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La Liturgia di Domenica 27 Marzo 2016

26/3/2016

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DOMENICA DI PASQUA - ANNO C - RITO ROMANO
Che cos’è che fa correre l’apostolo Giovanni al sepolcro? Egli ha vissuto per intero il dramma della Pasqua, essendo molto vicino al suo maestro. Ci sembra perciò inammissibile un’affermazione del genere: “Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura”. Eppure era proprio così: non meravigliamoci allora di constatare l’ignoranza attuale, per molti versi simile. Il mondo di Dio, i progetti di Dio sono così diversi che ancor oggi succede che anche chi è più vicino a Dio non capisca e si stupisca degli avvenimenti.  
“Vide e credette”. Bastava un sepolcro vuoto perché tutto si risolvesse? Credo che non fu così facile. Anche nel momento delle sofferenze più dure, Giovanni rimane vicino al suo maestro. La ragione non comprende, ma l’amore aiuta il cuore ad aprirsi e a vedere. È l’intuizione dell’amore che permette a Giovanni di vedere e di credere prima di tutti gli altri. La gioia di Pasqua matura solo sul terreno di un amore fedele. Un’amicizia che niente e nessuno potrebbe spezzare. È possibile? Io credo che la vita ci abbia insegnato che soltanto Dio può procurarci ciò. È la testimonianza che ci danno tutti i gulag dell’Europa dell’Est e che riecheggia nella gioia pasquale alla fine del nostro millennio.


CRISTO SIGNORE E' RISORTO
di Giacomo Biffi

Cristo, nostra Pasqua, si è immolato! (1 Cor 5,7), esclama con voce commossa san Paolo nella prima Lettera ai Corinti.
Cristo, nostra Pasqua. L'espressione è significante: san Paolo pensa alla Pasqua come a una persona; noi pensiamo alla Pasqua come a una festa. Ed è giusto: la Pasqua è una festa, è anzi la madre di tutte le feste cristiane; e la sua gioia vibra in ogni altra autentica gioia che possiamo incontrare, la sua luce risplende in ogni speranza che non delude.
Ma prima ancora la Pasqua è un avvenimento, che si è compiuto e non finisce più. Addirittura è una persona: la persona del Figlio di Dio crocifisso e ritornato alla vita, che di sé colma interamente la storia ed è ormai, nell'avventura umana, una presenza intramontabile; una presenza che pervade tutto e chiede di farsi in tutti principio di una mentalità nuova e di una esistenza trasfigurata: Cristo risuscitato dai morti non muore più: la morte non ha più potere su di lui (Rm 6,9).
Allora la Pasqua è sì un'occasione straordinaria di letizia familiare e sociale, un'opportunità di tornare in pace e sereni, un'occorrenza di cordialità beneaugurante. Ma non può ridursi a questo, perché non si tratta soltanto di una festa, sia pure la più rifulgente di tutte.
Celebrare la Pasqua nella sua piena autenticità comporta cogliere e comprendere sino in fondo il senso dell'immolazione di Cristo, per condividere esistenzialmente - anche mediate la comunione al suo Corpo e al suo Sangue, offerti in sacrificio per noi - il mistero della sua morte e della sua risurrezione. 
I valori dell'immolazione del Signore sono molteplici, anche se poi si possono riassumere in uno solo: la gloria di Dio inverata nella redenzione degli uomini.

VITTORIA DELLA VERITÀ SULLA FALSITÀ E L'ERRORE
La Pasqua di Cristo è prima di tutto vittoria della verità su ogni prospettiva deformata e falsa, e quindi anche sul demonio, che dall'unico Maestro è stato perfettamente definito come il padre della menzogna (cf. Gv 8,44).
Gesù, testimone verace (At 3,14), al cospetto delle massime autorità della sua nazione non teme di proclamare la sua origine divina, pur prevedendo che questa franchezza gli sarebbe costata la vita (cf. Lc 22,70-71), perché egli sa che solo a partire dalla conoscenza di questa realtà primaria e trascendente può scaturire la nostra salvezza.
A Pilato piaceva - come a molti anche ai nostri giorni - discutere elegantemente, gingillarsi con i concetti, coltivare con i vari interessi culturali, purché non si arrivasse a certezze troppo scomode e troppo impegnative. A lui il suo misterioso Prigioniero rivolge parole che sono taglienti come una lama di luce, e sono ancora oggi inquietanti: Per questo io sono nato e sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce (Gv 18,37).
Lo splendore della Pasqua, meritato dal sangue del Figlio di Dio, ci illumini e ci scampi dalla spirito di Pilato. Ci liberi cioè da ogni propensione allo scetticismo e al relativismo, da tutti i dubbi coltivati ed esaltati quali fossero pregi e fortune, dalla superficialità per cui finiamo col pensare che tutte le visioni delle cose sono accettabili, che tutte le religioni sono uguali, che tutte le maniere di vivere e di agire meritano considerazione.
Ci faccia anzi tutti diventare ricercatori appassionati di ciò che è vero, di ciò che è, di ciò che salva. Ed è una ricerca che deve cominciare e accompagnarsi con la rettitudine della nostra intenzione e l'irreprensibilità del nostro agire, perché Gesù ha detto: Chi fa la verità viene alla luce (Gv 3,21).

VITTORIA DELL'INNOCENZA SUL PECCATO
Poi la Pasqua è vittoria dell'innocenza sul peccato. In questa vicenda, l'unico incolpevole si lascia volontariamente aggredire dai peccatori. A loro - e a tutti noi - egli ottiene il perdono di Dio, e a nostro vantaggio prepara nel suo sangue un'aspersione di misericordia.
La prima conquista di questo trionfo, ottenuto a così caro prezzo, è il malfattore crocifisso sul Golgota accanto a Gesù. Col suo pentimento egli rovescia felicemente un'intera esistenza sbagliata: una attimo di fede, e la croce si muta nella gloria. Il caso è esemplare, ed è ragione di speranza per tutti noi, quali che siano i nostri debiti con la giustizia divina: "Dopo il perdono al ladro, chi sarà ancora oppresso da timore?", canta sant'Ambrogio nel suo inno pasquale.

LETTURE DELLA DOMENICA
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Colletta
O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto.  
Egli è Dio e vive e regna con te...

PRIMA LETTURA (At 10,34.37-43)
Noi abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti.

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 
E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 
E ci ha ordinato di annunciare al popolo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno questa testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 117)
Rit: Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

SECONDA LETTURA (Col 3,1-4) 
Cercate le cose di lassù, dove è Cristo 

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. 
Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria.

Oppure 
SECONDA LETTURA (1Cor 5,6-8)
Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova
Fratelli, non sapete che un po’ di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete àzzimi. 
E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! 
Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con àzzimi di sincerità e di verità.

SEQUENZA
Alla vittima pasquale,
s’innalzi oggi il sacrificio di lode.
L’Agnello ha redento il suo gregge, 
l’Innocente ha riconciliato 
noi peccatori col Padre. 

Morte e Vita si sono affrontate
in un prodigioso duello. 
Il Signore della vita era morto;
ma ora, vivo, trionfa.

«Raccontaci, Maria: 
che hai visto sulla via?».
«La tomba del Cristo vivente, 
la gloria del Cristo risorto,
e gli angeli suoi testimoni, 
il sudario e le sue vesti. 
Cristo, mia speranza, è risorto:
precede i suoi in Galilea». 

Sì, ne siamo certi:
Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso,
abbi pietà di noi.

VANGELO (Gv 20,1-9) 
Egli doveva risuscitare dai morti. 

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
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