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La Liturgia di Domenica 11 Ottobre 2015

10/10/2015

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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B - RITO ROMANO
VA, VENDI QUELLO CHE HAI E DALLO AI POVERI
​
La prima lettura di questa domenica ci parla della vera sapienza. La sapienza deve essere preferita a scettri e a troni, e tutta la ricchezza, al suo confronto, è un nulla (cf Sap 7,8). La Sapienza deve essere amata più della salute e della bellezza, e deve essere preferita alla stessa luce che illumina i nostri passi (cf Sap 7,10). L'Autore del Libro della Sapienza, da cui è tratta questa prima lettura, afferma: «Insieme con lei mi sono venuti tutti i beni, nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile» (Sap 7,11).

In che modo possiamo ottenere la Sapienza? Il testo che abbiamo letto ci fa comprendere che, per possedere questo dono, innanzitutto dobbiamo pregare il Signore. È un dono, e lo dobbiamo domandare umilmente nella preghiera: «Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza» (Sap 7,7).

Ma in che cosa consiste la Sapienza? Vera Sapienza è ricercare sempre la volontà di Dio, ogni giorno della nostra vita, per dare un frutto che rimanga e per essere autenticamente felici.
Il Vangelo di oggi si collega molto bene con questo tema. Un giovane si gettò in ginocchio davanti a Gesù e gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?» (Mc 10,17). Egli ricercava la Volontà di Dio; ma, come si capisce dal proseguo del racconto, non era pienamente determinato in questa ricerca. Egli osservava diligentemente tutti i Comandamenti di Dio, e avvertiva che Dio gli stava domandando qualcosa di più. Infatti Dio, nella sua eterna Sapienza, destina a ciascuna delle sue creature una missione particolare da svolgere, per la sua gloria e per il bene delle anime. A quel giovane Dio chiedeva qualcosa di grande: la rinuncia a tutti i suoi averi e il dono completo della sua vita. Gesù infatti «fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: "Una sola cosa ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!"» (Mc 10,21).

È questo il dono della vocazione che Dio riserva ad alcuni a preferenza di altri. La vocazione consiste nel seguire Gesù sulla strada dei Consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza. La vocazione consente a queste creature di imitare la vita di Gesù nel modo più completo, ed è un anticipo di quella che sarà la condizione futura in Paradiso, ove saremo tutti come angeli. La vocazione comporta delle rinunce, ma, certamente, dona più di quanto domanda. Gesù lo dice chiaramente con queste parole: «Non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» (Mc 10,29-30).

Il giovane di cui parla il Vangelo di oggi non ebbe la forza di dire di "sì" a quella chiamata e se ne andò via triste (cf Mc 10,22). Non trovò la forza di seguire Gesù perché era legato ai molti beni, alla grande ricchezza materiale che possedeva. Quando non si dice di "sì" alla vocazione si perde la gioia del cuore; soltanto chi aderisce pienamente alla Volontà di Dio è sempre lieto, pur nelle grandi prove che deve superare. San Leonardo da Porto Maurizio diceva verso il termine della sua vita: «Ho settantadue anni e non sono stato nemmeno un giorno triste». Egli poteva dire così perché aveva sempre fatto la Volontà di Dio.

Gesù inoltre dice: «Quanto è difficile, per quelli che posseggono ricchezze, entrare nel regno di Dio!» (Mc 10,23). Si intende chiaramente l'attaccamento a queste ricchezze, dal momento che uno potrebbe anche non averle, ma, in cuor suo, esserne attaccato più di tutti gli altri. La virtù della povertà consiste nell'essere distaccato dai beni di questo mondo e di servirsene con sobrietà, non come il fine della vita, ma come un mezzo per poter servire il Signore e per far del bene al prossimo.

Secondo l'insegnamento di san Giovanni Bosco, Dio chiama molti giovani alla vita di consacrazione, secondo lui sarebbero addirittura un terzo; ma, purtroppo, molti sono quelli che non ascoltano questa chiamata, perché storditi dai piaceri e dalle ricchezze di questo mondo.

Ognuno di noi dovrebbe far sua la preghiera di san Francesco: «Signore, cosa vuoi che io faccia?». Dalla risposta alla chiamata di Dio, dipenderà la nostra felicità.

LETTURE DELLA DOMENICA
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Colletta
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo...  

Oppure:  
O Dio, nostro Padre, che scruti i sentimenti e i pensieri dell’uomo, non c’è creatura che possa nascondersi davanti a te; penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola, perché alla luce della tua sapienza possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno.  
Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA (Sap 7,7-11)
Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza.
Pregai e mi fu elargita la prudenza,
implorai e venne in me lo spirito di sapienza.
La preferii a scettri e a troni,
stimai un nulla la ricchezza al suo confronto,
non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,
perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia
e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento.
L’ho amata più della salute e della bellezza,
ho preferito avere lei piuttosto che la luce,
perché lo splendore che viene da lei non tramonta.
Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni;
nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 89)
Rit. Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.

Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio.
Ritorna, Signore: fino a quando?
Abbi pietà dei tuoi servi!

Saziaci al mattino con il tuo amore:
esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.
Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,
per gli anni in cui abbiamo visto il male.    

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera
e il tuo splendore ai loro figli.
Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:
rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,
l’opera delle nostre mani rendi salda.

SECONDA LETTURA (Eb 4,12-13)
La parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. 
Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

VANGELO (Mc 10,17-30)
Vendi quello che hai e seguimi.

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». 
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà».

Forma breve 
(Mc 10, 17-27)
Vendi quello che hai e seguimi.

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». 
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».


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Oggi nella Diocesi di Bergamo
SAN GIOVANNI XXIII, PAPA
Angelo Giuseppe Roncalli nacque a Sotto il Monte (Bergamo) nel 1881.
A undici anni entrò nel seminario dioce­sano di Bergamo per gli studi classici e filosofici, e successivamente fu alunno del Pontificio Seminario Romano.
Fu ordinato sacerdote nel 1904. Segretario del Vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi, nel 1921 iniziò il suo servizio presso la Santa Sede come Presidente per l’Italia del Consiglio centrale della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede; nel 1925 come Visitatore Apostolico e successivamente Delegato Apostolico in Bulgaria; nel 1935 come Delegato Apostolico in Turchia e Grecia, e nel 1944 come Nunzio Apostolico in Francia. Nel 1953 fu creato cardinale e nominato poi Patriarca di Venezia.
​Alla morte di Pio XII fu eletto Papa nel 1958; durante il suo pontificato convocò il Sinodo Romano, istituì la Commissione per la revisione del Codice di Di­ritto Canonico, convocò il Concilio Ecumenico Vaticano II. Morì la sera del 3 giugno 1963. Fu proclamato beato da Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000 e proclamato santo da Papa Francesco il 27 aprile 2014.


Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che in San Giovanni, papa, hai fatto risplendere per tutto il mondo l'esempio del buon pastore, concedi a noi, per sua intercessione, di effondere con gioia la pienezza della carità cristiana. Per il nostro Signore.

PRIMA LETTURA
- DAL LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE (34, 11-16) o
- DALLA PRIMA LETTERA DI S. PIETRO APOSTOLO (5, 1-4)
SALMO RESPONSORIALE
- SALMO 22
VANGELO
- DAL VANGELO SECONDO MATTEO (16, 13-19) o
- DAL VANGELO SECONDO GIOVANNI (10, 11-46
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