MESE DEDICATO AGLI ANGELI
CHI SONO GLI ANGELI
Gli Angeli sono puri spiriti creati da Dio per formare la sua corte celeste ed essere gli esecutori dei suoi ordini. Una parte di essi prevaricò, ribellandosi a Dio e diventarono demoni. Dio affidò agli Angeli buoni la custodia della Chiesa, delle nazioni, della città. Anche ogni anima ha il suo Angelo Custode. Le Milizie celesti ricorrono Cristo come loro Re e Maria Santissima come loro Regina, felici di essere gli esecutori solleciti e fedeli dei loro ordini e di prodigarsi nella difesa e nel soccorso dei loro servi e devoti. Nostri doveri verso di essi.
Dobbiamo venerare tutti gli Angeli come nostri fratelli maggiori e come nostri futuri compagni in Cielo: imitare la loro obbedienza, purezza e amor di Dio. In particolare dobbiamo esser devoti dell'Angelo Custode: di colui alle cui cure la bontà di Dio ci ha affidati. A Lui dobbiamo rispetto per la sua presenza, amore e gratitudine per la sua benevolenza, confidenza, per la cura sapiente, potente, paziente e amorosa che ha di noi.
INVOCAZIONE AGLI ANGELI CUSTODI
Assisteteci, Angeli custodi, soccorso nel bisogno, conforto nella disperazione, luce nelle tenebre, protettori nei pericoli, ispiratori di buoni pensieri, intercessori presso Dio, scudi che respingono il nemico malvagio, compagni fedeli, amici verissimi, prudenti consiglieri, specchi d’umiltà e purezza. Assisteteci, Angeli delle nostre famiglie, Angeli dei nostri figli, Angelo della nostra parrocchia, Angelo della nostra città, Angelo del nostro paese, Angeli della Chiesa, Angeli dell’universo.
Amen.
XXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO =================================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO So di essere in genere un po' intollerante e insofferente verso le cose che non mi garbano, ma se c'è una cosa che faccio veramente fatica a sopportare sono le persone che, invece di parlare, urlano, sia che parlino in privato sia che lo facciano per strada, in piazza, in mezzo a tutti. Certo, ognuno ha il proprio tono di voce; ma pare che qualcuno abbia pure quello degli altri... Si sa, nella maggior parte dei casi, soprattutto se si tratta di persone anziane, è un problema di sordità, e allora non si può che avere tolleranza e comprensione, anche perché prima o dopo, tutti passeremo attraverso quella porta, che ci introduce inesorabilmente nella stanza dell'isolamento e, pian piano, della solitudine e della sofferenza. Ma la sordità ha mille sfaccettature: non c'è solamente la sordità acustica o fisica, di fronte alla quale possiamo fare poco. Esiste anche una sordità potremmo dire “etica”, comportamentale, che è quella per mezzo della quale si evita di ascoltare, di sentire, di entrare in contatto con gli altri, e in molti casi è una scelta volontaria (come diciamo pure nel proverbio: “Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire”). A volte si evita di sentire perché non si sopportano certi tipi di discorsi, per i più svariati motivi: perché rivangano un passato doloroso da superare, perché danno fastidio, perché sono sempre le solite cose, perché vengono pronunciati da persone sgradite, e via discorrendo. A volte, invece, si tralascia di sentire per evitare di reagire e di creare, così, situazioni ancor più conflittuali. Altre volte ancora si evita di sentire per il solo fatto che si è convinti sempre e comunque di avere ragione, di essere certi delle proprie convinzioni, per cui ascoltare un parere differente - oltre che dar fastidio o fare perdere tempo - potrebbe mandare in crisi certi nostri modi di pensare e di comportarci, e allora ci si tappa le orecchie per evitare qualsiasi disturbo. Ci manca poi che il caotico e frenetico ritmo della vita di ogni giorno, il traffico a volte insopportabile, gli schiamazzi fastidiosi spesso frequenti nelle vie e nelle piazze delle nostre città e dei nostri paesi, contribuiscano a quell'inquinamento acustico a cui veramente tutti quanti siamo soggetti. E non finisce lì, perché - come accennavo prima - la diretta conseguenza di questa fatica dell'ascolto è il parlare spropositato, a toni alti e frequenti, indice propriamente di una scarsa predisposizione all'ascolto. Non si vuole ascoltare una persona che ci richiama a determinate cose, e allora alziamo la voce; non si vuole proseguire una discussione ascoltando ragionevolmente l'altro, e allora si alza la voce nella speranza di chiuderla lì; ci si vuol far sentire a distanza per evitare di entrare a diretto contatto con una persona e parlargli a tu per tu, e allora si alza la voce da un capo all'altro della strada; si teme che le nostre così importanti parole possano essere sopraffatte dall'inquinamento acustico che ci circonda, e allora si alza la voce riuscendo a emettere dei decibel superiori anche al suono delle campane; si urla per spararla più grossa degli altri, nella speranza che questo serva a darci il titolo di “re della piazza”...e a volte, si parla e si urla anche per prevalere sul più inquietante dei rumori, quello che tocca il profondo dell'anima, e che spesso ci da fastidio più di qualsiasi chiasso o baccano, ed è il rumore del silenzio...In ogni caso, il parlare in maniera forte e spropositata altro non è che un modo di parlare in maniera scorretta, legata, come dicevo, all'incapacità, all'impossibilità, o alla non volontà di ascoltare, di sentire, di udire. E un'incapacità a parlare correttamente, legata proprio alla sua sordità, era ciò che affliggeva il sordomuto guarito da Gesù nel Vangelo di oggi. Sappiamo bene che se uno è sordo dalla nascita, difficilmente riesce a parlare e a esprimersi in maniera corretta, ed è il caso di questo sordomuto, descritto in realtà dall'evangelista con un termine (“uno che parla con difficoltà” sarebbe la traduzione esatta) che richiama soprattutto la sua incapacità a parlare normalmente, conseguenza ovviamente della sua sordità. Per questo, il soggetto cui Gesù aprirà bocca e orecchi non è uno dei tanti malati guariti miracolosamente da Gesù, ma è simbolo dell'uomo che sbraita, che sbiascica parole, che parla confusamente e senza senso, incapace, insomma, a parlare in maniera normale perché incapace ad ascoltare. E sempre simbolicamente, questo ci porta a riferirci non tanto a quei casi che anche simpaticamente abbiamo descritto all'inizio, ma a ciò di cui essi sono espressione e sintomo: la nostra scarsa - se non addirittura nulla - predisposizione all'ascolto. C'è poco da fare: quell'“Effatà-Apriti” che Gesù pronuncia sul sordomuto, e che la Chiesa pronuncia simbolicamente su ogni cristiano all'inizio della nostra storia di fede nel rito del battesimo, altro non è se non l'invito, l'esortazione, a metterci in ascolto prima ancora di ogni tentativo di parola, perché se non ascoltiamo correttamente non possiamo pretendere di parlare altrettanto correttamente. Se non ascoltiamo gli altri, difficilmente possiamo dire qualcosa di giusto e di buono, a loro e a noi stessi; se ci isoliamo dal resto del mondo convinti di avere ragione, difficilmente le nostre saranno parole vere; se non sappiamo ascoltare la più profonda delle voci, quella del silenzio, è praticamente impossibile che dalla nostra bocca escano parole edificanti. Se un cristiano non è ascolta, innanzitutto, la Parola di Dio, è bene che eviti di proclamarla o di professare pubblicamente la sua fede con sentenze assertive e giudizi taglienti. Pensiamoci, ogni volta che ci viene voglia di alzare la voce o di affermare con forza certe posizioni, convinti di possedere la verità in mano. C'è una sola verità: quella del Dio fatto uomo, l'unico capace di “fare bene ogni cosa”. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta O Padre, che ci hai liberati dal peccato e ci hai donato la dignità di figli adottivi, guarda con benevolenza la tua famiglia, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l'eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, dona coraggio agli smarriti di cuore, perché conoscano il tuo amore e cantino con noi le meraviglie che tu hai compiuto. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA (Is 35,4-7) Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto. Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua. SALMO RESPONSORIALE (Sal 145) Rit: Loda il Signore, anima mia. Il Signore rimane fedele per sempre rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri. Egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. SECONDA LETTURA (Gc 2,1-5) Dio non ha forse scelto i poveri per farli eredi del Regno? Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi? Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? VANGELO (Mc 7,31-37) Fa udire i sordi e fa parlare i muti. In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!» |