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La Liturgia di Giovedi 14 Settembre 2017

13/9/2017

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14.9.2017 - ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
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Grado della Celebrazione: FESTA
Colore liturgico: Rosso

L’esaltazione della santa Croce ci fa conoscere un aspetto del suo cuore che solo Dio stesso poteva rivelarci: la ferita provocata dal peccato e dall’ingratitudine dell’uomo diventa fonte, non solo di una sovrabbondanza d’amore, ma anche di una nuova creazione nella gloria. Attraverso la follia della Croce, lo scandalo della sofferenza può diventare sapienza, e la gloria promessa a Gesù può essere condivisa da tutti coloro che desideravano seguirlo. La morte, la malattia, le molteplici ferite che l’uomo riceve nella carne e nel cuore, tutto questo diventa, per la piccola creatura, un’occasione per lasciarsi prendere più intensamente dalla vita stessa di Dio.  
Con questa festa la Chiesa ci invita a ricevere questa sapienza divina, che Maria ha vissuto pienamente presso la Croce: la sofferenza del mondo, follia e scandalo, diventa, nel sangue di Cristo, grido d’amore e seme di gloria per ciascuno di noi.


Colletta
O Padre, che hai voluto salvare gli uomini  
con la Croce del Cristo tuo Figlio,  
concedi a noi che abbiamo conosciuto in terra  
il suo mistero di amore,  
di godere in cielo i frutti della sua redenzione.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Nm 21,4-9)
Chiunque sarà stato morso e guarderà il serpente, resterà in vita.

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: «Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c’è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero». 
Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti brucianti i quali mordevano la gente, e un gran numero d’Israeliti morì. 
Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; supplica il Signore che allontani da noi questi serpenti». Mosè pregò per il popolo. 
Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà stato morso e lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di bronzo e lo mise sopra l’asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di bronzo, restava in vita.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 77)
Rit: Non dimenticate le opere del Signore!

Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.

Quando li uccideva, lo cercavano
e tornavano a rivolgersi a lui,
ricordavano che Dio è la loro roccia
e Dio, l’Altissimo, il loro redentore.

Lo lusingavano con la loro bocca,
ma gli mentivano con la lingua:
il loro cuore non era costante verso di lui
e non erano fedeli alla sua alleanza.

Ma lui, misericordioso, perdonava la colpa,
invece di distruggere.
Molte volte trattenne la sua ira
e non scatenò il suo furore.

SECONDA LETTURA (Fil 2,6-11) 
Cristo umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò. 

Cristo Gesù, 
pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio 
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

VANGELO (Gv 3,13-17) 
Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo. 

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: 
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Commento
Quella di oggi è una festa nata da un fatto storico: il ritrovamento della regina Elena, madre dell'imperatore Costantino, del luogo della crocifissione a Gerusalemme. Quel luogo fu conservato con devozione dai discepoli durante tre secoli e ora vi sorge la Basilica del Santo Sepolcro. 

La croce non è da esaltare, la sofferenza non è mai gradita a Dio, toglietevi dalla testa, subito, la tragica inclinazione all'autolesionismo tipica del cattolicesimo, inclinazione che crogiuola il cristiano nel proprio dolore pensando che questo lo avvicini a Dio. La nostra è una Religione che rischia di fermarsi al venerdì santo, perché tutti abbiamo una sofferenza da condividere e ci piace l'idea che anche Dio la pensi come noi. No, lo ripeto alla nausea: la felicità cristiana è una tristezza superata, una croce abbandonata perché ormai inutile e questa croce vuota - oggi - viene esaltata. La croce non è il segno della sofferenza di Dio, ma del suo amore. La croce è epifania della serietà del suo bene per ciascuno di noi. Fino a questo punto ha voluto amarci, perché altro è usare dolci e consolanti parole, altro appenderle a tre chiodi, sospese fra il cielo e la terra. La croce è il paradosso finale di Dio, la sua ammissione di sconfitta, la sua ammissione di arrendevolezza: poiché ci ama lo possiamo crocifiggere.
Esaltare la croce significa esaltare l'amore, esaltare la croce significa spalancare il cuore all'adorazione e allo stupore. Innalzato sulla croce (Giovanni non usa mai la parola "crocifisso" ma "osteso" cioè mostrato) Gesù attira tutti a sé. Davanti a Dio nudo, sfigurato, così irriconoscibile da necessitare di una didascalia sopra la sua testa, possiamo scegliere: cadere nella disperazione o ai piedi della croce.
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