22.11.2018 - Santa Cecilia ==================== Grado della Celebrazione: Memoria Colore liturgico: Rosso Cecilia è una delle sette donna martiri di cui si fa menzione nel Canone Romano. Ad essa è dedicata una basilica in Trastevere a Roma (sec. IV). Il suo culto si diffuse dovunque prendendo l’avvio da una «Passione» nella quale viene esaltata come modello di vergine cristiana. Più tardiva è l’interpretazione del suo ruolo di ispiratrice e patrona della musica e del canto sacro. La sua memoria il 22 novembre è già celebrata nell’anno 546, come attesta il «Liber pontificalis» (sec. VI). Colletta Ascolta, Signore, la nostra preghiera e per intercessione di santa Cecilia, vergine e martire, rendici degni di cantare le tue lodi. Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA (Ap 5,1-10) L’Agnello è stato immolato e ci ha riscattato con il suo sangue, noi uomini di ogni nazione. Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo Io, Giovanni, vidi nella mano destra di Colui che sedeva sul trono, un libro scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: «Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?». Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra, era in grado di aprire il libro e di guardarlo. Io piangevo molto, perché non fu trovato nessuno degno di aprire il libro e di guardarlo. Uno degli anziani mi disse: «Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli». Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra. Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e cantavano un canto nuovo: «Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra». Parola di Dio SALMO RESPONSORIALE (Sal 149) Rit: Hai fatto di noi, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti. Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. Gioisca Israele nel suo creatore, esultino nel loro re i figli di Sion. Lodino il suo nome con danze, con tamburelli e cetre gli cantino inni. Il Signore ama il suo popolo, incorona i poveri di vittoria. Esultino i fedeli nella gloria, facciano festa sui loro giacigli. Le lodi di Dio sulla loro bocca: questo è un onore per tutti i suoi fedeli. VANGELO (Lc 19,41-44) Se avessi compreso quello che porta alla pace! + Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata». Parola del Signore Commento Piange il Signore. Piange. Piange di compassione, di stanchezza, di tristezza. La sua missione sta fallendo, sta naufragando. No, l'uomo non ha capito, non ha accolto, non ha voluto gioire del volto straordinario del Dio che egli ha raccontato. Stanco, Gesù siede e guarda lo splendore del tempio, le bianche pietre, lo splendore dell'oro che sormonta il Santo dei santi, le case che si abbarbicano sulla collina, guarda al brulichio di persone il cui vociare giunge fino alla collina degli ulivi. Piange perché vede la conseguenza di questo rifiuto, vede già gli eserciti assediare la Santa e distruggerla, raderla al suolo, ancora una volta. Così è l'uomo: soddisfatto delle proprie cose, indaffarato nel credersi eccezionale, convinto di sapere in cosa consista la propria felicità. Come facciamo noi, travolti dalla quotidianità, assuefatti allo stupore della fede. Piange, Dio, che non è quel mostro indifferente e tronfio della sua perfezione che a volte immaginiamo. Piange come un'amante non ricambiata, come una madre non capita, come un padre offeso. Ma il suo pianto lo porta lontano, lo spinge ancora oltre. C'è ancora qualcosa che può fare, un gesto che non potrà non stupire. All'orizzonte, la croce. |
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