II DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO di don Lucio D'abbraccio Si concludono oggi le celebrazioni della triplice manifestazione di Gesù: epifania, battesimo, nozze di Cana. La liturgia della Parola odierna ci fa sostare su una pagina del quarto vangelo dove l'evangelista, nel racconto delle nozze di Cana, presenta il primo dei «segni». Giovanni, infatti, ci dice che l'attività pubblica di Gesù inizia con un «segno». A Cana, oscura borgata della Galilea, è in corso una festa di nozze - che secondo l'usanza del tempo durava per più giorni - alla quale è presente la madre di Gesù. Più tardi vi giunge anche Gesù con i suoi discepoli. Nel corso di questo matrimonio viene a mancare il vino, e ciò minaccia gravemente la gioia conviviale. La madre di Gesù si rivolge a lui dicendogli: «Non hanno vino». Notiamo che essa non chiede nulla, non impone al figlio ciò che egli deve fare; gli espone semplicemente la situazione, rispettando pienamente la sua libertà e rimettendosi alla sua iniziativa. Gesù, però, reagisce in modo duro, sembra addirittura non riconoscere il legame di sangue presente tra sé e la madre. La chiama «donna», come se fosse per lui una sconosciuta, e prende da essa le distanze affermando: «che vuoi da me?», letteralmente dal greco sarebbe: «che cosa a te e a me, donna?». Subito dopo l'evangelista annota scrivendo che Gesù dice: «Non è ancora giunta la mia ora», però «Sua madre disse ai servitori: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela"». Maria si mostra totalmente obbediente al Figlio e chiede che la sua parola sia ascoltata. I servitori, infatti, obbediscono al Signore riempendo d'acqua le sei anfore di pietra e subito dopo, quell' acqua mutata in vino viene portata «a colui che dirige il banchetto». L'evangelista conclude il racconto commentando che con quel suo primo segno Gesù «manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». Non è un caso che Gesù inauguri il suo ministero nel corso di un banchetto matrimoniale, lui che paragonerà il regno dei cieli a un re che imbandisce un banchetto per le nozze del suo figlio. Non è a caso che a questo banchetto siano presenti i primi discepoli e Maria, la Madre del Signore, anticipazione e figura del nuovo popolo di Dio, della Chiesa. Le sei anfore di pietra per la purificazione, ricolme d'acqua, non servono più. Non sono i riti di purificazione o la schiavitù della legge i gesti che Dio gradisce. L'ora di cui parla il Signore, è la sua morte e la sua risurrezione che non è ancora giunta, ma è imminente ed egli l'anticipa offrendo il vino. Il vino è segno del vino dell'ultima cena (sangue del Signore sparso per la moltitudine), è segno del sangue che sgorga dal costato trafitto di Gesù sulla croce, è simbolo del dono della salvezza offerta da Dio. Il vino dell'antica alleanza sarà sostituito dal vino della nuova alleanza che giungerà a compimento sul Golgota. Lì, ai piedi della croce, Maria, che sarà nuovamente chiamata «donna», e perciò nuova Eva, madre degli uomini nuovi, riceverà l'ulteriore e definitiva risposta con la missione di diventare madre dei discepoli. Sorge una domanda: quando partecipiamo alla liturgia eucaristica, siamo invitati a nutrirci del corpo del Signore. Siamo consapevoli che in quel piccolo pezzo di pane è presente Gesù in corpo, sangue, anima e divinità? Quante persone, purtroppo, si nutrono del santo Corpo del Signore, senza essere in stato di grazia? Oppure, quante persone si accostano raramente sia al sacramento della confessione che alla santa Comunione? Il Signore conosce le nostre debolezze ed è per questo motivo, come dice il profeta Isaia che «come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te» (I Lettura). Ciò significa che anche quando Dio è tradito, è pronto al perdono, è pronto a riaccogliere la sposa infedele, perché lui è un Padre ricco di misericordia. Per mezzo di Maria, il Signore Gesù ci assicura che mai ci lascerà mancare ciò di cui abbiamo davvero bisogno per raggiungere la gioia nella piena ed eterna comunione con lui. Per tale motivo, anche a noi, la Vergine Maria, Madre di Gesù, come ai servi a Cana, ripete ora l'invito: «Fate quello che egli vi dirà». Con queste parole la Vergine sembra volerci incitare a non aver paura dei limiti e dei fallimenti che talora possono segnare la nostra esperienza di individui, di famiglie, di comunità ecclesiali e civili. Maria ci esorta a non lasciarci abbattere nemmeno dal peccato, che mette in crisi la fiducia in noi stessi e negli altri. Ciò che conta è fare quello che Cristo ci dice, fidandoci di lui: egli non lascerà inascoltata la nostra incessante invocazione. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta (Anno C) O Dio, grande nell'amore, che nel sangue di Cristo versato sulla croce hai stipulato con il tuo popolo l'alleanza nuova ed eterna, fa' che la Chiesa sia segno del tuo amore fedele, e tutta l'umanità possa bere il vino nuovo nel tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Is 62,1-5 Gioirà lo sposo per la sposa Dal libro del profeta Isaìa Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposeranno i tuoi figli; come gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE - Sal 95 Rit. Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome. Rit. Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. Rit. Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza, date al Signore la gloria del suo nome. Rit. Prostratevi al Signore nel suo atrio santo. Tremi davanti a lui tutta la terra. Dite tra le genti: «Il Signore regna!». Egli giudica i popoli con rettitudine. Rit. SECONDA LETTURA - 1Cor 12,4-11 L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole. Parola di Dio VANGELO - Gv 2,1-11 Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù Dal Vangelo secondo Giovanni In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore |
Dal 18 al 25 Gennaio 2025 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI L'UNITA' E' POSSIBILE SOLO NELLA VERITA' La Chiesa sta vivendo una situazione di crisi che non credo abbia precedenti nella sua bimillenaria storia, perché non stiamo assistendo solo ad eventi riprovevoli, se non scandalosi, frutto della debolezza dell’uomo – che è peccatore, non scordiamocelo – ma addirittura vediamo messi in discussione gli stessi principi fondamentali, e la casa costruita sulla roccia sembra sempre più costruita sulla sabbia. Una pastorale sempre più confusa, un’ansia di “apertura al mondo” portano inevitabilmente anche alla confusione sulle basi dottrinali. Il solo porsi determinate domande (un esempio per tutti: la Comunione ai divorziati risposati) è già un segnale gravissimo, perché non si possono porre domande su ciò che è per sua natura indiscutibile. Sul fronte pro-life non da oggi si scontrano due posizioni: quella della difesa della Vita “senza compromessi” e quella di chi afferma, e si presume e si spera che lo faccia in buona fede, la possibilità di aperture, collaborazione, dialogo con un mondo che ha già dimostrato nei fatti la feroce avversione alla vita. Già mesi fa mi capitava di scrivere un articolo sulla confusione che poteva nascere da certe “classificazioni” dell’abortismo (libertario, umanitario, ecc.), laddove l’abortismo, se anche teorizzasse l’uccisione di un solo innocente, è una dottrina perversa, né è possibile alcun dialogo con chi la professa. Una posizione di difesa della vita “senza compromessi” comporta ovviamente anche una capacità di riconoscimento della realtà, per quanto ciò possa risultare sgradevole. E la realtà ci dice che, purtroppo, non solo da parte di politici (che pur si dichiarano cattolici) ma anche da parte di tanti Pastori non ci si può aspettare un vero aiuto. Anzi, spesso è accaduto di trovare in essi dei veri ostacoli. La Provvidenza però non abbandona mai e giustamente si è da più parti sottolineato che il “Popolo della Vita”, quello che è stato protagonista della grande crescita, anno per anno, di iniziative come la Marcia Nazionale per la Vita, è nato “dal basso”, ossia dal risveglio di quei sani sentimenti popolari che, ringraziando il Signore, non muoiono nemmeno nei tempi più bui della Storia. Molte volte nella Storia il popolo si è mostrato custode fermo e sicuro di ciò che i Pastori stessi sembravano aver dimenticato. In questa situazione di oggettiva difficoltà, di Chiesa allo sbando, di messaggi contradditori, è naturale che sorgano discussioni sulle modalità, sulle strategie, su ciò che insomma sia meglio fare per affermare e difendere i principi non negoziabili. Discussioni sulle modalità, sulle azioni, che divengono molto pericolose se scivolano sul piano inclinato delle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi che si devono affermare e difendere. Per tornare all’esempio di prima, se io metto in discussione il fatto di consentire o meno a un divorziato risposato di ricevere la S. Comunione (e magari lo faccio per un malinteso spirito di “carità), metto in discussione la stessa Dottrina della chiesa sul matrimonio indissolubile. Per tornare al fronte pro-life, è naturale, ma anche doveroso, che io esprima il mio dissenso verso quelle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi fondamentali, ossia la difesa assoluta della Vita, senza alcun compromesso. La più piccola smagliatura nella rete porta prima o poi allo sfascio della rete. Discussione sui metodi, quindi. Doverosa e utile per individuare, con spirito fraterno, le strategie migliori per lottare contro un mondo il cui principe, non scordiamocelo, lavora per la distruzione. Ma se di fatto si mettono in discussione anche i principi, se lo spirito fraterno viene meno, se la discussione scade nello scontro personale, è allora altrettanto inevitabile e doveroso assumere posizioni chiare e nette e, ove necessario, dissociarsi da chi oltretutto fa attacchi personali. Perché, parliamoci chiaro, lo stesso fatto di far cadere la discussione negli attacchi personali dimostra che la difesa dei principi non negoziabili è comunque in secondo piano rispetto alle proprie ambizioni, ai risentimenti, alla vanità. In questa situazione, per tornare al titolo di questo articolo, le esortazioni all’unità, alla concordia, sono tanto belle quanto fuori luogo, perché solo nella Verità, ovvero nel non transigere mai sui principi, si possono esercitare la carità e lo spirito fraterno. Esiste una gerarchia dei valori; se la capovolgiamo ci mettiamo sulla strada rovinosa di un umanitarismo senza basi. Diventiamo come quella tale casa costruita sulla sabbia. Nella gran confusione in cui si vive, una delle parole il cui significato è stato di più stravolto è senza dubbio la parola “ecumenismo”. Il falso spirito ecumenico ci porta alla rovina, perché ci illude. La Verità per sua natura è una sola,e solo aderendo ad essa si può arrivare poi al dialogo, al confronto, alla discussione costruttiva. Per concludere, cerchiamo di essere il più chiari possibile: tra i fedeli deve senza dubbio regnare la concordia; senza dubbio la divisione è opera del demonio. Ma la concordia è possibile solo nella Verità. Altrimenti si usano parole di contrabbando, si predicano atteggiamenti che non sarebbero più di carità, bensì di remissività, di resa al mondo. Ci sono fatti e atteggiamento che è impossibile non vedere. Di fronte ad essi la critica severa non è “divisiva” (parola venuta di gran moda). È semplicemente doverosa. |