SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE Grado della Celebrazione: Solennità Colore liturgico: Bianco COMMENTO AL VANGELO FAMIGLIARI DI DIO Natale ha messo in luce le nostre emozioni e le nostre gioie più profonde, ma anche le nostre solitudini e le nostre paure. Travolti dal clima natalizio che raramente ci conduce al vero significato dell'evento, accontentandosi di solleticare ricordi infantili e facendo leva su facili stereotipi, abbiamo combattuto, e tanto, per ritagliarci un piccolo spazio e andare con la mente fino a Betlemme a contemplare un Dio che nasce. Un bambino che, da subito, diventa immenso segno di contraddizione, come dice lo stanco Simeone prendendolo in braccio, luce che non viene accolta, come spesso accade ancora oggi. Le nostre città sono piene di luminarie che, alla fine, finiscono col sovrastare l'unica flebile luce che dovremmo seguire. Quella luce che ci conduce a Betlemme. Per molti Natale, dicevo, è un momento di enorme sofferenza perché non sperimentano quel clima gioioso, famigliare, sereno che ci trasmettono le pubblicità di questo periodo. Natale è diventata una festa che sembra esasperare il dolore di chi lo passa da solo o in cattiva compagnia, o segnato da una sofferenza e da un lutto. Orribili Natali abitano il cuore di molte persone perché il bambino che è in loro, sognante e ingenuo, non trova quell'abbraccio di affetto sincero cui tutti aneliamo. Urge una cura, una consolazione, un abbraccio spirituale. Entrando a far parte della famiglia di Dio, quella che non delude mai. Inghippi Ci vuole una buona dose di follia, ma mi ci sto abituando, perché la Chiesa proponga in questa domenica fra Natale e Capodanno la festa della Santa famiglia, indicandoci come modello da seguire la famiglia di Nazareth, una famiglia decisamente atipica! Ancora intontiti dai troppi dolci ingurgitati, guardiamo con sufficienza critica questa non-famiglia composta da una padre che non è il vero padre, di una madre vergine e di un bambino che è il figlio di Dio! E invece, se abbiamo il coraggio di lasciar parlare gli eventi, qualcosa si smuove. Perché, come ci dice Luca nel Vangelo che abbiamo appena proclamato, questa è una famiglia concreta, reale, che deve fare i conti con la fatica e la sofferenza, con gli imprevisti e i momenti di stanchezza delle relazioni. Non è una coppia di semidei. Non ci sono gli angeli a stirare e a fare bucato. Né le potenze del cielo che suggeriscono a Giuseppe le scelte da fare. Questa famiglia è esemplare proprio nella sua vicinanza alle nostre fatiche e stanchezze, alle nostre crisi e ai nostri litigi. Affrontati avendo Dio che corre in soggiorno... Giuseppe Guardate a Giuseppe, ad esempio. Giuseppe è il giusto per eccellenza, scrive Matteo nel suo racconto. Non è una caratteristica etica ma indica colui che vive osservando le prescrizioni della Legge. Da questo punto di vista, al di là del suo dramma personale, Giuseppe vive una lacerazione interiore: deve denunciare Maria ma vuole salvarla a tutti i costi. Non mette il suo orgoglio ferito di maschio al centro ma l'amore verso la sua sposa. Questo gesto così umano lo porta a trasgredire la Legge! È giusto perché forza la Torah. Ci sono delle eccezioni che Dio accoglie. Mettendo l'amore e la rettitudine prima della norma salva Maria... e se stesso. Darà alla luce la salvezza (questo il significato del nome di Gesù) perché Dio salva solo attraverso i nostri gesti di accoglienza. Giuseppe accoglie la realtà della situazione. La sua vita è rovinata, cambiata, stravolta. Potrebbe prendersela con Dio, non ci dorme la notte (affatto sdolcinato e remissivo!) come Maria (bella coppia) chiede ragione della sua battaglia e l'ottiene. E pronuncia il suo "sì" alla realtà. Non passivamente, non remissivamente: accoglie il reale, lo assume, lo cavalca. Prende con sé Maria e, quindi, Gesù. Non dobbiamo temere di prendere Gesù con noi, ci porta la salvezza. Il "sì" di Giuseppe porta salvezza agli altri, senza saperlo. Non abbiamo conservato nemmeno una parola di Giuseppe, solo il suo gesto. L'angelo gli dice che darà il nome Gesù a suo figlio. Maria partorisce, Giuseppe dona il nome, cioè l'identità! Una splendida avventura di coppia, sono davvero famiglia. Ogni padre è chiamato a dare il nome, cioè l'identità al proprio figlio, ad insegnargli la salvezza. Maria Guardate Maria, ad esempio. È un ritornello che Luca ripete per due volte nel vangelo dell'infanzia (2,51). Descrive con garbo la reazione di Maria, ciò che fa in mezzo al turbinio che sta avvolgendo la sua piccola vita. Maria conserva ciò che sta accadendo. Lo vive con intensità, si lascia coinvolgere con l'intelligenza del cuore, lo tiene a mente. Certo, sono eventi straordinari: l'annuncio, il viaggio, il parto, la visita dei pastori... Ma la qualità del vissuto di Maria, sembra insinuare Luca, è tutta particolare. Non subisce gli eventi, né li affronta superficialmente, non se ne lascia travolgere. Li conserva, li accoglie, ne fa tesoro, se ne appropria, cerca di rintracciare un senso in tutto ciò che avviene. Fa l'esatto contrario di ciò che il nostro mondo ci obbliga a fare. Travolti dagli impegni, accecati da continui stimoli, storditi dalle emozioni, siamo diventati incapaci di conservare. Esiste una potente memoria, inattaccabile da virus e che non necessita aggiornamenti: la memoria del cuore, la custodia delle emozioni, gli affetti dell'anima. Quel luogo interiore che siamo chiamati a scoprire e a nutrire, in cui conserviamo le scoperte più profonde, i valori sacri, le scoperte più sensibili e definitive. Quella stanza intima, inaccessibile ai più, che conserva il nostro io più autentico e prezioso. L'anima. Da qui possiamo partire per ridefinire le nostre relazioni famigliari. Per appartenere alla famiglia di Dio. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta O Dio, nostro Padre, che nella santa Famiglia ci hai dato un vero modello di vita, fa’ che nelle nostre famiglie fioriscano le stesse virtù e lo stesso amore, perché, riuniti insieme nella tua casa, possiamo godere la gioia senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo... oppure: Colletta O Dio, nostro creatore e Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio, generato prima dell’aurora del mondo, divenisse membro dell’umana famiglia; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché i genitori si sentano partecipi della fecondità del tuo amore, e i figli crescano in sapienza, età e grazia, rendendo lode al tuo santo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo... PRIMA LETTURA (Gen 15,1-6; 21,1-3) Uno nato da te sarà tuo erede. In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia. Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. SALMO RESPONSORIALE (Sal 104) Rit: Il Signore è fedele al suo patto. Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. A lui cantate, a lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie. Gloriatevi del suo santo nome: gioisca il cuore di chi cerca il Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco. SECONDA LETTURA (Eb 11,8.11-12.17-19) La fede di Abramo, di Sara e di Isacco. Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare. Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo. VANGELO (Lc 2,22-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. oppure: VANGELO Forma breve (Lc 2,22.39-40) Il bambino cresceva, pieno di sapienza. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. Preghiera dei fedeli Rivolgiamo la nostra preghiera a Dio Padre, fonte della vita. In Lui trova fondamento ogni amore di padre e di madre. Egli ci doni di riconoscere i suoi doni e il suo piano di salvezza. Lo invochiamo dicendo: Ascolta la tua famiglia, o Signore! 1. Per le Chiese cristiane, che mostrano ancora oggi le ferite prodotte dalle divisioni: dona il tuo spirito di riconciliazione, perché ogni Chiesa goda delle ricchezze altrui, preghiamo. 2. Per ogni bambino che nasce: perché sia accolto come dono da custodire con rispetto, gratitudine e con un costante impegno educativo, preghiamo. 3. Per tutti i giovani: nel difficile momento delle scelte possano sempre contare sull'aiuto di genitori ed educatori, per comprendere al meglio la propria chiamata, preghiamo. 4. Per le coppie che non possono avere il dono dei figli: il loro amore possa aprirsi a chi nel mondo attende affetto e accoglienza, preghiamo. 5. Per chi non ha famiglia o fugge da esperienze negative: possa contare sull'aiuto di persone oneste e SU comunità cristiane accoglienti e cariche di affetto, preghiamo. O Dio, nostro Padre, tu hai voluto che il tuo Figlio fosse accolto in una famiglia. Dona a ogni bambino che nasce di conoscere l'affetto e la tenerezza dei genitori, e dona alla tua Chiesa di cercare sempre la tua volontà, come ha fatto la famiglia di Nazareth. Per Cristo nostro Signore. |
a sera MESSA PREFESTIVA della SOLENNITA' di MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO RITO ROMANO TE DEUM DI FINE ANNO Noi ti lodiamo, Dio * ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, * tutta la terra ti adora. A te cantano gli angeli * e tutte le potenze dei cieli: Santo, Santo, Santo * il Signore Dio dell'universo. I cieli e la terra * sono pieni della tua gloria. Ti acclama il coro degli apostoli * e la candida schiera dei martiri; le voci dei profeti si uniscono nella tua lode; * la santa Chiesa proclama la tua gloria, adora il tuo unico figlio, * e lo Spirito Santo Paraclito. O Cristo, re della gloria, * eterno Figlio del Padre, tu nascesti dalla Vergine Madre * per la salvezza dell'uomo. Vincitore della morte, * hai aperto ai credenti il regno dei cieli. Tu siedi alla destra di Dio, nella gloria del Padre. * Verrai a giudicare il mondo alla fine dei tempi. Soccorri i tuoi figli, Signore, * che hai redento col tuo sangue prezioso. Accoglici nella tua gloria * nell'assemblea dei santi. Salva il tuo popolo, Signore, * guida e proteggi i tuoi figli. Ogni giorno ti benediciamo, * lodiamo il tuo nome per sempre. Degnati oggi, Signore, * di custodirci senza peccato. Sia sempre con noi la tua misericordia: * in te abbiamo sperato. Pietà di noi, Signore, * pietà di noi. Tu sei la nostra speranza, * non saremo confusi in eterno. |