III DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO ================================================= Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VERDE Al profeta Giona interessa soltanto essere un profeta di sventura e il fatto che per suo tramite Dio possa volere la conversione e la salvezza degli abitanti di Ninive -emblema di ogni pagana nefandezza – gli è francamente insopportabile. Insopportabile al punto da cercare di fuggire in capo al mondo per sottrarsi al compito profetico e addirittura al punto di preferire la morte al dover assistere a una misericordia elargita divinamente a piene mani, quando riluttante non può fare a meno di annunciare la minaccia promessa da Dio ai Niniviti e questi, inaspettatamente e subitaneamente, si convertono. Da questo straordinario libretto, più un piccolo romanzo a sfondo favoloso che un tradizionale oracolo profetico, è tratta la prima lettura di questa domenica e la comprensione di questo testo orienta l’interpretazione delle altre letture, perché ci aiuta a comprendere che cosa è la storia della salvezza. Noi usiamo comunemente questa espressione per indicare la storia biblica dell’antico Israele, a indicare che Dio si prende cura del suo popolo, lo libera dai nemici, dalla schiavitù dell’Egitto, gli promette la terra in cui abitare, lo aiuta a risollevarsi nei periodi di crisi… ma non pensiamo che la salvezza è innanzitutto perdono dei peccati. Non lo pensiamo neanche per noi, quello che chiediamo a Dio è aiuto e protezione, difficilmente siamo davvero capaci di domandare il suo perdono (a meno che la coscienza non ci rimorda per averla fatta troppo grossa, ma questo ci capita ben raramente), semplicemente perché – radicalmente – non pensiamo proprio di dover essere perdonati, siamo ben contenti di essere quello che siamo e convinti che se qualcosa possiamo fare su noi stessi è solo questione di buona volontà e di impegno. A guardare invece la nostra vita con il realismo della fede, è soltanto il perdono del peccato, cioè della nostra radicale incapacità di costruire pienezza di vita buona, che ci salva e dona alla nostra esistenza la possibilità di un’amicizia con Dio che la trasformi. Non a caso, all’inizio del vangelo di Giovanni, il Battista dice di Gesù che passa (lo abbiamo udito domenica scorsa): “Ecco l’agnello di Dio”, e poco prima aveva aggiunto a questa esclamazione: “colui che toglie il peccato del mondo!”(Gv 1,29). L’apologo del profeta Giona ci insegna che Dio non si stanca, fin dalla prima trasgressione nel giardino di Eden, di andare in cerca dell’uomo per usargli misericordia. E questa ricerca non conosce limiti di spazio e di tempo, né tanto meno – è proprio il caso di Giona – di appartenenza etnica e religiosa. Infine, di fronte al rifiuto dell’uomo di volere essere perdonato e quindi di convertirsi, questa ricerca trova la sua estrema possibilità nel dono del Figlio, che – per comprendere la straordinarietà del dono – è l’Unigenito del Padre, l’Amato, il Prediletto, che viene consegnato nelle mani degli uomini. Questa domenica incominciamo a leggere il vangelo di Marco, che ci accompagnerà in tutto questo anno liturgico, il B. Dopo i primi 13 versetti, che tutti riconoscono essere il prologo a tutto il racconto, Marco inizia a narrarci la storia di Gesù. Lo fa partendo da dopo il battesimo, mettendola in continuità/discontinuità con la storia di Giovanni Battista, e all’inizio della predicazione del Signore ci dà come l’esempio di una sua “giornata tipo”. Lo sviluppo di questa giornata lo seguiremo passo dopo passo in queste prime domeniche. Ma oggi, proprio all’inizio del suo ministero, risuona questa prima parola di Gesù: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo”. Fiumi di inchiostro – basta vedere un qualunque commentario biblico – sono stati versati su queste parole, che così troviamo solo nel secondo vangelo e che sono così ben costruite al punto da formare una vera e propria espressione programmatica, come un condensato di tutta quanta la predicazione di Gesù. Qui ci basta dire che sono il punto d’arrivo, il vertice di una lunga storia, quella consapevole di Israele e quella inconsapevole di tutta l’umanità, una storia di salvezza che ha per protagonista la misericordia di Dio e la ritrosia dell’uomo a lasciarsene avvolgere. Avendo compreso tutto questo san Paolo può dire quello che abbiamo ascoltato nella prima lettera ai Corinzi: “Questo vi dico, fratelli, il tempo si è fatto breve”, che è un po’ come dire che “il tempo è compiuto”, cioè che la lunga attesa è terminata e il dono di Dio, la sua misericordiosa offerta di salvezza nel Figlio, è lì, davanti a noi, attende solo di essere accolta. È quello che fanno Pietro e Andrea e subito dopo i due figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni: alla chiamata di Gesù non si soffermano a pensarci su e addirittura neanche gli rispondono, ma “subito, lasciarono le reti e lo seguirono”. Non c’è commento migliore alla dichiarazione programmatica di Gesù: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo”, che l’immediatezza di questa sequela. Ci dice che di fronte al dono di Dio che in Gesù ci è rivelato, altro non possiamo fare che lasciare tutto e seguirlo, avendo anche solo intuito che con lui e in lui è offerta una pienezza di vita finalmente salvata, vale a dire libera e buona. Questo, agli occhi di Dio, basta: come ha usato misericordia agli abitanti di Ninive, così a maggior ragione può continuare ad avere misericordia di noi e continuare a salvarci. Anche se sa bene chi siamo, sa che anche noi, come questi primi quattro discepoli, all’entusiasmo iniziale facciamo seguire esitazioni, dubbi, cambiamenti di direzione, addirittura rinnegamenti. Basta accettare il dono e continuare, come si può, a seguire Gesù. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Dio onnipotente ed eterno, guida le nostre azioni secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta (Anno B) O Padre, che nel tuo Figlio venuto in mezzo a noi hai dato compimento alle promesse dell'antica alleanza, donaci la grazia di una continua conversione, per accogliere, in un mondo che passa, il Vangelo della vita che non tramonta. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Gio 3,1-5.10 I Niniviti si convertirono dalla loro condotta malvagia Fu rivolta a Giona questa parola del Signore: «Àlzati, va’ a Nìnive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. Nìnive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Nìnive sarà distrutta». I cittadini di Nìnive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece. SALMO RESPONSORIALE -Sal 24 Rit. Fammi conoscere, Signore, le tue vie Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza. Rit. Ricòrdati, Signore, della tua misericordia e del tuo amore, che è da sempre. Ricòrdati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore. Rit. Buono e retto è il Signore, indica ai peccatori la via giusta; guida i poveri secondo giustizia, insegna ai poveri la sua via. Rit. SECONDA LETTURA - 1Cor 7,29-31 Passa la figura di questo mondo Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo! VANGELO - Mc 1,14-20 Convertitevi e credete al Vangelo Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. |
Dal 18 al 25 Gennaio 2024 SETTIMANA DI PREGHIERA PER L'UNITÀ DEI CRISTIANI L'UNITA' E' POSSIBILE SOLO NELLA VERITA' La Chiesa sta vivendo una situazione di crisi che non credo abbia precedenti nella sua bimillenaria storia, perché non stiamo assistendo solo ad eventi riprovevoli, se non scandalosi, frutto della debolezza dell’uomo – che è peccatore, non scordiamocelo – ma addirittura vediamo messi in discussione gli stessi principi fondamentali, e la casa costruita sulla roccia sembra sempre più costruita sulla sabbia. Una pastorale sempre più confusa, un’ansia di “apertura al mondo” portano inevitabilmente anche alla confusione sulle basi dottrinali. Il solo porsi determinate domande (un esempio per tutti: la Comunione ai divorziati risposati) è già un segnale gravissimo, perché non si possono porre domande su ciò che è per sua natura indiscutibile. Sul fronte pro-life non da oggi si scontrano due posizioni: quella della difesa della Vita “senza compromessi” e quella di chi afferma, e si presume e si spera che lo faccia in buona fede, la possibilità di aperture, collaborazione, dialogo con un mondo che ha già dimostrato nei fatti la feroce avversione alla vita. Già mesi fa mi capitava di scrivere un articolo sulla confusione che poteva nascere da certe “classificazioni” dell’abortismo (libertario, umanitario, ecc.), laddove l’abortismo, se anche teorizzasse l’uccisione di un solo innocente, è una dottrina perversa, né è possibile alcun dialogo con chi la professa. Una posizione di difesa della vita “senza compromessi” comporta ovviamente anche una capacità di riconoscimento della realtà, per quanto ciò possa risultare sgradevole. E la realtà ci dice che, purtroppo, non solo da parte di politici (che pur si dichiarano cattolici) ma anche da parte di tanti Pastori non ci si può aspettare un vero aiuto. Anzi, spesso è accaduto di trovare in essi dei veri ostacoli. La Provvidenza però non abbandona mai e giustamente si è da più parti sottolineato che il “Popolo della Vita”, quello che è stato protagonista della grande crescita, anno per anno, di iniziative come la Marcia Nazionale per la Vita, è nato “dal basso”, ossia dal risveglio di quei sani sentimenti popolari che, ringraziando il Signore, non muoiono nemmeno nei tempi più bui della Storia. Molte volte nella Storia il popolo si è mostrato custode fermo e sicuro di ciò che i Pastori stessi sembravano aver dimenticato. In questa situazione di oggettiva difficoltà, di Chiesa allo sbando, di messaggi contradditori, è naturale che sorgano discussioni sulle modalità, sulle strategie, su ciò che insomma sia meglio fare per affermare e difendere i principi non negoziabili. Discussioni sulle modalità, sulle azioni, che divengono molto pericolose se scivolano sul piano inclinato delle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi che si devono affermare e difendere. Per tornare all’esempio di prima, se io metto in discussione il fatto di consentire o meno a un divorziato risposato di ricevere la S. Comunione (e magari lo faccio per un malinteso spirito di “carità), metto in discussione la stessa Dottrina della chiesa sul matrimonio indissolubile. Per tornare al fronte pro-life, è naturale, ma anche doveroso, che io esprima il mio dissenso verso quelle azioni che rischiano di mettere in discussione gli stessi principi fondamentali, ossia la difesa assoluta della Vita, senza alcun compromesso. La più piccola smagliatura nella rete porta prima o poi allo sfascio della rete. Discussione sui metodi, quindi. Doverosa e utile per individuare, con spirito fraterno, le strategie migliori per lottare contro un mondo il cui principe, non scordiamocelo, lavora per la distruzione. Ma se di fatto si mettono in discussione anche i principi, se lo spirito fraterno viene meno, se la discussione scade nello scontro personale, è allora altrettanto inevitabile e doveroso assumere posizioni chiare e nette e, ove necessario, dissociarsi da chi oltretutto fa attacchi personali. Perché, parliamoci chiaro, lo stesso fatto di far cadere la discussione negli attacchi personali dimostra che la difesa dei principi non negoziabili è comunque in secondo piano rispetto alle proprie ambizioni, ai risentimenti, alla vanità. In questa situazione, per tornare al titolo di questo articolo, le esortazioni all’unità, alla concordia, sono tanto belle quanto fuori luogo, perché solo nella Verità, ovvero nel non transigere mai sui principi, si possono esercitare la carità e lo spirito fraterno. Esiste una gerarchia dei valori; se la capovolgiamo ci mettiamo sulla strada rovinosa di un umanitarismo senza basi. Diventiamo come quella tale casa costruita sulla sabbia. Nella gran confusione in cui si vive, una delle parole il cui significato è stato di più stravolto è senza dubbio la parola “ecumenismo”. Il falso spirito ecumenico ci porta alla rovina, perché ci illude. La Verità per sua natura è una sola,e solo aderendo ad essa si può arrivare poi al dialogo, al confronto, alla discussione costruttiva. Per concludere, cerchiamo di essere il più chiari possibile: tra i fedeli deve senza dubbio regnare la concordia; senza dubbio la divisione è opera del demonio. Ma la concordia è possibile solo nella Verità. Altrimenti si usano parole di contrabbando, si predicano atteggiamenti che non sarebbero più di carità, bensì di remissività, di resa al mondo. Ci sono fatti e atteggiamento che è impossibile non vedere. Di fronte ad essi la critica severa non è “divisiva” (parola venuta di gran moda). È semplicemente doverosa. |