========================================== 24.03.2016 - GIOVEDI SANTO (MESSA DEL CRISMA) ========================================== Grado della Celebrazione: Colore liturgico: Bianco Si dice il Gloria. Colletta O Padre, che hai consacrato il tuo unico Figlio con l’unzione dello Spirito Santo e lo hai costituito Messia e Signore, concedi a noi, partecipi della sua consacrazione, di essere testimoni nel mondo della sua opera di salvezza, Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA (Is 61,1-3.6.8-9) Il Signore mi ha consacrato con l’unzione. Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio, per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti. Io darò loro fedelmente il salario, concluderò con loro un’alleanza eterna. Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, la loro discendenza in mezzo ai popoli. Coloro che li vedranno riconosceranno che essi sono la stirpe benedetta dal Signore. SALMO RESPONSORIALE (Sal 88) Rit: Canterò per sempre l’amore del Signore. Ho trovato Davide, mio servo, con il mio santo olio l’ho consacrato; la mia mano è il suo sostegno, il mio braccio è la sua forza. La mia fedeltà e il mio amore saranno con lui e nel mio nome s’innalzerà la sua fronte. Egli mi invocherà: «Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza». SECONDA LETTURA (Ap 1,5-8) Cristo ha fatto di noi un regno Grazia a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra. A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen. Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen! Dice il Signore Dio: io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! VANGELO (Lc 4,16-21) Lo Spirito del Signore è sopra di me. In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Rinnovazione delle promesse sacerdotali Dopo l’omelia, il vescovo si rivolge ai presbiteri con queste parole: Carissimi presbiteri, la santa Chiesa celebra la memoria annuale del giorno in cui Cristo Signore comunicò agli apostoli e a noi il suo sacerdozio. Volete rinnovare le promesse, che al momento dell’ordinazione avete fatto davanti al vostro vescovo e al popolo santo di Dio? Presbiteri: Sì, lo voglio. Volete unirvi intimamente al Signore Gesù, modello del nostro sacerdozio, rinunziando a voi stessi e confermando i sacri impegni che, spinti dall’amore di Cristo, avete assunto liberamente verso la sua Chiesa? Presbiteri: Sì, lo voglio. Volete essere fedeli dispensatori dei misteri di Dio per mezzo della santa Eucaristia e delle altre azioni liturgiche, e adempiere il ministero della parola di salvezza sull’esempio del Cristo, capo e pastore, lasciandovi guidare non da interessi umani, ma dall’amore per i vostri fratelli? Presbiteri: Sì, lo voglio. Quindi, rivolgendosi al popolo, il vescovo continua: E ora, figli carissimi, pregate per i vostri sacerdoti: che il Signore effonda su di loro l’abbondanza dei suoi doni, perché siano fedeli ministri di Cristo, sommo sacerdote, e vi conducano a lui, unica fonte di salvezza. Diacono: Per tutti i nostri sacerdoti, preghiamo. Ascoltaci, Signore. Vescovo: E pregate anche per me, perché sia fedele al servizio apostolico, affidato alla mia umile persona, e tra voi diventi ogni giorno di più immagine viva e autentica del Cristo sacerdote, buon pastore, maestro e servo di tutti. Diacono: Per il nostro vescovo N., preghiamo. Ascoltaci, Signore. Vescovo: Il Signore ci custodisca nel suo amore e conduca tutti noi, pastori e gregge, alla vita eterna. Amen. Commento In questa messa che si svolge nella cattedrale, si manifesta il mistero del sacerdozio di Cristo, partecipato dai ministri costituiti nelle singole Chiese locali, che rinnovano oggi il loro impegno al servizio del popolo di Dio. Il Vescovo, circondato dagli altri sacerdoti, benedice gli oli che verranno adoperati nei diversi sacramenti: il crisma (olio mescolato con profumi), per significare il dono dello Spirito Santo nel Battesimo, nella Cresima, nell’Ordine; l’olio per i catecumeni e quello per i malati, segno della forza che libera dal male e sostiene nella prova della malattia. Attraverso una realtà terrena, già trasformata dal lavoro dell’uomo (l’olio) e un gesto semplice e familiare (l’unzione), si esprime la ricchezza della nostra esistenza in Cristo, che lo Spirito continua a trasmettere alla Chiesa sino alla fine dei tempi. Nella nuova ed eterna alleanza tutto ha valore perchè tutto procede dall'Unto per eccellenza, da Gesù Cristo. In lui, come egli stesso dichiara, si realizza in pieno il testo di Is 61,1-2. Gesù dimostra attraverso le opere la sua missione (Atti 10,38). |
INIZIO TRIDUO PASQUALE 2016 LI AMO' FINO ALLA FINE Con la Messa del Giovedì Santo inizia il Triduo pasquale, e si ricorda in modo particolare l'Istituzione dell'Eucaristia e del Sacerdozio. La prima lettura ci presenta il racconto della Pasqua ebraica. Per celebrare la Pasqua, gli ebrei dovevano procurarsi un agnello «senza difetto» (Es 12,5). Quell'agnello che veniva sacrificato simboleggia Gesù, immolato sull'altare della Croce. Dal suo Sangue tutti noi siamo redenti e, se corrisponderemo alla grazia di Dio, non andremo perduti in eterno. La seconda lettura di oggi, tratta dalla prima lettera di san Paolo ai Corinzi, ci riporta il racconto dell'Istituzione dell'Eucaristia. L'Eucaristia è l'Agnello immolato che si fa nostro nutrimento. La Santa Messa è lo stesso Sacrifico del Calvario. Non sono due avvenimenti diversi, ma è l'unico Sacrifico di Gesù. È come se anche noi fossimo sotto la Croce, ai piedi del Crocifisso. Si capisce allora come dovrebbe essere la nostra partecipazione durante la Messa: dovremmo avere le stesse disposizioni che la Madonna ebbe quando assisteva con dolore alla morte del Figlio e si univa alla sua sofferenza. Durante l'Ultima Cena, Gesù ha istituito anche il Sacerdozio. Quando il sacerdote celebra la Messa è Gesù che è presente sull'altare. È sempre Lui che, nella persona del suo Ministro, compie il gesto consacratorio. Il sacerdote non dice «questo è il corpo di Gesù, questo è il suo sangue», ma dice «questo è il mio corpo, questo è il calice del mio sangue». In quel momento è Gesù che agisce, servendosi delle mani e delle labbra del suo Ministro. Il sacerdote è l'uomo dell'Eucaristia e non c'è azione, per quanto nobile possa essere, che eguagli il valore di una celebrazione della Messa. L'Eucaristia l'abbiamo grazie al sacerdote. Se non ci fosse lui, noi rimarremo privi di un bene così grande. Nel sacerdote dobbiamo vedere Gesù. Quando il sacerdote celebra la Messa, è Gesù che si immola per noi sull'altare; quando il sacerdote ci assolve dai nostri peccati, è Gesù che ci perdona di tutte le nostre colpe; quando il sacerdote amministra il Battesimo, è Gesù che purifica una creatura dal peccato originale e la rende figlia di Dio. E così per tutti i Sacramenti: è Gesù che agisce per mezzo dei suoi sacerdoti. Un giorno, una figlia spirituale di San Pio da Pietrelcina si accusò in Confessione di aver criticato alcuni sacerdoti per certi loro comportamenti non buoni, e sentì rispondersi da Padre Pio con voce forte e decisa: «Invece di criticarli, pensa a pregare per loro!». Con le critiche si ottiene poco o niente; con la preghiera si riceve tutto. Santa Teresina pregava perché i sacerdoti all'altare celebrassero la Messa con la stessa purezza e delicatezza della Vergine Santissima. Dobbiamo pregare per i sacerdoti, non solo per la loro santificazione, affinché siano sempre all'altezza della missione loro affidata da Gesù, ma anche perché ve ne siano tanti. La mancanza di sacerdoti, e di santi sacerdoti, è la sciagura più grande che possa capitare ad un paese. Diceva san Giovanni Maria Vianney: «Lasciate un paese senza sacerdote per vent'anni e alla fine la gente finirà con l'adorare le bestie». Preghiamo dunque per le vocazioni sacerdotali, affinché vi siano sempre numerosi e santi sacerdoti nella Chiesa di Cristo. Quasi all'inizio del brano del Vangelo di oggi c'è una frase che colpisce in un modo particolare: «Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Con l'Eucaristia, Gesù ci ha amati «fino alla fine». Con l'Eucaristia, Gesù ci ha dato il dono supremo, ci ha donato tutto se stesso nelle umili sembianze di un po' di pane e un po' di vino. LETTURE DELLA CELEBRAZIONE Si dice il Gloria. Durante il canto dell’inno, si suonano le campane. Terminato il canto, non si suoneranno più fino alla Veglia pasquale. Colletta O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte, affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero attingiamo pienezza di carità e di vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA (Es 12,1-8.11-14) Prescrizioni per la cena pasquale. In quei giorni, il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con àzzimi e con erbe amare. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore! In quella notte io passerò per la terra d’Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d’Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell’Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d’Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne”». SALMO RESPONSORIALE (Sal 115) Rit: Il tuo calice, Signore, è dono di salvezza. Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore. Agli occhi del Signore è preziosa la morte dei suoi fedeli. Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: tu hai spezzato le mie catene. A te offrirò un sacrificio di ringraziamento e invocherò il nome del Signore. Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo. SECONDA LETTURA (1Cor 11,23-26) Ogni volta che mangiate questo pane, annunciate la morte del Signore. Fratelli, io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga. VANGELO (Gv 13,1-15) Li amò sino alla fine. Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». Lavanda dei piedi Dove motivi pastorali lo consigliano, dopo l’omelia ha luogo la lavanda dei piedi. I prescelti per il rito - uomini o ragazzi - vengono accompagnati dai ministri agli scanni preparati per loro in un luogo adatto. Il sacerdote (deposta, se è necessario, la casula) si porta davanti a ciascuno di essi e, con l’aiuto dei ministri, versa dell’acqua sui piedi e li asciuga. Durante il rito, si cantano alcune antifone, scelte tra quelle proposte, o altri canti adatti alla circostanza. … Reposizione del SS. Sacramento Dopo l'orazione, il sacerdote, in piedi, dinanzi all'altare, pone l'incenso nel turibolo, si inginocchia e incensa per tre volte il Santissimo Sacramento; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo. Si forma la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione, preparato in una cappella convenientemente ornata. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l'incenso. Intanto si canta l'inno Pange lingua (eccetto le due ultime strofe) o un altro canto eucaristico. Giunta la processione al luogo della reposizione, il sacerdote depone la pisside; quindi pone l'incenso nel turibolo e, in ginocchio, incensa il Santissimo Sacramento, mentre si canta il Tantum ergo sacramentum ; chiude poi il tabernacolo o la custodia della reposizione. Dopo alcuni istanti di adorazione in silenzio, il sacerdote e i ministri si alzano, genuflettono e ritornano in sacrestia. Segue la spogliazione dell'altare; se è possibile, si rimuovono le croci dalla chiesa; quelle che rimangono in chiesa, è bene velarle. Si esortino i fedeli, tenute presenti le circostanze e le diverse situazioni locali, a dedicare un po' di tempo nella notte all'adorazione davanti al Santissimo Sacramento nel tabernacolo. Se l'adorazione si protrae oltre la mezzanotte, si faccia senza alcuna solennità. Commento Gesù trascorre le ultime ore della sua vita terrena in compagnia dei suoi discepoli. Il Maestro manifesta un amore straordinario per gli apostoli, impartendo loro insegnamenti e raccomandazioni. Durante l’ultima Cena, Gesù ha mostrato - con le sue parole - l’amore infinito che aveva per i suoi discepoli e gli ha dato validità eterna istituendo l’Eucaristia, facendo dono di sé: egli ha offerto il suo Corpo e il suo Sangue sotto forma di pane e di vino perché diventassero cibo spirituale per noi e santificassero il nostro corpo e la nostra anima. Egli ha espresso il suo amore nel dolore che provava quando ha annunciato a Giuda Iscariota il suo tradimento ormai prossimo e agli apostoli la loro debolezza. Egli ha fatto percepire il suo amore lavando i piedi agli apostoli e permettendo al suo discepolo prediletto, Giovanni, di appoggiarsi al suo petto. Nella sua vita pubblica, Gesù ha raccomandato più di una volta ai suoi discepoli di non cercare di occupare il primo posto, ma di aspirare piuttosto all’umiltà del cuore. Ha detto e ripetuto che il suo regno, cioè la Chiesa, non deve essere ad immagine dei regni terreni o delle comunità umane in cui ci sono dei primi e degli ultimi, dei governanti e dei governati, dei potenti e degli oppressi. Al contrario, nella sua Chiesa, quelli che sono chiamati a reggere dovranno in realtà essere al servizio degli altri; perché il dovere di ogni credente è di non cercare l’apparenza, ma i valori interiori, di non preoccuparsi del giudizio degli uomini, ma di quello di Dio. Nonostante l’insegnamento così chiaro di Gesù, gli apostoli continuarono a disputarsi i primi posti nel Regno del Messia. Durante l’ultima Cena, Gesù non si è accontentato di parole, ma ha dato l’esempio mettendosi a lavare loro i piedi. E, dopo aver finito, ha detto: “Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,13-14). La Cena si ripete nei secoli. Infatti Gesù ha investito gli apostoli e i loro successori del potere e del dovere di ripetere la Cena eucaristica nella santa Messa. Cristo si sacrifica durante la Messa. Ma, per riprendere le parole di san Paolo, egli resta lo stesso “ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8). I credenti che partecipano al Sacrificio eucaristico cambiano, ma il loro comportamento nei confronti di Cristo è più o meno lo stesso di quello degli apostoli nel momento della Cena. Ci sono stati e ci sono tuttora dei santi e dei peccatori, dei fedeli e dei traditori, dei martiri e dei rinnegatori. Volgiamo lo sguardo a noi stessi. Chi siamo? Qual è il nostro comportamento nei confronti di Cristo? Dio ci scampi dall’avere qualcosa in comune con Giuda, il traditore. Che Dio ci permetta di seguire san Pietro sulla via del pentimento. Il nostro desiderio più profondo deve però essere quello di avere la sorte di san Giovanni, di poter amare Gesù in modo tale che egli ci permetta di appoggiarci al suo petto e di sentire i battiti del suo cuore pieno d’amore; di giungere al punto che il nostro amore si unisca al suo in modo che possiamo dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). |