LUGLIO: MESE DEDICATO AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU' Il mese di Luglio è dedicato alla contemplazione del Preziosissimo Sangue di Cristo, mistero insondabile di Amore e di Misericordia. Il Sangue di Cristo è la prova inconfutabile dell'amore del Padre celeste per ogni uomo, nessuno escluso. PREGHIERA ALL'INIZIO DEL MESE Gesù mio, accetta gli ossequi di questo Mese, in compenso di tante iniquità degli uomini; e mentre il nemico del bene cerca di allontanare il ricordo del tuo amore dalla mente dei tuoi figli, la devozione al Divin Sangue avvicini le anime al tuo Cuore. |
XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO ------------------------------------------------------------------------------------ Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. Potremo definire questa pagina di vangelo come un ritorno alle origini: Gesù, insieme ai discepoli, torna a Nazareth, in visita alla sua mamma e ai suoi parenti. Finché è una semplice visita, niente di strano: è bello rivedere qualcuno del proprio paese dopo un periodo di assenza. I problemi nascono il sabato, quando Gesù insegna, e i paesani iniziano a porsi e a porre una serie di domande, che partono da un livello alto (sapienza, prodigi...) fino ad abbassarsi per raschiare il fondo del giorno più ordinario (lavoro e gradi di parentela), creano una sorta di identikit. Come gli abitanti di Nazareth che non riconoscono più il loro compaesano e hanno bisogno di capire, anche chi legge o ascolta la Parola di Dio talvolta può rimanere spiazzato se non interdetto davanti a ciò che Gesù il nazareno insegna. Da dove gli vengono queste cose? Da dove: ciò che Gesù insegna è totalmente estraneo alla piccola borgata, quindi ha senso che la prima domanda sia un "dove", per localizzare la persona e capire dove si trova. E che sapienza è quella che gli è stata data? Cosa dice: come fa a sapere queste cose? Noi che siamo dello stesso paese non le sappiamo.... Una sapienza che gli abitanti non riconoscono come la loro, e che reputano sia stata data a Gesù da qualcun altro, magari un vecchio maestro della legge, o un sacerdote. A pensarci bene, qualcosa di simile era già successo, quando Gesù a 12 anni rimase nel tempio, all'insaputa di Giuseppe e Maria. Anche quella volta ci fu una reazione molto simile: "Tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte." (Lc 2,47). E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Cosa fa: Il riferimento alle mani è un grande indizio sulla concretezza dell'opera di Gesù, che non si limita al sapere (come i greci), ma compie prodigi, dà vita nuova a chi incontra, guarendo, riconciliando e pacificando. Le mani di Gesù sono mani che sanno lavorare duramente, e quelle stesse mani callose e ruvide compiono meraviglie. Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Uno di noi. Il lavoro identifica la persona, è una categoria che dà uno status sociale. Ancora di più l'appartenenza a una famiglia specifica. Se le domande precedenti possono essere lette in senso positivo, non come illazioni, ma appunto come domande, quest'ultima prende già il sapore acido dell'impossibilità e del "chi si crede di essere". Questa è una di quelle domande che squalifica e annulla la persona. Ed era per loro motivo di scandalo. Lo scandalo è il laccio usato dai cacciatori, è l'inciampo di chi sta camminando. I nazaretani inciampano in un laccio teso da loro stessi, ritenendo impossibile che uno di loro, dalle umili origini, possa insegnare, sapere e fare queste cose. Il profeta Isaia, 700 anni prima, aveva previsto una situazione del genere: "Egli sarà insidia e pietra di ostacolo e scoglio d'inciampo per le due case d'Israele, laccio e trabocchetto per gli abitanti di Gerusalemme". (Is 8,14). Quando inciampiamo, il nostro cammino è destinato a fermarsi, in varia misura possiamo barcollare, cadere, ferirci. Gesù è motivo di scandalo, di inciampo, quando non metto in discussione la mia vita, ma mi ancoro a poche idee ben confuse e sfido l'universo a voler cambiare una virgola delle mie convinzioni. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». Il profeta non è colui che predice il futuro! Le profezie sono parole e azioni comunicate da una persona che in quel momento parla con la voce e con il cuore di Dio. Ti è mai successo che una persona cara ti abbia detto qualcosa e tu l'hai percepita come la cosa migliore da fare, l'atteggiamento migliore da vivere in una data situazione? Il profeta non dice cosa avverrà tra mille anni, ma ti aiuta a vivere l'oggi nel modo migliore possibile. Se questa persona è una vicina di casa, un collega di lavoro, o il proprio parroco, tendiamo a chiudere le orecchie, increduli che questa persona così ordinaria possa aiutarci. La conclusione di Gesù segue lo stesso schema delle domande precedenti: dal generale al particolare: patria, parenti, casa. Questo zoom sempre più dettagliato fa comprendere come il disprezzo in realtà è una non conoscenza: pur essendo uno di loro, non riconoscono Gesù, lo sminuiscono, lo umiliano, ritenendo impossibile ciò che Lui propone. Il disprezzo sarà portato avanti fino alle estreme conseguenze, quando il Figlio di Dio verrà condannato a morte, fuori dalla città, lontano dalle case, perché non riconosciuto. Come una medicina, questa pagina di vangelo ci lascia un po' di amaro in bocca. Incontrare Dio e la sua luce anche nei luoghi più ordinari e talvolta banali, nelle relazioni più bistrattate, può suscitare in noi stupore e sorpresa: questi non siano un inciampo, ma piuttosto uno sprone all'ascolto e all'accoglienza: "A quanti l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio" (Gv 1,12). Un figlio di Nazareth ti rende figlio di Dio. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta O Padre, che nell'umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l'umanità dalla sua caduta, dona ai tuoi fedeli una gioia santa, perché, liberati dalla schiavitù del peccato, godano della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta (Anno B) O Padre, fonte della luce, vinci l'incredulità dei nostri cuori, perché riconosciamo la tua gloria nell'umiliazione del tuo Figlio, e nella nostra debolezza sperimentiamo la potenza della sua risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Ez 2,2-5 Sono una genìa di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro». SALMO RESPONSORIALE - Sal 122 Rit. I nostri occhi sono rivolti al Signore A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli. Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni. Rit. Come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. Rit. Pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo, troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi. Rit. SECONDA LETTURA - 2Cor 12,7-10 Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. VANGELO - Mc 6,1-6 Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. |