XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO ======================================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO Gli si avvicinarono alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione. Il pensiero di chi non ha prospettive non può essere che cupo e negativo, e a questa categoria appartiene il caso da loro sottoposto a Gesù. Persone allo sbando, guidate dal vuoto, dal non senso, dalla disperazione di una vita fisica che finisce, e non possono neppure gloriarsi di una discendenza. Gli posero una domanda. Se muore; senza figli; prenda la moglie; morì senza figli.; la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna alla risurrezione, di chi sarà moglie? Quante esperienze negative contiene questa domanda! Tuttavia, il vero problema non è una questione di matrimoni (Beautiful sarebbe in grado di rispondere meglio); il grande problema di questi sadducei è la negazione dell’ aldilà. Questa negazione inquina e deturpa anche l’ aldiquà: perché vivere un momento bello, perché gioire se poi tutto finisce? E ancora di più, davanti a un lutto di una persona cara, o una malattia, una situazione spiacevole, il cielo ti è precluso, non hai scampo, e il tuo unico orizzonte è quello della disperazione. Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Gesù sa bene chi siano coloro che lo interrogano, e senza paura giunge al nocciolo del discorso: voi mi chiedete questo perché avete terribilmente fame e sete di eternità, di vita che continua, ebbene, io sono qui per aprirvi questa possibilità. Nel testo greco originale ci sono due modi per dire figlio: τέκνον (termine usato dai sadducei in questo brano) e υές, termine utilizzato da Gesù. Mentre il primo si riferisce a bambini piccoli, quindi minori, e a un piano prettamente fisico, (anche le parole dicono quale sia il problema dei sadducei), il secondo si riferisce a figli grandi, e più in generale a una relazione affettiva con essi. Mentre chi pone la domanda ha in mente morte, Gesù fin da subito, con la sua risposta, trasmette vita, a 360 gradi. Spesso viene citata questa pagina di vangelo per fare riferimento alla vita di coppia, ma in realtà la parola chiave è FIGLIO: i figli di questo mondo i figli della risurrezione, i figli di Dio. Figli di questo mondo: siamo tutti noi, tutti gli esseri umani, nessuno escluso, cristiani o atei, tutti viviamo in questa buffa sfera terracquea. Per essere figli di questo mondo è sufficiente essere concepiti e generati (a volte purtroppo non desiderati, non accolti). E sì, la maggior parte di questi si sposano… Figli della risurrezione: essere figli della resurrezione non è dato dall’ adesione a una religione, o da una pratica più o meno spirituale. È concepito e generato dalla resurrezione (quindi voluto), chi trova in Dio il senso del suo esistere, e trova in questa strana relazione tutta la forza e l’ energia per vivere saldamente ancorato sulla terra, ma il suo cuore, i suoi occhi e la sua anima si disseta di tutto l’ amore di Dio, un amore che non ha sufficiente spazio quaggiù, e invade tutto il cielo, tutto l’ universo, tutto il paradiso. Questi figli non possono più morire, perché Lui, il Risorto, ha donato loro il trionfo sul male e sulla morte. Figli di Dio: potrebbe sembrare un sinonimo del precedente. In questo caso tutto si gioca nel campo della relazione padre-figlio, ed è proprio per questa paternità che tali figli possono vivere la vita che non ha fine, già qui e ora, nelle scelte di ogni giorno, nelle situazioni ordinarie e straordinarie, belle o brutte che siano. Ci sarà sempre uno spiraglio di luce, piccolo magari, ma c’è, e quel filo di infinito traccia i passi di oggi. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui. La conclusione di Gesù in realtà non conclude, ma anzi, spalanca un varco di luce su quella domanda di morte e disperazione. La resurrezione che ci genera non è affare di Dio, ma esige da ciascuno il proprio contributo. Il sepolcro vuoto non è il lieto fine che aggiusta tutto, ma testimonianza che il dolore e la morte, vissuti in un’ ottica di eternità, sono superabili, risolvibili. Il mattino di Pasqua ci troverà sfiniti ed esausti, dopo tutte le lotte e le sofferenze vissute; ora possiamo guardare la morte in faccia, e insieme al Signore risorto sussurrargli: non hai vinto tu. La prima chiave di questa pagina è FIGLIO, in una relazione profonda e intima con Dio Padre. La seconda chiave è RESURREZIONE, vita che ritorna, che non finisce. I sadducei si preoccupano di morti e di figli non avuti. Figlio della resurrezione è la risposta di Gesù a te oggi, che ti arrabatti tra mille difficoltà. Sii figlio della resurrezione e l’ alleluia della Pasqua sarà il canto anche nelle ore più buie. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente e misericordioso, allontana ogni ostacolo nel nostro cammino verso di te, perché, nella serenità del corpo e dello spirito, possiamo dedicarci liberamente al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Dio dei viventi, che fai risorgere coloro che si addormentano in te, concedi che la parola della nuova alleanza, seminata nei nostri cuori, germogli e porti frutti di opere buone per la vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - 2Mac 7,1-2.9-14 Il re dell’universo ci risusciterà a vita nuova ed eterna In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri». [E il secondo,] giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna». Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani, dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo». Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture. Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti. Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita». SALMO RESPONSORIALE - Sal 16 Rit. Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido. Porgi l’orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c’è inganno. R. Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno. Io t’invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l’orecchio, ascolta le mie parole. R. Custodiscimi come pupilla degli occhi, all’ombra delle tue ali nascondimi, io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. R. SECONDA LETTURA - 2Ts 2,16-3,5 Il Signore vi confermi in ogni opera e parola di bene Fratelli, lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene. Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno. Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo. VANGELO - Lc 20,27-38 Dio non è dei morti, ma dei viventi In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». oppure: VANGELO Forma breve - Lc 20, 27.34-38 Dio non è dei morti, ma dei viventi In quel tempo, disse Gesù ad alcuni sadducèi, i quali dicono che non c’è risurrezione: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». |
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