====================== 11.04.2016 - Santo Stanislao ====================== Grado della Celebrazione: Memoria Colore liturgico: Rosso Stanislao (Szczepanoswski, Polonia, c. 1030 – Cracovia 11 aprile 1079), vescovo di Cracovia, fu pastore sapiente e sollecito. Succedette al vescovo Lamberto nel 1072. Intrepido sostenitore della libertà della Chiesa e della dignità dell’uomo, difensore dei piccoli e dei poveri, subì il martirio sotto il re Boleslao II. Canonizzato da Innocenzo IV ad Assisi nel 1253, è patrono della Polonia. Le sue spoglie, custodite nella cattedrale di Cracovia, sono mèta di pellegrinaggio attraverso i secoli. Colletta O Dio, che al santo vescovo Stanislao hai dato la grazia di concludere con il martirio il suo servizio pastorale, concedi anche a noi, che lo veneriamo come intercessore, di perseverare, forti nella fede, per tutti i giorni della nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo ... PRIMA LETTURA (At 6,8-15) Non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui Stefano parlava. In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenèi, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio. Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato». E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo. SALMO RESPONSORIALE (Sal 118) Rit: Beato chi cammina nella legge del Signore. Anche se i potenti siedono e mi calunniano, il tuo servo medita i tuoi decreti. I tuoi insegnamenti sono la mia delizia: sono essi i miei consiglieri. Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto; insegnami i tuoi decreti. Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò le tue meraviglie. Tieni lontana da me la via della menzogna, donami la grazia della tua legge. Ho scelto la via della fedeltà, mi sono proposto i tuoi giudizi. VANGELO (Gv 6,22-29) Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna. Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Commento Cercare Gesù per quello che fa. Ecco quello che la gente chiede a Gesù. Cercare Gesù per quello che è. Ecco quello che Gesù chiede alla gente. Anche per noi è spesso prevalente l'incontro con Gesù come colui che fa', e anche noi stessi ci rapportiamo agli altri con questo stile: come coloro che fanno: opere di carità, azioni di bene, preghiere,... Il richiamo di Gesù a recuperare quello che Lui è: segno del Padre, vale anche per noi, per recuperare quella dimensione importante del credere che non si fonda sull'azione nostra per Dio, ma sull'azione di Dio per noi. Altrimenti c'è un rischio: quello di fermarsi a un Dio "che perisce" nelle cose che periscono: in tante cose anche belle e buone, ma che, proprio perché fatte da noi, sono passeggere e non eterne, e comportano la presentazione e l'accompagnamento di una esperienza passeggera e terrena di Dio, proprio a nostra immagine. Invece, il credere è fatto di "segni" che siamo chiamati ad accogliere come tali, e che danno alla vita il rimando all'eternità, alle realtà che "durano per la vita eterna". Inoltre, recuperiamo il primato di Dio che esprime la fede nel dono. CERCARE IN DIO L'ESPERIENZA CHE NON PERISCE, E CHE DURA. |
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