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La Liturgia di Domenica 17 Gennaio 2016

15/1/2016

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II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO
QUALSIASI COSA VI DICA, FATELA

Il profeta Isaia, nella prima lettura, ci parla dell'amore di Dio per il suo popolo e paragona quest'amore a quello di uno sposo per la sua sposa: «Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti sposerà il tuo Creatore; come si rallegra lo sposo per la sua sposa, così il tuo Dio si rallegrerà in te» (Is 62,5). L'amore di Dio per noi sue creature è davvero infinito, va al di là di qualsiasi immaginazione. La beata Giuliana di Norvich una volta fu presa dal desiderio vivissimo di conoscere quanto Gesù avesse amato gli uomini. Tanto insistette nella supplica, che Gesù volle esaudirla. La Beata dovette interrompere subito quella contemplazione perché vide che stava letteralmente per impazzire alla vista dell'amore di Gesù; e per tutta la vita ella accusò se stessa di aver commesso una vera pazzia a chiedere di conoscere l'immensità dell'amore di Gesù. Dio ha tanto amato le sue creature da farsi Lui stesso uomo e morire in Croce per loro. Gesù stesso disse una volta a santa Margherita Maria Alacoque che non riusciva più a contenere le fiamme della sua ardente carità.

Il Vangelo ci presenta l'episodio delle Nozze di Cana. Gesù e Maria sono invitati anche loro, probabilmente gli sposi erano loro parenti. E qui Gesù compie il suo primo miracolo, per intercessione della Madre sua. Il miracolo potrebbe sembrare come qualcosa di materiale: erano rimasti senza vino e Gesù viene incontro al loro imbarazzo. Ma c'è ben di più in questo miracolo. Con il cambiamento dell'acqua in vino Gesù ha voluto simboleggiare il passaggio dall'Antica alla Nuova Alleanza. La salvezza promessa nell'Antico Testamento ora si realizza con Gesù. Non era ancora giunta la sua ora, l'ora della Croce, della Redenzione, ma Egli vuole dare ugualmente un segno di questa salvezza ormai imminente.

La risposta di Gesù alla Madonna potrebbe sembrare quasi di disprezzo. In realtà era solo una prova. Ella era certa della Bontà e Misericordia del suo Figlio e disse ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Come Lei, anche noi tante volte siamo provati nella fede e non vediamo il frutto sperato delle nostre preghiere, e tutto ci sembra inutile. Non scoraggiamoci, continuiamo a pregare. La preghiera non è mai inutile e solo in Paradiso scopriremo quante grazie abbiamo ottenuto senza che noi ce ne rendessimo conto.

La Madonna ha interceduto per ottenere il primo miracolo ed è sempre Lei, con la sua intercessione, ad ottenere ogni grazia da Gesù. Per cui Dante Alighieri diceva: chi vuol grazia e a Maria non ricorre e come chi vuol volar senz'ali. Ed è soprattutto con il Rosario che si ottengono una moltitudine di grazie.

Nella vita di san Giovanni Maria Vianney si racconta un episodio molto bello sulla potenza del Rosario. Una volta il Santo fu inviato a predicare in un paese. Per prima cosa egli chiese al parroco se tra i fedeli ci fosse qualcuno disposto a pregare intensamente. Il parroco gli indicò una povera mendicante, buona solo a dire Rosari. Il Santo avvicinò subito la poveretta e la pregò di voler recitare continuamente Rosari per tutto il tempo delle prediche. La mendicante ubbidì e le predicazioni andarono benissimo. Le conversioni si moltiplicavano e il Santo attestava con gran giubilo: «Non è opera mia, ma della Madonna invocata dalla mendicante con i Rosari».

L'episodio delle Nozze di Cana deve farci riflettere su un'altra cosa: ogni matrimonio deve essere benedetto dalla presenza di Gesù e di Maria. Il Signore benedice le famiglie dove si prega, dove si compiono bene i propri doveri civili e religiosi, dove si è fedeli agli impegni presi nel giorno del matrimonio, impegni che riguardano la fedeltà, l'indissolubilità e l'apertura al dono della vita. Purtroppo questi valori spesso vengono dimenticati e la famiglia, che giustamente è stata definita la cellula della società, è in crisi. Di conseguenza anche la società ne risente negativamente oggi più che mai. Si pone allora il dovere di pregare per le famiglie affinché ritrovino, nella fedeltà al Signore, la loro salvezza e felicità.

Termino questa omelia con la straordinaria testimonianza di una giovane mamma, di nome Maria Cristina, la quale nel 1995 preferì morire piuttosto che sopprimere la vita del bimbo che portava in grembo. A 18 anni venne operata di tumore e il male, purtroppo riapparve durante la sua ultima gravidanza. Aspettava il terzo figlio. Il dottore le consigliò di abortire, ma lei si oppose e preferì portare a termine la gravidanza. Diede alla luce un bel bambino che chiamò Riccardo. Lei intanto stava sempre peggio e si avvicinava alla morte. Prima di morire scrisse una lettera per il piccolo Riccardo, così che una volta cresciuto la potesse leggere. Tra le altre cose c'erano queste bellissime parole: «Riccardo, sei un dono per noi. Quando ti muovesti per la prima volta sembrava che tu mi dicessi: grazie, mamma, che mi vuoi bene! E come non potremmo non volertene? Tu sei prezioso e quando ti guardo e ti vedo così bello... penso che non c'è sofferenza al mondo che non valga la pena per un figlio. Il Signore ha voluto ricolmarci di gioia: abbiamo tre bambini stupendi. Non posso che ringraziare Dio perché ha voluto farci questo dono grande. Solo Lui sa come ne vorremmo altri…».

LETTURE DELLA DOMENICA
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Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che governi il cielo e la terra, ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo e dona ai nostri giorni la tua pace.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

Oppure:  
O Dio, che nell’ora della croce hai chiamato l’umanità a unirsi in Cristo, sposo e Signore, fa’ che in questo convito domenicale la santa Chiesa sperimenti la forza trasformante del suo amore, e pregusti nella speranza la gioia delle nozze eterne.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA (Is 62,1-5)
Gioirà lo sposo per la sposa.

Per amore di Sion non tacerò,
per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo,
finché non sorga come aurora la sua giustizia
e la sua salvezza non risplenda come lampada.
Allora le genti vedranno la tua giustizia,
tutti i re la tua gloria;
sarai chiamata con un nome nuovo,
che la bocca del Signore indicherà.
Sarai una magnifica corona nella mano del Signore,
un diadema regale nella palma del tuo Dio.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata,
né la tua terra sarà più detta Devastata,
ma sarai chiamata Mia Gioia
e la tua terra Sposata,
perché il Signore troverà in te la sua delizia
e la tua terra avrà uno sposo.
Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposeranno i tuoi figli;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 95)
Rit: Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.

Prostratevi al Signore nel suo atrio santo.
Tremi davanti a lui tutta la terra.
Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
Egli giudica i popoli con rettitudine. 

SECONDA LETTURA (1Cor 12,4-11) 
L’unico e medesimo Spirito distribuisce a ciascuno come vuole. 

Fratelli, vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione delle lingue. 
Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.

VANGELO (Gv 2,1-11) 
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù. 

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. 
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
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