco, oggi è anzitutto festa di riconoscenza;
tanta riconoscenza per tutto quello che da sempre è accadere di Dio nel tempo e nella storia attraverso le persone che sono con noi, che Dio mette sul nostro cammino.

Bisogna riconoscere per essere riconoscenti, per avere una vita piena di gratitudine.
Lo ripeto spesso questo, ma ne sento proprio il bisogno perché mi accorgo che il peccato della lamentazione è sempre li’ pronto a saltar fuori.

Mi accorgo di come siamo bravi a vedere quanto le persone sono brutte, cattive , non ci vanno bene e non riconosciamo più la brava gente che ci passa accanto e fa del bene a noi e agli altri.
Mi accorgo che il male che abbiamo addosso ci porta via tutto il bene che ci passa accanto e quello che potrebbe nascere domani se lo permettiamo.
Ci penso alla santità.
Penso ai grandi santi ed alle loro storie che noi abbiamo reso così esemplari e spirituali da farle essere innocue e irraggiungibili tanto da permetterci di non sentirci coinvolti, invitati.

Provo a mettermi dentro alle loro giornate, alle fatiche ed alle lacrime, ai tentativi falliti e alle grandi conquiste raggiunte mettendo un pezzettino dopo l’altro senza fermarsi mai, con pazienza, un giorno alla volta senza magari vedere bene come sarebbe andata a finire.
Penso a quei santi di tutti i giorni che hanno fatto e stanno facendo la stessa cosa.

Mi accorgo pensando a me che a volte mi perdo alla ricerca dello straordinario.
Ci piace e ci affascina essere straordinari.
Sono convinto che dobbiamo aspirare ad essere straordinari non dimenticano però che la santità non sta nella straordinarietà della vita e forse nemmeno nella straordinarietà dei miracoli.
Mi tornano alla mente le parole del Vangelo Dove alcuni dicono a Gesù : "Non abbiamo forse fatto miracoli nel tuo nome", ed altri che gli diranno di aver predicato nel suo nome, e Lui risponderà: "Via da me voi operatori di iniquità".

La santità non sta nella straordinarietà che celebra me stesso, che
se-duce verso le mie opere i miei desideri.

Abbiamo bisogno di ritornare alle beatitudini per ridirci i confini della santità …
Tutte si portano dentro bellezza e assieme concretezza del vivere, non sono belle paroline o visioni evanescenti.
Le sento come parole e indicazioni di passione per la vita.
Sento che sono per me, che sono per tutti.

Se torno a quello che dicevo poco prima, a volte mi sembra di ascoltare le beatitudini, di vederle dal vivo, dalle immagini che mi rimanda la vita.
Le beatitudini ci parlano di ciò che da cuore e anima sa diventare gesti, modo di stare con gli altri, di incontrarli, di vivere con loro non da padroni.
Gesù chiama beato chi sta in mezzo agli altri desiderando di essere utile a qualcuno, di servire la vita degli altri, diverso da chi invece si serve, sfrutta, si approfitta della vita e degli altri.
Beati sono quelli che piangono ma non disperano e cioè non smettono di essere uomini di speranza e coloro che scelgono di accogliere con il bene invece che ripagare con il male ricevuto.
Coloro che credono che solo amare cambia il cuore delle persone e la storia, coloro che fanno propria la giustizia più grande che non è quella del “chi sbaglia paga”, ma del “ a chi sbaglia dono un'altra possibilità”.
Beati sono coloro che non smettono di credere nella giustizia e nella pace anche quando subiscono ingiustizie e hanno chi gli mette il bastone tra le ruote…
La ricompensa è quella santità di chi sperimenta il cielo dentro di se…
La più grande ricompensa.
Il grande desiderio di tutti, ciò che alimenta il fuoco della vita senza permettergli di spegnersi mai.

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che ci doni la gioia di celebrare in un’unica festa
i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo,
per la comune intercessione di tanti nostri fratelli,
l’abbondanza della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Ap 7,2-4.9-14
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
​
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 23
Rit. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore

Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito. R.

Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli. R.

Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.

SECONDA LETTURA - 1Gv 3,1-3
Vedremo Dio così come egli è

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Parola di Dio

VANGELO - Mt 5,1-12
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli
​
Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
​
Parola del Signore
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La Liturgia di Domenica 26 Ottobre 2025

26/10/2025

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XXX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO di padre Paul Devreux
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 
Penso che il confrontarsi con gli altri è qualcosa di inevitabile. Ho bisogno di sapere chi sono e chi sono gli altri, anche per sapere se ho possibilità di essere accolto o rifiutato. È una questione di sopravvivenza. Lo sbaglio non è nel valutare la differenza tra me e gli altri ma nel giudicare. Ma ancora di più nella presunzione di pensare che se io sto facendo scelte buone, è merito mio. La verità è che se io fossi nato in un contesto diverso e in una famiglia diversa, sarei diverso anche io. Se fossi figlio di un pubblicano è molto probabile che sarei un pubblicano anche io. Io devo solo ringraziare il Signore di tutto quello che ho ricevuto. Mi diceva un questore: "Quando uno prende una brutta strada, il futuro è il carcere o la morte; difficilmente si esce da questo schema!". Io sono molto fortunato. Sarò bravo solo se riesco a trasmettere questa fortuna ad altri. La prima cosa da fare è non giudicare mai. Casomai provare a capire il vissuto dell'altro per provare ad aiutarlo.
​
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. 
I farisei erano perlopiù artigiani, che dedicavano il tempo libero (principalmente la notte) allo studio delle scritture e della legge, e si sforzavano di metterla in pratica. Quindi sostanzialmente brava gente. I pubblicani erano esattori delle tasse, e lo facevano per conto dei romani. Considerati quindi strozzini e collaborazionisti. Erano odiati.

Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".
Anch'io ringrazio il Signore quando riesco a non fare del male e magari riesco anche a fare del bene, ma so che non è merito mio ma suo, e di tutti quelli che mi hanno dato un po' della loro vita. Una grande provvidenza.

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
E questo è l'atteggiamento giusto da avere davanti a Dio, ma devo riconoscere che un mio peccato sta proprio nell'incapacità di sopportare non il delinquente, ma chi fa finta di riconoscersi nel pubblicano per sentirsi ancora più giusto e santo, per poi considerarsi in diritto di giudicare e criticare tutti. Forse perché sono così anche io. Signore pietà.

Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
​Dio ha guardato all'umiltà della sua serva Maria. Grande donna perché ha accettato di essere piccola e bisognosa. Sempre pronta a servire tutti. È bello essere umili e servizievoli. È bello ringraziare il Signore per il dono di una vita bella. Ringraziamo proviamo a diffondere questo benessere.

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa' che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno C) 
O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell'umile,
guarda a noi come al pubblicano pentito,
e fa' che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.​

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La Liturgia di Domenica 19 Ottobre 2025

19/10/2025

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XXIX DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO di padre Paul Devreux
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
Perché è necessario? Che cosa è necessario? Per me è necessario avere una relazione. La preghiera è relazione con Dio Padre, con suo figlio Gesù, con lo Spirito Santo, con Maria, i santi e tutti i nostri cari defunti. Tanta gente. La preghiera mi mette in comunione con un mondo parallelo, ma reale e sempre presente, notte e giorno. Per cui pregare mi fa bene e mi aiuta.
Ma qui Gesù sembra accennare ad un pregare per chiedere giustizia, come fa la vedova della parabola che segue.

«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, 
La vedova rappresenta Israele, la chiesa perseguitata, ma anche ognuno di noi.

...una vedova, che andava da lui e gli diceva: "Fammi giustizia contro il mio avversario". 
Quindi abbiamo un avversario, qualcuno che ha il potere di farmi arrabbiati e sdegnare. Possono essere persone o ingiustizie. Tutte realtà che fanno leva sulle mie paure e sul mio senso di giustizia. Il più delle volte il nemico è proprio dentro di me.
​
Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: "Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi"».
Da qui l'invito a pregare sempre, con insistenza. Ma questa non serve a svegliare un presunto Dio che dorme. Il Dio che sogno perché deve fare quello che dico io, non esiste, è un idolo. Pregare serve a me, per rimanere umani, per sfuggire alla tentazione di rispondere al male col male, per riuscire a guardare a tutte le situazioni con lo sguardo Dio Padre e agire come Gesù ci suggerisce.

E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente.
La mia esperienza è che Dio mi ha sempre fatto giustizia quando non me l'aspettavo e mai come me l'aspettavo. Ma come faccio a dirlo a chi sta subendo gravi ingiustizie? Non lo so. Ma so per certo che Dio è sempre capace di aprire strade e prospettive nuove, nella nostra vita, e quindi pregare chiedendo che lo faccia e credere che lo farà, non è tempo perso. Ci aiuta a rimanere umani e a vivere meglio il presente.
​
Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Cosa intendiamo per fede? Per me è credere che esiste un Dio che ha a cuore la mia vita. Ma è anche credere in quello che Gesù ci ha insegnato, provando a metterlo in pratica, impostando la nostra giornata sul servizio e sull'amore dei fratelli. Pregare mi aiuta a conservare questa fede e a vedere la sua venuta, oggi!
Per ciò diciamo: "O Dio vieni a salvarci,
Signore vieni presto in nostro aiuto".

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
e di servirti con cuore sincero.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno C) 
O Padre, che hai accolto l'intercessione di Mosè,
dona alla Chiesa di perseverare
nella fede e nella preghiera
fino a quando farai giustizia ai tuoi eletti
che a te gridano giorno e notte.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

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La Liturgia di Domenica 12 Ottobre 2025

12/10/2025

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XXVIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - C - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO
La scorsa settimana, attraverso la parabola del granello di senape, Gesù ci ha ricordato che la fede non si misura con i numeri, ma con la profondità del cuore. Non basta accumulare preghiere o assisstere a molte Messe: la fede non è la somma delle nostre azioni, ma la qualità del nostro rapporto con Dio. Il Maestro ci invita a un cammino interiore, continuo e sincero, per riscoprire la verità della nostra relazione con Lui.
Oggi la Parola ci spinge a fare un passo avanti in questa riflessione.

Il Vangelo ci presenta dieci lebbrosi. Luca sottolinea che questi uomini rispettano le prescrizioni della Legge (Levitico 13,46): restano a distanza e gridano per farsi notare da Gesù. Anche il Maestro si mostra fedele alla Legge (Levitico 5,12-14) e li manda dai sacerdoti, a cui spettava verificare l’avvenuta guarigione.

Ma c’è qualcosa di sorprendente in questo episodio: Gesù li invia prima che siano guariti. È un gesto audace. Li mette alla prova, chiede loro fiducia. E mentre camminano, fidandosi della sua parola, la guarigione avviene. È la loro fiducia che diventa salvezza, il loro passo che diventa fede. Fino a qui il racconto segue uno schema noto: l’incontro, la chiamata, la guarigione.

Poi però Luca introduce un imprevisto. Dei dieci guariti, solo uno torna indietro per ringraziare Gesù. L’evangelista ci descrive la scena: l’uomo grida la sua gioia, loda Dio e si getta ai piedi del Maestro. Solo dopo scopriamo chi è: un samaritano, uno straniero.

E proprio lui, l’uomo venuto da una terra considerata impura e lontana da Dio, è l’unico che torna a dire “grazie”. Tutti hanno creduto alla parola di Gesù, tutti hanno sperato, ma solo il samaritano riconosce l’opera di Dio dietro quella guarigione. Tutti sono stati guariti, ma solo lui ha accolto nel cuore la salvezza.

A questo punto possiamo fare due brevi riflessioni.
​
La prima: il samaritano si distingue per la sua gratitudine. E allora chiediamoci: io so ringraziare? Le mie preghiere sono solo richieste, suppliche, invocazioni… o contengono anche parole di gratitudine? Forse potremmo aprire il Salmo 136 e provare a riscriverlo con le nostre esperienze, inserendo nella lode la nostra vita di ogni giorno.
​
La seconda: Gesù non toglie la guarigione agli altri nove. Non ritira il dono fatto. E questo è il cuore del Vangelo: l’amore di Dio non viene meno, non si misura sulla nostra coerenza. Anche quando dimentichiamo, quando non torniamo a ringraziare, la sua misericordia resta. Nulla può spegnere la tenerezza di Dio per l’umanità ferita.
​
E allora, andiamo a cercare anche noi gli “altri nove”. Prendiamoli per mano, con pazienza e dolcezza, e accompagniamoli verso il Signore.
Perché il desiderio di Dio è uno solo: che tutti siano salvati.

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore,
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno C) 
O Dio, che nel tuo Figlio
liberi l'uomo dal male che lo opprime
e gli mostri la via della salvezza,
donaci la salute del corpo e il vigore dello spirito,
affinché, rinnovati dall'incontro con la tua parola,
possiamo renderti gloria con la nostra vita.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

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La Liturgia di Domenica 5 Ottobre 2025

5/10/2025

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XXVII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».

Questa richiesta accomuna ogni essere umano, anche chi si professa ateo, anche chi è arrabbiato e ferito con e a causa della Chiesa. Fede non è credere a dogmi imposti da una religione, ma adesione del cuore, della mente, di tutta la propria esistenza alla presenza di Dio, alla sua provvidenza, al suo amore. Accrescere significa aggiungere, mettere insieme per uno scopo, portare a maturazione. La fede non è un diploma o un attestato da incorniciare e appendere in soggiorno, ma bensì una pianta da seminare, irrigare, curare, potare, curare. La fede cresce con te, la fede sei tu, non una cosa esterna a te.

Come un bimbo desidera crescere e diventare "alto come papà", anche tu porti dentro di te questo desiderio, che non si spegne mai, neanche in tarda età. Diventare grandi è una legge di natura, insita e scritta in ogni fibra che compone l'essere vivente. Desiderio di crescere e fede si incontrano meravigliosamente, e fecondano la vita del credente, non dell'indottrinato, non dell'integralista, ma del credente, che vive e sperimenta in se stesso ciò che crede grazie alla fede., e la sua stessa vita diventa presenza di Dio per gli altri.

Espressioni tipiche: Non ho fede, ho poca fede, non riesco a credere, ho perso la fede, vorrei avere più fede, sarebbe bello credere. Questo frasario finisce nel nulla, sono espressione di un desiderio di crescita (tanta, poca, debole, forte, assente), che però non si incontra con la vita, non diventa carne e sangue, ma rimane idea, e quindi una volta espressa l'idea, svanisce, senza lasciare traccia. Se invece l'idea si incarna, presto o tardi sboccerà qualcosa, la tua vita esprimerà non solo a parole questo desiderio di crescita, saranno atti concreti, fatti tangibili, opere e azioni quotidiane che cambieranno la tua vita, e quindi la vita del mondo intero, L'idea diventerà vita concreta, e la vita porterà frutto.

Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Srà dicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

Ecco la risposta di Dio al tuo desiderio di crescita: ti mette in mano un semino, piccolissimo, come il puntino di una i. E in questa piccolezza sono contenute due possibili letture:

  • La fede, piccola come un granello di senape, eppure sufficiente, anzi sovrabbondante.
  • La fede di un granello di senape: esso, per quanto piccolo, contiene tutte le potenzialità e l'energia per diventare un grande albero e portare frutto.

In entrambi i casi questo seme non deve fare cose strane, non deve neppure compiere prodigi, ma semplicemente essere se stesso, oggi un granello di senape, domani una pianta che porta frutto. Ecco la fede: essere te stesso, senza strane quanto inutili sovrastrutture. Mi viene in mente don Bosco quando diceva: "Se Dio è con noi, siamo la maggioranza!" L'incontro tra il Creatore e la creatura è il segreto del successo, a tutti i livelli.

Il grande albero obbedisce al semino? Certo, perché il seme contiene tutto il necessario per crescere e moltiplicarsi, e senza semino l'albero imponente e maestoso non ci sarebbe. Se io sono me stesso, e con tutto me stesso vivo la relazione con Dio, mi sarà possibile tutto. Non ho detto che mi sarà possibile fare i miracoli o cose strane, ma con Dio potrò vivere anche la notte più buia, il dolore più grande, la malattia e la morte: tutte queste cose non mi sopraffaranno mai, perché io e Dio siamo la maggioranza. Rimarrò in piedi nonostante tutto, perché Dio rimane vicino.

Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Come il grande albero obbedisce al semino, così il servo obbedisce al padrone, fa quello che deve fare e poi si mette tranquillo, senza sbandierare ciò che ha fatto. Fede è essere se stessi, in relazione profonda con Dio, nell'umiltà. Siamo servi che fanno il loro dovere, e non ci spaventi questa inutilità suggerita da Gesù: essa è la custodia migliore del bene che abbiamo fatto. Come a una mamma dopo aver dato alla luce il proprio figlio viene reciso il cordone ombelicale, così anche tu, dopo aver compiuto il bene, recidilo dalle tue mani, lascialo libero, non trattenerlo, non è tuo, non lo è mai stato. Sei stato strumento di bene, ora fai un atto di espropriazione, così da avere cuore sereno e mani libere per fare dell'altro.

Il semino, il grande albero, il servo umile: fede è quel piccolo seme che si affida, è il grande albero che porta frutto, è il servo che obbedisce con gioia alla voce del Signore. Tre atteggiamenti tutti da vivere. La fede sei tu.

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
oltre ogni desiderio e ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno C) 
O Dio, che soccorri prontamente i tuoi figli
e non tolleri l'oppressione e la violenza,
rinvigorisci la nostra fede,
affinché non ci stanchiamo di operare in questo mondo,
nella certezza che la nostra ricompensa
è la gioia di essere tuoi servi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

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La Liturgia di Domenica 28 Settembre 2025

28/9/2025

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XXVI DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin​
Gesù disse ai farisei: C'era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.

Gesù racconta un'altra parabola, e questa volta abbonda con i dettagli. I due protagonisti sono un uomo senza nome, che ostenta la sua ricchezza, (vestiti ricercati e banchetti), e Lazzaro, un povero, mendicante e malato. I due personaggi pur in condizioni diametralmente opposte sono posti in relazione dal narratore: il povero chiede aiuto al ricco, senza ottenerne. Tuttavia il problema non è la grande ricchezza o l'estrema miseria, perché ci sono uomini ricchi che vivono in modo esemplare il loro vantaggio finanziario. Certamente ci schieriamo tutti a favore del povero Lazzaro, così malridotto, ma anche quel tale, pur così ricco, non è forse anche lui povero? Un tale, dice il testo greco, uno qualsiasi, senza volto e senza nome. Ha il portafoglio gonfio e la cassaforte piena, ma non ha occhi, non ha una storia, una famiglia, non ha emozioni. Ha bisogno di vestiti costosissimi e raffinati per farsi notare, ma lui rimane un tale, anonimo. Ogni giorno dava feste e banchetti: era l'unica sua modalità per farsi accogliere, da chi in realtà lo usava. Il ricco non aveva pietà del povero perché era anche lui nella stessa condizione? Potrebbe essere una delle letture possibili. Sicuramente il ricco era povero di sentimenti, incapace di amore.

Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: "Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma".

Il povero Lazzaro muore e "fu portato dagli angeli". Muore il ricco "e fu sepolto". I due indirizzi diversi possono portarci a una veloce conclusione, opponendo il bene al male, ma la parabola prosegue e ci dice che il ricco fa sentire la vuotezza della sua voce anche dalla tomba. Non chiede un aiuto generico, ma che Lazzaro lo aiuti. Se da una parte il ricco continua a ignorare Lazzaro nella sua dignità di essere umano, allo stesso tempo riconosce che ora il povero è vicino a Dio. Chiama Abramo, e invoca l'aiuto di Lazzaro, ma lui, il ricco, rimane senza nome. Come Lazzaro tentava di sfamarsi con le briciole che cadevano dalla tavola del ricco, ora è il ricco che invoca una goccia d'acqua, quella che lui non è mai stato capace di donare.

La parabola continua con il dialogo tra il ricco e Abramo. Il problema di tutto è il cuore del ricco, non le sue ricchezze; esistono santi ricchi e santi poveri, come ci sono persone cattive sia tra i poveri che tra i ricchi.Non fermiamoci alle tasche, ma scaviamo fino al cuore e contempliamo tutto il vuoto che esso contiene, se non è abitato dall'amore e dal dono. Vestiti costosissimi, feste e divertimenti da sballo rendono ancora più vuota l'esistenza, fino al suo annullamento, la tomba. Lazzaro dal canto suo, non è buono in quanto povero: è questo l'errore che spesso commettiamo. La povertà non migliora la vita di nessuno, anzi. Il messaggio di questa parabola è quello di donare il meglio di se stessi agli altri, poveri o ricchi che siano.

Il tale senza nome e Lazzaro ci testimoniano che la vita ha senso solo se viene donata, e non giustifichiamo le nostre chiusure dicendo che non possiamo, perché: "Nessuno è così ricco da poter fare a meno né così povero da non poterlo donare un sorriso" (beato Pierre Favre).

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LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che riveli la tua onnipotenza
soprattutto con la misericordia e il perdono,
continua a effondere su di noi la tua grazia,
perché, affrettandoci verso i beni da te promessi,
diventiamo partecipi della felicità eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno C) 
O Dio, che conosci le necessità del povero
e non abbandoni il debole nella solitudine,
libera dalla schiavitù dell'egoismo
coloro che sono sordi alla voce di chi invoca aiuto,
e dona a tutti noi una fede salda nel Cristo risorto.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Am 6,1.4-7
Ora cesserà l’orgia dei dissoluti

​Dal libro del profeta Amos
​
Guai agli spensierati di Sion
e a quelli che si considerano sicuri
sulla montagna di Samaria!
Distesi su letti d’avorio e sdraiati sui loro divani
mangiano gli agnelli del gregge
e i vitelli cresciuti nella stalla.
Canterellano al suono dell’arpa,
come Davide improvvisano su strumenti musicali;
bevono il vino in larghe coppe
e si ungono con gli unguenti più raffinati,
ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano.
Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati
e cesserà l’orgia dei dissoluti.
​
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 145
Rit. Loda il Signore, anima mia

​Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. Rit. 

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. Rit. 

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit. 

SECONDA LETTURA - 1Tm 6,11-16
Conserva il comandamento fino alla manifestazione del Signore

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni.
Davanti a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo,
che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio,
il beato e unico Sovrano,
il Re dei re e Signore dei signori,
il solo che possiede l’immortalità
e abita una luce inaccessibile:
nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo.
A lui onore e potenza per sempre. Amen.

Parola di Dio

VANGELO - Lc 16,19-31
Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

Parola del Signore
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La Liturgia di Domenica 21 Settembre 2025

21/9/2025

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XXV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: VERDE
COMMENTO AL VANGELO di don Giacomo Ruggeri
La scaltrezza evangelica non è la capacità di raggirare l'altro, ma l'intelligenza di saper condividere e non accumulare per sé. Una lettura un po' superficiale del Vangelo dell'odierna domenica può portare il lettore ad una rapida conclusione sbagliata: conviene essere disonesti fregando il prossimo, per di più quando è lo stesso Vangelo a sottolinearlo! Niente di tutto ciò. La logica del mondo porta all'acquisto sempre più sfrenato, ad un piacere sempre smodato di accumulare ogni tipo di avere e bene. Gesù, nel presentare l'odierna parabola, invita ad acquisire una logica della condivisione e non dell'accumulo, del saper trafficare ciò che si ha, diventando ricchi non perché si tiene per sé, ma perché si spezza e si condivide con chi non ha. È una logica che va contro ma è segnata dalla linfa del Vangelo.

Benedetto XVI nella piana di Montorso, in occasione dell'Agorà dei giovani italiani l'1 e il 2 settembre lo ha ribadito ai tantissimi giovani presenti nell'omelia della celebrazione eucaristica: "Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull'umiltà un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire Cristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite la via dell'orgoglio, bensì quella dell'umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all'arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all'apparire e all'avere, a scapito dell'essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all'onda prodotta da questa potente azione di persuasione".

Senza criticità e vigilanza si diviene amministratori del possesso più che gestori del dono ricevuto. Dalla madre terra che sorregge gli uomini e le cose alle creature animali e umane che vivono in essa ogni cosa è un dono ricevuto che si è tenuti ad amministrare. Sperperare gli averi indica l'andar contro questa mentalità ed essere accusati di distruggere ciò che è dono e disprezzare ciò che viene dalla gratuità. Colui che viene chiamato dall'"uomo ricco" per rendere conto della sua amministrazione intuisce che, se anch'egli cade nella logica dell'accumulo, perda la sua identità. Quando fa suo lo stile del perdono, della misericordia e della gratitudine è allora che assomiglierà sempre più a Dio. Ed è per questo che la lode non viene data per aver agito con frode, ma con amore, lo stesso atteggiamento che ha avuto il padre nei confronti del figlio minore quando è tornato a casa (cfr Lc 15,11-32).

Gli amici con la "disonesta ricchezza" non sono coloro che non viaggiano in Porche o Ferrari da tenerseli buoni e vicini! Sono coloro che, avendo tanto, vengono aiutati a capire che l'avere porta alla solitudine e all'aridità interiore, mentre il donare genera fraternità e pace del cuore. È sempre il Papa che ai giovani radunati a Loreto ha detto: "Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie alternative indicate dall'amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l'interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo". Dinnanzi all'amore di Dio non si può mercanteggiare e contrattare altri amori al pari di esso. Quel "non si può seguire" richiede delle scelte coraggiose e non impossibili perché il Vangelo è a portata d'uomo.

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​​​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Dio, che nell'amore verso di te e verso il prossimo
hai posto il fondamento di tutta la legge,
fa' che osservando i tuoi comandamenti
possiamo giungere alla vita eterna.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

oppure:
Colletta (Anno C) 
O Padre, difensore dei poveri e dei deboli,
che ci chiami ad amarti e servirti con lealtà,
abbi pietà della nostra condizione umana,
salvaci dalla cupidigia delle ricchezze
e aiutaci a ricercare
l'inestimabile tesoro della tua amicizia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Am 8,4-7
Contro coloro che comprano con denaro gli indigenti

Dal libro del profeta Amos

Il Signore mi disse:
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».
​
Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 112
Rit. Benedetto il Signore che rialza il povero

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre. Rit.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?  Rit.

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo. Rit.

SECONDA LETTURA - 1Tm 2,1-8
Si facciano preghiere per tutti gli uomini a Dio il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati

​Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

Parola di Dio

VANGELO - Lc 16,1-13
Non potete servire Dio e la ricchezza

​Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli:
«Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

Parola del Signore
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La Liturgia di Domenica 14 Settembre 2025

14/9/2025

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ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: ROSSO
COMMENTO AL VANGELO di don Roberto Seregni
Ci pensavo stamattina mentre leggevo le letture della domenica: che strano festeggiare l'esaltazione della Croce. È come se celebrassimo la festa dell'esaltazione della sedia elettrica, o mettessimo una piccola ghigliottina come quadretto nelle nostre case. Scusatemi il pensiero irriverente, ma vorrei provare a restituire almeno un briciolo dello scandalo che provarono i discepoli quando, da lontano, videro il loro Maestro incamminato verso il Calvario, caricato della croce.
Loro, che avevano lasciato tutto per seguirlo, si trovano davanti a un uomo straziato e impotente. Lo avevano visto scacciare i demoni, guarire gli ammalati e risuscitare i morti. Erano con lui quando le sue mani hanno ricucito pelle fresca sui corpi dei lebbrosi e da una cesta con cinque pani ha dato da mangiare a cinquemila uomini. Hanno visto, hanno udito, hanno sperimentato la potenza d'amore fremere nella carne di Gesù di Nazareth, ma ora lo vedono appeso a una croce, irriconoscibile e straziato dal dolore.

Cosa ci fanno le tue mani inchiodate a quel legno?
Perché tutti si prendono gioco di te e tu rimani lì senza fare nulla?
Che fine hanno fatto le tue promesse?


La festa di oggi ci mette davanti a uno specchio. Perché dentro di noi c'è sempre la tentazione di costruirci un Dio a nostra misura, un Dio che soddisfi i nostri bisogni, che ci dia ragione, che ci confermi nelle nostre attese. La croce, invece, ci spoglia dall'illusione di un Dio che, con la bacchetta magica, risolve i nostri dubbi o placa le nostre ansietà. Vorremmo un Dio umano, un Dio che sconfigge i nemici a cannonate e punisce le ingiustizie a colpi di machete. Guardando la croce, quest'immagine di Dio si sgretola.
Esaltare la Croce significa contemplare un Dio che svela la potenza disarmante dell'amore fino alla fine. Gesù non grida, non insulta, non minaccia. Il Signore muore pregando e perdonando. Sul trono della Croce svela la regalità raffinata e folle dell'amore.
Esaltare la Croce significa celebrare la vittoria dell'amore, la vittoria di un Dio che sulla Croce raggiunge il luogo più lontano da Dio stesso, perché nessuno, mai più, si senta lontano da Lui.
Esaltare la Croce significa impegnarci a riconoscere il Cristo Crocifisso in tutti i fratelli e le sorelle che portano addosso i segni della passione: nei corpi piagati dei malati, nei volti stanchi dei poveri, nelle lacrime silenziose di chi è solo, nelle mani callose di chi lavora senza tregua, nei piedi feriti dei migranti, negli occhi vuoti di chi ha perso la speranza. Dobbiamo imparare a inchinarci davanti a queste croci di carne e offrire gesti di tenerezza, solidarietà e accoglienza.
La Croce non è un gioiello da portare al collo, ma una via da percorrere. È la via del servizio, della compassione e dell'amore.

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​​​LITURGIA DELLA PAROLA
Colletta
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini
con la croce del tuo Figlio unigenito,
concedi a noi, che abbiamo conosciuto in terra il suo mistero,
di ottenere in cielo i frutti della sua redenzione.
Egli è Dio, e vive e regna con te,
nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.

PRIMA LETTURA - Nm 21,4-9
Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita

​Dal libro dei Numeri

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero».
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì.
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo.
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE - Sal 77
Rit. Non dimenticate le opere del Signore!

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi. Rit.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore. Rit.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza. Rit.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore. Rit.

SECONDA LETTURA - Fil 2,6-11
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Cristo Gesù,
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.
​
Parola di Dio

VANGELO - Gv 3,13-17
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
​
Parola del Signore
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