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9.7.2015 - Giovedì XIV settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano

8/7/2015

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Immagine
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9.07.2015 - Giovedì della XIV settimana del Tempo Ordinario - Anno I - Rito Romano
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Grado della Celebrazione: Feria
Colore liturgico: Verde

Colletta

O Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio 
hai risollevato l’umanità dalla sua caduta, 
donaci una rinnovata gioia pasquale, 
perché, liberi dall’oppressione della colpa, 
partecipiamo alla felicità eterna. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo...

PRIMA LETTURA
 (Gen 44,18-21.23-29; 45,1-5)
Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita.

In quei giorni, Giuda si fece innanzi e disse a Giuseppe: «Perdona, mio signore, sia permesso al tuo servo di far sentire una parola agli orecchi del mio signore; non si accenda la tua ira contro il tuo servo, perché uno come te è pari al faraone! 
Il mio signore aveva interrogato i suoi servi: “Avete ancora un padre o un fratello?”. E noi avevamo risposto al mio signore: “Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancora giovane natogli in vecchiaia, il fratello che aveva è morto ed egli è rimasto l’unico figlio di quella madre e suo padre lo ama”. Tu avevi detto ai tuoi servi: “Conducetelo qui da me, perché possa vederlo con i miei occhi. Se il vostro fratello minore non verrà qui con voi, non potrete più venire alla mia presenza”. 
Fatto ritorno dal tuo servo, mio padre, gli riferimmo le parole del mio signore. E nostro padre disse: “Tornate ad acquistare per noi un po’ di viveri”. E noi rispondemmo: “Non possiamo ritornare laggiù: solo se verrà con noi il nostro fratello minore, andremo; non saremmo ammessi alla presenza di quell’uomo senza avere con noi il nostro fratello minore”. Allora il tuo servo, mio padre, ci disse: “Voi sapete che due figli mi aveva procreato mia moglie. Uno partì da me e dissi: certo è stato sbranato! Da allora non l’ho più visto. Se ora mi porterete via anche questo e gli capitasse una disgrazia, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi”». 
Allora Giuseppe non poté più trattenersi dinanzi a tutti i circostanti e gridò: «Fate uscire tutti dalla mia presenza!». Così non restò nessun altro presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere dai suoi fratelli. E proruppe in un grido di pianto. Gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. 
Giuseppe disse ai fratelli: «Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?». Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché sconvolti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita».

SALMO RESPONSORIALE
 (Sal 104)
Rit: Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie.

Chiamò la carestia su quella terra,
togliendo il sostegno del pane.
Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.

Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
finché non si avverò la sua parola
e l’oracolo del Signore ne provò l’innocenza.

Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo costituì signore del suo palazzo,
capo di tutti i suoi averi.

VANGELO
 (Mt 10,7-15) 
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. 

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. 
Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.
In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. 
Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

Commento

La storia di Giuseppe è già come una bellissima anticipazione del Vangelo; vi si trovano sentimenti così delicati di bontà da commuoverci sempre. Nella lettura di oggi Giuseppe si rivela ai suoi fratelli: "Io sono Giuseppe!". Atterriti alla presenza di colui che avevano voluto sopprimere, essi non trovano neppure la forza di parlare, ma egli li rassicura: "Venite vicino a me! Sono il vostro fratello che voi avete venduto per l'Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate: Dio mi ha mandato qui prima di voi per mantenervi in vita". Questo è meraviglioso. Giuseppe riconosce, nella terribile vicenda di cui egli stesso fu vittima, l'intenzione provvidente e misericordiosa di Dio. Avrebbe potuto dire: "Dio mi ha salvato e ora mette nella tribolazione i miei persecutori. Adesso io posso rallegrarmi, e loro portano giustamente il peso del peccato che hanno commesso". In fondo è anche detto nella Scrittura che Dio premia i buoni e punisce i malvagi. Ma Giuseppe ha letto più profondamente l'intenzione di Dio. "Voi mi avete venduto". E la cruda realtà, ma al disotto di essa c'è l'intenzione positiva di Dio: 
"Dio mi ha mandato qui prima di voi per salvarvi". 
La generosità divina si serve anche del male per il bene, ma non è facile riconoscerlo quando il male si è accanito contro di noi. E ancor meno facile è aiutare chi ci ha fatto del male, capire che Dio vuol associarci alla sua infinita bontà dandoci la possibilità di perdonare e di compiere il bene a favore di chi ci ha offeso. E veramente rivelazione divina. 
Infatti la storia di Giuseppe è prefigurazione di quella di Cristo, della sua passione e glorificazione. Gesù fu consegnato alla morte per invidia, come Giuseppe fu mandato incontro a una morte quasi sicura per l'invidia dei suoi fratelli. Ma questa vicenda di morte sfocia invece, per volontà di Dio, nella glorificazione di Giuseppe; e Gesù, per aver accettato volontariamente la morte, è glorificato alla destra del Padre suo. Giuseppe avrebbe potuto punire duramente i suoi fratelli ed invece li ha salvati dalla morte; Gesù potrebbe usare il suo potere divino per punire i peccatori, invece porta loro risurrezione e vita. L'ingiustizia tremenda della morte 
di Gesù si è trasformata in salvezza e giustificazione per tutti; Giuseppe, alla morte di Giacobbe, dirà ai suoi fratelli pieni di timore: "Non temete! Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene. Sono io forse al posto di Dio?". E stupendo: Giuseppe aderisce di tutto cuore a questa trasformazione operata da Dio. Proprio per questo è figura del Signore Gesù ed è insieme un modello per noi, insegnandoci a riconoscere in ogni vicissitudine l'intenzione di amore di Dio.
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