LUGLIO: MESE DEDICATO AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU' Il mese di Luglio è dedicato alla contemplazione del Preziosissimo Sangue di Cristo, mistero insondabile di Amore e di Misericordia. Il Sangue di Cristo è la prova inconfutabile dell'amore del Padre celeste per ogni uomo, nessuno escluso. PREGHIERA ALL'INIZIO DEL MESE Gesù mio, accetta gli ossequi di questo Mese, in compenso di tante iniquità degli uomini; e mentre il nemico del bene cerca di allontanare il ricordo del tuo amore dalla mente dei tuoi figli, la devozione al Divin Sangue avvicini le anime al tuo Cuore. |
XIV DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO ================================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO "Chi? Quello lì? Sì, hai preso quello giusto... Non fidarti... Basta vedere da che famiglia viene...". Che poi, dette in dialetto - almeno, nel nostro bergamasco - suonano ancora più sferzanti, taglienti, offensive. Ditemi voi come farà una persona che ha anche solo un minimo desiderio di fare qualcosa di bene per gli altri, oppure che ha del tempo da mettere a disposizione per un servizio di volontariato all'interno di un gruppo, di un'associazione, a sentirsi "invogliata" a fare qualcosa, se ancora prima di iniziare viene "etichettata", "bollata" da affermazioni come quelle che ho citato (e sono stato ancora contenuto...vi posso assicurare che si sente di peggio). Maldicenze e calunnie fanno di un gruppo, di una comunità, di un paese, di una parrocchia (fosse anche la realtà più bella e più vivace di questo mondo) un luogo invivibile, una casta di persone ("una genia di ribelli", direbbe il profeta Ezechiele) che pur di non mollare il potere che hanno tra le mani o di condividerlo con chi ha voglia di fare qualcosa e magari si dimostra più capace, più intelligente, più disponibile di altri, getta discredito sui medesimi, infangandoli a volte in modo così intenso che "ripulire" la propria immagine diventa poi impresa ardua. Ancor più oggi, che oltre alle malelingue fisiche esistono le malelingue virtuali, quelle piattaforme social che sono la nuova "agorà", la nuova piazza dove sbattere alla mercé di tutti, vizi e difetti degli altri. Ho voluto iniziare in maniera provocatoria, questa domenica, non per accusare alcuno (anche perché in genere l'omelia la pronuncio un bel po' di volte alla mia coscienza, prima di proclamarla agli altri): la mia intenzione era quella di cercare di ricreare l'ambiente in cui si è svolta la scena che abbiamo ascoltato nel brano di Vangelo, il brano in cui è contenuto quel "Nemo propheta in patria" divenuto ormai proverbiale nel nostro lessico quotidiano. Gesù (stando alla narrazione di Marco) torna per la seconda volta nella sua Galilea, e la prima volta era stato un successone: a Cafarnao, sempre di sabato e sempre nella sinagoga, il suo insegnamento era piaciuto, perché pieno di autorità (nel senso dell'autorevolezza), al punto da culminare nella guarigione di un indemoniato, cosa che ai capi della sinagoga (scribi e dottori della Legge) non era mai riuscita. Il contesto per il suo ritorno in patria non poteva che essere a lui favorevole. E invece... Che cosa sarà mai successo di così grave da trovare un'opposizione di quel tipo (Gesù stesso si meraviglia del loro atteggiamento), se poco tempo prima tutta la folla era rimasta positivamente meravigliata dal suo insegnamento? A qualcuno, evidentemente, la popolarità e la bravura di Gesù, deve aver dato fastidio; a qualcuno, il Maestro autorevole quella volta deve aver calpestato i piedi... per cui, la vendetta gli viene servita su un piatto freddo. Lo si lascia tornare dopo un po' di tempo a casa sua, e in quel frangente di tempo si ha tutta la possibilità di gettare discredito sulla sua persona: si comincia a insinuare che la sua formazione culturale non è accreditata, che non è altro che un povero falegname, che non appartiene a una famiglia altolocata, e - come se non bastasse - si ironizza e si malefica anche sulla sua presunta "nascita miracolosa"...al punto che non c'è di meglio che definirlo "figlio di Maria" (e non citare il padre, a quel tempo, equivaleva a dire "figlio di"). Del resto, quando non si hanno motivi, quando non si hanno argomenti per definire "cattiva" una persona e il suo operato, si passa alle malignità, alle cattiverie, alle calunnie, spesso associate a una buona dose di menzogna. E in questo sono esperte in modo particolare quelle persone che non hanno niente da fare, perché - altrimenti - non perderebbero il loro tempo dietro a queste "novelle paesane". Ma quello che fa più male a Gesù (e a noi) credo che sia il fatto che certe maldicenze vengono pronunciate "di sabato nella sinagoga", sarebbe come a dire, la domenica a messa... Che onore ci fanno, queste cose! Che belle cose, dette e fatte da noi cristiani, uomini e donne della "sinagoga del sabato", della messa della domenica, sempre in chiesa tutti i giorni, magari anche più volte al giorno! Che bello, quando ci sentiamo dire da tanta gente: "Non vado più in chiesa, non metto più piede in oratorio perché c'è un ambientino...". D'accordo, molte volte sarà anche una posizione di comodo. Ma oggi il vangelo non parla di gente che ci rimane male e se ne va dalla chiesa-sinagoga perché gli fa comodo andarsene dopo che ha sentito una parola poco gradevole: parla di Gesù in persona, che se ne va dalla chiesa-sinagoga per la maldicente incredulità della gente. A lui, queste cattiverie e maldicenze non cambiano più di tanto la vita: in questa sua debolezza si manifesterà comunque la grazia di Dio (come dice Paolo nella seconda lettura). È a noi, a noi gente della Galilea, a noi amici, parenti, familiari di Gesù, a noi uomini e donne del "sabato della sinagoga", che viene rivolto questo appello a smetterla con questi atteggiamenti. Un antidoto alla maldicenza c'è, e lo dico spesso: tirarsi indietro le maniche e trovare qualcosa da fare. Come Gesù, per non farsi travolgere dalle cattiverie, ha continuato a evangelizzare nei villaggi vicini, così anche noi non dobbiamo perdere tempo dietro a tante cose dette, a tante mezze frasi, a tante insinuazioni: riprendiamo il nostro cammino dietro a lui, e tiriamo avanti. Qualcuno di interessato al Regno di Dio e alla sua giustizia, alla fine, ci dovrà pur essere; chi invece vuole continuare a parlare male e a scandalizzarsi di tutto e di tutti, sappia che la Parola di Dio è molto più efficace delle calunnie. E soprattutto, Dio non ha tempo da perdere: deve salvare il mondo. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, donaci una rinnovata gioia pasquale, perché, liberi dall’oppressione della colpa, partecipiamo alla felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Padre, fonte della luce, vinci l'incredulità dei nostri cuori, perché riconosciamo la tua gloria nell'umiliazione del tuo Figlio, e nella nostra debolezza sperimentiamo la potenza della sua risurrezione. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA (Ez 2,2-5) Sono una genìa di ribelli, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro. In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino –dal momento che sono una genìa di ribelli–, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro». SALMO RESPONSORIALE (Sal 122) Rit: I nostri occhi sono rivolti al Signore. A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli. Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni. Come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona, così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi. Pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo, troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi. SECONDA LETTURA (2Cor 12,7-10) Mi vanterò delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte. VANGELO (Mc 6,1-6) Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria. In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. |