VII DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO A - RITO ROMANO ================================================== Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO di Luca Rubin Hai presente quando ti si prospetta un qualcosa più grande di te, oltre le tue reali possibilità? Ansia, momenti di panico, vertigini, e anche a voler essere positivi ti manca un po' il respiro, e ti senti togliere la terra sotto i piedi. Ecco, la pagina di vangelo che stiamo leggendo ed esplorando è proprio evocatrice di tutto questo. Se la volta scorsa abbiamo visto un muro con porta, finestre e citofoni, questa volta potremmo avere l'impressione di essere davanti a grandi cani da guardia minacciosi. Ti dico fin d'ora che è un'impressione sbagliata... Avete inteso che fu detto: “Occhio per e dente per dente” Chiamata legge del taglione, prende origine da questo versetto del libro della Genesi: "Chi sparge il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà sparso" (Gn 9,6), ed è stata pensata per limitare i danni alla vendetta, e non arrecare più male di quanto se ne sia ricevuto. Mi hai dato un pugno, ti do un pugno, mi hai rigato la macchina, ti rigo la macchina. Questo modo di procedere è ancora molto attuale, e lo invochiamo per soddisfare la giustizia, o altre amenità simili. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pó rgigli anche l’ altra Gesù porta un cambiamento, e dice di non opporti al male, proprio perché è male. Già sento i ruggiti dei leoni da tastiera: "Non è giusto! Chi fa il male deve pagare!" Gesù non dice una cosa diversa, ma cambia totalmente prospettiva. Il male fatto rimane male, ciò che deve cambiare è il tuo atteggiamento nei confronti del male. se il male ha un suo linguaggio e una sua procedura, non ha senso che tu usi le stesse modalità per combatterlo. Non opporti: cerca altre strade, non fare lo stesso errore; come scrive san Paolo ai Romani: "Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male". (Rm 12,21). Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico” Amore selettivo. Ti amo se mi ami, ti odio se mi odi. È la stessa misura della legge del taglione, che non solo non porta alcun beneficio, né a te, né agli altri, ma porta a deteriorare anche il bene, perché, proprio come l'acqua di un fiume, se la rinchiudi diventa una palude. Come l'amore, anche l'odio ha bisogno di dedizione, di impegno e di energie; poiché non puoi essere neutrale (non lo sei mai in realtà), la vita stessa ti chiede di esporti, di schierarti per il bene o per il male. E poiché le due situazioni seguono modalità e strade diverse, se applichi questo amore selettivo sarai spaccato dentro di te, e anche quello che chiami bene in realtà è un ripiegamento che ti uccide. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli Sconvolge questa indicazione del Maestro: ti aspettavi un generico invito all'amore, un "volemose bene". E invece no. Gesù sa bene che amare chi ci ama è sostanzialmente facile e naturale, e lo lascia a noi. Ci dà invece due indicazioni: amare i nemici. Ma come posso amarli, se siamo nemici? Lo dice la parola stessa: nemici, non amici, non amore. E poi pregare per i persecutori, ancora peggio! Il nemico è qualcuno con cui la relazione è interrotta da ambo i lati, e per avere nemici bisogna impegnarsi, esattamente allo stesso modo per chi desidera essere amico; il persecutore invece è qualcuno con cui non ho alcun legame, e dall'esterno viene a darmi fastidio. Pregare per questa persona è davvero difficile, vorresti lasciarti andare alla lamentela, e invece ti tocca pure pregare per lui! Se amo il nemico, se prego per il persecutore, forse esternamente non cambierà lo stato delle cose, ma il mio cuore guarirà e la mia vita sarà profondamente pacificata. E il nemico potrà rimanere tale, ma sarà inoffensivo; il persecutore potrà continuare nella sua opera, ma la mia preghiera farà sì che la persecuzione diventerà uno strumento che porta la mia vita a un livello più alto. Questo amore e questa preghiera saranno il grembo fecondo che darà alla luce una vita nuova: figli del Padre ci chiama Gesù. Essere figli non è un semplice dato di fatto, acquisito dalla genetica: essere figli, riconoscersi figli richiede una gestazione interiore che solo l'amore e la preghiera possono portare a termine. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Amare ed essere ricambiati è sempre bello e gratificante, e facciamo di tutto perché questo avvenga, ci arrabbiamo e viviamo delusioni se non c'è questo scambio di bene. Il Maestro alza l'asticella, e lo fa con una domanda: che ricompensa hai da questo facile amore? Qual è lo stipendio che riceverai? È questo il termine che il testo greco riporta, e sappiamo molto bene che senza lavoro e fatica la busta paga non arriva. Anche in questo caso, un amore ricambiato è meravigliosamente bello, ma non porta a nessuna ricompensa, ti lascia esattamente come sei, non vivi alcuna sfida con te stesso e quindi nessun miglioramento, nessuna crescita. Il Maestro indica ai discepoli una strada in salita: solo percorrendola potranno giungere alla meta. Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste Essere perfetti non significa non fare errori e meritare un bel 10. Essere perfetti significa completare, terminare, tagliare il traguardo. Hai mai visto come un maratoneta o un ciclista arriva al traguardo? Sudato, esausto, sfigurato, zoppicante! Questa immagine è la giusta idea della perfezione: non un qualcosa nato perfetto, del tutto irreale, ma una sfida vissuta, incarnata, portata a compimento. Come il Padre. Non una qualsiasi e ideale perfezione, ma una perfezione che è di una persona: il Padre! Questa è la chiave di tutta la pagina: la perfezione del Padre rende possibile non opporsi al male, amare i nemici, pregare per i persecutori. E questa perfezione è il Figlio, il Santo, il Perfetto, il Bello, che nel suo percorso di incarnazione si è fatto peccato, imperfezione, ha vissuto il dolore e la morte. La Perfezione del Padre, Gesù Cristo, è quel maratoneta sfigurato e trasfigurato, che con un urlo di dolore taglia il traguardo. Grazie a Lui anche tu puoi vincere su te stesso, anche tu puoi scommettere alto ed essere perfetto come il Padre. Guardando la Perfezione continua a vivere l'amore, l'amore che costa sangue; Madre Teresa di Calcutta dice: "Ama come puoi, ama, ama finché fa male. Se ti fa male è un buon segno". Questo amore così fuori dalla tua portata ti viene offerto, accoglilo dalle mani del Padre, fallo tuo, vivilo finché fa male, vivilo, finché fa bene. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Il tuo aiuto, Dio onnipotente, ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito, perché possiamo conoscere ciò che è conforme alla tua volontà e attuarlo nelle parole e nelle opere. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Dio, che nel Vangelo del tuo Figlio hai rivelato la perfezione dell'amore, apri i nostri cuori all'azione del tuo Spirito, perché siano spezzate le catene della violenza e dell'odio, e il male sia vinto dal bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA - Lv 19,1-2.17-18 Ama il tuo prossimo come te stesso Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”». SALMO RESPONSORIALE - Sal 102 Rit. Il Signore è buono e grande nell’amore Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia. Rit. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit. Quanto dista l’oriente dall’occidente, così egli allontana da noi le nostre colpe. Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono. Rit. SECONDA LETTURA - 1Cor 3,16-23 Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. VANGELO - Mt 5,38-48 Amate i vostri nemici In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». |
Con Mercoledi prossimo inizia il TEMPO DI QUARESIMA Con il Mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima, il periodo che precede la Pasqua, ed è giorno di digiuno e astinenza dalle carni, astensione che la Chiesa richiede per tutti i venerdì dell’anno ma che negli ultimi decenni è stato ridotta ai soli venerdì di Quaresima. L’altro giorno di digiuno e astinenza è previsto il Venerdì Santo. La Quaresima è un periodo di penitenza che ricorre ogni anno nella vita dei cristiani, in preparazione della Pasqua. Non c’è altro modo per definire la Quaresima: davvero è un momento di preparazione, di riflessione interiore profonda e unica, indispensabile per accostarsi al mistero pasquale. Mai come durante il tempo di Quaresima il fedele è chiamato a purificare il corpo e lo spirito, a pregare per elevarsi, per sentirsi più vicino a Dio, per essere pronto ad accoglierlo in pienezza di fede e grazia. Si tratta di un momento dell’anno fondamentale per i cristiani, in quanto è il momento in cui ci si prepara alla Pasqua, la festività più solenne e spiritualmente forte per ogni fedele. Per prepararsi a questa celebrazione non basta pregare e seguire i precetti di fede abituali. Occorre purificare il corpo e lo spirito, mettere alla prova la propria fede con digiuni e penitenze, dimostrare la propria misericordia con opere di carità e elemosina. È un rituale di preparazione e purificazione che rimanda a un passato remoto, a riti simili che si sono consumati per millenni nell’ambito di religioni pagane, in ogni parte del mondo. Non a caso, la pratica del digiuno, una delle più importanti che bisogna osservare durante la Quaresima, ricorre ancora oggi in molti altri culti: pensiamo al Ramadan per i mussulmani e al Kippur per gli ebrei. In passato i precetti che regolavano la vita dei cristiani in tempo di Quaresima erano molto più rigidi e numerosi. Prevedevano, oltre a un digiuno molto più spartano, che si riduceva a alimentarsi solo con pane e acqua per tutto il tempo stabilito, anche l’obbligo di pellegrinaggi spesso estenuanti, attività caritatevoli che rendevano impossibile adempiere al lavoro e ai compiti quotidiani, assorbendo completamente la vita dei fedeli. Oggi i cristiani hanno vita più facile, sebbene le regole da seguire in tempo di Quaresima siano sempre tre: digiuno, elemosina, preghiera. Digiuno, elemosina, preghiera Per quanto riguarda il digiuno, al giorno d’oggi non occorre sottoporsi a privazioni eccessive. È sufficiente evitare la carne tutti i venerdì compresi nel periodo, e osservare il digiuno il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Anche in questo caso, poi, il digiuno non è completo: è concesso un pasto al giorno, e l’assunzione di piccole quantità di cibo nell’arco di tutta la giornata. In questa pratica rimane solo un ricordo simbolico delle norme comportamentali che venivano osservate in passato, e che comprendevano non solo il digiuno completo, ma anche l’astensione da ogni altro atto finalizzato a soddisfare la carne. Astinenza dal cibo, dal vino, dal sesso, per purificare il corpo ed elevare l’anima. Il vero spirito del digiuno quaresimale dovrebbe essere sacrificare qualcosa a cui si tiene, per dimostrare che non si ha timore di affrontare privazioni in nome di Dio Padre. Sarebbe bello se ciascuno di noi rinunciasse per questo periodo a qualcosa che gli piace molto, un cibo particolare di cui si è golosi, un passatempo che ci è caro, anche la visione di una serie televisiva a cui si è appassionati o l’uso di un Social. Inutile rinunciare a broccoli e carote, a meno che non siano il nostro piatto preferito. Se non c’è sacrificio non c’è merito. In passato una condotta di vita sobria e morigerata rendeva ancora più significativa la pratica dell’elemosina, la seconda norma imposta in tempo di Quaresima. Offrire agli altri in un momento in cui si toglieva tanto a se stessi era segno di grande sacrificio e forza spirituale. Il digiuno e l’elemosina si uniscono per aiutarci a distogliere l’attenzione da noi stessi, dalle nostre necessità. Rinunciando a qualcosa e sopportandone la privazione, mentre contemporaneamente offriamo ciò che possiamo agli altri, combattiamo il nostro egoismo e impariamo a riconoscere Dio nel volto di chi ci sta intorno. Anche oggi viene richiesto ai cristiani che osservano il periodo quaresimale di compiere opere di bene, fare beneficenza, elemosina, aiutare i bisognosi a seconda delle proprie possibilità. Anche in questo caso ognuno dovrebbe costruirsi una Quaresima alla propria portata, creando occasioni reali in cui protendersi verso gli altri, offrire il proprio tempo, la propria energia, il proprio amore. Le offerte economiche saranno sicuramente gradite, ma anche in questo caso non possono essere un palliativo, un modo per dare un contentino a Dio e al prossimo, e sentirci in pace. L’amore per Dio diventa l’amore per il prossimo, e viceversa, in un flusso di sentimento e fede che ci arricchisce e ci rende più vicini al Signore. Infine, il corpo e l’anima purificati dal digiuno e elevati dall’elemosina, sono pronti per la preghiera, che, rafforzata dalle privazioni subite e dalla generosità dimostrata, diviene ancora più efficacie e gradita a Dio. In questo precetto più che mai la dimensione personale deve prendere il sopravvento. La preghiera è un dialogo intimo con Dio, un confronto al quale non è possibile sottrarsi, ma che dovrebbe anche essere cercato con gioia, con aspettativa. Concediamoci il tempo necessario per pregare, concediamoci il silenzio, non solo quello che esclude i rumori del mondo esterno, ma il silenzio interiore, che ci permette di mettere da parte le ansie del quotidiano, gli affanni, le preoccupazioni, per dedicarci solo a Dio, alla Sua contemplazione, al dialogo con Lui. Una sola candela religiosa ad illuminare la stanza. La Quaresima è l’attesa di qualcosa che abbiamo già, è il reiterarsi di un rituale finalizzato a un incontro con Dio che si rinnova anno dopo anno, più forte, più intenso, più solenne. Un momento speciale, che fa crescere come cristiani, ma soprattutto come persone. La Quaresima ci ricorda quanto sia importante ogni giorno affrancarci dalle cose materiali, da tutto ciò che ci tiene troppo saldamente ancorati al nostro quotidiano, al possesso, a noi stessi, rendendoci più poveri dentro e meno aperti verso Dio e il prossimo. Digiuno, elemosina e preghiera diventano così manifestazioni del nostro impegno, della nostra volontà di conversione, aiutandoci a vivere sulla nostra pelle in modo più intenso e autentico l’amore di Cristo. 40 giorni di Quaresima La Quaresima dura 40 giorni, un periodo che richiama i 40 giorni trascorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare a predicare (in realtà sarebbero 44 giorni, perché le domeniche delle quattro settimane che la compongono non si contano). Il numero 40 ha un forte valore simbolico, fin dall’Antico Testamento: il Diluvio universale durò 40 giorni, così come per 40 giorni Mosè si trattenne sul Sinai per raccogliere i Dieci Comandamenti, e per 40 anni gli ebrei vagarono per il deserto alla ricerca della Terra promessa. Sono solo alcuni degli esempi in cui nella Bibbia ricorre il numero 40, numero che segna l’attesa, la ricerca di Dio e la preparazione inevitabile, spesso dolorosa, per accoglierlo con consapevolezza. Anche nel Nuovo Testamento il numero 40 ricorre sovente. Oltre ai 40 giorni di penitenza di Gesù nel deserto, pensiamo al periodo che intercorse tra la Sua Resurrezione e la Sua Ascesa al cielo, periodo che dedicò a istruire i Suoi discepoli e amici. Conversione e fragilità umana La Quaresima inizia il Mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì Santo, giorno che segna anche l’inizio della Pasqua. In occasione del Mercoledì delle Ceneri le palme e i rami di ulivo benedetti la Domenica delle Palme dell’anno prima vengono bruciati, e con le ceneri ottenute, i sacerdoti segnano la fronte dei fedeli, accompagnando il gesto con un’esortazione alla Fede e alla conversione. Il sacerdote recita le formule: “Convertitevi e credete al Vangelo” o “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. La prima è naturalmente un invito a riprendere in mano le redini della propria esistenza, ad aprire gli occhi e rivolgere i propri passi al bene e a Dio, mentre la seconda è presa dalla citazione biblica: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!” (Gen 3,19). Un monito che ci ricorda la nostra fragilità, il nostro non essere altro che polvere, cenere, ma che, in questo contesto, sottolinea anche quanto la nostra fragilità e pochezza ci renda cari a Dio Padre. La Quaresima è un momento ideale per riscoprire il valore del Battesimo, il suo averci resi parte della Chiesa, l’averci resi degni della Salvezza in virtù dell’amore di Dio, della Sua fiducia nei nostri confronti. Quella fiducia, che non abbiamo fatto nulla per meritare, perché eravamo troppo piccoli quando siamo stati battezzati. Dobbiamo dimostrare di meritarla ora, percorrendo il nostro cammino di cristiani, e approfittando di periodi speciali come questo per migliorare noi stessi, per purificarci nello spirito, e poterci così accostare con maggior consapevolezza e dignità al Mistero della morte e resurrezione di Gesù, al miracolo della redenzione che Lui ci offre. La Quaresima è il momento liturgico in cui possiamo percepire con maggiore intensità la Grazia salvifica di Dio, perché ci permette di espiare i nostri peccati, rientrare in noi stessi per guardare in faccia la nostra anima, e migliorarla, dove ci è possibile. Nel momento in cui ci sentiamo più deboli e poveri, più fragili e inermi, siamo più vicini a Dio, alla forza indistruttibile del Suo immenso Amore. Il Battesimo ci ha avvicinati al mistero della morte e risurrezione di Cristo. La Quaresima è il percorso che dobbiamo compiere per dimostrare che ne siamo stati degni, che lo siamo ancora. |