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La Liturgia di Domenica 7 Maggio 2017

5/5/2017

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IV DOMENICA DI PASQUA - ANNO A - RITO ROMANO
Grado della Celebrazione: Domenica
Colore liturgico: Bianco
COMMENTO AL VANGELO
PASTORI E GUARDIANI
​

È risorto, il Signore.
Inutile cercarlo fra i morti, inutile imbalsamarlo, inutile seppellire Dio.
È una lunga festa di pietre rotolate, la Pasqua, un evento di massi ribaltati, di definitività rimesse in discussione, di canti funebri interrotti.
Ma, lo viviamo sulla nostra pelle, ci vuole del tempo per convertirsi alla gioia.
E percorsi interiori, strade dell'anime tracciate dallo Spirito per potersi finalmente arrendere all'evidenza.
È qui, il risorto. Raggiunge Tommaso. E i discepoli di Emmaus. E noi.
Egli vuole che nessuno vada perduto. Cerca ad una ad una le pecore smarrite.
Smarrite per il troppo soffrire. Per gli scandali suscitati da uomini di Chiesa. Per la nostra stupida inclinazione all'autocommiserazione.
Viene, conosce per nome ciascuno di noi.
E non è come il pastore compassionevole di Luca, che si sfinisce finché non ha ritrovato la pecora perduta. È muscoloso e determinato, il pastore di Giovanni. Pronto a fare a pugni pur di difendere le sue pecore.

Entra dalla porta
Entra dalla porta della nostra anima il pastore. Sa come entrare, abita la nostra interiorità, la sua forza è nell'amore verso Dio e gli uomini e la conoscenza che ha delle cose di Dio.
Altri si mascherano, ingannano, sono dei mercenari. Ma solo a lui, al pastore, stiamo a cuore.
Quanto è vero!
Ancora oggi molti si occupano di noi solo per interesse. Per vendere soluzioni al nostro disagio, per proporci soluzioni improbabili, per manipolarci e ottenere consenso.
A chi sto davvero a cuore? A chi sta a cuore la mia felicità, sul serio, in maniera disinteressata, solo per amore? I mercenari fingono di occuparsi di noi ma, in realtà, si occupano solo del loro interesse.
Intendiamoci: nessuno può agire al posto nostro, nessuno può occuparsi di noi meglio di noi stessi. Ma altro è farlo seguendo un Maestro, il Signore, altro improvvisandosi per ciò che non si è.
Gesù Risorto che proclamiamo Figlio di Dio, rivelatore del Padre, è l'unico che sa dove condurci, l'unico che ci conosce più di quanto noi stessi ci conosciamo.

Ci spinge fuori
È la voce che ci permette di riconoscere il pastore.
È la Parola che vibra possente e vera in noi che ci permette di distinguere il vero pastore dai mercenari. Quella Parola che ci scuote, ci scruta, ci incendia, ci scompone, ci innalza, ci rianima, ci svela, ci riempie. Quella Parola che meditiamo, amiamo, celebriamo.
Se la frequentiamo, se la amiamo, non possiamo sbagliare: è quella la Parola, l'unica, che ci aiuta a riconoscere il vero Pastore.
Ci chiama per nome, per rassicurarci.
Poi ci caccia, ci spinge fuori.
Fuori dall'ovile, fuori dalle certezze, fuori dalle piccole isole in cui ci siamo nascosti.
Fuori dalle sacrestie, fuori dalla curia, fuori dal nostro piccolo mondo auto-referenziale.
Ma anche fuori dalle nostre certezze incrollabili, dai nostri cammini spirituali definiti e statici, inossidabili e puri. Fuori dalle visioni piccine. Fuori.
Come ci ricorda Papa Francesco. Dio abita le periferie.

La porta delle pecore
Al tempo di Gesù le pecore venivano radunate durante la notte e chiuse in un basso recinto fatto di pietre accatastate. A volte, ad aumentare un po' la sicurezza, di aggiungeva una fila di rovi spinosi, in modo da impedire ai ladri e ai lupi di accedere e di fare scempio del gregge.
Il recinto, normalmente, sorgeva nei pressi del villaggio e radunava le pietre di numerosi proprietari. A turno, poi, questi si alternavano per la veglia della notte: si ponevano nell'unica apertura del recinto di pietre e, seduti, si appoggiavano con la schiena ad uno stupite e con le gambe rannicchiate chiudevano il passaggio: diventavano loro stessi la "porta" del recinto.
Impedivano così ai malintenzionati di avvicinarsi.
Sul fare del mattino, quando arrivavano i singoli proprietari, bastava una voce per svegliare le proprie pecore che, a questo punto, venivano lasciate passare per andare a pascolare.

Gesù è quel pastore che passa la notte a vegliare, accovacciato all'apertura del recinto di pietre, diventando egli stesso la porta che lascia passare solo chi ha a che fare con le pecore e tiene lontano i nemici, i briganti, i ladri.
Fino a quando è lui a vegliare, fino a quando è lui il custode della porta del nostro cuore no, non abbiamo nulla da temere.

Pastori e guardiani
È lui il Pastore. L'unico buono, l'unico bello, come abbiamo cantato nel Salmo.
E cerca guardiani e cani. Anime innamorate che lo aiutino a condurre, lasciandosi condurre.
Così siate, fratelli preti, così diventate, fratelli vescovi.
Guardiani e cani che saltano festanti intorno all'unico Pastore.
Che poi siate fragili, incoerenti, a volte burberi, poco importa.
Siate, però, innamorati.
Per farci innamorare.
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LETTURE DELLA DOMENICA
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,  
guidaci al possesso della gioia eterna,  
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli  
giunga con sicurezza accanto a te,  
dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore.  
Egli è Dio, e vive e regna con te...  

oppure:
Colletta  
O Dio, nostro Padre,  
che nel tuo Figlio ci hai riaperto  
la porta della salvezza,  
infondi in noi la sapienza dello Spirito,  
perché fra le insidie del mondo  
sappiamo riconoscere la voce di Cristo,  
buon pastore,  
che ci dona l’abbondanza della vita.  
Egli è Dio, e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (At 2,14.36-41)
Dio lo ha costituito Signore e Cristo.

[Nel giorno di Pentecoste,] Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò così: «Sappia con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». 
E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». 
Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!». Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 22)
Rit: Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

SECONDA LETTURA (1Pt 2,20-25) 
Siete tornati al pastore delle vostre anime. 

Carissimi, se, facendo il bene, sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, perché 
anche Cristo patì per voi, 
lasciandovi un esempio, 
perché ne seguiate le orme: 
egli non commise peccato 
e non si trovò inganno sulla sua bocca; 
insultato, non rispondeva con insulti, 
maltrattato, non minacciava vendetta, 
ma si affidava a colui che giudica con giustizia.
Egli portò i nostri peccati nel suo corpo 
sul legno della croce, perché, 
non vivendo più per il peccato, 
vivessimo per la giustizia; 
dalle sue piaghe siete stati guariti.
Eravate erranti come pecore, 
ma ora siete stati ricondotti al pastore 
e custode delle vostre anime.

VANGELO (Gv 10,1-10) 
Io sono la porta delle pecore. 

In quel tempo, Gesù disse: 
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
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