NAZARETH IN FESTA del 13.04.2014 - DOMENICA DELLE PALME
ANNO A - RITO ROMANO
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'OSANNA''
“Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore: è il re d’Israele. Osanna nell’alto dei cieli!” I canti dei cittadini, adulti, giovani, ragazzi, si levavano per le vie dei Gerusalemme, mentre rami di palme e di ulivi si muovono nel vento per salutare l’ingresso del Messia che a cavallo di un puledro. E il re, umile e povero, ma con la sua dignità, che entra nella sua città. Un successo quello di Cristo, un trionfo che si muterà tra qualche giorno in un rifiuto da parte dello stesso popolo che chiederà la vita di Barabba e la morte del Messia,avviando questi a subire sul Golgota la morte degli infami. Gli osanna si muteranno in “crucifige” senza pietà.
Infatti, la Liturgia, dopo la benedizione dei rami di ulivo e la processione simbolica, ci pone dinanzi la storia della Passione e Morte del Messia scritta da Matteo. Non è una lettera-verbale che attesta la condanna a morte di un detenuto, anche se speciale, ma è la storia cha appartiene a tutti e ci coinvolge. In essa, ognuno di noi ha un posto da protagonista, attaccato ad un di quei molteplici personaggi che ne vivono la trama. E’ una storia, nonostante sensibili e forti sofferenze, che parla di amore.
Gesù nel Cenacolo lascia all’umanità la sua carne immacolata come cibo e il suo sangue come sorgente di vita nuova, e dopo aver distribuito il pane spezzato e calice benedetto, il suo sguardo vola fuori del Cenacolo, e scopre l’umanità di sempre che arrancherà affamata e assettata lungo i sentieri del tempo, e dona il suo corpo e il suo sangue come memoriale per tutti con quel fatidico: ”Fate questo in memoria di me!” Certamente poca bella figura in questa storia vediamo che fanno i discepoli di Gesù, coloro che hanno visto, udito, toccato il Maestro, e, conoscendolo, essi stessi hanno dichiarato con fede, attraverso la voce di Pietro di avere in lui il Figlio di Dio. Giuda lo tradirà, Pietro lo rinnegherà, gli altri fuggiranno per paura. E il popolo intero si comprometterà con Pilato chiedendo il bagno del sangue di Cristo sui loro figli. I sommi sacerdoti paurosi da sempre del linguaggio e delle opere di Gesù, con un processo-farsa lo condanneranno a morte, chiedendo a Pilato la vidimazione del processo.
Gesù vive la sia Passione nel silenzio e nella solitudine, confortato solo dallo sguardo in lacrime della Madre e di alcune donne, dal coraggio della Veronica e dall’aiuto del Cireneo. La sua croce si alzerà tra le grida di vittoria dei suoi nemici,i quali però sentiranno ancora parlare Cristo dal patibolo della Croce, quasi dando il compimento finale al suo testamento di amore.
I nemici di Gesù si fermano alla scena del Calvario saziati quasi nella loro sete di vendetta, ma noi discepoli di Gesù, anche se peccatori, guardiamo laggiù, a fianco del monte, il sepolcro vuoto da dove è nata una primavera nuova per l’umanità, con la Pasqua del Signore.
“Ogni parola della Passione ci scalpella il cuore, e ci faccia compartecipi anche nel tempo dei progetti di Dio”.
Commento a cura di P. Pierluigi Mirra passionista