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La Liturgia di Venerdi 13 Gennaio 2017

12/1/2017

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Foto
13.1.2017 - Venerdì della I settimana del Tempo Ordinario 
============================================

Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

Ispira nella tua paterna bontà, o Signore,  
i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera,  
perché veda ciò che deve fare  
e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Eb 4,1-5.11)
Affrettiamoci a entrare in quel riposo.

Fratelli, dovremmo avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto:
«Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo!».
Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: «E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere». E ancora in questo passo: «Non entreranno nel mio riposo!». 
Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 77)
Rit: Proclameremo le tue opere, Signore.

Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore.

Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli, 
perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi.

Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.

VANGELO (Mc 2,1-12) 
Il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra. 

Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». 
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua». 
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Commento
Non abbiamo mai visto nulla di simile: un Dio che guarisce nel profondo uno sconosciuto, un maledetto, perché al tempo di Gesù tutti pensavano che la malattia fosse una punizione dei peccati, non abbiamo mai visto un Dio che si occupa con misericordia e tenerezza degli uomini, dei più poveri, degli sconfitti, dei disprezzati. Non abbiamo mai visto nulla di simile: un Dio che perdona i peccati, senza porre condizioni, senza altezzosità ma con tenerezza e rispetto, come fa con il paralitico. Non abbiamo mai visto nulla di simile: un Dio che spinge il paralitico a tirarsi su le maniche e a reagire, a non ripiegarsi, a non essere vittima del suo dolore, un Dio che restituisce dignità, che riporta a vita, che riapre il futuro. E ci meravigliamo dell'amore sereno e discreto di quegli amici che portano il paralitico davanti al Maestro, che si inventano una soluzione per portarlo al cospetto di Dio, che non lo amano a parole ma con i muscoli e il sudore. Anche noi oggi, Maestro, portiamo ai tuoi piedi nella preghiera tutti i fratelli che sappiamo paralizzati dal peccato o dal dolore, tutti coloro che non hanno più speranza, né la cercano, rassegnati a loro stessi e alle loro fragili speranze. E sconvolgi le nostre certezze, Rabbì, se pensiamo che sei esagerato, che perdoni con troppa facilità, che sei un Dio di manica larga. Scardina la nostra presunta sete di giustizia quando il nostro cuore non si intenerisce di fronte al dolore del peccato.
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