
UN MESE X DIRE GRAZIE A MARIA SANTISSIMA
"O bellissima e dolcissima fanciulla, o giglio spuntato fra le spine.
Da te incomincia la salvezza del mondo!"
Maggio è un mese amato e giunge gradito per diversi aspetti. Nel nostro emisfero la primavera avanza con tante e colorate fioriture; il clima è favorevole alle passeggiate e alle escursioni.
Per la Liturgia, maggio appartiene sempre al Tempo di Pasqua, il tempo dell’"alleluia", dello svelarsi del mistero di Cristo nella luce della Risurrezione e della fede pasquale; ed è il tempo dell’attesa dello Spirito Santo, che scese con potenza sulla Chiesa nascente a Pentecoste. Ad entrambi questi contesti, quello "naturale" e quello liturgico, si intona bene la tradizione della Chiesa di dedicare il mese di maggio alla Vergine Maria.
Ella, in effetti, è il fiore più bello sbocciato dalla creazione, la "rosa" apparsa nella pienezza del tempo, quando Dio, mandando il suo Figlio, ha donato al mondo una nuova primavera. Ed è al tempo stesso protagonista, umile e discreta, dei primi passi della Comunità cristiana: Maria ne è il cuore spirituale, perché la sua stessa presenza in mezzo ai discepoli è memoria vivente del Signore Gesù e pegno del dono del suo Spirito.
Benedetto XVI
III DOMENICA DI PASQUA - ANNO C - RITO ROMANO ========================================== Grado della Celebrazione: SOLENNITA' Colore liturgico: BIANCO COMMENTO AL VANGELO Ma lo riconoscete questo Pietro? - Questo Pietro così coraggioso che confessa il nome di Gesù dopo aver negato più volte perfino di conoscerlo? - Questo Pietro così determinato che parla senza paura dentro il Sinedrio dopo che, per paura dei Giudei, si era chiuso dentro il cenacolo? - Questo Pietro che non accettava neanche l’idea che Gesù potesse o dovesse soffrire, e ora se ne torna “lieto” di essere stato fustigato e oltraggiato per amore del nome di Gesù? Ma è proprio lui? Pietro è cambiato, sì, ma è sempre lui. Questo grande cambiamento ci deve far credere che la nostra vita e la nostra personalità non sono solo quelle a cui siamo abituati, ma possono ancora subire notevoli variazioni. Altro che rassegnarsi ad essere quello che siamo, magari con la giustificazione che ci abbiamo già provato in passato a cambiare! Si tratta di capire quali sono gli ingredienti del vero cambiamento. Che cosa è successo? È successo che Pietro ha incontrato il Signore risorto! È questa esperienza che cambia Pietro. È questa esperienza che ha cambiato la vita di San Paolo. È questa esperienza che cambierà la nostra vita. L’esperienza della Pasqua… Non la nozione, ma l’emozione della Pasqua. È l’esperienza della fiducia e dell’amore del Signore vivo, che ci fa cambiare. Finché sappiamo che il Signore è risorto, il solo sapere, o il solo dovere, non è sufficiente per cambiare. Finché ci accontentiamo degli equilibri raggiunti e non desideriamo altro, è quasi impossibile cambiare. Finché non soffriamo tutto il dramma del fallimento delle nostre aspettative (*) e non accettiamo di viverlo fino in fondo unendolo e offrendolo sull’altare della croce di Cristo per aprirlo alla sua Pasqua… Non faremo l’esperienza della Pasqua, quella di Pietro o di Tommaso, quella che cambia. Allora canteremo l’alleluia prima del Vangelo senza che il cuore palpiti di gioia. Allora usciremo dalla Chiesa sostanzialmente uguali a come quando vi siamo entrati. Allora avremo santificato la festa ma non avremo gioito dell’incontro col Signore risorto in persona. Le nostre crisi nella crisi di Pietro “Io vado a pescare” vuol dire: torno a fare il pescatore, torno a fare quello che facevo prima, perché mi sono sbagliato, è stato tutto inutile, è stato un fallimento, devo fare qualcosa per non sentirmi fallito. “In quella notte non presero nulla” vuol dire che frustrazione si aggiunge a frustrazione. O si fa una nuova lettura della propria vita alla luce della Pasqua oppure si entra in depressione. O si va incontro alla verità o ci si chiude in una prigione fatta di cortese bugie di maschere. Ecco la domanda del Signore, la domanda della Via-Verità-Vita: “Avete nulla da mangiare?” I discepoli non dissero una bugia, come talvolta facciamo noi per paura della brutta figura o perché non vogliamo contattare il nostro senso di colpa, le nostre paure, i nostri dubbi, la nostra vergogna. I discepoli risposero la verità: “No”. Confessarono la loro insoddisfazione, la loro impotenza a riempire le reti della propria vita con qualcosa in grado di sfamarli nel bisogno più essenziale, quello di cui il cibo è il simbolo e l’amore la sorgente da cui proviene: la fiducia, la stima. La buona notizia di oggi Gesù, apparendo a Tommaso Domenica scorsa, ci aveva detto: “Beati coloro che pur non avendo visto crederanno”. Beati voi se, venendo a Messa, mi riconoscerete mentre per bocca del sacerdote dico: “Questo è il mio corpo”, o anche: “Pace a te. Io ti assolvo da tutti i tuoi peccati. Va’ in pace”! Domenica scorsa, festa della misericordia, abbiamo detto a Gesù: “Confido in te”, credo in te, mi fido di te, mi affido a te. Oggi è Gesù che, pronunciando il nome di ciascuno di noi, dice: “Confido in te”, ho stima di te, credo in te, mi fido di te, perciò ti affido ciò che ho di più caro: “pasci le mie pecorelle”. La nostra risposta nella risposta di Pietro Immagino Pietro mentre Gesù gli domanda: Mi ami? Come faccio a risponderti Signore? Come ti ho dimostrato il mio amore? E se accadesse che ti rinnego di nuovo? Io ero sicuro, sincero quel giorno in cui ti dissi: “Ti seguirò ovunque tu vada.. Darò la mia vita per te”! Sì, immagino Pietro che risponde “ti voglio bene” ma che abbassa lo sguardo mentre dice queste parole. E immagino il Signore che gli rialza il mento, per dire il suo nome guardandolo in viso, rifà la domanda. E mentre gli chiede ancora: Mi ami? Lo fissa negli occhi brillando di un sorriso pieno di stima e fiducia. E ancora una volta rialzando il suo volto gli rifà la domanda. L’unica alla quale Pietro può rispondere. La domanda come un’elemosina e la risposta è tutto ciò che serve perché anche Pietro faccia Pasqua. L’amore di Pietro non è più l’amore entusiasta, l’amore impulsivo, l’amore presuntuoso e possessivo.. Ma l’amore perdonato, l’amore consapevole della propria debolezza, l’amore che è sempre ricevuto. Gli effetti del vero cambiamento E Simone, detto Pietro, diventa San Pietro. Da fragile che era (e che rimane) diventa nella fiducia (che Gesù gli dà) come un muro. Il suo cuore di pietra, invece, si è frantumato come l’orgoglio… Ora è orgoglioso solo di Cristo, la pietra angolare, la roccia su cui poggia la stima di ogni uomo. Ora il suo cuore sanguina perché è diventato un cuore di carne… capace di capire e di accogliere ogni debolezza umana, perciò di pascerla in suo nome. Getta ancora la tua rete, Pietro, gettala con fiducia e con amore…… per pescare la stima e la gioia di ciascuno di noi. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta Esulti sempre il tuo popolo, o Dio, per la rinnovata giovinezza dello spirito, e come ora si allieta per la ritrovata dignità filiale, così attenda nella speranza il giorno glorioso della risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. oppure: Colletta O Padre, che hai risuscitato il tuo Cristo e lo hai costituito capo e salvatore, accresci in noi la luce della fede, perché nei segni sacramentali della Chiesa riconosciamo la presenza del Signore risorto che continua a manifestarsi ai suoi discepoli. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. PRIMA LETTURA (At 5,27-32.40-41) Di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo In quei giorni, il sommo sacerdote interrogò gli apostoli dicendo: «Non vi avevamo espressamente proibito di insegnare in questo nome? Ed ecco, avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento e volete far ricadere su di noi il sangue di quest’uomo». Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo a una croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono». Fecero flagellare [gli apostoli] e ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù. Quindi li rimisero in libertà. Essi allora se ne andarono via dal Sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù. SALMO RESPONSORIALE (Sal 29) Rit: Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me. Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa. R. Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, della sua santità celebrate il ricordo, perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita. Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia. R. Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto! Hai mutato il mio lamento in danza, Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre. R. SECONDA LETTURA (Ap 5,11-14) L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza Io, Giovanni, vidi, e udii voci di molti angeli attorno al trono e agli esseri viventi e agli anziani. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: «L’Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione». Tutte le creature nel cielo e sulla terra, sotto terra e nel mare, e tutti gli esseri che vi si trovavano, udii che dicevano: «A Colui che siede sul trono e all’Agnello lode, onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli». E i quattro esseri viventi dicevano: «Amen». E gli anziani si prostrarono in adorazione. VANGELO (Gv 21,1-19) Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». oppure: VANGELO forma breve (Gv 21,1-14) Viene Gesù, prende il pane e lo dà loro, così pure il pesce In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti. Oggi si fa memoria di: SAN GIUSEPPE LAVORATORE Nel Vangelo Gesù è chiamato 'il figlio del carpentiere'. In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell'uomo, esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell'opera del Creatore, contributo al piano della salvezza (cfr Conc. Vat. II, 'Gaudium et spes", 34). Pio XII (1955) istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente celebrata il 1° maggio. LITURGIA DELLA PAROLA Colletta O Dio, che nella tua provvidenza hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della creazione, fa’ che per l’intercessione e l’esempio di san Giuseppe siamo fedeli alle responsabilità che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli PRIMA LETTURA (Gen 1,26-2,3) Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona oppure: PRIMA LETTURA (Col 3, 14-15.17.23-24) Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini SALMO RESPONSORIALE (Sal 89) Rit: Rendi salda, Signore, l’opera delle nostre mani VANGELO (Mt 13,54-58) Non è costui il figlio del falegname? In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. |