XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C - RITO ROMANO Grado della Celebrazione: DOMENICA Colore liturgico: VERDE COMMENTO AL VANGELO CALCOLANDO... di Don Luciano Sanvito Se è vero che la chiamata è un dono, non dobbiamo concludere che noi stiamo allora con le braccia conserte ad aspettare che ci venga donato. Il compito di ricevere un dono non fatto "a scatola chiusa", ma un dono "vivo" che è il Vangelo, mette all'opera tutto di noi: mente, anima e corpo, con i conseguenti affetti, intenzioni e progetti, per calcolare, su noi stessi, se l'adagiarsi di questo dono sul nostro io sia occasione di vita o di morte per noi, per gli altri e per il dono stesso, che va in fumo... Ecco il senso del calcolo e del sistemare noi stessi, affinché la discesa del Vangelo sul territorio del nostro io possa avvenire nel modo migliore, per accrescere in noi tutto quelle realtà che ci auguriamo nella vita. Se il calcolo avviene in modo superficiale, o addirittura viene demandato o dimenticato, ci dice il Vangelo, siamo alla vanificazione del rapporto umano, proprio mentre privilegiamo la parentela, ecludendo però Colui che dona anche alla parentela significato e valore adeguati; oppure, ecco che siamo a costruire cose che non hanno valore oltre la nostra soglia, e cadono appena superano la nostra altezza, e tutto va alla rovina; oppure, siamo incapaci di gestire le battaglie della vita, e veniamo sconfitti, non avendo calcolato bene le nostre possibilità. Il Vangelo ci invita con responsabilità a calcolare sempre il meglio per noi, eviando i pasticci e le incapacità, mettendoci in pienezza tutto quello che siamo e che abbiamo. CALCOLARE E' SAPERE SE IN UNA SITUAZIONE CI POSSO STARE. LETTURE DELLA DOMENICA Colletta O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo... oppure Colletta O Dio, tu sai come a stento ci raffiguriamo le cose terrestri, e con quale maggiore fatica possiamo rintracciare quelle del cielo; donaci la sapienza del tuo Spirito, perché da veri discepoli portiamo la nostra croce ogni giorno dietro il Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te... PRIMA LETTURA (Sap 9,13-18) Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? Quale, uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l’anima e la tenda d’argilla opprime una mente piena di preoccupazioni. A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito? Così vennero raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono istruiti in ciò che ti è gradito e furono salvati per mezzo della sapienza». SALMO RESPONSORIALE (Sal 89) Rit: Signore, sei stato per noi un rifugio di generazione in generazione. Tu fai ritornare l’uomo in polvere, quando dici: «Ritornate, figli dell’uomo». Mille anni, ai tuoi occhi, sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte. Tu li sommergi: sono come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca. Insegnaci a contare i nostri giorni E acquisteremo un cuore saggio. Ritorna, Signore: fino a quando? Abbi pietà dei tuoi servi! Saziaci al mattino con il tuo amore: esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni. Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio: rendi salda per noi l’opera delle nostre mani, l’opera delle nostre mani rendi salda. SECONDA LETTURA (Fm 1,9-10.12-17) Accoglilo non più come schiavo, ma come fratello carissimo. Carissimo, ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore. Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore. Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. VANGELO (Lc 14,25-33) Chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo. In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». |
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